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Nasce la Congregazione

Sr.Domenicane
Che la Congregazione delle “Figlie del S. Rosario di Pompei” floreat et cresceat giorno dopo giorno, perché esulti sempre il cuore della Divina Madre del Santo Rosario e del Beato Bartolo Longo.(Suor Maria Aurelia O.P.)

*Un Anno Dopo
Ě trascorso appena un anno dalla emissione dei Decreti, solo qualche mese dalla apparente ripresa organizzativa della istituzione della Congregazione.
La prima esigenza è quella di avere delle Maestre per le Novizie domenicane e Bartolo Longo inviò al Cardinale Mazzella, in data 1° marzo 1898, una richiesta per sollecitargli l’intervento del P. Generale dei Domenicani, affinché mandasse la Maestra delle Novizie a Valle di Pompei.
Come è sua abitudine, nella stessa data del 1° marzo, Bartolo Longo, scrisse al Rev.mo Padre Generale dei Domenicani, P. Andrea Frühwirth, per informarlo del contenuto della missiva inviata al Cardinale nella quale espose il bisogno di avere la Maestra delle Novizie.
Anche la Contessa si attivò a richiedere e sollecitarne la venuta. E da un contatto epistolare tra la Contessa e Mons. Carcani emerge che si presentavano due problemi: il primo riguardava i voti e il secondo le Costituzioni e gli articoli ad esse relativi. Ma per il secondo non vi erano difficoltà insormontabili.
Il tutto si sarebbe superato o accordato con la mediazione del Padre Cormier e perciò, Mons. Carcani si recò da lui e, grazie ai suoi buoni uffici, ogni cosa sembrò appianarsi, come scrisse il 9 marzo a Bartolo Longo.
Non tardò ad arrivare a Bartolo Longo anche la lettera del 10 marzo del 1898 di Fr. Andrea Frühwirth il quale, avendo avuto la visita dal Card. Mazzella, così gli riferiva:
“… Scrivo a Marino, perché le sia inviata la Maestra delle Novizie; ma per la compagna che lei mi dimanda, la cosa non è così facile né opportuna. Dovrei averne il consenso del Monastero, chiedere nuove licenze alla S. Sede e fare altre pratiche, le quali nelle circostanze attuali ritarderebbero di troppo l’apertura del Noviziato senza la speranza di uscirne felicemente.
La saluto e benedico assieme alla Signora Contessa e con molta stima mi dichiaro …
Non è molto chiaro perché vi fu una così rigida posizione del Cardinale sui voti semplici e sulla cessazione degli stessi nel caso in cui la religiosa fosse ritornata al secolo.
Certamente si ingeneravano delle incomprensioni e dei contrasti proprio a proposito dei voti semplici ed altro, per divergenze di pareri tra il Cardinale ed i Domenicani.

