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Cento Anni e... Oltre

Sr.Domenicane

*Lettera della Rev. ma Madre Generale
Lettera della Rev. ma Madre Colomba Russo, Superiora Generale delle Suore "Figlie del S. Rosario di Pompei" , indirizzata a tutti gli alunni, ex alunni, devoti e figli adottivi nella quale, mentre si annuncia il "Primo Centenario" di vita della Congregazione, si invitano quanti disponibili a collaborare per la buona riuscita della festa.
Questo il testo della lettera pubblicata nelle pagine del periodico "In Cammino... con Maria" nel numero 3 del mese di settembre del 1996.
Il  prossimo anno 1997 celebreremo il compimento del primo Centenario di fondazione della nostra Famiglia di "Figlie del Rosario di Pompei" quali suore del Terz'Ordine di S. Domenico il cui
Decreto di erezione canonica fu  firmato dal Vicario di S.S., il Card. Camillo Mazzella, in data 25 agosto del 1897.
Voluta da un laico, il Comm. Bartolo Longo, oggi beato, la nostra istituzione devota e grata al suo Fondatore promuove una serie di iniziative celebrative tendenti ad esaltare e sottolineare il bene ricevuto dal mandato ed i valori del carisma che ci guidano nella nostra vita consacrata.
Per dare un giusto riconoscimento alla grandiosità delle Opere dell'Avvocato Santo, si vuole progettare che, nei  luoghi ove la nostra famiglia religiosa ha posto la sua tenda, vi sia una degna preparazione di attività finalizzate ai festeggiamenti dell'evento.
Invito, pertanto,  autorità religiose e civili, docenti, alunni ospiti dei nostri Istituti, nonché ex alunni, e quanti ancorati al ricordo ed alla riconoscenza del loro "padre adottivo", ad unirsi a noi per offrire le proprie potenzialità operative e concorrere all'intento comune di esaltare la figura del Beato.
Alle Scuole, in particolare, vorrei raccomandare di programmare iniziative culturali inerenti al tema "Centenario" con concorsi e mostre, ricerche e visite guidate nei luoghi e tra le Opere pompeiane.
É stato stilato insieme all'Ecc. ma Prelatura di Pompei un programma di massima per ricordare
l'Anno Centenario che prevede, tra l'altro, anche un convegno di studi che si terrà nel prossimo mese di aprile.
Siamo convinti di raccogliere, dopo questo appello, la massima collaborazione per attuare il progetto celebrativo.
Potremo, così, dire grazie al Signore per aver condotto questa nostra famiglia, giorno dopo giorno lungo i cento anni di vita, ad essere pronte per operare quel bene che era nel disegno di Dio.
Il fine comune che ci vedrà impegnati in questo momento di festa, sarà comunque quello di ribadire l'attualità del messaggio caritativo di Bartolo Longo, il suo valore spirituale e la sua dimensione umana attraverso l'opera e la presenza delle Suore da Lui volute.
Sostenute dalla preghiera uniamo le forze nella gioiosa commemorazione dei cento anni di vita della Congregazione a testimonianza e segno forte dell'amore di Dio per tutti, ma particolarmente per i fanciulli e i giovani, primi amici del Beato Bartolo Longo.
     Pompei, 12 settembre 1996.

                                                                   
        Madre Colomba Russo
                                               Superiora Generale delle Suore
                                              "Figlie del S. Rosario di Pompei"

*Annuncio dell'Anno Centenario - Un memorabile giorno
(Durante la “Supplica alla Regina delle Vittorie” l’annuncio dell’Anno Centenario)
In una piazza gremita di pellegrini, giunti da ogni parte. S.Em. il Card. Angelo Sodano, Segretario di Stato, annuncia alla Chiesa di Pompei la celebrazione del 1° Centenario di vita della Congregazione delle Suore e consegna alla Rev.ma Madre generale, Sr. M. Colomba Russo, la lettera che S.S. Giovanni Paolo II ha indirizzato alle “Figlie del S. Rosario di Pompei” per l’augurio e la benedizione
dell’Anno Centenario.
Domenica, 6 ottobre 1996: la piazza del Santuario è gremita da 50 mila pellegrini e devoti della Vergine del Rosario di Pompei, convenuti da ogni parte d’Italia per il tradizionale appuntamento della recita della “Supplica”, l’ “Atto di Amore alla Vergine” come la definiva nella sua prima stesura del 3 ottobre 1883, l’Avv. Bartolo Longo, compositore ardente delle “preghiere” pompeiane, l’araldo appassionato della Madre di Dio e del suo Rosario.
Si assiste davvero ad un grandioso spettacolo di fede e di pietà genuina che si ripete da più di 100 anni, ma che riesce sempre nuovo e sorprendente.
Un arcano “filo d’oro” tiene unito un esercito sterminato di oranti, capeggiato dallo stesso Vicario di Cristo, nel recitare l’unica “Supplica alla potente Regina delle Vittorie” a mezzogiorno dell’8 maggio e della prima domenica di ottobre, sintonizzandosi con la città di Pompei.
A guidare la “Supplica” c’è il Segretario di Stato del Vaticano, S. Em. Il Card. Angelo Sodano, latore anche del prezioso messaggio autografo che il Santo Padre, Giovanni Paolo II, con squisita e paterna sensibilità, ha voluto inviare a noi, Suore del S. Rosario di Pompei, in occasione dell’annuncio del 1° Centenario di Fondazione.
Un duplice motivo, dunque, di esultanza comune suggella l’Ora della Supplica di ottobre.
Alla solenne concelebrazione, svoltasi in Piazza alle ore 11.00 in un’atmosfera gioiosa e ricca di fede, presieduta dal Cardinale Sodano partecipa il Vicario Generale, Mons. Baldassarre Cuomo, e l’Amministratore del Santuario, Mons. Pietro Caggiano.
Sul palco, al posto d’onore, ci sono S. E. Mons. Francesco Saverio Toppi, Prelato di Pompei, e la Rev.ma Superiora Generale, Madre Colomba Russo.
Sono presenti, inoltre, una folta rappresentanza delle Suore del Rosario di Pompei, i ragazzi e le ragazze delle Opere pompeiane, i Cavalieri del S. Sepolcro, le autorità civili e militari e… una folla immensa di pellegrini.
Mons. Toppi, nel suo indirizzo di saluto al rappresentante del S. Padre, manifesta la gioia e l’onore di avere a Pompei, in questa singolare circostanza, “colui che è accanto al Papa e, nella più alta e qualificata collaborazione, guida con Lui il cammino della Chiesa di oggi”.
Una presenza, dunque, molto significativa sia nell’ambito dell’Anno Longhiano, che Pompei sta
celebrando nel 70° Anniversario della morte del Fondatore, sia per offrire un doveroso rilievo al 1° Centenario di Fondazione delle Figlie del Rosario di Pompei.
All’omelia della particolare celebrazione, Sua Eminenza Sodano, nel porgere il saluto paterno e compiacente del Santo Padre, ricorda la visita papale a Pompei del 21 ottobre 1979. Allora il Papa Woityla aveva appena concluso il 1° anno del suo Ministero e veniva a consegnare alla Vergine le primizie delle sue fatiche, quasi sciogliendo un segreto voto di pietà, di gratitudine e di amore.
Espressione, pertanto, più eloquente di questo “tenero affetto” per la Vergine di Pompei, è la lettera autografa inviata alle Suore.
Il porporato, prendendo spunto dal titolo dato a Maria di “Regina delle Vittorie”, si chiede quale significato si possa dare oggi a questa espressione. Non certamente di “regina di vittorie militari o di successi temporali”, ma di “vittorie sul male” che è intorno e dentro di noi; è la “Vittoria di Maria” nel luogo di “morta fede e di empietà trionfante”; è un riflesso della Vittoria di Cristo e anticipazione delle nostre.
Il Segretario di Stato esalta, poi, la figura e le Opere del Beato, il grande araldo di Maria, l’apostolo infaticabile del Rosario, esortando i fedeli ad usare “quest’arma che non ferisce, ma risana; che non uccide, ma restituisce alla vita” anche se non è una “bacchetta magica” che ci
solleva dalle nostre responsabilità.
Alla Regina delle Vittorie egli affida anche la salute del Papa.
La splendida omelia del Cardinale Sodano si conclude invocando la Vergine del Rosario per la pace nel mondo, l’unità della famiglia, il lavoro che assilla i nostri giovani, l’urgenza del rinnovamento morale e civile della nostra patria.
Al termine della solenne concelebrazione, il Vicario Generale della Prelatura di Pompei, Mons. Baldassarre Cuomo, dà lettura della “Lettera pontificia autografa” che Giovanni Paolo II ha voluto stilare per l’apertura del nostro Centenario di Fondazione.
È un messaggio veramente bello, pieno di paterna sollecitudine e di bontà, che ha procurato tanta gioia al nostro animo ed una carica di entusiasmo per il singolare Giubileo di Famiglia che ci apprestiamo a celebrare.
Giovanni Paolo II ne ricorda l’inizio, sofferto e faticoso, da parte del Fondatore, da cui sarebbe scaturito, nel corso dei 100 anni, tanto bene alle Opere educative-assistenziali e sociali, operanti all’ombra del Santuario e oggi anche in altre parti del mondo.

*La lettera del Papa alla nostra Congregazione
Anche il Santo Padre ha voluto dare il segno della sua accorata partecipazione alla festa centenaria.
Per mano del Segretario di Stato, S. Em. Il Cardinale Angelo Sodano, in occasione della recita della Supplica da lui presieduta, il 6 ottobre 1996, ha fatto giungere a Pompei la lettera che segue.

S. Em. Il Cardinale Angelo Sodano consegnò questa lettera che rappresenta il primo documento ufficiale di apertura dell’anno centenario

Al diletto Fratello
Mons. FRANCESCO SAVERIO TOPPI,
Prelato di Pompei

Stanno per compiersi i cento anni da quando il Beato Bartolo Longo dette inizio alla Congregazione delle Suore Domenicane del Santo Rosario di Pompei e la Comunità religiosa si appresta a commemorare, tra l’esultanza della popolazione della Prelatura e dei devoti del Santuario, il felice giubileo della propria fondazione.
L’importanza di quell’inizio, da cui sarebbe venuto così significativo impulso alle opere educative, assistenziali e sociali sorte attorno al Santuario, merita di essere ricordata, a conforto di tutte le Suore che costì operano e ad incoraggiamento per i devoti della Madonna di Pompei, Regina delle Vittorie.
Sono lieto pertanto di rivolgere a Lei, venerato Fratello, alla Superiora Generale dell’Istituto, alle suore ed ai numerosi giovani e fanciulli ospiti delle molteplici opere educative e formative operanti all’ombra del Santuario, il mio beneaugurante saluto, sempre memore dell’accoglienza calorosa riservatami in occasione della Visita pastorale del 21 ottobre 1979. Mi unisco al comune rendimento di grazie al Signore per i tanti doni spirituali che nella Famiglia religiosa si sono riversati e per la fioritura di bene sviluppatasi dapprima nell’ambito del Santuario di Pompei, e poi in altre località d’Italia e  del mondo.
Per l’iniziativa ed il fervore di Bartolo Longo, Pompei irradia oggi un’intensa opera di evangelizzazione, che attira al Vangelo molte anime, desiderose di pace interiore e di riconciliazione con Dio mediante i sacramenti e la preghiera.
A tale “miracolo” della grazia cooperano le Suore le Suore del Santo Rosario, che Bartolo Longo volle associare alla Famiglia religiosa di San Domenico, non solo perché l’Ordine dei Frati Predicatori ha diffuso fin dagli inizi la devozione del Santo Rosario, ma anche perché tra le sue caratteristiche ha quella di unire la vita contemplativa all’attiva, traendo dalla meditazione dei misteri rivelati nella vita di Cristo incentivi sempre rinnovati alle attività caritative a servizio del prossimo. Per natura sua la preghiera del Rosario – “una delle più eccellenti ed efficaci preghiere in comune, che ogni famiglia cristiana è invitata a recitare” (Paolo VI, Esort. Ap. Marialis cultus,54) – consente ai religiosi come ai laici, nei conventi e nelle chiese, nel lavoro e nelle case, di ripercorrere e rivivere la memoria degli eventi della vita di Cristo.
Attorno a questa preghiera , adatta alla vita contemplativa e nello stesso tempo a quella attiva, il Fondatore delle Suore del Santo Rosario di Pompei ha voluto organizzare la missione specifica della Comunità. Le Suore sono  chiamate ad essere, come Maria, costantemente impegnate a conservare e meditare nel loro cuore le cose che riguardano Gesù (cfr Lc 2,51), mentre curano la crescita e la maturazione umana e cristiana dei numerosi giovani, ragazzi e fanciulle, affidati alle loro cure
pedagogiche e materne.
Auspico, pertanto, che codesta Comunità continui a coltivare e diffondere sempre più la preghiera del Rosario, intensificando l’unione con la Vergine, la quale ben sa indicare, a chi La invoca, la via sicura e facile che conduce a Gesù ed al compimento della volontà del Padre.
L’esempio del Beato Bartolo Longo sostenga inoltre i propositi e gli sforzi delle Religiose dell’Istituto nella diffusione del Vangelo tra il popolo, soprattutto tra gli umili ed i poveri.
Con tali voti imparto a Lei, venerato fratello, alla Madre Generale delle Suore Domenicane del Santo Rosario di Pompei, ai sacerdoti e diaconi, come pure ai fedeli della Prelatura, una speciale Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai giovani ospiti delle Opere sociali annesse al Santuario.

                                                                                                                   
Dal Vaticano, il 5 ottobre 1996.

                                     Giovanni Paolo II

*Lettera dell'Arcivescovo Mons. Francesco Saverio Toppi

Pontificio Santuario della Beata Vergine del Rosario - Pompei

Il 1997 segna il Centenario della fondazione delle nostre Suore Domenicane, Figlie del Santo Rosario di Pompei. Nel farne memoria non possiamo non elevare un cantico di lode e di ringraziamento al Padre di ogni dono per aver ispirato al Beato Bartolo Longo di istituire e collocare questa Famiglia religiosa accanto al Santuario e nell’alveare delle tante opere che lo coronano.

