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1 Sante Agape e Chionia -
m. Salonicco, 304
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Salonicco in Macedonia, ora in Grecia, Sante Agape e Chionia, vergini e martiri, che durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, essendosi rifiutate di mangiare la carne di animali sacrificati agli idoli, furono consegnate al governatore Dulcezio e condannate al rogo.
Il martirio di queste tre giovani sorelle è raccontato in un documento che è una versione un po' ampliata di testimonianze genuine.
Le donne furono portate davanti al governatore della Macedonia, Dulcizio, con l'accusa di aver rifiutato di mangiare del cibo che era stato offerto in sacrificio agli dei. Quando il Governatore chiese loro da chi avevano imparato idee così strane, Chionia rispose: "Da nostro Signore Gesù Cristo" e di nuovo lei e Agape rifiutarono di mangiare l'empio cibo e, a causa di ciò, furono bruciate vive.
Intanto Dulcizio era venuto a sapere che Irene aveva conservato in suo possesso dei libri cristiani invece di consegnarli come richiedeva la legge.
La interrogò di nuovo e lei disse che quando era stato pubblicato il decreto dell'Imperatore contro i cristiani lei e altri erano fuggiti sulle montagne. Evitò di coinvolgere le persone che le avevano aiutate e dichiarò che nessuno tranne loro sapeva che avevano i libri: "Temevamo la nostra gente quanto ogni altro" disse.
Dopo il loro ritorno a casa avevano nascosto i libri ed erano state molto infelici perché non potevano leggerli a tutte le ore come era loro abitudine.
Il Governatore ordinò che Irene fosse denudata ed esposta in un bordello, ma là nessuno la molestava, così le fu data un'ultima possibilità di sottomettersi e poi fu condannata a morte.
Anche i libri, le Sacre Scritture, furono bruciati pubblicamente.
Altre tre donne e un uomo furono giudicati insieme a queste martiri; una delle donne fu rinviata in carcere perché era incinta.
Non è riferito cosa accadde di loro.
(Autore: Donald Attwater -
2 Sant' Alessandro di Sicilia -
+ Tunisi, 1317
Emblema: Palma
Originario di Sicilia come il suo nome ci indica, Sant’Alessandro entrò nel convento Mercedario di Palermo, trasferito successivamente al convento di Bonaria (Cagliari).
Inviato in missione di redenzione in terra africana, venne accusato ingiustamente da uno schiavo rinnegato, poi bruciato vivo a Tunisi dai maomettani, davanti al palazzo di Re Muley Maomet, perchè servisse di divertimento al popolo; era l’anno 1317.
Sant'Alessandro è il primo martire del convento di Bonaria.
L’Ordine lo festeggia il 1° aprile. (Autore: Alberto Boccali -
Giaculatoria. -
3 Beati Anacleto Gonzalez Flores e 3 Compagni -
Scheda del Gruppo cui appartiene il Beati Anacleto Gonzalez Flores e 3 Compagni: “Santi e Beati Martiri Messicani” (Cristoforo Magallanes Jara e 24 compagni)
+ Guadalajara, Messico, 1 aprile 1927
Fondatore dell'Associazione cattolica della gioventù messicana (Acjm) di Guadalajara e dell'Unione Popolare, Anacleto González Flores, meglio noto come «il maestro Cleto», fu un leader laico messicano assai famoso tra il 1915 e il 1927: la predicazione a favore del pacifismo e della non violenza nel periodo della «Guerra Cristera» (1926-
Sposato e padre di due figli, era nato a Tepatitlán, Jalisco, il 13 luglio 1888.
Dopo essere stato seminarista svolse i lavori più disparati, prima di laurearsi in Giurisprudenza nel 1921.
Nel 1925 ricevette da Pio XI la Croce «Ecclesia et Pontifice» in riconoscimento alla sua opera in difesa della religiosità dei fedeli messicani.
Anacleto tentò di evitare di legare l'Unione Popolare alla Lega nazionale per la difesa della libertà religiosa, che aveva dichiarato guerra al Governo di Calles, persecutore dei cristiani, già dal 1926.
Dovette tuttavia accettare che la sua organizzazione passasse alla lotta armata, ma ciò gli costò l'arresto il 31 marzo 1927 e la morte il giorno successivo assieme a tra compagni. (Avvenire)
Nel contesto della persecuzione religiosa messicana, provocata dalla nuova costituzione promulgata nel 1917, parecchi cristiani subirono il martirio e tra essi rifulge questo gruppo comprendente otto fedeli laici dell’arcidiocesi di Guadalajara, tutti cristiani integerrimi attivamente impegnati nella difesa della libertà religiosa e della Chiesa, che furono uccisi per la loro fede cristiana tra il 1927 e il 1928.
Il 1° aprile 1927 furono uccisi Anacleto Gonzalez Flores e tre giovani dell’Azione Cattolica.
Il martirio di questi Servi di Dio fu riconosciuto il 22 giugno 2004 da Giovanni Paolo II e furono poi beatificati il 20 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI.
Anacleto Gonzalez Flores Padre di famiglia, avvocato, il “Gandhi messicano”
Tepatitlán, Messico, 13 luglio 1888 -
Fondatore dell’Associazione Cattolica della Gioventù Messicana (ACJM) di Guadalajara, questo martire della persecuzione religiosa messicana fondò anche l’Unione Popolare, conosciuta come “U”, movimento operaio, femminile, contadino e popolare, dedito alla promozione della catechesi ed oppositore attivo del governo locale e di quello federale a causa delle misure repressive in materia di libertà religiosa.
