Santi del 10 Aprile - Istituto Aveta

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Santi del 10 Aprile

Il mio Santo > I Santi di Aprile

1 Beato Antonio Neyrot da Rivoli - Domenicano (10 Aprile)  

Nato a Rivoli (Torino) intorno al 1423, Antonio Neyrot entrò tra i Domenicani, ricevendo l'abito, nel convento di San Marco a Firenze, da sant'Antonino, il futuro arcivescovo della città. Si imbarcò per un pericoloso viaggio in Sicilia. La rotta era, infatti, battuta dai pirati: e se la prima volta gli andò bene, di ritorno dalla Sicilia per Napoli il nostro fu catturato. Era il 1458 e il religioso venne condotto come schiavo a Tunisi. Qui, sotto le pressioni dei saraceni, abiurò la fede e si sposò. Ma gli apparve in sogno Antonino, nel frattempo morto, che lo invitò a pentirsi. Nel Giovedì Santo del 1460 rimise l'abito e professò pubblicamente la sua fede davanti al sultano. Un gesto che gli costò la vita. In seguito il corpo fu acquistato da mercanti genovesi e, nel 1469, Amedeo di Savoia lo fece portare a Rivoli, dove riposa.  (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Tunisi sulla costa dell’Africa settentrionale, beato Antonio Neyrot, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, condotto con la forza in Africa dai pirati, rinnegò la fede, ma, con l’aiuto della grazia divina, il Giovedì Santo riprese pubblicamente l’abito religioso, espiando la precedente colpa con la lapidazione.
Per nascita è piemontese, ma non abbiamo notizie certe sulla sua origine. Incominciamo a conoscerlo
quando chiede di essere accolto nel convento dei Domenicani a Firenze. Il convento è quello già appartenente ai Silvestrini, così chiamati da san Silvestro Guzzolini, che li fondò nel Duecento: ora è affidato ai Domenicani, che l’hanno fatto rimettere a nuovo con l’aiuto di Cosimo de’ Medici il Vecchio, che in Firenze è sovrano senza corona né trono né titoli. E proprio in quest’epoca lo sta affrescando frate Giovanni da Fiesole, che il mondo conoscerà come Beato Angelico. Priore di questa comunità è Antonino Pierozzi, che ha già guidato altre comunità a Cortona, Roma e a Napoli, e che sta per diventare arcivescovo di Firenze.
Il giovane Neyrot da Rivoli è uno degli ultimi giovani che Antonino ha potuto seguire prima di passare al governo della diocesi, chiamandolo via via agli ordini sacri, e sempre mettendolo in guardia contro la fretta: per riuscire buon domenicano, gli ripeteva, occorre molto studio, con molta preghiera e molta pazienza. Ma lui non conosce la pazienza. Sopporta male il lento apprendistato sui libri. Si considera già preparatissimo, vorrebbe andare subito in prima linea. Insiste con i superiori, chiede di essere mandato in Sicilia. Gli rispondono di no. Allora decide di appellarsi a Roma, e va a finire che ci riesce: per insistenza sua, per raccomandazioni autorevoli, chissà. In Sicilia ci arriva davvero, con tutti i permessi romani.
Nel 1458 – e ancora per ragioni che non si conoscono – si imbarca dalla Sicilia diretto a Napoli, secondo alcuni; oppure, secondo altri, verso l’Africa: un’ipotesi che sembrerebbe in linea con le sue note impazienze missionarie. Ma questa è anche una stagione di pirati, e in essi s’imbatte appunto la sua nave: così lui arriva davvero in Africa, ma come schiavo. Sbarca a Tunisi, che all’epoca è la fiorente capitale di un vasto stato berbero, creato dalla dinastia musulmana degli Almohadi, e dal XIII secolo sotto il governo degli emiri Hafsidi. Un solido stato autonomo, legato da intensi rapporti commerciali con i Paesi mediterranei.
Padre Neyrot è dunque arrivato – sia pure in maniera inaspettata – in Africa da rievangelizzare, alla terra dei suoi entusiasmi. Ma rapidamente essa diventala terra di tutti i fallimenti. Il predicatore impaziente dei tempi fiorentini tradisce i suoi voti, butta l’abito domenicano e rinnega la fede, prende moglie e si fa pubblicamente musulmano.
Intanto a Firenze, nel maggio 1459, muore il vescovo Antonino, il suo maestro poco ascoltato, e la notizia lo raggiunge a Tunisi. (Secondo un’altra versione, il vescovo gli sarebbe apparso in sogno dopo la morte). Di qui prende avvio per Antonio il cammino del ritorno, che è rapido e senza incertezze. Non solo egli ritrova dentro di sé la fede cristiana, ma subito la proclama pubblicamente davanti all’emiro e con addosso l’abito di domenicano. Questo comporta la condannaa morte, che viene eseguita a Tunisi mediante lapidazione. Questo accade, secondo il Martirologio romano, nella feria quinta in Coena Domini, ossia il Giovedì santo, nell’anno 1460.
Mercanti genovesi riportano in Italia il suo corpo, che nel 1464 raggiunge la cittadina nativa, Rivoli, dov’è tuttora custodito nella collegiata di Santa Maria della Stella. Clemente XIII ne ha approvato il culto come beato nel 1767. (Autore: Domenico Agasso)