Il 30 aprile del 1898, Bartolo Longo scrisse ad una delle aspiranti alla vita religiosa, la signorina Antonietta De Sanctis, che il Noviziato si sarebbe aperto il 10 maggio del 1899.
Intanto il 6 aprile del 1899 a Bartolo Longo, dall’ Orfanotrofio, giunse la richiesta di certificati relativi a quelle che dovevano Professare:
1. Suor Maria Giuseppa Albano   
2. Suor Maria Caterina Albano
3. Suor Amata Pecoraro (Conversa)
4. Suor Cecilia Casalegno (Conversa)
Prendevano l’ abito:
1. Rosaria Cinque
2. Maria Amata Finelli
3. Clotilde Chianura.
Questo è il primo elenco di suore, converse ed aspiranti a prendere l'abito.
È bene ricordare che le sorelle Albano stavano a Pompei fin dal 1885.
Annotiamo che esse avevano problemi di dote; con piacere, ma non ci sorprende, ritroviamo tra il carteggio consultato una grande dimostrazione di gratitudine che Bartolo Longo espresse loro in questo difficile momento venendole incontro finanziariamente.
Infatti, pare proprio che per le due sorelle (ad entrambe, si legge), il Fondatore abbia sempre riservato un trattamento speciale e proprio perché collaboravano con l’Opera Pompeiana da ben tredici anni.
Si avvicinava il tempo dell’ammissione alla Professione Religiosa delle prime Novizie. Venne, naturalmente, informato e invitato Fr. Andrea Frühwirth che lamentava in una sua del 18 Maggio, un disguido postale, poichè si era smarrita la missiva di risposta all’invito a presenziare alla cerimonia.
Tuttavia, fra l’Ordine dei Domenicani ed il Card. Mazzella, non si erano ancora chiarite talune cose relative al regolamento. Questo sembra assai strano dal momento che P. Cormier era stato più volte a colloquio con il porporato. Da quanto riferiva a Bartolo Longo il Vicario Carcani, le questioni sulle quali il P. Generale poneva la sua attenzione erano, tra l’altro: un locale sufficientemente autonomo, senza cioè comunicazioni con persone secolari e la necessità di una certa autonomia alla Comunità, fermo restando la sorveglianza e la giurisdizione ecclesiastica. Ma, come si vedrà, questo punto di discussione Bartolo Longo lo risolse qualche mese dopo; infatti, era già nei suoi progetti l’ampliamento del Noviziato.
La prima a ricevere l’abito fu Carmela Albano. Ecco la formula che si trascriveva nel libro delle Vestizioni per la cerimonia.
1.- “L’anno del Signore 1898, il giorno 14 Maggio l’Ecc.mo Cardinale Camillo Mazzella ha dato il Santo abito alla giovane Carmela Albano nata a Napoli il dì 28 del mese di febbraio dell’anno 1838 la nostra nuova Suora ha ricevuto il nome di Suor Maria Giuseppa, ed il suo Noviziato ha cominciato alle 12 ed un quarto pomeridiano.
Suor Maria Rosaria della Beata Diana – Priora
Suor Maria Filomena del SS.mo nome di Gesù - Maestra
Suor Maria Giuseppa Albano – Novizia Corista”
2.- “L’anno del Signore 1898, il giorno 14 Maggio l’Ecc.mo Cardinale Camillo Mazzella ha dato il Santo abito alla giovane Teresa Albano nata a Napoli il dì 27 del mese di Aprile dell’anno 1846,, la nostra nuova Suora ha ricevuto il nome di Suor Maria Caterina, ed il suo Noviziato ha cominciato alle 12 e un quarto pomeridiano.
Suor Maria Rosaria della Beata Diana – Priora
Suor Maria Filomena del SS.mo nome di Gesù - Maestra
Suor Maria Caterina Albano – Novizia Corista”.
Dichiarazione rilasciata per la Professione della 1ª suora M. Giuseppa Albano trascritta dal libro delle Professioni (segue testo)
“Io Suor Maria Giuseppa Albano chiamata al secolo Carmela nata il 28 Febbraio 1838 nella città di Napoli, dichiaro ed attesto l’anno del Signore 1899 il 18 del mese di Giugno alle ore 10 antimeridiane ho Professato di mia spontanea volontà, senza alcuna violenza o timore in questa Congregazione delle Suore Domenicane di Valle di Pompei, nella Cappella dell’Orfanotrofio, secondo la formula delle Terziarie che emettono i voto annuali, nelle mani della molta Rev.da Madre S. M. Rosaria della Beata Diana Priora di questa Comunità, funzionando il R.mo Padre Procuratore il P. Maestro Giacinto Maria Cormier, delegato dell’Eminentissimo Cardinale Camillo Mazzella Vicario di Sua Santità di questo Santuario.
Dichiaro inoltre che prima della professione ai decreti del Sacro Concilio di Trento e secondo le Costituzioni del nostro Ordine, hanno preceduto: un anno intero di Noviziato, gli esami fatti in tempo debito, con ritiro spirituale di dieci giorni,un’ammonizione concernente l’obbligo che hanno le Professe ad osservare le Costituzioni dell’Ordine, e finalmente, una interrogazione intorno alla spontaneità della mia Professione e gl’impedimenti che potevano opporsi alla mia ammissione. Avendo risposto che io agiva liberamente e che non aveva alcuno impedimento, ho inteso la protesta che mi è stata fatta, onde farmi noto che la mia Professione sarebbe nulla, se in seguito venissero a scoprire che io avessi taciuto o nascosto fraudolentemente, prima di emettere i miei voti, qualche fatto grave, del quale sarei stata giustamente respinta.
S. M. Giuseppa Albano Professa Corista.
Suor Maria Rosaria della Beata Diana Priora
Suor Mª Filomena del SS.mo Nome di Gesù Maestra”.
A distanza di un anno dalla Professione, Sr. M. Giuseppa Albano rinnova i voti, come risulta dalla dichiarazione qui riportata e desunta dal libro delle Rinnovazioni.
“Oggi 18 Giugno 1900 le Suore Coriste S. M. Giuseppa Albano e S. M. Caterina Albano, con le sorelle Converse Sr Amata Pecoraro e Sr Cecilia Casalegno, hanno rinnovati i loro voti annuali nella Cappella delle Suore nelle mani della Rev.da Madre Priora Sr Mª. Rosaria della B. Diana essendo presente il Rmo Padre Giuseppe Cecchini nostro Confessore e Vicario hanno assistito a questa rinnovazione tutte le Suore di questa nostra Comunità.
In fede
Fr. Giuseppe Cecchini O.P. Vicario
S. Maria Rosaria della B. Diana  Priora
Sr Mª Filomena del SSmo Nome di Gesù  Maestra delle Novizie.”
Attualmente la candidata alla Professione firma la formula sull’altare dopo averla pronunciata. Questa dichiarazione, tenuta su fogli a parte, viene conservata nel fascicolo della neo-professa.
La stessa procedura si ripete fino alla Professione perpetua.
Eppure sembra veramente difficile far decollare l’iniziativa di Don Bartolo. Aggiungo che, all’esame dello stato attuale delle cose e dell’iter evolutivo della fondazione, questa volta il Fondatore dovette soffrire veramente molto, anzi troppo! Anche la Contessa, che più volte era intervenuta, ebbe qualche critica ad alcune lettere ed al suo modo di reagire di fronte a tanti ostacoli organizzativi che si incontrarono nel corso della istituzione della Congregazione.
Intanto fu ulteriormente rinviata la festa della Professione religiosa delle Novizie, dal maggio, mese tanto caro al Beato, a giugno.
Infatti, fu mandato al P. Andrea Frühwirth l’invito perché presenziasse il 29 giugno, vigilia di Pentecoste, alla funzione.
Ma già il 5 giugno Fr. A. Frühwirth, nello scrivere a Padre Giuseppe Cecchini O.P., dava l’impressione di aver mutato il tono del suo umore nei confronti della nascente iniziativa pompeiana.
Le molte difficoltà incontrate da Bartolo Longo in questa impresa dovettero mettere a dura prova la pazienza, ed in un momento di particolare sconforto scrisse una lettera che però, non inviò al Cardinale. Nello scritto che recava la data del 30 agosto 1899 (sabato, S. Rosa), tra l’altro, si legge che “il Noviziato delle Terziarie Figlie della Vergine di Pompei; non solo deve rimanere suo, ma anche ampliarsi, e nel luogo e nel numero delle Suore. Quindi non si deve più oscillare e credere meglio chiamare altre Suore Secolari, francesi, ecc., senza abito o nero e si rigetti questo pensiero come tentazioni del Diavolo”. Seguono poi le motivazioni di questa premessa articolate nei quattro punti. È un testo fortemente passionale e mi piace perché in esso sento vibrare il suo cuore e l’amore per l’opera e anche perché mette a nudo il suo carattere forte e responsabile.
