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Ora del Mondo 2000-2024

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"Maggio 2000" L'Ora del Mondo
Presiede il Vescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Nunzio Apostolico della Santa Sede per l’Italia e la Repubblica di San Marino

Nella Casa della Madre
Circa Centomila pellegrini hanno partecipato alle celebrazioni in preparazione alla recita della Supplica alla Vergine del Rosario. L’evento ha avuto come straordinari cornice il Grande giubileo del 2000 e l’anniversario dell’arrivo a Pompei della sacra Immagine della Madonna.
Un calendario ricco, fitto e intenso, con appuntamenti e celebrazioni giubilari per tutto il tradizionale mese mariano di maggio; così si è presentata Pompei agli occhi degli osservatori.
Più di dodicimila presenze all’evento inaugurale, la XIV edizione del Meeting dei Giovani, e non meno di centomila pellegrini provenienti dalle regioni del Centro Sud e da altre parti d’Italia e del mondo, nei giorni tra il 6 e l’8 maggio.
Come ogni anno l’enorme flusso di pellegrini è stato determinato dalla solenne Supplica alla vergine del Rosario, testo di preghiera redatto dal Fondatore della Nuova Pompei il Beato Bartolo Longo, che tra il 1872 e il 1926 diede inizio ad una straordinaria esperienza di fede e di carità.
Un appuntamento mondiale
Il testo della Supplica viene recitato solennemente due volte l’anno: la prima domenica di ottobre e l’8 maggio. Ma la preghiera, sin dal suo apparire nel 1883, ebbe un successo di diffusione davvero notevole. Da allora milioni di persone in tutto il mondo, nei due giorni previsti, alle ore 12 (chi a Pompei, chi a casa propria, nelle chiese, negli ospedali, nelle comunità religiose, negli oratori giovanili, e nei posti di lavoro), recitando la preghiera in comunione spirituale con tutti gli altri, anche se a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza. Il Beato Bartolo Longo definì questo fenomeno di aggregazione orante "l’ora del mondo". Per favorirne la più larga diffusione, da abile pubblicista e comunicatore, il Fondatore di Pompei provvide alla stampa della preghiera in decine di lingue straniere e addirittura in alcuni dialetti asiatici. Sta di fatto, che ancora oggi, la Supplica è la preghiera, scritta da un italiano, più conosciuta al mondo e si recita in tutti i Continenti. A Malta, l’8 maggio, l’Arcivescovo del luogo presiede un solenne rito nella piazza principale de La valletta, alla presenza del Presidente della Repubblica, delle più alte cariche dello Stato e di tutto il popolo. Due anni fa, la Supplica fu trasmessa via satellite e, dopo, non si contarono le telefonate giunte al santuario, soprattutto dall’Australia e dalle Americhe, di fedeli che volevano esprimere la loro gioia e commozione nell’aver potuto partecipare in diretta da Pompei a questo avvenimento.
Ma anche in questa circostanza molti devoti hanno seguito la Supplica attraverso la diretta televisiva di Canale 21 e le differite di Radio Maria, senza contare i servizi televisivi e della carta stampata che hanno dato notizia dell’avvenimento.
I riti e le celebrazioni
Il rito dell’8 maggio: celebrazione eucaristica (ore 11) e recita della Supplica (ore 12) è stato presieduto dal Vescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, Nunzio Apostolico della Santa Sede per l’Italia e la Repubblica di San Marino.
Nato a Torino nel 1925, Vescovo dal 1977, Cordero Lanza di Montezemolo è Nunzio dal 1998. Ma i festeggiamenti sono iniziati già sabato 6 maggio, data in cui ricorre l’anniversario della consacrazione dell’altare maggiore, avvenuta nel 1939, alla fine dei lavori di ampliamento che portarono il primigenio edificio sacro, fatto costruire da Bartolo Longo ad una navata, all’attuale struttura della Basilica che è disposta su tre navate.
Alle ore 18, introdotta dalla recita del santo rosario, l’Immagine della Vergine è stata fatta scendere sull’altare. L’Arcivescovo di Pompei, Mons. Francesco s
Saverio Toppi, a nome dei fedeli e pellegrini presenti ha venerato l’icona e subito dopo ha presieduto una solenne celebrazione eucaristica. Lo stesso Pastore ha presieduto la Santa Messa delle ore 24.00, di domenica 7 maggio, al culmine della veglia mariana che iniziata alle 21.30, ha proposto inizialmente un cammino penitenziale di conversione e di rinnovamento spirituale, seguito da un’intensa esperienza orante davanti a Gesù Eucarestia e conclusa dall’Ora di Guardia, sul filo conduttore della Novena d’impetrazione alla vergine del Rosario, testo di preghiera anch’esso scritto da Bartolo Longo, dal linguaggio fortemente evocativo della funzione materna che Maria svolge nei confronti del popolo di Dio e della conseguente manifestazione affettuosa e filiale dei suoi devoti. Le celebrazioni si sono svolte nel Santuario che, dopo i lavori di restauro finanziati dallo Stato in occasione del Grande Giubileo del 2000, è stato restituito alla sua originaria bellezza offrendo ai pellegrini nuovi locali e nuovi servizi per rendere più gradevole la loro sosta a Pompei e più intensa ed efficace la loro personale esperienza di fede e di spiritualità.
Nella casa della Madre
Ogni santuario mariano, come Nazareth, è casa di Maria, luogo centrale dell’itinerario di tutta la storia della salvezza. Il "sì" di Nazareth si riverbera in tutti i luoghi dove la storia ha registrato una particolare presenza mariana. Ogni santuario dedicato alla Vergine è un evento di grazia donato agli uomini. È in questo senso che va letto l’appuntamento con la Supplica del Beato Bartolo Longo.
Un evento che raduna ecclesialmente uomini, donne, anziani, bambini e giovani che nella "Casa della Madre" rinnovano la propria appartenenza e fedeltà a Cristo Signore, unico Mediatore, tra Dio e gli uomini.
E come in ogni casa materna, il linguaggio è quello dell’amore, degli affetti e dei sentimenti che sono manifestati senza falsi pudori. Gli accenti sono quelli del cuore: la Supplica, ma anche tutti i testi di preghiera redatti da Bartolo Longo per promuovere la devozione alla Vergine del
Rosario esprimono il profondo ed intimo legame di maternità e di figliolanza tra la Vergine Santa e i suoi devoti: "… ma tu ricordati che, sul Golgota, raccogliesti, col Sangue divino, il testamento del Redentore moribondo, che ti dichiarava Madre nostra, Madre dei peccatori". Ed è per questo motivo, per quanto il linguaggio possa sembrare datato ed enfatizzato, che ancora oggi si può pregare così: "… Tu dunque, come Madre nostra, sei la nostra Avvocata, la nostra speranza. E noi, gementi, stendiamo a te le mani supplichevoli, gridando: Misericordia! ...
Misericordia per tutti, o Madre di Misericordia! ...
Il tuo cuore di Madre non permetterà di vedere noi, tuoi figli, perduti …
E noi ci abbandoniamo pienamente in te, ci abbandoniamo come deboli figli fra le braccia della più tenera fra le madri e, oggi stesso, da te aspettiamo le sospirate grazie…".

Il Giubileo e l’anniversario di Pompei
Quest’anno la Supplica si è inserita nel contesto di due importanti ricorrenze: l’Anno Santo del Grande Giubileo del 2000 e il 25° anniversario dell’arrivo dell’Immagine della Madonna a Pompei (13 novembre 1875). Nella sua omelia il Vescovo Andrea Cordero Lanza di Montezemolo dopo aver ricordato il legame profondo del Giubileo con il mistero dell’Incarnazione, ha indicato nel Fondatore di Pompei un modello concreto per vivere in pienezza le attese dell’Anno Santo: "Il Beato Bartolo Longo, esempio di santità di fedele laico, con la Supplica alla Madonna di Pompei, ci aiuta in profondità a celebrare il Giubileo e a raccoglierne i frutti di grazia avvicinandoci con fiducia alla vergine Maria, che è "Madre nostra, Madre dei peccatori".
Ella, "Madre di Misericordia", può facilitare il cammino giubilare della conversione, perché "tutti tornino pentiti" a Dio nella pratica della vita cristiana più coerente e fedele.
In Lei è ogni nostra speranza, perché "Gesù ha riposto nelle sue mani tutti i tesori delle sue grazie e delle sue misericordie".
Nelle invocazioni della Supplica, inoltre, troviamo il richiamo alla carità e alla solidarietà. …
Il Beato Bartolo Longo, con le sue opere, che oggi sono dinanzi ai nostri occhi, ci dà un esempio splendido di questa carità; non una carità fatta di pietismo accondiscendente, ma una carità piena di autentico spirito di amore servizievole verso coloro che, essendo particolarmente immagine di cristo, in quanto poveri e sofferenti, detenevano un diritto al suo amore.
Ma la carità sarebbe vana, riducendosi ad una sterile filantropia, se non è animata dalla preghiera, la preghiera fervida, intensa, di cui questo Santuario è un meraviglioso e imponente monumento. … la preghiera del Beato Bartolo, che ha affidato tutti i suoi progetti, più che all’ingegno umano, di cui pur era dotato in grado eminente, alla semplice, fiduciosa preghiera, sgorgante dal suo cuore pieno della fede che sposta le montagne, come l’ardente Supplica alla Madonna di Pompei …".
Concomitante con l’evento giubilare è l’altra ricorrenza che celebra l’anniversario dell’arrivo dell’Immagine della Madonna a Pompei che segna la nascita non solo del Santuario, ma di una particolare chiesa locale legata al carisma e all’opera di testimonianza del suo Fondatore. Questo evento, che avrà il suo culmine il prossimo 13 novembre è definito da Giovanni Paolo II un ulteriore dono di grazia.
Nella lettera che il Santo Padre ha inviato all’Arcivescovo Mons. Francesco Saverio Toppi, il Papa afferma: "Questa visita di Maria ha cambiato il volto spirituale e civile di Pompei, che dal 1875 si è andata sempre più trasformando in cittadella della preghiera, centro di irradiazione del Vangelo, luogo di innumerevoli grazie e conversioni, caposaldo di pietà mariana, a cui si guarda da ogni parte del mondo. … Il Grande Giubileo e questa speciale vostra ricorrenza si richiamano reciprocamente ed offrono particolari motivi di riflessione e di rendimento di grazie.
L’Anno santo pone al centro dell’attenzione dei credenti il mistero dell’incarnazione del verbo e li invita a contemplare Colui che "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la
sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2, 5-7). Pompei è la terra del santo Rosario, dove il fervoroso sgorgare dal cuore dei fedeli della preghiera dell’Ave Maria conduce a contemplare l’interiore disponibilità con cui la vergine Santa accolse nella fede l’annuncio della nascita del Figlio di Dio nella carne umana. Analogamente l’invito, che risuona nell’evento giubilare a porsi in amoroso ascolto della parola di Dio ed a confermare la propria vita al Vangelo, trova eco felice nella pratica dei Quindici Sabati, che Bartolo Longo diffuse tra i fedeli, nell’intento di spingerli alla contemplazione di Cristo. Come poi non scorgere una sintonia eloquente tra la nascita umile e povera del Redentore nella stalla di Betlemme ed il contesto altrettanto semplice e dimesso nel quale arrivò a Pompei il Quadro della Madonna?".
Una preziosa eredità, titolo di onore non solo per chi vive a Pompei, ma per tutti i devoti legati al Santuario della Madonna, ma anche impegno perché nel tempio di Pompei – si augura il Papa – "dove la Madre continua a mostrare il Figlio suo divino come unico Salvatore del mondo, tanti uomini e donne in cerca di pace possano fare esperienza gioiosa della "visita" di Cristo, vissuta da Elisabetta e da Giovanni Battista, in occasione dell’incontro con la Vergine (cfr. Lc 1,39-56)".

(Autore: Pasquale Mocerino)


"Ottobre 2000" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

(x)
x
Sua


"Maggio 2001" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Mons. Domenico Sorrentino
L’invocazione alla Regina della Pace

Il mese di maggio occupa a Pompei una posizione di grande centralità e di fermento, non soltanto rispetto al culto mariano che la Chiesa ed i fedeli praticano in questo mese, questo per le cadenze storico commemorative del Santuario e per le iniziative ordinarie e/0 straordinarie che ne scaturiscono; il maggio del 2001, primo del terzo millennio, presenta, come vedremo, questo abbinamento e per di più esso coincide con la ricorrenza del primo centenario della Facciata della Basilica (5 maggio 1901), dando vita ad alcune riflessioni specifiche, derivanti dalla dedica alla Pace Universale, fatta scolpire dallo stesso Beato Fondatore.
Questa celebrazione centenaria ha avuto, di conseguenza, momenti assai pregnanti, collegati tutti al filo conduttore della Pace, in contemporanea, per di più, con l’evento storico, rappresentato dal viaggio di Papa Giovanni Paolo II a Damasco.
Nel percorso pompeiano abbiamo avuto una prima fase di preparazione: il nuovo Prelato, infatti, Mons. Domenico Sorrentino, a pochi giorni dal suo insediamento, ha voluto che 250 rappresentanti l’infanzia e la gioventù dei Centri Educativi, partendo da Napoli sulla nave "Angelina Lauro", esprimessero al largo del golfo, un messaggio ai loro coetanei per la pace e contro ogni tipo di violenza, richiamando alle loro responsabilità gli adulti e la società organizzata.
Un secondo momento, poi, Pompei lo ha vissuto accogliendo il XV Meeting dei giovani, incentrato quest’anno sul tema "L’Altro e oltre: quando il cielo si fa giovane".
Si è trattato di un tema che ha inteso emblematicamente riaffermare l’esigenza che ogni uomo ha di incontrare Dio sulla sua strada: da questa presenza dovrebbe scaturire in ciascuno di noi la capacità di amare e servire l’altro "non solo per ciò che siamo o che lui rappresenta, ma per la provenienza che ci accomuna, che è quella di Dio".
In questa ottica si inserisce, proprio nell’incontro da tanti giovani, quel Dio di Gesù di Nazareth che "è una persona che ci insegna ad amare": e chi ama l’altro è egli stesso depositario e messaggero attivo di pace.
La terza tappa di questo maggio pompeiano è quello del giorno 8, quando, a mezzodì, i rosarianti si uniscono alla voce del celebrante, per ripetere la preghiera della Supplica: anche in questo caso
insiste l’aspetto concomitante della "PAX" scolpita sulla facciata del Santuario che ci riconduceva a Bartolo Longo, alle sue più intime intenzioni, ai suoi presagi. La sua scelta, infatti, mentre lascia intendere chiaramente l’importanza planetaria che il termine pace riveste, al di là del credo religioso o politico delle persone, lascia anche intravedere qualcosa di più immediato: guardandosi intorno e riflettendo sugli avvenimenti che avevano accompagnato fino a quel momento la sua vocazione per Pompei, Bartolo Longo deve aver voluto anche esprimere il suo stesso bisogno di pace, di fronte ai dolori che egli, in prima persona, "sopportò" per la Chiesa e che la Chiesa stessa  gli "inflisse", ascoltando i calunniatori, i denigratori dell’opera. Il richiamo alla Pace diventa, poi, universale dinanzi al vero e proprio plebiscito delle risposte che egli riceve per completare il Santuario mariano.
La Pace Bartolo Longo la raggiungerà, superando se stesso, quando nel settembre del 1905, rassegnerà nelle mani di Papa Pio X tutto quello che in concreto era stato edificato a Pompei, divenendo egli stesso "eremita nella Valle, eremita della Madonna" e concludendo i suoi giorni nella preghiera, nel lavoro, nella testimonianza; mentre rimane imperitura, scolpita sulla monumentale facciata, la parola "PAX".
Il lettore perdoni la parentesi, ma essa diventa eloquente rispetto al voto del Beato Fondatore, perché il progetto strutturale della basilica trovasse il suo completamento e si presentasse al mondo: Santuario e opere educative nascono, è vero, dalla mente straordinaria e dal cuore del laico convertito, alla continua ricerca della Luce, ma sono state rese possibili dalle persone di tutto il mondo che le hanno sostenute. Il discorso, che Bartolo Longo pronuncia nella piazza del Santuario il 5 maggio del 1901, offre in pieno l’idea di quanto era successo perché la fede e l’amore per i "diversi" di quel tempo e di tutti i tempi, trovassero nella Madonna, che la folla presente invocava a gran voce come "paciera dei popoli", il loro esito.
Nel manifesto-invito rivolto ai cittadini ed ai devoti della Vergine del Rosario di Pompei, il Prelato parla di un maggio dal "significato speciale", riprendendo la cadenza centenaria ed insistendo sul tema della Pace: "Sulla sommità della facciata col termine latino PAX, all’ombra della statua di Maria col Bambino l’idea della pace fu scolpita come sintesi di tutto il messaggio di Pompei: è la pace, la pace
autentica e piena, la pace che ha in Cristo il suo fondamento, ciò che la Madonna intende realizzare per le coscienze, per le famiglie, per le nazioni, per il mondo" …
"È mio desiderio, prosegue il testo, che la Supplica di quest’anno, che guiderò, recitandola per questa occasione solenne dalla loggia centrale della facciata, abbia in tutti voi questa particolare intonazione di preghiera per la pace".
E puntuale all’appuntamento l’Arcivescovo Sorrentino si è presentato trovandosi dinanzi ad una piazza gremita, alla famiglia delle opere pompeiane, al clero, alle autorità civili e religiose, ai Cavalieri e alle Dame del Santo Sepolcro e alle autorità militari nelle persone del colonnello dei carabinieri Lusi Adelmo e del maggiore Giuseppe Palma della Compagnia di Torre Annunziata, mentre la celebrazione era messa in onda dall’emittente Canale 21.
Nella sua omelia Mons. Sorrentino ha affrontato, ripetiamo, il tema della Pace, riconducendo le sue riflessioni al Fondatore ed alle sue intuizioni profetiche, inserendole nel contesto delle problematiche attuali, in sintonia con i passi dello stesso Pontefice, preso nel suo sofferto pellegrinaggio di preghiera e di interpretazione di pace nel mondo.
Bartolo Longo, scegliendo il termine latino "PAX" ha posto su Pompei una sorta di sigillo, fissando questo valore come punto di partenza, come percorso e come meta ultima e piena.
Scritto sulla facciata del Santuario questo sigillo non doveva, per così dire, solo apparire ed essere un ornamento scontato, ma farsi richiamo e monito da non dimenticare, da rimanere giorno per giorno. La pace nasce nel nostro cuore, ma incontra sul suo cammino, purtroppo, i muri delle nostre
debolezze, dei nostri peccati, dei nostri egoismi, delle "ipocrisie personali, istituzionali, le nostre chiusure all’altro, la nostra capacità di essere subdoli, mentre si combattono le guerre vere e proprie, si nutrono falsi miraggi, si recita incapaci di annullare memorie e dolori che continuano a dividere. Tutte queste sono insidie che lo stesso Bartolo Longo avvertiva: la facciata – ha proseguito il Prelato – è l’antitesi, è la protesta esplicita e perenne a tutto ciò, è un progetto che l’umanità ritrova nel messaggio del Cristo, il quale lasciandoci la pace ed offrendoci la sua pace, ha inteso conciliare l’umano e il divino che è in ciascuno di noi, così come agisce Maria mentre si fa mediatrice, perché si apra una breccia sui muri  della violenza su quelli del pianto che non rigenerano, ma consolidano l’odio e la recriminazione.
Da Bartolo Longo ai giorni nostri sono trascorsi poco più di cento anni, ma gli insulti alla pace vivono ancora ed assumono le vesti inquietanti della violenza sui bambini, delle tossicodipendenze, delle navi della vergogna, delle morti innocenti ed altro ancora.
Hanno concelebrato con il Vescovo il vicario generale, Mons. Baldassarre Cuomo, l’amministratore del santuario, Mons. Pietro Caggiano, il rettore della Basilica, Mons. Giuseppe Adamo e i parroci della Città, a significare che tutta la Chiesa pompeiana è impegnata in questo percorso di pace e di solidarietà.
Dopo aver recitato la Supplica sulla loggia papale, Mons. Sorrentino ha rinnovato l’impegno del santuario di Pompei a percorrere, sulla scia del Beato Bartolo Longo, le strade della carità e dell’accoglienza, soprattutto a favore dei minori. Ed auspicio per il futuro, alcuni bambini hanno liberato in volo tante colombe bianche, simbolo della pace.

(Autore: Luigi Leone)
La Pace è il culmine dei doni di Dio
(Dall’Omelia di Mons. Sorrentino)

Carissimi fratelli e sorelle,
… È un canto di lode che si leva oggi in questa piazza, e risuona particolarmente appropriato all’odierna circostanza, in cui all’annuale Supplica del mese mariano si aggiunge anche un felice centenario: la realizzazione della solenne facciata del Santuario, che il Beato Bartolo Longo, inaugurò esattamente cento anni fa, attribuendo a questa realizzazione un significato che resta di palpitante
attualità.
Volle infatti che questa facciata fosse un Monumento alla Pace Universale,
Bisognerebbe rileggere il discorso vibrante che egli tenne per l’occasione, per lasciarsi toccare dai suoi sentimenti, dalla sua parola alata, dalla ricchezza delle sue intuizioni. A distanza di un secolo, quelle intuizioni si rivelano più feconde che mai.
A partire dalla prima di esse: egli comprese che la pace, nel suo senso più profondo, è la sintesi di tutti i beni che l’uomo può desiderare, è il culmine dei doni di Dio, in certo senso è il cuore stesso del Vangelo.
Quando infatti parliamo di pace nel senso biblico – shalom – sarebbe troppo poco pensare solo all’assenza della guerra e anche solo a un problema di buon ordine nei rapporti tra gli uomini. Sarebbe certo già tanto! Ma la pace che Dio sogna per noi è questo e ben altro. È qualcosa che abita le profondità di Dio. La pace è in realtà la vita stessa di Dio, è il suo essere comunione di amore nell’intimo della vita trinitaria, dove vivere è scambiarsi un eterno e reciproco amore, tra il Padre, il Figlio, e colui che è il loro dono scambievole, l’abbraccio, il baci d’amore, ossia lo Spirito Santo.
Questa sorgente di pace non è lontana da ciascuno di noi. Anzi, abita alle radici di noi stessi.
Se il flusso di questa pace non arriva ai nostri cuori, e noi rimaniamo agitati, inquieti, divisi, è perché in ciascuno di noi il peccato erige un muro contro la pace. Da questo muro interiore, nascono i muri che dividono persona e persona, e ci rendono diffidenti e incomunicanti; i muri che dividono popolo e popolo, e preparano guerre mostruose.
E sulle rovine delle guerre, si levano i muri del pianto, muri dove il ricordo e il dolore restano per sempre cocenti, muri che aspettano a lungo il miracolo di una breccia, che riapra tra fratelli una via di dialogo, di riconciliazione e di pace.
È in alternativa a questi tanti muri di divisione, che Bartolo Longo pensò ad erigere questa solenne
facciata, che non è muro divisorio, ma transito di comunione!
E lo è perché non si riduce a una facciata. Quante facciate nel mondo!
Le facciate delle nostre ipocrisie, personali e istituzionali.
Le facciate che nascondono il nulla, o peggio del nulla, quando nascondono le nostre cattiverie, i nostri egoismi sempre ben giustificati, le nostre chiusure a riccio, la nostra indisponibilità all’accoglienza, la nostra mancanza di condivisione.
La facciata che Bartolo Longo ha voluto darci, dedicandola alla pace, è l’antitesi di tutto questo. È un grido di protesta contro tutto questo. È un progetto alternativo a tutto questo.
Lo è, perché è porta che conduce a Cristo, il "principe della pace", perché è il sigillo alla casa di Maria, regina della pace.
Con questa sua splendida realizzazione, il nostro Beato ha voluto indicarci il segreto della pace vera. Quella che cristo ha voluto consegnarci dicendo: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (…).


"Ottobre 2001" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Finalmente l’alba che porta ad un ulteriore ricambio dei pellegrini, alcuni vanno via ed altri arrivano, con una impressionante crescita numerica fino all’ora della concelebrazione eucaristica in Piazza, presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
La celebrazione, iniziata alle 10.50, è stata trasmessa da Napoli Canale 21 e si è conclusa con la recita
della Supplica, con una forte invocazione alla Pace, per la coincidenza del centenario della Facciata della Basilica dedicata, appunto, alla Pace Universale e le condizioni difficili dell’ora presente.
È un tema che diventa il Leit motiv di tutta la celebrazione a partire dal saluto introduttivo del Prelato, che ricorda l’antico impegno per la pace del Santuario di Pompei con l’erezione del Monumento alla Pace ed il costante invito alla generosa solidarietà a favore di tutti i bambini del mondo in situazioni di disagio.
Il celebrante ha tessuto l’omelia, partendo dal generoso "Eccomi" di Maria al progetto di Dio, all’opera pacificatrice della Madre di Gesù che, proprio per questa sua posizione, da "strumento" della pace, divenne "Madre" e "Regina" della Pace.
Una giornata di festa, vissuta da una folla devota, nell’invocazione della Pace insieme alla Madre Maria ed al suo "Cavaliere" il Beato Bartolo Longo.
Questo giorno del primo ottobre del terzo millennio, carico di speranze, è stato vissuto in fraternità da oltre settantamila persone.
(Autore: Pietro Caggiano)

La vocazione universale di Pompei

Eminenza, Le do, a nome di questa Chiesa di Pompei, il più cordiale benvenuto. Lei viene a guidarci nella Supplica a Maria in un momento in cui l’umanità trepida per le sorti della pace. È appunto questa oggi la nostra implorazione, in ossequio all’invito accorato che Giovanni Paolo II ci ha rivolto nell’Angelus: il Rosario per la pace e la Supplica e la Supplica per la pace.
Nessuno meglio di Lei poteva quest’anno farsi voce di questa Supplica di popolo. Lei non è nuovo a questo scenario di fede e di preghiera.
In certo senso, le è familiare da sempre, date le sue origini campane, che la fanno uno di noi. È stato poi già interprete di questo momento proprio l’anno scorso, nell’anno del Giubileo.
Ora viene a noi in una veste particolarmente significativa: quella di Cardinale di Santa Romana Chiesa e di Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
In questa duplice veste, Ella da una parte ci rende il Papa più vicino, dall’altra ci apre al mondo destinatario dell’annuncio del Vangelo.
Ella ci evoca, con la sua presenza, un orizzonte di universalità. Mai come oggi questo orizzonte merita di essere coltivato. In esso ormai viviamo, nel bene e nel male, come gli ultimi tremendi fatti di New
York ci hanno ricordato anche sotto il profilo culturale, sociale ed economico. Siamo, come si dice, nell’era della globalizzazione.
Ma per noi cristiani, chiamati ad annunciare a tutti gli uomini l’amore di Dio, quello dell’universalità è un orizzonte nativo.
Prima che uno scenario sociologico, è un patrimonio di valori, e in particolare è un’idea di solidarietà senza confini. La stessa Chiesa la professiamo "cattolica", ossia universale, ad indicare non soltanto la sua espansione tra tutte le nazioni e le latitudini, ma soprattutto il suo ruolo di sacramento universale, segno e strumento in Cristo della salvezza del mondo.
Questa universalità a Pompei è particolarmente sentita. Pompei è città di vocazione universale già per la sua realtà archeologica, che attira milioni di persone da ogni parte del mondo.
Lo è poi come Città mariana, voluta da Bartolo Longo come tempio ed oasi della pace. Alla pace il nostro Beato pensò, con sguardo lungimirante e profetico, erigendo un secolo fa questa maestosa facciata.
Alla pace mirò, con spirituale sapienza di pedagogo della carità, propagando il S. Rosario e la devozione alla Vergine. Sapeva bene che il Rosario, come preghiera meditativa che ci introduce al mistero di Cristo sulle orme di Maria, è una grande arma della pace: perché è catena dolce che rannoda a Dio, ed insieme vincolo di amore che unisce non solo gli angeli, ma tra di noi, e ci rende fratelli.
Lei trova quest’oggi, qui a Pompei, una Chiesa e una Città che, pur senza fatiche e qualche ombra, vibrano di un rinnovato sussulto di entusiasmo.
Nel Convegno sull’: "Essere Chiesa a Pompei oggi", ho incontrato una comunità che, a lungo disposta dal fervore del mio carissimo predecessore, Mons. Francesco Saverio Toppi, si è mostrata pronta, nei suoi sacerdoti e religiosi, nelle sue suore, nei suoi laici, a prendere il largo, secondo l’invito di Giovanni Paolo II. Duc in Altum! Il "carisma" della Chiesa di Pompei ha ancora molto da dire per la Chiesa e la società. Contiamo per questo sull’abbondanza della grazia, che l’intercessione materna di Maria non ci lascerà mancare.
Ci aiuti lei ad ottenerla, Eminenza, con il fervore dell’odierna supplica. Grazie, per essere con noi, e auguri vivissimi per il suo nuovo e importante ministero a servizio della Chiesa universale.