Come nella Chiesa del Signore è indispensabile la Vergine Maria, così – possiamo dire – nella Chiesa particolare di Pompei è la Congregazione religiosa, che rende presente e operante Maria in mezzo a noi. Creature di carne, le Suore con la loro consacrazione verginale rimandano al Cielo, allo stato della futura risurrezione, come insegna il Concilio (cfr. LG 44). Splendido riflesso della Vergine Maria, intonano il cantico della gratuità, celebrano la gioia della purezza e irradiano il fascino dell’amore per lo sposo.
Nel Corpo Mistico di Cristo costituiscono il cuore che fa circolare la linfa vitale con la preghiera incessante, che è l’anima di ogni apostolato. I pellegrini che affollano il Santuario s’incontrano sempre, immancabilmente, animano la liturgia, cantano le lodi del Signore. Sembra che Maria ascenda dal suo trono e si renda presente nelle sue immagini viventi, le sue Figlie predilette, e si ponga, come nel Cenacolo, al centro dei discepoli che pregano in attesa dello Spirito.
Come in Maria, la verginità, espressione d’amore, sboccia nella maternità più feconda e operosa. Ed ecco le nostre Suore, quali madri premurose, accanto ai piccoli, agli orfani, a quanti sono privi del calore della famiglia. Spandono fragranza di tenerezze, di attenzioni squisite. Tipiche di cuori materni che non calcolano sacrifici, protesi interamente a rendere felici i figli. I visitatori delle opere annesse al Santuario ripartono edificati con l’immagine di case-famiglie ideali, realizzate in pieno dalle nostre Suore.
Madri silenziose, instancabili, nascoste agli occhi degli uomini, ma note e care al Signore, le Suore, come la casalinga Maria, si prodigano nei servizi più umili delle case, nell’assistenza ai malati e ai poveri, nella cura delle persone anziane della casa di riposo "Marianna De Fusco".
Collaboratrici zelanti nell’attività pastorale della Chiesa, le Suore curano gli arredi e il decoro del Tempio, accolgono pellegrini e devoti, prestano preziosi servizi negli uffici amministrativi e nella segreteria generale del Santuario, nella formazione umana e cristiana dei ragazzi dei Centri educativi, nell’insegnamento e nella direzione delle scuole elementari, medie e superiori femminili.
Nella linea missionaria del Fondatore, il Beato Bartolo Longo, si inseriscono e operano nelle strutture parrocchiali e nella catechesi, suscitano e animano vivacemente associazioni giovanili e gruppi vocazionali, anche a livello inter-diocesano, partecipano e collaborano efficacemente alle Settimane Mariane, programmate dalla Prelature.
Lo zelo del Fondatore, che si estendeva a dimensione planetaria, brucia nello spirito delle nostre Suore Domenicane e le spinge perfino in Africa-Camerun, in India-Kerala e nelle Filippine e portarvi il carisma pompeiano, il Vangelo contemplato col santo Rosario, vissuto e diffuso con opere concrete di amore per il prossimo.
Formuliamo l’augurio, esprimendolo in fervida preghiera: il Signore susciti ancora schiere di giovani generose che, all’ombra del Santuario e nel mondo, rendano presente e operante la Vergine Madre di Gesù e della Chiesa!

                                                                                              † Francesco Saverio Toppi
                                                         Arcivescovo-Prelato di Pompei

*Il Convegno: Pompei 25 – 26 – 27 Aprile 1997
L’incontro di studio ha la prospettiva di ricordare un evento storico, non con una celebrazione apologetica, ma con riflessioni sul passato, che saranno indubbiamente utili per il ruolo che le Figlie del S. Rosario hanno oggi in Italia e nel mondo e per i loro futuri impegni nel nuovo secolo.
Interverranno all’incontro di studio, con relazioni od interventi alle tavole rotonde, insigni storici italiani ed alti prelati.
Ciò è motivo di garanzia per il buon esito dell’iniziativa che, ovviamente, è connessa alle opere pompeiane volute da Bartolo Longo, che è stato fondatore della Congregazione delle Figlie del
Rosario; fatto, questo, importante nella sua originalità, perché è stato un laico, un santo laico, a promuovere un istituto di vita consacrata femminile per evangelizzare la pietà, e la pietà mariana in particolare e promuovere opere di solidarietà a favore dei diseredati, prevalentemente degli orfani e dei figli dei carcerati. (Autore: Pietro Borzomati)
Venerdì 25 aprile - Ore 16.00 Saluto
Suor Maria Colomba Russo – Superiora Generale delle “Figlie del S. Rosario di Pompei”. Mons. Francesco Saverio Toppi Arcivescovo – Prelato di Pompei.
Ore 16.30 Introduzione
(Pietro Borzomati, Università per Stranieri di Perugia, coordinatore scientifico del convegno).
Ore 17.00 Prolusione.
“Laici e vita consacrata: il caso di Bartolo Longo”.
Tavola rotonda presieduta da Mario Agnes (III Università di Roma e Direttore de “L’Osservatore Romano”) con la partecipazione di Mons. Gerardo Pierro (Arcivescovo Primate di Salerno – Campagna – Acerno), Giorgio Rumi (Università Statale di Milano), Paolo Gheda (Rettore Casa Editrice Morcelliana – Brescia), D. Ugo Dovere (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale), Michele Zappella (ricercatore) che terrà la relazione introduttiva al dibattiti.

Ore 18.30 “Per una storia della Congregazione delle «Figlie del S. Rosario».
Mario Rosario Avellino (ricercatore).

Sabato 26 aprile - Ore 9.00

“La Congregazione delle Suore Domenicane «Figlie del S. Rosario» nel Santuario e nelle Opere Pompeiane alle soglie del 2000”.Don Antonio Illibato
Pietro Caggiano (Amministratore del Santuario di Pompei).

Ore 9.30 “Gli istituti di vita consacrata in Campania e le «Figlie del S. Rosario di Pompei».
Antonio Illibato (Archivista).

Ore 10.00 “La spiritualità di Bartolo Longo fondatore  della Congregazione delle «Figlie del S. Rosario».
Cataldo Naro (Preside della Facoltà Teologica – Sicilia)

Ore 11.00 “Le Costituzioni di una Congregazione, le «Figlie del S. Rosario» al servizio del Santuario di Pompei e degli emarginati”
Giorgio Rossi (III Università di Roma).

Ore 11.30 “Vita di preghiera e di azione della Congregazione delle «Figlie del S. Rosario» prima e dopo il Vaticani II”.
Gianfranco Poli (Pontificia Università Lateranense del «Claretianum», Roma)

Ore 16.00 “Tra Marta e Maria: il ruolo delle religiose e delle «Figlie del S. Rosario» nella società contemporanea”.
Lucetta Scaraffia (Università “La Sapienza” di Roma).

Ore 16.30 “La Congregazione delle «Figlie del S. Rosario» e la devozione alla Vergine del Rosario di Pompei”.
Danilo Veneruso ( Università di Genova).

Ore 17,30 “Le opere sociali della Congregazione delle «Figlie del S. Rosario» nel contesto del progetto di Bartolo Longo”.
Francesco Barra (Università di Salerno).

Ore 18.00 “Da Pompei nel mondo: le «Figlie S. Rosario» all’estero. Evangelizzazione e promozione umana”.
Gianfausto Rosoli (Direttore dell’Istituto Storico dei PP. Scalabriniani).

Domenica 27 aprile - Ore 9.30 Tavola rotonda e conclusioni. “Prospettive degli istituti di vita consacrata della CongMons. Luigi Diligenzaregazione delle «Figlie del S. Rosario di Pompei» alle soglie del Duemila in Italia e nel mondo”.
Presiede Mons. Luigi Diligenza (Arcivescovo di Capua)
con la partecipazione di:
Pasquale Andria (Magistrato e Vice Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica Italiana), Suor Maria Ermelinda Cuomo (delle «Figlie del S. Rosario di Pompei»), Milena Santerini (dell’Università Cattolica del Sacro Cuore).

Chiusura del Convegno:
Mons. Francesco Saverio Toppi Arcivescovo – Prelato di Pompei – Madre Colomba Russo, Superiora Generale delle Suore «Figlie del S. Rosario di Pompei».
Sede del Convegno:
Teatro “Di Costanzo - Mattiello”. Via Sacra N. 39 - Pompei

*Omaggio alla Madonna

Cantico alla Madonna nel 1° Centenario di Fondazione per organo e coro
“Il 1996 è stato un anno di preparazione con vari incontri della Commissione appositamente nominata dalla Rev.ma Madre Generale per studiare, proporre e verificare varie iniziative per il 1° Centenario della Congregazione.
Nell’aprile – maggio 1996 fu preparato un progetto di massima per dare il via ai lavori preparatori per la festa centenaria; ad ogni sottocommissione fu affidato il compito di interessarsi di un settore. A me fu affidato l’incarico di studiare come realizzare l’Inno della Congregazione.
Mi è sembrato alquanto giusto ed opportuno che una tale memoria storica avesse avuto anche musicalmente  D. Franco Di Fuccia dirige il coro durante l'esecuzione del Cantico del
Centenario.un’incidenza non casuale, ma direi necessaria ad esprimere il ringraziamento e la lode della  nostra dolcissima Madre Maria, Regina del Rosario di Pompei.
Il primo pensiero fu subito quello di chiedere ad un vero artista se poteva esaudire questo  nostro desiderio. D’accordo con Don Franco Di Fuccia si pensò di far visita ad un nostro carissimo amico, P. Enrico Buondonno e prospettargli l’idea di un’eventuale composizione.
Come sempre, la sua accoglienza squisita e tanto cordiale ci ha fatto subito esprimere il motivo dell’incontro. È stata una vera gioia per me notare subito la sua disponibilità ad accogliere l’invito di farci dono, ancora una volta, della sua apertura d’animo e di gusto di compositore. Sì, perché P. Buondonno è profondamente legato alla Madonna di Pompei e a Lei ha offerto belle melodie, come pure al Beato Bartolo Longo. Molte sono state le occasioni che lo hanno visto collaboratore fine, efficace ed esperto nel campo musicale. Per il testo P. Buondonno ci consigliò di rivolgerci a esperti che avrebbero potuto mettere in versi la nostra storia.
Furono interpellati vari Professori, tra i quali un Padre Domenicano, Superiore della Comunità di Cosenza, P. Giuseppe Perrotta, il Direttore Didattico del 1° Circolo di Pompei, Prof. Luigi Leone e il Vicario Generale Mons. Baldassarre Cuomo.
Personalità queste molto vicine alla nostra Congregazione e attente al lavoro che le suore svolgono nei vari settori.
Il 16 maggio 1996, P. Giuseppe Perrotta inviò per fax i suoi versi: “Somma Lode”. Un pensiero grato va ora attraverso questo sito al nostro caro D. Giuseppe; a lui che è andato a cantare per sempre la “Somma Lode” a Dio Padre e alla Regina del Rosario, il 2 gennaio 1997.
Dopo pochi giorni arrivò anche il testo del Prof. Leone:
“…O di Pompei Vergine bella
Del nostro cammino Tu sei la stella.
L’ancora sei per attraccare
Per altri lidi per altro mare…”.

Versi sgorgati da un cuore semplice, formato alla scuola di Sant’Alfonso, donati a noi con sincerità ed affetto.
Nel mese di giugno anche Mons. Cuomo consegnò il suo lavoro. Un giorno incontrandolo mi disse: “… sa che non ci sto dormendo, perché non è facile mettere insieme ed in versi tante idee che mi balenano per la mente…”.
La Commissione apprezzò moltissimo questi tre capolavori con senso di gratitudine per l’impegno profuso nell’esprimere il Carisma, la vita delle Suore Domenicane e il loro servizio agli ultimi, al Santuario e alla Missione. Ognuno con una sottolineatura veramente eccellente. Grazie carissimi amici, per la vostra collaborazione e per quanto ci avete donato. P. Buondonno, che doveva realizzare il suo pensiero attraverso i suoni, ha musicato il testo di Mons. Cuomo.
Il 26 luglio 1996, la composizione del Cantico alla Madonna nel 1° Centenario di fondazione delle Suore Domenicane “Figlie del S. Rosario di Pompei”, per coro ed organo, era già ultimata.
Cosa dire di questo Cantico? Temo che le parole possano sciupare tutta la bellezza, la delicatezza e la solennità espressa dall’Autore nel comporre il brano. Cerco di esprimere in maniera semplice quello che mi ha colpito appena P. Buondonno ce lo fece ascoltare (eravamo io e Don Franco).
Rimanemmo ammirati!... L’Autore ha rivestito il testo, bello in sé stesso, arricchendolo di sfumature ritmiche, melodiche ed armoniche che solo l’arte può ed è capace di esprimere. Quel susseguirsi di incisi iniziali che si richiamano, introducendo già la melodia del canto, sono di un certo effetto, fino ad arrivare alla parte centrale con il ritornello ove sembra di vedere attraverso il gioco di quelle poche note, messe insieme con grande maestria e genio musicale, davvero uno “stuolo di colombe” che inneggiano alla loro Madre e Regina.
P. Buondonno con questa nuova composizione ci ha offerto, ancora una volta, la parte migliore di sé stesso, i tesori delle armonie celesti. Grazie, P. Buondonno, la Madonna Le dia forza sufficiente per continuare a fare ancora tanto bene attraverso l’arte, la sensibilità, la grande carica di umanità e soprattutto con l’esempio di profonda umiltà che si sprigiona dalla Sua persona.
Anche il pensiero di Mons. Cuomo, espresso in versi, coniuga molto bene la presenza di Maria qui a Pompei, l’ardore del nostro Beato Fondatore nell’accogliere anime innocenti e l’idea, ispirato dalla Madonna, di affidare alle Vergini l’opera da Lui iniziata.
Sì, è vero che lo abbiamo fatto lavorare il nostro Vicario Generale, ma la sua vena poetica, come sempre limpida e scorrevole, ha reso tangibile il nostro Carisma attraverso la costruzione endecasillaba in versi per le strofe, mentre per il ritornello ha preferito usare la suddivisione decasillaba.
“… Insieme a Don Bartolo, Padre sì buono le Figlie t’implorano innanzi al tuo trono…”.
È il nostro cantico di lode e di ringraziamento al Signore per le meraviglie operate in questi cento anni. La nostra preghiera riconoscente per Lei, Rev.mo Mons. Cuomo. Grazie per questo suo dono! (Autore: M. Neve Cuomo)

