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*Agrizio *Amedeo di Clermont *Chentingerno *Domenico e Giuseppe e & *Emilio Szramek *Erbino *Ermilio e Stratonico *Francesca dell’Incarnazione *Goffredo di Cappenberg *Gumesindo e Servidio *Ilario di Poitiers *Ivetta di Huy *Leonzio *Matteo de Lana *Pietro di Capitolias *Remigio di Reims *Veronica da Binasco *Vittoria Valverde *Vivenzio
1 Sant' Agrizio di Treviri -
Etimologia: Agrizio = selvatico, dal latino
Martirologio Romano: A Tréviri nella Gallia belgica, nell’odierna Germania, Sant’Agricio, vescovo, che trasformò in chiesa la reggia donata da Sant’Elena.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
2 Beato Amedeo di Clermont – Monaco (13 gennaio)
m. Francia, 1150
Amedeo di Clermont il Vecchio era signore di Hauterive, nella regione Drôme, ed apparteneva ad una nobile famiglia imparentata con la casa reale di Franconia.
Abbandonò il mondo con altri sedici cavalieri suoi vassalli entrando nell’Ordine dei Cluniacensi a Bonnevaux.
Morì nel 1150, dopo essersi prodigato nella fondazione di vari monasteri.
Nell’entrare a Bonnevaux portò con se il figlio omonimo, non ancora decenne.
Quest’ultimo, che fu abate di Hautecombe e vescovo di Losanna, è venerato come “Santo” il 30 agosto.
Il padre invece, venerato come “Beato”, è commemorato il 13 gennaio. (Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
3 San Chentingerno (Kentingern) -
circa 518 – 603/612
Martirologio Romano: A Glasgow in Scozia, San Chentigerno, vescovo e abate, che in questa città pose la sua sede e si tramanda che abbia dato vita a una grande comunità monastica secondo il modello della Chiesa delle origini.
Mentre le notizie storiche su di lui sono quasi inesistenti e si perdono nelle nebbie del tempo che avvolgono le terre gallesi e scozzesi, abbondano invece le narrazioni leggendarie sulla vita di San Kentingern, che veniva chiamato anche “Mungo”, cioè “diletto”.
Proprio su questo nome è basata una delle tante leggende: sua madre, la principessa Thaney, venne ingravidata da un uomo sconosciuto ed una volta scoperta fu condannata ad essere gettata, a bordo di un carretto, dalla cima di una rupe.
Miracolosamente si salvò e, dato alla luce il figlio, lo affidò a San Servano, che gli impose il nome di Mungo.
Una volta cresciuto, Kentingern si mostrò desideroso di intraprendere una vita solitaria ed adottò allora lo stile monastico irlandese, stabilendosi infine nella zona dell’odierna Glasgow.
Raccolse attorno a sé una nuova comunità e la fama delle sue virtù si diffuse a tal punto che la gente del luogo lo acclamò vescovo.
La consacrazione episcopale avvenne per mano di un vescovo irlandese.
Intraprese la sua attività pastorale nella regione di Strathclyde, ma la turbolenta situazione politica lo costrinse ben presto all’esilio e secondo la tradizione fondò in Galles un grande monastero e fu vescovo di Sant’Asaph.
Ritornato poi al nord, trascorse un periodo nel Dumfriesshire, per ritornare infine a Glasgow.
La leggenda dell’anello e del pesce, simboli raffigurati nel City Arms della città scozzese, narra che la moglie del re Rydderch diede quale pegno d’amore ad un cavaliere un anello regalatole dal consorte.
Il sovrano sorprese allora il cavaliere nel sonno e senza svegliarlo gli sfilò l’anello e lo gettò in mare.
Chiese poi alla regina di mostrargli l’anello che le aveva donato: essa, presa dal panico, chiamò Kentingern in suo soccorso e questi mandò un frate a pescare.
Dentro ad un salmone pescato fu miracolosamente ritrovato l’anello.
Il Santo Vescovo incontrò San Colomba ormai in fin di vita e con lui scambio il suo bastone pastorale.
Pare che morì verso l’anno 603 o secondo altre versioni nel 612, forse all’età di 85 anni che pare più probabile di quella di 185 indicata da un biografo.