(Discorso di benvenuto rivolto da Mons. Sorrentino al Cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della Supplica di Ottobre 2001)
"Regina della Pace prega per noi"

All’Omelia il Cardinale celebrante invocava Maria "Strumento Madre e Regina della pace".
"Siamo venuti da tutta la Campania e da tante altre Regioni d’Italia per vivere insieme con Maria questa "Giornata di Supplica". Ave Maria… Eccomi… Anche noi ritorniamo a Nazareth per rinnovare la nostra professione di fede: "Eccomi Signore, Eccomi Maria, per fare la volontà del Padre".
Queste parole ci portano alle origini della nostra vocazione cristiana. A Pompei avvertiamo questo clima particolare per vivere la nostra fede uniti a Maria.
Da 2000 anni la Chiesa celebra Maria Madre di Dio e Madre nostra.
Questa fede tramandata di generazione ci porta alla pienezza della gioia: "Rallegrati, Maria, tu hai trovato grazia presso Dio… il Signore è con te".
L’omelia mariana del Porporato diventa preghiera: "Tu Madre nostra ci apri la porta che ci conduce a Dio. Tu ci rendi tutti fratelli e figli. Attraverso il tuo "Sì" o Maria tu hai ristabilito la pace tra Dio e l’uomo. Con la tua umiltà e il tuo servizio ci hai aperto la via che porta al cielo".
"Maria è diventata strumento di pace tra noi e Dio. Oggi abbiamo un’assoluta necessità di pace per vivere la nostra vita cristiana. Pieni di quella grazia che viene dall’alto, anche noi, come Maria, siamo
chiamati ad essere strumenti di pace per la salvezza nel mondo".
Dopo aver ricordato come Gesù ha percorso le strade della Giudea e della Samaria predicando il Vangelo della pace così anche Maria, Madre della pace, continua ad intercedere presso il trono di Dio affinché la pace nel mondo diventi realtà e pienezza di vita.
"È passato un secolo – ricordava ancora il Cardinale Crescenzio Sepe – da quando Bartolo Longo erigeva in segno di pace e di riconciliazione tra i popoli questa maestosa facciata. Oggi, venti di guerra, paure e timori si scorgono all’orizzonte.
Tu, Maria, dona pace al mondo intero. Un figlio – sottolineava ancora il Porporato – quando ha paura ricorre alla Madre. Anche noi oggi, "ricorriamo a te", deponiamo sul tuo cuore le nostre paure, le nostre angosce, i nostri drammi. Donaci, Maria, giorni di pace con Dio; donaci la giustizia che è frutto della pace".
Quasi alla fine dell’omelia, l’eminentissimo Cardinale invitava tutti i devoti di Maria, sparsi nel mondo intero, ad accogliere l’invito di Giovanni Paolo II di recitare ogni giorno, per tutto il mese di ottobre, il Rosario della pace: "Nella tua pace, o Signore, noi troviamo la nostra pace".
(Card. Crescenzio Sepe)


"Maggio 2002" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano - Segretario di Stato della Santa Sede
Una Supplica di speranza e di pace per la Chiesa e il Mondo

Intenso e carico di attese l’appuntamento mariano dell’8 maggio con la Madonna di Pompei. Incontro reso ancora più suggestivo e palpitante per la presenza del Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua santità Giovanni Paolo II.
Una celebrazione speciale, carica di attese e di speranze, di straordinaria e particolare intensità, ha illuminato ed infiammato la mente ed il cuore delle migliaia di devoti che, nonostante le non favorevoli condizioni metereologiche, hanno affollato il santuario mariano per non mancare all’appuntamento con la dolcissima Mamma di Pompei.
Un incontro peraltro reso ancora più significativo dalla presenza del Segretario di Stato della Santa Sede, il Cardinale Angelo Sodano, che a solo pochi giorni di distanza dall’annuncio fatto direttamente da Giovanni Paolo II di un suo possibile ritorno nella città mariana, dopo il pellegrinaggio del 21 ottobre 1979, ha reso la celebrazione pompeiana ancora più suggestiva e palpitante.
Una Supplica rese speciale da in’ intensa preghiera per la pace e, mai, come in questa circostanza, per la pace nella terra di Gesù. Intenzione di preghiera subito dichiarata all’inizio della solenne concelebrazione eucaristica, nell’indirizzo di saluto che l’Arcivescovo della cittadina mariana, Mons. Domenico Sorrentino, ha rivolto al cardinale Sodano, ma ripresa e sviluppata nell’omelia che l’eminentissimo porporato ha tenuto, poco dopo, durante la liturgia della parola.
Qui, il Segretario di Stato di Giovanni Paolo II, ha ricordato come fosse caro al Beato Bartolo Longo il titolo mariano di "Regina delle Vittorie" e come lo stesso Fondatore della Nuova Pompei ritenesse il Santo Rosario una potente arma di vittoria.
D’altra parte la vergine Santa, con il suo esempio insegna anche il cammino che conduce alla vittoria,
che il Cardinale ha indicato nel "fiat" di Maria, vero segreto di ogni vita cristiana: "il cammino della vittoria (è) … il cammino del totale abbandono alla volontà di Dio".
È in questo contesto di totale dedizione a Dio, come dimostra anche l’esperienza di santità di Bartolo Longo, che "Il Rosario diventerà così un’arma di vittoria, un’arma efficace, alla quale ben può applicarsi la promessa di Cristo: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Lc 11,9)".
E non è stato proprio così, se all’indomani della Supplica e dei tanti rosari recitati, ininterrottamente, nei giorni che l’hanno preceduta e ancor prima, la Basilica della Natività a Betlemme è stata liberata?
Percorsi di fede, di preghiera, di preghiera del Rosario, nella Città del Rosario e della Pace!
E Pompei lo è sempre!
Una vocazione da riscoprire e da attualizzare, soprattutto, da parte di coloro che come pompeiani, sono più direttamente chiamati a godere di questa Città-Santuario, dove Maria ha posto il suo "trono" di regina delle Vittorie e di Madre di Misericordia.
Si tratta, soprattutto, di riscoprire la straordinaria potenzialità del Rosario, catena dolce che ci unisce a Dio, ma che alla scuola e in compagnia di Maria, può diventare un vero cammino contemplativo come ha affermato il Santo Padre durante la recita del "Regina Coeli" nella sua recente visita pastorale all’isola d’Ischia.
Impegno quest’ultimo che sta caratterizzando in modo esemplare il ministero episcopale del Pastore pompeiano, che invita, incessantemente, la sua comunità ecclesiale a riscoprire questa identità di fondo. Anche nell’ultima iniziativa da lui proposta per il mese di maggio, il "Buongiorno dei pompeiani a
Maria", Mons. Sorrentino ha ribadito la necessità di "onorare Maria, accogliendo dalle sue braccia Gesù" e di "riprendere tra le mani la corona del Rosario" per restituire, la vita di ciascuno e della comunità nel suo insieme, "ai valori della migliore tradizione religiosa, morale e civile".
Per l’occasione, il Presule ha scritto una "Piccola Supplica alla Vergine del Rosario", che ripropone con linguaggio orante l’anelito della Chiesa di Pompei a riscoprire se stessa. Ne riportiamo i versi che indicano il personalissimo rapporto di Maria con la Santissima Trinità e il Rosario come strumento per contemplare il volto di Cristo: "Con fiducia di figli / guardiamo il tuo viso dolcissimo. / Coronata di dodici stelle, / Tu ci porti al mistero del Padre, / Tu risplendi di Spirito Santo, / Tu ci dono il tuo Bimbo divino, / Gesù, nostra speranza / unica salvezza del mondo.
Porgendoci il tuo Rosario /Tu ci inviti a fissare il tuo volto. / Tu ci apri il suo cuore, / abisso di gioia e di dolore, / di luce e di gloria, / mistero del figlio di Dio, / fatto uomo per noi".
(Autore: Lucio Giacco)

Una richiesta di Pace per i Luoghi Santi

Eminenza reverendissima, ci è balzato il cuore di indicibile gioia, quando, ad Ischia, domenica scorsa, Giovanni Paolo II, ha indirizzato queste Parole al nostro Santuario, definendolo "cuore mariano" della Campania, e dicendosi desideroso di farci una nuova visita. Ormai non vediamo l’ora che il suo desiderio si possa realizzare.
Quasi a rafforzare l’eco ancora vivissima di quelle parole, oggi Vostra Eminenza, primo collaboratore del Santo Padre, ci fa dono della Sua presenza, presiedendo la nostra Eucarestia e guidando la Supplica scaturita dal cuore ardente del Beato Bartolo Longo. Grazie, Eminenza, Benvenuto in mezzo a noi.
Nella Supplica sono faccia a faccia Maria, Madre e Regina, e il popolo di Dio che Le si rivolge con accento filiale. A questa preghiera sono state affidate nei decenni le cause più difficili della storia umana.
Accogliendo il desiderio del Santo Padre, abbiamo voluto orientare la Supplica di quest’anno alla richiesta della pace per i Luoghi Santi. A Pompei per la pace si prega da sempre. Proprio alla pace il Beato Bartolo Longo dedicò la monumentale facciata del Santuario. Sulle sue orme, oggi ci sentiamo profondamente coinvolti nelle sofferenze dei due popoli che si fronteggiano sulla terra di Gesù, in un contrasto sanguinoso che è giunto ad umiliare anche i luoghi più cari alla cristianità. Lo sappiamo:
assicurare la pace in quella terra benedetta e tormentata è una causa davvero difficile.
Ma proprio per questo, prima che alle forze umane, bisogna ricorrere alla forza di Dio. E chi, più di Maria, ce la può ottenere? La Madre del Signore, la vergine del Santo Rosario, è la donna dell’impossibile! Bartolo Longo ne era convinto. La Supplica che tra poco reciteremo ci trasmetterà ancora una volta la sua fiducia di essere esauditi.
Eminenza, la Chiesa di Pompei Le è anche riconoscente per il fatto che recentemente ci ha consegnato, approvato dal Santo Padre, il nuovo Statuto del Pontificio Santuario. Esso esprime l’interesse sempre vivo della santa Sede per l’Opera di Bartolo Longo. Nella Lettera con cui ce l’ha trasmesso, Ella ha tracciato delle linee programmatiche di grande respiro e ci ha incoraggiato a prendere il largo con fiducia. Io credo di poterLe dire, Eminenza, che la Chiesa di Pompei farà del suo meglio per non deludere le attese della Santa Sede. C’è qui una grande opera di fede, incentrata sul Rosario visto quale percorso di contemplazione del volto di Cristo alla scuola e in compagnia di Maria. Per potenziare questo versante contemplativo e formativo dell’Opera pompeiana abbiamo in programma il Centro Magnificat, che dovrebbe diventare – per così dire – il "polmone spirituale" del Santuario.
C’è qui una grande opera di carità, che il nostro Beato ideò soprattutto a vantaggio degli orfani e dei figli dei carcerati, e che oggi, conservando il meglio dell’eredità passata, si va rinnovando in funzione di nuovi bisogni e per andare incontro a nuove povertà. Andrà in questo senso il progetto del centro per il Bambino e la Famiglia. E infine, sul versante del dialogo tra fede e cultura, particolarmente significativo in una Città come Pompei, il Centro Resurrexit vorrà essere un ponte gettato tra il celebre sito archeologico e la Città mariana.
Queste ed altre cose, Eminenza, nel nostro programma. Ma prima delle cose da "fare", stiamo cercando di rinnovare il nostro "essere", cristiano ed ecclesiale, in un impegno spirituale più profondo e nello sforzo di una comunione più viva…
Tornando a Roma, voglia portare al Santo Padre il segno del nostro grandissimo affetto. Gli dica che lo aspettiamo.
Ed ora, in questa Eucarestia, presenti al Signore il proposito del nostro rinnovato impegno, perché il messaggio della Pompei mariana, messaggio di fede e di carità, continui a risplendere nel mondo all’alba di questo nuovo Millennio.
(dall’ indirizzo di Saluto di Mons. Sorrentino al Cardinale Angelo Sodano)

Il Santo Rosario un’arma di vittoria!

Cari Concelebranti, distinte autorità. Fratelli e Sorelle nel Signore!
… Anch’io oggi sono voluto venire in pellegrinaggio a quest’insigne Santuario di Pompei, per celebrare con voi le glorie di Maria e per implorare la sua materna protezione su tutta la Chiesa e sul mondo intero.
Anche il Santo Padre si unisce alla nostra preghiera, elevando da Roma la sua fervente supplica alla Madonna Santissima, qui venerata con il bel titolo di Madonna del Rosario e Regina delle vittorie. Quand’Egli visitò questo Santuario, il 21 ottobre 1979, confidava ai presenti: "Sono venuto per sciogliere quasi un mio segreto voto di pietà, di gratitudine e d’amore". Giovanni Paolo II si metteva così, all’inizio del suo Pontificato, sulle orme della Madonna e qui veniva per attingere luce e conforto per la sua missione apostolica.
Noi oggi lo sentiamo presente in mezzo a noi e per lui imploreremo dal Signore per intercessione di Maria Santissima, le grazie più elette.
Alla "Regina delle vittorie" vogliamo affidare anche la sua salute ed il suo instancabile ministero apostolico… È questo il titolo mariano che era particolarmente caro al Beato Bartolo Longo, fondatore di quest’oasi di preghiera…
Ed il grande iniziatore di questo santuario vedeva nella devozione al Santo Rosario un’arma potente di
vittoria, anche per i cristiani di oggi… Infatti, al di là dei conflitti esteriori, vi è sempre nel mondo la guerra fra il bene ed il male, una guerra che si combatte in primo luogo dentro ciascuno di noi. È una lotta che risale agli albori dell’umanità, quando fu turbato il progetto di Dio e si aprì nella natura umana una ferita profonda, che solo la redenzione di Cristo avrebbe potuto rimarginare…
Certo, in primo luogo, il vincitore è Cristo, che ci ha detto quelle parole confortanti che attraversando i secoli sono giunte fino a noi: "Io ho vinto il mondo" Gv 16,33) … Su questo sfondo cristologico acquista tutto il suo significato anche il titolo mariano così caro a Bartolo Longo. "Regina delle vittorie" è davvero Maria, perché con la sua materna intercessione ci aiuta a vincere le nostre battaglie quotidiane contro il male, aiutandoci con la tenerezza che solo una madre può avere verso i suoi figli.
Con il suo esempio, Maria Santissima ci insegna poi quale sia il cammino della vittoria. Il Vangelo dell’Annunciazione, che oggi abbiamo ascoltato, ci descrive il segreto di ogni vita cristiana: l’obbedienza alla volontà di Dio…: "Ecco, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto". Quel "fiat" di Maria prestava a Dio l’obbedienza che Eva gli aveva negato e segnava l’inizio della salvezza. Un simile "fiat" apre ad ogni cristiano le porte della grazia…
Fratelli e sorelle, cari pellegrini!
Riuniti intorno alla dolce figura della Madonna di Pompei, oggi ci impegneremo ad invocarla ogni giorno, per le necessità nostre e del mondo intero.
Intorno a noi vi è una società che ha bisogno più che mai della luce del Vangelo. C’è un mondo che cerca la pace. Ci sono tante sofferenze che chiedono aiuto. C’è tanta attesa di giustizia e di carità. Alla materna intercessione di Maria noi vogliamo affidare le nostre speranze. Con la tipica ripetizione delle preghiere del Santo Rosario, noi ci rivolgeremo a Maria, con la preghiera insistente e fiduciosa di un figlio verso sua Madre. Il Rosario diventerà così un’arma di vittoria, un’arma efficace, alla quale ben può applicarsi la promessa di Cristo: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto" (Lc 1 1,9) …
Cari amici di Pompei, … continuate a lavorare uniti, Pastori e fedeli, religiosi e religiose, uomini e donne di fede che aderite alle varie associazioni e movimenti ecclesiali. Lavorate perché questo santuario, gloria della vostra terra, fiorisca sempre più, irradiando sull’Italia e sul mondo il messaggio della speranza cristiana. E così sia!

(dall’Omelia del Cardinale Angelo Sodano)


"Ottobre 2002" L'Ora del Mondo

Presiede Sua Eminenza Mons. Paolo Sardi, Arcivescovo Titolare di Sutri, Nunzio Apostolico con incarichi speciali e stretto collaboratore di Giovanni Paolo II

Con Maria segno di speranza

La memoria di Maria Madre della Chiesa ha illuminato la celebrazione pompeiana in occasione dell’appuntamento ottobrino con la Supplica alla Beata Vergine del Rosario.
Mons. Paolo Sardi, Arcivescovo Titolare di Sutri, Nunzio Apostolico con incarichi speciali e stretto collaboratore di Giovanni Paolo II, ha presieduto il rito durante il quale ha invitato
l’assemblea ad incamminarsi sulla via del Rosario: "È quella la strada della salvezza… dal Rosario scaturirà la fiducia e la speranza".
Una Supplica davvero speciale quella di domenica 6 ottobre 2002, dopo che il Papa nell’Angelus del 29 settembre aveva annunciato l’imminente pubblicazione di un documento sul rosario.
Come ogni anno, fin dal giorno precedente, migliaia di pellegrini hanno affollato le navate della Basilica. Nonostante la pioggia inclemente, dalla Campania e dalle regioni vicine sono giunti fedeli di ogni età. Numerosi sono stati gli arrivati in pellegrinaggio a piedi. Alle 21.00, dopo il santo Rosario recitato in collegamento con la Radio Vaticana, ha avuto inizio la veglia mariana, culminata nella celebrazione eucaristica di mezzanotte, presieduta dall’Arcivescovo di Pompei, Mons. Domenico Sorrentino. Al mattino, mentre numerosi fedeli8 continuavano ad arrivare e gremivano la piazza, moltissimi erano quelli che affollavano la Sala Confessioni per presentarsi all’incontro con Cristo rinnovati nello spirito.
Nel suo saluto iniziale al presidente del rito, Mons. Paolo Sardi, Arcivescovo Titolare di Sutri, Nunzio Apostolico con incarichi speciali e stretto collaboratore del Papa, Mons. Sorrentino ha tracciato una breve storia del Santuario, nato centotrenta anni fa grazie alla fede e al coraggio del Beato Bartolo Longo, avvocato pugliese giunto nelle campagne pompeiane per gli imperscrutabili disegni della Provvidenza. Dove prima c’era un borgo di poveri contadini egli fondò una città ed in santuario. "Cuore mariano della Campania" e faro di fede e di solidarietà per i fedeli di tutto il mondo.
La liturgia, incentrata sulla memoria di Maria Madre della Chiesa, come in un flash-bak epocale, si è soffermata sul rapporto Creatore-creatura, a partire dal racconto del peccato originale. Un rapporto particolare, nato come idillio e che, in seguito all’introduzione del maligno, si è trasformato in un dramma. Nell’omelia, Mons. Sardi ha detto che le proibizioni date da Dio all’uomo erano per il suo bene, perché egli ricordasse di essere creatura. Non era, invece, libertà staccarsi dall’amore di Dio, come fecero Adamo ed Eva sobillati dal serpente. Purtroppo, di continuo, il male introduce nel rapporto tra Dio e l’uomo e fa leva sulla sua debolezza. Ma Dio continua ad amare gli uomini ed in Maria compie la promessa che Egli fa nella Genesi: "Una donna ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno". "Dio in Cristo ha riscattato il no del peccato originale. Con un sì totale e senza riserve – ha continuato il Presule – Gesù che umilia se stesso nell’obbedienza a Dio riconcilia gli uomini con il Padre. Anche noi abbiamo bisogno di ritornare al nostro creatore e per risalire verso di Lui dobbiamo accettare, nell’umiltà, la sua legge.
La Vergine Maria ha condivio con Lui quest’abbassamento, nell’umiltà, per rinascere dal basso verso l’abbraccio con Dio. Anche oggi, come nel Cenacolo, ci sono i successori degli Apostoli e c’è Maria. Chiediamo che lo Spirito Santo scenda in mezzo a noi".
Dal celebrante è giunto anche l’invito, fortemente sottolineato, ad incamminarsi speditamente per la via del rosario: "È quella la strada della salvezza. Insieme con la Madonna rimeditiamo i misteri della
vita di Cristo per farne norma della nostra vita. Dal rosario scaturirà la fiducia e la speranza".
Dopo la santa Messa, dall’alto della Loggia papale, Mons. Sardi ha recitato la Supplica, scritta da Bartolo Longo nel 1883, come risposta all’Enciclica Supremi Apostolatum Officio, con la quale Leone XIII, di fronte ai mali della società, additava il rimedio della recita del Rosario.
La preghiera, chiamata l’Ora del Mondo, riunisce fedeli di tutto il pianeta nella devozione a Maria e sprigiona un calore che il popolo di Dio fa suo senza difficoltà.
È un vero crescendo, che ha il suo vertice nel toccante finale: "O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli angeli". Un empito che sfocia nell’effusione di un abbraccio alla madre, alla quale il popolo orante si consegna: "E l’ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti".

(Autore: Paola Di Mauro)


"Maggio 2003" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Mons. Leonardo Sandri - Sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano

Il saluto di Mons. Domenico Sorrentino all’Illustre ospite S. Ecc.za Mons. Leonardo Sandri

Eccellenza, sono lieto di darLe il benvenuto in questa Città di Maria, tanto legata al Papa e in attesa della sua visita. Lei che del Papa è collaboratore strettissimo, oggi ce ne fa quasi sentire la presenza e pregustare la venuta.
In noi è ancora viva l’emozione del 16 ottobre dello scorso anno, quando a Piazza S. Pietro eravamo a fare festa al Papa con la nostra bellissima Icona, e Lei, Eccellenza, porgeva al Successore di Pietro,
per la firma, il testo della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae che ha dato nuovo slancio a questa antica e sempre nuova preghiera, che è l’insegna e il programma della Pompei mariana.
Pompei viene da lontano. Ma il mondo l’avrebbe conosciuta forse solo per il suo celebre sito archeologico, se in queste plaghe non fosse arrivato, nel 1872, l’Avvocato Bartolo Longo.
Da allora, sull’onda del Rosario, Pompei ha assunto una configurazione nuova, in dialogo con la Città antica, ne fa una "Città simbolo", una "Città messaggio".
Ci sono, tra le due realtà, antica e moderna, delle corrispondenze, che pur nella diversità di due mondi e due civiltà, possono aiutare l’uomo d’oggi a interrogarsi sul senso dell’esistenza. Lì c’è l’immagine dell’uomo irrimediabilmente succube della morte. Qui c’è la speranza proclamata da Cristo Risorto. Resurrexit. Tra la celebre "Villa dei misteri" e i "misteri del Rosario" c’è il salto tra il mondo pagano e il mondo cristiano. Tante sono le discontinuità. Ma tra questi due mondi si delinea il cammino dell’uomo nella sua ricerca di se stesso e di Dio.
Sono convinto che questo sfondo dell’antica Città non sia estraneo ai disegni della Provvidenza che ha voluto far nascere a Pompei la Città di Maria e del Rosario.
Lo comprese bene il Beato Bartolo Longo, quando fece di questa Città non solo un luogo di preghiera, ma anche una cittadella della solidarietà e un laboratorio di pace.
Luogo di preghiera. Il Rosario, soprattutto. Ma anche la Supplica che tra poco reciteremo e che fu composta dal Beato centovent’anni fa, in risposta all’Enciclica con la quale Leone XIII chiedeva ai
cattolici di affrontare con l’arma del rosario i problemi della società.
Cittadella della solidarietà. L’opera che Bartolo Longo istituì a favore degli orfani e dei figli dei carcerati è il fiore all’occhiello della carità pompeiana. Oggi essa si va riorganizzando in forme adatte al nostro tempo.
Abbiamo in animo di realizzare nelle vicine Case operaie il "Centro per il Bambino e la Famiglia" che desideriamo intitolare a Giovanni Paolo II e speriamo di proporlo alla sua benedizione ad ottobre almeno a lavori largamente inoltrati.
Messaggio di pace. Questa imponente facciata che sta alle sue spalle, Eccellenza, fu voluta da Bartolo Longo come monumento alla pace universale. A partire da questo momento, Pompei si candida oggi a dare alla causa della pace non solo il contributo della sua preghiera incessante, ma anche quello del suo peso di città di cultura e di incontro tra i popoli.
Eccellenza, insieme con lei, in questa Supplica, vorremmo pregare per il Santo Padre. Lo facciamo caldamente ogni giorno. Ma oggi è la giornata in cui si "strappano" le grazie alla Vergine Santa. Questo Santuario porta il segno del nostro Beato, ma anche il segno del Papa. Centodieci anni fa, il 19 febbraio 1893, Bartolo Longo offrì al Papa questo Santuario. La Loggia papale da cui Ella guiderà la Supplica rimane segno vistoso del legame tra Pompei e il Papa.
Ed oggi, con la Sua autorevole presenza, Eccellenza, è come se la voce che il Papa ogni giorno leva da Roma per la pace si irradiasse anche da Pompei, sull’onda del calore materno e dell’intercessione potente della Vergine Santa.
Grazie Eccellenza, per essere in mezzo a noi. Porti al Santo Padre il senso della nostra filiale devozione e della nostra fervida attesa. Porti al Signore nell’Eucarestia il nostro desiderio che questa Città straordinaria sia sempre più all’altezza della sua vocazione.