Cantico alla Madonna

Tra i fragili steli di valle silente,
tra povere case con umile gente,
O Madre Divina, Regina dei cuori,
scendesti a piantare i tuoi mistici fiori.
Rit: Uno stuolo di bianche colombe
son le vergini accanto a Te, o Madre,
Col Rosario, l'Amor che redime
Tu nel mondo le ispiri a recar.
La Valle che accolse il tuo volto soave
diffonde nel mondo il messaggio dell'Ave,
che, stretti i tuoi figli con dolce catena,
la terra cosparge di pace serena.
Qual raggio di cielo che il suolo feconda,
un uomo la Valle d'amore circonda:
per te che lo invii qual Madre e Regina
sugli orfani e i mesti paterno s'inchina.
É Bartolo: l'uomo dall'animo ardente
che un nido vuol dare a chi soffre innocente.
E Tu gli sussurri: "Le vergini invita!
Per gli orfani e i mesti daranno la vita!
La vergine ha un cuore che ignora confini
e sparge letizia dovunque cammini:
sui piccoli in fiore materna discende
e ai giovani spenti fiducia riaccende.
Servendo e pregando dall'alba alla sera
fiorisce la vergine qual primavera.
Donare è il suo sogno, donarsi allo Sposo:
per Lui immolarsi è il più dolce riposo!"
Insieme a Don Bartolo, Padre sì buono.
le Figlie t'implorano innanzi al tuo trono:
"Trasforma le lacrime in vivi diamanti
e segna la terra di orme di santi!
                                    25 Agosto 1897 - 1997

*Quel tenero virgulto oggi è una pianta robusta e già da essa si vedono qua e là spuntare novelli rampolli

Speriamo che tutto torni a gloria di Dio e della Vergine benedetta; perché fu questo il pensiero, o Sorelle e Figliuole direttissime, che m’indusse a istituirVi.
Il perché di una festa è diventato in questo periodo più volte domanda inquietante.
Darsi un motivo alle azioni quotidiane è, però, segno di rispetto per la storia passata e per la storia a venire.
C’è gran fermento nelle nostre case: il centenario è motivo di festa e di gioia.
Le molteplici attività promosse per questo centesimo anno di vita hanno lo scopo di diventare, per ciascuna suora, testimonianza di una vita vissuta nella pienezza dell’intento educativo, nell’ottica di applicare quanto più alla lettura possibile il mandato del Beato Fondatore.
In questo anno vogliamo uscire allo scoperto, dopo aver taciuto per così lungo tempo e raccontare a tutti la nostra storia.
La nostra vita fatta di grandi attese e grandi delusioni, grandi gioie e progetti per servire alo meglio il Signore.
Ci conforta, leggendo gli scritti del Fondatore, il pensiero che il Cielo volle riservargli anche qualche ricompensa quando operava su questa terra.
Infatti, con soddisfazione Egli scrive alle Suore, che lo avevano invitato per la festa del primo XXV di fondazione che si compiace per lo spuntare dei “novelli rampolli dal tenero virgulto” e perciò ne approva l’operato.
Allora il numero delle Suore era poco meno di 50 e tutte dedite al servizio delle opere pompeiane.
Oggi che questo numero si è quintuplicato e con esso si sono moltiplicati i mali della società, non bastano a cento Gli elementi Simboli del Centenario delle Cangregazione delle "Suore Domenicane
Figlie del S.Rosario di Pompei".le braccia per far fronte ai mali di questa moderna società di consumi; urge più che mai radicarsi alla storia passata per prendere spunti per una ripresa di valori e, perché no, trovare applicazioni di quei metodi di cui più volte si è avuto modo di costatare la funzionalità educativa.
Ecco, così la festa centenaria è festa del Beato, è festa per il Beato, è trionfo del suo mandato e della sua idealità.
È il vero omaggio alla sua spiritualità e alla dimensione della sua fede.
Lui, che è stato esempio di moralità e carità, ci ha inculcato nelle menti questi principi educativi perché ne  facessimo strumenti e metodi per le anime bisognose del soccorso materno.
Ora, se le attività promosse per festeggiare il Centesimo anno di vita possono, è vero, sembrare tutto un omaggio al ricordo, un omaggio al passato, ci piace dichiarare a viva voce che questo nostro riferimento alla storia fa parte degli obiettivi principali che danno scopo alla nostra esistenza.
E così tutte le iniziative celebrative inneggianti la Vergine ed il Beato hanno in sé stesso uno spirito che lascia trasparire la volontà di essere esaltazione delle motivazioni che ci hanno viste istituite come “persone speciali” per svolgere un “mandato troppo speciale”.

(Autore: Bartolo Longo, nel 3° ordine Fratel Rosario)

*Apertura del Centenario: gioia e motivo di vita
La festa di apertura dell’Anno Centenario della Congregazione ha rinnovato la festa nei nostri cuori di religiose “chiamate” da Bartolo Longo a Pompei.
Il 28 dicembre 1996 resterà nella memoria di tutte quante noi come la data di partenza di un anno particolarmente caro: il nostro primo centenario di Congregazione e di presenza fattiva nella terra pompeiana   dove accanto al Fondatore prima e poi di seguito accanto a coloro che lo hanno degnamente sostituito, abbiamo rivestito ruoli e funzioni ben definiti e degni di una paternità così riverenziale!
La legittimazione: “figlie di tal Madre…” ci ha rese sempre particolarmente legate al Santuario in
una maniera così  coinvolgente che, ognuna di noi, inizia a vivere per la prima volta, qui ai piedi della Vergine, dimenticandosi completamente  delle proprie origini, del proprio paese, delle relazioni umane e sociali che ha precedentemente intessuto.
Ecco perché, vivere il centenario è come rivedere e rivalutare la propria vocazione e la propria vita, alla luce di una consapevolezza unica, di un bilancio che tiene conto di tanta eredità , di tanto patrimonio!
Infatti è da tener sempre presente che un “Laico” ci ha voluto rigenerare all’interno della ortodossia cattolica, con un carisma preciso, efficace e  semplice, ma valevole solo per questo Santuario specifico, in questa terra che, si farà luce al mondo intero, in maniera continuativa per cento anni trascorsi, e che la maggior parte di noi ha vissuto e vive intensamente.
La cronaca dei punti salienti all’apertura ufficiale della cerimonia religiosa prende le connotazioni e l’intensità di questa consapevolezza interiore.
La data della cerimonia è stata fissata in maniera tale che ogni suora potesse parteciparvi e tutte infatti erano presenti; assieme a noi, oltre ai Superiori, Sacerdoti e a quanti vivono accanto all’ombra del Santuario; c’erano anche i Rev. mi Padri Domenicani, le autorità civili, personalità e amici che hanno voluto testimoniare con la loro presenza, l’affetto e la simpatia che li lega alla nostra fondazione.
La celebrazione religiosa, presieduta da Sua Ecc. za Mons. Francesco Saverio Toppi, con tanti altri Sacerdoti della Prelatura è durata all’incirca un’ora e si è svolta in un clima di ufficialità e semplicità sentita e autentica.
Hanno aperto la processione le Novizie filippine, una rappresentanza di Suore, con la Madre Generale e i Sacerdoti officianti.
Le Novizie filippine vestite con abiti orientali, hanno eseguito una danza di ringraziamento sulle note del Magnificat.
Poi il nostro Vescovo ha consegnato alla Superiora Generale, Madre Colomba Russo, una preghiera composta per l’occasione e che sarà recitata dai membri della Congregazione tutti i giorni di questo anno Centenario.
Inoltre, le ha consegnato, una corona del Rosario, che è simbolo specifico della Congregazione.
La recita dei primi Vespri della Sacra Famiglia ha solennizzato la cerimonia.
Il Vescovo durante l’omelia ha commentato la sua preghiera, sincronizzandola con il nostro carisma, reso ancora più evidente dal “Cantico” del Centenario composto dal nostro carissimo Mons. Vicario Baldassare Cuomo e musicato dal celebre Padre Enrico Buondonno. È stato diretto per la prima volta dal Maestro Don Franco Di Fuccia.
La funzione liturgica ha avuto il suo termine con l’offerta dell’incenso durante il Magnificat e con lo scoprimento di una lapide collocata nel corridoio che separa la Basilica dalla sacrestia in memoria di quest’evento particolare che resterà nella storia. Così come si legge dall’epigrafe…

“ALL’AVV. BARTOLO LONGO, LE SUORE, “FIGLIE DEL S. ROSARIO DI POMPEI”, SEMPRE RICONOSCENTI PER IL CARISMA E L’ESEMPIO RICEVUTI DAL LORO FONDATORE, ALL’ALBA DELL’ANNO CENTENARIO AD IMPERITURA MEMORIA DEDICANO”.
Al termine della cerimonia tutti i partecipanti sono stati invitati ad un momento gioioso di fraternità conviviale.
Nel passaggio tra la Basilica e la sala si è potuto ammirare: una bacheca allestita con i documenti lasciati dal Beato, i bozzetti per il monumento a Bartolo Longo e la corona che Don Bartolo volle lasciare alla Congregazione come ultimo dono di commiato.
Infine si è potuto ammirare il “Logo”, ideato e realizzato dalla carissima Nunzia Colantuono, da tempo amica e collega, in cui ha voluto rappresentare i punti salienti della nostra radice e del nostro lavoro.
Tutte quante noi Suore abbiamo apprezzato il lavoro e lo sforzo di rendere memorabile questo avvenimento e ci facciamo carico di questa grossa eredità con animo riconoscente al Signore se vorrà centuplicare la grazia e i favori spirituali in quest’anno così speciale.

(Autore: Nunziatina Del Gatto)

*Il Quadro della Storia
In una sintesi pittorica il carisma della Congregazione
Il Giubileo di Fondazione che la Famiglia religiosa delle Suore Domenicane del S. Rosario di Pompei sta celebrando quest’anno con la forte nota di entusiasmo e di fervore, si arricchisce, tra l’altro, di un dipinto commemorativo stupendo, molto espressivo, che sintetizza l’Opera che le Suore, volute dal Beato Bartolo Longo, compiono oggi a Pompei e in altri Paesi del mondo.
La tela è un dipinto ad olio ideato e realizzato dalla Prof. Nunzia Colantuono, insegnante di
materie artistiche nelle nostre scuole.
È stato eseguito con gradazioni tonali suggestive che offrono luminosità e suscitano immediati stati d’animo in chi si avvicina per “contemplarlo”.
La prima immagine che appare all’occhio dell’osservatore è un rosario a forma di stella, immersa in un luminoso squarcio di cielo.
L’artista ha intuito molte bene che il rosario è stato fondamentale per il nostro Beato nella creazione delle sue opere; tutto egli faceva stringendo la corona fra le dita e muovendo le labbra alle “Ave Maria”.  Il Quadro, un olio su tela di cm. 130x200, collocato per l'occasione della festa Centenaria all'ingresso della Basilica, è stato polo di attrazione per i numerosi convenuti alla cerimonia di apertura.
La corona era per lui un “filo elettrico” che produceva “luminosità” a contatto con il cuore di Maria.
Il rosario, dunque, doveva essere il nobile e prezioso retaggio che lasciava alle “Sue Figlie” come ribadisce nelle Regole che Egli stesso aveva loro dettate: “… esse hanno il Rosario per insegna,
per difesa e per titolo” (Costituzioni di Bartolo Longo – 1900).
La figura di “stella” è in sé stessa emblematica e sta ad indicare immensità, regalità, luminosità, con un particolare riferimento a Maria, la “Stella del Creato” redento da Cristo, posta nell’universo ad illuminare le “menti umane” e a riscaldare i “cuori induriti”.
La “stella” del dipinto della Prof. Colantuono presenta, pertanto, cinque medaglioni incastonati tra i grani della corona, i quali rivelano molto bene il carisma che il Fondatore ci ha trasmesso.
Nel cuore della “stella” si erge l’immagine del Beato Bartolo Longo “compiacente” delle Sue opere.
Il primo dei cinque medaglioni, quello centrale, rappresenta l’inconfondibile immagine della Vergine del Rosario di Pompei, la vera Protagonista della santità di questo laico pugliese, l’ispiratrice di tutta la stupenda realtà di Valle di Pompei.
Negli altri quattro medaglioni, sono sintetizzati i vari momenti della delicata e complessa missione delle Suore: esse educano all’amore, alla preghiera e allo studio, da cui scaturiscono tutti gli altri valori.
Proseguendo con lo sguardo, in senso orario, si ammira, nel secondo medaglione, la figura di una Suora che accoglie i minori indifesi, concretizzando, così, il primo voto ardente del Fondatore.
Segue il medaglione che illustra il ruolo missionario che le Figlie del Santo Rosario di Pompei hanno ricevuto dal loro Padre e Fondatore, in fedeltà a quanto si legge negli scritti: “Quando non ci sarò più, amplierete la vostra missione nel mondo”. Le nostre Suore sono presenti oggi nelle Filippine, nell’India e nel Camerun.
Ecco, poi, il medaglione con la Suora di Pompei che educa i fanciulli alla preghiera, consegnando loro
il rosario, “catena dolce che ci rannoda a Dio”, nota specifica della spiritualità longhiana.
Nell’ultimo dei medaglioni, l’artista, ci presenta la Suora nel suo insostituibile compito di formatrice di minori sia a livello di scienze umane sia a livello di bontà e virtù, “segni efficaci” per la costruzione di un “nuovo amore familiare” a misura di creature umane e di onestà.
Il prezioso dipinto resta, pertanto, per tutte noi, che stiamo vivendo un momento di grazia e di lode a Dio per la divina benevolenza di questi 100 anni di vita della Congregazione, in gradito “dono” che conserveremo a imperitura memoria dell’evento giubilare.
Alla carissima Prof. Nunzia, la Congregazione, grata, formula fervidi voti di speciale e materna benedizione della Regina del Rosario di Pompei e del Beato Bartolo Longo.  

(Autore: Concetta Fabbricatore)

*Attività del Centenario
La storia di Pompei, del suo Fondatore e delle Opere sta facendo “il giro delle case”
La storia attraverso le immagini: è questo il titolo della conferenza itinerante che il Dott. Nicola Avellino sta tenendo nelle nostre case per illustrare la vita del Fondatore e delle Sue opere.
Ciascuna casa sta accogliendo l’iniziativa con entusiasmo e approvazione ritenendola fattiva specie per la immediatezza delle notizie che scorrono insieme alle diapositive sullo schermo gigante.
L’attività che rientra nel quadro programmatico delle attività del Centenario si è già concretizzata in diversi incontri: a Pompei, presso la comunità di Parrelle, alla Scuola Magistrale e Media S. Caterina da Siena, a Maiori, Paola e Santa Maria Capua Vetere.
Specie fuori Pompei, l’interesse per la storia di Bartolo Longo è stato evidente, d’altra parte non a tutti era nota la sequenza dei fatti storici raccontati.
Gli incontri che stanno avvenendo  a tutti i livelli di età e di cultura stanno facendo registrare un vero successo ed in ogni casa ci si è trovati di fronte un uditorio attento e interessato all’ascolto della meravigliosa storia di Pompei.