In Scozia ed in altre diocesi vicine San Kentingern è venerato quale protovescovo di Glasgow, forse poiché secondo la tradizione nella cattedrale di tale città sarebbero custodite le sue reliquie. (Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
4 Santi Domenico e Giuseppe Pham Trong Kham e Luca Thin – Martiri (13 gennaio)
Schede dei gruppi a cui appartengono:
“Santi Andrea Dung Lac e Pietro Truong Van Thi Sacerdoti e martiri” “Santi Martiri Vietnamiti” (Andrea Dung Lac e 116 compagni)
+ Nam Dinh, Vietnam, 13 gennaio 1859
Questi tre laici vietnamiti, martiri, sono stati canonizzati da Papa Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988.
Martirologio Romano: Nella città di Nam Đinh in Tonchino, ora Viet Nam, Santi Martiri Domenico Phạm Trọng (Án) Khảm, Luca (Cai) Thìn, suo figlio, e Giuseppe Phạm Trọng (Cai) Tả: sotto l’imperatore Tự Đức preferirono subire le torture e la morte piuttosto che calpestare la croce.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
5 Beato Emilio Szramek -
Scheda del gruppo a cui appartiene: “Beati 108 Martiri Polacchi”
Emil Szramek nacque a Tworkov, nei pressi di Slaskie in Polonia, il 29 settembre 1887.
Ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Katowice, fu poi parroco in tale città.
Per aver difeso la dottrina cristiana dinnanzi agli invasori nazisti, fu da questi arrestato l’8 aprile 1940 e deportato nel disumano campo di concentramento di Dachau, in Baviera.
Qui morì per le torture subite il 13 gennaio 1942.
Papa Giovanni Paolo II il 13 giugno 1999 elevò agli onori degli altari ben 108 vittime della medesima persecuzione nazista, tra i quali il Beato Emilio Szramek, che viene dunque ora festeggiato nell’anniversario del martirio.
Martirologio Romano: Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, Beato Emilio Szramek, sacerdote e martire: di origine polacca, durante la guerra, fu disumanamente deportato in quel campo e morì sotto tortura per aver difeso la fede di Cristo davanti ai suoi persecutori.
6 Sant' Erbino (Ervan) -
V secolo
Figlio di Cystennin Gorneu e fratello di San Digain, fu padre di San Geraint, che divenne suo successore.
Ebbe una chiesa nel Galles (Erbistock) e probabilmente fu il fondatore o il patrono della chiesa di Sant' Ervan in Cornovaglia. Morì prima del 480 e antichi calendari gallesi lo commemorano il 13 gennaio e il 29 maggio. (Autore: Justo Fernandez Alonso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
7 Santi Ermilio e Stratonico – Martiri (13 gennaio)
+ Belgrado, Serbia, 315 circa
Dopo numerosi tormenti i Santi martiri Ermilio e Stratonico furono affogati nel fiume Danubio presso Belgrado sotto l’imperatore Licinio, nel 315 circa.
Martirologio Romano: A Belgrado in Mesia, nell’odierna Serbia, Santi Ermilio e Stratonico, Martiri, che sotto l’imperatore Licinio, dopo crudeli torture, furono affogati nel Danubio.
Nei sinassari bizantini vengono ricordati al 13 gennaio e al 2 giugno La notizia a loro dedicata in queste fonti concorda, per l'essenziale, con la passio greca pervenuta in almeno due recensioni. La seconda, una revisione metafrastica, è stata pubblicata in traduzione latina negli Acta SS. Non ci si può, peraltro, fidare del tutto dei particolari di detta recensione, essendo evidentemente un testo più antico ampliato.
Ermilo era diacono e fu denunziato a Licinio come cristiano. Questo accadde, sembra, a Singiduno nella Mesia Superiore (nelle vicinanze dell'attuale Belgrado).
Dopo una permanenza di qualche giorno in prigione, durante la quale fu sottoposto a vari interrogatori e diversi tormenti, Ermilo venne finalmente gettato nel fiume (Danubio) insieme con Stratonico.
L'identità di questi non è tanto chiara: non si capisce bene se fosse un amico di Ermilo, commosso dai supplizi a lui inflitti e riconosciuto così come cristiano, o un carceriere da lui convertito.