*Un Cenacolo di Fede e di Preghiera con Maria la Madre del Signore Gesù

La Supplica presieduta da Mons. Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano
La solenne recita della Supplica alla Vergine del Rosario, l’otto di maggio, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano, è stata l’occasione per riproporre all’attenzione la vocazione storica di Pompei e, in prospettiva, la sua missione per il futuro. Straordinarie e di profondo significato le immagini utilizzate: Pompei "faro" di evangelizzazione, "nave" e laboratorio di pace, "scuola" di autentica spiritualità mariana, "città-simbolo", "città-messaggio", luogo di preghiera, cittadella della solidarietà.
Soprattutto, oggi, all’inizio del terzo millennio e in un rinnovato e strategico impegno per l’evangelizzazione e la santità di vita, come indica il Novo millennio ineunte, Pompei, con la sua esperienza e la sua storia nel campo della religiosità e della spiritualità e in quello, anche più squisitamente, socio-antropologico della promozione della dignità umana, della giustizia sociale e dei rapporti pacifici tra gli Stati, i Popoli e le Civiltà, può fare da battistrada e fungere da avamposto lungo le strade della chiesa dell’Umanità.
Un mese straordinario
La Supplica, viene preparata da un crescendo di preghiere e di iniziative che fanno di maggio, mese tradizionalmente mariano, un tempo davvero speciale e straordinario. A maggio la Città di Maria sembra la partitura di una grande sinfonia.
Il primo del mese si presenta, addirittura, come una straordinaria ouverture.
È l’inizio del Buongiorno a Maria, preghiera mattutina che si svolge ogni giorno nei mesi di maggio e di ottobre, impegno orante della comunità pompeiana, ma anche invito rivolto a tutti, per riscoprire la necessità di "onorare Maria, accogliendo dalle sue braccia Gesù" e di "riprendere tra le mani la corona del Rosario" per restituire la via di ciascuno e della comunità nel suo insieme, "ai valori della migliore tradizione religiosa, morale e civile".
È il giorno del Meeting dei Giovani, di migliaia e migliaia di ragazzi che si ritrovano a Pompei perché richiamati dal fascino di un giorno speciale, unico, sempre nuovo, che incide positivamente nell’anima e nel corpo, alla presenza di Maria, la giovane di Nazareth.
È l’inizio, da quest’anno, della Via Pacis, cenacolo di preghiera e fiaccolata per la pace nel mondo. Ogni sera da maggio ad ottobre, si rinnova l’impegno della Chiesa di Pompei, proposto a tutti i pellegrini che raggiungono il santuario, in continuità con l’eredità lasciata dal Beato Bartolo Longo, che eresse la monumentale facciata del santuario, inaugurata nel 1901, grazie al contributo di milioni di fedeli di ogni parte del mondo, consacrata alla Pace Universale. Dal piazzale Giovanni XXIII, il Papa della "Pacem in Terris" recitando il "Rosario per la Pace", i partecipanti raggiungono, in corteo, la basilica dove, davanti all’icona della Vergine, la preghiera ha fine.
Ed è, anche, l’inizio della grande stagione dei pellegrinaggi. Non c’è dubbio che maggio, il mese mariano per eccellenza, segni l’avvio del grande flusso di centinaia di migliaia di devoti che raggiungono il santuario mariano con l’antica e tradizionale usanza del pellegrinaggio. In treno, in pullman, in auto, a piedi, in forma individuale, familiare o di gruppo, la grande famiglia dei devoti e dei pellegrini si mette in viaggio, in cammino, per onorare la Madonna del Rosario.
Anche quest’anno la loro presenza è stata numerosa, sin dai primi giorni del mese. Sono venuti da Berlino, da Cracovia, da La Spezia, dalla Campania, dalla Calabria, dalla Puglia e da tanti altri luoghi, talvolta nell’anonimato più assoluto.
Un numero incalcolabile sono stati quelli che in Campania, nel basso Lazio e nel nord della Lucania, grazie a "Napoli Canale 21", e in Italia e nel mondo grazie a "Telepace", la storica emittente cattolica che proprio quest’anno ha festeggiato i primi 25 anni di attività al servizio della Chiesa, hanno seguito la celebrazione in diretta o attraverso le varie emittenti sparse sul territorio nazionale, che hanno ritrasmesso il segnale, o in tutto il mondo via satellite, senza dimenticare anche il collegamento radiofonico assicurato da "Radio Maria" e "Radio Mater".
I giorni del mese, uno dopo l’altro, come grani del Rosario, delineano un cammino la cui intensità spirituale aumenta col passare dei giorni e rivelano insospettati percorsi di santità individuali e comunitari. Un cammino che, tuttavia, si arricchisce di altri momenti di forte testimonianza e riflessione, come quelli del "Convegno degli ex alunni delle Opere Pompeiane e del Seminario" (23-25 maggio); della "Marcia della Pace" (24 maggio) delle scuole elementari e medie di Pompei e delle città limitrofe; del Convegno "Storia e futuro della carità pompeiana" (28 maggio); a centodieci anni dell’incontro tra Giuseppe Toniolo, leader del movimento cattolico-sociale, e Bartolo Longo, e, infine, del Convegno-Pellegrinaggio degli studenti di filosofia e teologia dei Seminari Maggiori dell’Italia Meridionale (31 maggio).
La vocazione della Città
E siamo al giorno della Supplica. Diverse migliaia di fedeli hanno partecipato alla santa Messa sul sagrato della Basilica, mentre altri gremivano le navate interne del Tempio. La celebrazione è tratta dalla Messa "Maria Vergine fonte di luce e di vita".
La presenza dell’Arcivescovo argentino, Mons. Leonardo Sandri, Sostituto della Segreteria di Stato, ha rimarcato il particolare rapporto che lega la Città di Maria alla Santa Sede. Con il sostituto hanno concelebrato il Pastore di Pompei, Domenico Sorrentino; l’Arcivescovo di Aversa, Mario Milano; l’Abate Ordinario della santissima Trinità di Cava de’ Tirreni, Dom Benedetto Maria Salvatore Chianetta, Mons. Cesare Burgazzi, della Segreteria di Stato; Mons. Domenico Rinaldi, Vicario
generale; Mons. Pietro Caggiano, Amministratore del Santuario, Mons. Baldassarre Cuomo, Rettore della Basilica, parroci e presbiteri di Pompei e sacerdoti pellegrini. Il "Coro Pompeiano" e le Suore "Figlie del Santo Rosario di Pompei" hanno animato il canto liturgico, sotto la direzione del M° Franco Di Fuccia.
Nel saluto iniziale Mons. Domenico Sorrentino, Delegato Pontificio del Santuario, ha ricordato all’illustre ospite la vocazione della città. Pompei, con le sue due anime: quella dell’antica civiltà romana e quella moderna di Bartolo Longo, è una "Città simbolo", una Città messaggio". Tra i due mondi, quello pagano e quello cristiano, nonostante la discontinuità che li caratterizza "si delinea il cammino dell’uomo nella sua ricerca di se stesso e di Dio". Pompei, però, è anche : luogo di preghiera, del Rosario soprattutto, che è la sua vocazione e la sua missione; cittadella della solidarietà, per le numerose opere sociali presenti e messaggio di pace, per la monumentale facciata dedicata alla Pace universale (1901) e per il ruolo, che va sempre più assumendo, di città di cultura e di incontro tra i popoli.
Pompei faro di civiltà e religiosità
Dopo la proclamazione della Parola di Dio, Mons. Sandri ha pronunciato la sua omelia esordendo sul senso di festa della celebrazione: "Siamo raccolti… sotto lo sguardo materno della Regina del Santissimo Rosario, come in una sola famiglia, per fare festa insieme con la nostra Madre celeste e accogliere il suo invito ad ascoltare le parole del suo Figlio Gesù". Festa alla quale non ha voluto mancare, almeno spiritualmente, Giovanni Paolo II: "Sono lieto di partecipare a tutti voi, qui presenti, il saluto e la Benedizione Apostolica del Santo Padre, il Quale mi ha incaricato di assicurarvi la Sua Spirituale vicinanza e il Suo ricordo nella preghiera in questa speciale celebrazione mariana, nell’attesa di poter Egli stesso ritornare in Pellegrinaggio ai piedi della venerata immagine della Beata Vergine del Rosario nel prossimo mese di ottobre".
Ha poi voluto sottolineare il profondo legame che unisce la figura e la missione di Maria al Mistero Pasquale: "La Vergine Maria, che ha vissuto in prima persona gli eventi pasquali, coopera in modo singolare alla nostra salvezza. È lei, infratti, che ha accolto la prima e dona continuamente all’umanità Colui che è la "luce del mondo" (cfr Gv 12, 46). Facendosi uomo nel grembo verginale di Maria, Gesù ha assunto da Lei la nostra carne mortale, quel "Corpo" e quel "Sangue" che si rendono misteriosamente ma realmente presenti sotto le specie del pane e del vino consacrati sull’Altare. È ancora la vergine Maria Colei che ci mostra il volto misterioso di Dio rivelato a noi nel suo Figlio (cfr Ef 2, 4), ed è sempre Lei ad accompagnarci nel nostro inserimento vitale nella vita di comunione nella Chiesa, così da essere, come la comunità apostolica nascente che abbiamo appena sentito descritta dagli Atti degli Apostoli, "assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2, 42). Sotto lo sguardo materno di Maria, Pompei ci appare oggi come un nuovo "grande Cenacolo" come amava definirlo il Beato Bartolo Longo… dove i discepoli di Gesù si ritrovano uniti insieme con la Vergine Maria per vivere profondamente la fede del Risorto, la testimonianza del Vangelo, l’amore fraterno e la solidarietà con tutti gli uomini".
Si è soffermato, quindi, sul Rosario: preghiera semplice e straordinariamente ricca, facile e profondamente evangelica, tradizionale e moderna, impegnativa ma accessibile a tutti. E dopo aver sottolineato il ruolo specifico che il Rosario ha per la pace e per la famiglia, secondo gli orientamenti della Rosarium Virginis Mariae, ha menzionato l’esperienza storica della Pompei mariana che costituisce per i cittadini e i pellegrini un forte invito a coniugare insieme la testimonianza della fede e l’impegno nel mondo. È la missione di Pompei per il terzo millennio: continuare ad essere, nel nome del Vangelo, luce per gli uomini, luogo di pace e di riconciliazione, "scuola" di autentica spiritualità mariana.
La Supplica
Poi la celebrazione ha continuato il suo iter fino all’orazione finale, quando il celebrante, accompagnato da Mons. Domenico Sorrentino e dai cerimonieri, ha raggiunto la loggia papale per dare inizio alla Supplica, preghiera, che il Beato Bartolo Longo definì "L’ora del mondo", e che fu recitata per la prima volta 120 anni fa. Fu, infatti, nel 1883 che egli ne scrisse il testo con il titolo iniziale di "Atto di amore a Maria". Il testo fu subito adottato da migliaia di devoti e divenne, in breve tempo, una preghiera nota in tutto il mondo. La sua coralità, la profondità spirituale e la carica dei sentimenti sono tali che, non a caso, Giovanni Paolo II ne ha usato la parte finale come conclusione della Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (n. 43).
Al suono delle campane, Mons. Sandri ha dato così l’inizio: "O Augusta Regina delle Vittorie, o Sovrana del Cielo e della terra, al cui nome si rallegrano i cieli e tremano gli abissi, o Regina gloriosa del Rosario…" e un popolo intero lo ha seguito. Con "un cuor solo e un’anima sola" e come in un grande cenacolo, il popolo dei rosarianti, quelli presenti in santuario, in piazza e nelle vie adiacenti, quelli in collegamento video e radiofonico, quelli nel silenzio delle proprie case o nei luoghi di sofferenza, quelli per via o sui posti di lavoro, ha recitato la preghiera con straordinaria intensità.
La benedizione finale ha concluso il rito, ma l’attesa di tutti è già proiettata al 7 ottobre, quando il Santo Padre tornerà a Pompei per venerare nuovamente l’icona della Vergine del Rosario che ha voluto accanto a sé, lo scorso 16 ottobre, in occasione dell’inizio del suo 25° anno di Pontificato, per la firma della Rosarium Virginis Mariae, e la proclamazione dell’Anno del Rosario.
(Autore: Pasquale Mocerino)


"Ottobre 2003" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Santità Giovanni Paolo II
Il Santo Padre a Pompei con la corona in mano
La Supplica alla Madre del Signore per la Chiesa e l’intera Umanità

Al termine del discorso rivolto dal Santo Padre ai fedeli presenti il Delegato Pontificio ha introdotto alla recita della Supplica alla Beata Vergine del Rosario di Pompei con questa monizione: "Il 1° settembre 1883 il Papa Leone XIII promulgava la sua prima la sua prima enciclica sul Rosario, Supremi Apostolatus Officio, chiedendo al popolo di Dio di fronteggiare i mali della società con la forza della preghiera, e in particolare col Santo Rosario.
Quasi in risposta all’Enciclica, il Beato Bartolo Longo compose la Supplica che ora reciteremo.
Affidiamo con essa a Maria tutte le necessità del mondo, facendo nostre in particolare le intenzioni del Santo Padre".
La città di Maria icona della nuova evangelizzazione e della predicazione per la pace
L’antisa e la nuova Pompei, la città degli scavi e quella della fede, sono diventate, a un tratto, una cosa sola.
La loro storia - a capo di un lungo cammino – e i loro orizzonti, sempre più vasti, hanno trovato il punto comune, stringendo una straordinaria alleanza. Il ritorno di Giovanni Paolo II.
È stato come il battesimo di un’altra Pompei, sintesi di ogni altra, e capace più di tutte di guardare al futuro con lo sguardo illuminato dagli splendori del passato e dalla visione a lungo campo resa accessibile al dono della fede.
Agli occhi del mondo è così apparso lo stupore di una sintesi agostiniana tra la città degli uomini e la città di Dio, sancita da Colui che, unico sulla terra, era in grado di poterla rappresentare al livello più alto.
Si dovrà parlare, da quel 7 ottobre in poi, della Pompei di Giovanni Paolo II, il Papa dell’anno del Rosario, e della "Rosarium Virginis Mariae".
Il Papa della pace, che a distanza di 24 anni dalla prima visita, ha trovato naturale ripercorrere la strada della "città mariana" per mostrare al mondo la pienezza di un pontificato che, perfino nella ricorrenza giubilare, riesce a sottrarsi a qualunque bilancio.
Dal lungo tratto di strada già compiuto ciò che si riesce a scorgere in modo più nitido è proprio il cammino che ancora si pone davanti. E anche in questo senso il pellegrinaggio a Pompei è stato come una nuova direzione di marcia.
La Recita del Rosario e la Supplica alla Vergine, hanno introdotto le celebrazioni di un ottobre mai così ricco e intenso che, sulla scia dei 25 anni di Pontificato, ha visto la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta e il Concistoro per la nomina di 31 nuovi cardinali.
In pochi giorni è parso di rivivere il clima del Grande Giubileo e, ancor più, è ritornata alla mente quella splendida esortazione finale del "Duc in altum…" che ha dato a tutto l’Anno Santo il segno di un rinnovato slancio nel campo della nuova evangelizzazione.
Come pellegrino di pace, Giovanni Paolo II è ritornato a Pompei al focolare di casa, e ha ritrovato tutto intatto il calore e il valore di un bene custodito nel cuore e scolpito nella pietra
dell’edificio di fondazione della città della fede. La facciata del Santuario, dedicata alla pace, ha fatto da solenne sfondo a tutta la visita.
Dagli anni di Bartolo Longo a quelli del pontificato di Giovanni Paolo II, conflitti e tragedie – come la minaccia del terrorismo su larga scala – hanno continuato a mantenere lontano le prospettive di una pace duratura e diffusa.
Alle guerre combattute sotto l’occhio impietoso delle telecamere, va aggiunta la lunga sequela dei conflitti dimenticati, che segnano, nel mondo, l’orrenda mappa di una tragedia senza fine. Ritornando a Pompei, con la corona del rosario tra le mani e la forza di un documento – la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae – scritto sulla filigrana della spiritualità pompeiana, Giovanni Paolo II ha dato un nuovo significato anche a quella prima visita di 24 anni fa, inizio di un lungo cammino per il mondo, nel segno della nuova evangelizzazione e della incessante predicazione per la pace. Attraverso questi due grandi temi il Papa ha ritrovato, in modo naturale, la strada che lo riportava nella città mariana, nel luogo in cui il primato della preghiera è premessa di ogni impegno per i valori che, in concreto, sostengono la vita degli uomini.
In molti modi, la visita a Pompei è stata come il canto iniziale della grande sinfonia di celebrazioni per i 25 anni di pontificato. L’eco di questa lode tutta spirituale di un giubileo che ha fatto riflettere sulla straordinaria fecondità e ricchezza di un magistero che continua ad esercitare nel mondo il suo assoluto dominio, in termini di servizio e di amore, ma anche di verità nei confronti di un genere umano sempre più scosso da inquietudini e da paure.
Più che mai, Giovanni Paolo II rappresenta e incarna, nella fragilità delle sue forze fisiche, un evangelico segno di contraddizione.
È lui a dare coraggio, e viene dalla "cattedra" della sua sofferenza il significato più diretto sul valore e la concretezza della speranza.
A un pontificato già così straordinario, Papa Wojtyla ha aggiunto il supplemento d’anima di una toccante testimonianza personale. Pompei ha colto a fondo anche questo aspetto, non solo umano ma anch’esso profondamente ecclesiale, riservando al Papa un’accoglienza davvero indimenticabile. La pagina di una storia scritta il 7 ottobre ha così un doppio risvolto: appartiene a Pompei, alla città antica e a quella nuova, ma anche a tutto il pontificato
(Autore: Angelo Scelzo)


"Maggio 2004" L'Ora del Mondo
Presiede il Vescovo, Mons. Carlo Liberati
Pompei scuola di Pace e di promozione umana per una nuova primavera di fede e di opere

Nel tradizionale appuntamento con la Supplica dell’otto maggio alla Vergine del Rosario, il Vescovo, Mons. Carlo Liberati, ha guidato la preghiera dei pellegrini in favore della pace in Iraq, in Terra Santa e in Sudan. Si è pregato anche per la liberazione degli ostaggi italiani e per i nuovi impegni di carità del Santuario mariano.

Nuove povertà e sofferenze per i nostri tempi

"Con la carità sprigionata dalla santità di vita e dalla fede adamantina di Bartolo Longo si attua la vocazione perenne della chiesa di Gesù che, secondo la splendida definizione di Papa Paolo VI alle Nazioni Unite, è sempre "esperta in umanità".
I tempi, tuttavia, sono certamente cambiati ed emergono nuove povertà, sofferenze, insufficienze, lacerazioni nel tessuto connettivo della società e della Chiesa.
I nostri giorni ci presentano gravissimi segni di sofferenza: diritti negati, ingiustizie, lacrime.
Centinaia di milioni di fratelli e sorelle soffrono per la guerra in Iraq, le lacerazioni in Palestina, la guerriglia in Sudan, il terrorismo, i sequestri di persone, pensiamo, in modo particolare ai nostri amati connazionali ostaggi in Iraq, che speriamo presto liberi e restituiti alle loro famiglie; per le contrapposizioni etnico-religiose nei Balcani, in Asia e in Centro Africa. È altissimo il gemito dei poveri e dei bambini che sale dalla terra; bambini che muoiono a milioni nell’indifferenza dei ceti soddisfatti della propria potenza.
Si aggiunga, per noi cattolici, la persecuzione aperta contro tanti nostri fratelli nella fede in Asia, Africa e nell’Arcipelago dell’Indonesia. Cristo, come dice Blaise Pascal, è ancora in agonia sul legno
della croce, nel suo corpo, che è la Chiesa, e in tante parti del mondo.
Anche qui, nella nostra regione dobbiamo lamentare un aumento della criminalità. Il mio pensiero va a Suor Angela Vitale, delle Figlie di sant’Anna, vittima di una violenza inaudita, segno della mancanza di sicurezza che affligge questa terra. Su questo argomento, mi associo alla dichiarazione rilasciata dal primate della Chiesa campana, il Cardinale Michele Giordano.
… In questa Basilica, dedicata, con gesto profetico, da Bartolo Longo nel 1901, alla regina della Pace, imploriamo dalla SS. Vergine del Santo Rosario, dalla Madre di Gesù e nostra, il dono della pace.
Continua così la vocazione di Pompei.
Pompei non si ferma, ma continua a camminare secondo quanto lo Spirito ci suggerisce.
… Intanto non lasceremo nulla di intentato per assicurare un avvenire ai nostri Istituti scolastici voluti da Bartolo Longo perché nella scuola si costruiscono i cittadini e la Chiesa di domani, società e Chiesa che vogliamo risplendano degli autentici valori umani per garantire libertà, nella dignità del rispetto reciproco e della giustizia sociale e per una pacifica e solidale convivenza.
Che se noi ci sentiamo per il momento impari al compito del recupero dei carcerati per restituirli in pienezza alla società, tuttavia, vorremmo istituire qui a Pompei una Comunità che liberi i giovani
dal flagello della droga, e li renda nuovamente lieti e sentire l’esistenza come vocazione, cioè, come chiamata di Dio che li fa partecipi della bellezza della vita.
Questo sforzo scaturisce dal dovere della carità ed è volto a tutelare, proteggere, costruire, la famiglia afflitta da mali di ogni genere e che, non riesce a condurre i propri figli alle soglie della maturità umana necessaria per le scelte definitive della vita.
Tu, Madre, Vergine del S. Rosario, che ai piedi della croce prendesti sulle tue ginocchia il corpo inanimato di Gesù per condurlo allo splendore della Resurrezione e alla pienezza della luce divina, ascoltaci, illuminaci, confortaci, aiutaci a vincere le nostre miserie, i limiti, gli egoismi, il nostro peccato fonte di tanti mali sociali.
Ti chiediamo dal profondo del cuore, e Tu puoi e devi esaudirci o Madre, che il nostro cuore non si stanchi di amare, che il filo della grazia che ci unisce al Tuo Figlio e a Te non sia mai spezzato dalle nostre fragilità. Che la luce di Cristo risorto che ci illumina e ci lega a te con la preghiera del S. Rosario, non si spiega mai, o regina delle Vittorie, o Madre consolatrice dei mesi".

(Dall’Omelia di Mons. Carlo Liberati)


"Ottobre 2004" L'Ora del Mondo

Presiede Sua Eminenza Mons. Paolo Romeo, Nunzio Apostolico della Santa Sede in Italia
Nella Città di Maria Luce, Pace e Vita
Circa quarantamila pellegrini provenienti dall’Italia e dall’estero hanno partecipato all’annuale appuntamento con la Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei, presieduta per la prima volta da Mons. Paolo Romeo, Nunzio Apostolico della Santa Sede in Italia.
Un popolo appassionato e devoto ha rinnovato il suo sincero e filiale amore per la Madre del Signore Gesù partecipando alla "Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei".
Circa in quarantamila, dall’Italia e dall’estero, si sono ritrovati nella città mariana per mettersi alla scuola della Vergine, per imparare da Lei a contemplare il volto di Cristo e a vivere nell’ascolto obbediente della Parola di Dio e nella docilità all’azione dello Spirito Santo.
Un popolo fatto di uomini e donne, di giovani e anziani, di coniugi e fidanzati, di sacerdoti e religiosi, di gruppi organizzati e di pellegrini anonimi, carichi ognuno di una propria storia personale, ha letteralmente gremito la Città alla ricerca di una fede più consapevole e coerente.
Un popolo di pellegrini ha trasformato Pompei in una "Galilea delle genti" – come diceva Don Giuseppe De Luca – esperto di religiosità popolare, desiderosi di essere testimoni credibili in una società che ogni giorno mostra sempre più i segni del proprio malessere e il volto delle tante
storie di illegalità, di criminalità e di violenza, incapace a far emergere e ad esprimere quanto in essa c’è di bello, di positivo e di pulito.
Un gioioso rendimento di grazie
A questo popolo ricco, tuttavia, di attese e di speranze, ha parlato Mons. Paolo Romeo, Nunzio Apostolico della santa Sede in Italia.
Le sue parole, semplici e sobrie, hanno creato in tutti la giusta sintonia per una efficace celebrazione di fede motivata da un sincero e gioioso rendimento di grazie per tutto quello che di grande, di bello e di vero il Signore ha messo nella vita e nella storia di tutti.
Un rendimento di grazie capace di riconoscere le grandi opere da Lui compiute in Maria, la salvezza che continua ad operare ed a compiere nella vita del suo popolo e il cammino di santità che favorisce nello splendido Santuario di Pompei, "luogo di incontro e di perdono, luogo di preghiera e di grazia, luogo di conversione e tempio dove si venera con specialissimo culto la Vergine Maria, Madre della Chiesa e Regina del Rosario".
Insieme al Nunzio Apostolico hanno concelebrato, oltre al vescovo di Pompei, Mans. Carlo Liberati, i Vescovi di Avellino, Mons. Antonio Forte, e di Amalfi-Cava, Mons. Orazio Soricelli: Mons. Pierino Gelmini, Fondatore della "Comunità Incontro", Mons. Luciano Suriani, Consigliere di Nunziatura e Don Pasquale Mocerino, Vicario Generale della Chiesa di Pompei. Presenti anche il Vescovo Emerito di Pompei, Mons. Francesco Saverio Toppi, e numerose Autorità Civili e Militari.
All’inizio della celebrazione Mons. Carlo Liberati ha rivolto un caloroso indirizzo di saluto all’illustre ospite, tratteggiando con poche ed efficaci immagini la storia della città mariana fondata dal Beato Bartolo Longo. In maniera molto suggestiva, il Pastore pompeiano ne ha indicato la continua e progressiva crescita come quella di un piccolo corso d’acqua, "diventato prima un torrente, poi un fiume travolgente e, infine, un oceano di grazia e di santità", nel quale migliaia di giovani e di ragazzi saranno aiutati a ritrovare il gusto di una vita dignitosa e libera, fatta di gioia e di consapevole e responsabile impegno.
Pompei, tuttavia, non è fatta solo di passato. Mons. Liberati ha ricordato, infatti, il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, a conclusione dell’Anno del Rosario, che ha ridato vigore, coraggio, e nuovo entusiasmo alla comunità mariana, chiamata a nuovi percorsi di fede, di carità e di speranza nella fedeltà al carisma di Bartolo Longo: "Pompei si attrezza per dare un volto nuovo al suo vestito consunto dal tempo ma capace di rinnovamento. Aggrediremo noi pure le nuove povertà della vita e della società: l’infanzia abbandonata ed offesa, la maternità non protetta, la giovinezza e la famiglia colpite dalle fragilità personali e dall’instabilità sociale, il recupero dei disabili, il tramonto degli anziani… Pompei resterà una grande luce nelle nebbie del mondo".
Pompei, luogo di speranza e di salvezza
Un progetto di vita e di speranza che a Pompei continua ad avere successo. Mons. Romeo, nell’omelia, ha invitato tutti a non lasciarsi andare a sterili reazioni, anche se cittadini di un mondo provato dalle sofferenze e dal male, ma di saper lottare come Bartolo Longo, che seppe ricostruire nella sua dignità un’umanità sofferente e degradata, redimendola e promuovendola nelle sue legittime aspirazioni.
Con felice intuizione la devozione mariana e la preghiera del Rosario divennero per tutta la Chiesa e l’intera società, mezzi efficacissimi di promozione umana e di pianificazione universale.
Un percorso di redenzione e di riscatto dalla sofferenza dove Dio si è schierato dalla parte dell’uomo per favorire la sua libertà, la sua capacità di amare e di percorrere la via della santità.
L’icona della Vergine del Rosario, ha detto Mons. Romeo, vuole ricordare a tutti, infatti, che Dio è solidale con l’umanità e non ha risparmiato il suo Figlio Unigenito per vincere la morte e il peccato.
Una vittoria che la Chiesa intera è chiamata a contemplare con la preghiera del Rosario, che ha nel santuario di Pompei una scuola davvero speciale: "… centro della spiritualità del Rosario", (Pompei) è luogo dove i misteri di Gesù, i misteri della vita stessa della Madre di Dio, quei misteri che contempliamo nel Rosario, parlano della misericordia e della carità di Dio. Essi permettono agli interrogativi inquietanti dell’uomo e della sua fragilità ad aprirsi alla speranza e a far in modo che nel cuore di ognuno possa echeggiare la voce che intese il Beato Bartolo Longo: se propaghi il Rosario sarai salvo".
A scuola della Vergine per un cammino di santità
Per questo motivo non si può essere pellegrini a Pompei senza aver nel cuore l’anelito della santità. Maria conduce i credenti al suo figlio Gesù, Signore e Redentore dell’umanità; l’invita alla conversione del cuore, li aiuta a vincere il peccato, fa trionfare il bene nella loro esistenza, fa regnare nei loro cuori la speranza della vita eterna. Il suo Rosario libera dalla catena dell’egoismo, affranca dalla paura, consolida i credenti nella loro sete d’eternità. A lei, tabernacolo dell’Amore di Dio, guardano i fedeli per essere sul suo esempio testimoni generosi d’amore, di gratuità, di perdono e di riconciliazione, e di docile obbedienza al progetto che Dio ha su ciascuno.
Con questi sentimenti nel cuore la recita della Supplica ha avuto un sapore del tutto speciale. Un’assemblea affollatissima ha fatto da straordinario scenario ad una preghiera capace di raccogliere, in "un cuor solo e un’anima sola", persone anche lontane tra loro, in Italia, nell’Europa e nel mondo, e farsi un’unica voce orante a favore del bene comune, della pace nel mondo, per lo sviluppo dei popoli e per il bene della chiesa.
Da oltre centoventi anni questa preghiera è per la nostra gente, esperienza di fede e di riconciliazione, di rinnovamento spirituale e di impegno alla santità.
La festa del Beato Bartolo Longo
La festa della Supplica trova a Pompei, qualche giorno più tardi, il cinque ottobre, il suo naturale compimento nella celebrazione della memoria liturgica del Beato Bartolo Longo, "uomo della Madonna e apostolo del Rosario" come più volte lo ha definito Giovanni Paolo II. È il giorno della gratitudine verso il proprio Fondatore, verso colui che ha fatto di Pompei, la città di Maria, della carità, della speranza e della pace nota in tutto il mondo.
Le celebrazioni eucaristiche con la partecipazione dei ragazzi delle scuole Elementari e i Parroci della Città, presieduta da don Gioacchino Cozzolino, prima, e quella, poi, con gli alunni delle scuole Medie e Superiori, presieduta dal Vicario Generale, e l’omaggio floreale al monumento del Beato hanno impegnato tutto il corso della mattinata.
La prima serata, invece, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Mons. Carlo Liberati che, subito dopo ha guidato la processione cittadina in onore del Beato alla quale ha partecipato una folta delegazione dell’Amministrazione comunale, capeggiata dal Sindaco, l’avvocato Claudio D’Alessio. Durante il percorso, il simulacro, contenente i resti mortali del Fondatore di Pompei, ha sostato presso la comunità parrocchiale del Sacro Cuore, accolto dal parroco don Antonio Protano e presso la Clinica "Maria Rosaria", dove ad attenderlo c’erano il Cappellano, don Raffaele Di Fiore, la proprietaria, Maria Rosaria Cirillo, che era accompagnata dal personale medico e paramedico della struttura.
La sosta della Clinica è stata vissuta con profonda commozione da parte di tutti, soprattutto dagli ammalati e dai loro parenti, ai quali il Vescovo ha manifestato la propria condivisione e vicinanza con parole di incoraggiamento e di speranza.
(Autore: Pasquale Mocerino)


"Maggio 2005" L'Ora del Mondo

Presiede Sua Eminenza Cardinale Nicora - Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

Pompei, patria di Maria, terra di preghiera e di santità

È stata la prima "Supplica" dopo l’elezione di Papa Benedetto XVI.
Pompei, patria di Maria, porta impresso, da sempre – nel segno di Bartolo Longo – il sigillo dei Papi. Quando il Cardinale Nicora, che ha presieduto la solenne celebrazione, si è affacciato dalla Loggia della Basilica, il senso di questo legame ha prefigurato un’altra immagine: l’annuncio, da quella stessa Loggia, o da quella che il 19 aprile, a piazza San Pietro, si è spalancata per l’Habemus papam, della canonizzazione del fondatore.
Nel saluto al Cardinale Nicora e nel rinnovare l’esultanza per Benedetto XVI, il Prelato, Mons. Carlo Liberati, ha ridestato questa grande speranza che non è solo della chiesa di Pompei.
Solo a pochi giorni di distanza dalla "Supplica" di maggio, la santità ha fatto gioiosa irruzione nei primi passi del Pontificato di Papa Ratzinger: in un’altra basilica – San Giovanni in Laterano, cattedrale del Vescovo di Roma – l’invocazione "santo subito" che aveva scandito la straordinaria veglia funebre per Papa Wojtyla, trovava risposta nell’immediato avvio del processo di beatificazione di Giovanni Paolo II.
La voce dei fedeli ha trovato accoglienza nel cuore della Chiesa. Una voce apparsa subito più forte di ogni norma, più eloquente di ogni prassi.
La Chiesa ha parlato attraverso il suo popolo che ha come avvertito la consapevolezza di essere protagonista. È stato un momento esemplare per il mondo, avvolto oggi – pur nell’era della comunicazione globale – in un manto di incomprensione e di inquietudine.
L’intera umanità è stata testimone di un colloquio tanto profondo quanto straordinario: la santità è diventata sintonia comune tra chiesa e popolo. Un linguaggio corrente che ha moltiplicato la forza del messaggio. D’un tratto la santità è parsa anche materia corrente, una realtà che- proprio in virtù di uno straordinario colloquio – veniva a porsi come realtà al di sopra delle altre, elevando quasi misteriosamente il livello del nostro vivere quotidiano.
A Pompei, terra di santità, le forme di questo linguaggio non sono estranee perché è la via della santità quella che ha spianato tutte le altre nella costruzione della città mariana.
Il pensiero a Bartolo Longo non è semplicemente un riferimento, ma un paradigma. Quando entra in campo la santità, Pompei declina il nome e le opere del suo Fondatore: passa in rassegna – rivivendola a fondo – la sua storia. È accaduto così anche nel momento – così ricco di emozione – in cui Benedetto XVI, nella Cattedrale di Roma, davanti al suo clero, ha annunciato l’avvio al processo di beatificazione per Giovanni Paolo II.
L’ultima visita di Papa Wojtyla a Pompei – a distanza di quasi un quarto di secolo da quella compiuta nel 1979 – aveva avuto lo stesso segno: nell’anno dedicato al Rosario, il Papa
ripercorreva, indicandola a tutta la Chiesa, la via che Bartolo Longo aveva utilizzato per far largo alla speranza nella difficile e quasi disperata realtà dell’antica Valle ai piedi del Vesuvio.
La via della preghiera è il tratto di strada che porta alla santità. Pompei è, in questo senso, un itinerario privilegiato. Sono stati questi i pensieri che hanno accompagnato le parole su Bartolo Longo, pronunciate dal prelato, dalla Loggia della Supplica di maggio. Accompagnate dall’emozione dell’annuncio, sono ritornate a farsi vive, nel momento in cui il Papa pellegrino al Santuario del Rosario, prendeva la strada che lo porterà agli altari.
Un annuncio che ha ulteriormente dilatato il senso e il significato delle straordinarie manifestazioni di venerazione e di affetto nei confronti di Giovanni Paolo.
Per dirgli il suo immenso "grazie" il popolo di Dio che lo ha accompagnato fin oltre la soglia della mirabile vita, ha composto, con le corde del cuore, una sintonia di santità che il mondo continua ad ascoltare con ammirazione e stupore. Un coro si è innalzato anche da Pompei.