Anacleto González Flores, meglio noto come “il maestro Cleto”, fu un leader laico assai famoso tra il 1915 e il 1927, anno in cui fu ucciso dall’esercito federale, acerrimo persecutore dei cattolici messicani, agli ordini del Presidente della Repubblica Plutarco Elías Calles.
La predicazione in favore del pacifismo e della non violenza nel periodo della “Guerra Cristera” (1926-
Sposato e padre di due figli, era nato a Tepatitlán, Jalisco, il 13 luglio 1888, in condizioni assai umili, figlio di un tessitore che combatteva contro la dipendenza dall’acool. Fu seminarista e postulante presso i seminari di San Juan de los Lagos e Guadalajara.
Svolse poi lavori più disparati, prima di laurearsi finalmente in Giurisprudenza nel 1921, a 33 anni. Nel 1925 “il maestro Cleto” ricevette dal pontefice Pio XI la Croce “Ecclesia et Pontifice” in riconoscimento alla sua opera di evangelizzazione a favore dei più bisognosi ed in difesa della religiosità dei fedeli messicani. Anacleto González Flores tentò di evitare fino all’ultimo di legare l’Unione Popolare alla Lega Nazionale per la Difesa della Libertà Religiosa, che aveva dichiarato guerra al Governo di Calles già dal 1926.
Trascinato dagli eventi, dovette tuttavia accettare che la sua organizzazione passasse alla lotta armata, ma ciò gli costò l’arresto il 31 marzo 1927 e la morte il giorno successivo, venerdì 1° aprile, all’età di 38 anni.
I suoi aguzzini lo appesero per i pollici, dopodichè gli provocarono delle ferite con la punta della baionetta affinché rivelasse il nascondili dell’arcivescovo di Guadalajara e degli altri leader della rivoluzione “cristera”. Infine la baionetta gli penetrò il cuore e spirò.
I suoi compagni di lotta e di martirio vennero fucilati nel cortile della medesima prigione.
I resti mortali del Beato Anacleto riposano nel Santuario di Guadalupe di Guadalajara, ove accorrono parecchi fedeli spinti da venerazione nei confronti di questo martire della fede cattolica in Messico.
José Dionisio Luis Padilla Gómez Giovane dell’Azione Cattolica, asceta e mistico
Guadalajara, Messico, 9 dicembre 1899 -
José Dionisio Luis Padilla Gómez nacque a Guadalajara il 9 dicembre 1899.
Ricevette un’accurata educazione dalla sua famiglia distinta e cristiana.
Nel 1917 entrò nel seminario conciliare di Guadalajara, ma nel 1921 lo abbandonò avendo alcuni dubbi circa la sua vocazione.
Abbandonò inoltre anche l’attività di insegnante, per dedicarsi ad impartire lezioni gratuite ai bambini e giovani più poveri. Socio fondatore e membro attivo dell’Associazione Cattolica della Gioventù Messicana (ACJM), vi svolse un’intensa opera di apostolato, in particolare nel campo della promozione sociale.
Era solito praticare apertamente la sua pietà: in casa, nelle strade ed in chiesa. Fu fervente devoto della Vergine Maria.
Quando scoppiò la persecuzione religiosa nel suo paese, si affiliò all’Unione Popolare per partecipare con mezzi pacifici alla difesa della religione cattolica.
Più volte espresse il desiderio di seguire Gesù sino al dolore, alla sofferenza ed al dono totale della propria vita. Il 1° aprile 1927, alle due di mattina, la sua casa accerchiata da un gruppo di soldati dell’esercito federale, che la saccheggiarono e poi arrestarono Luis insieme all’anziana madre ed una sorella.
Luis fu, condotto alla caserma Colorado, lungo il tragitto dovette sopportare colpi, insulti e vessazioni. Poco dopo furono arrestati e condotti alla stessa caserma anche Anacleto González Flores ed i fratelli Jorge, Ramón e Florentino Vargas González. Capendo che era ormai imminente la sua fine, Luis espresse il desiderio di confessarsi.
Il suo compagno di apostolato e di prigione, Anacleto González Flores, lo confortò affermando: “No, fratello, non è più l’ora di confessarsi, ma di chiedere perdono e di perdonare. È un Padre e non un giudice che ti attende.
Il tuo stesso sangue ti purificherà”. I quattro coraggiosi compagni di prigionia recitarono dunque l’Atto di Dolore.
Mentre Luis, inginocchiato, offriva a Dio la sua vita in fervente preghiera, i carnefici lo uccisero con le armi. Il giovane aveva solo ventisei anni.
Jorge Ramon Vargas González Giovane dell’Azione Cattolica
Ahualulco de Mercato, Messico, 28 settembre 1899 -
Jorge Ramon Vargas González nacque ad Ahualulco il 28 settembre 1899, figlio di un onorato medico e di una donna coraggiosa, integra e compassionevole, quasi paragonabile alla celebre madre dei fratelli Maccabei.
Quando ancora era bambino, la famiglia si trasferì a Guadalajara.