Tuttavia una cosa è certa: il 23 ottobre dello stesso anno  1899, Bartolo Longo avrebbe subito iniziato i lavori per ampliare il Noviziato, stipulando il contratto per la costruzione del piano superiore che avrebbe consentito alle novizie e alle suore di stare in ambienti più ampi e confortevoli.
Era convinzione di Bartolo Longo che la famiglia delle Opere Pompeiane avrebbe dovuto alloggiare in locali comodi e strutturalmente idonei a condurre vita di comunità. Lo abbiamo visto quando costruiva i vari istituti, oltre la Basilica e le officine.
E perciò, il Noviziato il cui costo previsto era di £. 20.000, entro otto mesi, a giugno del 1900, fu un'altra realtà di Pompei.
Più volte abbiamo avuto modo di capire che Bartolo Longo, pensava veramente alle suore come sue figlie, lo dimostra, tra l'altro, una attestazione della Priora della Comunità delle Figlie del Rosario di Pompei che dichiarava di aver ricevuto la somma di lire settecentocinquanta  "Detta rendita serve esclusivamente per dotazione e mantenimento in della Comunità delle Suore: Suor Maria Giuseppa nel secolo Carmela Albano fu Vito.
Già si è accennato a questa disponibilità dell'Avvocato per le sorelle Albano e si rafforza l'ipotesi che ad esse veniva riservato un trattamento diverso, sia perché veramente bisognose di aiuto finanziario, sia a motivo della gratitudine per il lavoro svolto in tanti anni di permanenza a Pompei presso gli Asili e l'Orfanotrofio.
la ricevuta della somma reca la data del 16 giugno del 1900 e la firma di Suor Maria Rosaria Pazzaglia.
Ma, non solo per queste tre suore Bartolo Longo ebbe questa forma di attenzione.
Tuttavia il controllo della dote era rigoroso e non solo qui a Valle di Pompei, ma anche a Napoli da parte del Cardinale Prisco.
Ora, per fare ordine nelle cose, ricorrendo al "Libro delle Professioni e delle Vestizioni delle Figlie del Rosario di Pompei - 1898", si può ritenere che l'ordine con le date della vestizione degli anni 1898, 1899, 1900 sia quello riportato nello schema che segue.
Le vocazioni, a quel tempo, non mancavano ed a breve ci sarebbe stata la Vestizione e la Professione di altre aspiranti alla vita religiosa.
Anche tra le Orfanelle, vi era chi manifestava la vocazione religiosa; l'intenzione veniva benevolmente accolta sia dai Superiori Pompeiani sia dalla S. Sede.
Di ciò vi è traccia di una lettera del Delegato Pontificio, Mons. Augusto Silj che subentrò al Card. G. Prisco, indirizzata alla Madre Priora e datata 18 novembre 1906
Nella missiva si legge:
"1° che la Santa Sede assegna a ciascuna di dette giovani la dote di lire cinquecento.
che la stessa Santa Sede assume l'obbligo di mantenerle, loro vita natural durante, in codesta pia casa della Madonna del Rosario, purchè con la loro condotta non se ne rendano indegne.
che, se dovessero uscire dall'Istituto per giusti motivi, indipendenti dalla loro condotta e volontà, sarà loro pagata la suddetta dote di lire cinquecento, senza che possano pretendere altri compensi ed assegni vitalizi.
che le dette giovani siano ammesse al Noviziato nella prossima ricorrenza della festa della Presentazione di Maria SS.ma"
Intando il Fondatore non dimenticava tutte le suore, ed ogni occasione era buona per mostrare loro un'affettuosa attenzione.
Lo abbiamo già visto, in quei casi in cui dovette aiutare qualche aspirante alla vita religiosa in difficoltà economica.
E per citare ancora qualche esempio, leggiamo che il giorno dell'Assunzione, il 5 agosto del 1907
l'avv. Bartolo Longo scrisse alla Madre Priora accludendo cento lire per le Novizie.
In un'altra lettera dell'affezionatissimo fratello in S. Domenico, così si firma il Fondatore, leggiamo:
"Reverenda Madre Priora
le acchiudo lire trecento delle quali 70 lire può assegnarle alla Madre Maestra per il corredo di Maria Peretti; e il resto potrà servire per i bisogni  delle altre Suore e del Monastero".
Ci piace ricordare che, tra i primi educatori delle fanciulle e dei fanciulli valpompeiani, vi era la Contessa De Fusco, la quale  era coadiuvata, successivamente, anche da volontari come le sorelle Carmela e Teresa Albano, e da altri disponibili educatori.
Ma, prima che nascessero le Opere Pompeiane, andando agli inizi della storia del Santuario, vi era una lunga lista di collaboratori, che si prestavano per insegnare il Catechismo ai bambini che frequentavano gli Asili e l'Oratorio.
Tra questi vanno ricordati: Pasquale Ravallese, Giuseppe Denza, Vincenzo Esposito, Salvatore Gerrato, Giulianini Lorenzilli, Giuseppe Sabini, Domenico Brancaccio, Francesco Sicignano, Fra Pompilio, Luigi Corso.
Con l'apertura dell'Orfanotrofio femminiule (7 maggio 1887), la schiera delle educatrici dovette assumere una fisionomia tutta propria con regole e gerarchia.
Da un "Regolamento per l'Orfanotrofio Femminile della Vergine del Rosario di Pompei" desumiamo che vi erano le "Figlie del Rosario di Pompei". Esse si dividevano in due categorie: le suore e le prefette.
In particolare, il compito delle suore già lo conosciamo; esse, cominciarono ad operare dopo la istituzione della Congregazione (1897) ed a loro era affidata la direzione dell'Orfanotrofio e tutto quanto sancito nelle Costituzioni. Erano suddivise in Maestre e Converse.
Oltre, quindi, alle Terziarie Regolari, vi era "un corpo di Terziarie Secolari che sono di aiuto alle suore suddette"; esse venivano pur sempre chiamate "Figlie del Rosario di Pompei" ed, a loro volta, suddivise in due categorie: le Maestre e le Prefette.
Le prime dovevano "essere patentate o almeno dichiarate idonee per l'insegnamento"; le Prefette erano, invece, "tutte le altre che in qualunque maniera prestano l'opera loro nell'Orfanotrofio". In effetti, le Prefette erano delle coadiutrici delle Maestre, le quali si occupavano dell'assistenza nelle camerate e dei servizi della casa quali: portineria, lavanderia, stireria, e quanto altro necessario.
Si legge inoltre, che vi era un'altra categoria di Terziarie, le Turiste, quelle cioè che avevano il compito di accompagnare le Orfanelle fuori dell'Orfanotrofio e per queste si citano: D. Costanza Iovine e D. Carmela Pepe.
Ritornando al Regolamento, in esso, si leggono i nomi delle Maestre; erano in numero di cinque:
1 - Signorina Anna Minucci - Direttrice
2 - Signorina Ernestina Minucci
3 - Signorina Egilda Bianchini
4 - Signorina Giuditta Quadrani
5 - D. Maria Cristina Cerrito
Alcuni nomi non sono nuovi in questa storia; infatti, la signorina Quadrani vestì l'abito di suora il 30 giugno del 1900 prendendo il nome di Sr. Maria Domenica e lo lasciò, per motivi di salute, prima della Professione Religiosa, che avvenne nel 1901.
Anche Ernestina Minucci compare in un "Elenco delle Aspiranti allo Stato religioso"; in corrispondenza del suo nome si legge "vera vocazione".
La Signorina Egilda Bianchina, a cui era affidata la terza camerata dell'Orfanotrofio, diventò Suor Maria Giacinta. Prese l'abito il 2 febbraio 1913; purtroppo, anche lei, il 27 ottobre dello stesso anno 1913; uscì dalla Congregazione.
Questa suddivisione delle "Figlie del Rosario di Pompei" nelle due componenti, Terziarie Regolari e Terziarie Secolari, è stata in vigore fino ad epoca recente.
Sempre dallo stesso Regolamento si apprende come vestivano, uniforme e corredo, le Terziarie Secolari e tutto quanto regolava la vita della Comunità, le mansioni e ciò che prendevano in consegna per la custodia.