(Autore: Ermelinda Cuomo)
Non Cimeli ma Segni di Fede

“Conservati per anni gelosamente nell’Archivio della Congregazione, oggi finalmente, stanno rivivendo il loro tempo oggetti ed effetti appartenuti al Fondatore”
Quando si arriva a Pompei si è attratti dalla sagoma agile di un campanile; lì batte il cuore della cittadina: è il Santuario, con la presenza della Mamma di tutti noi.

L'emozione di trovarsi in un posto dove tutto parla di amore e di grandiosità riporta a colui che ne è l'anima: il fondatore Bartolo Longo.
La maestosità del santuario e delle Opere annesse sono la testimonianza di un cuore e di una mente geniale e santa: lì "Uomo della Valle", l'innamorato di Maria, l'ideatore di tutto.
Nel Santuario, accanto alla Regina del Rosario, si è invasi di pace e di serenità e il cuore afflitto trova la speranza.
Anche nei corridoi vibra un'atmosfera suggestiva e coinvolgente, resa tale anche per gli ex-voto numerosissimi e vari.
Inoltre, al visitatore-pellegrino non può sfuggire una bacheca che, allestita per l'occasione delle celebrazioni del 1° Centenario delle Suore "Figlie del S. Rosario di Pompei", mostra una testimonianza affettuosa al loro fondatore. Nella bacheca con i ricordi del Beato fa da sfondo un pannello ideato da Madre Valeria Torelli. il Beato Bartolo Longo.
Ci si interroga sulla singolarità di questo personaggio fondatore di una Congregazione di Suore, mentre ci si accosta quasi con raccoglimento per osservare quanto vi è esposto.
Alcune foto inedite di Bartolo Longo, un Crocifisso bellissimo e una corona di sua proprietà donati alla Congregazione, una copia delle Costituzioni, annotate di sua mano, alcuni suoi scritti, due bozzetti di bronzo per un eventuale monumento da collocare nelle nostre case, una foto della Contessa De Fusco con il quadro di Santa Caterina donato alle Suore e altre stampe che illustrano le attività della Congregazione e del Centenario.
Si sosta assorti davanti a questa testimonianza centenaria e noi "Figlie del S. Rosario di Pompei" eleviamo riconoscenti la lode al Signore per tutti i benefici concessi alla Congregazione in questi 100 anni di apostolato a favore dei bisognosi.

(Autore: Ermelinda Cuomo)

*Preghiera per il Centenario

Per la ricorrenza giubilare della nostra famiglia religiosa, S. Ecc.za Mons. Francesco Saverio Toppi, Pastore della nostra Chiesa, ha composto una preghiera alla Vergine Maria.
Mons. Francesco Saverio Toppi, accogliendo l'invito rivoltogli dalla Madre Generale, con francescana letizia, ha affermato che avrebbe dovuto pregare molto prima di donarci un testo per la preghiera.
Quest'ultima affermazione mi ha fatto pensare subito al Beato Bartolo Longo che componeva la Novena di Impetrazione in ginocchio, davanti all'Immagine della Vergine, e, ogni qualvolta una lacrima gli rigava il viso, aveva la certezza che l'espressione era a lei gradita.
Questo il nostro Vescovo l'ha sperimentato, probabilmente ai piedi del Tabernacolo presente nel suo studio.
Ed infatti, venuta alla luce, questa preghiera si è rivelata un capolavoro che sprigiona da ogni suo accento esultanza, ebbrezza di spirito: Per poter far gustare al lettore pienamente la profondità del canto riportiamo sotto il testo integrale della Preghiera del Centenario.
Durante la celebrazione di apertura del nostro Centenario il Vescovo ha commentato la preghiera nell'omelia da lui tenuta durante il canto dei vespri.
Seguendo il testo alla mano ci ha guidato illuminandoci sul senso profondo delle varie espressioni.
Purtroppo Mons.F.S.Toppi mentre commenta la preghiera scritta per il Centenario.n possiamo riportare l'intero commento, ma ne sottolineiamo i passi più salienti.
Il Vescovo ha cominciato ritenendo un'indicazione senz'altro provvidenziale la felice coincidenza dell'inizio del I Centenario con i Vespri della Santa Famiglia, il 28 dicembre 1996.
E si chiede: "che cos'é la Congregazione delle Suore Domenicane del S. Rosario se non una copia vivente della Santa Famiglia?". Ci invita, quindi, ad essere note armoniose del Magnificat di Maria in modo sempre più pieno, più sonoro, più traboccante di gioia comunicativa e contagiosa.
Sul nome "Figlie del S. Rosario" egli si sofferma in modo particolare definendolo un nome quasi curioso ma certamente ispirato da Dio mediante il carisma espresso nella fondazione della Congregazione.
Il Beato Bartolo Longo, egli dice, trasmise alle sue Figlie il suo spirito che è tutto impregnato, intriso, "inzuppato" del Rosario. E a questo punto, attraverso i misteri gaudiosi, si unisce a noi nel chiedere a Maria la gioia che sprizza dal S. Natale, dalla visita di Maria a Santa Elisabetta ma soprattutto, la felicità di avere GesSua Ecc.za Mons. Francesco Saverio Toppi con le Suore Domenicane di Pompei.ù in mezzo a noi realizzata con l'Incarnazione.
Parlando dei misteri dolorosi, il Vescovo ci ricorda che il Beato Bartolo Longo ci ha insegnato a mettere la nostra mano nella mano di Maria e, con il Rosario in mano, aiutare lo Sposo crocifisso con umile e generoso servizio nelle sue membra bisognose e sofferenti.
Poi con gioia abbiamo accolto l'invito a riflettere sui misteri gloriosi. La vita religiosa è stata definita come una profezia della felicità del cielo, come paradiso sulla terra.
Concludendo il nostro Vescovo prega per noi così: "Mamma dolcissima, sono Figlie del Rosario di Pompei, tue figlie, nostre sorelle e nostre madri, coprile con il tuo manto, chiudile nel tuo cuore, comunica loro il tuo spirito, fa che siano trasparenti di quella felicità che ci attende in cielo".
Miglior commento non si poteva fare ad una preghiera così bella! Più che commento è una preghiera sulla preghiera perché, al nostro Vescovo, piace comunicare i suoi pensieri così.
A lui esprimiamo un sentito grazie per averci fatto un dono così grande. A noi l'impegno di vivere e testimoniare la gioia di appartenere a Cristo.  

(Autore: Luisa De Maio)
Preghiera per il Centenario
Vergine Maria, Madre nostra dolcissima!
In questo Centenario della nostra Congregazione, veniamo a te,
per chiederti di renderci quali ci vuoi,
quali ci ha pensato il Beato Bartolo Longo.
Siamo "Figlie del S. Rosario di Pompei":
ottienici di esprimere nella vita,
ciò che proclamiamo con il nome.
Come Suore Domenicane, portaci ad attingere
da San Domenico e da Santa Caterina da Siena
quella sapienza che ci dà di sperimentare

come ci ama il Signore
con il dono della consacrazione religiosa.
Comunicaci l'esultanza del tuo spirito,
di cui era traboccante il nostro Fondatore;
rendici note armoniose del tuo "Magnificat"
per la lode di Dio
e l'edificazione di quanti incrociano ilo nostro cammino.
Il santo Rosario,
con la contemplazione quotidiana dei Misteri,
ci istilli la bellezza e la gioia dell'ideale abbracciato.
Chiedi, o Maria, al Padre celeste
di compiere per i Misteri Gaudiosi la tua opera:
mettere Gesù in mezzo a noi,
stimolandoci a vederlo
e ad amarlo l'una nell'altra,
così da essere un cuor solo ed un'anima sola.
Accompagnaci, o Madre, con i Misteri Dolorosi,
a seguire lo Sposo Crocifisso sulla via del Calvario,
aiutandolo con umile e generoso servizio
nelle sue membra bisognose e sofferenti.
Vergine del Cenacolo,
vieni tra noi
e prega con noi nei Misteri Gloriosi,
perché lo Spirito Santo,
faccia splendere nella Chiesa la vita consacrata
come una trasparenza luminosa del Signore Risorto
e una profezia della felicità del Cielo.
Il Consolatore promesso
riversi nei nostri cuori "Fiumi d'Acqua Viva" che,
sulla scia del beato Bartolo Longo,
ci sospingano senza soste al passo della storia
e ci portino a compiere fedelmente
il disegno amoroso del Padre sulla nostra Congregazione.

*Il Segno della Riconoscenza
A
gli artisti è stato sempre affidato il compito di essere divulgatori dei messaggi.
Oggi, più che mai, specie perché l'informazione si basa sull'immagine, la Congregazione non poteva esimersi dal dare una testimonianza tangibile della riconoscenza che le suore nutrono verso il Beato diffondendone il suo messaggio di carità.  
Tra le iniziative promosse dalla Congregazione e volte a testimoniare la devozione e la riconoscenza per il Beato  Fondatore della Congregazione, si annovera quella di erigere un monumento in Suo onore.
Il progetto, coltivato da lungo tempo, è quello di collocare una statua del Beato Bartolo Longo in ogni Istituto  dove operano le Suore da Lui fondate.
Lo studio del gruppo monumentale è stato affidato a due artisti; essi, secondo la propria interpretazione, hanno realizzato i bozzetti di bronzo, uno dei quali diventerà il monumento. Gli artisti interpellati sono: Attilio Musto, francescano, già noto ai pompeiani per il monumento a Massimiliano Kolbe e Enzo Scatragli di Castiglione Fiorentino (Ar).
Il gruppo scultoreo è costituito da Bartolo Longo, da una suora e da due bambini.
Il Beato consegna alla Suora, posta davanti a Lui, il rosario che rappresenta il primario mandato del Fondatore alle Madri.
L’unione del “Gruppo” è realizzato da due bambini quelli che Bartolo Longo volle ricoverare nelle sue opere.
In entrambe le sculture viene tradotto in chiara grafia il senso della protezione da parte di chi accoglie questi piccoli abbandonati e, in particolare, il loro affidamento alla “suora-madre” per “la cura, l’educazione e l’istruzione delle orfanelle di qualsiasi paese e nazione,… delle fanciulle   del popolo pompeiano…”  (Costituzioni 1904).
Bene raccontano questa storia gli studi dei due artisti e, sicuramente, creano nell’animo di chi osserva le sculture, un’emozione per la chiarezza del messaggio e l’efficacia del simbolismo.
La figura di Bartolo Longo, in ciascuna opera, viene esaltata secondo due chiavi di lettura differenti.
Nel primo bozzetto, quello realizzato da Padre Tarcisio, il Fondatore, in tono silenzioso e dimesso, in atteggiamento ricurvo, collega il suo sguardo con quello degli elementi posti in basso: la suora ed i bambini.
Sembra che tra i personaggi di questa storia non vi sia comunicazione a “Voce alta”: tutto è scontato ed   accettato. La suora che attende dallo sguardo del beato il suo mandato, ascolta il silenzio di chi le affida le piccole anime.
L’atteggiamento non del tutto genuflesso è segno di condivisione più che di incondizionata accettazione del mandato; “la madre” accetta il progetto del Beato e si pone  già al lavoro quando Egli le consegna la bambina. Infatti, i tre elementi: Bartolo Longo – suora – bambina realizzano un tutt’uno non disgiunto del quarto elemento: l’altro bambino.
Anche a quest’ultimo nel monumento viene data la sua primaria importanza. Dunque i quattro soggetti sono strutturalmente uniti tra loro e ciò, per simboleggiare l’unitarietà dell’intento e del pensiero.
Le “madri” erano tali in senso assoluto della parola: i ricoverati, i fanciulli pompeiani, non venivano distinti in ordine alla provenienza, né al sesso. E non solo questo vuole esprimere lo scultore Musto il quale parla di questa sua opera come occasione felice per rileggere gli scritti del beato Bartolo Longo e per esprimerGli il suo plauso per quanto ha dato alla gioventù abbandonata.
Enzo Scatragli ha, anch’egli, fatto parlare in maniera vibrante la sua materia. Il Fondatore dall’alto della sua esperienza, nella saldezza della sua volontà di assistere i bambini abbandonati, si mostra più sicuro di sé; l’affidamento del mandato scaturisce da una conoscenza del problema. Ciò trova conferma, infatti: “il sottoscritto Bartolo Longo si recò dapprima a Genova… poi a Torino,… infine a Bologna… e ciò  nell’intendimento di affidare ad un istituto religioso del Terz’ordine del Rosario, a cui i Fondatori appartengono,… per avere essi un braccio ed un aiuto potente nel dirigere le varie Opere intraprese” (Cost. 1904).
Ecco che l’affidamento della bambina alla suora è cosa fatta, d’altronde, proprio come nei disegni della Provvidenza. Nella scultura viene data molta importanza al gesto della consegna del Rosario alla Suora da parte del Beato il quale, con quest’arma potente, realizza l’unione tra i personaggi. Scatragli che ha mirabilmente concretizzato questo pensiero, anche questa volta, ha sentito il materiale e lo ha “trasformato” in un’efficace forma plastica, realizzando un morbido complesso monumentale dalle forme classiche.
Esso esprime in maniera forte il senso del mandato ed il valore del messaggio educativo e affettivo insito in una ben delineata figura di “madre acquisita”; quest’ultima per come si prostra ai piedi del
Beato, indica che ha già accettato l’incarico di accudire, quasi senza chiederne spiegazioni, il bambino ricoverato nelle Opere pompeiane. Di qui il messaggio carismatico ed il simbolismo storico che contraddistinguono la Congregazione.
Tra gli elementi un’ulteriore unione: non solo negli sguardi, ma anche gestuale.
Il concetto di protezione dei due: padre e madre, è stato espresso anche nel bozzetto dello Scatragli, allorquando ha posto la mano di Bartolo Longo sul capo del bambino; inoltre, anche qui,   il gesto di “armare” la mano della suora con la corona esprime tutta la potenza del discorso pompeiano. È questo il monumento che le Suore “Figlie del S. Rosario di Pompei” vogliono erigere in onore del loro Fondatore  ritenendo di aver interpretato anche il pensiero dei molti devoti dell’opera pompeiana. Infine, ma non da ultimo, tra le iniziative volte a “fermare” l’immagine monumentale in una espressione artistica di cui molti ne potranno fruire in maniera diretta, verrà coniata una medaglia commemorativa, ricordo dei cento anni di fondazione della Congregazione.