Qui Jorge condivise gli aneliti e le preoccupazioni di quanti soffrivano a causa della persecuzione religiosa in atto nel suo paese.
Nel 1926, quando lavorava per la Compagnia Idroelettrica, la sua casa funse da rifugio per parecchi sacerdoti perseguitati. Alla fine di marzo del 1927 la famiglia Vargas Gonzáles accolse in casa Anacleto González Flores, sapendo benissimo quanto potesse costare loro questo gesto. Anacleto divise la camera proprio con Jorge.
Improvvisamente, il 1° aprile 1927, tutti tutti gli abitanti della casa fra vessazioni e soprassalti furono arrestati e trasferiti alla caserma Colorado. I fratelli Florentino, Jorge e Ramón Vargas González furono rinchiusi nella stessa cella, colpevoli appunto di aver dato ospitalità ad un cattolico perseguitato.
Alcune ore dopo furono rinchiusi nella cella accanto alla loro Luis Padilla Gómez ed Anacleto González Flores. Jorge, attraverso le sbarre, fece capire a Luis Padilla che sarebbero stati fucilati entro breve. Si lamentò quindi per non poter ricevere la comunione quel venerdì, ma suo fratello Ramón replicò: “Non temere, se moriremo, il nostro sangue laverà le nostre colpe”. L’integrità d’animo dei fratelli non venne mai meno. Un ordine dell’ultimo momento fece separare Florentino dagli altri.
La morte di Jorge fu senza dubbio preceduta da torture, giacchè il suo corpo inerme presentava una spalla slogata e contusioni e lividi sul volto.
La cosa sicuramente certa è che, giunta l’ora, tenendo un crocifisso sul petto, ricevette la scarica congiunta del 201° battaglione che eseguì senza pietà la sentenza. Durante le esequie, la madre delle vittime, stringendo fra le sue braccia Florentino, il figlio superstite, esclamò: “Figlio mio! Quanto è stata vicina a te la corona del martirio! Devi essere più buono per meritarla”. Il padre, venuto a conoscenza di come erano morti gli altri suoi due figli, constatò: “Ora so che non sono le condoglianze che mi devono dare, ma felicitazioni perché ho la fortuna di avere due figli martiri”.
Ramón Vicente Vargas González Giovane dell’Azione Cattolica
Ahualulco de Mercato, Messico, 22 gennaio 1905 -
Ramón Vicente Vargas González nacque ad Ahualulco il 22 gennaio 1905, settimo di undici fratelli. Tre caratteristiche lo distinsero dagli altri: il colore rosso dei capelli, che gli valse il soprannome di “Colorado”, l’elevata statura e la giovialità.
Stabilitosi con la famiglia a Guadalajara, Ramón decise di seguire le orme paterne entrando nella facoltà di Medicina, ove si distinse per il suo buon umore, il suo cameratismo e la sua chiara identità cattolica.
Non appena possibile, si occupò gratuitamente della salute dei poveri. A ventidue anni, ormai prossimo a concludere gli studi universitari, accolse in casa Anacleto González Flores, che subito notò le doti di Ramón e gli propose di lavorare negli accampamenti della resistenza come infermiere.
Il giovane gli rispose: “Per lei faccio qualsiasi cosa, Maestro, ma darmi alla macchia no”.
La mattina del 1° aprile 1927 un gruppo di poliziotti prese possesso della casa dei Vargas González, la perquisirono ed arrestarono quanti vi abitavano.
Ramón mantenne la calma nonostante la sua indignazione.
Approfittando del tumulto, riuscì a fuggire in strada senza che i suoi sequestratari se ne accorgessero, ma poco dopo tornò sui suoi passi e si consegnò loro volontariamente.
I tre fratelli furono destinati alla morte, ma per mitigare la sentenza il generale di divisione Jesús María Ferreira propose di liberare il minore.
L’indulto riguardava quindi Ramón che però, senza ammettere repliche, cedette il posto a Florentino. Prima della fucilazione, Ramón fece il segno della croce. (Autore: Fabio Arduino -
4 San Celso (Cellach) di Armagh -
1080 c. -
Etimologia: Celso = alto, elevato, eccelso, dal latino
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: In località Ardpatrick nella regione del Munster in Irlanda, San Celso, vescovo di Armagh, che promosse fortemente il rinnovamento della Chiesa.
Cellach, detto alla latina Celso o Celestino, svolse un ruolo importante nella riforma della Chiesa irlandese nel sec. XII. Non ci resta di lui alcuna Vita, né latina, né gaelica, e le notizie sulla sua figura si ricavano dagli annali irlandesi e dalla Vita di San Malachia Ua Mogair scritta da San Bernardo di Chiaravalle. Figlio di Aedh, della famiglia degli Ui Sinaigh, Celso nacque verso il 1080, e nel 1105, come già era avvenuto per suo nonno, pur essendo semplice laico, fu eletto arcivescovo di Armagh. Da otto generazioni, infatti, la sede primaziale era divenuta possesso ereditario delle famiglie principesche della zona, i cui capi, pur sposati e senza ordini, la usurpavano, traendone i vantaggi temporali e incaricando loro delegati per le funzioni ecclesiastiche.
San Bernardo, che condanna aspramente il comportamento di quelle famiglie in cui "etsi interdum defecissent clerici de sanguine illo, sed episcopi nunquam", descrive lo stato di abbandono e di trascuratezza nel quale si trovava allora l'Irlanda, un tempo tanto fiorente, e dove, allora, doveva constatarsi un "aganismus quidem inductus sub nomine christiano".