*Un importante passo avanti
La Congregazione era ormai sorta e le Suore lavoravano a servizio del Santuario assistendo le fanciulle ricoverate all’Orfanotrofio. Il Noviziato ebbe un periodo di flessione tra il 1908 ed il 1912.  
Mons. Silj si preoccupò, tuttavia, di adeguare gli ambienti alle nuove esigenze di Suor M. Margheriata Idà del S. Cuore, Domenicana. Figlia del SS. Rosario di Pompei. Napoli 25.1.1931. La Madre Maestra in una foto con le novizie.ita conventuale ed al numero crescente di Suore.

Infatti, provvide a che si sistemasse con l’ampliamento anche del locale per le Suore Professe che avevano dovuto adattarsi nell’antico Noviziati, dopo il trasferimento di questo nel nuovo locale che fece costruire Bartolo Longo.
L’ampliamento consisteva nella “costruzione di un vasto refettorio e della nuova Cappella e, contemporaneamente, tra il 1911 e il 1913 elevò al secondo piano il nuovo professato con un buon numero di celle separate da un corridoio.
Il 17 agosto del 1913 fu benedetta e consacrata  dall’Em.mo Cardinale De Lai la nuova Cappella, assistendo i Rev.mi Mons.ri Silj, Celli, De Angelis.
Il giorno seguente lo stesso Em.mo vi celebrò la Prima messa; 1914, ed il 10 gennaio del 1914, la dolce Immagine Taumaturga del Rosario, che la premura di Bartolo Longo aveva donato alla prima umile Cappellina, venne decorata di brillantini e di oro, dono di S. E. Mons. Silj”.
La Storia della Congregazione fino ad ora è stata alquanto complessa per i numerosi fatti e vicende legati soprattutto alla difficile fase organizzativa di una comunità nata dal nulla. Ora siamo intorno al 1914 ed inizia   un’altra serie di avvenimenti  legati allo sviluppo della vita e dell’attività delle Suore.
Già abbiamo visto che si avvertì il bisogno di preparare la Suora ad affrontare la sua missione in maniera più adeguata ai tempi ed alle necessità sociali.
A Valle di Pompei le Figlie di S. Domenico, che attendevano alle cure del Santuario e dell’Orfanotrofio, erano diventate una realtà per gli uffici che svolgevano.
Un episodio degno di nota fu la perdita di una grande collaboratrice: la Madre Maestra delle Novizie, Suor Maria Filomena Fiore  che, come si ricorderà, fu chiamata a Valle di Pompei per istruire le prime Novizie.
Ritornò nel suo Convento di Marino il 3 aprile del 1914. Lo scontento si diffuse nella famiglia pompeiana e varie furono le ipotesi per tale allontanamento. Tra queste, la più diffusa fu quella che il P. Generale dell'Ordine dei Domenicani, Fra Giacinto Cormier, lo stesso che si era adoperato per farla giungere a Pompei, l'avesse richiamata nel Convento di provenienza per affidarle una importante missione. D'altra parte lui stesso aveva ribadito che la Madre Filomena concludeva la fase più difficile del suo mandato, avendo avviato alla vita religiosa già un buon numero di Suore e perciò tra queste si sarebbe potuta tranquillamente scegliere la nuova Maestra delle Novizie.
Dunque "La Madre Filomena fece ritorno alla sua pace e solitudine claustrale, ma portò vivo nel cuore il ricordo della sua dolce e difficile missione; e vivo ricordo lasciò della sua materna, anche se a volte forte, missione: opera di bene su quante l'ebbero Madre nella vita Religiosa.  
Fu nominata a sostituirla   nel grave e delicato ufficio Suor Maria Agnese Tecca.
Continuando nel cammino della storia, ci soffermiamo per un po' sul periodo tra il   1927 e il 1932, allorquando si avvertì la necessità di affrontare due questioni di vitale importanza per la vita della Congregazione.
Infatti, durante il Priorato di Madre Agnese Tecca, si ritenne necessario aggiornare le Costituzioni
per renderle più rispondenti alle esigenze della Congregazione e con esse    sorse la questione del riconoscimento giuridico “Iuris Pontifici” con la relativa sistemazione definitiva della Casa Generalizia.
Questioni che generarono tra le Suore dibattiti e pause di riflessione, non senza qualche incomprensione e dolore, ma che furono evidenziate come necessità e richiesero un lungo lavoro preparatorio. Intanto alla morte del Card. Augusto Silj, avvenuta il 27 febbraio 1926, subentrò, l’ 8 maggio dello stesso anno, Sua Ecc. Mons. Carlo Cremonesi, che rimane in qualità di Delegato Pontificio per il Santuario di Pompei,  fino al 28 settembre del 1928, quando giunse il Prelato Rossi.
Il 21 giugno 1931 l’ Ecc.mo Prelato Mons. Antonio Anastasio Rossi, Patriarca di Costantinopoli (all'epoca affiancato dal Vicario Sua Ecc. Mons. V. Celli e dal Segretario della Prelatura Mons. Pietro Di Pietro), dopo qualche nube iniziale di troppo severo giudizio, spiegava tutta la paterna, energica ed intelligente opera di bontà sulla Congregazione nascente che il Signore e la Vergine Santa avevano affidato alle sue cure, riuniva il Capitolo Conventuale delle Suore vocali ed affrontava in pieno la questione, in forma ufficiale per la  prima volta.
Egli  disse che era ormai necessaria la compilazione delle Costituzioni che meglio rispondessero allo sviluppo della Congregazione, riconosciuta di Diritto Diocesano, ed anche al Diritto Canonico.  
Indi l’ Ecc.mo propone, come oggetto di discussione, le seguenti questioni:
I –   Se si Ritenga che la Congregazione inizi le pratiche per ottenere la giurisdizione Pontificia o si desideri di restare di diritto interdiocesano.
II –  Quali i rapporti della Congregazione con l’ Ecc.ma Prelatura.  
III – Quale debba essere la Casa Madre.  
IV – Quale la Casa di Noviziato.
V –     Se adottare nuove Costituzioni o riforme o completare quelle già esistenti.
I dispareri furono tali che non si potè nulla definire. Mons. Prelato assicurò che per il solo fatto delle Costituzioni non sarebbero sorti nuovi rapporti con l'Ecc.ma Prelatura.
Le questioni dunque restarono sospese, ma il 10 marzo 1932, in una adunanza del Consiglio del Capitolo Conventuale delle Suore vocali, L'Ecc.mo Prelato chiese che mediante voto deliberativo venisse determinata la questione già trattata ma non risolta; se cioè  si deliberava di restare di diritto diocesano o coLa famiglia Domenicana con il Patriarca Antonio Anastasio Rossiminciare le pratiche per il Decretum Laudis.
L'idea doveva ancora faticosamente farsi strada fra difficoltà e dolori.  Intanto si era venuti alla determinazione di compilare le nuove Costituzioni". Madre Maria Agnese Tecca ed il suo Consiglio, affidarono il compito a Sr. Maria Colomba Mazza e Sr. Maria Cecilia Pignatelli, che seguirono le tracce di un esemplare comune di Costituzioni per le Suore Terziarie Domenicane compilato dal Rev.do Padre Nolan O.P.
A guidarle nel difficile lavoro vi furono i RR. PP. Ludovico Fanfani, allora Provinciale Romano e Raimondo Sorrentino, allora Provinciale Napoletano, coadiuvati dal Rev.do Padre Reginaldo Addazzi.
Nel corso dei lavori furono interpellati anche i Vescovi della Diocesi delle case filiali. E in data 4 ottobre 1932, le nuove Costituzioni furono presentate dal Prelato di Pompei alla Congregazione che ne consegnò personalmente copia a ciascuna suora.
A questo punto sarebbe necessario introdurre un lunghissimo capitolo che riguarda il sofferto e complesso argomento "Costituzioni". È ovvio che una Congregazione di Suore nata con una propria
fisionomia per il fabbisogno specifico dell'Opera Pompeiana, risenta nel tempo anche della storia evolutiva delle opere stesse.
Difatti, al crescere della dimensione degli Istituti, seguiva un'alternarsi di problematiche di carattere educativo-sociale non senza serie difficoltà di dipendenza della Congregazione del Santuario.
Intanto la comunità travalica anche il perimetro dell'Opera pompeiana.
"Gli Em.mi Cardinali della Commissione di vigilanza del Santuario e le Opere annesse, riguardanti le opere femminili e la Congregazione, in un documento del 5 settembre 1933, si dichiaravano favorevoli all’ espansione della Congregazione in altre Diocesi, che “gioverà al crescere di nuove vocazioni”.
Si ricorda, però, di attendere innanzitutto alle opere per cui furono istituite: l'assistenza al Santuario e alle Opere annesse. Vi si parla della necessità che le Suore intensifichino la loro preparazione spirituale ed intellettuale per meglio adempiere la loro missione".
In pratica, in meno di cinquant’anni, la Congregazione, formata da un numero di 180 Suore, era presente oltre che a Pompei (Na), a Paola (Cs), Maiori (Sa), Torre Annunziata (Na), Padula (Sa) e a Strangolagalli (Ce).  In tutte le Case si operava per la formazione spirituale ed intellettuale della gioventù femminile mediante l’istituzione delle opere educative quali: asili d’infanzia, scuole elementari, scuole medie e magistrali, educandati, laboratori, oratori, associazione di Azione Cattolica ed altre opere assistenziali e di carità.  
        