(Autore: Prof. Mario Avellino)

*Apertura Anno 100° nelle Comunità

Apertura Anno Centenario nella Comunità di Santa Maria Capua Vetere (CE)
Incontrarsi è una gioia grande e noi l’abbiamo vissuta il 28 dicembre, festa di apertura del Centenario a Pompei. L’attesa è diventata febbriciante; sembrava che il giorno non arrivasse mai. Ed ecco a Pompei tra saluti e abbracci ci siamo riviste dopo tanti anni, sembravamo tante rondini alla ricerca dei rondinini. Caricate dall’entusiasmo ci siamo preparate per celebrarlo nella nostra comunità parrocchiale di Santa Maria Capua Vetere.
Ci ha onorato la presenza del nostro pastore Sua Eccellenza Mons. Luigi Diligenza che con il
parroco don Rosario Ventriglia, don Girolamo e Padre Antonetti hanno reso più solenne l’avvenimento.
Ad animare la celebrazione abbiamo invitato le Novizie ed alcune Juniores sotto la guida vigile di Madre Angelica e di Sr. M. Luisa. Durante l’Omelia Sua Eccellenza ha lodato lo Spirito Santo che, nella Chiesa, lungo i secoli, ha suscitato anime sante e grandi come: S. Gregorio Nazianzeno e S. Basilio.
A Pompei ha suscitato il beato Bartolo Longo, un laico che ha fondato la nostra Congregazione. “Lode allo Spirito Santo – egli ha detto – per i loro cento anni di vita, per il bene operato, per le cure e il sollievo dati a tanti orfani in questo secolo.
“Suore Domenicane”: come non pensare allo Spirito di Santa Caterina da Siena che ha saputo così bene attingere dalla contemplazione la sua grande operosità di servizio per il bene delle anime? E a questo grande spirito che si è ispirato il Beato nel fondare le sue suore.
Come vescovo di Capua voglio ricordare il maestro e guida spirituale di Santa Caterina: il Beato Raimondo da Capua, che a sua volta era discepolo e figlio spirituale di Santa Caterina, “Figlie del S. Rosario”: il Rosario che esse hanno come titolo sia la loro forza, la loro difesa, il loro scudo, la loro gioia.
Toccante è stata la preghiera del Centenario recitata da tutte noi dopo la S. Comunione.
Alla fine della celebrazione ci è stato richiesto dai presenti la preghiera per recitarla.
Dopo la celebrazione Eucaristica il presbiterio è diventato un teatro e le novizie ci hanno fatto gustare alcuni canti. Molto belli e suggestiva è stata la danza coreografica del Magnificat. Ha toccato il cuore di tutti ed il Vescovo, che aveva deciso di andare via, ha voluto rimanere in mezzo a noi fino alla fine. Non posso non menzionare la poesia “O Presepe” recitata da Suor Maria Aurelia e la scenetta comica” Vincenzo De Pretore”.
Ancora oggi sentiamo commenti di congratulazioni e ringraziamenti per quei momenti di gioia e serenità.  Un grazie sentito e riconoscente va a Sua Eccellenza e al nostro Parroco che hanno voluto onorarci con la loro presenza e ci aiutano a vivere la nostra vocazione come dono da donare a chi ne ha bisogno.  

(Autore: Palmina Saccone)
Apertura Anno Centenario nella Comunità di Manila (Filippine)
Festeggiato l’8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione che precorre la festa più bella dell’anno: la natività del Signore.
L’alba del grande giorno si annuncia incerta: il sole a stento fa capolino tra grosse nuvole cariche di pioggia. Dentro, però, è tutto luminoso: noi suore, entusiaste per il grande avvenimento che abbiamo voluto anticipare sulla data dell’apertura a Pompei, siamo gioiose, per il traguardo raggiunto dalla Congregazione dove le giovani cominciano a muovere i primi passi e avvertiamo, vigile e costante, la protezione di “Mama Mary”.
La cappella non contiene tutti gli invitati e l’altare è stato allestito nel grande cortile. Per prudenza, la numerosa assemblea, è riparata da un enorme ombrello offerto dal Corpo dei Vigili del fuoco.
La Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal Padre Provinciale dei Domenicani, Fr. Quirico Pedrego, assistito dal parroco della Parrocchia del Monte Carmelo e dai sacerdoti che curano la formazione delle suore e delle novizie, postulanti e aspiranti, inizia alle ore 9 a.m.
I concelebranti escono processionalmente dalla casa, mentre Suor Maria Rosangela traccia un breve profilo della vita del Beato Bartolo Longo; segue la benedizione e lo scoprimento di
un’immagine del Fondatore.
La S. Messa è animata dal coro delle nostre giovani. Al termine viene letto il messaggio benedicente ed augurale inviato dal Cardinale Sin. Gli amici delle suore, i genitori dei bambini, le Congregazioni presenti sul territorio fanno festa con noi. Il tempo scorre velocemente e giunge l’ora del pranzo: abbiamo preparato per gli invitati un self service, secondo il costume filippino.
Tra le tante persone partecipanti alla festa sono presenti anche cento bambini del villaggio ai quali è riservato un pacco dono ciascuno.
È quasi Natale e con i nostri risparmi vogliamo rendere felice chi è solo o è nell’indigenza. Sono quasi le 22.00 p.m.; e la festa continua tra canti, danze, preghiere.
Al termine una sorpresa per tutti coloro che sono intervenuti: una corona del Rosario, un’immagine del Beato Bartolo Longo con una breve biografia ed un fascicolo che illustra il Carisma vissuto, giorno dopo giorno da ciascuna Suora.
Apertura Anno Centenario nelle Comunità dei Centri Educativi
La famiglia pompeiana si è riunita con la Madre Generale, le suore di Casa Madre, SPasquale ha pregato una decina del Rosario.uperiori, educatori ed educatrici, in Basilica il 31 gennaio per unirsi in preghiera in occasione del I° Centenario della Congregazione.
Grandi e piccini si sono stretti attorno al trono della Mamma anzitutto per manifestare la loro gratitudine, ma anche per implorare grazie e benedizioni per coloro che con grande abnegazione curano la loro formazione.
L’incontro ha avuto inizio con una preghiera alla Madonna da parte di una suora per implorare aiuto e forza nell’esplicare il difficile compito affidato dal Beato Bartolo Longo alla Congregazione e da parte di una ragazza per ringraziare Maria di aver posto accanto a loro le Suore Domenicane, che quali madri premurose, le accolgono, le educano e le preparano Rita mentre recita un mistero del Rosario. ad affrontare la vita.
È seguita poi la danza del ringraziamento, eseguita dalle novizie, quindi si è dato inizio alla recita del S. Rosario preparato con cura dai ragazzi dei Centri Educativi..
Ogni mistero è stato preceduto da una breve riflessione e la preghiera litanica sostituita da
invocazioni tratte dagli scritti del Beato.
Il Prelato poi ha voluto farci dono della sua entusiasmante parola che è stata di apprezzamento per l’opera svolta dalle Suore e di supplica alla Madonna perché “venga a parlarci di Gesù, del suo amore affinché Pompei possa essere un faro di luce per l’umanità”.
Al termine dell’incontro tutti si sono trasferiti nel corridoio della Cappella Prime Comunioni per un mo
mento di conviviale fraternità. E dopo la preghiera... è ancora festa per tutti..

L’impegno che tutti gli alunni dei Centri Educativi hanno profuso per preparare sia la preghiera, sia i canti, tra cui l’inno del Centenario, è stato davvero degno di lode. Non è stato difficile cogliere, dai volti luminosi di grandi e piccini, la gioia e l’entusiasmo che vi traspariva.
È bello ritrovarsi insieme soprattutto quando il motivo che ci spinge a farlo non è altro che un sentimento di riconoscenza  e di gratitudine verso chi si prodiga instancabilmente per noi. È stata una festa di famiglia; la grande famiglia pompeiana che, sulle orme del Fondatore , vuole continuare ad essere “ Trasparenza luminosa dell’amore di Dio” nel mondo.

*Ricordo di una festa
Presenza di “grazie” delle Suore di Pompei nella Diocesi di Capua
“Testimonianza ed Augurio”
(Così è intitolata la lettera affettuosa che ci ha inviato S. Ecc. Mons. Luigi Diligenza Arcivescovo di Capua, per l’occasione della festa centenaria della nostra Congregazione che si approssima. Riconoscenza e stima).
Nell’atmosfera celebrativa del I Centenario delle Suore Domenicane del Santo Rosario di Pompei, è per me motivo di gioia rendere testimonianza della presenza di “grazia” della Comunità delle Suore di Pompei nella nostra Chiesa locale, nell’antica Capua legata poi da secoli al dolce nome di Maria: S. Maria Capua Vetere.
Il rinnovamento della vita religiosa voluto dal Concilio Vaticano II, e perseguito con tenacia dalla nostra chiesa, ha trovato ampia disponibilità nella Comunità delle Suore di Pompei di S. Maria.  
Il rinnovamento delle strutture, “stabile immenso” donato da Mons. Giovanni Aveta e dalle due sorelle Anna ed Adelina, è l’espressione esterna del cammino interiore percorso dalle singole Religiose e dalla Comunità intera.
Attive nella vita dell’USMI diocesana, le Religiose hanno partecipato con assiduità ai ritiri mensili e alle altre iniziative formative promosse dalle Religiose e dai vari Uffici di Curia.
Il rapporto educativo con i fanciulli della Scuola è risultato ricco ed efficace, come i rapporti con le giovani in Casa e nelle attività parrocchiali, nelle quali sono state non solo inserite ma anche animatrici con soddisfazione del Parroco ed edificazione dei fedeli.
Ovunque hanno fatto sentire la presenza di Maria e la bellezza del S. Rosario.
L’Augurio
Formulo l’augurio con le parole del Concilio.  
Nella celebrazione dell’Anno Centenario soprattutto: “cerchino ed amino Iddio che per primo ci ha amati (cfr. 1 Gv 4,10).  
E in tutte le circostanze si sforzino di alimentare la vita nascosta con Cristo in Dio (cfr. Col. 3,3), donde scaturisce e riceve impulso l’amore del prossimo per la salvezza del mondo e l’edificazione della Chiesa” (PC 6).

                                                                   
      † Luigi Diligenza
                                                    Arcivescovo
Ricordo di una grande festa
Per chi vive a Pompei, forse è un fenomeno quasi quotidiano trovarsi nel Santuario della Beata Vergine popolato di fedeli, e, in alcuni periodi dell'anno, di scolari spesso vocianti e chiassosi che attraversano distrattamente le navate.
Ha ben altre impressioni chi arriva da lontano, dove le chiese sono quasi sempre deserte. Arrivare
poi in un giorno particolare e imbattersi in un Santuario gremito di Suore, giunte a Pompei da tutte le case della Congregazione, non è di tutti i giorni.
Grande festa il 28 dicembre a Pompei per l’apertura del primo Centenario di fondazione della nostra Famiglia religiosa: “Figlie del S. Rosario di Pompei”.
Giorno memorabile dunque, nel quale abbiamo avuto la gioia di incontrarci, prima nel Santuario per la celebrazione dei Vespri, solenni in ogni particolare, poi ad ascoltare le parole toccanti, profonde e ricche di fervore del nostro amato Arcivescovo Mons. Francesco Saverio Toppi, funzione ancor più solenne allietata dalla voce melodica di M. Neve che animava la liturgia con il canto.
Abbiamo goduto di una gioia intima e pianto di commozione silenziosa nel gustare il canto che ha pervaso direttamente il profondo dell’anima.
Mentre ero in preghiera, non so perché, immaginavo di vedere il nostro Beato Bartolo Longo, vicino alla colonna, suo angolo preferito, a pregare nel profondo silenzio, la sua amata Regina. Lo vedevo incedere solenne, sotto il peso degli anni, entusiasta e fervoroso, tra le “Sue Suore” per applaudire, compiacersi e incoraggiare il lavoro svolto in questo lungo arco di tempo.
Cento anni di storia trascorsi nell’assiduo e difficile lavoro di amare, educare ed istruire come “nostri figli” chi soffre delle conseguenze della povertà della nostra società. Compito affidatoci nel lontano 1897, ma sempre attuale.