Celso, però, che s. Bernardo definisce vir bonus et timoratus, ricevuti gli ordini, si fece consacrare vescovo e fin dai primi tempi del suo governo si dedicò, con uno zelo tutto particolare, al ristabilimento della disciplina ecclesiastica in tutta l'isola, e alla riaffermazione dei diritti primaziali della sua sede.
A questo fine visitò le varie contee dell'isola: I'Ulster e il Munster nel 1106, il Connaught e il Meath rispettivamente nel 1108 e nel 1110.
Nel 1111 convocò un grande concilio generale a Fiadh-
In questo concilio furono promulgate sagge disposizioni per la riforma del clero e del popolo e per favorire il rifiorire della disciplina ecclesiastica.
S. Malachia Ua Mogair aiutò nella sua opera Celso, da cui era stato elevato agli ordini, consacrato vescovo di Connor e scelto come vicario generale.
Celso, che si impegnò anche negli affari temporali, svolse efficace opera di mediazione tra vari principi in lotta, e dovette subire anche angherie da parte delle famiglie degli O'Rourke e degli O'Brien. Secondo gli Annala rioghachta Eireann, egli restaurò a sue spese la cattedrale di Armagh, che da oltre un secolo era in rovina, e molte altre chiese. Fondò varie scuole e introdusse nel restaurato priorato dei SS. Pietro e Paolo i Canonici Regolari di S. Agostino, che ebbero colà la loro prima fondazione in Irlanda.
Nel 1121, alla morte di Samuel O' Haingley, vescovo di Dublino, Celso fu per qualche tempo amministratore di quella diocesi.
Morì ad Ard Patrick (Munster) il 1° aprile 1129 e per sua volontà fu sepolto a Lismore il 4 dello stesso mese. Prima di morire, per rompere la serie delle usurpazioni, aveva stabilito che in luogo del fratello, gli succedesse nella sede arcivescovile il vicario San Malachia.
Celso è ricordato al 1° aprile nel Félire di Máel Muire la Gormain, scritto alcuni decenni dopo la sua morte, e alla stessa data è menzionato in una nota di un ms. del sec. XV del Félire di Oengus.
Il Baronio introdusse nel Martirologio Romano al 6 aprile L'elogio di Celso, mutuandolo dal Molano. In Irlanda la festa si celebra il 7 aprile e dal 1905 sono state introdotte le lezioni storiche dell'Ufficio del santo. (Autore: Gian Michele Fusconi -
5 Beato Enrico Alfieri -
Asti, 1315 -Enrico, dei signori di Magliano, nacque ad Asti verso il 1315. Entrato tra i francescani, si mostrò subito ricco di virtù. Fu superiore della provincia minoritica genovese. Nel Capitolo Generale del 1387 celebrato a Firenze fu eletto prima Vicario Generale, poi all’unanimità Ministro di tutto l’Ordine, che per diciassette anni governò paternamente senza diminuire penitenza e preghiere, coronate da miracoli. Presiedette sei capitoli generali, nei quali si studiò di rimettere in onore la disciplina religiosa, che lasciava a desiderare a causa degli scismi esistenti nella Chiesa e nell’interno dell’Ordine. Ebbe il merito di favorire la riforma degli Osservanti, iniziata da fra Paoluccio Trinci da Foligno. Fu bene accetto ai Papi Urbano VI (1378-
6 San Gilberto di Caithness -
m. 1245 c. -
Giaculatoria. -
7 Beato Giovanni Bretton -
Scheda del Gruppo cui appartiene: “Beati Martiri di Inghilterra, Galles e Scozia” Beatificati nel 1886-
Il laico coniugato John Bretton è stato beatificato il 22 novembre 1987.
Martirologio Romano: A York in Inghilterra, Beato Giovanni Bretton, martire, che, padre di famiglia, per la sua perseveranza nella fedeltà alla Chiesa di Roma, fu più volte ammonito durante il regno di Elisabetta I e, infine, sotto falsa accusa di sedizione, morì strangolato. (Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
8 Beato Lodovico Pavoni -
Brescia, 11 settembre 1784 -
Fondatore della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata -
Martirologio Romano: A Brescia, Beato Ludovico Pavoni, sacerdote, che con grande sollecitudine si dedicò all’istruzione dei giovani più poveri, nell’intento soprattutto di educarli secondo i costumi cristiani e di avviarli a un mestiere, fondando per questo la Congregazione dei Figli di Maria Immacolata.
Lodovico Pavoni nacque a Brescia l’11 settembre 1784 da genitori nobili e benestanti.
Egli si rivelò subito un ragazzo vivace e geniale, dotato di grande intelligenza, aperto a molti interessi, sensibile ai problemi sociali.
Ordinato sacerdote nel 1807, si dedicò subito ad un’intensa attività catechistica, fondando presto un suo “oratorio” sapientemente organizzato per l’educazione cristiana dei ragazzi e degli adolescenti più poveri, precorrendo così i moderni centri educativi diurni e l’associazionismo giovanile.