Giaculatoria. - Beato Antonio Neyrot da Rivoli, pregate per noi.


2 Sant' Antonio Vallesio - Mercedario, Martire (10 aprile)

+ 1293
Originario della Liguria, il Mercedario Sant’Antonio Vallesio, fu inviato in missione di redenzione assieme a San Mattia Marco in terra d’Africa.
Arrivati a Tunisi incominciarono a predicare il Vangelo di Cristo ma vennero ben presto denunciati dai mussulmani in odio alla fede cattolica.
Sant’Antonio Vallesio fu mandato ai lavori forzati ma poi fu condotto fuori città e venne lapidato, così, imporporato dal suo sangue, rese l’anima a Dio raggiungendo la schiera dei martiri nell’anno 1293.
L’Ordine lo festeggia il 10 aprile.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Sant' Antonio Vallesio, pregate per noi.  



3 Sant' Apollonio - Martire (10 aprile)

Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, Sant’Apollonio, sacerdote e martire. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Sant' Apollonio, pregate per noi.

 

4 San Beda il Giovane - Monaco (10 aprile)

m. 883 circa
Martirologio Romano:
A Gavello in Veneto, San Beda il Giovane, monaco, che, dopo quarantacinque anni passati al servizio dei re, scelse di servire il Signore in monastero per il resto della sua vita.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Beda il Giovane, pregate per noi.  


5 Beato Bonifacio (Bonifacy Piotr) Zukowski - Sacerdote e Martire (10 aprile)

Schede dei Gruppi a cui appartiene: A) Beati Sette Frati Minori Conventuali - Martiri Polacchi - Senza Data (Celebrazioni singole)   1940 – 1943 B) Beati 108 Martiri” Polacchi
Baran-Rapa, Lituania, 13 gennaio 1913 - Dachau, Germania, 10 aprile 1942
Martirologio Romano:
Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, Beato Bonifacio Zukowski, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, durante la guerra, prostrato dalle torture subíte per la sua fede, relegato in carcere, portò a compimento il suo martirio.
Piotr nacque il 13 gennaio 1913 a Baran-Rapa, villaggio lituano abitato dalla piccola nobiltà. Figlio di
Andrzej e Albina Walkiewicz. Dopo la scuola elementare, si dedicò ad aiutare i genitori nei lavori campestri. All’età di sedici anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Niepokalanów, ove giunse il 9 settembre 1930. Iniziò il noviziato il 14 giugno 1931 ed emise i suoi primi voti religiosi il 16 luglio 1932, prendendo il nome di Bonifacy.
Il 2 agosto 1935 fu la volta della professione solenne. Nella relazione redatta prima di tale occasione, l’allora guardiano del convento scrisse: “Una brava persona sotto ogni punto di vista. Ce ne fossero altri simili!”. Fra Bonifacy trascorse tutta la sua vita religiosa a Niepokalanów, dedicandosi all’apostolato della buona stampa. Sempre silenzioso e sereno, seppe sempre dimostrare un determinato equilibrio.
Dopo lo scoppio della guerra restò nel convento e mise a rischio la propria vita per salvare le macchine tipografiche. Nelle conversazioni con gli occupanti tedeschi si rivelò talvolta come persona alquanto coraggiosa. Il 14 ottobre 1941 fu arrestato dalla Gestapo con altri sei frati, fra cui il beato Trojanowski, e rinchiuso in prigione a Varsavia. Qui era solito recitare il rosario e di sera con i confratelli intonava inni religiosi. Confortava spiritualmente gli altri prigionieri li e divideva con i compagni i pochi alimenti che riceveva dall’esterno. L’8 gennaio 1942 sempre con il Tymoteusz fu deportato nel campo di concentramento di Dachau, ove venne registrato come n° 25447.
Fu destinato al trasporto dei materiali da costruzione, alla demolizione degli edifici pericolanti, alla riparazione dei tetti ed infine alla raccolta del ravizzone.
Tentava di sopportare ogni sofferenza con fede e coraggio. Un giorno fu percosso a sangue con un bastone di legno. Lavorare al freddo gli provocò una polmonite e morì il 10 aprile 1942 dopo sole due settimane nell’ospedale del lager.
Proprio in tale aniversario fra Bonifacy è ricordato dal martirologio: “Nel campo di prigionia di Dachau presso Monaco di Baviera in Germania, ricordo del Beato Bonifacio Zukowski, presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, infuriando la tempesta della guerra, consumato dai tormenti, portò a compimento in carcere il suo martirio”. (Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Beato Bonifacio Zukowski, pregate per noi.  