Il caro  Beato godeva immensamente quando le feste da lui preparate riuscivano bene e facevano invidia ai suoi contemporanei anche se talvolta si scatenavano i fenomeni atmosferici che compromettevano la riuscita della cerimonia.
Dopo l’incontro spirituale ci siamo riunite, per uno scambio di fraternità, gioia, comunione, in un’agape accuratamente preparata per accogliere superiori, amici e tutti i convenuti a far festa con noi.
Auspichiamo che il lavoro che si svolgerà in quest’anno 1997, sia ben accolto da tutti e sia benedetto da Dio, dalla nostra Mamma del Rosario e dal Beato Bartolo Longo. Nella grande esultanza, dunque, del Primo Centenario della nascita della Congregazione delle Suore Domenicane “Figlie del S. Rosario di Pompei”, vogliamo augurare che il cammino di ogni suora, di ogni comunità, vissuto come sequela trasformante del Cristo, si apra sempre più alla gioia e alla speranza di un domani migliore.
 (Autore: Nazarena Libonati)

*Intervista a Sr.M. Ippolita nel I Centenario della Congregazione
Suor Maria Ippolita Falcicchio nel 1° Centenario di fondazione della Congregazione ricorda il Beato Fondatore
Una carrellata di memorie autentiche sulla vita del Beato Bartolo Longo e sul suo rapporto con la gioventù accolta nelle Opere ci giunge, questa volta, dalla voce di Angelina Falcicchio, ora Suor Maria Ippolita, domenicana delle Suore del S. Rosario di Pompei.
Siamo di fronte alla testimonianza di chi ha vissuto questo rapporto come stato di fatti e si ritrova oggi, a 83 anni, a riprendere il filo del discorso nei particolari più minuti della quotidianità, quelli che, vissuti nell’infanzia, incidono senza possibilità di equivoci, sul processo di sviluppo e di formazione della personalità.
"Fummo ricevuti da Bartolo Longo e dalla Contessa Marianna de Fusco, nell’aprile del 1921: io, mia sorella Teresa e mio fratello Giuseppe, il quale aveva solo quattro anni, accompagnati dai nonni paterni Rosa-Antonia e Giuseppe".
Così ha aperto il nostro colloquio Sr. Maria Ippolita, nata a Ferrantina in provincia di Matera, l’8 dicembre del 1914. La religiosa, come vedremo, permetterà con mente lucida e cuore sereno di inoltrarci nella sua esperienza pompeiana, riconducibile a quelle di tanti altri. A distanza di
quattro giorni l’uno dall’altro, Angelina Falcicchio perse i genitori, vittime dell’epidemia della "spagnola" e con lei rimasero orfani Teresa e Giuseppe.
"Per entrare negli Istituti, chiarisce, occorrevano dei documenti: Bartolo Longo per evitare che i miei nonni fossero costretti a riportarci indietro, ci affidò alla ospitalità della famiglia di Maria Cappelli.
Qualche difficoltà nacque, però, per mio fratello Giuseppe; il Direttore dell’Istituto, infatti, non voleva accoglierlo, perché orfano della natura e non della legge, come prevedeva il regolamento.
L’ostacolo venne superato grazie alla disponibilità d’animo della Contessa Marianna, la quale insistette, presentando Giuseppe come suo nipote".
L’accento di Sr. Maria Ippolita si infervora nel ricordo di questo particolare, che conferma la profonda umanità della Contessa: Giuseppe è rimasto a Pompei per 18 anni, si è introdotto nella società civile come ispettore di dogana, si è sposato con figli, tutti laureati.
"Bartolo Longo era fra noi un po’ sempre e un po’ dovunque: veniva ad esempio mentre consumavamo il pranzo, nel refettorio, dove ora c’è la Cappella dei Matrimoni; sedersi tra noi, assaggiare dal nostro piatto il cibo, bere negli stessi nostri bicchieri erano gesti consueti, che in quei momenti rendevano familiare la sua presenza. Altri momenti significativi si ricollegano alle festività: il 24 agosto, suo giorno onomastico, era una giornata speciale, dove protagonisti principali eravamo proprio noi delle scuole impegnati a manifestare i nostri auguri con canti, scenette, danze.
Bartolo Longo era felice e manifestava concretamente questo suo stato d’animo condividendo il momento della cocomerata finale, quando dava a ciascuno di noi un piccolo cocomero. Alla festa della Madonna delle Grazie, l’incontro avveniva nel palazzo di Bartolo Longo: qui ci faceva vedere l’illuminazione, ascoltare la banda, assistere allo spettacolo pirotecnico, mentre distribuiva dolcetti".
La loquacità della nostra domenicana non si esaurisce, anzi prende sempre più forza per il rincorrersi stesso dei ricordi, che alternano i momenti di vita comunitaria a quelli che via via la condurranno verso la vocazione e l’assunzione sempre più qualificata di responsabilità personali.
La figura di Bartolo Longo si ripresenta nel suo racconto: "Nelle festività di Natale e di Pasqua, egli riceveva rispettivamente da noi l’uovo di zucchero e quello di cioccolato, che ci regalava la signora Fortunatina Auricchio, che abitava di fronte alla stazione della Circumvesuviana di Napoli". Ai ricordi lieti si associano quelli della riconoscenza, che scaturiscono, poi, quando muore la Contessa, nel febbraio del 1924 e due anni più tardi lo stesso Bartolo Longo: "Abbiamo pianto ambedue in prima persona, io, i miei nonni, mio fratello e con noi c’erano tutti i pompeiani".
Se Pompei era ed è quella che viviamo in tutti i suoi aspetti, il merito ed il debito di gratitudine va a queste due figure che, interagendo fra loro, sorrette dalla fede e dall’amore erano riuscite a creare un sodalizio operante nel tessuto della città ed all’interno delle opere sociali.
"Sentimmo l’assenza di Bartolo Longo in ogni nostro oggetto, in ogni luogo: entrando in Chiesa ci mancava la sua presenza sotto il pulpito nei pressi dell’Altare di San Michele, a sinistra c’erano le suore ed a destra noi orfanelle. Ci mancava la sua voce che recitava il Rosario, il suo sguardo e ci mancavano anche certe sue sollecitudini. Se durante la preghiera sentiva tossire qualcuno di noi, subito mandava le caramelle. È capitato anche a me di tossire e di riceverle (mandò al posto mio il segretario), avvertendo una sensazione di piacere che mi sembra di sentire ancora adesso".
Bartolo Longo aveva condiviso in poche parole tutto l’itinerario delle piccole creature che le opere accoglievano, fermando in quelle esistenze esperienze affettive, culturali, religiose: era il padre- protettore non relegato dietro una scrivania sconosciuto alla quotidianità, ma colui che circolava, che presenziava, che distribuiva la sua protezione costante: "Nel 50° della venuta della Madonna, siamo nel 1925, Bartolo Longo fece coniare delle medaglie d’argento: ci attese alla fine della funzione e ce la consegnò personalmente. Anche io l’ebbi dalle sue mani".
La vita di Sr. Maria Ippolita all’interno dell’Istituto, il 29-9-1940 è segnata dalla sua definitiva risposta al Signore: ella pronuncia il suo "Sì" alla presenza di Mons. Rossi e della Madre Generale, Colomba Mazza.
Da quel momento si consolida il suo contributo attivo nel contesto di attività di gestione impegnate e responsabili: ancora oggi, è nel pieno delle sue energie, è la suora responsabile del reparto nel quale vengono accettati, riordinati gli abiti da sposa, da comunione e cresima, che molti fedeli offrono al santuario: è un settore delicato, aperto alle pubbliche relazioni, che la nostra suora continua a gestire in tutti i suoi momenti, ivi compresa la parte amministrativa contabile.
Un record eccezionale che deve trovare la sua linfa nella personalità stessa dell’interessata, vigile negli interessi spirituali ed attiva nelle manifestazioni esistenziali.
A questa sua presenza, a questa sua diretta testimonianza, Sr. Maria Ippolita ha ritenuto di dover aggiungere, citandone i nomi, quelle di altre consorelle che come lei conobbero Bartolo Longo e costituiscono un ulteriore segno di edificazione: sono le sorelle Perillo di Pompei, che andavano spesso a casa di Bartolo Longo a portargli la frutta fresca e le primizie di stagioni.
Erano ambedue figlie di "masto" Peppe Perillo, falegname nell’Istituto Bartolo Longo: ambedue sono diventate Suore Domenicane, Figlie del SS. Rosario di Pompei, Sr. Maria Anastasia, che ha raggiunto il Padre nel cielo e Suor Maria Giuliana, che continua ad operare presso le consorelle ammalate.
"A me, a Suor Giuliana si uniscono Sr. Maria Letizia, Madre Enrica e Madre Filomena".
Una schiera non esauriente, né completa, quella visibile, forse, perché essa riassume in toto il percorso educativo ed esistenziale, che le interessate hanno vissuto fra le navate della Basilica o nelle camerate o nelle aule o nei diversi campi di attività operanti nel Santuario, a diretto contatto con Colui, che queste stesse testimoni della sua opera hanno avuto la fortuna di vederlo Beato, prossimo santo.
(Autore: Luigi Leone)

*Giosy Cento in memoria del Fodatore

Bartolo Longo Testo di Giosy Cento

La memoria del Fondatore nell’anno centenario è fondamentale per rivisitarne il carisma a attualizzarlo secondo le esigenze dei nostri tempi. La memoria del passato, quando è vera, è sempre orientata al futuro. È animato da questo spirito il testo del canto che insieme ad altri fa parte di una cassetta che l’Autore ha dedicato alla Madonna di Pompei.

Uomo non sai dove Dio ti condurrà,
quali le strade infinite Lui ti aprirà.
Pensi di vivere da solo e consacrarti solo a Lui,
ma un orizzonte infinito a Pompei ti condurrà.
Ora lo sai il tuo Dio ti vuole qui,
dove c'è fame di Cristo e di carità.

Sulle tue labbra il Rosario, il coraggio e la verità,
la Madonna nel cuore con amore ti guiderà.

Rit.) Povero uomo tu senti tutto il tuo niente,
Bartolo Longo per noi fratello di fede,
guidaci insieme a Maria su strade
moderne di carità.

I sogni tuoi come il seme di Dio
crescono vivono solo per la carità.
Padre di figli infiniti regalati dal Signore,
povero figlio del cielo ora vegli da lassù.
Rit.) Povero uomo tu senti tutto il tuo niente,
Bartolo Longo per noi fratello di fede,
guidaci insieme a Maria su strade
moderne di carità.

Povero uomo tu senti tutto il tuo niente,
Bartolo Longo per noi fratello di fede,
guidaci insieme a Maria su strade
moderne di carità.

*Le Suore di Pompei versi il Terzo Millennio
I primi cento anni di vita dello straordinario percorso della Famiglia Religiosa femminile, voluta dal Beato Bartolo Longo. Un convegno di studi per coniugare insieme fedeltà al carisma del Fondatore e fedeltà all’oggi della Chiesa nelle mutate condizioni sociali del mondo contemporaneo.
"Suora nel 2000 a Pompei": che cosa significa esserlo stata fino a questo momento, doverlo essere, tenendo presente la fase di riflessione retrospettiva e prospettica che la Congregazione delle Suore Domenicane, "Figlie del S. Rosario di Pompei", fondata dal Beato Bartolo Longo nel 1897, ha vissuto attraverso il Convegno (25-26-27 Aprile), organizzato nell’ambito della ricorrenza del suo primo Centenario sul tema: "Le Figlie del Rosario di Pompei – Spiritualità ed azione in cento anni si storia".
La pausa religiosa, culturale e critica interna ai lavori ed alle relazioni del Convegno può essere considerata nel duplice aspetto di atto dovuto di riconoscenza e di gratificazione a tutte le religiose, che nel tempo si sono avvicendate nell’apostolato educativo pompeiano e missionario; e va intesa come atto propulsivo e propositivo per capire meglio l’essenza e l’efficienza del ruolo consacrato, per cercare di scoprire, attraverso la lettura dei tempi, quanto ancora la Congregazione può realizzare sul piano più strettamente pedagogico-educativo: siamo dinanzi a segnali numerosi e complessi, che ci derivano dalle dinamiche sociali provenienti dal mondo contemporaneo ad ogni livello e ad ogni latitudine, ai quali segnali la Chiesa universale e locale tenta di dare delle risposte, forte certamente del suo patrimonio tradizionale, ma dinamicamente protesa ad attivarlo nella realtà ecclesiale ed ecumenica.
Ci riferiamo ai documenti sinodali richiamati nel Convegno, considerati nelle loro diverse eccezioni e nella possibilità di ulteriori contributi, rispetto al percorso che attende, fra gli altri, i membri degli istituti di vita consacrata, nell’ottica di una riscoperta della spiritualità ricevuta dagli stessi fondatori. Un percorso "straordinario" – così lo ha definito la Madre Generale delle Figlie del Rosario, guardando il Convegno stesso come "sede di riflessione e di spunti per una rinascita progettuale della Congregazione finalizzata a mutamenti ed adeguamenti nei diversi campi del asociale, dove le suore si troveranno ad operare".
Il riferimento è evidentemente rivolto ad un impegno formativo parallelo ed interattivo che coinvolge coloro che formano e coloro che vengono formati, offrendo a quest’ultimi opportunità di collaborazione e di contributo, di reciprocità di ruoli, fermo restando le diverse identità di stato.
In questo senso sul piano generale, si può intravedere il rinnovamento complessivo, alle radici dell’intervento di evangelizzazione: si supera, cioè, il concetto del "condurre a sé" in forma acritica, per adire  quello del "dialogo" costruttivo, nel quale, mentre si evidenziano i bisogni e le tematiche, si interloquisce e ci si confronta in modo che  le rispettive coscienze, le finalità e le attività non vengano manipolate o psicologicamente sminuite per la contrapposizione dei ruoli o delle proposte. L’idea dei lunghi silenzi, della radicalità burocratica dei rapporti, dell’autorità per l’autorità; il pensiero di potenzialità umane e professionali conculcate in nome di una regola statica, erroneamente considerata fonte di certezze, son questi tutti aspetti teoricamente superati, in moltissime realtà consacrate, ormai relegati, si può dire, alle origini.
Le Suore Domenicane "Figlie del S. Rosario di Pompei", dopo aver affrontato le oggettive difficoltà del primo impatto con l’ambiente, hanno compiuto li loro cammino centenario consolidando lo spirito liberale, il carisma della carità. Il senso della marianità e la pratica del Rosario, che discendono alla Congregazione stessa dal Fondatore, unico esempio di laico consacrato per vocazione "che esperimenta la perfezione evangelica vivendo a diretto con gli uomini del suo tempo e della sua società".
La missione particolare dettata da Bartolo Longo può essere sintetizzata in quattro direzioni: divulgare verso la Beata Vergine del S. Rosario di Pompei, curare la promozione umana e cristiana dei fanciulli e delle fanciulle, ospiti delle varie opere annesse al Santuario di Pompei, favorire l’educazione e l’istruzione civile e cristiana della gioventù, promuovere la pastorale dei giovani inserendosi nelle comunità parrocchiali.
Questa missione, la Congregazione la attua in tutti i luoghi dove è sempre presente. E se si tiene conto di questo "dettato" si può avanzare l’ipotesi di un nuovo "identikit" (il termine è mutuato dalla significativa relazione di Mons. Pietro Caggiano, frutto dei suoi 45 anni di "vita pompeiana") delle nostre domenicane.
Le Figlie del Santo Rosario nascono per accogliere ed educare gli orfani della legge e della natura, i diseredati che Bartolo Longo con felice intuito rivaluta riconoscendoli soggetti potenzialmente in possesso dei mezzi necessari per crescere ed educarsi.
Questo campo pedagogico-educativo, dicevamo in apertura, resta sostanzialmente riconfermato, ma va considerato dalla Congregazione nel momento in cui intende tracciare un percorso per il futuro, in considerazione anche degli esiti speculativi scaturiti dalla ricerca pedagogica con conseguenti riflessi didattico-organizzativi e politici relativi alle attuali discussioni sulla parità delle istituzioni.
Altri motivi di rivisitazione derivano anche dalla invadenza dei mass-mediale e dalla convivenza di realtà etniche diverse in uno stesso territorio. Il cammino che si apre, pertanto, richiede una nuova disponibilità alla formazione attiva e passiva: la Suora del 2000 di Pompei, infatti ha
"qualcosa di specifico da dire, per essere stata fondata da un laico e per il suo carisma educativo". Si tratterrà di confermare nella funzione educativa, la necessità di recuperare l’educazione (fatto ed atto) per quello che essa rappresenta nel complesso percorso esperenziale di ogni uomo, dovunque egli viva, da chiunque egli sia nato.
Avere avviato cento anni or sono nel Sud l’intervento strumentale per togliere gli indigeni dall’analfabetismo strumentale, aver contribuito a trasformare il territorio secondo il disegno longhiano, rappresenta la realizzazione da considerare unendo evangelizzazione e promozione umana, azione contemplativa e contemplazione, guardando a Marta e a Maria come aspetti che convivono e si integrano secondo una spiritualità domenicana, ma anche alfonsiana, che assume tratti originali in Bartolo Longo.
Nell’ottica educativa la testimonianza che la Congregazione si appresta a dare, offre i segni peculiari di una diversità che si coniuga sul soggetto da avviare, da educare, da capire, da gratificare che soprattutto oggi non accetta né plagi, né imposizioni: pensiamo alla capacità e al diritto di ascoltare e di essere ascoltati, alla capacità di agevolare la comunicazione, di valorizzare  quel che di buono c’è in ogni persona nonostante tutti i limiti che essa presenta o le colpe che essa commette.
Le nostre Suore pompeiane ascoltano da labbra innocenti racconti drammatici, esperienze a volte allucinanti che potrebbero disarmarle: a queste creature esse sono chiamate a dare sicurezza, affettuosità, speranza, perché non vengano travolte da quella "memoria".
Si tratta di calarsi di volta in volta nel rapporto fra gli adulti e nel rapporto tra adulti-genitori, adulti-maestri e bambini; secondo principi di reciproco rispetto che chiedono alle varie agenzie educative di contattarsi, di conoscersi meglio per trovare punti di riferimento comuni e criteri di intervento condivisibili e coerenti.
Nessuno oggi può più pensare di essere unico e solo nel sapere, nel saper fare, così come nessuno può più pensare di ottenere qualcosa, senza il libero consenso dell’interlocutore. In questo senso
le nostre Suore si troveranno ad educare alunni per lo più destinati a vivere nel mondo: l’ideale sarebbe favorire in ciascuno di essi la consapevolezza delle origini, la coscienza delle proprie possibilità e dei propri limiti, l’autonomia delle scelte che ne deriva la fede, il lavoro, i ritmi familiari, la partecipazione sociale. Essere Figlie del S. Rosario allora può significare dare la propria vita mettendo a disposizione, ciascuna e nello stesso tempo insieme, comportamenti, tendenze, competenze: si è Suora per una vita intera dedicata o da dedicare alla meticolosa cura degli arredi all’interno del Santuario, si è Suora in terre lontane, dove il tirocinio sta nell’insegnare e nell’apprendere contemporaneamente, si è Suora nelle parrocchie dove i giovani, nell’eterogeneità stessa che li distingue, pongono problemi e danno risposte, mentre le attendono, si è Suora nell’intimo della preghiera e nel contatto della preghiera comunitaria, si è Suora quando si realizza il Vangelo.
Le vie del mondo sono popolate di uomini, di donne, di bambini, di giovani, ed in esse si alternano e si coniugano tutte le vicende umane con gli eventi naturali e culturali: in quelle vie esistono segni e messaggi che la fede di ciascuno di noi può saper vivificare.
La carità, la pace, la solidarietà sono valori che non si predicano: essi scaturiscono facendoli emergere nel mondo delle relazioni, nel mondo dell’incontro e dello stare insieme: esistono forme nascoste di solitudine e di povertà spirituale che solo un volto e una mano pronti a venirti incontro possono attutire se non allontanare, così come esistono idoli e falsi miraggi che nell’esercitare la loro attrazione impediscono di vedere…
Su questo terreno minato occorre camminare e sapere "intelligere", sapere cioè leggere dentro la storia, dentro la realtà, dentro il cuore dell’altro per mettersi al suo servizio con umiltà ed in fiduciosa attesa: questi ed altri i messaggi lanciati dal Convegno, queste ed altre ancora le possibilità e le promesse delle Suore Figlie del S. Rosario di Pompei, fondate dal Beato B. Longo per affrontare il terzo millennio nella costante di una evangelizzazione dinamica.