(Autore: Angelo Scelzo)
*Con Maria a servizio del Vangelo

Il Cardinale Attilio Nicora alla Supplica di Maggio - Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

(La Supplica – Ora del Mondo)

Nell’ottobre del 1883 la "Supplica alla Beata Vergine del Rosario di Pompei" fu recitata, per la prima volta, come "Atto d’amore a Maria". Da allora in un crescendo, che non ha mai subito interruzioni, è diventata la preghiera nota in Italia e in tutti i Paesi del mondo dove maggiore era la presenza degli emigrati italiani. Fu definita dal Beato Bartolo Longo, che ne scrisse il testo, "Ora del Mondo", per la sua coralità e per la sua capacità di riunire insieme, ad una stessa ora, le 12.00, centinaia di migliaia di persone d’ogni condizione sociale, pur distanti fra loro. In un’unica assemblea orante dalle proporzioni planetarie. Proprio questo suo intrinseco dinamismo universalistico ha dato un particolare sapore alla celebrazione di domenica otto maggio quando, ancora una volta, si è rinnovato l’evento dell’incontro con la Madre del Signore Gesù, che nella cittadina vesuviana viene venerata sotto il titolo di Vergine del Rosario.
Era stato lo stesso Delegato Pontificio, Mons. Carlo Liberati, a porre l’accento su questa particolare dimensione della Supplica in un telegramma al santo Padre Benedetto XVI: "Beatissimo Padre, domani, 0 maggio p.v., nel Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario in Pompei reciteremo la "Supplica", preghiera nota in tutta la Chiesa cattolica e che il Beato Bartolo Longo definì "L’ora del mondo", Qui con decine di migliaia di fedeli Sua Eminenza il Sig. Cardinale Attilio Nicora guiderà la lode scandita a voce alta dal popolo di Dio, convocato per onorare la Madre di Gesù e Madre della Chiesa.
Trascorreremo la notte in preghiera e imploreremo da Maria la santificazione del popolo di Dio, lo Spirito Santo per la Santità Vostra, l’unità dei Cristiani nell’unica Chiesa, la giustizia tra i popoli e la pace delle nazioni. Il suo predecessore Giovanni Paolo II, di santa memoria, per due volte, nel 1979 e nel 2003, è venuto "Pellegrino" in questo Santuario come pure la Santità Vostra si è inginocchiata dinanzi alla regina delle Vittorie il 17 maggio 1998.
L’otto maggio 1915 il Suo Predecessore Benedetto XV, di santa memoria, recitò per la prima volta, in Vaticano, la "Supplica" alla presenza di tutta la Curia Romana. Da allora è consuetudine che il personale di tutti gli Uffici di Curia si unisca a noi. Particolarmente quest’anno, come ogni sera, imploreremo dalla nostra Madre nella fede l’attitudine a diventare sempre più capaci del dono di noi stessi nella venerazione della Eucarestia. In attesa di conoscere quando vorrà onorare la Madre della Chiesa qui in Pompei, ci è particolarmente caro esprimere a Vostra Santità l’assicurazione della nostra ininterrotta preghiera, del nostro affetto profondo, della nostra ammirazione".
Segni concreti, ma non unici, di condivisione ecclesiale, estesa al mondo intero, sono stati la partecipazione alla Supplica di un gruppo di Indiani di rito siro-malabarese, accompagnati dal sacerdote don Josè Pol-layil, coordinatore nazionale per l’Italia, e i festeggiamenti in onore della Madonna di Pompei svoltasi in Libano. Dell’iniziativa ha dato informazione Joyce Sayegh, che ha riferito le notizie riportate sul giornale nazionale "L’Orient le Jour", di sabato 30 aprile 2005, a proposito della festa mariana in preparazione presso la Basilica di Nostra Signora della Medaglia miracolosa dei Padri Lazaristi di Achrafieh.

(I pellegrini del Rosario)

In un clima di visibile entusiasmo e, soprattutto, di straordinaria devozione filiale, oltre cinquantamila fedeli, pellegrini del Rosario provenienti da tutte le Regioni italiane, hanno intensamente partecipato alle celebrazioni dell’antivigilia, della veglia mariana di sabato e della domenica, che la liturgia riservava alla solennità dell’Ascensione del Signore.
Hanno pregato, cantato, celebrato il sacramento della riconciliazione, adorato il Signore Gesù nel Santissimo Sacramento, celebrato con gioia l’eucarestia e hanno recitato il Rosario, una, due, più volte, guidati dallo sguardo amorevole e materno della Madre di Dio che li invitava alla meditazione dei misteri della vita del suo Figlio Gesù e alla contemplazione del suo volto.
Al loro arrivo a Pompei erano stati accolti da un rassicurante manifesto di saluto da parte del Pastore della città mariana, che li invitava a far festa alla scuola della Vergine: "Fratelli e Sorelle nella fede, benvenuti! Il Beato Bartolo Longo definiva "ora del mondo" la "Supplica alla Vergine del Rosario": l’ora della lode e della gratitudine a Dio, della preghiera filiale e devota a Maria e del suo invito ad ascoltare il Figlio, il solo ad avere parole di vita eterna. La vita è difficile, ma non siamo soli! La Madonna e il Beato ci assicurano che Dio è sempre con noi. Camminiamo, quindi, lieti nel Signore. Un giorno anche le prove della vita finiranno e la Madonna celeste ci condurrà per mano nel giardino di Dio".

(A piedi per amore e gratitudine)

Il mese di maggio è un continuo sciamare ai devoti che raggiungono in pellegrinaggio a piedi il Santuario della Vergine. È stato così anche nel giorno della Supplica.
Cinquanta persone di Siano (SA) hanno raggiunto Pompei dopo circa sei ore di cammino. Hanno percorso l’intera distanza di notte per esprimere, come ogni anno, la loro gratitudine alla Madonna per la materna intercessione e benevolenza.
Sulla stessa lunghezza d’onda un gruppo di pellegrini di San Gennaro Vesuviano (NA) che, partiti alle 5,00 del mattino sono arrivati a Pompei intorno alle 9,00. In questo gruppo abbiamo incontrato Marinella, una signora che compie il pellegrinaggio a piedi da vent’anni per rinnovare la propria gratitudine alla Vergine la cui intercessione aveva favorito la guarigione della madre colpita da un ictus a soli 38 anni.
Il primato dei pellegrinaggi a piedi al Santuario di Pompei appartiene però a Pignataro Maggiore, una cittadina in provincia di Caserta, che quest’anno ha celebrato il sessantesimo anniversario di fedeltà. In settecento: uomini e donne, anziani e donne in stato di gravidanza, dopo aver percorso novanta chilometri, hanno attraversato in ginocchio la navata centrale del Santuario accolti dal Vescovo di Pompei, Mons. Carlo Liberati. Una manifestazione di straordinaria e intensa pietà mariana sintetizzata felicemente da uno striscione: "Il nostro amore per Maria è la scala d’oro con cui i nostri cuori salgono al cielo".
(Testimonianza e Discepolato)
Il rito della Supplica è stato presieduto dal Cardinale Attilio Nicora, Presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Nato nel 1937 a Varese, il Cardinale Nicora è laureato in Giurisprudenza, in Teologia e in Diritto Canonico. Sacerdote dal 1964, è stato consacrato Vescovo nel 1977. Ha collaborato attivamente alla stesura del nuovo Concordato tra la Santa Sede e lo Stato Italiano del 1963. È stato presidente della Caritas Italiana, Vescovo di Verona e vice-presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea a Bruxelles. Presidente dell’APSA dall’ottobre 2002, è stato creato Cardinale da Giovanni Paolo II, il Concistoro del 21 ottobre 2003.
All’inizio della celebrazione, nel salutare l’illustre ospite, Mons. Carlo Liberati, ne ha sottolineato "… l’acuta preparazione giuridica, il rigore intellettuale e morale, l’amore per la giustizia e l’equità, la risonanza sociale di alcune intuizioni concordatarie – tra la Chiesa italiana e il Governo della nostra Repubblica – come l’otto per mille a vantaggio del Clero italiano, il suo concorso determinante all’impianto della revisione del Concordato del 15 novembre 1984".
A sua volta, all’inizio dell’omelia il Cardinale Nicora ha avuto parole affettuosissime per il Delegato Pontificio: "Abbiamo lavorato insieme al servizio della Santa Sede, e così ho imparato a conoscerlo ed apprezzarlo. Nel mandarlo a voi il Papa Giovanni Paolo II vi ha fatto un grande dono, ed io mi auguro che voi sappiate accoglierlo con cuore aperto, in spirito di comunione ecclesiale e di leale collaborazione ai suoi programmi di rinnovamento".
Il Cardinale ha poi proseguito ponendo l’accento sul particolare dinamismo testimoniale suggerito dalla solennità liturgica dell’Ascensione del Signore: "La vita non è uno spettacolo, ma un impegno. Gesù è ormai alla destra del Padre, salvatore e signore della storia. Ritornerà alla fine del tempo, vincitore. Ma intanto continua ad agire attraverso di noi, per la via non dei miracoli suoi ma della testimonianza nostra. Perciò adesso, nel tempo in cui la vittoria di Gesù è già acquistata ma non ancora compiuta, non bisogna stare a guardare, bisogna andare ad
annunciare che Gesù è vivo, che Gesù ha vinto, che Gesù può cambiare il cuore e la vita di ogni creatura, che Gesù può estirpare il male dentro di noi per far crescere il bene in mezzo a noi, che Gesù ci può fare segno di speranza per il mondo rendendoci capaci di vivere nella comunione con Dio Padre, come figli, e nella comunione tra di noi, come fratelli; in una parola, che Gesù può davvero edificare la civiltà dell’amore".
Ci si trova di fronte ad un vero mandato missionario, ha sottolineato il Cardinale, che coinvolge pienamente la Madre di Gesù. "La pagina di oggi – ha infatti proseguito – non lo dice espressamente; ma noi sappiamo che dopo la Pasqua gli undici non sono mai senza Maria, la mamma di Gesù, ricevuta da Lui come madre della Chiesa nascente dall’alto della croce. Maria è la più autentica discepola; ha accolto, generato, educato, servito, seguito Gesù, con un’intensità che non ha pari. Perciò può stare in mezzo ai discepoli per aiutarli con amore paziente e misericordioso a vivere e ad andare come il suo Gesù. Lo faccia anche per noi; c’insegni ad essere discepoli e missionari, vinca le nostre stanchezze e resistenze, ci faccia finalmente capaci di dire di sì al Dio che ci ama e che ci manda! Maria, regina degli apostoli e madre della Chiesa, prega per noi!".
Un’omelia breve, incisiva, senza fronzoli e dal linguaggio immediato, che ha accompagnato i fedeli durante tutta la celebrazione eucaristica e, poi, fino alla recita della Supplica, intonata dall’alto della "loggia papale", che domina centralmente la monumentale facciata del Santuario dedicata da Bartolo Longo alla pace universale. Il Cardinale Nicora ha guidato la recita della Supplica, con voce particolarmente calda e tranquilla, quasi a voler far emergere parola, dopo parola, tutta la ricchezza lirica e i sentimenti di filiale ed intimo abbandono della preghiera di Bartolo Longo: "Un’ultima grazia noi ora ti chiediamo, o regina, che non puoi negarci in questo giorno solennissimo. Concedi a tutti noi l’amore tuo costante e in modo speciale la materna benedizione. Non ci staccheremo da te finché non ci avrai benedetti. Benedici, o Maria, in questo momento il Sommo Pontefice. Agli antichi splendori della tua Corona, ai trionfi del tuo Rosario, onde sei chiamata Regina delle Vittorie, aggiungi ancor questo, o Madre: concedi il trionfo alla Religione e la pace all’umana Società. Benedici i nostri Vescovi, i Sacerdoti e particolarmente tutti coloro che zelano l’onore del tuo Santuario. Benedici infine tutti gli associati al tuo Tempio di Pompei e quanti coltivano e promuovono la devozione al santo Rosario…".
Oltre alle migliaia di pellegrini presenti, anche la partecipazione delle Autorità al sacro rito è stata piuttosto significativa. Presenti il Vescovo Emerito di Pompei, Francesco Saverio Toppi, il
Gran Cancelliere dell’Ordine di Malta, P. Gaetani; il Prefetto di Napoli, R. Profili; il Senatore G. Scalera; l’Onorevole G. Alfano; i Generali dei Carabinieri, L. Gallitelli e V. Giuliani; l’Ammiraglio in pensione Piantanile; il Maggiore della Guardia di Finanza, M. Di Lucia; l’Assessore Regionale T. Armato; il Presidente della Provincia di Napoli, R. Di Palma, con gli Assessori M. Falbo, M. Sibilio e P. Sommese, e il Consigliere G. Tortora; il Procuratore Capo della repubblica, D. Marmo, e il Presidente del Tribunale, A. Greco, di Torre Annunziata; il sindaco di Pompei, C. D’Alessio, con Vicesindaco e Giunta; il Delegato dell’A.P.S.A. (sezione straordinaria), P. Mennini, il Direttore Amministrativo della Soprintendenza Archeologica, L. Crimaco, il Direttore dell’Azienda del Turismo, L. Garzillo; le Luogotenenze dell’Italia Meridionale Tirrenica ed Adriatica dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Tutti hanno notato il lodevole sforzo organizzativo per rendere più fruibile e comoda la partecipazione dei pellegrini ai vari e impegnativi momenti di preghiera.
Da sottolineare, soprattutto, l’allestimento di P.zza Bartolo Longo con migliaia di sedie, offerte dall’Associazione "L’Isola di Pompei", l’istallazione di due maxi-schermi esterni e di ben dieci schermi al plasma collocati all’interno del Santuario e nelle Cappelle adiacenti, che hanno trasmesso, con la collaborazione di Napoli Canale 21, le immagini delle celebrazioni, dal
pomeriggio di sabato fino alle 12,00 di domenica per la recita della Supplica. I servizi sanitari, invece, sono stati coordinati dall’Associazione "San Giuseppe Moscati", dal CISOM, dalla Croce Rossa e dalla croce del Sud, che hanno allestito diverse postazioni d’accoglienza e di pronto soccorso su tutto il perimetro di Piazza Bartolo Longo. Numerose sono state anche le Associazioni di Volontariato che hanno curato, soprattutto, l’accoglienza dei pellegrini dando una risposta immediata ed adeguata alle loro necessità: "Ospitalità di Pompei", "Associazione Carabinieri", "Pompei Tourist Tutors" e "La Catena". Numerosi interventi di coordinamento e d’assistenza sono stati prodotti anche dal generoso impegno di tutte le Forze dell’Ordine presenti sul territorio.

(Autore: Francesco Mariano)


"Ottobre 2005" L'Ora del Mondo
Presiede il Cardinale Renato Raffaele Martino (Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace)

"La Regina del Santo Rosario di Pompei educhi i nostri cuori alla speranza cristiana e le nostre mani a gesti di carità e ci aiuti a tessere la tela di quella solidarietà che dà senso e valore alle nostre relazioni interpersonali e a quelle sociali e politiche. Sorretti dalla sua materna sollecitudine, dobbiamo diventare anche noi testimoni di giustizia, di pace e di carità.
Con il Rosario tra le mani, impareremo a vivere il tempo presente come va vissuto, come tempo per amare Dio e per amare i nostri fratelli"
(Card. Renato Raffaele Martino)

Uno straordinario mese di ottobre ha animato la vita della comunità mariana di Pompei, che ha mostrato il suo vero volto di città-santuario, luogo dello spirito, laboratorio di giustizia, di legalità e di pace, crocevia di popoli, ma soprattutto, di città della fede e della carità, dove alla scuola di Maria e del Beato Bartolo Longo s’impara a diventare santi.
Un’esperienza entusiasmante vissuta da centinaia di pellegrinaggi comunitari, familiari e individuali e da circa mezzo milione di presenze, che si sono immersi nell’intenso clima spirituale alimentato dalle celebrazioni di ogni giorno e, soprattutto, da alcuni grandi eventi: la "Supplica alla Vergine del Rosario di Pompei" (2 ottobre), la festa liturgica del Beato Bartolo Longo (5 ottobre), la sosta delle reliquie di Santa Margherita Maria Alacoque (10 ottobre) e la ricorrenza del 25° anniversario della beatificazione di Bartolo Longo (26 ottobre).
Un uomo del Sud, felice ed emozionato
A presiedere la Supplica di ottobre è stato "un figlio della nostra terra", "un uomo del Sud", il Cardinale Renato Raffaele Martino, Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, come lo ha definito cordialmente il Vescovo di Pompei, Mons. Carlo Liberati, nel saluto all’inizio della celebrazione.
Con Lui hanno concelebrato lo stesso Mons. Liberati, Mons. Felice Cece, Arcivescovo di Sorrento-Castellammare, Mons. Pierino Gelmini, Esarca della Chiesa Melchita e Fondatore della Comunità Incontro, il Vicario Generale della Chiesa di Pompei, Mons. Pasquale Mocerino, e numerosi sacerdoti e religiosi, tra cui don Andriy Zhybursky e don Sergiy Znak, che guidavano una folta rappresentanza di ucraini di rito cattolico bizantino di Pescara e di Pompei.
Numerose anche le Autorità Civili e Militari, in rappresentanza della Regione Campania, della Provincia di Napoli, del Comune di Pompei di altri Enti e Istituzioni locali.
Rivolto ai circa 40.000 fedeli presenti, provenienti da tutta Italia e da diverse nazioni europee, il Cardinale non ha nascosto la sua personale emozione: «Non avrei potuto mai immaginare, le tantissime volte quando venivo pellegrino a Pompei, sia con la mia famiglia che con l’Azione Cattolica, che un giorno sarei stato chiamato a presiedere la Supplica alla Madonna, rivestito della porpora cardinalizia.
Il pellegrinaggio a Pompei è stato nella mia vita qualcosa che ho sempre desiderato fare e che ho fatto tutte le volte che mi è stato possibile. Ho ancora dinnanzi agli occhi i gruppi di pellegrini, provenienti dalla Piana del Sele, che a piedi, cantando, pregando, passavano sotto i balconi di casa mia a Salerno».
Alla scuola di Maria, donna eucaristica
Una devozione mariana scolpita a lettere cubitali nel cuore della gente, capace di grandi gesti penitenziali, segni di una devozione convinta e filiale alla Vergine Santa, la Madre del Signore Gesù, e di una straordinaria disponibilità interiore ad accogliere i suoi insegnamenti di impareggiabile maestra di vita spirituale.
«Questo esempio di fede genuina, che non si lasciava intimorire dal lungo e sofferto cammino a piedi, e a volte a piedi scalzi, è un segno vivo ed eloquente della devozione a Maria delle nostre popolazioni. Vogliamo stringerci attorno all’altare in compagnia di Maria, la Vergine Santa e la Madre di Dio, che l’indimenticabile e amatissimo Servo di Dio Giovanni Paolo Il - che volle essere qui a Pompei solo pochi mesi prima della sua santa morte per testimoniare il suo Totus tuus alla Mamma Celeste - in uno dei suoi ultimi documenti, aveva descritto come donna eucaristica alla cui scuola imparare una lezione decisiva per la vita di ognuno di noi: Cristo, sì imparare Gesù Cristo, imparare che solo Lui è la nostra via, è la nostra verità, è la nostra vita».
Una Supplica filiale, intima e fiduciosa
All’interno di questo contesto di evangelizzazione e di catechesi, la Supplica assume i toni di una straordinaria esperienza orante capace di coinvolgere le pieghe più intime dell’intelligenza, dei sentimenti e dello spirito. Quasi una consuetudine per il Cardinale Martino che ha manifestato una particolare conoscenza della preghiera scritta dal Beato Bartolo Longo: «Qui, in questo magnifico e storico Santuario - spazio prezioso che accoglie le espressioni più belle e singolari della pietà di innumerevoli pellegrini - veneriamo Maria come la Beata Vergine che, con il suo Rosario, ci introduce alla contemplazione corroborante dei misteri cristiani. Alla Beata Vergine del Rosario rivolgeremo, alla fine di questa concelebrazione eucaristica, la tradizionale Supplica, una pubblica e corale preghiera a Maria per invocare dalla sua materna protezione la grazia, tanto attesa e desiderata, della salvezza delle nostre anime e delle nostre vite. La Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei darà voce ai desideri profondi dei nostri cuori perché siano interpretati dalla nostra Mamma Celeste e da Lei presentati al Signore del cielo e della terra. La Supplica sarà un solenne momento di orazione attraverso il quale, con tutta la forza della nostra fede, della nostra speranza e del nostro amore, ci indirizzeremo fiduciosi a Maria nell’atto umanissimo dell’invocazione e dell’affidamento filiale. Lo faremo seguendo l’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo quando, giunto alla fine e alla prova decisiva della Sua vita, supplicò il Padre Celeste e volle far pregare con Sé i Suoi discepoli sul Monte degli Ulivi. Quel momento contiene tutto il valore e il significato della supplica cristiana. Una supplica filiale perché rivolta al Padre Celeste chiamato fiduciosamente "Abba"; una supplica sicura, perché al Padre Gesù dice "tutto è possibile"; una supplica che si traduce in una prova di obbedienza, perché Gesù respinge le tentazioni del demonio affermando "non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu" (Mc 14, 36). Una supplica anche brancolante come le nostre; una supplica, però, esaudita infine al di là di ogni attesa. Il conforto dell’angelo (Lc 22,-43) è la risposta immediata che il Padre dà per il momento presente, ma la Lettera agli Ebrei ci fa vedere in modo radicale ed ardito che è la resurrezione ad esaudire questa supplica così umana di Cristo, "nei giorni della Sua carne, avendo innalzato, con forte gemito e lacrime, preghiere e suppliche a colui che lo poteva salvare dalla morte, ed essendo stato esaudito a motivo della sua pietà" (Eb 5, 7)».
Preghiera per la conversione e la riconciliazione
Ma cosa chiedere? Per che cosa pregare? Cos’è davvero essenziale e prioritario nella vita spirituale di ciascuno? Il Cardinale Martino non ha avuto esitazioni a riguardo. La vita di fede non può prescindere dalla consapevolezza che è impossibile vivere senza Dio o di potercela fare senza di Lui: «Cari fratelli e sorelle, anche noi ci rivolgiamo alla Mediatrice di ogni grazia celeste, fiduciosi che le nostre suppliche e le nostre preghiere saranno esaudite. Rivolgeremo la nostra supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei invocando per i peccatori il perdono e il dono della conversione e della riconciliazione. A causa del peccato, molte volte ci capita di essere così smarriti e incapaci di dare una direzione sicura al cammino della nostra esistenza. Pieni di cose, ma con il cuore vuoto, assillati dagli eventi, ma resi poveri dall’incapacità di dare ad essi un significato, costretti ad andare avanti, ma senza sapere dove andare. Il peccato ci costringe a camminare sulle strade della nostra storia personale e collettiva non come pellegrini protesi a raggiungere una meta, ma come erranti che vagano, incuranti delle indicazioni di marcia. Il peccato più grande sta nella pretesa di potercela fare senza Dio: drammatica illusione, perché, senza Dio, il cammino della nostra esistenza si tramuta da pellegrinaggio verso il Fine supremo e amato in un vagabondare al buio. Non abbiamo alternativa, se non quella di tornare a Dio, convertendo il nostro cuore. Noi lo abbiamo abbandonato, ma Dio è sempre presente, e ci aspetta con pazienza e amore. Ci rivolgeremo, allora, alla Regina del Santo Rosario di Pompei, invocandola perché ci aiuti a ritrovare il senso vivo della presenza del Figlio suo Gesù Cristo, il senso vivo della presenza di Dio. Solo in Lui troveremo le ragioni della nostra salvezza personale e collettiva».
Preghiera per gli ammalati
Se la presenza viva di Dio è condizione preliminare della vita di fede, non meno importante è il potenziale spirituale che può sprigionare dall’esperienza che tutti possono fare delle fragilità, dei limiti, delle malattie e delle sofferenze che condizionano l’esistenza umana.  «Rivolgeremo la nostra supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei, invocando per gli ammalati il dono della salute. Sotto l’involucro della malattia, spesso insopportabile, vi è una ricchezza sovraumana che va valorizzata: nascosto nell’abito disadorno della sofferenza fisica vi è un immenso potenziale di grazia che il mondo ignora. Ma gli occhi della Fede ci fanno comprendere quanto sia preziosa per l’ammalato la condivisione della passione di Cristo crocifisso, il quale è stato Lui "rivestito di debolezza" (Eb 5, 12). Vogliamo allora chiedere alla Regina del Santo Rosario le indicazioni più opportune per impiegare al meglio i doni, alti e difficili, della sofferenza che, prima o poi, arriva a toccare ogni esistenza. Andremo allora alla scuola della Madre, che ha conosciuto il patire, essendo stata accanto a suo Figlio crocifisso nell’ora tremenda del dolore».
Preghiera per la giustizia e la pace
Poi, ancora un’ultima intenzione. Forse la più sentita. Quella certamente più vicina al suo cuore di Presidente di un organismo che ha come compito primario la promozione della giustizia e della pace secondo il Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa. «Rivolgeremo la nostra Supplica alla Regina del Santo Rosario di Pompei, invocando per il mondo giustizia e pace. Lo scenario quotidiano delle nostre relazioni sociali e civili sembra talvolta senza speranza, soprattutto quando scopriamo un mondo che ha perso i valori dell’amore e della solidarietà; un mondo che si presenta con le mani chiuse dell’egoismo e con le mani insanguinate della guerra; un mondo in cui imperversa l’amore per il denaro; che si esprime nel culto del corpo; che disprezza la vita umana fino a distruggerla prima ancora che abbia visto la luce; che ostenta una ricerca sfrenata del piacere; che si manifesta nel disinteresse per il fratello, nell’ingiustizia e nella violenza. Ci rivolgeremo, allora, alla Regina del Santo Rosario di Pompei affinché educhi i nostri cuori alla speranza cristiana e le nostre mani ai gesti della carità e ci aiuti a tessere la tela di quella solidarietà che dà senso e valore alle nostre relazioni interpersonali e a quelle sociali e politiche Sorretti dalla materna sollecitudine della Regina del Santo Rosario di Pompei, dobbiamo diventare anche noi testimoni di giustizia, di pace e di carità. Con il Rosario tra le mani, dalla Madonna impareremo a vivere il tempo presente come va vissuto, come tempo per amare Dio e per amare i nostri fratelli. Allora, la Madonna sarà per noi come il viatico quotidiano della fiducia e della speranza. Il vivo senso di Lei, la dolce familiarità con Lei, ci impediranno di chiudere la vita presente nell’orizzonte del tempo che passa, ma ci aiuteranno a vivere il tempo con l’istanza del futuro, cioè sperando. Una speranza cristiana, che non è soltanto nostalgia del cielo, ma quel vivo e operoso desiderio di Dio, che ci rende pellegrini infaticabili nelle polverose strade del nostro mondo, alimentando in noi il coraggio e la forza della giustizia, della pace e dell’amore. Ma prima di riprendere il cammino, e congedarci dalla Madonna del Rosario, alziamo ancora una volta lo sguardo verso la facciata di questo tempio, che il Beato Bartolo Longo volle espressamente dedicata alla Pace. Questa facciata è, pertanto, un messaggio di pace, di quella pace della quale il Signore ci domanda di essere operatori: "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5, 9)». Finisce qui l’omelia del Cardinale Martino e l’assemblea applaude in segno di condivisione. Il popolo della Supplica è consapevole di aver ricevuto un mandato, tutt’altro che facile. Ma è un popolo generoso, che sa donare senza calcoli e portare con sacrificio il peso di un impegno che fa diventare beati!
(Autore: Pasquale Mocerino)


"Maggio 2006" L'Ora del Mondo
Presiede Mons. Angelo Comastri - Presidente della Fabbrica di San Pietro e Vicario Generale del Santo Padre per la Città del Vaticano