Mons. Gabrio Nava nel 1812 lo sceglie quale suo segretario, pur concedendogli di continuare la direzione dell’oratorio, divenuto assai fiorente e con centinaia di assidui frequentanti. Nel 1818 lo nomina canonico del duomo e lo autorizza a dedicarsi interamente alla fondazione di un “Collegio d’arti”, che dal 1821 si chiamerà “Pio Istituto S. Barnaba”, per adolescenti e giovani poveri o abbandonati, ai quali in seguito aggiunse una sezione per sordo-
Nei trent’anni che seguirono Lodovico Pavoni sviluppò un suo metodo educativo, che lo pone all’avanguardia degli Educatori più illuminati dell’800; organizzò un modello di istruzione e di avviamento al lavoro che prelude alle moderne scuole professionali; diede inizio ad un’eccezionale attività tipografica ed editoriale, precorrendo l’apostolato attuale dei mezzi della comunicazione sociale; introdusse nel mondo del lavoro sapienti riforme di assoluta novità, anticipando di mezzo secolo la dottrina sociale della “Rerum Novarum”; infine fondò la Congregazione religiosa dei Figli di Maria Immacolata, che apparve così nuova e audace (i “frati operai”) da lasciare a lungo perplesse autorità civili e religiose, che solo dopo oltre un decennio di pratiche estenuanti le diedero il riconoscimento ufficiale.
Padre Lodovico Pavoni morì il 1° aprile 1849 a Saiano, presso Brescia, vittima eroica del suo prodigarsi per portare in salvo i suoi ragazzi dal pericolo dei combattimenti delle Dieci Giornate di Brescia.
La Chiesa nel 1947 riconobbe l’eroicità delle sue virtù e lo propose come modello di vita cristiana. Papa Giovanni Paolo II lo ha dichiarato Beato il 14 aprile 2002. (Autore: P. Giuseppe Rossi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
9 Santa Maria Egiziaca (1 aprile)
Il racconto della sua vita confina spesso con la leggenda. Di sicuro era nata nel IV secolo ad Alessandria d'Egitto e si guadagnava da vivere facendo la prostituta. Fuggita da casa a 12 anni, a 29 si imbarcò su una nave di pellegrini diretta in Terra Santa.
Arrivata a Gerusalemme, volle partecipare alla festa dell'Esaltazione della Croce al Santo Sepolcro.
Prima di entrare però fu come trattenuta da una forza invisibile mentre una voce dentro di lei diceva: «Tu non sei degna di vedere la croce di colui che è morto per te tra dolori inenarrabili».
Convertitasi, andò a vivere solitaria nel deserto oltre il Giordano dove restò per 47 anni. Là fu trovata dal monaco Zosimo che le porse la Santa Comunione, promettendole di tornare l'anno successivo.
Quando fece ritorno la trovò però morta. Era probabilmente il 430. Secondo la tradizione la tomba sarebbe stata scavata da un leone con i suoi artigli. (Avvenire)
Patronato: Prostitute pentite
Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico
Emblema: Ampolla d'unguento
Martirologio Romano: In Palestina, santa Maria Egiziaca, che, famosa peccatrice di Alessandria, per intercessione della beata Vergine nella Città Santa si convertì a Dio e condusse in solitudine al di là del Giordano una vita di penitenza.
Cercare di riassumere la vita di Maria, che si presenta come una composizione di Sofronio, vescovo di Gerusalemme, attribuzione contro la quale non si è potuto portare alcun argomento decisivo, è farle perdere tutto il suo sapore, la qualità principale per cui questo racconto ha potuto avere qualche interesse; in effetti il suo carattere storico è quasi inesistente anche se, come si dirà piú oltre, è stato costruito intorno ad un iniziale nucleo reale: l'esistenza di una tomba di una santa solitaria palestinese, forse proprio di nome Maria.
Zosimo, ieromonaco di qualche laura palestinese, va, secondo l'abitudine, a trascorrere una parte della Quaresima nelle profondità del deserto. Credendo dapprima ad un'allucinazione si rende ben presto conto della realtà della sua visione: una forma femminile cui l'ardore del sole ha disseccato la pelle, senza altra veste che la sua capigliatura bianca come la lana.
Vedendo in questo incontro la volontà della Provvidenza, Zosimo cerca di avvicinarla e vi riesce solo sulla riva di un torrente, ma la sua interlocutrice non consente ad iniziare la conversazione prima che il monaco le abbia lanciato il suo mantello per coprire la sua nudità.
Dopo essersi reciprocamente benedetti si mettono a pregare e Zosimo vede Maria che levita nell'aria.
Il monaco dubita allora di trovarsi di fronte ad una macchinazione diabolica, ma Maria lo tranquillizza chiamandolo per nome. Incitata da lui Maria comincia a raccontare la sua vita.
Egiziana di origine, a dodici anni era fuggita dalla casa paterna per condurre a suo agio ad Alessandria la vita di peccato che l'ardore dei suoi sensi reclamava.
Per diciassette anni visse in questo stato.
Un giorno, vedendo dei pellegrini che s'imbarcavano per Gerusalemme, spinta dalla curiosità ed in cerca di nuove avventure, si unì al gruppo, convinta che il suo fascino le avrebbe permesso facilmente di pagarsi il prezzo del viaggio.
I suoi piaceri ebbero termine a Gerusalemme il giorno della festa della Croce: ella voleva infatti come gli altri, entrare nella basilica, ma ogni volta che tentava di varcarne la soglia una forza interiore glielo impediva.