I loro corpi, essendo stati ritrovati tre giorni dopo il martirio, sarebbero stati trasportati dai fedeli a diciotto stadi da Singiduno.
Mentre il Calendario palestino-
Al 3 agosto appare nel Martirologio Geronimiano la memoria di un Hermilus martire, ma senza precisazione geografica.
Abusivamente, quindi, Floro collocò a Costantinopoli la commemorazione di Hermellus (la ragione è che quella città veniva nominata poco prima nel Geronimiano).
Adone conservò la memoria di Ermilo, al 3 agosto, donde passò nel Martirologio Romano alla stessa data e nella stessa forma.
I compilatori del Romano, però, non si avvidero che l'avevano già ricordato nella forma esatta insieme con Stratonico. I due Santi godevano di un culto speciale a Costantinopoli. (Autore: Joseph-
8 Beata Francesca dell’Incarnazione (María Francisca Espejo y Martos) -
Schede dei gruppi a cui appartiene: “Beati Martiri Spagnoli Trinitari di Cuenca e Jaén” Beatificati nel 2007 -
Martos, Spagna, 2 febbraio 1873 -
Religiosa professa Trinitaria di Nuns, è stata beatificata il 28 ottobre 2007.
Il suo corpo incorrotto è venerato nel Monastero della Santissima Trinità nella città di Martos.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
9 San Goffredo di Cappenberg – Monaco (13 gennaio)
Nato verso la fine dell'XI secolo a Cappenberg in Germania, Goffredo fu influenzato dalla parola e dalla santità di vita di San Norberto e decise di lasciare tutto ciò che aveva " era un conte " e di seguire la vocazione. Insieme con il fratello Ottone eresse vari cenobi dell'Ordine premostratense.
Anzi, la prima fondazione dell'Ordine in Germania ebbe origine da lui e fu Cappenberg nel 1122, cui ne seguirono altre due, Varlar e Ilbenstadt. La sua sposa Iutta entrò con due sorelle in un asceterio premostratense.
Morto nel 1124 il conte Federico di Arnsberg, che si opponeva strenuamente ai suoi intenti, Goffredo prese l'abito dell'Ordine a Cappenberg.
Curò la fondazione di un ospizio per gli infermi e i più deboli e praticò la povertà. Morí trentenne nel cenobio di Ilbenstadt il 13 gennaio 1127. (Avvenire)
Etimologia: Goffredo = protetto da Dio, dall'antico tedesco
Martirologio Romano: Nel monastero di Ilbenstadt in Germania, San Goffredo: conte di Cappenberg, contro il parere dei nobili decise di trasformare il suo castello in monastero e, assunto l’abito canonicale, intraprese una tenace opera a favore dei bisognosi e dei malati.
Nato verso la fine del sec. XI, influenzato dalla parola e dalla santità di vita di San Norberto, decise di lasciare tutto ciò che aveva e di seguire Dio più da vicino.
Insieme con il fratello Ottone, eresse vari cenobi dell'Ordine Premostratense e li dotò di molti beni.
Anzi, la prima fondazione dell'Ordine in Germania ebbe origine da lui e fu Cappenberg, (diocesi di Munster in W.) nel 1122, cui ne seguirono altre due: Varlar, presso Coesfeld, e Ilbenstadt.
La sua sposa Iutta entrò con due sorelle in un asceterio premostratense. Morto nel 1124 il conte Federico di Arnsberg, che si opponeva strenuamente agli intenti di Goffredo, il Santo stesso prese l'abito dell'Ordine a Cappenberg.
Curò la fondazione di un ospizio per gli infermi e i poveri e praticò con animo sincero la povertà.
Morì, appena trentenne, nel cenobio di Ilbenstadt il 13 gennaio 1127; la sua festa si celebra nell'Ordine Premostratense il 16 gennaio. (Autore: Giovanni Battista Valvekens – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
10 Santi Gumesindo e Servidio – Martiri (13 gennaio)
Martirologio Romano: A Córdova nell’Andalusia in Spagna, Santi martiri Gumesindo, sacerdote, e Servidio, monaco, che, essendosi professati cristiani davanti ai capi e ai giudici dei Mori, morirono per la fede in Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
11 Sant' Ilario di Poitiers -
Poitiers, Francia, 315? – 367
Ilario, nato a Poitiers, in Francia, intorno al 315, era un pagano che cercò il senso della vita dapprima nelle dottrine neoplatoniche, poi -
Nobile proprietario terriero, sposato e con una bimba, poco dopo il battesimo fu acclamato vescovo di Poitiers.