(Autore: Luigi Leone)

*Il Convegno del Centenario delle Suore di Pompei
"Le Figlie del S. Rosario di Pompei – Spiritualità ed azione in 100 anni di storia": questo il tema affrontato nel Convegno organizzato nell’ambito della celebrazione del Centenario della Congregazione, che Bartolo Longo fondò nel 1897 per venire incontro alle esigenze di accoglienza, di educazione e di istruzione avvertite profondamente dai suoi orfani della legge e della natura.
Coordinatore scientifico del Convegno il Prof. Pietro Borzomati dell’Università degli stranieri di Perugia, il quale, dopo averne curato i contenuti e programma, richiamando a Pompei numerosi e qualificati relatori, non ha potuto presenziare i lavori e dare il suo contributo per un incidente occorsogli all’ultimo momento: a lui l’augurio di pronta guarigione; a sostituirlo è giunto Giorgio Rumi dell’Università statale di Milano.
Il Convegno rappresenta nella cronaca del santuario un momento celebrativo di portata storica e come tale ci sforzeremo di presentarlo: si è trattato, infatti, di fermare il cammino della Congregazione, i segnali trasmessi e gli impegni assunti dal Fondatore – il primo laico ad istituirne una – e di inquadrare passato e presente in ordine alle prospettive di evangelizzazione e di contemplazione della Congregazione stessa.
Un percorso complesso, dove, come vedremo, partendo da una lettura attenta di quanto le Figlie del Santo Rosario hanno fatto fin qui, è possibile trovare le indicazioni per una loro rinascita progettuale, finalizzata a capire i mutamenti per adeguarli alle diverse richieste provenienti dal
sociale.
Venerdì, 25 Aprile, l’Assemblea delle Suore e dei convegnisti ha ascoltato in apertura dalle Novizie e dal Coro Pompeiano, diretto dal Maestro Don Franco Di Fuccia, il canto centenario scritto da Mons. Baldassarre Cuomo e musicato dal Maestro P. Enrico Buondonno, o.f.m.
Il primo saluto ai convegnisti ed alle autorità civili e religiose è dato dalla Superiora Generale Madre Colomba Russo.
Nel suo intervento appare subito in tutta evidenza il significato delle esperienze vissute, delle certezze e viene espressa una convinta apertura a nuove prospettive e a nuovi apporti, che potranno – la stessa afferma – "emergere proprio dai dibattiti che seguiranno, attraverso i quali meglio individuare finalità e mezzi per rivalutare, aggiornare, rileggere e fra l’altro far luce ed approfondire quei dati ancora inediti o poco esplorati della poliedrica attività di Bartolo Longo"; perché la stessa Congregazione possa attingervi con maggiore consapevolezza spirituale ed operativa.
In questa ottica si collocano i termini augurali del telegramma che il Santo Padre ha inviato, di cui ha dato lettura Suor Maria Ermelinda.
Ha preso quindi, la parola S. Ecc.za Mons. Francesco Saverio Toppi, il quale, come si sa, ha composto per il centenario una preghiera-invocazione che, ripetuta quotidianamente dalle Suore,
costituisce una sintesi organica fra passato, presente e futuro: "le Suore sono copie viventi di Maria, servono Cristo negli altri e lo rendono presente ovunque".
Al saluto del Prelato ha fatto eco quello del Sindaco, prof. Sandro Staiano, il quale, confermando con la sua presenza lo spirito di collaborazione inaugurato dal Fondatore per il conseguimento del bene comune dei cittadini, ha affermato che le Suore costituiscono un elemento prezioso per tutta la città.
La tavola rotonda affronta la prolusione ai lavori: "Laici, e vita consacrata: il caso di Bartolo Longo".
Legge la relazione introduttiva ai lavori, Michele Zappella, ricercatore: da tale relazione deriva una puntuale considerazione sul tema, sul piano teologico, sorretta da una visione culturale della "vita consacrata", progressivamente rapportata alla straordinarietà del "caso Bartolo Longo", nella sua specifica singolare "consacrazione secolare", quale essa nasce, si rafforza e si manifesta attraverso la marianità e la sensibilità sociale risolta nelle opere: "la carità intesa come opera di umanizzazione fa capire al Beato che nessun disegno pedagogico, per quanto
scientificamente avanzato, raggiunge i suoi fini educativi se non è vivificato, nell’attuazione concreta, dall’amore".
Seguono gli interventi di Giorgio Rumi, dell’Arcivescovo di Salerno, Mons. Gerardo Pierro, di Paolo Gheda, redattore della Casa Editrice Morcellania; ciascuno offrendo una propria angolatura alle problematiche connesse ai principi ed alle manifestazioni della vita consacrata ed in particolare al percorso delle Figlie del Santo Rosario di Pompei.
Per il coordinatore Rumi, Bartolo Longo agisce come figlio del suo tempo, aprendo una via meridionale alla santità; non è ordinaria amministrazione che un laico eriga un Santuario da solo, riuscendo a coinvolgere nel suo progetto la massima autorità della Chiesa (Leone XIII), attraverso la preghiera del Santo Rosario e l’intervento educativo sugli orfani della legge e sulle loro famiglia.
Paolo Gheda insiste sulla peculiarità della figura del Fondatore della Congregazione, sintetizzandone il profilo di missionario del Rosario, educatore in anticipo dei "diversi", di laico attento al territorio ed alle sue esigenze.
A concludere la prima serata è stato il prof. Mario Rosario Avellino, il quale per delineare "la storia della Congregazione" è riuscito a fermarne gli eventi, date, personaggi in una sequenza statistica minuziosa, potremmo dire, certosina per il numero stesso dei riferimenti.
Sabato, 26 Aprile alle ore 9.00 sono stati ripresi i lavori: in apertura l’intervento di Mons. Pietro Caggiano, amministratore del Santuario.
La sua relazione presenta il taglio riflessivo, proprio di chi può arricchire i contenuti e le teorie con una esperienza lunga, vissuta nel vivo dei problemi.
Questa duplice caratteristica evidente nell’amministrare: si conosce bene il valore delle azioni e si può meglio misurare la spiritualità che le sostiene. Mons. Caggiano segue le Figlie del Santo Rosario, con esse si confronta nella comune ricerca dei mezzi, perché il loro apostolato educativo si arricchisca e sia all’altezza dei tempi; in questo senso le sue esortazioni focalizzano lo stesso ammodernamento della Congregazione.
Il riferimento pedagogico-educativo è messo nel dovuto risalto e viene assunto come parametro
della stessa vita consacrata: i piccoli accolti nelle opere sono affamati di amore e questa mensa essi la trovano nell’accoglienza delle Suore Domenicane di Pompei e se ne alimentano qui, come altrove, dove esse si trovino ad operare.
L’ipotesi di Mons. Caggiano per il futuro delle Suore di Pompei diventa, allora, quello di procedere, agevolando la partecipazione decisionale delle Suore stesse, insistendo nel segno della fraternità, come senso di appartenenza all’universale umano e come servizio d’amore.
Sugli Istituti di vita consacrata a Napoli e le Figlie del Santo Rosario di Pompei si è fermato Antonio Illibato, mentre sulla figura del Fondatore ha parlato Cataldo Naro, preside della facoltà teologica in Sicilia.
Un contributo storico sulle progressive costituzioni della Congregazione è venuto da Giorgio Rossi della III università di Roma: in questa relazione molto corposa per riferimenti e considerazioni è stato anche affrontato il problema degli emarginati.
Domenica, 27 Aprile è stata la giornata di una nuova tavola rotonda e delle conclusioni.
A presiedere ed introdurre i lavori i lavori è questa volta Mons. Luigi Diligenza, Arcivescovo di Capua.
Nella sua introduzione il Presule ha chiarito di rappresentare idealmente con la sua presenza il legame tra la sede di Capua e Bartolo Longo: a santa Maria Capua Vetere, infatti, operano le Figlie del S. Rosario di Pompei; questa presenza discende dal rapporto che unì Bartolo Longo al Cardinale Alfonso Capecelatro; questi fu, infatti, "amico costante delle opere e della Valle", una sorta di ispiratore nascosto, eppur presente nel cammino spirituale del laico apostolo fervente del Rosario.
"Le Suore di Pompei sono presenti nella mia Chiesa dal 1958 e la mia Chiesa è divenuta un’oasi assediata e dobbiamo difenderci da questo assedio".
La fase conclusiva dei lavori ha avuto tre significativi interventi: quello di Pasquale Andria, magistrato e vice presidente nazionale di Azione Cattolica, quello di Suor Maria Ermelinda delle Figlie del Santo Rosario e quello di Milena Santerini dell’università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Le relazioni hanno posto complessivamente l’accento soprattutto sul ruolo educativo che caratterizza fin dalle origini le Figlie del Santo Rosario, ciascuna indicando una propria visione-proposta per affrontare proficuamente il nuovo millennio.
Per Pasquale Andria si tratta sul piano generale di guardare ad una più precisa inserzione dei religiosi nella pastorale della Chiesa locale, di favorire una crescita nella comunione tra i diversi stati di vita, mentre queste domenicane si tratterebbe di muoversi tra "memoria e novità".
La voce di Suor Maria Ermelinda è voce conosciuta per la sua presenza operante in questo convegno e all’interno delle Opere, oltre che significativa nei momenti di riflessione: nel suo intervento la religiosa ha ripreso i segnali espliciti che vengono dai recenti documenti sinodali sulla vita consacrata ritrovando nelle direttive longhiane motivi e spunti per affrontare dinamicamente il tempo che verrà.
Concludiamo gli interventi con quello della professoressa Santerini, che ha trattato della evangelizzazione della pietà popolare e del carattere spirituale "ordinario" del Santuario di
Pompei.
Ha parlato così di scuola di preghiera (il Rosario), di scuola di tutti e per tutti, senza antropomorfismi di sorta; ha parlato dei nuovi "incorregibili" e degli errori di certa pedagogia fatalistica, proponendo il progetto pedagogico di Bartolo Longo in tutta la sua attualità, progetto riconducibile all’azione educativa in atto delle Figlie del Santo Rosario, avanzando anche una visione missionaria, che, rispettando l’interazione fra culture diverse, può ottenere coinvolgimento, partecipazione e vocazione.
Non possiamo, però, chiudere questo servizio, senza la testimonianza di una Suora: "sono 46 anni a contatto con gli oggetti e arredi sacri, con il quadro della Madonna e con gli altari; e soprattutto quando il Santuario, di sera, è chiuso ed io sono sola, sento una sensazione mistica, che sa di Paradiso".
È Irene Grasso, diafana, occhi vivi, piccolina, nata ad Ariano Irpino, prima di 9 figli, entrata nella Congregazione delle Figlie del Santo Rosario nel 1935, prese il nome di Suor Maria Eugenia.
Le abbiamo chiesto una raccomandazione alla Madonna!