A questo punto sentì il richiamo del Giordano.
Uscendo dalla città uno sconosciuto le diede tre pezzi d'argento che le sarebbero serviti. ad acquistare pani che dovevano essere il suo ultimo nutrimento terrestre duratole per almeno diciassette anni. Giunta a sera sulle rive del Giordano ed avendo scorto il santuario di S. Giovanni Battista, ella vi fece una visita per pregare e quindi si recò al fiume per purificarsi.
In seguito ricevette la Comunione eucaristica e con questo viatico iniziò il suo lungo cammino nel deserto cammino che al momento dell'incontro con Zosimo durava già da quarantasette anni.
Giunta al termine del suo racconto autobiografico Maria pregò Zosimo di ritornare l'anno dopo, la sera del giovedí santo in un luogo che ella gli indicò sulle rive del Giordano, per portarle l'Eucarestia. Zosimo fu fedele all'appuntamento e Maria traversò miracolosamente il fiume per raggiungere il monaco.
Dopo essersi comunicata ed avere rinnovato l'appuntamento per l'anno successivo nel luogo del primo incontro presso il torrente, Maria riprese la sua marcia nel deserto.
Tornando l'anno dopo sulla riva del torrente Zosimo si credette da principio solo, poi scorse a terra il corpo di Maria morta, rivestito ancora del vecchio mantello da lui datole due anni prima. Una scritta sulla terra gli rivelò alcuni aspetti del mistero: "padre Zosimo sotterra il corpo dell'umile Maria; restituisci alla terra ciò che è della terra, aggiungi polvere a polvere ed in nome di Dio prega per me; sono morta nel mese di pharmouti, secondo gli egiziani, che corrisponde all'aprile dei Romani, la notte della Passione del Salvatore, dopo aver partecipato al pasto mistico".
Zosimo capì che Maria era già morta da un anno, il giorno stesso in cui le aveva dato la Santa Comunione.
Si mise subito all'opera per seppellire il corpo di lei, ma non aveva altro utensile che un pezzo di legno; aveva appena cominciato a scavare che ebbe la sorpresa di trovarsi a lato un leone che si dimostrò subito in grande familiarità con lui e che in breve tempo, su richiesta del monaco, scavò una fossa sufficiente a deporre Maria. Dopo aver ricoperto di terra il corpo della Santa, Zosimo ritornò al suo monastero, dove raccontò tutta la storia all'abbà Giovanni l'egumeno e ai suoi confratelli per loro edificazione.
Tutti sono concordi nel vedere in questa storia soltanto una pia leggenda, come ha scritto H. Delehave: "una creazione poetica, senza dubbio fra le piú belle di quante ci abbia lasciato l'antichità cristiana".
Questa creazione letteraria, tuttavia, non è tutta pura invenzione, essa non è che lo sviluppo di una tradizione palestinese che vide la luce intorno alla tomba di una solitaria locale esistita realmente.
In effetti, nella Vita di Ciriaco, opera di Cirillo di Scitovoli, l'autore racconta di una sua passeggiata nel deserto in compagnia di un certo abbà Giovanni.
F. Delmas, dopo un accurato controllo tra la Vita di Maria opera di Sofronio e, contemporaneamente la Vita di Paolo di Tebe, scritta da S. Girolamo (in cui la parte di Zosimo è sostenuta da un Antonio), ed il racconto del monaco Giovanni nella città di Ciriaco, così riassume le conclusioni del suo studio:
"1) il quadro generale della vita di S. Maria Egiziaca mi sembra ricalcato sulla vita di San Paolo eremita.
2) la vita di S. Maria Egiziaca mi sembra non essere altro che uno sviluppo retorico della vita di Maria inserita negli Atti di San Ciriaco".
Giovanni Mosco, cronologicamente posteriore a Cirillo, presenta uno svolgimento diverso della leggenda di Maria, ma malgrado le divergenze, le grandi linee dei due racconti sono abbastanza simili perché si possa concludere per l'unicità del fatto originario. al quale entrambi fanno riferimento.
Sofronio, di cui abbiamo già sottolineata la dipendenza da Cirillo, ha anche preso in prestito qualche dettaglio da Giovanni Mosco, in particolare la localizzazione della scoperta di Maria nel deserto al di là del Giordano.
Non minore fu la popolarità di Maria in Occidente.
Culto liturgico
I sinassari bizantini venerano Maria al 1° aprile, qualcuno al 3 o al 4 dello stesso mese. Questa data è in relazione con il supposto giorno della morte di Maria, un giovedí santo nel mese di pharmouthi.
Al 1° aprile Maria figura anche nel Typikon della laura di S. Saba. I calendari palestino-
Il Sinaiticus 34 (X sec.) la nomina per la terza volta il 2 dicembre. Qualche calendario siriaco la menziona ancora il 1° aprile.
Il Sinassario Alessandrino di Michele, le dedica una lunga notizia proveniente dalla Vita di Sofronio al 6 barmudah e la traduzione geez di questo Sinassario ha conservato la stessa notizia al giorno corrispondente del 6 miyaziya.
Il Calendario marmoreo di Napoli menziona Maria al 9 aprile.