 

6 San Fulberto di Chartres - Vescovo (10 aprile)
m. 1029
Martirologio Romano:
A Chartres in Francia, San Fulberto, vescovo, che molti nutrì con la sua dottrina; avviò con munificenza e operosità la costruzione della chiesa cattedrale e promosse la pietà verso la Vergine Maria Regina della Misericordia.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Fulberto di Chartres, pregate per noi.  


7 San Macario d’Armenia - Pellegrino (10 aprile)

m. 1012
Martirologio Romano:
A Gand nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, San Macario, pellegrino, che, accolto benevolmente tra i monaci di San Bavone, un anno dopo vi morì consumato dalla peste. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Macario d’Armenia, pregate per noi.  


8 Santa Maddalena di Canossa - Vergine (10 aprile)

Verona, 1 marzo 1774 - 10 aprile 1835
Nata a Verona nel 1774, appartiene a una delle famiglie più illustri nell'Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un'istitutrice.
A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv). Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa. Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un'esperienza di vita in comune presso l'ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri.
È la stessa Maddalena a scriverne le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un'altra casa d'istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene
l'assenso pontificio da Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole.
La sua stessa residenza patrizia veronese accoglie ragazze povere, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita. Mentre prepara l'apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona. (Avvenire)
Etimologia: Maddalena = di Magdala, villaggio della Galilea
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Verona, santa Maddalena di Canossa, vergine, che di sua volontà rigettò tutte le ricchezze del suo patrimonio per seguire Cristo e fondò i due Istituti dei Figli e delle Figlie della Carità per promuovere la formazione cristiana della gioventù.
Discende alla lunga dalla famosa Matilde di Toscana, signora di Canossa. La sua famiglia è tra le più illustri nell’Italia del tempo, ma poco fortunata: Maddalena e i suoi quattro fratelli perdono il padre da piccoli, la madre si risposa e li lascia; lei, a 5 anni, viene affidata a un’istitutrice che detesta; poi si ammala varie volte. A 17 anni la troviamo nel Carmelo di Trento contro la volontà dei parenti, poi per brevi giorni in quello di Conegliano (Treviso), ma questa non è vita per lei.
Tornata a casa, stupisce tutti per il suo talento di amministratrice. Ma di nozze non si parla. E nel 1801 compaiono a palazzo Canossa due povere ragazze, che lei raccoglie: questa è la novità rivelatrice della sua vocazione. Non “regnerà” nel palazzo di famiglia, che ospita Napoleone e Alessandro I di Russia. La sua vocazione sono i poveri. L’accoglienza alle due ragazze era solo pronto soccorso, ma lei non vuole tenerle lì estranee, sempre inferiori. Devono avere casa propria (loro due e tantissime altre come loro) dove sentirsi padrone, istruirsi e realizzarsi al fianco delle maestre; e accanto a lei, la fondatrice, che nel 1808 otterrà da Napoleone l’ex convento delle Agostiniane veronesi, iniziandovi la vita comune.
Nascono le Figlie della Carità: le suore educatrici dei poveri. Maddalena ne scrive le regole nel 1812, a Venezia: ve l’hanno chiamata Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene l’iniziale assenso pontificio per la sua opera da Pio VII, poco dopo la caduta di Napoleone. Ora sul Lombardo-Veneto regna l’imperatore Francesco I d’Asburgo, che nel 1816 visita Verona con la terza moglie, Maria Ludovica d’Este. Proprio a Verona la sovrana si ammala e muore: la sua camera ardente sarà apprestata in una sala di palazzo Canossa. Nel palazzo, però, Maddalena non compare più tanto spesso. Passa da Venezia a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua residenza patrizia in Verona ha accolto una sovrana, e le case che lei va creando accolgono le figlie dei sudditi più poveri, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita.
Lei intanto lavora all’annoso iter per l’approvazione definitiva del suo istituto, e prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona. Ma la morte la coglie nella sua Verona a 61 anni: già "in concetto di santità", così dicono le cronache del tempo, definendo Maddalena "beneficientissima fino alla prodigalità". Ma soprattutto ha dato tutta sé stessa, consumandosi per l’opera, che crescerà ancora dopo la sua morte.
Alla fine del XX secolo avrà oltre 2.600 religiose, operanti in tutto il mondo. Giovanni Paolo II la canonizzerà il 20 ottobre 1988.  (Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Santa Maddalena di Canossa, pregate per noi.  