(Autore: Luigi Leone)

*Monumento di bronzo al B.Fondatore al termine del 100° delle Sr.di Pompei
Un Monumento in bronzo al Beato Fondatore al termine del Centenario delle Suore di Pompei

Un’opera dell’artista Enzo Scatragli di Castiglione Fiorentino

Nell’ambito dei festeggiamenti dell’anno centenario delle Suore Domenicane Figlie del S. Rosario di Pompei, il 21 novembre è stato benedetto il monumento al Beato Bartolo Longo, messo a dimora nella Casa Madre, come segno di gratitudine al "Padre adottivo" e di testimonianza storica per il Santuario.
Era presente Mons. Francesco Saverio Toppi, Prelato di Pompei, che dopo la benedizione della
statua, ha rivolto brevi, ma significative parole, come è suo costume, che tradivano l’intima, francescana emozione di assolvere ad un compito così particolare, di quelli che segnano la vita delle istituzioni e di coloro che ne sono direttamente coinvolti.
E l’emozione ha preso maggiore consistenza nell’intervento di Sr. M. Ermelinda: il suo è stato più che altro il racconto della sua esperienza personale, la sintesi del viaggio per Castiglione Fiorentino, dove lavorava l’artista del gruppo, Enzo Scatragli, per vivere le fasi del passaggio dalla creta al bronzo.
"Ora ripensando a quel giorno mi pare d’avere anch’io una parte importante in questa storia, quella di averla vissuta prima di voi, ma sono sicura gioirete e gioirò al pensiero che oggi appartiene anche a voi e a ciascuno di noi, tutti".
Così Suor Maria Ermelinda si è espressa con voce commossa e con la sua anima di domenicana, dimostrando come in Bartolo Longo raffigurato con un bambino che gli si stringe a fianco e nella Suora con una bambina, ripresa come in ascolto delle direttive del Fondatore, mezzo vivente essa stessa della carità operante, si coniughi tutto il disegno provvidenziale delle opere e si giustifichi l’idea e la presenza del monumento stesso nella Casa Madre.
Sono note evidenziate anche dalla Madre Generale Suor Maria Colomba Russo nel suo intervento di saluto: "Ogni qual volta noi passeremo davanti a questo monumento richiameremo ulteriormente alla memoria il nostro impegno di consacrate per la diffusione del Regno e, come ci ricorda Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica, porteremo nel cuore e nella preghiera le molte necessità del mondo". E rivolgendosi a tutte le sue consorelle raccomanda di fissare lo sguardo là dove il Signore fa scaturire i rami nuovi carichi di frutti della centenaria esperienza.
Ma il Centenario delle Figlie del S. Rosario non poteva concludersi senza offrire una carrellata storica sulla Congregazione stessa, espressa attraverso un recital, tenutosi il 7 Dicembre, dal titolo "Il tuo sì".
Alla musica e alle danze, intese come "espressioni di preghiera e di gioia" si sono aggiunte le testimonianze, i ricordi, le composizioni poetiche di Mons. Baldassarre Cuomo.
Così Suor Maria Ippolita ha raccontato il suo contatto diretto con il Fondatore, con la Contessa Marianna De Fusco, le circostanze quotidiane della sua permanenza.
Suor Maria Neve ha parlato, poi, di Suor Maria Immacolata Savino, anche essa vissuta vicino a Bartolo Longo, chiamata per 20 lunghi anni, a guidare la Congregazione come Madre Generale. Mentre Suor Maria Neve raccontava gli incontri tra Madre Immacolata e il Beato, una signora, Rosa Avino, di anni 67, seduta al mio fianco, mi ha sussurrato: "Madre Immacolata è stata la mia
Superiora, quando, negli anni 40 frequentavo le scuole a Paola. Di lei ricordo ancora oggi la luce degli occhi azzurrini, la dolcissima voce, i suoi consigli, la sua autorevolezza. Quello che ho di buono, oggi, come donna, come moglie, madre e nonna, come cristiana lo debbo a lei. Sono contenta di essere qui, di aver potuto sentire parlare di lei in questa manifestazione.
Una testimonianza genuina che dice più di qualsiasi altro commento sulla incidenza educativa ed umana che possono esercitare queste nostre Suore, ispirate dal carisma del loro beato Fondatore ed attente alle esigenze del loro prossimo.
Mons. Baldassarre Cuomo, Vicario della Prelatura, ha poi letto una sua composizione dal titolo "Il primo sussulto del cuore del Papà". Incisivi, penetranti, efficaci, significativi, senza la minima ombra di retorica, sono quei versi liberi, che è necessario meditare per apprendere il messaggio: "Folle di bimbi, figli di negato amore; / gemiti struggenti d’uno spirito / che gronda paternità feconda, / una stilla che scende dal vertice del cielo. / … Stille dal cielo intanto / rapide scendono a migliaia / a fare di quegli angeli novelle madri / a chi non ha gustato amore / e adesso già si sente amato / e finalmente ama".
E, poi, il Baldassarre missionario, in puro gergo napoletano, invita le Suore, Figlie del S. Rosario di Pompei, esprimendosi così: "Quanno penso po’ ‘e missione, / io mi sento ‘na passione. / Pe’ l’Italia, ‘e Filippine e tutt’o munno, iate, iate cu’ ‘a Madonna! / Addò arriva chesta Mamma tutt’ obbene sempre aonna".

(Autore: Luigi Leone)

Il Segno della Riconoscenza

Agli artisti è stato sempre affidato il compito di essere divulgatori dei messaggi.
Oggi, più che mai, specie perché l'informazione si basa sull'immagine, la Congregazione non poteva esimersi dal dare una testimonianza tangibile della riconoscenza che le suore nutrono verso il Beato diffondendone il suo messaggio di carità.  
Tra le iniziative promosse dalla Congregazione e volte a testimoniare la devozione e la riconoscenza per il Beato Fondatore della Congregazione, si annovera quella di erigere un monumento in Suo onore.
Il progetto, coltivato da lungo tempo, è quello di collocare una statua del Beato Bartolo Longo in ogni Istituto dove operano le Suore da Lui fondate.
Lo studio del gruppo monumentale è stato affidato a due artisti; essi, secondo la propria interpretazione, hanno realizzato i bozzetti di bronzo, uno dei quali diventerà il monumento.
Gli artisti interpellati sono: Attilio Musto, francescano, già noto ai pompeiani per il monumento a Massimiliano Kolbe e Enzo Scatragli di Castiglione Fiorentino (Ar).
Il gruppo scultoreo è costituito da Bartolo Longo, da una suora e da due bambini.
Il Beato consegna alla Suora, posta davanti a Lui, il rosario che rappresenta il primario mandato del Fondatore alle Madri.
L’unione del "Gruppo" è realizzato da due bambini quelli che Bartolo Longo volle ricoverare nelle sue opere.
In entrambe le sculture viene tradotto in chiara grafia il senso della protezione da parte di chi accoglie questi piccoli abbandonati e, in particolare, il loro affidamento alla "suora-madre" per "la cura, l’educazione e l’istruzione delle orfanelle di qualsiasi paese e nazione, delle fanciulle del popolo pompeiano…" (Costituzioni 1904).
Bene raccontano questa storia gli studi dei due artisti e, sicuramente, creano nell’animo di chi osserva le sculture, un’emozione per la chiarezza del messaggio e l’efficacia del simbolismo.
La figura di Bartolo Longo, in ciascuna opera, viene esaltata secondo due chiavi di lettura differenti.
Nel primo bozzetto, quello realizzato da Padre Tarcisio, il Fondatore, in tono silenzioso e dimesso, in atteggiamento ricurvo, collega il suo sguardo con quello degli elementi posti in basso: la suora ed i bambini.
Sembra che tra i personaggi di questa storia non vi sia comunicazione a "Voce alta": tutto è scontato ed accettato. La suora che attende dallo sguardo del beato il suo mandato, ascolta il silenzio di chi le affida le piccole anime.
L’atteggiamento non del tutto genuflesso è segno di condivisione più che di incondizionata accettazione del mandato; "la madre" accetta il progetto del Beato e si pone già al lavoro quando Egli le consegna la bambina. Infatti, i tre elementi: Bartolo Longo – suora – bambina realizzano un tutt’uno non disgiunto del quarto elemento: l’altro bambino.
Anche a quest’ultimo nel monumento viene data la sua primaria importanza. Dunque i quattro soggetti sono strutturalmente uniti tra loro e ciò, per simboleggiare l’unitarietà dell’intento e del pensiero.
Le "madri" erano tali in senso assoluto della parola: i ricoverati, i fanciulli pompeiani, non venivano distinti in ordine alla provenienza, né al sesso. E non solo questo vuole esprimere lo scultore Musto il quale parla di questa sua opera come occasione felice per rileggere gli scritti del beato Bartolo Longo e per esprimerGli il suo plauso per quanto ha dato alla gioventù abbandonata.
Enzo Scatragli ha, anch’egli, fatto parlare in maniera vibrante la sua materia. Il Fondatore dall’alto della sua esperienza, nella saldezza della sua volontà di assistere i bambini abbandonati, si mostra più sicuro di sé; l’affidamento del mandato scaturisce da una conoscenza del problema. Ciò trova conferma, infatti: "il sottoscritto Bartolo Longo si recò dapprima a Genova… poi a Torino,… infine a Bologna… e ciò  nell’intendimento di affidare ad un istituto religioso del Terz’ordine del Rosario, a cui i Fondatori appartengono,… per avere essi un braccio ed un aiuto potente nel dirigere le varie Opere intraprese" (Cost. 1904).
Ecco che l’affidamento della bambina alla suora è cosa fatta, d’altronde, proprio come nei disegni della Provvidenza. Nella scultura viene data molta importanza al gesto della consegna del Rosario alla Suora da parte del Beato il quale, con quest’arma potente, realizza l’unione tra i personaggi. Scatragli che ha mirabilmente concretizzato questo pensiero, anche questa volta, ha sentito il materiale e lo ha "trasformato" in un’efficace forma plastica, realizzando un morbido complesso monumentale dalle forme classiche.
Esso esprime in maniera forte il senso del mandato ed il valore del messaggio educativo e affettivo insito in una ben delineata figura di "madre acquisita"; quest’ultima per come si prostra ai piedi del Beato, indica che ha già accettato l’incarico di accudire, quasi senza chiederne spiegazioni, il bambino ricoverato nelle Opere pompeiane. Di qui il messaggio carismatico ed il simbolismo storico che contraddistinguono la Congregazione.
Tra gli elementi un’ulteriore unione: non solo negli sguardi, ma anche gestuale.
Il concetto di protezione dei due: padre e madre, è stato espresso anche nel bozzetto dello Scatragli, allorquando ha posto la mano di Bartolo Longo sul capo del bambino; inoltre, anche qui, il gesto di "armare" la mano della suora con la corona esprime tutta la potenza del discorso pompeiano.
È questo il monumento che le Suore "Figlie del S. Rosario di Pompei" vogliono erigere in onore del loro Fondatore ritenendo di aver interpretato anche il pensiero dei molti devoti dell’opera pompeiana.
Infine, ma non da ultimo, tra le iniziative volte a "fermare" l’immagine monumentale in una espressione artistica di cui molti ne potranno fruire in maniera diretta, verrà coniata una medaglia commemorativa, ricordo dei cento anni di fondazione della Congregazione.   
  

(Autore: Prof. Mario Avellino)

*La Medaglia Commemorativa
I due medaglioni, realizzati su disegno di Enzo Scatragli, hanno un diametro di circa 30 cm.
Sono stati riprodotti anche in bronzo dalla ditta Beltrame di Udine.
Una copia, sistemata nei due eleganti astucci rivestiti di pelle bianca, fu donata al S. Padre nell’udienza a Roma del 10 dicembre 1997, in segno di riconoscenza per la sua attenzione rivolta a quest’Anno Centenario.
Le medaglie, invece, del diametro di cm. 2,7 e cm 4 sono state riprodotte, rispettivamente, in argento e metallo.  

(Autore: Prof. Mario Avellino)

*Conclusione del 1° centenario in un Recital vocazionale

Concluso il 1° Centenario delle Suore Fondate da Bartolo Longo
Contemplazione, preghiera, annuncio e ringraziamento in un recital vocazionale

Dicembre è stato il mese conclusivo delle celebrazioni centenarie della Congregazione delle Suore Domenicane "Figlie del S. Rosario di Pompei", che ha registrato due momenti molto significativi: il recital "Il tuo sì" (testo e musica di A. Cimini) e il concerto di Natale.
Il messaggio del 7 dicembre ’97, trasmesso dal Recital è stato quello di proporre l’immagine della vita, che attraverso la quotidiana offerta di se, è alla ricerca continua dell’essenziale.
Provocazione, contemplazione, sorpresa, annuncio, preghiera, ringraziamento e disponibilità sono stati i sentimenti scaturiti dai canti, dalle danze, dalle testimonianze e dai ricordi che ognuno ha vissuto e ha fatto rivivere a tutti, attraverso una "storia", quella della nostra Congregazione, proiettata nel futuro.
I canti, eseguiti dal Coro Pompeiano e dal Coro delle Suore, diretti dal M.° Francesco Federico, sono stati
accompagnati, alcuni, da danze, mentre la scena della Natività: "O dolce casa Betlemme, è stata rappresentata suggestivamente con le ombre cinesi.
Significative proiezioni, poi, hanno commentato appropriatamente gli altri canti.
Ma ciò che ha contribuito a rendere più bella la manifestazione è stata la collaborazione affettuosa e generosa del Coro Pompeiano con il Direttore Don Franco Di Fuccia e il M.° Francesco Federico, delle alunne del Centro Educativo "SS. Vergine di Pompei" e i docenti A. Bruno, A. Mascia e T. Oropallo.
Massiccia la partecipazione delle Suore della Congregazione venute da tutte le Case, di amici e di conoscenti che si sono uniti alla nostra festa.

(Autore: Suor Maria Neve Cuomo)

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