Combatté l'eresia ariana attraverso le sue opere, la più famosa delle quali è il 'De Trinitate".
Approfondì gli studi anche durante sei anni di esilio. Tornato in sede ebbe come collaboratore il futuro vescovo di Tours, san Martino. Morì nel 367. Pio IX lo ha proclamato Dottore della Chiesa. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: Sant’Ilario, vescovo e dottore della Chiesa: elevato alla sede di Poitiers in Aquitania, in Francia, sotto l’imperatore Costanzo seguace dell’eresia ariana, difese strenuamente con i suoi scritti la fede nicena sulla Trinità e sulla divinità di Cristo e fu per questo relegato per quattro anni in Frigia; compose anche celeberrimi Commenti ai Salmi e al Vangelo di Matteo.
É stato definito "l'Atanasio d'Occidente", e infatti i punti di somiglianza col battagliero vescovo di Alessandria sono molti.
Contemporanei -
Anche Ilario, per ordine dell'imperatore Costanzo, allineatosi con le decisioni del sinodo ariano di Béziers del 356, venne mandato in esilio, in Frigia.
Il contatto con l'Oriente fu provvidenziale per il vescovo di Poitiers: nei cinque anni che vi trascorse ebbe modo di imparare il greco, di scoprire Origene e la grande produzione teologica dei Padri orientali, procurandosi una documentazione di prima mano, per il libro che gli ha valso il titolo di dottore della Chiesa (attribuitogli da Pio IX): il De Trinitate, intitolato dapprima più felicemente De Fide adversus Arianos, era infatti il trattato più importante e approfondito apparso fino ad allora sul dogma principale della fede cristiana.
Anche nell'esilio non rimase inattivo.
Con l'opuscolo Contra Maxentium attaccò violentemente lo stesso Costanzo, contestandone il cesaropapismo, la pretesa di immischiarsi nelle dispute teologiche e negli affari interni della disciplina ecclesiastica.
Rientrato a Poitiers, il coraggioso vescovo riprese la sua opera pastorale, efficacemente coadiuvato dal giovane Martino, il futuro santo vescovo di Tours.
Nato nel paganesimo, Ilario aveva cercato a lungo la verità, chiedendo lumi alle varie filosofie e in particolare al neoplatonismo, che avrebbe poi fortemente influito sul suo pensiero anche più tardi.
La ricerca di una risposta al suo interrogativo sul fine dell'uomo lo portò alla lettura della Bibbia, dove finalmente trovò quello che cercava; allora si convertì al cristianesimo.
Nobile proprietario terriero, quando si convertì era già ammogliato e padre di una bambina, Abre, che amava teneramente.
Era stato battezzato da poco, che venne acclamato vescovo della sua città natale.
Furono sei anni di intenso studio e predicazione, prima di partire per l'esilio, che come abbiamo ricordato ne perfezionò la formazione culturale teologica.
Accanto alla voce squillante del polemista e del difensore dell'ortodossia teologica, vi è però in lui anche un'altra voce, quella del padre e del pastore.
Umano nella lotta, e umanissimo nella vittoria, si prese cura dei vescovi che riconoscevano il proprio errore, e ne sostenne persino il diritto di conservare l'ufficio.