*La nuova Istituzione
E siamo giunti al 1944! A dicembre vi fu un nuovo Capitolo Generale per l’elezione della Priora Generale. Il nuovo periodo di reggenza della Congregazione è fin troppo ricco di avvenimenti.
In questo periodo si alternò al Delegato Pontificio  Mons. Antonio Anastasio Rossi, che fu a Pompei dal 1928 al marzo del 1948, Mons. Roberto Ronca dal 1948 al 1955.
É senza dubbio l'arco di tempo più difficile nella vita della Congregazione. Questo periodo fu
segnato da una serie di incomprensioni e mancate condivisioni su una nuova fisionomia della Congregazione che avrebbe voluto dare Sua Ecc. Mons. Roberto Ronca, nominato dal S. Padre Pio XII, Prelato del Santuario di Pompei.
Egli fece ingresso a Pompei il 14 agosto del 1948, succedendo al Patriarca Sua Ecc. Antonio Anastasio Rossi, di felice memoria.
L’incomprensione tra Mons. Ronca e la Congregazione nacque a seguito dell’ istituzione degli Oblati e delle Oblate. Nella sua qualità di Delegato del Papa per il Santuario di Pompei, volle fondare la nuova Comunità alla quale, un po’ alla volta, affidò gli incarichi un tempo ricoperti dalle suore.
L'incomprensione determinò un evento non certo irrilevante; circa cinquanta Suore lasciarono la Congregazione e ciò è vistosamente riscontrabile dal grafico riportato accanto.
L’ «esodo» era senz’altro un segno di contrasto o, se mai, di non accettazione dall’ una o dall’ altra parte, di una nuova posizione giuridica della Congregazione.
Difatti, le Figlie del S. Rosario di Pompei fondate da Bartolo Longo, avrebbero perso la loro fisionomia originaria per essere trasformate in Oblate.
In parte, anche l'instabilità delle Costituzioni in quel periodo, fu una delle condizioni che avrebbe favorito l'instaurarsi e la nascita della nuova istituzione.
Si avvicendavano in qualità di Visitatori Apostolici vari religiosi inviati a Pompei per lo studio della situazione. Tra questi, il Rev. P. Giuseppe Manzo S. I., il quale sottopose all'esame delle suore un decreto della Sacra Congregazione Concistoriale a firma del Card. Adeodato Giovanni Piazza, Vescovo di Palestrina e P. M. segretario. E non fu il solo ad affrontare la difficile situazione. Allora era giunto a Pompei anche un altro Padre che avrebbe dovuto curare e mediare, con consigli e prediche, la situazione dell'incomprensione risolvendola.
Frattanto, Padre Manzo veniva sostituito dal Rev. Agnello Jaccarino S. I. che, nonostante ponesse i suoi buoni uffici per la soluzione del caso secondo le direttive del Prelato Ronca, l'intervento non giunse a concreti risultati.
Tuttavia, in quel periodo, si verificò un lieto evento, il 5 maggio 1953, il Rev. Padre Jaccarino lesse alle suore il tanto agognato ed atteso “Decreto di Lode  e approvazione temporanea delle nuove Costituzioni”.
Non mancarono contatti, per quanto fugaci e perciò infruttuosi, tra il card. Piazza e la Superiora Generale, Madre Immacolata Savino, a Pompei ed anche a Roma.
Erano trascorsi già oltre sette anni dall’ inizio della questione e tra i personaggi di rilievo va menzionato anche Mons. Claudio Righini, segretario particolare di Mons. Ronca, oblato della Madonna del Rosario.
All'elenco dei Visitatori Apostolici, inviati da Roma si aggiunse Mons. Ercole Crovella, ex Amministratore del Santuario; anch'egli interrogò e colloquiò con la Madre Generale, con le orfanelle e le suore per poi ripartire alla volta di Roma.
In tutto questo periodo, fu un susseguirsi di vicende a vario tono di tristezza e delusione, ma anche rafforzamenti per il credo al carisma del Fondatore e alla Beata Vergine del Rosario.
Finalmente la storia giunse all’ epilogo!
Si seppe che era venuto da Roma, un altro Monsignore, in massimo segreto, tanto che fu creduto un Parroco, era Mons. Giovanni Battista Foschini, egli interrogò in gran segreto i dirigenti delle Opere e ripartì per Roma conservando la segretezza dell’ identità.
Ritornò ufficialmente, inviato dal S. Padre in qualità di Amministratore Apostolico, succedendo, così, a Sua Ecc. Mons. Roberto Ronca.
Restò a Pompei dal 20.12.1955 al 16.12.1957.
Questa volta la vicenda si concluse in maniera anche categorica.
Da allora è rimasto solo un ricordo, non certo felice di una storia che si chiuse non senza sacrifici e definizioni sul numero delle suore.
Mons. Foschini emise in data 16 maggio 1956 il Decreto di soppressione della Pia Unione dei Sacerdoti Oblati, degli Oblati Secolari e delle Oblate della SS. Vergine di Pompei che era stata
eretta in data 7 maggio 1949 dall’ Ecc. mo Mons. Roberto Ronca, restituendo alle suore i compiti che erano passati alle Oblate ed agli Oblati e riconoscendo alle “Figlie del SS. Rosario di Pompei” il disimpegno lodevole del loro dovere.
Siamo così giunti alle soglie del 1957.
Il giorno 8 giugno, Sua Ecc. Mons. Aurelio Signora succedeva a Mons. Giovanni Battista Foschini; fu accolto solennemente a Pompei e vi rimase fino al 1978.
Veniva affiancato poi dall'Amministratore designato dalla Commissione Cardinalizia per la tutela del santuario e delle Opere annesse, il rev. Mons. Luigi Davighi.
Con il passare degli anni la vita di Congregazione si svolge non senza disagi e difficoltà operative ed organizzative dovute, specialmente, al ridotto numero di suore. Momento non certo facile perché, qualcuna lascia la vita religiosa e, purtroppo, le vocazioni diventano più rare.
L'Aspirantato voluto con tanta convinzione ed altrettanti sacrifici da parte della Madre Immacolata, aiutata nell'istituzione dal Prelato Mons. Signora, non dava i frutti sperati; diminuiva il numero delle fanciulle aderenti all'iniziativa, anzi, qualcuna veniva meno ancor prima di terminare gli studi dell'obbligo.
Eppure si era fatto in modo che le Aspiranti avessero un locale tutto proprio ed aiuti spirituali e materiali da parte di suore preparate.
"In questi ultimi due anni - scrive Madre Lucia Pedone nella sua relazione al Capitolo - hanno usufruito delle vacanze di Natale e Pasqua e durante il periodo estivo, come pure sono state fatte gite, passeggiate, e si è cercato di dare loro libertà e concessioni secondo dettami moderni. Penso sia opportuno però, che l'Aspirantato abbia un locale più appartato".
Ed ancora la relazione mette in evidenza la necessità di avere altre suore per rispondere in maniera più efficace alle urgenze delle Case e dei suoi ospiti. Un'attenzione maggiore è rivolto alla formazione spirituale delle Postulanti, delle Novizie e delle Juniores, per le quali si dovevano osservare le direttive stabilite dal Capitolo Speciale e indicate dal Concilio Vaticano II.
É da tener presente, infatti che siamo nel periodo del Concilio iniziato l'11 ottobre del 1962 con S.S. Giovanni XXIII; egli lo aveva indetto il 25 novembre del 1961 e fu concluso da S.S. Paolo VI, il 7 dicembre del 1965.
Ma il tempo scorre veloce; le suore di Bartolo Longo sono al servizio del Santuario sempre più silenziosamente presenti, attendono al Carisma del loro Fondatore con spirito di profonda abnegazione e devozione.
Finalmente, nell’arco di tempo compreso tra il 1977 ed il 1983, ci furono tre grandi eventi:
1 –   La visita a Pompei del S. Padre Giovanni Paolo II, il 21.10.1979.
2 – La Beatificazione del Fondatore Bartolo Longo che avvenne in Piazza S. Pietro a Roma il 26.10.1980.
3 – L’approvazione del nuovo testo delle Costituzioni da parte della Sacra Congregazione dei Religiosi il 26.10.1980.
Il primo evento è legato all’ inizio della storia del Santuario, quando l’Avv. Bartolo Longo invitava a
Pompei il Papa Leone XIII.
L’ invito rivolto al Papa, fu ripetuto nella udienza del 26 aprile 1901: “Vostra Santità deve venire a Valle di Pompei, anche per dare la benedizione alla loggia papale che io ho costruito a bella posta sulla facciata del Santuario”.
E così, il 21 ottobre del 1979, il sogno ed il progetto del Beato, si avverarono: era venuto il giorno in cui da quella loggia si affacciava il Papa.
Il santo Padre si fermò a pranzo con l’ Episcopato Campano nel refettorio di Casa Madre e fu servito a tavola dalle suore.  
Una lapide di marmo vi fu eretta a ricordo di quella giornata.
A questo importante avvenimento seguì un grande evento molto atteso dalla famiglia pompeiana: la beatificazione del Fondatore del Santuario e delle Opere Pompeiane.
Le suore ricevettero con gioia la comunicazione del giorno della festa che sarebbe avvenuta in piazza S. Pietro il 26 ottobre del 1980.
La giornata fu memorabile! Quello stesso giorno, fu emesso dalla Sacra Congregazione dei Religiosi il Decreto di approvazione del nuovo testo delle Costituzioni e l’ avvenimento fu interpretato come un segno di benedizione del Beato.