Dalla parte di Maria per servire Dio
Nel libro delle firme degli ospiti illustri del Santuario di Pompei, prima di ripartire alla volta di Roma, Mons. Angelo Comastri, Presidente della Fabbrica di San Pietro e Vicario Generale del Santo
Padre per la Città del Vaticano, a conclusione della sua permanenza nella cittadina mariana per presiedere la Supplica dell’otto di maggio, ha scritto: “Dovunque c’è Maria, ogni figlio si sente a casa propria".
Grazie per questa splendida giornata!”. Poche parole per esprimere il gradimento per un evento vissuto con intenso amore filiale insieme a decine di migliaia di pellegrini, a Don Pierino Gelmini, generoso e vulcanico Fondatore delle “Comunità Incontro”, che a Pompei sta ultimando la preparazione di una delle sue tantissime case sparse in tutto il mondo, a Mons. Carlo Liberati, Delegato Pontificio per il Santuario mariano, al Vicario Generale, ai Parroci e al Clero della comunità ecclesiale locale, ai Sacerdoti e ai Religiosi che hanno guidato i pellegrinaggi dei loro fedeli all’incontro con la Madre del Signore.
In uno scenario sereno e pieno di luce, la città mariana si è presentata agli occhi dell’illustre ospite come un grande cenacolo all’aperto dove la Vergine Maria ha guidato i discepoli del Figlio all’ascolto della Parola e alla condivisione della mensa eucaristica. Icona di una chiesa che ha saputo accogliere per tutto il mese di maggio pellegrini e turisti provenienti dall’Italia e dall’Europa, dalle Americhe e dall’estremo Oriente.
Abruzzesi, Lucani, Calabresi, Campani, Laziali, Lombardi, Marchigiani, Molisani, Pugliesi, Siciliani, Toscani, Umbri, Polacchi, Belgi, Francesi, Canadesi, Statunitensi, Cileni e Giapponesi si sono alternati in un simbolico coro universale di lodi alla Madre di Gesù, testimoniando senza riserve il posto da lei occupato nel cuore e nella fede del popolo di Dio.
Mons. Comastri, già Arcivescovo del Santuario mariano di Loreto, ha sperimentato anche nella cittadina campana l’universalità della devozione alla Vergine indicata dal Magnificat: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48).
Pompei scuola di santità
Prima della recita solenne della Supplica, i devoti hanno percorso un inteso cammino di preparazione attraverso una veglia di preghiera, che si è protratta dalla sera della vigilia fino al mattino dell’otto.
Il rosario meditato, la celebrazione del sacramento della riconciliazione, la santa messa di mezzanotte, l’attesa dell’alba scandita dalle preghiere composte dal Beato Bartolo Longo e la rievocazione dei capitoli più significativi della storia della “Nuova Pompei” hanno contribuito a rendere più ricca e significativa la proposta catechetica offerta ai fedeli.
A tutti la Vergine, maestra incomparabile di vita spirituale, ha mostrato il suo volto materno. Alla sua scuola, i pellegrini sono stati invitati a percorrere le strade della santità e ad inserirsi in un cammino di spiritualità illuminato dalle parole di vita eterna, che solo il Figlio sa pronunciare.
Da lei presentati tutti hanno sperimentato la dolcezza del perdono e della misericordia del Padre, la fraterna solidarietà di Gesù che si è lasciato condividere pienamente nel dono del suo corpo e del suo sangue. Da lei guidati tutti hanno riscoperto la tenerezza dell’amore di Dio per gli ultimi e gli emarginati, che a Pompei si è fatto compagno di viaggio di una umanità povera e sofferente legata, soprattutto, al mondo dell’emarginazione minorile, del disagio familiare e della vita violata e negata.
... e di responsabilità
Sulla stessa lunghezza d’onda, Mons. Angelo Comastri ha pronunciato la sua omelia. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità e di pastorale, e appassionato cantore della Vergine Maria, il Presule ha dato fondo alla sua nota capacità oratoria, dall’eloquio chiaro e di facile impatto con i fedeli e, nello stesso tempo, denso di meditazione e di suggestioni e provocazioni spirituali.
La vita con i suoi problemi, le sue domande di senso e i suoi ricordi è stata subito al centro della sua riflessione di Pastore.
Tuffandosi nei ricordi dell’infanzia ha ricordato quando insieme alla mamma e alla sorella non mancava mai all’appuntamento con la Supplica.
Ricordi belli di tempi migliori, quando  «...la fede riempiva le case ed illuminava i volti e dava sapore anche al pane povero delle nostre mense». Perché tanto amore alla Vergine Maria? Si è chiesto. «... perché Dio ha amato Maria e l’ha scelta come culla dell’avvenimento più grande di tutta la storia.
Non siamo stati noi che abbiamo inventato Maria e la sua missione, ma è stato Dio che ha voluto Maria e l’ha chiamata ad essere Madre di Gesù».
E perché Dio ha avuto bisogno di Maria? «Ecco la meravigliosa risposta: sì, Dio è Onnipotente... ma è Onnipotente nell’amore... e chi ama veramente non fa tutto da solo, ma gioisce nel suscitare la collaborazione degli altri: gioisce nel coinvolgere gli altri nel fare il bene! ... che responsabilità terribile assumiamo, quando diciamo un no... a Dio!».
Dobbiamo essere grati alla Vergine Santa per il suo “sì”. Grazie a lei Dio è entrato nella storia degli uomini per collocarvi il lievito d’amore che genera i santi.
Anche la prodigiosa storia di Pompei nasce dal “sì” di Maria. Per questo motivo la Supplica è una grande occasione di rinnovamento e di maturazione della propria fede.
Schierarsi dalla parte di Maria, significa schierarsi con Lei, dalla parte di Gesù, ma senza scaricare su di lei le nostre responsabilità, affidandole la delega di ciò che spetta noi.
Anzi al contrario, la Supplica invita ad una precisa assunzione di responsabilità: nell’impegno di carità verso chiunque è nel bisogno, nell’accoglienza e nella difesa della vita e dei bambini, «che sono tutti preziosi tabernacoli di Dio in mezzo a noi». Partecipare alla Supplica significa «... essere serenamente e decisamente alternativi a questa società dell’egoismo». Significa adoperarsi per la difesa e la salvezza della famiglia, perché con la presenza di Cristo e della Vergine «... non manchi mai nelle nostre case il vino delle felicità e della fedeltà».
Significa farsi compagni di viaggio di ogni uomo e di ogni donna «crocifissi» dal dolore umano, per dar loro dignità e speranza attraverso un impegno di carità disinteressata. All’inizio della celebrazione il Vescovo di Pompei, Mons. Carlo Liberati, ha salutato insieme a Mons. Comastri e a Don Pierino Gelmini, tutti i pellegrini convenuti, i Rappresentanti delle Istituzioni regionali,
provinciali e comunali, gli alti Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato e tutti i sacerdoti, religiosi e laici di Pompei che si adoperano per il decoro e la vita del Santuario e delle sue opere di carità invitando a costruire “tutti insieme con gioia, dentro la città dell’uomo, la città di Dio”.
La Supplica di maggio ha donato a tutti una straordinaria giornata di fede e di condivisione fraterna resa possibile dall’impegno, spesso nascosto, ma duro e faticoso, delle forze dell’ordine e dei tantissimi volontari presenti che hanno reso più vivibile il grande evento.
Anche gli operatori della comunicazione hanno offerto il loro contributo permettendo a migliaia e a migliaia di persone, soprattutto, anziani e ammalati, di poter seguire, attraverso le immagini e l’audio, quanto avveniva a Pompei.
Ci riferiamo alle dirette televisive di Sat 2000, Napoli-Canale 21 e Tele Umbria, emittente della “Comunità Incontro”, e alle dirette radiofoniche di Radio Maria e Radio Mater che, via etere, hanno permesso al “cenacolo pompeiano” di diventare un “cenacolo mediatico”. (Autore: Francesco Mariano)
L’omelia dell’Arcivescovo Angelo Comastri alla festa mariana dell’otto maggio a Pompei
“Un invito alla responsabilità”
1 - Ho accettato molto volentieri  l’invito del carissimo Delegato Pontificio, Mons. Carlo Liberati, a venire a Pompei in questo giorno, perché la mia mamma non mancava mai all’appuntamento della Supplica. E quando l’otto maggio di ogni anno, a mezzogiorno sonava la campana per invitare alla preghiera, la mamma prendeva per mano me e la mia sorella e ci portava in chiesa ai piedi della Vergine Benedetta: rivedo quei momenti belli e semplici e li custodisco nel cuore come ricordo della mamma e della Madonna. Erano altri tempi, come si è soliti dire, ma erano tempi migliori, perché allora la fede riempiva le case ed illuminava i volti e dava sapore anche al pane povero delle nostre mense. Poniamoci subito una domanda: perché amiamo Maria? La risposta è immediata: noi amiamo Maria perché Dio ha amato Maria e l’ha scelta come culla dell’avvenimento più grande di tutta la storia. Non siamo stati noi che abbiamo inventato Maria e la sua missione, ma è stato Dio che ha voluto Maria e l’ha chiamata ad essere Madre di Gesù. Non dimentichiamo mai le decisive parole del Vangelo: “L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, ad una vergine di nome Maria”. Come è bello sottolineare il punto di partenza di tutta la vicenda di Maria: l’angelo fu mandato da Dio! Nessuno può negare questa verità semplice e stupenda, registrata inequivocabilmente nel Vangelo.
2 - Possiamo, però, chiederci ancora: perché Dio ha bussato alla porta della casa e, soprattutto, del cuore di Maria? Noi sappiamo che Dio è Onnipotente! Perché, allora, ha avuto bisogno di Maria? Ecco la meravigliosa risposta: sì, Dio è Onnipotente… ma è Onnipotente nell’amore… e chi ama veramente non fa tutto da solo, ma gioisce nel suscitare la collaborazione degli altri: gioisce nel coinvolgere gli altri nel fare il bene! Dio, pertanto, cammina e lavora instancabilmente dentro la storia umana resa contorta e difficile e pericolosa e ingiusta dai nostri peccati: però Dio cammina e lavora bussando alla porta della nostra collaborazione. È decisivo capire tutto questo! Molte volte, infatti, la collaborazione al progetto di Dio viene rifiutata: e allora si creano dei vuoti,  si aprono delle voragini di egoismo e, conseguentemente, di dolore. Pertanto, quando qualcuno è abbandonato nella malattia o nella povertà o nella fragilità delle proprie ansie, non dobbiamo mai dire: “Dio l’ha abbandonato!”. No! Non è vero! Dio ha chiamato qualcuno affinché portasse soccorso, gli ha dato i piedi per andare, gli ha dato le mani per fare concretamente le opere di misericordia, gli ha dato la ricchezza per poterla condividere… ma l’orgoglio e l’egoismo hanno bloccato la circolazione dell’amore di Dio. Il mondo, purtroppo, è pieno di muri di cattiveria alzati da noi, e pieno di blocchi di egoismo che impediscono il passaggio dell’amore di Dio. Non è Dio che abbandona, ma noi purtroppo sì. Dio ne soffre, ma non ci costringe ad essere buoni: Dio continua a bussare alla porta dei cuori… instancabilmente! Però… che responsabilità terribile  assumiamo, quando diciamo un no… a Dio!
3 – Ma un giorno una porta si è spalancata: una libertà è diventata umile ed ha permesso a Dio di accendere, dentro la nostra storia cattiva, la lampada della bontà, che è Gesù. La porta che si è aperta è la porta del cuore di Maria: per questo motivo Maria è la più grande collaboratrice di Dio; e noi ci sentiamo legati a Maria e la amiamo con profonda riconoscenza. Il “sì” di Maria ha dato a Dio la possibilità di entrare dentro la selva della violenza e dell’ingiustizia umana per collocarvi il lievito d’amore che genera i santi e, attraverso i santi, Dio sana le ferite e cura le malattie, allontana le ingiustizie e promuove la civiltà dell’amore: la vera civiltà. Ma tutto è partito dal “sì” di Maria! Noi oggi siamo qui per dirle un grosso grazie! Anche il prodigio di Pompei, anche la fede tenace di Bartolo Longo, la sua carità convinta e concreta, la sua bontà disarmante e dirompente… partono dal “sì” di Maria. Bartolo Longo lo sapeva... e per questo aveva sempre sulle labbra il nome di Maria.
4 – Oggi, con la Supplica, noi vogliamo schierarci dalla parte di Maria per poter essere, insieme a Lei, dalla parte di Gesù. Con la Supplica, noi non scarichiamo le nostre responsabilità affidando a Maria la delega di ciò che spetta a noi. No! Non vogliamo far questo. Con la Supplica, noi ci assumiamo le nostre responsabilità: guardando a Maria e imparando da Lei, vogliamo moltiplicare il suo “sì”; vogliamo moltiplicare i suoi passi verso la casa di Elisabetta (che è la casa di chiunque abbia bisogno di noi e della nostra carità); vogliamo moltiplicare la culla di Betlemme accogliendo e rispettando i bambini, che sono tutti preziosi tabernacoli di Dio in mezzo a noi: in questa società impura ed egoista i bambini sono a rischio, a rischio anche nel cassonetto, ma noi vogliamo essere serenamente e decisamente alternativi a questa società dell’egoismo. Con la Supplica vogliamo moltiplicare il gesto premuroso di Maria alle nozze di Cana: vogliamo, cioè, salvare la famiglia, vogliamo difendere la famiglia, vogliamo invitare Cristo alle nostre nozze, affinché non manchi mai nelle nostre case il vino della felicità e della fedeltà. Con la Supplica vogliamo impegnarci ad essere accanto ad ogni “crocifisso” per dare speranza al dolore umano, riempiendolo di Dio attraverso la nostra carità e la nostra bontà disinteressata: oggi molti “crocifissi” sono soli a causa della generale indifferenza creata dalla corsa folle verso il divertimento, diventato stoltamente scopo della vita di tanta gente e di tanti giovani che non troveranno lì la felicità, che non abita lì. Vergine Benedetta, che hai trasformato la valle di Pompei in un Santuario di fede viva e di carità operosa, trasforma anche i nostri cuori, affinché, in comunione con il Papa Benedetto XVI formiamo oggi una catena di amore che vince l’odio, argina la violenza e spegne l’egoismo e l’ingiustizia ancora tanto presenti nel  mondo. Amen! Che sia così! Che sia così per la misericordia di Dio e per l’intercessione di Maria e per il nostro quotidiano impegno. Fratelli e sorelle, vi auguro che questa preghiera appena tornati a casa diventi subito carità.


"Ottobre 2006" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale José Saraiva Martins - Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi
La Supplica alla Vergine di Pompei un’intensa esperienza di spiritualità alla scuola di Maria
Un straordinario evento di fede e di carità ha illuminato, a Pompei, il cammino del mese di ottobre che, anche quest’anno, ha fatto registrare la presenza di centinaia di migliaia di pellegrini, provenienti da ogni parte d’Italia e dal mondo intero.
La Supplica alla Vergine del Rosario e l’inaugurazione ufficiale della Comunità Incontro di don Pierino Gelmini, in programma per il 1° ottobre, sono stati i momenti salienti di un giorno intenso di emozioni impreziosito dall’amore e dall’affetto materno della Vergine del Rosario che, dal suo
trono di Pompei, ha invitato i presenti e tutti quelli che erano in collegamento con il Santuario mariano, grazie alle emittenti televisive “Napoli Canale 21”, “Tele Umbria” e “Tele Radio San Pietro”, ad ascoltare e ad accogliere con generosità le parole del suo figlio Gesù e a condividere gli affanni e i bisogni degli ultimi e degli emarginati.
Nel clima religioso e orante che ha accompagnato i giorni di preparazione, in modo particolare l’antivigilia e la vigilia, Pompei si è trasformata in un grande cenacolo all’aperto, dove la Vergine Maria, dall’alto del suo magistero di vita, di spiritualità e di santità, ha fatto sperimentare a tutti la vera intimità con Dio.
«Mostraci il tuo volto, Signore, in te speriamo. Donaci il tuo sguardo Maria: con te crediamo, con te amiamo».
È stata questa l’incessante invocazione che ha alimentato la preghiera dei pellegrini, continuamente sollecitati alla conoscenza di Gesù, a conformarsi a Lui, a supplicarlo e ad annunciarlo.
Pompei è scuola dove si impara a pregare il Signore con confidenza di figli e a contemplare, con lo sguardo e con il cuore di Maria, il volto di Cristo, attraverso la meditazione dei misteri del Rosario.
Con questi sentimenti nel cuore, la Supplica alla Vergine del Rosario è stata per tutti vera esperienza di fede e di comunione ecclesiale, grazie alla quale, ancora una volta, il popolo cristiano ha sperimentato quanto la fanciulla di Nazareth aveva profeticamente annunciato nel cantico proferito nell’intimità della casa della cugina Elisabetta ad Ain Karim: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1, 48).
La Carità, solo e sempre la Carità!
La solenne Celebrazione Eucaristica e la recita della “Supplica” sono state presiedute dal Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Nato in Portogallo 74 anni fa, religioso claretiano, il Cardinale Saraiva Martins è stato ordinato sacerdote nel 1957.
Laureato in Teologia all’Università San Tommaso d’Aquino e, in seguito, anche in Filosofia a Chieti, ha insegnato in diversi atenei pontifici. Consacrato Vescovo nel 1988, fu chiamato da Giovanni Paolo II, nel 1998, a guidare la Congregazione delle Cause dei Santi.
In questi anni ha portato a termine le cause di numerosi santi e beati, tra i quali Edith Stein, Faustina Kowalska, Padre Pio e altri. Creato cardinale nel 2001 è membro di vari dicasteri pontifici. All’inizio della celebrazione, Mons. Carlo Liberati, Vescovo-Prelato e Delegato Pontificio per il Santuario mariano, ha salutato calorosamente il porporato, con il quale aveva avuto, per circa tre anni, un rapporto di intima collaborazione alla Congregazione delle Cause dei Santi; l’Esarca Mons. Pietro Gelmini, più noto come don Pierino, fondatore della Comunità Incontro; e tutte le autorità ecclesiali, civili e militari presenti.
Un saluto particolare è stato rivolto alle centinaia di ucraini, provenienti da tutta la Campania, pastoralmente curati da don Andryi Zhibursky e don Petro Kozak, che hanno partecipato alla recita solenne della Supplica, il cui testo è stato tradotto, per l’occasione, in lingua ucraina. Nell’omelia, il Cardinale ha sottolineato gli aspetti essenziali del carisma pompeiano, che ha nel Fondatore della città mariana « ... un esempio mirabile e sempre attuale di vita cristiana. Bartolo Longo, con la corona tra le mani, rimane così il testimone e il profeta dell’infanzia abbandonata e oltraggiata nella sua dignità.
Da Bartolo Longo ad oggi, il Santuario e le opere hanno conosciuto una notevole estensione, ma sempre nel solco di quella carità che aveva infuocato il giovane avvocato, agli inizi della sua conversione. La Carità, solo e sempre la Carità! Per questo, Pompei e la comunità ecclesiale, sono
meglio conosciute come Città e Chiesa della carità. La città di Pompei si identifica con il Santuario, e il respiro religioso del santuario profuma di carità. La carità, dunque, insieme alla pace vista come promozione umana e solidarietà internazionale».
Il progetto Rosario
L’impegno d’amore che ha infiammato la vita del beato Longo e quella di quanti si sono succeduti nel governo del Santuario di Pompei è scaturito, come l’acqua alla sorgente, dalla dimensione mariana e rosariale.
Una lettura del carisma pompeiano che ha avuto il suo sigillo nell’autorevole magistero di Giovanni Paolo II che, nel suo secondo pellegrinaggio al Santuario mariano, definì Pompei “centro della spiritualità del Rosario”.
 «... le sue fondamenta - ha continuato il Cardinale Saraiva Martins - si immergono proprio nei grani del santo Rosario.
Sulla scia della “Rosarium Virginis Mariae” e dell’Anno del Rosario, la Chiesa di Pompei ha avuto modo di riscoprire la propria identità rosariale e di sviluppare un vero e proprio “Progetto Rosario”, per coglierne la portata cristologica e la profondità contemplativa, memorizzata negli eventi salienti della storia della salvezza. Il Rosario diventa, così, un itinerario di spiritualità e santità.
È bene ricordare come intorno al Santuario e alla sua spiritualità sia sorta una vera e propria Scuola di contenuto rosariale, così “l’Unione Famiglie del Rosario” e l’analoga “Unione Giovani del Rosario”, fino alla testimonianza della facciata del Santuario dedicata alla pace universale e il “Buongiorno a Maria”, che accompagna nei mesi di maggio e ottobre, puntualmente, alle 6.30, coloro che iniziano la giornata di lavoro.
È l’abbraccio misericordioso di Maria che pone tutti i suoi figli sotto la tutela del suo manto materno!».
Rifabeita e Fatima come Pompei
Il Cardinale ha, quindi, ricordato l’ analogia dell’esperienza pompeiana con le grandi tradizioni mariane del suo paese d’origine.
Lo stesso impegno rosariale si sviluppò, infatti, contemporaneamente all’opera di Bartolo Longo in Italia, a Rifabeita, un piccolo villaggio portoghese, abitato da poveri e contadini, e, per molti aspetti, simile alla Pompei della seconda metà del secolo XIX, per merito della beata Madre Rita Lopes de Almeida, una semplice donna del popolo vissuta tra fine Ottocento e inizio Novecento.
Anche qui si cominciò dai semplici e dai bambini.
Pochi anni dopo, sempre in Portogallo, precisamente a Fatima, nel 1917, la Vergine Maria apparve ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta trasformandoli in apostoli del Rosario, a conferma e a continuazione del grande insegnamento del pontefice Leone XIII: «A Fatima come a Pompei sono i bambini gli autentici protagonisti della pietà della devozione e della profezia legate alla corona del santo Rosario; per questo è importante iniziare i nostri fanciulli a questa pia pratica che, nella meditazione dei misteri della salvezza, forma nei loro animi altissimi sentimenti di pace e solidarietà».
Regina della Pace, prega per noi
E proprio alla pacifica e solidale convivenza tra gli uomini e alla fedeltà alle radici cristiane del vecchio continente europeo è stata rivolta l’attenzione del porporato, a conclusione della sua omelia: «Prendiamo la corona del santo Rosario, formiamo una lunga catena di solidarietà e di preghiera.
Così ci sosterremo gli uni con gli altri in questa “valle di lacrime”, illuminata dalla presenza di Maria.
Madonna di Pompei, Regina della pace, prega per tutti noi, per questa cara Italia, per l’Europa, affinché rimanga fedele alle sue radici cristiane, per la Chiesa e per il mondo».
In segno di condivisione e di approvazione, dall’assemblea si è levato spontaneo un applauso prolungato, la cui eco ha accompagnato l’intera celebrazione, in un clima di profondo e adorante raccoglimento, durante la preghiera eucaristica e la consumazione del banchetto.
Alle 12.00 in punto - l’ora del mondo, come amava definirla Bartolo Longo - il Cardinale Saraiva Martins ha iniziato la recita solenne della Supplica alla Madonna di Pompei.
Dal sagrato del Santuario e dalla piazza che occupa tutta l’area antistante il tempio mariano, dall’interno della Basilica e dalle Cappelle, interamente gremite di fedeli e di pellegrini, una sola voce si è levata verso il cielo: «O Augusta Regina delle Vittorie... Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono... Misericordia per tutti, o Madre di misericordia... O Rosario benedetto di Maria..., noi non ti lasceremo mai più...».

Regina del Santo Rosario di Pompei ottienici:

* di riconoscere sempre prontamente la voce di Dio, e di fare sempre la sua volontà;
* di sentire la tua ansia apostolica, per portare Cristo ai nostri fratelli e metterci a loro servizio nell’amore;
* di essere casa accogliente, dove il tuo Figlio divino, nato in noi col Battesimo, possa abitare sempre col Padre e lo Spirito Santo;
* di essere vero tempio dello Spirito Santo, consacrando la nostra vita all’amore di Dio e dei fratelli;
* di seguire in tutto gli insegnamenti del tuo Figlio divino, testimoniando il Vangelo con le parole e con le opere;
* che, contemplando Gesù battezzato nelle acque del Giordano, ascoltiamo la voce del Padre che lo proclama Figlio prediletto, e prendiamo viva coscienza del nostro Battesimo, che ci ha reso figli di Dio, unendoci a Gesù nello Spirito Santo;
* di ascoltare sempre la voce di Gesù, perché egli trasformi la nostra vita nella sua, come alle nozze di Cana cambiò l’acqua in vino mostrando la sua gloria;
* di accogliere con prontezza l’annuncio del Vangelo perché la nostra vita si converta pienamente a Gesù in un vero cammino di santità;
* di vivere con lo sguardo sempre rivolto a Cristo, per gustare già su questa terra la bellezza del suo volto, in attesa di poterlo contemplare per sempre nella gloria;
*di apprezzare sempre più il dono dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita cristiana, nutrendoci del corpo e del sangue di Cristo per divenire con lui una cosa sola.

Dolcissima Madre di Dio, ottienici:

* di affrontare le angosce della vita abbandonandoci alla volontà di Dio e sentendoci consolati dalla sua tenerezza paterna;
* di non essere mai causa di sofferenza per i nostri fratelli e di prenderci cura di quanti sono provati dall’ingiustizia e dal dolore;
* che, contemplando Gesù coronato di spine,  sentiamo grande dolore per i nostri peccati e crediamo al suo vangelo come fonte e misura di vera umanità;
* che portiamo con fortezza le croci della vita,  sentendoci accompagnati da te e sostenendo i nostri fratelli;
* che, contemplando la morte di Gesù, sentiamo in noi i frutti della sua redenzione e la testimoniamo con la santità ai nostri fratelli;
* di credere fortemente alla risurrezione di Cristo e di risorgere ogni giorno con Lui a vita nuova;
* di camminare con giustizia e santità per le strade del mondo, tenendo fisso lo sguardo alla patria del cielo;
* di essere sempre docili all’azione dello Spirito Santo, perché egli compia in noi, nella Chiesa e nel mondo i prodigi di una rinnovata Pentecoste;
* che, contemplando il tuo volto, più bello del sole, ci sentiamo rapiti dalla bellezza di Dio e ci impegniamo a costruire il mondo secondo il suo cuore;
* di camminare con perseveranza nella via del bene, per godere in eterno con te della gioia della Trinità, nella gloria degli angeli e dei santi.


"Maggio 2007" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza Card. Crescenzio Sepe
L’Ora della Speranza