(Autore: Piero Bargellini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
12 Santa Ivetta (Iutta) di Huy (13 gennaio)
Martirologio Romano: Presso Huy nel territorio di Liegi, Santa Ivetta, vedova, che si dedicò alla cura dei lebbrosi e visse alla fine segregata accanto a loro.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
13 San Leonzio di Cesarea di Cappadocia – Vescovo (13 gennaio)
Emblema: Bastone pastorale Con il nome di Leonzio si venerano ben 35 Santi in buona parte Martiri e quasi tutti Orientali. Al 13 gennaio troviamo la celebrazione del santo vescovo di Cesarea di Cappadocia. Non esiste una ‘Vita’ narrata di questo santo, ma varie testimonianze storiche scritte della sua esistenza, al punto che sembra che ve ne siano stati due omonimi nella stessa sede episcopale, uno nel III secolo verso il 285 e un altro all’inizio del IV sec. (314). S.Gregorio l’Illuminatore, il famoso apostolo dell’Armenia fu consacrato vescovo da Leonzio di Cesarea nello stesso periodo che si teneva un Concilio in questa città (314). Sempre nel 314 troviamo tra i firmatari degli Atti del Concilio di Ancira e di Neocesarea, un Leonzio di Cesarea; come pure lo troviamo tra i padri del I Concilio ecumenico di Nicea (325). San Gregorio Nazianzeno dice nella sua “Oratio” che il padre Gregorio venne battezzato da un vescovo Leonzio di Cesarea di passaggio nella sua casa. Nel sec. IX troviamo un’altra testimonianza della sua esistenza, nello scrivere un testo sul Concilio di Nicea, un sacerdote Gregorio di Cesarea,narra che le reliquie di San Leonzio erano ancora visibili ed intatte, poste nella stessa basilica di Sant' Esichio in Cesarea di Cappadocia, insieme ai corpi degli altri vescovi della città, lì sepolti.
14 Beato Matteo de Lana – Mercedario (13 gennaio)
Mercedario nel monastero di Santa Maria degli Ulivi, il Beato Matteo de Lana, per la sua vita esemplare onorò l’Ordine Mercedario e come una stella del mattino in mezzo alla nebbia, una luna piena e un sole splendente così egli rifulse nel regno di Dio.
L’Ordine lo festeggia il 13 gennaio.
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
15 San Pietro di Capitolias – Martire (13 gennaio)
Capitolias (Damasco) VII secolo -
Etimologia
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Capitolíade nella Batanea, in Siria, San Pietro, Sacerdote e Martire: accusato davanti al capo dei Saraceni Walid di insegnare apertamente per le strade la fede di Cristo, fu amputato della lingua, delle mani e dei piedi e, appeso alla croce, coronò la sua vita con il martirio che aveva ardentemente desiderato.
L’antica ‘passio’ attribuita a San Giovanni Damasceno, racconta che verso la fine del VII secolo, Pietro era prete a Capitolias, borgo a vari km. dal lago di Tiberiade ed a 100 km a sud di Damasco.
Era sposato ed aveva tre figli, un maschio e due figlie; a 30 anni si sentì chiamato ad una vita di solitudine e con il consenso della moglie si ritirò in un eremo, dopo aver sistemato le due figlie più grandi in un monastero posto fuori città.
Quando il figlio ebbe 12 anni, lo alloggiò in una cella vicina alla sua, per dargli lui stesso una educazione spirituale. Tralasciando ciò che la ‘passio’ racconta sui rapporti di Pietro con la famiglia, si arriva che in prossimità dei 60 anni, Pietro cadde ammalato, perdendo la speranza di morire martire, ma fece un tentativo, mandò a chiamare tramite il suo servo, i notabili musulmani per dettare in loro presenza il testamento; infatti fece pubblicamente una professione di fede cristiana, lanciando violente invettive contro l’Islam.
I contrariati musulmani, invece di ucciderlo subito, decisero di soprassedere visto il suo stato, infatti dopo un po’ arrivò la notizia della sua morte; ma non era vero e Pietro ristabilitosi prodigiosamente, si mise a predicare in pubblico sulle piazze. I musulmani di Capitolias, redassero un rapporto ad ‘Omar figlio del califfo Walid I, il quale incaricò un suo dignitario Zora, di verificare se l’imputato fosse nelle sue facoltà mentali.