*Lo sviluppo della Congregazione
Evoluzione numerica
Il grafico a destra mette in relazione il rapporto Novizie-Professioni e, a loro volta, queste due variabili in confronto con il numero totale delle Suore.

È evidente che non sono coincidenti i punti di riferimento relativi alle novizie ed alle professioni.
In effetti, questi non potranno mai coincidere in quanto, certamente, non si tratta di novizie che frequentano l’ultimo anno di studio, quello cioè terminale e relativo alla Professione, ma di un numero globale di ragazze novizie.
Anche in questo grafico, rappresentato a sinistra, è ben evidente il notevole incremento di vocazioni registrate durante il sessennio 1954-59, in corrispondenza del quale vi è una significativa ripresa vocazionale che si traduce quindi anche in un incremento numerico dell’organico.

*Una comunità in cammino
Una comunità in cammino ha bisogno di verifica e di confronti, di studi e di aggiornamenti sulle metodologie operative in campo assistenziale-educativo in rapporto allo stato di religiose quale si addice alle suore.
Questo ci si prefiggeva di studiare in un Capitolo Speciale o intermedio.
Infatti, il primo di questo incontro si tenne a metà percorso del sessennio 1983-1989, nel 1986.
In questa sede furono discusse problematiche connesse all’opera educativa ed alla presenza delle suore nelle varie realtà sociali in cui erano dislocate le case.
Ritornando alla vocazione , come si ricorderà, le varie relazioni capitolari erano quasi sempre critiche circa il numero delle aspiranti alla vita religiosa ed il futuro della Congregazione non appariva certo roseo.
L’esigenza di servizi e di presenza, sia nelle fondazioni della Congregazione, sia nelle Opere del santuario, aumentava a dismisura ed ecco che:
“È stato necessario – dice Madre Valeria Torelli – allargare il nostro spazio apostolico e aprirci alle missioni estere”.
La nuova Missione, quella filippina non è scevra da preoccupazioni e problemi; ne vennero elencati solo alcuni nella riunione Capitolare del luglio 1989.

Si parla di difficoltà di adattamento in senso lato da parte delle ragazze filippine sia per la situazione culturale, sia per il clima, l’alimentazione e la lingua.
Ma, a distanza di qualche anno, quelle preoccupazioni vennero ampiamente superate, grazie alla buona volontà e professionalità di chi ha guidato e guida il gruppo di quelle ragazze.
E ci troviamo nel periodo del secondo Capitolo intermedio, ovvero il XII Generale, che si svolse dal 25 al 30 luglio del 1992 nella Casa di Maiori che, dal 1986, era diventata sede del Capitolo Generale.
Questo è il primo incontro presieduto da Madre Colomba Russo, la quale presenta un bilancio triennale delle attività svolte nella relazione letta nel Capitolo, ed il cui tema era: “La formazione per una nuova evangelizzazione”.
Non mancano, anche in questo periodo, segnali di preoccupazione per il numero delle suore impegnate nel lavoro quotidiano e per il tipo di attività loro affidata.
Intanto,a seguito di una Legge Regionale (1992), la vita degli Istituti cambia radicalmente.
Il nuovo dispositivo, di rivedere gli standards strutturali ed organizzativi per il funzionamento delle strutture educative residenziali per i minori, costringe a lasciare provvisoriamente il grande Istituto dell’Orfanotrofio per consentire l’esecuzione dei lavori di adeguamento strutturale.
L’Orfanotrofio si sposta provvisoriamente tra il seminario “Bartolo Longo” a S. Abbondio e l’Istituto “Sacro Cuore”.
Ciò comporta qualche difficoltà nell’equilibrio organizzativo ed anche pedagogico generale.
Tuttavia i lavori, essendo finalizzati ad una efficiente funzionalità della struttura, danno luogo ad una migliore qualità della vita del “Centro Educativo Beata Vergine del Rosario di Pompei” (definizione che ha soppiantato il nome di Orfanotrofio).
E si comincia a parlare in maniera più ottimistica dell’aspetto vocazionale, il cui maggiore contributo numerico proviene proprio dalle Missioni estere e, massimamente, dalle Filippine.
In ogni caso, per l’opera prestata nelle varie realtà sociali, prevale l’impegno delle suore di rispettare il mandato missionario costituito, tra l’altro, dall’istruzione e dall’educazione della gioventù.
Le scuole superiori adottano sperimentazioni che aggiornano il progetto educativo favorendo anche l’accesso ai corsi universitari post diploma.
Si riconferma l’indispensabile opera educativa curata dalle “Figlie del S. Rosario di Pompei” nelle scuole dell’Infanzia e nelle scuole primarie e secondarie, oltre che nelle parrocchie pompeiane e di altri paesi.

*Chi sono le Suore di Bartolo Longo?