9 Beato Marco Fantuzzi da Bologna (10 aprile)

Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479
Martirologio Romano:
A Piacenza, Beato Marco Fantuzzi da Bologna, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per la pietà, la prudenza e la predicazione. Marco, (Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479) a venticinque anni circa, dopo un brillante curriculum universitario nell'ambito delle arti liberali, entrò tra i Frati Minori Osservanti nel convento di San Paolo in Monte.
Infaticabile servo della Parola, predicò un famoso quaresimale in San Petronio (1455) e si dedicò alla predicazione popolare ispirandosi ai grandi modelli del tempo, quali san Bernardino da Siena, san Giovanni da Capestrano, san Giacomo della Marca.
Fu araldo della Parola in varie parti d'Italia, come Norcia, Mantova, Milano, Firenze, Bologna. Eletto per tre volte Vicario Generale dell'Osservanza Cismontana (1452-1455; 1464-1467; 1469-1472), operò con fermezza e carità evangelica per salvaguardare il movimento riformatore francescano visitando vari conventi in Europa, in Oriente e in Terra Santa. A Bologna promosse la fondazione del Monastero del Corpus Domini e la nascita del Monte di Pietà. Morì a Piacenza, dove aveva svolto la predicazione quaresimale. Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa di S.Maria di Campagna. Il culto, diffuso già da quattro secoli, fu confermato da Pio IX nel 1868. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - Beato Marco Fantuzzi da Bologna, pregate per noi.  


10 San Mattia Marco - Mercedario, Martire (10 aprile)  

XIII secolo
Originario dei dintorni di Tolosa (Francia), San Mattia Marco entrò nell’Ordine della Mercede nel convvento di Maleville.
La sua vita esemplare di penitenza unita alle sue rare doti di cultura, lo fecero designare per essere inviato a Tunisi in Africa come redentore assieme a Sant’Antonio Valesio nell’anno 1293.
Arrivati a Tunisi, San Mattia Marco difese energicamente alcune verità del cristianesimo con alcuni saraceni i quali in odio a Gesù Cristo lo denunciarono all’empio sultano Alicut Mahomet.
Dopo averlo arrestato, fu coperto di oltraggi e torture, quindi, condotto su di un’altura, lo fecero precipitare e con il corpo massacrato raggiunse la corona dei martiri.
L’Ordine lo festeggia il 10 aprile. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Mattia Marco, pregate per noi.  