Constatato il buon stato mentale, Zora fece arrestare Pietro, inviando un rapporto ad ‘Omar. Nel frattempo il califfo Walid I cadde gravemente ammalato, mentre si trovava a Damasco, riuniti i suoi figli attorno a sé, apprese da ‘Omar la storia di Pietro il prete e ordinò che fosse condotto da lui. Il venerdì 4 gennaio 715, Pietro arrivò nella residenza del califfo; venne sottoposto alle pressioni di ‘Omar per farlo apostatare per aver salva la vita, al suo rifiuto comparve dinanzi a Walid I, poi morto il 23 febbraio 715; l’esito dell’incontro fu la sua condanna a morte e ‘Omar ebbe l’incarico dell’esecuzione, a sua volta affidata a Zora.
Il supplizio del prete Pietro doveva consistere, una volta tornato a Capitolias e adunata la popolazione, compresi i figli del condannato, nel strappargli la lingua dalla radice, il giorno dopo saranno tagliati la mano e il piede destro, patirà per un intero giorno, poi si taglierà l’altra mano e l’altro piede e verranno bruciati gli occhi con ferro rovente.
Poi steso su una barella sarà portato in giro per la città, preceduto da araldi che inviteranno gli spettatori a riflettere su questo esempio. Dopo, il condannato sarà messo in croce lasciandocelo per cinque giorni, trascorsi i quali, il cadavere sarà bruciato in un forno incandescente; tutto di lui verrà ridotto in cenere compreso la croce e le vesti e buttato nello Yarmouk, proibito a chiunque di procurarsi una reliquia.
Il supplizio iniziato il giorno 10 gennaio ebbe termine il 13 gennaio 715. Prima di questa ‘passio’ georgiana, si conosceva di questo personaggio soltanto la breve notizia dei sinassari bizantini, celebrato al 4 ottobre.
In seguito la figura di San Pietro da Capitoilas si è duplicata in un Pietro metropolita di Damasco e in un Pietro "cartulario" di Maiouma anch’egli martire al tempo di musulmani e tutto ciò è diventata materia di discussione e studio degli esperti, al punto che anche il "Martirologio Romano" aveva una triplice commemorazione in date diverse. La nuova edizione del 2002 del "Martirologio Romano" lo celebra il 13 gennaio, giorno accertato del suo martirio. (Autore: Antonio Borrelli -
16 San Remigio di Reims – Vescovo (13 gennaio)
Laon (Francia), ca. 440 -
Etimologia:
Emblema: Bastone pastorale, Fiala d'olio
Martirologio Romano: A Reims sempre nella Gallia belgica, ora in Francia, deposizione di San Remigio, Vescovo: dopo che il Re Clodoveo fu iniziato al sacro fonte battesimale e ai sacramenti della fede, egli convertì i Franchi a Cristo e, dopo oltre sessant’anni di episcopato, lasciò questa vita ragguardevole per santità.
Nato cittadino romano, Remigio vede crollare nel 476 l’Impero di Occidente e sparire il dominio di Roma nella sua Gallia, che passa in mano alle tribù barbariche di Burgundi, Alamanni e Visigoti. Sul finire del V secolo, il popolo germanico dei Franchi occupa via via il Paese, al quale darà infine anche il proprio nome: Francia.
Remigio appartiene al ceto dei gallo romani, legati da generazioni alla cultura latina, da cui ora provengono molti uomini di Chiesa.
Viene acclamato vescovo di Reims prima di compiere i trent’anni, e un suo fratello di nome Principio sarà vescovo di Soissons.
All’epoca, la Gallia è un arcipelago di isole e isolette cattoliche, in un mare formato da Burgundi e Visigoti di fede ariana, mentre le campagne sono ancora pagane, come a loro modo pagani sono anche i Franchi, condotti in Gallia dal re Childerico.
Meno evoluti degli altri popoli, i Franchi sono però dei grandi combattenti (non portano elmo né corazza) e hanno reso buoni servizi militari a Roma in passato.
Morto nel 482 Childerico, gli succede il figlio Clodoveo quindicenne.
A lui Remigio, vescovo cattolico in territorio franco, scrive lettere rispettose e insieme autorevoli.
Una di esse dice: "Vegliate a che il Signore non distolga lo sguardo da voi. Consigliatevi con i vostri vescovi.
Divertitevi con i giovani, ma deliberate coi vecchi".
Da un lato lo ammonisce, dall’altro riconosce la sua sovranità: un muoversi anche da politico, che è inevitabile per Remigio, "evangelizzatore a vita" tra i Franchi.