Decine di migliaia di fedeli hanno partecipato alla solenne recita della Supplica alla vergine del Rosario di Pompei, presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli.
Maggio a Pompei è davvero un mese speciale dove si rincorrono tutta una serie di iniziative e di avvenimenti che hanno un’unica finalità: lodare, magnificare ed esaltare la presenza della Regina del Rosario, "la più tenera fra le madri" (Bartolo Longo), nella vita della Chiesa.
Il maggio pompeiano
Il "buongiorno a Maria", vero itinerario di catechesi mariana che si snoda per tutto il mese di primo mattino e che vede la partecipazione di tanti; il "Meeting dei Giovani", appuntamento annuale per migliaia di giovani; la manifestazione per la pace, organizzata dalle nostre scuole con la partecipazione di numerose altre scuole del comprensorio; il Rosario quotidiano, animato dagli innumerevoli pellegrinaggi che si susseguono in questo mese, tutto concorre a creare quel clima festoso e di preghiera che anima il maggio pompeiano. I pellegrinaggi, in particolar modo, vera immagine di chiesa in cammino nel tempo, sono l’anima di questo mese. È un susseguirsi di persone che in gruppo – e sono la maggior parte – o singolarmente, approdano al Trono della Vergine come ad un porto sicuro. E sono davvero tanti. Menzioniamo i più numerosi: da Sant’Antonio Abate, dalla diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, dalla Diocesi di Nocera-Sarno, da Nola, dalla Diocesi di Acerra, da Napoli, organizzato dall’Azione Cattolica e che vede la partecipazione di circa ventimila persone che percorrono a piedi tutta la fascia costiera. Su tutti emerge quello di Pignataro Maggiore, cittadina in provincia di Caserta, che da sessant’anni tiene fede ad un voto percorrendo circa cento chilometri fino a Pompei: è un vero fiume di persone, giovani, adulti, bambini, che entrano in ginocchio in Santuario invocando la protezione della Vergine. Uno spettacolo commovente!
A tutti i pellegrini è riservata un’accoglienza particolare: il Vescovo, con i sacerdoti del Santuario, danno il benvenuto, con affettuosa premura, ringraziandoli della loro fedeltà e testimonianza di fede.
La Supplica
Su tutti questi avvenimenti, però, è la recita della Supplica, preceduta dalla solenne veglia di preghiera della vigilia: un susseguirsi di preghiere, canti, invocazioni, richieste di perdono, adorazione dell’Eucarestia ha accompagnato il sostare di tutti davanti all’Icona della Madonna. La Supplica, vero cuore del percorso mariano di questo mese e festa dell’incontro, con la Madre di Dio, di migliaia di fedeli presenti a Pompei e di tanti altri collegati attraverso le trasmissioni televisive e radiofoniche. È proprio "l’ora del mondo" come la definiva il Beato Bartolo Longo: ora di incontro di cuori che si sono uniti nell’invocazione di Colei che il fondatore di Pompei, con un’immagine teologicamente ardita, aveva definito "l’onnipotente per grazia". Quest’anno per la celebrazione eucaristica e la recita della Supplica è stato invitato il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo Metropolita di Napoli e Presidente della Conferenza Episcopale Campana, che ha guidato, con voce pacata e nell’ora stabilita, tutti i pellegrini nella preghiera supplice alla regina delle Vittorie.
Nel caloroso ed affettuoso indirizzo di saluto rivolto al Cardinale Sepe, il Vescovo Carlo Liberati, Delegato Pontificio per il Santuario, ha sottolineato la continuità di percorso che affratella tutti nell’unica invocazione a Maria, sin dal lontano ottobre 1883, quando fu recitata la Supplica per la prima volta. Una coralità, ha affermato, che percorre tutte le latitudini della recita della preghiera più famosa scritta da un laico.
Il Vescovo, poi, in un ulteriore passaggio, ha ricordato lo speciale legame che unisce Pompei alla Santa Sede e in particolare al Papa. Ha ricordato che anche in Vaticano, da quando Benedetto XV l’8 maggio del 1915 la recitò per la prima volta con tutta la curia romana, viene ancora oggi mantenuta tale consuetudine. In forza di questo particolare legame e dell’invito di pregare per il Papa, rivolto da Giovanni Paolo II durante l’ultima visita a Pompei, il Vescovo ha invitato i presenti ad affidare a Maria il viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nell’America Latina, continente ricco di forte presenza di italiani legati al Santuario di Pompei.
Pompei: città dove si impara a sperare
Il Cardinale Sepe, campano d’origine, nella sua vibrante omelia ha raccontato, come fin dall’infanzia, la Vergine del Rosario ha guidato la sua famiglia e il suo personale percorso vocazionale. Ha parlato di una vera e propria "dimestichezza" con la Vergine che ha accompagnato, come stella luminosa, le vicende di tutto il suo parentado. Ha espresso il suo ringraziamento al Vescovo, al clero, ai religiosi e alle religiose, per quanto essi fanno per questa Chiesa e ha ricordato, commosso, la bella figura di Mons. Francesco Saverio Toppi, già Arcivescovo di Pompei, recentemente scomparso. Allargando successivamente il discorso della familiarità con Maria, il Presule ha così proseguito: "La Madonna del Rosario è la più familiare, la più intima delle presenze, e, in particolare qui a Pompei, nella città a Lei dedicata, conosce ognuna delle vostre case più di voi stessi".
Approfondendo, poi, il rapporto di Maria con la Chiesa nascente, particolarmente felice è stata l’immagine che Egli ha usato nel definire Pompei "luogo privilegiato per scorgere più chiaramente un tale cammino (di Chiesa), poiché, maestra nella fede, Maria ha fatto di questa terra benedetta una scuola nella quale si impara ed essere dalla parte di Dio".
Ha, quindi, proseguito nell’indicare la stessa città nuova, fondata dal Beato Bartolo Longo, quale "grande opera mariana, la pietra d’angolo di ogni altra realizzazione resa possibile dalla carità e dalla solidarietà sociale". Prendendo spunto, poi, dalla bella definizione di Pompei data dal Servo di Dio Giovanni Paolo II, quale "cuore mariano della Regione Campania" il Cardinale ha così continuato; "Il cuore mariano ci aiuta, infatti, a scorgere più a fondo le necessità del momento. E ci rendiamo, così, conto che occorre mettere in campo oggi, come unica via di scampo, proprio il paradosso cristiano, ossia lo scandalo delle cose nuove per fronteggiare le molte insidie che accerchiano, in particolare le nostre terre. Se l’oltraggio della violenza è sempre più sfrontato, se la sopraffazione, il malaffare tentano con ogni mezzo di rubare il futuro ai nostri giovani, noi tutti siamo chiamati a reagire. Siamo chiamati, perciò, a dare scandalo perché non malediremo, e andremo invece ad aprire, senza mai stancarci, i cantieri dove sarà possibile spuntare le armi dell’odio, della rivalsa, di una vita basata sull’inciviltà del male. Andremo a ripercorrere, sulla scia di Maria, la strada che a Pompei ha segnato il fondatore, il Beato Bartolo Longo, uomo di preghiera ma proprio in quanto tale uomo di azione. Ogni pietra della "Nuova Pompei" continua a parlare oggi di questo grande apostolo della carità sociale, ma davanti ai nostri occhi sono ancora più trasparenti i segni disseminati dai grani del Rosario, consumati tra le dita e nel cuore da schiere di fedeli che, qui nella terra di Maria, e in ogni parte del mondo hanno dato vita alla più grande di tutte le Opere di Pompei, la preghiera".
Il profondo legame tra preghiere e carità operosa del Beato Bartolo Longo ha connotato questa Città di una vocazione unica ove la speranza ha avuto il sopravvento su ciò che sembra irrealizzabile: il recupero di tanti giovani cui è stata offerta la prospettiva di una vita affrancata dall’insidie del male e dell’abbruttimento.
Questa vocazione Pompei si sforza, oggi, di rilanciare attraverso la riqualificazione delle sue
strutture ed agenzie educative con rinnovata apertura delle nuove esigenze ed innovando lo stile dell’accoglienza verso le nuove povertà.
Il Centro per il bambino e la famiglia, le moderne iniziative degli Istituti di accoglienza, la Comunità Incontro di Don Gelmini per il recupero dei tossicodipendenti sono il segno di questa mutata vitalità che accompagna la Chiesa pompeiana.
Il recupero di questa vocazione fondamentale darà alla Pompei di oggi, la forza di combattere le nuove emergenze di una società che sembra soccombere alla logica del malaffare e della violenza: "la nuova Pompei – ha detto ancora il Cardinale – dimostra che il bene non rimane a guardare. In nessun altro luogo più che da questa terra è possibile toccare con mano come la fede rende nuova e trasforma ogni cosa".
È stato un vero e proprio messaggio di speranza lanciato del Cardinale nell’accorata omelia, rafforzato della sua impegnativa esperienza nell’Archidiocesi di Napoli e del suo ruolo di guida dell’Episcopato Campano. L’applauso cordiale della folla ha espresso la sintonia tra il messaggio proposto e le attese della folla presente.
Alla recita della Supplica hanno partecipato anche numerose autorità civili e militari, le comunità parrocchiali della città, insieme ai propri parroci, e numerosi sacerdoti alla guida di pellegrini provenienti da più parti.
L’Omelia pronunciata dal Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, in occasione della Supplica di Maggio 2007
Cari fratelli e sorelle,
è con gioia tutta particolare che sono tra voi, oggi, per la celebrazione dell’Eucarestia e la recita della Supplica di maggio alla Beata Vergine del Rosario. La devozione alla Madonna di Pompei ha accompagnato i primi passi della mia vocazione sacerdotale. Fin dagli anni dell’infanzia, conservo il dolce ricordo di una presenza familiare, di un segno di unione per tutta la nostra famiglia, della quale la Vergine del Rosario finiva per essere il focolare sempre acceso di una fede semplice e profonda allo stesso tempo. Saluto, insieme con tutti voi, pellegrini provenienti da tante regioni, l’Arcivescovo Prelato, Mons. Carlo Liberati, Delegato Pontificio, il clero, i religiosi, le religiose, i rappresentanti delle istituzioni regionali e locali, le autorità militari e civili. Lo possiamo: la madonna del Rosario è la più familiare, la più intima delle presenze, e, in particolare qui a Pompei, nella città a Lei dedicata, conosce ognuna delle vostre case più di voi stessi. Sì: è Maria che guida il nostri primo apprendimento come autentica maestra nel condurci sulla strada di Dio. Maria è innanzitutto una maestra presente. Una testimone. Lei è dove la storia del Figlio si compie. In un certo senso è Lei la strada del Figlio. Anche la Chiesa nascente, subito dopo la risurrezione del Figlio, vede la luce nel suo nome e, come abbiamo ascoltato dalla prima Lettura, troviamo Maria riunita in preghiera con gli apostoli nel Cenacolo. A distanza di due millenni, eredi di quella prima comunità di credenti, anche noi avvertiamo più che mai che Maria continua a guidare la sua Chiesa e i nostri passi, prendendoci per mano sulla strada che conduce al Signore.
Pompei è un luogo privilegiato per scorgere più chiaramente un tale cammino, poiché, maestra nella fede, Maria ha fatto di questa terra benedetta una "scuola" nella quale si impara ad essere dalla parte di Dio. La "nuova Pompei" è essa stessa una grande opera mariana, la pietra d’angolo di ogni
altra realizzazione resa possibile dalla carità e dalla solidarietà sociale. Quest’antica Valle è, oggi, possiamo dire, lo sguardo rinnovato di Maria che ci aiuta a sfogliare le pagine del Vangelo e a viverlo nell’unica dimensione possibile, che è quella dell’amore.
Quali sono i fondamenti dell’amore è San paolo, nella seconda Lettura, a indicarli, come punti fermi, nell’appassionata esortazione ai Romani. Al di sopra di tutto, la carità, una carità che non abbia finzione. Quindi il monito di fuggire il male con orrore, di attaccarsi al bene, di gareggiare nello stimarsi a vicenda. Si avverte, nella lettera dell’Apostolo delle genti, l’eco del Discorso della montagna, e si fa straordinariamente vivo – quasi si materializza – accanto a questo santuario, definito dal Servo di Dio Giovanni Paolo II "il cuore mariano della Regione", il paradosso delle Beatitudini. Il cuore mariano ci aiuta, infatti, a scorgere più a fondo le necessità del momento. Andremo a ripercorrere, sulla scia di Maria, la strada che a Pompei ha segnato il fondatore, il Beato Bartolo Longo, uomo di preghiera, ma proprio in quanto tale, uomo di azione. Ogni pietra della "nuova Pompei" continua a parlare oggi in questo grande apostolo della carità sociale, ma davanti ai nostri occhi sono ancora più trasparenti e segni disseminati dai grani del Rosario, consumati tra le dita e nel cuore da schiere di fedeli che qui, nella terra di Maria e in ogni parte del mondo, hanno dato vita alla più grande di tutte le Opere di Pompei: la preghiera. Senza le fondamenta di una spiritualità soda e robusta. Con al centro il Rosario, Pompei continuerebbe ad essere ricordata nel mondo unicamente per le testimonianze del suo passato e non per quella storia di spiritualità, che ha ravvivato in modo nuovo i fasti del suo nome, diventato sinonimo di una fede matura e operosa. È in questa seconda Pompei, che Bartolo Longo ha saputo dispiegare il genio della devozione mariana e coniugarla nel segno di un vasto riscatto sociale per gli ultimi della fila del suo tempo. Ha cominciato dai fanciulli, ossia dai più indifesi, come a costruire le basi del futuro. Gli orfani e i figli dei carcerati costituivano quelle che oggi chiameremmo le categorie più a rischio di quei tempi non solo difficili ma drammatici sotto ogni aspetto.
Il giovane avvocato di Latiano non si trovò a fronteggiare una comunità disgregata, semplicemente non esisteva nessun tipo di aggregazione e i luoghi in cui operava si rendevano presenti solo per gli occhi di crimini orrendi. Tuttavia la Valle era infestata dal brigantaggio e le condizioni di vita degli abitanti rasentavano la soglia della sopravvivenza. Quel cantiere di preghiere e di speranza, con tutte le sue cose mirabili, è oggi, la fiorente città della fede, circondata dalle tante opere di solidarietà sociale.
I mali di un tempo hanno segnato il passo sovrastati dalla forza inarrestabile di una carità sempre all’opera, alimentata negli anni dallo zelo dei suoi Pastori, e in grado di assecondare i passi di un riscatto non solo morale, ma sociale. E tra questi Pastori vorrei ricordare Mons. Toppi che, poco più di un mese fa, si è ricongiunto al Signore della vita. Ponendo mano e cuore nella fondazione della Nuova Pompei, Bartolo Longo, per il quale c’è speranza che si avvicini il giorno della canonizzazione, ha lasciato – com’è inevitabile nella vita dei santi – l’eredità di segni profetici. La concordia tra i popoli era una delle sue aspirazioni più vive, e la facciata del santuario è dedicata proprio alla pace.
Tutti i tratti della "città mariana" testimoniano come la speranza ha saputo farsi largo tra le mille insidie e superare ogni sorta di diffidenze.
Altre sfide e altri traguardi si pongono ora davanti a una comunità chiamata a vivere con pienezza il proprio tempo. Gli antichi mali hanno lasciato, anch’essi, il passo alle nuove emergenze di una società che, continuando a combattere contro forme di violenza e malaffare, vede sottratte preziose energie in positivo per assicurare lavoro e migliori condizioni di vita ai suoi figli. Sappiamo
bene che anche qui la vita dei giovani è ipotecata da troppe incertezze, che, spesso, lasciano la strada aperta ai velenosi richiami della malavita organizzata.
Ma se il male riesce a cambiare l’abito, la realtà di Pompei dimostra anche che il bene non rimane a guardare. In nessun altro luogo più che da questa terra è possibile toccare con mano come la fede rende nuova e trasforma ogni cosa.
Una fede umile, che si specchia nel "Sì" senza riserve di Maria, Colei che per prima indica la strada verso Cristo, anche quando la nostra lode e la nostra ammirazione si rivolgono direttamente a Lei. Alla cugina Elisabetta che, al semplice ascolto della sua voce, sente il bambino esultare nel grembo, Maria risponde facendosi umile piedistallo della gloria del Signore: "L’anima mia magnifica il Signore…". Nello stupendo canto di lode del Magnificat, la Nuova Pompei, e tutti noi, siamo chiamati a trovare il paradigma di una fede matura e creativa.
Lo sguardo in avanti è una condizione costituita della città mariana e i segni di speranza non mancano, a cominciare da ognuno di voi, dal popolo del Rosario che confida nella forza della preghiera.
È, infatti, più che mai il Rosario, la semplice eppure impegnativa preghiera mariana, la carta costitutiva della spiritualità di Pompei, il segno distintivo della missione evangelizzatrice che il servo di Dio, Giovanni Paolo II, con la Rosarium Virginis Mariae, ha affidato alla Pompei del nuovo millennio. Il Rosario che abbiamo visto nelle mani di Benedetto XVI, e che sta nelle mani di tanti fedeli sparsi in ogni parte del mondo.
Cari fratelli e sorelle, innalziamo il nostro sguardo a Maria e, come a S. Domenico e S. Caterina, inginocchiamoci davanti a Lei, tenendo nelle nostre mani la dolce catena che, tramite Lei, ci unisce a Dio. Amen!


"Ottobre 2007" L'Ora del Mondo

Presiede; Sua Ecc.za Mons. Fernando Filoni, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria della Santa Sede.
"In questa prima domenica di ottobre celebriamo, seguendo una lunga e bella tradizione, la festa liturgica della Beata Maria Vergine del Rosario" Così ha esordito, nell’omelia, Sua Eccellenza Mons. Fernando Filoni, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
Una tradizione che si rinnova che si rinnova ogni anno con una partecipazione massiccia che stupisce sempre di più. Nonostante la bufera che si è abbattuta, la sera della vigilia, su tutto il territorio campano e che ha fatto temere il peggio, la Basilica e la piazza si sono presentate gremite all’inverosimile.
Il tiepido sole apparso nella tarda mattinata, ha permesso, ai tantissimi pellegrini convenuti di partecipare senza affanno alla solenne concelebrazione, presieduta da Mons. Fernando Filoni, Pugliese di origine, come il fondatore di Pompei, Mons. Filoni è nato il 15 aprile 1946 a Manduria,
diocesi di Oria (BR). È stato ordinato sacerdote il 3 luglio 1970 ed incardinato nella diocesi di Nardò.
Laureato in Filosofia e in Diritto Canonico è entrato nel Servizio diplomatico della Santa sede il 3 aprile 1081, prestando successivamente la propria opera presso le Rappresentanze Pontificie in Sri Lanka, Iran, Brasile, Filippine e presso la segreteria di Stato.
Il 17 gennaio 2001 è stato eletto alla sede titolare di Volturno, con dignità di Arcivescovo e nominato Nunzio Apostolico in Giordania e in Iraq. Ha ricevuto l’ordinanza episcopale dal Santo Padre Giovanni Paolo II nella Basilica Vaticana il 19 marzo 2001. Il 25 febbraio 2006 è stato nominato Nunzio Apostolico nelle Filippine. Dal 9 giugno 2007 è Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
È toccato a lui, invitato dall’Arcivescovo-Prelato di Pompei, Mons. Carlo Liberati, presiedere l’appuntamento do ottobre con Maria, per la recita della Supplica, la preghiera scritta da Bartolo Longo nel 1883 e recitata in contemporanea in varie parti del mondo.
Il saluto di Mons. Liberati
All’inizio della Messa, il Pastore di Pompei ha indirizzato all’illustre ospite parole di accoglienza e di benvenuto, ringraziandolo per aver accolto il suo invito. Il Prelato nel ricordare la vocazione propria della Chiesa pompeiana e il suo glorioso passato, ha fatto riferimento soprattutto al grave problema dell’infanzia e dell’adolescenza, realtà spesso non protette da un’adeguata legislazione.
"Non esistono – ha affermato – politiche idonee a promuovere l’educazione della gioventù, della famiglia, della vita". Nell’elencare, poi, l’impegno attuale del Santuario verso queste realtà di disagio, ha così proseguito: "Non ci siamo fermati a piangere sulla tristezza dei tempi.
Abbiamo istituito il Centro Polifunzionale Diurno, presso l’Istituto "Bartolo Longo", diretto dai Fratelli delle Scuole Cristiane, il Centro Polifunzionale "Crescere Insieme", la comunità di tipo familiare "Giardino del Sorriso", il Centro di ascolto "Myriam", il "Centro di aiuto alla Vita", la "Casa Emanuel" per gestanti, madri e bambini, gestiti dalle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario, e la "Comunità Incontro" di Don Pierino Gelmini per il recupero dei tossicodipendenti. (…) Fedeli al carisma del nostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo, vogliamo che il Santuario e questa città diventino sempre più un segno alzato su tutte le nazioni e, con la grazia del Signore Gesù e l’intercessione della Vergine santissima del Rosario, consolidare a Pompei la nuova civiltà dell’amore".
Il Celebrante, Mons. Fernando Filoni, nell’esprimere il suo grazie all’Arcivescovo Prelato per l’indirizzo rivoltogli, così si è espresso: "… Sono perciò molto lieto di trovarmi oggi qui insieme con tutti voi per celebrare la Festa della Madonna del Rosario. Ringrazio il Prelato, Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Carlo Liberati per l’invito che mi ha rivolto e per le cortesi parole che ha voluto indirizzarmi all’inizio di questa Celebrazione. Insieme con lui, saluto il Vicario Generale della Prelatura, il Rettore del Santuario, le Autorità civili e militari, i Sacerdoti Concelebranti, i Religiosi e le Religiose, il Personale e le Associazioni di Volontariato.
Il Santo Padre Benedetto XVI, che ho informato riguardo a questo mio pellegrinaggio a Pompei, mi ha incaricato di assicurarvi la Sua vicinanza spirituale e di portarvi il Suo saluto e la Sua benedizione. Proprio questo Santuario, fin dalle origini, è testimone dell’affetto e della preghiera per il Papa, e per la Sua missione universale a favore della Chiesa e del mondo. Lo facciamo ogni volta che recitiamo insieme o singolarmente il Santo Rosario, con uno speciale ricordo alla Vergine Santa secondo le intenzioni del Papa".
Maria al centro della famiglia cristiana
Nella bella omelia pronunciata, Mons. Filoni non ha mancato di ricordare a tutti l’antica vocazione di Pompei quale "punto di attrazione di grandi folle di pellegrini e sorgente di speranza "e la preghiera della Supplica" con un’unica voce che rivolge alla Madonna parole di amore e di devozione, di attesa e di richiesta, di riconoscenza e di speranza".
Particolarmente significativa ed attuale l’attenzione che Mons. Filoni ha dedicato alla famiglia, luogo dove si sperimenta l’unità e si impara ad accogliere l’altro.
Prendendo lo spunto da due episodi biblici, quello della presenza di Maria al Cenacolo in attesa della Pentecoste e di Maria ai piedi della Croce, ha così proseguito: "Ciò che stiamo vivendo oggi, in comunione con tutta la Chiesa, ci riporta agli inizi della prima comunità dei discepoli di Gesù.
Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, dal monte degli ulivi gli Apostoli ritornarono a Gerusalemme, dove "tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù" (At 1, 14). Anche noi, in questo giorno di gioia e di festa, vogliamo essere nella preghiera un cuor solo ed un’anima sola, insieme con la Madre di Gesù, che è anche la nostra Madre celeste.
L’immagine della primitiva comunità cristiana raccolto attorno a Maria ci riporta al famoso episodio avvenuto sul Calvario, raccontato dal quarto Evangelista. Mentre stava per compiere il supremo sacrificio della Croce, Gesù affida la propria Madre all’apostolo Giovanni, rivelando così il profondo legame, che dal quel momento unisce per sempre la madre al discepolo: "Ecco la tua madre!". Della straordinaria ricchezza di doni e di grazie scaturita dalla nostra redenzione, questo è il primo frutto che viene offerto a Giovanni e, in lui, a tutti i discepoli del Signore. Maria, la madre di Gesù, ci viene rivelata e donata come nostra Madre.
Continua il racconto dell’Evangelista: "E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa" (Gv 19, 27). L’apostolo Giovanni prese Maria con sé, l’accolse tra le realtà più preziose, come il regalo più bello e più caro ricevuto da Gesù stesso.
Come il discepolo prediletto, anche noi siamo invitati a sentire la presenza viva di Maria, ad accoglierla nelle nostre case, nelle nostre comunità cristiane, nei luoghi di lavoro e di convivenza sociale. Maria è l’ospite d’onore, alla quale riserviamo il posto più importante, colei che a titolo speciale entra a far parte delle nostre famiglie".
Proprio sulla famiglia che è oggi al centro di tante sollecitazioni e proposte legislative non sempre garantisce della sua unità e stabilità, il Celebrante ha concentrato la sua attenzione riportando ciò che scrisse il Papa Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae.
"Mi piace qui ricordare – ha proseguito Mons. Filoni – che la famiglia che prega unita, resta unita. Il Santo Rosario, per antica tradizione, si presta particolarmente ad essere preghiera in cui la famiglia si ritrova (RVM) n. 41). Il Rosario è, dunque, la preghiera della famiglia. Come i grani sono uniti l’uno all’altro e formano un’amica ininterrotta catena di molti elementi strettamente connessi e collegati fra di loro, così nelle nostre famiglie i singoli membri sono intimamente uniti l’uno all’altro e formano tutti insieme un’unica ed armonica comunità familiare.
Soprattutto quando ci troviamo ad affrontare difficoltà o situazioni particolarmente impegnative, guardiamo alla Vergine Santa ed invochiamo con fiducia il suo aiuto e la sua materna protezione. Maria è il segno della salvezza annunciato dal profeta Isaia, come abbiamo ascoltato nella Prima
Lettura: "Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emanuele: Dio con noi" (Is 7, 14).
Maria, che con il sui "sì" alla chiamata del Signore ha accolto nel proprio grembo e offerto il salvatore all’intera umanità (cfr Lc 1,38), è testimone di speranza anche per questo nostro mondo attraversato da tante paure ed insicurezze, perché continua ad offrire a tutti noi il suo figlio Gesù, come del resto  viene ben illustrato dalla venerata immagine della Madonna del Rosario; immagine che mi auguro abbia un posto visibile nella vostra casa, come segno che Maria è parte della vostra famiglia e della vostra vita".
Il carisma di Pompei
Al termine dell’omelia Mons. Filoni non ha mancato di far riferimento alla vocazione propria di questa Città e della Campania: "Una terra – ha ricordato – ricca di un antico patrimonio storico e culturale, di grande tradizione, di fede e di civiltà cristiana, di intensa e profonda spiritualità mariana, di amore verso i piccoli e i poveri, di forte impegno nella solidarietà sociale.
Infatti, attorno alla devozione verso la Madonna di Pompei ed alla recita del Rosario sono sorte numerose e valide opere sociali e formative, impegnate soprattutto a favore delle persone più deboli e svantaggiate.
Questo Tempio mariano è, dunque, testimone della presenza continua di Maria in questa terra. La Vergine Santa da sempre accompagna e sostiene il lavoro e la fatica quotidiana dei suoi abitanti ed attira folle di pellegrini, che qui trovano un’oasi di pace e di accoglienza, per riprendere rinfrancati dall’incontro con la Madre di Dio, il proprio cammino con maggiore serenità e fiducia".
Al termine della celebrazione, accompagnata dal Prelato di Pompei, da Mons. Andrea Mugione, Arcivescovo Metropolita di Benevento, dai parroci della Città e dai numerosi sacerdoti presenti, Mons. Fernando Filoni si è recato sul sagrato a salutare la folla.
Visibilmente sorpreso dalla straripante presenza  di fedeli, nel rispondere al saluto della folla, ha affermato che avrebbe informato il Papa della calorosa e affettuosa accoglienza e su tutti ha invocato la benedizione.
(Autore: Gioacchino Cozzolino)


"Maggio 2008" L'Ora del Mondo
Presiede il Cardinale Tarcisio Bertone - Segretario di Stato di Sua santità Benedetto XVI.
Rosario e Supplica per ripristinare il linguaggio della fede

È una preghiera, ma il sapore è forse quello di una – seppur devota -  provocazione, scandita sul ritmo di una litania che, in modo solenne, l’otto maggio e la prima domenica di ottobre ripristina il linguaggio di una fede che non chiede, ma impetra, invoca, quasi mette da parte le parole e lascia spazio all’effusione dei cuori.
Già al solo evocarla, la Supplica, rimanda a un mondo devozionale ben recintato e quasi protetto, da una serie di espressioni che continuano a sfidare i tempi, proprio come tutto il "popolo del Rosario" per il quale Pompei resta un orizzonte senza tramonto.
La corona del Rosario è il bagaglio che rende più leggeri e solenni i passi dei pellegrini sulla strada spianata, nel secolo scorso, da Bartolo Longo. Lungo questo cammino, anche il tempo segna il passo, come sospeso nello spazio tra due città – l’antica e la nuova Pompei – che si confrontano ma non si fronteggiano, tanto è grande la distanza di secoli che li separa.
Le parole e le invocazioni della Supplica sembrano perciò tanti ponti gettati da una parte e dall’altra dei due mondi nel tentativo di incontrarsi e di ricostruire una storia nuova e condivisa. Parole arcaiche, che altrove hanno forse suoni fuori dal tempo, ma che da Pompei indicano misteriosamente la strada del futuro.
"Il popolo del Rosario" porta con sé un segno distintivo contraddittorio ma, proprio per questo riconoscibilissimo: sembra rivestito di passato ma, in realtà, il suo sguardo è tutto proiettato in
avanti. Poche volte, in passato, questo popolo aveva manifestato se stesso con tanta chiarezza, com’è avvenuto nella Supplica dell’otto maggio, guidata dal Cardinale Bertone.
Attraverso il Segretario di Stato Vaticano, Pompei ha visto avvicinarsi il Papa e l’ha sentito vicino.
E questa emozione non l’ha tenuta nascosta, perché i sentimenti, come la fede, del popolo del Rosario, sono a cielo aperto. Nulla è nascosto: né l’umanità, né la forza di un credere che viene da lontano e conserva il sapore (e il valore) di case trasformate in monumenti alla famiglia. Anche per le strade e nelle piazze – come accanto al Santuario per la celebrazione di maggio – il popolo del Rosario è sempre se stesso: l’emblema di un mondo forgiato dalle parole della Supplica che, proprio per questo, diventano non solo parole ma frammenti di vita vissuta. Si pensa al passato, e a un popolo quasi di retroguardia che non solo pratica, ma ostenta la sua natura popolare e si fa riconoscere attraverso i suoi riti: la preghiera sempre in punta di labbra, la corona del rosario, stemma e simbolo di una devozione che si rivolge per prima a Maria, come la strada più immediata e sicura per arrivare al cuore di Cristo.
La Supplica porta allo scoperto ogni piega di questo popolo. E davanti al rappresentante del Papa, Pompei ha svelato in modo ancora più compiuto la sua anima. Il Cardinale Bertone non ha soltanto aperto la strada: ha guidato un momento di preghiera solenne e del tutto particolare per una comunità impegnata in un difficile passaggio della propria esistenza. Anche le forme di carità che hanno fatto grande la città di Bartolo Longo sono chiamate a confrontarsi con i tempi nuovi e le diverse modalità imposte da una legislazione che non sempre riesce a interpretare al meglio le esigenze dei più svantaggiati.
Non bastano, certo, le norme di legge per venire a capo delle nuove emergenze sociali, terreno di sfide anche per la Chiesa.
Basta allargare lo sguardo a ciò che avviene in molte parti del Paese, a cominciare dalla vicina Napoli.
Il passo tra le pur legittime esigenze di sicurezza e un’indiscriminata e folle caccia all’uomo – e, nel caso degli zingari, la razza – è apparso fin troppo breve. E va aggiunto, in linea più generale, che neppure le misure annunciate dal nuovo governo, sono esenti da inaccettabili pregiudizi. È ben difficile praticare la solidarietà in condizioni, per così dire, normali.
Pompei, anche in questo caso, può rappresentare un modello.
Nel suo saluto iniziale, il Prelato di Pompei, l’Arcivescovo Liberati, ha esposto con calore e franchezza le attese della città mariana, illustrando le molteplici iniziative già in atto.
La recita della Supplica ha fatto vivere a Pompei un’altra grande giornata di fede. E ha riservato, con la presenza del Card. Bertone, un’emozione in più: Benedetto XVI è ormai sulle orme della città di Bartolo Longo.

(Autore: Angelo Scelzo)

*Pompei oasi di speranza e di carità

Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI, pellegrino a Pompei per la recita della Supplica alla Beata Vergine del Rosario.
Un grande cenacolo all’aperto, fatto di credenti "assidui e concordi nella preghiera", alla presenza dei successori degli apostoli e di Maria, la Madre del Signore, si è presentata così Pompei agli occhi del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto XVI, che giovedì 8 maggio, la presieduto la solenne concelebrazione eucaristica e la recita della Supplica alla Vergine del Rosario. La sua presenza è stata un forte segnale di benevolenza e di consolidamento del legame che unisce il santuario mariano alla Santa Sede. Dopo il servo di Dio, Giovanni Paolo II, pellegrino a Pompei nel 1979 e nel 2003, ben quattro Segretari di stato, prima del Cardinale Bertone, sono stati nella cittadina mariana: Luigi Maglione (1939), Amleto Giovanni Cicognani (1962), Agostino Casaroli (1987 e 1990), Angelo Sodano (1996 e 2002). L’elenco dei rappresentanti della Santa Sede pellegrini a Pompei diventa più nutrito se si aggiungono i Sostituti alla segreteria di Stato, ultimo in ordine di tempo Fernando Filoni, e i Prefetti dei Dicasteri romani.
Molto devoto della Madonna, il Cardinale Bertone era già stato nella città mariana in diverse occasioni e, da Arcivescovo di Genova, nel 2003, ha accolto il Quadro della Vergine di Pompei, durante la Missione Mariana del Rosario nella Parrocchia "Sacra Famiglia e San Giorgio" a Sestri Ponente.

Il mese mariano a Pompei

L’appuntamento con la Supplica si è inserito nel più ampio contesto del mese mariano, straordinaria e preziosa occasione per il Santuario per proporre la ricchezza del suo carisma e delle sue proposte pastorali. I pellegrini, provenienti da ogni parte d’Italia, dell’Europa e del mondo, sono stati invitati a fare esperienza d’intimità con Dio, nell’ascolto della sua parola, nella testimonianza di vita e nella preghiera. Tutti, dai ragazzi ai giovani, dagli adulti agli anziani sono stati sollecitati a maturare percorsi credibili di spiritualità e di santità alla scuola della Vergine.
Il pellegrinaggio – individuale, familiare o comunitario, fatto a piedi o con gli altri mezzi di trasporto – è stato l’Icona simbolica di un cammino di fede che ha fatto di Pompei, durante tutto il mese, un approdo sicuro nella complessità della vicenda umana, un’oasi dove rinfrancarsi per riprendere il viaggio della vita, una sorgente d’acqua zampillante per dissetare la propria sete di verità, di giustizia e di pace.
Occasioni di particolare esperienza comunitaria sono stati, oltre alle celebrazioni ordinarie, il Meeting dei Giovani del 1° maggio (il servizio è nelle pagine precedenti); la "Giornata della Pace dei bambini e dei ragazzi" del 13 maggio; le catechesi del "Buongiorno a Maria", ogni giorno feriale nel mese di maggio, alle ore 6.30; il "Rosario e fiaccolata per la Pace", in programma alle ore 21.00 di ogni sabato, da maggio a ottobre, e, infine la preparazione al convegno nazionale degli sposi cristiani in programma dal 6 all’8 giugno. Giovani, famiglia e pace, temi da sempre cari a Pompei,
pur nella diversità dei tempi e dei linguaggi restano le direttrici privilegiate, insieme, alla "Via Mariae" o "Via Matris", dell’impegno pastorale del Santuario, che ha nel Rosario la via preferenziale e la "magna charta" per il suo servizio di evangelizzazione nel terzo millennio dell’era cristiana, secondo le indicazioni della "Rosarium Virginis Mariae".