I primi martirologi occidentali medievali la ignorano e, a quanto sembra, Usuardo fu il primo ad introdurla al 2 aprile nel suo Martirologio con lo stesso breve elogio di S. Pelagia all'8 ottobre Pietro de' Natalibus le ha dedicato un lungo capitolo de] suo Catalogus. Il 2 aprile divenne quindi la data tradizionale della commemorazione di Maria in Occidente. (Autore: Joseph-
10 San Melitone di Sardi -
Non è un Santo molto noto, ma tutti i cristiani, che amano seguire l’ufficiatura del Giovedì Santo in preparazione alla Pasqua, hanno certamente ascoltato la sua più celebre Omelia che in quel giorno viene proclamata in tutte le Chiese.
Essa è la più antica omelia pasquale cristiana giunta fino a noi, ed è tutta una contemplazione della Persona e del Mistero di Cristo, messo al centro del cosmo e della storia: «È Lui, che in una Vergine s’incarnò, che sul legno fu sospeso, che in terra fu sepolto, che dai morti fu risuscitato, che alle altezze del cielo fu elevato.
È Lui l’agnello muto, è Lui l’agnello sgozzato, è Lui che nacque da Maria, l’Agnella pura, è Lui che fu preso dal gregge e all’immolazione fu trascinato, è Lui che di sera fu immolato e di notte seppellito; è Lui che sul legno non fu spezzato, che in terra non andò dissolto, che dai morti è risuscitato.
È Lui che ha risollevato l’uomo dal profondo della tomba». Anche l’inno dell’ «Exultet», che ascoltiamo sempre con gioia durante la notte di Pasqua, s’ispira agli scritti di questo santo che fu vescovo della Chiesa di Sardi, in Asia minore sul finire del II secolo. È perciò bello ricordarlo in questo primo giorno di aprile in cui la sua festa (secondo il rito orientale) coincide con la Domenica delle Palme, che apre la Settimana Santa.
Di lui lo storico Eusebio di Cesarea ci dà una sola notizia, ma affascinante, narrando che «viveva completamente nello Spirito Santo». E sembra anche che egli sia stato uno dei primi vescovi a recarsi pellegrino in Palestina per compiere ricerche e verifiche sui luoghi biblici. Fu martirizzato nell’anno 194.
Ben poche cose si conoscono di questo personaggio; le fonti storiche tacciono quasi completamente sul suo conto e la sua abbondante produzione letteraria è quasi completamente scomparsa. Secondo Eusebio di Cesarea, Policrate, vescovo di Efeso, è il primo a fare il nome di Melitone in una lettera scritta verso il 190 al papa Vittore per difendere l'uso asiatico di celebrare la Pasqua il 14 del mese di nisn (quartodecimani).
Per appoggiare la sua tesi Policrate citava, «fra i grandi luminari che riposano (quindi già morti) in Asia», diversi vescovi e terminava il suo elenco con il nome di Melitone «l'eunuco (cioè continente volontario), che viveva completamente nello Spirito Santo, e riposa a Sardi nell'attesa della visita che viene dai Cieli e nella quale risusciterà dai morti».
Sebbene Policrate non qualifichi esplicitamente Melitone come vescovo, il fatto che lo citi in una lista di vescovi permette di concludere che lo fosse. O. Perler, il recente editore dell'omelia di Melitone sulla Pasqua, riassume in modo assai conciso le altre scarse informazioni su di lui che si possono trarre da antichi autori: «Clemente d'Alessandria fa menzione di Melitone, ma probabilmente senza qualifica, in occasione della controversia pasquale. Delle due citazioni di Origene una sola ricorda la sua origine asiatica.
L'autore del Piccolo labirinto (Ippolito) enumera il nostro autore, strettamente legato a Sant'Ireneo, tra gli scrittori che hanno proclamato che il Cristo è Dio e uomo (Eusebio, op. cit., V. XXVIII, 5). In tutti questi testi sembra si tratti di uno stesso personaggio, scrittore e teologo, di cui si trovano tracce anche in altri autori come Apollinare di Gerapoli (?), Tertulliano, sant'Ireneo, Ippolito, Clemente, Metodio, Alessandro di Alessandria, ecc. Occorre giungere però ad Eusebio di Cesarea per trovare la qualifica di vescovo della Chiesa di Sardi.
«S. Girolamo, nel De viris illustribus riferisce che Tertulliano (montanista) "si è fatto gioco del genio elegante e retorico di Melitone nei sette libri scritti contro la Chiesa in favore di Montano, dicendo che la maggior parte dei nostri (i cattolici) lo consideravano un profeta"».
Eusebio fa l'elenco degli scritti di Melitone di cui cita anche qualche frammento nel corso di tutta la sua opera. Non è nostra intenzione riprodurre in questa sede l'elenco, ma dato che esso potrebbe essere d'aiuto per precisare la cronologia di questo santo, converrà tenere conto di alcune delle informazioni fornite da Eusebio.
Secondo O. Perler «Melitone sarebbe stato un personaggio noto già ai tempi di Antonino Pio (138-
Un recente studio di I. Wellesz ha messo in rilievo come la già citata Omelia sulla Pasqua, oltre ad informarci sulla teologia cristologica di Melitone, è un prezioso documento che ebbe profonda influenza sull'enfatica e declamatoria letteratura innografica bizantina. Non sembra che Melitone abbia goduto di un culto molto esteso né in Oriente né in Occidente.
Diversi calendari (Acta SS., citt.) lo celebrano il 1° aprile associandolo talvolta con un omonimo vescovo di Sulcitana in Sardegna. (Autore: Joseph-
11 Beata Sofia Czeska-Cracovia, Polonia, 1584 -
Fondatrice della Congregazione delle Vergini della Presentazione della Beata Vergine Maria.
Papa Benedetto XVI in data 20 dicembre 2012 ha riconosciuto un miracolo a lei attribuito ai fini della sua beatificazione.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
12 Beato Ugo di Bonnevaux -
m. 1194
Martirologio Romano: Nel monastero cistercense di Bonnevaux nel Delfinato in Francia, Beato Ugo, abate, la cui prudenza e carità promossero la riconciliazione tra il Papa Alessandro III e l’imperatore Federico I.
Giaculatoria. -
13 Sant' Ugo di Grenoble -
Châteauneuf-
Sant'Ugo di Grenoble venne alla luce nel 1053 a Châteauneuf-
Nato da nobile famiglia, fu educato dalla madre a una vita di elemosina, preghiera e digiuno. A soli 27 anni era già vescovo di Grenoble.
Da allora, per tutta la vita, conciliò con abnegazione l'attrazione fortissima verso la vita eremitica e il cenobio e la fedeltà al servizio episcopale, che svolse con grande ardore, secondo lo spirito di riforma della Chiesa che caratterizzò il pontificato di Gregorio VII. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Grenoble in Burgundia, nell’odierna Francia, Sant’Ugo, vescovo, che si adoperò per la riforma dei costumi del clero e del popolo e, durante il suo episcopato, amando ardentemente la solitudine, donò a san Bruno, un tempo suo maestro, e ai suoi compagni l’eremo di Chartroux, di cui fu pure primo abate; resse la sua Chiesa per circa cinquant’anni con l’esempio premuroso della sua carità.
Un vescovo precocissimo: è stato consacrato a soli 27 anni, e messo a capo della diocesi di Grenoble.
Ma è anche un vescovo recalcitrante, che appena due anni dopo si dimette, e va a fare il monaco senza gradi in una comunità benedettina.
Però chi l’ha messo in cattedra a Grenoble non è disposto a tollerare abbandoni, neppure per umiltà.
É il Papa che vuole liberare la Chiesa da ignoranza, avidità e scostumatezza sempre più sfacciate, e che per arrivarci è pronto allo scontro con tutti: dignitari laici ed ecclesiastici, prìncipi, re e imperatori.
É Gregorio VII, insomma: perciò Ugo, a un suo ordine, se ne ritorna a Grenoble e riprende le sue responsabilità episcopali.
Ripulisce, corregge, allontana gente indegna.
E soprattutto insegna, per sconfiggere l’ignoranza.
Lui da giovane ha studiato a Valence e a Reims, e tra i professori ha avuto anche Bruno di Colonia, il dottissimo e severo Bruno, che contribuirà alla cacciata del suo vescovo perché si è comprata la cattedra.
Papa Gregorio è ora contento di Ugo: nella sua diocesi la riforma cammina.
Ed ecco capitare a Grenoble appunto Bruno di Colonia, con un gruppetto di compagni.
L’antico professore, dopo un periodo di vita monastica a Molesme, se n’è andato perché ha in mente un progetto nuovo di comunità, che è insieme cenobio ed eremo, vita comune e solitudine, sempre sui due pilastri della preghiera e del lavoro.
Il vescovo Ugo è prontissimo ad aiutarlo, e nella zona montuosa detta Cartusia (Chartreuse, in francese) gli assegna il territorio sul quale sorgerà poi la Grande Chartreuse, luogo di nascita degli operosissimi monaci chiamati subito Certosini: una forza nuova per la rigenerazione della Chiesa.
Il vescovo Ugo serve i successori di Gregorio VII con tutta la sua energia, stimolando vivacemente anche l’opera dei monaci di Cluny, in Francia e poi in tutta Europa.
Ma rimpiangendo al tempo stesso la vita monastica, durante i pontificati (alcuni brevissimi) di Vittore III, Urbano II, Pasquale II, Gelasio II e Callisto II.
Giunto al suo sesto Papa – Onorio II, di Imola – gli chiede formalmente di essere dispensato dall’incarico di vescovo, con una motivazione che sembra ineccepibile: "Ho superato i settant’anni, sono malato, e qui ci vogliono energie nuove".
Papa Onorio non ha la grinta di Gregorio VII.
Ma conosce bene Ugo e sa che cosa rappresenta per il suo popolo e per la Chiesa di Francia.
Così, gli risponde con una lettera che sostanzialmente dice: so dei tuoi anni e delle malattie; ma preferisco te malconcio a chiunque altro, anche giovane e robusto.
Così Ugo guida la diocesi anche per tutto il pontificato di Onorio. E prima di morire, dopo 52 anni di episcopato, vedrà salire in cattedra un altro Papa ancora: il romano Innocenzo II. (Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
14 San Valerico (Valerio) di Leuconay -
Martirologio Romano: A Lauconne presso Amiens in Francia, San Valerico, sacerdote, che attrasse non pochi compagni alla vita eremitica.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria. -
15 Santi Venanzio e Compagni -
sec. III-
Martirologio Romano:
Giaculatoria. -