È un aiuto prezioso per Clodoveo, perché favorisce l’adesione degli altri vescovi e dei gruppi galloromani.
Così il re giungerà a essere padrone del Paese, dopo la vittoria del 507 a Vouillé sui Visigoti, dando così l’inizio alla dinastia dei Merovingi. Ma non c’è soltanto la politica.
Su di lui influisce fortemente in senso religioso la moglie Clotilde, che è già cattolica; influisce Remigio, che lo istruisce personalmente nella fede.
E molti atti successivi del re Clodoveo rivelano una religiosità personale autentica.
Si arriva così al suo battesimo, per opera del vescovo, a Reims, in un giorno di Natale di un anno incerto.
Alcuni sostengono fosse il 497.
In un’iscrizione della fine del XV secolo a Reims si legge: "L’an de grace cinq cent le roy Clovis – receut a Reims par saint Remy baptesme".
Saremmo allora al 500.
Ma dopo quel Natale, quale che sia, riprende il lungo, feriale lavoro di Remigio per annunciare il Vangelo a chi non è re né principe; senza poeti e cronisti al seguito.
Una fatica durata quasi settant’anni, secondo una tradizione.
Un’immersione totale nei suoi doveri, oscuramente portata avanti, e di cui si parlerà soltanto dopo la sua morte, quando Remigio sarà acclamato santo direttamente dalla voce popolare. (Autore: Domenico Agasso -
17 Santa Veronica da Binasco – Vergine (13 gennaio)
Binasco, Milano, 1445 -
Nasce a Binasco (Mi) nel 1445 da famiglia di contadini. A 22 anni prende l'abito di Sant'Agostino, come sorella laica, nel monastero di Santa Marta di Milano. Qui rimarrà per tutta la vita dedita alle faccende domestiche e alla questua. Fedele allo spirito dell'epoca, si sottopose ad una dura disciplina ascetica, pur essendo cagionevole di salute. Anima mistica, ebbe delle visioni frequenti.
Sembra che proprio in seguito ad una rivelazione si sia recata a Roma, dove fu ricevuta con affetto paterno dal pontefice Alessandro VI.
L'intensa vita contemplativa non le impedì però di vivere a pieno la sua condizione di questuante a Milano e nel circondario, sia per le necessità materiali del convento, sia per il soccorso ai poveri e agli ammalati. Muore il 13 gennaio 1497 dopo aver ricevuto per cinque giorni un riconoscente ed esultante saluto di addio da parte della popolazione tutta. Nel 1517, Leone X concesse al monastero di Santa Marta la facoltà di celebrarne la festa liturgica di questa beata. (Avvenire)
Etimologia: Veronica = portatrice di vittoria, dal greco
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Milano, Santa Veronica Negroni da Binasco, vergine: entrata nel monastero di Santa Marta sotto la regola di Sant’Agostino, si dedicò profondamente alla contemplazione.
Non sa né leggere né scrivere, e questo non sarebbe un guaio dato che analfabeti come lei sono la stragrande maggioranza dei suoi contemporanei. Per Nina, però, è un grosso handicap perché vuole farsi suora e per entrare in convento deve almeno saper leggere i salmi con le altre consorelle.“Giovanna Negroni, per tutti familiarmente Nina, nata nel 1445 a Binasco, in provincia di Milano, da umili contadini, a 18 anni va bussare alle porte di un monastero milanese, ma inspiegabilmente le chiudono la porta in faccia. Senza perdersi di coraggio passa al monastero agostiniano di Santa Marta, dove l’accolgono con tanta cordialità, ma dove le fanno anche capire che non possono accogliere una ragazza che non ha “neanche un briciolo di cultura”.
Infatti la rispediscono a casa, invitandola a pregare, a coltivare la sua vocazione, ma soprattutto ad imparare a leggere. Nina riprende la sua vita di sempre, sgobbando di giorno nei campi e sforzandosi alla sera di imparare qualcosa, anche se, senza una maestra, l’impresa è ardua e la ragazza non fa progressi.