Anime pensose che, sentita una voce, le dolci voci del cuore in ascolto, ed avendola accolta come sicura luce di coscienza, hanno fatto la scelta. “Maria ha scelto la parte migliore e non le sarà tolta…” dice Gesù. E questa “Maria” s’incarna in tutte le Suore.
Anime generose che alla consacrazione a Dio uniscono uno speciale apostolato in mezzo al mondo degli Orfani, delle tristi realtà d'oggi,  continuando e sviluppando il lungo cammino della carità cristiana quale era quella del Fondatore il Beato Bartolo Longo.
Anime permeate   di puro spirito missionario, come le vuole la loro Regina e Madre, la Vergine del Santo Rosario, prima  missionaria al seguito di Gesù. E... la Missione continua ... che tanta è la messe!
Qualcuno...  Cristo che passa, bussa alla porta, vuole entrare in casa per annunciare la gioiosa notizia: "Oggi è venuta la salvezza in questa casa".
"... Figlie del Rosario di Pompei, perchè queste son chiamate con particolare vocazione ad amare e servire e glorificare così Buona Madre nella stessa sua casa, nel luogo medesimo dei suoi prodigi, come altrettante figlie che convivono con la propria madre poste, a custodia della casa di Lei, a
servizio del Tempio a Lei dedicato"          
(Bartolo Longo, 16, Costituzioni)

Le Suore del Beato Bartolo Longo
La Congregazione delle Suore Domenicane “Figlie del S. Rosario di Pompei” fu fondata a Pompei (Na) nel 1895 dall’Avvocato Bartolo Longo, ora beato, con le finalità specifiche dettate dal Fondatore nel 1900 e che ancora oggi restano attuali e urgenti ovunque nel mondo:
* 1 - Divulgare la devozione verso la Beata Vergine del S. Rosario di Pompei;
* 2 - Curare la promozione umana e cristiana dei fanciulli e delle fanciulle, ospiti delle varie Opere annesse al Santuario di Pompei, accogliendo i portatori delle nuove povertà;
* 3 - Favorire l’educazione e l’istruzione civile e cristiana della gioventù;
* 4 - Promuovere la pastorale della famiglia e dei giovani nelle comunità parrocchiali. (Costituzioni, 26)
La Casa Madre della Congregazione ha sede in Pompei, presso il Santuario.
Perché "Figlie del Rosario"
Le Suore hanno il Rosario per insegna, per difesa, per titolo e sono singolarmente consacrate alla Vergine del Rosario, sì che altro nome loro non compete, se non quello di Figlie del Rosario. E dal luogo, in cui Maria le ha accolte la prima volta, e dal Santuario a cui esse servono, prendono l’aggiunta del Rosario di Pompei”. Sono dette Figlie e non Sorelle della Madonna del Rosario, perché sono state chiamate con particolare vocazione ad amare, servire e glorificare così buona Madre nella stessa
sua casa, nel luogo medesimo dei suoi prodigi, come altrettante figlie che convivono con la propria Madre”

(Costituzioni Bartolo Longo Cap. 1, 2-3; cfr. Costituzione Fondamentale III).

*L'abito e le modifiche

Certamente si noterà nelle foto che illustrano questo sito qualche differenza nell’abito delle suore.
Mi è parso perciò necessario soddisfare la curiosità o, se si vuole, completare la ricerca, riportando in uno schizzo le notizie sull’argomento: terminologia e variazioni nel tempo.
Aggiungo che oggi è stata apportata un’ulteriore modifica all’abito consistente nell’eliminazione della cuffia inamidata.

Il velo è stato ridisegnato e reso più agile e leggero. Mi è parso, altresì, utile tracciare, con l’aiuto della Rev.ma Madre Generale.
Il percorso che un’aspirante suora deve seguire prima di entrare a far parte della Congregazione delle suore "Figlie del S. Rosario di Pompei".
I periodi a cui si riferiscono le sintesi sono rispettivamente: dal 1953 al 1970 e dal 1970 ad oggi.

1970 ad oggi.

* Dopo il 1966 viene sostituito al soggola la cuffia, adeguandovi il bordo rigido del velo che prima era fino alle spalle; fu poi limitato alla parte frontale.
** La cappa è diventata facoltativa tranne che nelle cerimonie solenni o ufficiali nel Santuario dal 2 novembre a Pasqua.
*** Collettino rivoltato dal 1966.
**** Dal 28 Agosto 1997 modifica del velo e eliminazione della cuffia.
L’11 novembre 1957, in occasione della rinnovazione dei voti, alla presenza di Sua Ecc.za Mons. Aurelio Signora, le suore ricevettero lo scapolare bianco dalle sue mani. Da allora, non vi fu più la differenza di classe.

(Autore: Prof. Mario Avellino)

*L'iter di un'aspirante suora
L’iter dal 1953 al 1970
Aspirantato

Colei che chiedeva di essere ammessa nella Congregazione, a qualsiasi età e condizione di studio, vi restava fino a quando non iniziava il periodo del Postulato e comunque non prima dei 18 anni.
Postulato
Consisteva in sei mesi di preparazione fatti anche in un’altra casa, ma gli ultimi tre nella casa del Noviziato.
Noviziato
Durava un anno e sei mesi (art. 84 Costituzioni) di cui un anno canonico, gli altri sei mesi in attesa della 1ª Professione.
Voti
La novizia dopo due anni emetteva i voti temporanei, prendeva l’abito, il crocifisso, la corona e riceveva l’anello d’argento con l’immagine della Madonna del Rosario di Pompei.
Voti temporanei
Venivano emessi per 5 anni e rinnovati ogni anno fino a quelli perpetui per i quali bisognava attendere almeno sette anni, al termine dei quali si riceveva l’anello d’oro.
L’iter dal 1970 ad oggi 1966
Estero – Dopo il 1987
Le aspiranti alla vita religiosa entrano nella casa di accoglienza in loco (Manila, India, Africa) dopo un determinato periodo giudicato idoneo dalla responsabile della formazione locale, poi vengono in Italia dove inizia l’iter formativo regolare.
In particolare a Manila, in seguito al documento sulla formazione, le Conferenze Episcopali non hanno consentito questa prassi, delegando le Congregazioni a istituire il Noviziato in loco. Ma, in seguito alle pressioni esercitate dalle varie Congregazioni italiane, questo veto è stato annullato e il visto di espatrio viene concesso anche a quelle giovani che non hanno emesso la prima Professione.
Intanto, se per Manila la procedura si è snellita, per poi diventare di nuovo restrittiva, nel senso della libertà del luogo di Professione, in India tale restrizione è andata consolidandosi, perciò il gruppo di novizie, attualmente residenti nella Comunità di formazione in Kerala, potrà lasciare l’India solo dopo la prima Professione.
In Italia – Dal il 1970
Dopo un periodo di esperienza di vita religiosa nelle Case della Congregazione, scelte in relazione alla istruzione, alle attitudini ed altro, l’aspirante suora può iniziare il periodo di formazione nel Noviziato dove, per sei mesi, frequenta un pre-noviziato (abito modesto).
Dopo di che inizia il Noviziato, indossando l’abito della novizia (abito bianco).
Trascorsi due anni di frequenza al noviziato, di cui uno canonico, la novizia può essere ammessa alla Professione temporanea. Annualmente rinnova i voti per cinque anni per poi emettere la Professione perpetua, se ritenuta idonea. In questo periodo di cinque anni le giovani si chiamano juniores e perciò il periodo e detto: "juniorato".