La Supplica di Maggio 2008

Oltre ventimila i fedeli che, fin dal giorno 7, sono giunti a Pompei per la Supplica, provenienti da tutta Italia, in particolare dal Centro Sud. Tra essi numerosi quelli che sono giunti a piedi, come i fedeli di Pignataro Maggiore (CE) che, dal 1945, continuano il cammino di fede iniziato dai loro padri per ringraziare la Madonna di Pompei per averli fatti tornare dal Fronte. Ogni anno, il 7 maggio, in più di 400, compiono il loro pellegrinaggio a Pompei, a piedi, percorrendo, alla fine, in ginocchio la navata centrale del tempio mariano per deporre ai piedi della Vergine del Rosario gioie e dolori, delusioni e speranze, necessità e progetti, sicuri che la Madonna non farà mancare loro il suo aiuto.
I devoti rimasti a casa, o costretti altrove, hanno seguito la celebrazione pompeiana in diretta televisiva su Sat2000 (anche in diretta streaming su Internet), Napoli Canale 21, Tele Radio San Pietro e Tele Pace, via satellite, e in diretta radiofonica su Radio San Pietro e Tele Pace, via satellite, e in diretta radiofonica su Radio Mater. Mentre i pellegrini a Pompei hanno seguito il rito anche con l’ausilio di maxi-schermi, in piazza, e di monitor televisivi sistemati in Santuario e nelle cappelle adiacenti. La loro accoglienza è stata affidata a diverse organizzazioni di volontari: Ospitalità di Pompei, Protezione Civile, Croce Rossa, Croce del Sud, Cisom, Associazione Nazionale Carabinieri, Associazione "San Giuseppe Moscati", "Pompei Touris Tutors" e Unitalsi.
Oltre a Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo di Pompei, hanno concelebrato con il Segretario di Stato: Mons. Andrea Mugione, Arcivescovo di Benevento; Mons. Mario Milano, Arcivescovo di Aversa (CE); Mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino e Mons. Francesco Zerrillo, Vescovo Emerito di Lucera-Troia (FG), Mons. Luciano Mainini, Segretario Generale del Segretariato Pellegrinaggi Italiani, Mons. Pasquale Mocerino, Vicario Generale, i Parroci e i presbiteri della prelatura pompeiana e molti sacerdoti provenienti da altre diocesi. Numerose le autorità civili presenti: il Sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio; i senatori campani Teresa Armato e Vincenzo Fasano; il Prefetto di Napoli, Alessandro Pansa; il Consigliere regionale, Pasquale Sommese; il Consigliere provinciale, Giuseppe Tortora; il Procuratore Annunziata, Diego Marmo; il Presidente del Tribunale di Torre Annunziata, Antonio Greco; il Presidente del Tribunale per i Minorenni di Napoli, Stefano Trapani, e il Soprintendente per i Beni Architettonici di Napoli, Stefano Gizzi. Tra le autorità militari: il Generale di Corpo d’Armata Emilio Toscano, Comandante Interregionale Carabinieri Ogaden di Napoli; il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza, Colonnello Giuseppe Bottilo, e il Capo della Sezione della Polizia Stradale di Napoli, Giovanni Busacca.

Nel segno di un’antica amicizia

All’inizio della celebrazione, commosso, ma fermo nella voce, l’Arcivescovo di Pompei, Mons. Carlo Liberati, che aveva, peraltro, già consegnato a un manifesto affisso in tutta la città un caloroso benvenuto all’illustre ospite, si è rivolto al Cardinale Bertone con parole affettuose esprimendo i sentimenti di gratitudine della comunità ecclesiale e dei pellegrini presenti: "… al primo collaboratore del Santo Padre Benedetto XVI nel servizio d’amore e nel magistero per tutta la Chiesa di cristo Signore, diciamo un grazie vivissimo per questo privilegio d’essere tra noi nel giorno in cui lodiamo, particolarmente, il Signore e, attraverso Maria SS.ma imploriamo l’amore e, quindi, la giustizia e la pace per tutta l’umanità".
Un saluto segno di un’antica amicizia: "Ma a Lei, Eminenza, figlio e, oggi, custode fedele della vita della Chiesa accanto al Santo Padre Benedetto XVI, in quanto Salesiano, non possiamo tacere un particolare che può solo riempirci di orgoglio.
Lo dico, Eminenza, per chi non lo sa. Tra il 7 e il 10 giugno del 1885 Bartolo Longo va a Torino, s’incontra con quell’incomparabile Santo che fu e che è nel cielo stellato della Chiesa San Giovanni Bosco: educatore nato, organizzatore impareggiabile, scrittore e catechista ispirato e fecondo, un profeta della Chiesa moderna nella Torino dei tanti santi dell’Ottocento. Ricordiamo appena il Cottolengo, il Cafasso, il Murialdo. A Valdocco, nell’Oratorio di Don Bosco, Longo si commuove e così descrive il suo ingresso nel magico cortile e nell’accoglienza che riceve da Don Bosco: "O santo sacerdote di Dio, D. Giovanni Bosco, che in mezzo a un fitto stuolo di fanciulli da te rigenerati alla chiesa, alla Società, alle Arti, ci apparisti Calasanzio redivivo e novello Girolamo Emiliani…" (cfr. P. Del Pezzo, Don Bosco e Don Rua nella storia pompeiana, in "Il Rosario e la Nuova Pompei" 1997 n. I, pp.8 – 10). Bartolo Longo è andato per imparare a educare i giovani diseredati e abbandonati e dimenticati da tutti. L’incontro con Don Bosco lo riconfermerà nei santi propositi e nelle folgoranti e illuminate decisioni. Nel 1887 fonderà in Pompei l’Orfanotrofio femminile, per le bambine e proseguirà, nel 1892, con l’erezione dell’Ospizio per i figli dei carcerati. La "santa e personale amicizia" nata dalla conoscenza e dal legame spirituale con Don Bosco, segnerà tutta la sua vita di educatore. A tal punto che cercherà per un decennio di portare i Salesiani a Pompei, anche con Don Rua e Don Cagliero, immediati successori di Don Bosco". Non fu possibile avere i salesiani nelle opere pompeiane, ma la stagione educativa che di lì a poco sarebbe iniziata, all’ombra del Santuario, nasceva con auspici favorevoli e, soprattutto, con il sostegno di altre famiglie religiose: le Suore Domenicane "Figlie del Santo Rosario", fondate dallo stesso Longo, i Padri Scolopi e, infine, i Fratelli delle Scuole Cristiane, che recentemente hanno celebrato il centenario della loro presenza a Pompei (1907-2007). Un’opera educativa che ha coinvolto positivamente oltre cinquantamila minori e – come ha ricordato, Mons. Liberati – si è sviluppata e rinnovata nel tempo, sempre attenta alle nuove povertà ed emergenze sociali, come abitualmente documentiamo dalle pagine della nostra rivista.

Pompei scuola di Maria

Nell’omelia, il Segretario di Stato ha tracciato alcune linee di lettura del ruolo esercitato dalla città mariana. A Pompei, Maria ci offre un mezzo semplice ma efficace per crescere nella fede: il Rosario. Nella sua casa si apprende "la perenne lezione dell’amore: amore per Dio e amore per il prossimo". Pompei "città nota dappertutto per le due civiltà che evoca, per i due grandi comparti della storia che la contraddistinguono: "l’antica Pompei", che gli scavi hanno restituito come uno straordinario libro aperto sul passato, e la "nuova Pompei" il cui simbolo è certamente questo Santuario. Il Santuario ha anzi preceduto la nascita della moderna città e in un certo modo l’ha modellata in ogni angolo; ha dato a essa forma dopo averle assicurata la sostanza di una fede creativa e vitale, sempre pronta non solo a misurarsi, ma a essere la misura di ogni progresso civile e sociale. La grandezza di Pompei sta in questa sua origine, in questo suo inconfondibile timbro mariano che resta nitido ed incisivo pur di fronte al mutare dei tempi. Proprio per la presenza di questo vivo centro di spiritualità mariana, Pompei è diventata un’oasi di speranza per il Mezzogiorno d’Italia, perennemente segnato da non poche problematiche e sfide. Attorno alla venerata Icona della Madonna del Rosario è venuto a formarsi un unico centro spirituale che da una parte irradia devozione mariana e dall’altra, tramite un complesso di opere sociali, traduce l’amore verso Maria nell’amore per i fratelli, rispondendo ai bisogni della società campana, specialmente alle attese dei più poveri e abbandonati, come i figli dei carcerati".

Pompei un Cenacolo di preghiera

Pompei è anche luogo di preghiera assidua e concorde, vero cenacolo del mondo aperto al dono dello Spirito, come fu la piccola comunità apostolica all’indomani della risurrezione.
Qui, la preghiera è alimentata dalla fiamma della carità ed è tesa alla costruzione di una convivenza pacifica tra gli uomini: "Come abbiamo visto, questo Santuario offre ai pellegrini la possibilità di una preghiera assidua e devota. Tuttavia non bisogna dimenticare che per l’efficacia della preghiera è necessaria la concordia alimentata dalla fiamma viva della carità che converte i cuori e consuma le discordie, piccole o grandi; che apre al dialogo e alla comprensione reciproca; che disarma gli animi da ogni violenza e costruisce ponti di pace fra gli uomini. Una vera cultura della pace non penetra nelle profondità del cuore umano se non attraverso gesti umili e quotidiani di carità, di bontà, di perdono, prima che attraverso gli obiettivi diplomatici e politici. Facciamo in modo che la nostra preghiera assidua e concorde salga al cielo come in una cordata, tenuta salda dalle mani di Maria, Regina della pace e del perdono, che annoda le necessità di ciascuno (necessità di conversione a Dio; necessità fisiche, economiche, morali, ecc.) e porta benefici estensibili a tutti, perché tutti siamo un solo corpo in Cristo; una sola famiglia, un solo popolo cristiano".

La benedizione del Santo Padre

Rivolto ai presenti, il Cardinale Bertone si è fatto, poi, portavoce della vicinanza del Papa Benedetto XVI, del suo saluto, della sua benedizione e della sua richiesta di preghiere per la Chiesa e per il mondo. Il Cardinale ha aggiunto che il Papa desidera essere pellegrino a Pompei non appena sarà possibile, "nel giorno in cui il Signore e la Madonna lo decideranno".
Parlando con alcuni giornalisti, al termine dei sacri riti, il Cardinal Bertone ha detto tra l’altro: "Ripensando ad educatori come Don Bosco e Bartolo Longo, dei quali oggi c’è ancora un grande bisogno, a causa della grave emergenza educativa in cui versa la nostra società, dobbiamo ringraziare Dio perché ci sono ancora persone che sanno parlare ai giovani, che sanno coinvolgerli. Penso ai fondatori dei movimenti ecclesiali, come, per esempio, Chiara Lubich che, con la sua vita e il suo ideale, ha trascinato dietro di sé milioni di persone in tutto il mondo". Il Porporato ha, poi, confidato la bellissima impressione ricevuta in questa sua giornata pompeiana: "Mi ha colpito positivamente il fatto che la gente recitasse la Supplica a memoria. La fede con la quale hanno pregato e la sofferenza che ho visto in tante persone, ma vissuta con dignità. La preghiera non deve arrivare quando tutte le altre risorse sono esaurite, ma insieme fin dall’inizio. La preghiera è importante".
Prima di ripartire alla volta di Roma per rientrare in Vaticano, il Cardinale Bertone ha sostato in preghiera davanti all’Icona della Vergine e al simulacro che custodisce i resti mortali del Beato Bartolo Longo.

(Autore: Pasquale Mocerino)


"Ottobre 2008" L'Ora del Mondo

Presiede Sua Eccellenza Elio Sgreggia - Presidente Emerito della Pontificia Accademia per la Vita
Ottobre Pompeiano
Il cammino orante dei fedeli e i numerosissimi pellegrinaggi da ogni regione d’Italia, che hanno gremito costantemente la Basilica mariana, è stata la Supplica alla Vergine del Rosario.
A presiedere la celebrazione eucaristica e la recita solenne della preghiera, il Vescovo Elio
Sgreccia, Presidente Emerito della Pontificia Accademia per la vita.
Quarantamila i fedeli presenti, ma una sola la voce che si è elevata dal sagrato della Basilica mariana, domenica 5 ottobre, durante lo straordinario evento di fede.
La Vergine, "torre di salvezza negli assalti dell’inferno, porto sicuro nel comune naufragio", è stata invocata più volte come maestra di vita, come testimone delle sofferenze dell’umanità, come strada che conduce al Figlio.
Il sole cocente non ha scoraggiato i fedeli presenti in Piazza: giovani, anziani, bambini, diversamente abili, nessuno ha voluto mancare all’appuntamento con la Madre Celeste.
(Autore: Marida D'Amora)


"Maggio 2009" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale Camillo Ruini - Vicario Generale Emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma
"Il mondo senza Dio è un mondo senza speranza"
Alla supplica dell'8 maggio, il Card. Camillo Ruini invita i pellegrini a non inseguire le mode illusorie del mondo, dove si può essere padroni di molte cose, ma non del proprio cuore. "Senza Dio - ha detto - si è incapaci di giustizia, di solidarietà e di verità". Anche Papa Benedetto XVI, in viaggio verso la Terra Santa, ha recitato la preghiera scritta dal Beato Bartolo Longo.
Quando a Pompei il popolo della Supplica, guidato dal Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale Emerito di Sua Santità per la Diocesi di Roma, ha iniziato la recita solenne della preghiera mariana scritta dal Beato Bartolo Longo, anche il Santo Padre l’ha recitata in aereo, assieme ai suoi più stretti collaboratori, mentre era in viaggio verso la terra Santa.
Una volta in più, gli eventi hanno dimostrato che il Longo aveva ragione, quando parlava della Supplica come dell’ "Ora del mondo".
Il Papa, anche in questa straordinaria circostanza, non ha voluto mancare all’appuntamento – per lui consuetudine – con la vergine del Rosario di Pompei. Una coincidenza che ha messo insieme Pompei e Nazareth!
Le attese, le speranze e le complessità del viaggio pontificio in Medio Oriente sono così entrate a pieno titolo tra le intenzioni di preghiere che si sono elevate al Signore, per intercessione della Vergine del Rosario, dal Santuario mariano.
E la vita degli uomini è entrata prepotentemente nella celebrazione. All’uomo contemporaneo, preso dalle tante nevrosi dell’esperienza quotidiana e dalla continua ricerca di risposte e di soluzioni per una radicale trasformazione della condizione umana.
Il Card. Ruini ha però ricordato che solo Dio può liberare l’uomo dalle sue fragilità. Proprio per questo, il Figlio di Dio, nato da Maria, è venuto nel mondo, per liberarci da ogni limite e debolezza e vincere con lui il peccato e la morte.
Tutto avviene – ha detto il porporato all’omelia – con la risurrezione di Cristo che "come ci ha insegnato più volte Papa Benedetto XVI è il grande evento che cambia tutto, che cambia la storia del mondo, che deve cambiare la nostra vita. Cristo vince la morte. Questa non è un’illusione! Questa è realtà, realtà certamente al di là delle nostre forze, ma realtà estremamente vera e solida".
A Pompei "fiumi d’acqua viva"
Tutti i grandi protagonisti del Nuovo Testamento che hanno fatto esperienza di Cristo Risorto hanno avuto la radicale trasformazione della loro vita, diventando testimoni di Lui fino al martirio.
La risurrezione di Cristo inaugura una nuova realtà, una realtà divina, che entra nella nostra storia e nella nostra vita quotidiana imprimendole la direzione decisiva.
È quello che è avvenuto a Pompei. La festa del Rosario, con la recita della Supplica, è il segno di quello che ha operato la risurrezione di Cristo in questo luogo benedetto ove è presente, in modo speciale, Maria, madre di Gesù.
Attraverso la generosa azione di evangelizzazione e di servizio della carità condotta dal Beato Bartolo Longo, per amore della Vergine del Rosario, a Valle di Pompei, un territorio è risorto, un popolo è risorto. Un luogo abbandonato a se stesso, "Una landa desolata", diventa una nuova città dove i ragazzi e i giovani – gli emarginati di quel tempo – ritrovano la loro dignità umana e sociale.

La città di Maria diventa simbolo di risurrezione e di riscatto umano. Bartolo Longo è il braccio operativo di Maria che ha trasformato Pompei in un’aiuola speciale dove fioriscono i fiori della fede e le opere di carità e di promozione umana.
E tutto ciò avviene ancora oggi. Pompei è la dimostrazione storica di quello che la fede sa realizzare nella storia degli uomini, aveva detto Benedetto XVI nella sua Visita Pastorale del 19 ottobre 2008.
E a coronamento della riflessione, il cardinale Ruini aggiunge: «Gesù ha detto che quando sarebbe stato innalzato da terra sulla croce, "fiumi d’acqua viva" sarebbero sgorgati da Lui. Ebbene, un fiume d’acqua viva ha irrorato anche la nostra terra, questa terra di Pompei».
Gratitudine e impegno nel nome di Maria
La Supplica è, quindi, preghiera di gioia e di incontro di cuori; preghiera di invocazione di perdono e di misericordia; preghiera che alimenta l’impegno di novità di vita. Soprattutto, la Supplica è festa del dono di Dio, di cui andare fieri e degni, perché: «dobbiamo sapere che il dono di Dio modifica – ha sottolineato Ruini – risana le condizioni della vita umana, personale, familiare, sociale, pubblica e privata.
Dobbiamo sapere che il dono di Dio non è mai contro l’uomo, ma è a favore della vera dignità dell’uomo. Aiuta tutti noi a riscattarci, aiuta tutti noi a dare il meglio di noi stessi e ci invita a rendere visibile, il dono invisibile di Dio, che opera dentro di noi e che può essere reso visibile attraverso la testimonianza concreta dei nostri comportamenti quotidiani».
La Vergine santa fa da maestra in tutto questo. Nessuna creatura, più di Lei, è stata capace di trasformarsi radicalmente in Dio. Bisogna imparare da Lei, dal suo "sì" generoso pronunciato nei momenti topici della sua vita: all’annunciazione, quando Le vien chiesto di diventare la Madre di Dio, e, poi, sotto la croce, davanti alla morte del Figlio.
Bisogna imparare da Lei a prendere sul serio il dono che Dio fa a Tutti di se stesso, del suo amore, che è capace di cambiare radicalmente la vita di ogni uomo. «… Ci aiuti Maria ad avere l’umiltà – ha rimarcato Ruini – do riconoscere il nostro bisogno di Cristo, il nostro bisogno di essere salvati, liberandoci dall’orgoglio che ci rende prigionieri di noi stessi e dal peccato che è in noi. Ci aiuti Maria alla conversione del nostro cuore e della nostra vita».
A Lei che, assunta in cielo, è segno di anticipazione di cosa sia la nuova realtà introdotta dalla risurrezione di Cristo, chiediamo la grazia che anche la nostra vita sia attraversata e accompagnata quotidianamente dalla generosità del suo "Sì".
L’intervento dell’Arcivescovo di Pompei
Nel saluto iniziale. Il Pastore della comunità ecclesiale pompeiana, Mons. Carlo Liberati, dopo aver tratteggiato brevemente la biografia del Cardinale Ruini, figura di spicco della Chiesa italiana degli ultimi trenta anni (prima segretario e poi, per 17 anni, Presidente della C.E.I.) e aver espresso il più vivo compiacimento per aver accettato di presiedere l’Eucaristia e la Supplica ha ricordato che a Pompei "ogni anno vari milioni di credenti vengono a cercare il Signore Gesù, il Crocifisso-Risorto, vivente, presente, dinamico e attivo nelle nostre intelligenze, nelle nostre coscienze, nei nostri cuori".
Rivolto, poi al Cardinale, da sempre impegnato nel progetto culturale della Chiesa italiana, ha chiesto di farsi interprete dei valori che la comunità ecclesiale vuole perseguire: "Eminenza, dica a chi oggi l’ascolta che noi, la Chiesa, non vogliamo e non possiamo sostituirci a nessuna autorità civile. Con l’osservanza dei Comandamenti e delle Beatitudini desideriamo soltanto costruire una libertà che più insidiata dai falsi miti e da mille pericoli e illusioni, una Comunità umana più giusta, più vera, più rispettosa della dignità dell’uomo e della vita, con progetti d’amore e di pace per il nostro domani.
Vogliamo una città dell’uomo dell’uomo responsabile mentre proponiamo i valori della Città di Dio, con la grazia di Gesù e l’intercessione di Maria".
Con il Cardinale e l’Arcivescovo pompeiano hanno concelebrato il Card. Michele Giordano, Arcivescovo Emerito di Napoli; Don Benedetto M. Chianetta; Abate Ordinario di Cava de’ Tirreni (SA); Mons. Mario Milano, Arcivescovo Vescovo di Aversa (CE); Mons. Salvador Piňeiro Garcia-Calderòn, Ordinario Militare del Perù, in Italia per la visita ad limina e numerosissimi sacerdoti del clero locale e ospiti.
Oltre ai pellegrini, provenienti da ogni parte della Penisola, erano presenti nemerose autorità civili e militari: il Sindaco di Pompei, Avv. Claudio D’Alessio, la Senatrice Teresa Armato, l’Assessore Regionale alle politiche Sociali, Alfonsina De Felice, il Consigliere Provinciale, Dott. Giuseppe Tortora; i Generali dei Carabinieri Maurizio Scoppa, Vicecomandante interregionale, e Gaetano Maruccia, Comandante Provinciale; e il Colonnello Gennaro Ottaiano, della Guardia di Finanza.
(Autore: Pasquale Mocerino)


"Ottobre 2009" L'Ora del Mondo
Presiede Mons. Biuseppe Bertello

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Sua


"Maggio 2010" L'Ora del Mondo
Presiede il Cardinale Joseph Agostino Vallini - Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma


"Ottobre 2010" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale Giovanni Battista Re -Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e Presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina
(Comunicato Stampa) Con la Supplica alla Madonna inizia a Pompei il Mese del Rosario
Domenica 3 ottobre, nella città mariana il sacro rito che si ripete da 127 anni
Sarà il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto Emerito della Congregazione per i Vescovi, a presiedere, domenica 3 ottobre, la santa Messa e la recita della Supplica alla Vergine di Pompei, che daranno il via al mese dedicato al Rosario.
Il Cardinale Re torna, dunque, per la seconda volta nella città mariana per presiedere il sacro rito. Nel maggio 1996 fu, infatti, proprio lui ad accogliere, nel giorno della Supplica, le migliaia di fedeli che, come ogni prima domenica di ottobre e ogni 8 maggio, attraverso la preghiera scritta nel 1883 dal fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, si affidano a Maria, Regina delle Vittorie.
Nato a Borno (BS), il 30 gennaio 1934, Giovanni Battista Re è stato ordinato sacerdote nel 1957.
Dopo aver frequentato la Pontificia Università Gregoriana e conseguito la laurea in Diritto Canonico è stato docente nel Seminario di Brescia esercitando, contemporaneamente, il ministero pastorale in
una parrocchia della periferia bresciana. Destinato, nel 1963, come Addetto alla Nunziatura Apostolica in Panama, nel 1967 è stato trasferito alla Rappresentanza Pontificia in Iran, dove è
rimasto fino al 1971, quando è stato chiamato alla Segreteria di Stato. Nel 1987 è stato promosso Segretario della Congregazione per i Vescovi e ha ricevuto l’ordinazione episcopale.
Il 16 settembre 2000 è stato nominato Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Creato Cardinale da Giovanni Paolo II nel Concistoro del 21 febbraio 2001, attualmente è Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi. La celebrazione della santa Messa (ore 10.30) e della Supplica (ore 12.00), come ogni anno, si svolgerà sul sagrato della Basilica, davanti alla Facciata dedicata alla Pace Universale e   sarà preceduta dal saluto dell'Arcivescovo - Prelato, Mons. Carlo Liberati.
Il sacro rito sarà trasmesso in diretta televisiva da Napoli-Canale 21 e Tele Radio San Pietro (piattaforma SKY canale 886). L'impegno di Napoli Canale 21, voluto dal compianto fondatore Andrea Torino, oltre a confermare l’attenzione della storica emittente ai grandi eventi religiosi della Campania, permetterà a quanti non saranno presenti a Pompei di partecipare spiritualmente a questa grande preghiera corale per la pace, la giustizia e la solidarietà.
Nel corso del mese di ottobre sono previsti numerosi appuntamenti. Martedì 5, per la festa di Bartolo Longo: al mattino, sante Messe per gli studenti e, alla sera, dopo la solenne concelebrazione presieduta dal Mons. Liberati, la processione con l’Urna del Beato. Tutti i giorni feriali, alle 6.30 il “Buongiorno a Maria”.  
Il Card. Giovanni Battista Re presiede la Supplica alla Madonna di Pompei
Sabato 3 ottobre 2010, a Pompei, svariate migliaia di fedeli, provenienti da tutta Italia e dall’estero, hanno partecipato alla solenne recita della Supplica alla Vergine del Rosario, presieduta da Sua Eminenza Reverendissima Il Sig. Card. Giovanni Battista Re Prefetto emerito della Congregazione per i Vescovi e Presidente emerito della Pontificia Commissione per l’America Latina
Saluto iniziale di S.E. Mons. Carlo Liberati
Eminenza Reverendissima e a me sempre cara, sono molto lieto di accoglierLa in questo Santuario della B. V. Maria del S. Rosario di Pompei dove già Vostra Eminenza nel maggio del 1996 ringraziò la SS. ma Vergine, Madre di Gesù e nostra per questa tenerissima e sicura protezione sopra di noi e per tutta la Chiesa. Eminenza, il Suo ritorno, per noi tanto desiderato, ci riconduce alla Sua dedizione ed esemplarità sacerdotale, di uomo di Dio totalmente donato alla Comunità della Chiesa universale e a quelle particolari dove l’obbedienza d’amore l’ha chiamato a mettere in pratica il ministero.
Sono da ricordare le tappe di questo singolare e prezioso servizio alla Chiesa: prima nella Sua diocesi di Brescia e poi nelle Nunziature di Panama, Iran, la Segreteria di Stato, la collaborazione intensa con ben cinque Pontefici. La Sua nomina di Assessore alla stessa Segreteria il 12 dicembre
1979 fino alla Sua promozione a Segretario della Congregazione per i Vescovi il 9 ottobre 1987, Segretario del Collegio Cardinalizio, Sostituto della stessa Segreteria di Stato, Le hanno permesso di acquisire una vastissima conoscenza della vita della Chiesa e di tutte le problematiche del mondo contemporaneo.
Nominato, il 16 settembre 2000, Prefetto della Congregazione per i Vescovi e Presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, Lei ha presieduto la X Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2001) e la V Conferenza Generale dell’Episcopato Latino-americano (maggio 2007). Desidero ricordare ai presenti che il 19 luglio 1998, Papa Giovanni Paolo II, rivolgendosi ai concittadini del paese bresciano dove Lei è nato, Borno, ebbe a chiamarlo: “mio stretto, carissimo e fedelissimo Collaboratore”. Ora Vostra Eminenza è Cardinale della Chiesa universale dal 21 febbraio 2001, dopo aver coadiuvato i Sommi Pontefici per un decennio, nella scelta dei Vescovi per tutta la Chiesa cattolica sparsa nel mondo. Quanti delicati e preziosi consigli e servizi dovrà offrire, data la Sua esperienza, a tutta la Chiesa per molti anni ancora!
Grazie di cuore e di tutto, Eminenza. Vorrei che, tornando a Roma, assicurasse il Santo Padre del nostro intenso impegno per il presente e per il futuro di questo Santuario, del suo significato nel mondo intero, e per il bene di questa Città nata dal Santuario e cresciuta intorno alla Basilica e alle sue Opere di Carità.
Restiamo profondamente grati al Santo Padre Benedetto XVI per la sua provvidenziale e ambitissima Visita del 19 ottobre 2008 e, sia pure nell’indifferenza e nell’opposizione delle passate Autorità Regionali e non solo e che abbiamo superata, siamo coraggiosamente incamminati verso il futuro. Ci interessa progettare il domani, seminare il bene. Il frutto, prima o poi, lo si vedrà. Noi, perché cristiani, siamo ottimisti.
A) Se la Basilica si è deteriorata con il tempo che tutto consuma, noi con l’aiuto di Dio e la protezione della Vergine SS. ma, la stiamo restaurando.
B) Abbiamo istituito da anni, una “Comunità Incontro” con il metodo terapeutico di Pierino Gelmini per il recupero dei tossicodipendenti e degli alcolisti.
C) È stata totalmente ricostruita la “Casa di Soggiorno” per Signore sole, anziane, spesso abbandonate e bisognose di ogni assistenza.
D) La settimana scorsa abbiamo inaugurato un Ambulatorio ginecologico con gli studi medici, materno-infantile e pediatrico, e gli sportelli informativi per: ragazze madri, ragazze incinte senza che si sappia il padre, mamme felicemente sposate in attesa, bisognose di consulenze ginecologiche, peritali, di analisi specialistiche, di conforto, di confronto, spose con il rischio di separazioni, divisioni, divorzi. Tutto fatto per amore. I nostri sono tutti specialisti che hanno firmato l’obiezione di coscienza contro l’aborto e tutti gli altri tentativi di umiliare o distruggere la vita. Ne siamo felici e ringraziamo di cuore tutti i medici, gli specialisti, gli psicologi, i neurologi, gli internisti, infermieri e tutti i volontari del servizio gioioso e paziente.
E) Resistiamo strenuamente sul fronte della Scuola cattolica paritaria con circa 920 Alunni, dagli Asili d’infanzia ai Licei più attuali. Finora combattiamo la battaglia per l’educazione e la costruzione della Famiglia: ci riusciremo?
Eminenza, dica al Santo Padre che il suo umile Delegato inviato a Pompei il 24 gennaio 2004 finora riesce a galleggiare tra i flutti e i marosi quotidiani di un mare minaccioso.
Gli dica che una legge, fatta da incompetenti e insensibili, la N. 149 del 28 marzo del 2001, ha gettato sulle nostre strade tra i 35.000 e 40.000 bambini secondo recenti statistiche. Sono totalmente abbandonati. Sarebbe oltremodo triste ora, indicare la loro infelicissima e sicura morte prima del 18mo anno di età: sembra non interessi a nessuno. Qui in un secolo sono cresciuti, educati, maturati circa 100.000 tra bambini e bambine.
Ora possiamo accogliere solo 200/300 bimbi e bimbe: vitto, vestito, scuola, tenerezze etc. Ma cos’è questo poco di fronte alle diecine di migliaia di predestinati alla morte per incuria? E poi non possiamo tenerli: li inghiotte la notte e ogni infelicità! Beato Bartolo Longo, assistici, converti i cuori dei legislatori incoscienti! Noi non molleremo! Ti saremo fedeli!
Il Rosario, guida al cuore della cristianità
“Presente alla Supplica tra i numerosi fedeli anche il comitato delle donne anti-scarica”
“Pompei e la sua Chiesa sono coraggiosamente incamminate verso il futuro, a noi interessa progettare il domani, seminare il bene. Il frutto prima o poi si vedrà”.
La riflessione di Mons. Carlo Liberati, Arcivescovo Prelato e Delegato Pontificio di Pompei, durante la celebrazione della Supplica alla Madonna del Rosario, del 3 ottobre 2010 è stata seguita da una folla di fedeli che ha pregato in un clima carico di forte emozione.
Il Prelato, nel suo saluto iniziale, ha ripercorso quanto il Santuario ha fatto nel campo dell’educazione...
CONTINUA...