11 San Michele dei Santi (Miguel de los Santos) (10 aprile)

Vich, Spagna, 1591 - Valladolid, 1625
Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591.
Rimasto orfano di padre a 11 anni, si sentì chiamato a vita religiosa.
Nel 1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar.
Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa.
Conosciuta la riforma compiuta nell'Ordine della Santissima Trinità dal Beato Giovanni Battista della Concezione e approvata dal Papa Clemente VIII, rifece l'anno di noviziato e la nuova professione tra i Trinitari Scalzi.
Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici.
Colto da fenomeni mistici, i superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti esperti e il loro giudizio fu quanto mai favorevole.
Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna. Morí nel 1625. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Valladolid in Spagna, San Michele dei Santi, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità, che si dedicò interamente alle opere di carità e alla predicazione della parola di Dio.
Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591, da Enrico Argemír e Margherita Monserrada.
Rimasto orfano di padre all'età di undici anni, sentendosi chiamato alla vita religiosa, dovette superare molte opposizioni familiari prima di poter realizzare le sue aspirazioni e solo nell'agosto
1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar.
Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa.
Poco tempo dopo, conobbe la riforma compiuta nell'Ordine della Ss. ma Trinità dal Beato Giovanni Battista della Concezione ed approvata dal papa Clemente VIII nell'anno 1599 e ottenne di potervisi trasferire; ripetuto l'anno di noviziato, fece la nuova professione tra i Trinitari Scalzi.
Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici.
In Chiesa, nel coro e perfino nel refettorio, Michele era preso all'improvviso dallo Spirito del Signore e rapito in estasi.
Una sola parola, un semplice sguardo al Crocifisso bastavano a farlo entrare in rapimento.
I superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti, esperti conoscitori di anime e il loro giudizio fu quanto mai favorevole.
I superiori, credettero giustamente, che un religioso così pieno d'amore di Dio avrebbe potuto fare un ottimo apostolato, dentro e fuori del convento.
Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna.
A Baeza Michele operò molte conversioni. La sua santa vita e le estasi davano alle parole che egli rivolgeva agli studenti dell'università, ai caballeros e ai pubblici peccatori nel confessionale e dal pulpito, il valore di messaggi di Dio.
Alla corte di Valladolid fu molto stimato e favorito dal re Filippo III, il quale, con tutta la sua famiglia, lo consultava sui problemi spirituali.
Morí il 10 aprile 1625, all'età di trentatrè anni.
L'8 giugno 1862, nella festa di Pentecoste, fu canonizzato da Pio IX insieme con i martiri giapponesi.
Michele che aveva compiuto gli studi nelle celebri università di Baeza e Salamanca, sotto la direzione dei più grandi teologi, scrisse anche un trattato intitolato.
La tranquillità dell'anima, ed un cantico spirituale in versi sulla via unitiva, giudicati assai positivamente dai maestri di spiritualità e dai letterati; la sua festa è stata fissata al 5 luglio.
Nell'ultima edizione del Martirologio Romano però, egli è iscritto nel suo dies natalis (10 aprile). (Autore: Giovanni del Sacro Cuore – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Michele dei Santi, pregate per noi.  


12 San Palladio di Auxerre - Vescovo (10 aprile)
Martirologio Romano: Ad Auxerre nel territorio della Neustria, in Francia, San Palladio, vescovo, che, già abate del monastero di San Germano, dopo aver ricevuto l’episcopato, partecipò a numerosi concili e si adoperò per il rinnovamento della disciplina ecclesiastica.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Palladio di Auxerre, pregate per noi.  


13 San Terenzio e Compagni - Martiri di Cartagine (10 aprile)

Terenzio e compagni furono martirizzati a Cartagine per le persecuzioni dell'imperatore Decio, nel III sec.
Etimologia: Terenzio = gira la macina, mugnaio, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: In Africa, Santi Terenzio, Africano, Massimo, Pompeo, Alessandro, Teodoro e quaranta compagni, martiri, che, sotto l’imperatore Decio morirono per la loro fede cristiana.
San Terenzio è il capo di un gruppo di martiri di origine orientale, uccisi a Cartagine per ordine del “prefetto d’Africa” Fortunaziano, al tempo dell’imperatore Decio.
Questi aveva emanato un decreto di persecuzione e condanna al supplizio contro tutti coloro che non avessero rinnegato il Cristianesimo.
Ci furono parecchie defezioni ma Terenzio e altri trentanove compagni decisero di non cedere, seguì
l’arresto e il processo in tribunale, anche qui, benché sollecitati e poi torturati con supplizi vari, non lasciarono la loro fede, anzi fu proprio Terenzio a rispondere per tutti, con la sua pubblica professione cristiana, a tal punto il prefetto li condannò a morte tramite decapitazione.
Si conoscono i nomi di alcuni compagni di martirio, forse persone più in vista: Africano, Massimo, Pompeo, Zenone, Alessandro, Teodoro.
Alla fine del IV secolo, sotto l’imperatore bizantino Teodosio il Grande, i loro corpi furono traslati a Costantinopoli.
Almeno otto fonti agiografiche narrano la loro “Passio” ponendo la celebrazione liturgica chi il 5, chi l’11 ma il giorno più usato è il 10 aprile.
Il nome è di origine latina e significa “nativo di Taranto” ma può avere il significato di ‘tenero, molle, delicato’ secondo alcuni studiosi di etimologia.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. - San Terenzio e Compagni, pregate per noi.  

 
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