“È la Madonna a toglierla d’impiccio: non insegnandole a leggere, ma rivelandole in tre punti la strada per arrivare a Dio: la purezza del cuore; la pazienza verso il prossimo, dei cui sbagli non bisogna scandalizzarsi, ma casomai comprenderli e scusarli; la quotidiana meditazione sulla passione di Gesù. Tre anni dopo l’accolgono in monastero anche se analfabeta come prima, le danno il nuovo nome di Veronica e le affidano gli incarichi più umili.
“Tra la portineria, l’orto e il pollaio Veronica si destreggia benissimo, ma tutti notano anche un suo progressivo “specializzarsi” nelle cose di Dio, grazie ad un continuo allenamento di preghiere, digiuni, penitenze e soprattutto con ben stampato in cuore il programma che la Madonna le ha rivelato. Così, quando le affidano la questua e comincia scarpinare per le strade di Milano entrando di casa in casa a sollecitare la carità dei buoni per il suo monastero, comincia anche il suo vero apostolato, fatto di evangelizzazione, di consigli, di richiami, di ammonimenti.
“Tutti la chiamano la “monaca santa” perché si accorgono che é in costante colloquio con Dio e la sua vita, pur vissuta con i piedi ben saldi quaggiù, è popolata di angeli e santi. La suora analfabeta, che legge nei cuori e scruta le coscienze, ha il coraggio di rinfacciare a Ludovico il Moro i suoi misfatti, e si fa anche ricevere da Papa Alessandro VI, per rimproverare la condotta non propriamente esemplare di quel Borgia assetato di potere e ricchezza che Veronica nonostante tutto continua a rispettare come successore di Pietro. Dopo aver vissuto una vita monacale “amando solo Maria Santissima, Gesù suo Figlio e gli uomini in Dio”, Veronica si spegne il 13 gennaio 1497, poco più che cinquantenne.
“Dicono che Papa Borgia, dopo la famosa udienza che lo aveva fatto impallidire, mentre Veronica usciva dalla sala avesse fatto alzare in piedi la sua corte, ordinando: “Rendete onore a questa donna perché è una santa” Nient’altro che un’anticipazione di ciò che fece Papa Leone X, che ad appena dieci anni dalla morte concedeva il culto privato e il titolo di Santa all’umile e analfabeta Suor Veronica da Binasco. (Autore: Gianpiero Pettiti -
18 Beata Vittoria Valverde Gonzalez -Scheda del gruppo a cui appartiene:
“Martiri della Guerra di Spagna” -
Vicálvaro, Spagna, 20 aprile 1888 -
La Serva di Dio Victoria Valverde González (1888-
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
19 Vivenzio (13 gennaio)
Eremita, è il protettore principale di Blera, in provincia di Viterbo. Gli altri protettori di questa cittadina sono nell’ordine San Sensia e San Nicola. La grotta di San Vivenzio (il suo eremo) è meta di 2 pellegrinaggi : uno il lunedì di Pasqua e l’altro la seconda domenica di Maggio.
I blerani dunque festeggiano il proprio Santo per ben tre volte l’anno: in occasione dei due pellegrinaggi ed il 13 Gennaio.
Secondo una tradizione orale, San Vivenzio è stato insigne ed amato vescovo di Blera dal 457 al 484.
Su questo Santo c’è appunto una fortissima tradizione orale, ricca di particolari poetici e suggestivi, ma purtroppo nessun documento di valore storico che ci possa aiutare a ricostruire le fasi della sua vita terrena.
La Collegiata di Blera è appunto intitolata a Maria Assunta e San Vivenzio.
La cripta, con volte a crociera impreziosite da stucchi e capitelli, custodisce la tomba del Santo.
Il portale marmoreo della chiesa è sormontato dal busto di San Vivenzio.
Un immagine del Santo la troviamo anche all’interno dell’edificio religioso: San Vivenzio è infatti raffigurato su un grande stendardo di tela insieme a San Sensia e la Madonna Assunta.
Anche una cappella della navata destra della Collegiata è dedicata a San Vivenzio; il Santo infatti è molto amato, la venerazione del patrono è tuttora fortemente sentita e radicata nell’animo dei blerani.
Secondo alcuni San Vivenzio (il nome deriva dal latino Viventius e significa “che ha tanta vitalità”) fu confessore a Vergy in Francia. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -