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Decreto sulle virtù di B.L.

Il Santuario > Bartolo Longo

Decreto sulla eroicità delle virtù del Venerabile Bartolo Longo
"Oh l'eccellenza della carità, la quale mediante l’amore offre a sé presenti in immagine le cose assenti, unisce le divine, ordina quelle confuse, mette insieme le disuguali, perfeziona le difettose!". Sono questi detti di San Gregorio Magno (Ep. Ad Verg. 1. ep., 53: PL 77,782), che so potrebbero adattare massimamente a Bartolo Longo, la cui vita, impregnata totalmente di amore di Dio, rifulse meravigliosamente dal desiderio ardente di mettere ordine tra le confuse e di associare le disuguali, in maniera che possa proclamarsi apostolo dei tempi nostri il Servo di Dio, il quale appunto dall’unione con Dio, attraverso l’amore di Cristo e della sua divina Madre attinse la forza a compiere innumerevoli benefici a favore del popolo di Dio, allo scopo di lenire i dolori, di soccorrere gli orfani e i diseredati, di insegnare le arti e le lettere ai giovanetti più poveri. Nato l’11 febbraio 1841 dai pii e onesti genitori Bartolomeo ed Antonia Luparelli a Latiano nella diocesi di Oria, dopo due giorni fu rigenerato al sacro fonte battesimale. A cinque anni appena fu affidato per l’educazione ai Padri Scolopi, quindi intraprese a Lecce e poi perfezionò a Napoli gli studi giuridici, conseguendo la laurea di dottore di giurisprudenza. Qui il Decreto si sofferma sulla crisi del Venerabile, da cui uscì con l’aiuto di un amico, Vincenzo Pepe, e del P. Radente.
Imboccato il cammino di una nuova vita, si propose di amare Dio con tutte le forze al di sopra di ogni cosa, stabilendosi a modello di virtù il divin Cuore di Cristo, per la propagazione del cui culto s’infiammò di grande ardore. Bramava di comunicare agli altri la fiamma da cui veniva consumato, prendendo come arma di salvezza la devozione del Rosario di Maria.
Il 13 Novembre 1875, in occasione di una sacra missione Bartolo Longo fece portare una effigie di Maria Vergine del Santo Rosario, in cui onore volle che ivi stesso si costruisse un Santuario, facendone benedire la prima pietra l’8 Maggio 1876. Questi inizi così umili furono principio di opere grandiose: appunto perché il tempio della Madre di Dio riportato di giorno in giorno ad un sempre crescente perfezionamento mediante una pia devozione ed un arte prodigiosa, ad opera del Servo di Dio divenne un centro dinamico, per mezzo del quale da tutto l’universo la pia carità dei fedeli profuse mezzi ed energia a lode della Vergine Santissima e a sollievo dei poveri.
Infatti, il Servo di Dio non sapeva concepire un grande amore verso la Madre della Chiesa che non scorresse subito a bene della umanità. Pertanto, con l’aiuto di Maria Anna Farnararo, che per consiglio di molti aveva congiunto a sé in caste nozze, si diede a costruire a poco a poco a gran fatica e con innumerevoli sacrifici una vera città della carità a Valle di Pompei, e colui il quale per sé stesso era povero in tutto, divenne amministratore ricchissimo delle ricchezze di Cristo e a vantaggio dei suoi fratelli più poveri. Mosso da una gran confidenza in Dio, costruì un orfanotrofio, fece sorgere un collegio in un primo tempo (1891) per i figli, e poi anche per le figlie (1922) dei carcerati, onde provvedere ad accoglierli, ad educarli e sostenerli, aprì una tipografia, la quale giovò non poco con le sue opere stampate per l’aumento del culto verso la Vergine Santissima e il sostentamento delle opere di carità. Infatti, il Servo di Dio, impiegando santamente il tempo, poté scrivere cento e più libretti, che trattavano di ascetica, di storia sacra e fomentavano e promuovevano la devozione a Maria, e l’anno 1884 diede inizio al periodico "Il Rosario e la Nuova Pompei", di cui mantenne la direzione per tutto il tempo che visse. Onestamente bisogna osservare che il Servo di Dio con i suoi infiammati scritti riuscì ad esortare tutti alla pratica del culto alla Vergine Madre di Dio, non disgiunto dalle opere di carità. Più con il cuore che con l’inchiostro compose pure la piissima "Supplica a Maria Vergine del Santissimo Rosario", che diffusasi ampiamente per tutto il mondo, si recita due volte all’anno fino ad oggi da parte di tutti i fedeli cristiani, e tanto che spesso non manca di essere un eccellente alimento spirituale di fede e di amore verso la Chiesa di Dio.
Dietro consiglio dello stesso Servo di Dio sorse la Congregazione religiosa delle Figlie del Santo Rosario del Terz’Ordine di S. Domenico in Valle di Pompei, i cui membri sono addetti a formare nella pietà, nelle lettere e nelle arti le fanciulle accolte in quel benedetto luogo dal gran cuore del Servo di Dio.
È molto difficile a dirsi quante gravi amarezze, quante persecuzioni e quanti dolori abbia dovuto sopportare il nostro Bartolo Longo. Divenuto amico di Dio, dové stare parecchie volte sotto la Croce del Signore con la Vergine Maria, perché morendo misticamente con Cristo potesse procurare vita e gioia a molti insieme alla divin Madre, causa della nostra letizia. Non risparmiando alcuna fatica, senza lasciarsi spezzare da qualsiasi difficoltà, attingeva le forze, per compiere instancabilmente le opere intraprese, nell’orazione ed in unione con Maria, dotato di una santa giovinezza spirituale, nonostante l’inesorabile avanzamento degli anni, affinché potesse dar luogo ad opere sempre più grandi per la gloria della Vergine Santa e per il bene dei suoi fratelli, infatti, egli portava nel profondo del suo cuore le necessità degli uomini, e bramava soccorrere i dolori di tutti.
Mosso come da uno spirito soprannaturale, prevenne anche i tempi, mentre si sforzava di provvedere alle miserie della società con l’uso di mezzi più recenti, affinché splendesse abbondantemente in tutti la carità di Cristo e fosse riconosciuto generatore di sante opere l’amore della Madre di Dio…
Il 1906 cedette tutte le opere di Valle di Pompei all’amministrazione della S. Sede, ed in conseguenza fu mandato presso il Santuario un rappresentante pontificio; ed il Servo di Dio allora fu pronto a dargli la sua umile collaborazione per circa vent’anni.
Purificato come oro nel crogiuolo, il Servo di Dio fu chiamato alla celeste patria il 5 ottobre 1926, con l’alone di celeberrima fama di santità. Infatti, quando più egli bramava di essere ignorato, per far splendere unicamente l’onore della Regina del Santissimo Rosario, tanto più la Vergine Santissima l’arricchiva di virtù, per le quali Bartolo si rendeva caro a tutti. Pur vivendo nel secolo, a tutti quanti indicò con chiarezza che la via della santificazione era aperta per quelli che con Maria bramavano raggiungere la somiglianza con Cristo nell’esercizio dell’umiltà e della carità, sovvenendo ai bisogni dei fratelli più poveri e deboli.
La fama della santità del Servo di Dio dopo la morte andò sempre più crescendo ed aprì la via ai processi informativi nella Curia di Pompei negli anni 1934-1935 circa la stessa fama e, l’anno 1939, circa l’osservanza dei decreti di Urbano VIII, proibenti il culto dei Servi di Dio. A questi furono aggiunti i processi rogatorii delle Diocesi di Oria e di Pavia. Il 1943 furono celebrati i processi rispettivamente addizionale diu Pompei e rogatoriale di Treviso. Riesaminati
diligentemente gli scritti del Servo di Dio, il primo Febbraio 1939 si pubblicò il Decreto asserente che niente impediva che si procedesse nell’iter della causa del Servo di Dio. Quindi, fatte le debite riserve di legge, il 25 Febbraio 1947 ebbe luogo l’adunanza ordinaria dell’allora S. Congregazione dei Riti, per decidere sul dubbio: se di stabilire la Commissione della introduzione della Causa. Gli Officiali Prelati, e gli Em. mi Padri Cardinali, che erano presenti, risposero affermativamente, purché fosse così piaciuto al Sommo Pontefice. Il Sommo Pontefice Paolo VI di proprio pugno sottoscrisse la designazione della Commissione per l’introduzione della Causa del Servo di Dio il 14 Luglio 1967. Frattanto i promotori della Causa, per non farne perdere le prove, chiesero al Processo Apostolico presso la Curia di Pompei; questo processo fu compiuto il 1968. E di tutti questi processi compiuti d’autorità sia ordinaria che apostolica uscì il decreto di riconoscimento della loro validità formale e giuridica il 26 Febbraio 1971.
Dopo di che fu discussa la eroicità delle virtù teologali e cardinali con le altre annesse del Servo di Dio, e in un primo tempo nella adunanza speciale del 22 Aprile di quest’anno corrente 1975, e poi il 18 Luglio successivo nella congregazione plenaria dei Padri Cardinali, ponente e relatore della Causa il Sig. Cardinale Silvio Oddi, e tutti risposero affermativamente, che cioè, il Servo di Dio Bartolo Longo ebbe esercitate le virtù cristiane in modo eroico.
Avendo io sottoscritto Segretario della S. Congregazione per le Cause dei Santi fatta la relazione di rito il 12 Luglio 1975, Sua Santità fece approntare il Decreto dell’eroicità delle virtù del Servo di Dio.
Oggi, finalmente, Sua Santità Paolo VI, solennemente ha dichiarato: che consta delle virtù teologali della Fede, Speranza e Carità della Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza e delle altre virtù annesse del Servo di Dio Bartolo Longo, in grado eroico, nel caso e per l’effetto di cui si tratta.
Ordinò poi che questo Decreto divenga pubblica ragione e sia riportato fra gli atti della S. Congregazione per le Cause dei Santi.
Dato a Roma, il 3 Ottobre – Anno Santo 1975.

                                                             F.ti † Corrado Bafile
                                                             Arcivescovo tit. d’Antiochia di Pisidia Pro – Prefetto
                                                              † Giuseppe Casoria
                                                                    Arcivescovo tit. di Foronuovo Segretario

Seconda foto: la "storica" fotografia ci mostra una processione per le vie di Pompei organizzata da Bartolo Longo, famoso "maestro di feste".


 
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