Emessi i voti perpetui, inizia il periodo di formazione permanente, che dura tutta la vita religiosa.
Noviziato
2 anni di cui:
1 canonico
6 mesi al noviziato
3 mesi di periodo apostolico formativo presso una comunità
3 mesi (gli ultimi) al Noviziato-
Durante il secondo anno di Noviziato, la giovane può essere impegnata anche in studi.
(Autore: Prof. Mario Avellino)

*Stemma, Carisma e Attività della Congregazione

Lo Stemma
La Congregazione adotta uno stemma che è quello di Bartolo Longo.
Esso è costituito da uno scudo ovale sul quale sono tracciati i seguenti elementi:
La Croce, il Rosario, la stella e, in basso, un mare su cui sono incise le iniziali del fondatore: il Beato Bartolo Longo.
Per meglio comprendere il valore del simbolismo longhiano, faccio ricorso ad uno scritto di Sr. Maria Ermelinda Cuomo, pubblicato sul periodico della Congregazione "In Cammino... con Maria" dal titolo "Bartolo Longo" Lo Stemma di B.L. posto a sinistra, in basso, dell'altare maggiore mentre, a destra vi è quello della Contessa De Fusco. Fu collocato sull'altare maggiore all'epoca della costruzione del trono, nel 1887.olo Longo e il simbolismo".
Per le migliaia di pagine che ha scritto, Bartolo Longo dimostra che ha sempre voluto mettersi in collegamento con gli altri, comunicare per amare, comunicare per ricevere il conforto della carità e l'approvazione del suo operato.  
Egli, più volte,  introduceva dei simboli che sintetizzassero  la vita ed i valori umani che erano propri della istituzione pompeiana.
I segni ed i simboli erano, chiaramente, riferimenti delle realtà terrene alle meraviglie celesti.
Molti di questi simboli li ritroviamo all’interno della Basilica e ci piace andare alla loro ricerca per tentare di farne un inventario ragionato.
Nel suo stemma collocato in basso a sinistra dell’altare maggiore, troviamo il mare in tempesta, la croce e la corona del rosario: elementi questi ultimi che, intrecciati tra loro simboleggiano gli amori più grandi della sua vita, mentre il mare in tempesta vuole rievocare lo stato d’animo della sua giovinezza: un mare in tempesta perché agitato dall’anticlericalismo spietato e dallo scetticismo.
Dopo la conversione, la croce è stata la sua fedele compagna di viaggio e le sue mani solitamente intrecciate alla  corona hanno rappresentato l’ àncora di salvezza.
Difatti, Bartolo Longo, era un uomo di preghiera e con l’aiuto del Rosario trovò conforto e guida per la costruzione delle Opere pompeiane, per la edificazione del Tempio perciò dedicato alla
Regina del Rosario.
Era uno spettacolo vederlo guidare il Rosario in Basilica. “Mi recava stupore ed insegnamento – dice un teste alla causa di beatificazione – vederlo recitare il Santo Rosario con una lunga corona di quindici poste nelle mani, sempre con lo sguardo fisso alla Madonna, assorto così nella preghiera, da non accorgersi di quanto gli era intorno; pareva che se  ne andasse in estasi”.
Il Beato definiva il rosario “inno di un arcangelo ripetuto da un coro di milioni di cuori”.
La corona è quindi simbolo di guida e compagnia in ogni momento della storia di Pompei; ma, oltre a questo segno, che è compagnia e guida per il Beato, ritroviamo altri simboli, apparentemente meno importanti quali l’assegnazione della fascia sul braccio del giovanetto, che era un premio ambito di fine anno.
Sulla fascia vi erano incise le iniziali di Bartolo Longo perché diceva:”io vi darò il mio nome: sul braccio voi apporrete le mie iniziali come segno d’affetto”.
Un segno davvero tangibile e stimolante per la crescita della dignità umana.
E ancora, la stella.
Un simbolo che ricorre frequente come appellativo di Maria: “tra le tempeste che mi avevano sommerso, levai gli occhi miei a te, nuova stella di speranza, apparsa ai dì nostri sulla valle delle rovine”.  
Bartolo Longo ne esalta la luce perché: “due sole luci restavano a lungo fra le tenebre: la fulgente corona intorno al capo della Vergine sul frontone della Basilica, e quella della finestra di Bartolo Longo”.
Infatti, il Beato sottraeva gran parte del tempo al sonno per dedicarsi alla preghiera.
Infine, ma non da ultimo, diventato Terziario Domenicano, volle chiamarsi Fra Rosario, e fu rosario vivente per le sue vicende dolorose, gaudiose e gloriose, con due strumenti di lavoro: la penna ed il rosario: “apostolo della penna, in ascolto della parola”.
Anche Giovanni Paolo II, nel proclamarlo Beato, il 26 ottobre del 1980, lo presentava al mondo cattolico dicendo: “Egli con la corona del rosario, dice anche a noi, cristiani della fine del XX secolo: Risveglia la tua fiducia nella SS. Vergine del Rosario.
Devi avere la fede di Giobbe! Santa Madre, io ripongo in Te ogni mia afflizione, ogni speranza, ogni fiducia”.    

Il Carisma

Natura, carisma e missione della Congregazione
1. La Congregazione delle Suore Domenicane del S. Rosario di Pompei, fondata dal Beato Bartolo Longo, è Istituto autonomo di Diritto Pontificio, affiliato all’Ordine dei Predicatori.
2. Il Beato Bartolo Longo volle che il carisma della Congregazione fosse radicato in quello della famiglia di S. Domenico, che unisce la vita contemplativa alla vita attiva, da realizzarsi questa, nelle opere di carità, nell’educazione della gioventù povera ed abbandonata, nella cura del santuario del S. Rosario di Pompei.
Propose alle Suore della Congregazione, a modello di vita, la consorella S. Caterina da Siena.
3.     La missione particolare dettata da Fondatore alla Congregazione è quella di:
- Divulgare la devozione verso la Beata Vergine del S. Rosario di Pompei;
- Curare la promozione umana e cristiana dei fanciulli e delle fanciulle, ospiti delle varie opere annesse al Santuario di Pompei;
- Favorire l’educazione e l’istruzione civile e cristiana della gioventù;
- Promuovere la pastorale dei giovani inserendosi nelle comunità parrocchiali.
Questa missione la Congregazione la attua ovunque nel mondo.
4. La Casa Madre della Congregazione è annessa al Santuario della Madonna del Rosario di Pompei.
Vita  Consacrata
5. I membri della  Congregazione, con la professione religiosa, pongono tutta la loro vita al servizio di Dio e ciò costituisce una speciale consacrazione, che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e ne è l’espressione più perfetta.
6. La loro consacrazione è anche dedizione di sé al servizio della Chiesa, che la riconosce come dono speciale di Dio per la dilatazione del suo Regno.

Le Attività

Svolgono una vita di intenso lavoro operativo socio – assistenziale - religioso – apostolico nella scuola, nelle comunità Parrocchiali, in Italia e nelle missioni all’estero. A Pompei, sede della Casa Madre, nel Santuario della B. V. del Rosario sono impegnate nell’Animazione liturgica, nella Pastorale giovanile, negli uffici del Santuario e della Prelatura. In particolare, svolgono la loro azione di promozione umana - cristiana – educativa presso il Centro Polifunzionale “Bartolo Longo”.

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