"Maggio 2011" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale Angelo Sodano - Segretario di Stato Emerito e Decano del Collegio Cardinalizio
Domenica 8 maggio, a Pompei, svariate migliaia di fedeli, provenienti da tutta Italia e dall’estero, hanno partecipato alla solenne recita della Supplica alla Vergine del Rosario, presieduta da S. E. Rev. ma il Signor Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Emerito e Decano del Collegio Cardinalizio.
Grande attesa a Pompei per la Supplica alla Madonna del Rosario, in programma domenica prossima, 8 maggio 2011.
In preparazione al grande evento, che vedrà la partecipazione di diverse migliaia di fedeli provenienti da tutta Italia e dall’estero, venerdì 6 maggio, alle ore 18.00, in occasione del 72°
anniversario della Dedicazione della Basilica, ci sarà la discesa del Quadro, con la recita del santo Rosario. Sabato 7 maggio, alle 20.00, inizierà, invece, la veglia di preghiera che accompagnerà i pellegrini fino alle ore 24.00, quando comincerà la solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo, Mons. Carlo Liberati.
Domenica 8, la santa Messa, che inizierà alle 10.45 e la recita della Supplica, alle 12.00, saranno presiedute dal Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Emerito e Decano del Collegio Cardinalizio, che concelebrerà assieme all’Arcivescovo di Pompei, Mons. Carlo Liberati.
Il rito della Supplica si svolgerà, come ogni anno, sul sagrato della Basilica e sarà trasmesso in diretta televisiva, a partire dalle 10.45, da Napoli Canale 21.
L’Assistenza sanitaria sarà garantita dalle associazioni “San Giuseppe Moscati”, CISOM, UNITALSI, Croce Rossa, Croce del Sud, per l’intero arco della giornata.
Il personale del Santuario, responsabile dell’accoglienza, è coadiuvato dalle Associazioni di Volontariato: Ospitalità di Pompei e Associazione Carabinieri.
Infine, l’Associazione Pompei Tourist Tutors accoglierà e assisterà i pellegrini in stretto contatto con il Rettorato.


Profilo del Cardinale Mons. Angelo Sodano
Angelo Sodano, nato ad Isola d’Asti, il 23 novembre 1927, è laureato in Teologia e Diritto Canonico.
Ordinato sacerdote nel 1950, nel 1959 fu chiamato al servizio della Santa Sede dall’allora Sostituto
della Segreteria di Stato, il Cardinale Angelo dell’Acqua.
Successivamente fu destinato alle Nunziature Apostoliche in Ecuador, Uruguay e Cile, quale Segretario di Nunziatura.
Nel 1977, Papa Paolo VI lo nominava Arcivescovo titolare di Nova di Cesare e Nunzio Apostolico in Cile.
Nel 1988, Papa Giovanni Paolo II lo nominava Segretario dell’allora Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa.
Chiamato ad assumere l’Ufficio di Pro-Segretario di Stato nel 1990, sarebbe divenuto Segretario di Stato nel 1991, una volta creato Cardinale.
Nel 2005, Papa Benedetto XVI, che lo aveva riconfermato Segretario di Stato, ne approvava l’elezione, fatta dai Cardinali dell’Ordine dei Vescovi, a Decano del Collegio Cardinalizio.


"Ottobre 2011" L'Ora del Mondo

Presiede il Cardinale Elio Sgreccia - Presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita
Pompei, 2 ottobre 2011
Pompei, il 2 ottobre, giorno della Supplica, è stata invasa dai pellegrini. Piazza Bartolo Longo traboccava di gente, le vie adiacenti erano incapaci di contenere un’affluenza straordinaria.
Tutti erano convenuti per abbandonarsi all’amore di Maria, per lasciarsi prendere per mano dalla più tenera delle madri.
Le oltre quarantamila persone sono state accolte dalla paterna premura dell’Arcivescovo Mons. Carlo Liberati, che visibilmente felice ha svelato come quelle numerosissime presenze andassero ben oltre ogni immaginazione.
La Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal Cardinale Elio Sgreccia, Presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, che al termine ha guidato la recita della Supplica.
Nei testi che seguono rileggete il saluto di Mons. Liberati e l’Omelia del Card. Sgreccia nella loro interezza, perché gli amici della regina di Pompei possano servirsene come strumento di formazione e crescere così nell’amore per Cristo Gesù e per la Vergine Maria. (Autore: Giuseppe Pecorelli)
Il Cardinale Sgreccia, baluardo nella difesa della vita
Pompei, 2 ottobre 2011
Eminenza Reverendissima e a me sempre carissima,
Grazie vivissime per aver accettato questo invito di presiedere la nostra “Supplica”, l’Ora del mondo come la chiamava il fondatore della nostra Chiesa e Città di Pompei, il Beato Bartolo Longo.
In Te saluto il mio educatore, il mio Rettore del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano. Sì, il coraggioso uomo di Dio e di scienze teologiche che nei tempi difficili del dopo-Concilio si preoccupò della formazione di centinaia e centinaia di sacerdoti sul mare mosso della Chiesa di allora.
Grazie per averci contagiato con un amore appassionato alla Chiesa, per averci insegnato come essere fedeli a Cristo Signore, per averci indicato i sentieri del “Sì” quotidiano della volontà di Dio come fece la Vergine SS.ma, nostra Madre nella fede.
Fu per me una grande gioia quando seppi che, allora avevi 46 anni, - siamo nel 1974! -, avevi accettato di diventare Assistente Spirituale della facoltà di Medicina e Chirurgia della Università Cattolica di Roma.
Ma fu la grande spiritualità che avevi e che hai, il Tuo amore a Gesù e alla Chiesa, l’umiltà intellettuale e la capacità di apertura e di dialogo a distinguerTi tra tanti.
Al Policlinico Gemelli ti sei appassionato alla vita, al suo mistero, alla sua bellezza, alla sua preziosità e ai suoi drammi e fosti tra i Fondatori e inventori della “Bioetica” nella Facoltà di Medicina dal 1992 all’anno 2000.
Oltre che Professore sei stato anche Direttore dell’Istituto per oltre 15 anni.
Lì il mondo ti ha conosciuto come indefesso difensore della vita, come assertore che nell’embrione umano c’è già in nucleo tutta la persona, che è necessario circondare la gestante di ogni tenerezza, che è urgente proteggere la vita dal suo sbocciare fino al tramonto e che al malato non si può togliere né alimentazione né idratazione perché diritti naturali, e non possono essere considerati accanimenti terapeutici. Ci hai insegnato l’opposizione ad ogni eutanasia.
Così hai istituito, sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, quella pontificia Accademia per la Vita, faro di luce per il Magistero della chiesa in ogni continente e punto di riferimento per tutti noi, popolo di Dio. Oggi ne sei Presidente Emerito.
Eminenza, noi siamo nati per educare e promuovere, nel nome e con l’intercessione di Maria SS.ma, la vita in tutte le sue stagioni.
Qui a lato, in questi tre anni, in silenzio e con grandi difficoltà abbiamo costruito la “Casa della Madre e del Bambino”, che non siamo riusciti ancora a portare a termine.
Qui al Sud va tutto con lentezza e sofferenza per chi vuol fare il bene.
Ci metteremo tutte le situazioni del Movimento per la Vita oltre che una “Casa famiglia”.
Qui a Pompei, in un secolo, sono cresciute più di 100.00 giovani vite con l’assistenza e la protezione della vergine SS.ma. Oggi sulle strade d’Italia ci sono più 30.00 bambini e bambine abbandonati. Sembra che alle Istituzioni il problema non interessi vedremo come possiamo inventare per loro.
Continueremo questa superba e splendida missione.
Aiutaci Eminenza, suggeriscici quanto si potrà ancora fare. Tutto per la costruzione del regno di Dio, qui, adesso, subito, il regno di Gesù e di Maria per sempre.
                                                          
                    †Arcivescovo Prelato di Pompei
                                                                   Delegato Pontificio

Gesù è il Bell’Amore di Maria che rinnova la nostra vita
Il Cardinale Elio Sgreccia, nella sua omelia del 2 ottobre, si è soffermato sul tema dell’amore.
Se l’amore non è vero, pulito, sano, non viene da Dio e tutto crolla miseramente: la famiglia, la società, la Chiesa. Per questo siamo chiamati ad imitare Maria. La sua accoglienza docile della volontà di Dio è l’esempio da seguire per incontrare e ricevere l’amore di Dio e l’esempio da seguire per incontrare e ricevere l’amore di Cristo.
La Supplica, un atto d’amore alla Vergine
Dal 14 ottobre 1883 la Supplica, che reciteremo al termine della celebrazione, composta dal Beato Bartolo Longo e  definita “Atto d’amore alla Vergine”, viene a risuonare su questa piazza, due volte ogni anno: l’8 maggio e nella prima domenica d’ottobre, come un appuntamento solenne e coinvolgente, “l’ora del mondo” come la chiamò il Beato.
I pellegrini presenti e i celebranti vogliono raccogliere la voce profonda del cuore e della coscienza di tutta l’umanità per presentarla a Maria scandendo gli aneliti, le necessità, le speranze di fronte ai momenti della storia  che sempre riserva timori, precarietà e speranze.
Sono grato al Delegato Pontificio, l’Arcivescovo Mons. Carlo Liberati di avermi invitato a unire la mia preghiera alla Sua preghiera e alla vostra preghiera in questa celebrazione e di esprimere a nome di tutti voi e anche di quanti ci ascoltano attraverso i Media questa Supplica come Atto di Amore a Maria.
Maria, Madre del Bell’Amore
 Oggi la nostra supplica è preceduta dalla Liturgia dedicata a Maria Vergine “Madre del Bell’Amore”: “Venite e contemplate la vostra Regina che splende fra gli astri del mattino; il sole e la luna ammirano la sua bellezza, in Lei si allietano tutti i figli di Dio”! (Antifona d’ingresso)
Vogliamo specchiarci nella bellezza di Maria, anzi nella bellezza del Suo Amore. In Maria questo amore è impreziosito dal privilegio della preservazione dal peccato, perché Immacolata, predestinata ad essere Madre del Figlio Unigenito del Padre; “Vergine e Madre, Figlia del Suo Figlio”; è amore sponsale perché Maria concepì lo Spirito Santo, l’Amore Eterno, è l’Amore della Madre di Gesù, Figlio di Dio. Il bell’Amore di Maria è Gesù stesso.
Quel Gesù, Figlio Suo e Figlio dell’Eterno Padre, è l’Amore più Bello, l’Amore che si è donato come testimone dell’Amore di Dio per l’uomo sulle braccia di Maria.
Dall’Amore di Gesù, offerto per noi sulla Croce, siamo noi stessi legati a Maria, figli redenti del Suo sangue. Maria è partecipe della Bellezza del Figlio e la riverbera, la irraggia su di noi, Lei che è piena di Grazia.
In definitiva il Bell’Amore, è Gesù stesso, Gesù che Maria portò in grembo, nutrì e custodì nelle Sue braccia per donarlo a noi, così come l’ immagine  del nostro Santuario: Maria porge Gesù a S. Domenico e a S. Caterina, come a tutti coloro che La invocano.
Abbiamo ascoltato dalla Iª Lettura le parole che il testo biblico del Siracide, testo dedicato alla Sapienza, testo che la Chiesa attribuisce a Maria, capolavoro della Sapienza Divina: “Io, come vite, produco germogli di Grazia, e i miei fiori donano frutti di gloria e di rettitudine. Io sono la Madre del Bell’Amore e del timore, della conoscenza e della santa speranza. In me è la grazia per ogni via e verità, in me ogni speranza di vita è virtù”.
Le molteplici forme dell’amore umano
Di fronte a questa realtà viva, a questo Volto che ci guarda e ci ascolta, dobbiamo però ciascuno di noi guardare dentro di noi e attorno a noi: come si sviluppa di fatto l’amore umano?
Si somiglia alla esemplarità di Maria? È unito a Cristo che è il Bell’Amore, donato alla nostra umanità?
Si sa che l’amore umano si presenta con diverse manifestazioni e in più dimensioni: c’è l’amore sponsale tra l’uomo e la donna, orientato nella struttura stessa della persona al matrimonio e alla famiglia, c’è l’amore di amicizia che unisce affettivamente, non solo in gioventù, e facilita la ricchezza dei sentimenti e la crescita delle persone; c’è l’amore parentale: quello dei genitori verso i figli e dei figli verso i genitori e fra parenti e congiunti; c’è l’amore verginale, consacrato o celibatario che trova motivo di vita nella dedizione a valori alti, e verso l’Amore stesso di Cristo Sposo della Chiesa, Ma a quali condizioni questo molteplice amore è bello?
Come possiamo costruire questo amore bello, pulito e ricco in tutte le sue manifestazioni?
Gli abissi in cui l’uomo riduce l’amore
Non mi soffermo a descrivere la catastrofe e la bassezza in cui talora viene trascinato oggi l’amore sponsale: dalle divisioni, dalle violenze, dalle separazioni, dai tentativi innaturali di sostituzione all’amore casto e fecondo del matrimonio dell’uomo e della donna, in vista della unione perenne degli sposi e della procreazione dei figli, con altre forme innaturali e ideologiche; non voglio fermarmi a sottolineare le difficoltà, motivate spesso per povertà di mezzi e per povertà spirituale, in ordine all’accoglienza dei figli.
Con l’Amore con cui Maria guarda il suo Figlio, ogni sposa dovrebbe attendere e accogliere il proprio figlio. Sono 110598 in questa Regione, nella sola Campania, i figli rifiutati e soppressi ogni anno nei vostri ospedali secondo l’ultimo censimento.
Non voglio insistere su tutte quelle industrie e imprese che fanno del sesso, e del corpo umano commercio e mezzo di dominio e di guadagno. Ai legami di amicizia si sono spesso sostituite le organizzazioni a delinquere.
La famiglia, la società, la Chiesa non possono vivere se l’amore non è vero, pulito, sano, se non è congiunto alla sorgente del Bell’Amore
Per rinnovare l’amore umano, tutte le manifestazioni dell’amore (quello sponsale, quello parentale, quello di amicizia, quello di consacrazione), devono essere pulite, sane; devono essere congiunte con la sorgente del bell’Amore, che è Cristo offerto a noi da Maria, comunicato a noi dalla Chiesa.
Siamo chiamati a fare coraggiosi cambiamenti e trasparenti conversioni: senza l’amore vero, pulito e sano non può vivere né la società, né la famiglia, né la Chiesa.
Dobbiamo cominciare da qui: ravvivare l’amore cristiano, l’amore cristiano che nasce dalla Santissima Trinità, Gesù l’ha rivelato e testimoniato con il dono di sé e lo ha donato alla Chiesa con lo Spirito Santo; è l’Amore quello di cui Maria fu ripiena fin dal concepimento e che noi abbiamo ricevuto nel Battesimo e in tutti i Sacramenti.
Questo dono consente di rinnovare l’amore umano in tutte le sue manifestazioni, se siamo fedeli, se siamo devoti e limpidi nei pensieri e nelle opere.
Questo Amore di Cristo, chiamato “carità”, rinnova, eleva e purifica ogni forma di amore umano; quello sponsale, quello di amicizia, quello parentale, quello che si esprime nel matrimonio e quello che si consacra. Questo è l’Amore che mantiene i cristiani fedeli, è l’Amore che Cristo non ci negherà mai.
Abbiamo letto dal testo di Paolo: “in conclusione fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri” (Fil. 4, 6-9).
Imparare da Maria a fare dono di sé: è il presupposto per incontrare e ricevere l’amore di Cristo
Per incontrare e ricevere questo Amore occorre però una impostazione di vita, quella che ci ha insegnato Maria, con il suo sì: “sia fatto di me secondo la Tua Parola” ha risposto Maria all’Angelo nell’Annunciazione.
Ci ha ricordato il modello di Maria il Santo Padre Benedetto XVI parlando in un Santuario Mariano
CONTINUA .......................


"Maggio 2012" L'Ora del Mondo

Presiede S. Ecc.za Mons. Rino Fisichella - Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione

Maggio, il mese dedicato alla Madonna
In trentamila a piedi da Napoli a Pompei

Da Pignataro Maggiore a Pompei – 85 chilometri a piedi per amore di Maria
È appena passato il mezzogiorno del 7 maggio. Le campane suonano a festa e il loro suono si unisce agli applausi della gente, che affolla il sagrato e le navate della Basilica. Da via Roma, si sente sempre più vicino un canto: “Evviva Maria, Maria evviva”.
La voce chiede che Maria “faccia la grazia” e, anche nel tono, sembra velata di commozione e di speranza, fiduciosa nell’attesa.
I pellegrini che  si avvicinano, circa 500, donne e uomini di ogni età, vengono da un posto vicino. Ma lontano per chi decide di percorrere il tragitto a piedi.
Sono tutti di Pignataro Maggiore, provincia di Caserta, 85 Km da Pompei. Dal 1945, partendo nella mezzanotte del 5 maggio, arrivano nella città mariana come io pellegrini d’un tempo, nella fatica del cammino e con un semplice zaino sulle spalle. L’Italia era coinvolta nell’immane tragedia della seconda guerra mondiale. Anche gli uomini di Pignataro furono chiamati a combattere.
A chi affidarsi se non a Maria, “onnipotente per grazia”? Le promisero che, se fossero tornati a casa sani e salvi, ogni anno sarebbero arrivati a Pompei. E la Vergine accolse la loro preghiera.
Il cammino implica fatica: i muscoli si contraggono, le ossa fanno male, la mente e il cuore si affliggono nella paura di non farcela. E non è un cammino faticoso la vita? Eppure, canta tutti “Evviva Maria, evviva Gesù”.
Quanto dolore nelle notizie, diffuse ogni giorno, di persone che si uccidono perché angosciati all’aver perso un posto di lavoro o dall’aver assistito, quasi imponenti, alla fine della propria azienda.
Supplichiamo Maria anche per i padri di famiglia che non ce la fanno più a “tirare avanti”, per i pensionati ridotti alla fame, per le madri costrette a spezzarsi la schiena divise tra il lavoro in casa e i mille lavori “per arrangiare”.
Con Lei, chiediamo al Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. E dallo a tutti, perché è proprio nel sangue dei sofferenti che vediamo Cristo Gesù. Eppure, per quanto sia essenziale il pane, lo è ancora di più l’amore di Maria, che si piega sulla sofferenza dell’uomo, anche quando i crocifissi della cronaca e della storia, gridano a gran voce il loro “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”.
L’ultima parte del tragitto, la lunga navata centrale del Santuario, i pellegrini di Pignataro la percorrono in ginocchio. E noi, in ginocchio, vogliamo ripetere a Maria, insieme al Beato Bartolo Longo: “Concedete a tutti noi l’amore vostro costante, e in modo speciale la vostra materna benedizione. No, non ci leveremo dai vostri piedi, non ci staccheremo dalle vostre ginocchia, finché non ci avrete benedetti”. (Autore: Giuseppe Pecorelli)
Oltre cinquantamila fedeli a piedi per incontrare Maria
Quest’anno tra le innumerevoli manifestazioni di amore alla SS.ma Vergine del Santo Rosario, qui a Pompei, s’è registrato, con crescente stupore di tutti, l’aumento dei pellegrinaggi a piedi.
Circa 50.000 fedeli hanno percorso le più diverse strade, tra viottoli di montagna, di colline e di campagne sperdute e lontani dalle consuete vie di comunicazione, per raggiungere il nostro Santuario.
Ciò che ha richiamato l’attenzione di tutti è stato il fatto che molti erano giovanissimi di ambo i sessi e sposi nella pienezza della giovinezza coniugale e agli albori della loro vocazione educativa.
Tra Rosari, canti, inni, salmi e preghiere di ogni genere sono giunti nel nostro Santuario con l’atteggiamento gioioso di chi ha saputo superare il proprio limite ed ha vissuto una fraternità con esperienza di fede che li ha riempiti di serenità.
Forse loro stessi non immaginavano che avrebbero potuto farlo e che nel bene da raggiungere ogni giorno non ci sono limiti e frontiere insuperabili.
Soprattutto hanno riscoperto e vissuto la preghiera come incanto e bellezza di dialogo con Dio e tra i fratelli, sotto lo sguardo tenerissimo di Maria SS.ma e la sua protezione materna.
Così il “miracolo di Pompei” è continuo e la Vergine SS. ma del S. Rosario ci tiene per mano, ci illumina, assiste e protegge.
Una delle realtà più significative che hanno reso incantevole questo cammino, durante tutto il mese di maggio, è stato ciò che da anni chiamiamo: “Il buon giorno a Maria”, alle ore 6,30 di ogni mattino.
Circa 2000 fedeli di ogni età, ceto sociale, giovani, donne uomini, si sono trovati uniti in comunione profonda tra canti, preghiere, annuncio e riflessione sulla Parola di Dio, richiesta di perdono, desiderio di perfezione, cantico del “Magnificat”, invocazione di discernimento sul proprio stato di vita, invocazione a vivere nella gioia la volontà di Dio.
È stato un vero miracolo di fedeltà al Signore chiamati da Maria SS. ma e condotti dallo Spirito Santo al quale hanno risposto: “Si vengo”.
Molti, per un mese, si sono alzati nel profondo della notte ad ogno ora (due – tre – quattro – cinque…) per essere presenti quando l’alba non era ancora spuntata, e questo per un intero mese.
L’aver constatato che centinaia e centinaia di persone tutte le notti hanno cantato dal profondo del cuore il loro: “De profundis clamàvi ad Te, Dòmine…” e con semplicità e fedeltà stupefanenti, ci hanno colato di gioia.
Siamo diventati più ottimisti e sereni per il nostro futuro.
La Chiesa c’è e si vede; la Chiesa è viva.
Tanti ci hanno probabilmente capiti. Il Restauro della nostra magnifica Basilica, senza alcun contributo delle Autorità Campane e una spesa di circa 5 milioni di Euro, hanno convinto i nostri fedeli ad essere vicini con la delicatezza, la sensibilità, la comunione del cuore.
Li ha spronati Maria SS.ma.
Hanno offerto il loro sacrificio, la stanchezza, il sudore del cammino nonostante l’umidità della notte e, spesso, il freddo del primo mattino.
Ad essi diciamo “Grazie” che Gesù e la sua e nostra Madre li riempia di pace e di gioia.
Ci sono venute in mente le parole di un coltissimo sacerdote italiano del secolo appena tramontato, a proposito della pietà popolare, don Giuseppe De Luca. Scrive quel sacerdote grande e che ha portato un notevole contributo alla cultura cattolica.
“Non si è pensato alla fede delle masse semplici, le quali sono rimaste folklore per i profani, gregge per chierici. Eppure, da codesto fondo Iddio ha tratto i Santi, e trae quelle anime che rinnovano”.
(Cfr. G. De Rosa, Atti del Seminario di studio “Giuseppe De Luca” e la storia della spiritualità; Vicenza 1984)
                             
                                (Autore: † Arcivescovo
                                                  Prelato e Delegato Pontificio
                                                        Carlo Liberati)
Uno spettacolo della fede
Martedì 8 maggio, S. E. Mons. Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei, ha definito “uno spettacolo della fede” il popolo di Dio accorso nella città mariana per la recita della Supplica alla beata Vergine del Santo Rosario.
Migliaia e migliaia di persone presenti anche in un giorno feriale.
In un mondo, che sembra aver dimenticato Dio, nascosto nella propria intimità, quando non emarginato del tutto, gli uomini e le donne di Maria Santissima sembrano andare controcorrente e gridare a tutti la propria fede in Cristo Gesù.
S. E. Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, nel corso della solenne concelebrazione Eucaristica, che ha presieduto ha esortato ogni cristiano a vivere da autentico discepolo di Cristo.
Ed, invece, molto spesso accade il contrario: non è il mondo che si conforma ai cristiani, ma i cristiani che so conformano al mondo.
Il presule ha spiegato: “Siamo caduti nella trappola della cultura di questo mondo.
Oggi non si riesce più  a riconoscere i figli di Dio, e di questo dobbiamo assumerci le responsabilità. In che modo infatti il nostro stile di vita è diverso da quanti non credono?
Se noi viviamo come loro, dove sta la differenza?
E quanti esempi potremmo avere!
Si pensi solo al fatto che non si crede più nel valore del matrimonio. Non crediamo più neppure che possa esserci un vero futuro. Che possiamo ancora ricercare la Verità e vivere in essa.
Quanti filosofi attestano che non esiste una verità. Ma non è vero.
Esiste e possiamo anche conoscerla! Per questo, con la benedizione di Maria, il Signore ci renda saldi nella fede, perseveranti nella speranza e forti nella carità”.
Il saluto di Mons. Liberati e l’omelia di Mons. Fisichella sono riportate integralmente in questa pagina web.
Le loro parole incoraggino i cristiani ad affermare con gioia, con forza e con orgoglio, nelle parole e nella testimonianza di vita, la propria appartenenza a Cristo. (Autore: Giuseppe Pecorelli)
La Supplica non finisce di stupire la chiesa e il mondo
Eccellenza Reverendissima,
sono molto lieto di poter salutare nella Sua Persona uno dei Prelati più vicini alla profonda sensibilità apostolica del santo Padre Benedetto XVI che L’ha posto a presiedere il Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione.
Sono felice che Lei sia qui a celebrare l’Eucarestia e “la Supplica” che fin dall’anno 1883 non finisce di stupire la Chiesa e il mondo per la sua bellezza teologica, la profondità di pensiero, l’affetto del suo autore, il Beato Bartolo Longo, che si rivolge alla più tenera delle madri, la SS.ma Vergine Maria che qui veneriamo sotto il titolo di vergine del S. Rosario di Pompei.
Eccellenza, per i fedeli che non La conoscessero ancora, devo ricordare che vostra Eccellenza oltre che Professore insigne di Teologia in Università pontificie, italiane e straniere, è stato Rettore Magnifico della pontificia Università del Laterano e Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
Oltre all’insegnamento per oltre un ventennio alla Pontificia Università Gregoriana è attualmente membro attivissimo e di rilievo presso molti Uffici della Santa Sede ed è considerato tra i più autorevoli teologi italiani a livello internazionale.
Eccellenza, ogni anno in questa splendida occasione della “Supplica”, dopo aver ossequiato e ringraziato tutte le Autorità presenti e il popolo di Dio qui convenuto, esprimo “ad alta voce qualche riflessione” che illustri e serva alla nostra delicata vocazione cristiana.
Lo scorso anno abbiamo riflettuto sul “dovere del Restauro di questa splendida nostra Basilica” iniziata fin dall’8 maggio 1876 dalla fede straordinaria del nostro Beato Bartolo Longo.
Nell’opera faticosa del Restauro siamo a buon punto. Forse non ci basterà l’impegno di questo intero anno: ma siamo contenti e ottimisti.
Intanto non posso non ricordare ai presenti, che per la prima volta sono giunti a Pompei, che questa Città è sorta soltanto per opera del Santuario e delle sue Istituzioni Caritative.”Gli Scavi”iniziavano appena a svilupparsi. Se fossero stati già pienamente operanti la Città sarebbe sorta altrove.
Quando il 13 novembre 1875 giunse nelle allora desolate campagne di Pompei la prodigiosa immagine della Vergine del S. Rosario, l’Avvocato Bartolo Longo, recuperato alla fede e da tre anni catechista, sentì che doveva prendersi cura degli Orfani, dei figli e figlie dei Carcerati, dell’infanzia e della gioventù abbandonata.
E nacquero come d’incanto dal deserto di questa Valle le Opere della fede cioè dell’amore cristiano.
L’8 maggio 1876 venne dunque posta la prima pietra per la costruzione di questo mirabile Santuario e intorno ad esso sorse la Città.
Sì, è stato il Beato Bartolo Longo a fondare la Città e lui soltanto. Le “Case Operaie”, il telegrafo, la stazione ferroviaria, un piccolo Ospedale, l’Osservatorio meteorologico e quello geodinamico sono sorti con la chiesa e le sue inseparabili Opere di Carità.
Poi seguì una incredibile serie di realizzazioni caritative: nel 1887 sorse l’Orfanotrofio femminile; nel 1892 nacque l’Ospizio per i figli e le figlie dei carcerati. Nel 1922 accoglierà anche le Figlie degli stessi detenuti.
La Rivista “Il Rosario e la Nuova Pompei” – dal 1884 – diventa organo di comunione e di aggiornamento del Santuario con i fedeli per l’apostolato mariano e la vitalità delle Opere di Carità e il loro mantenimento.
Dopo l’infausta legge N. 149 del 2001 che ha chiuso i nostri Orfanotrofi dopo circa 115 anni e quasi strangolato i nostri carismi educativi, il nostro Santuario ha cercato di reagire.
No! Non siamo fermi ad una “rievocazione del passato per quanto glorioso”, non ci piace essere “spettatori di cronaca” ma costruttori del futuro della storia.
Oggi, Eccellenza, abbiamo 2 Centri Diurni Polifunzionali, “Crescere Insieme” e “Bartolo Longo”, con oltre 250 fanciulli e fanciulle da educare.
Abbiamo istituito la “Casa Famiglia”, la “Comunità Incontro”, la “Casa Emmanuel”, il “Centro di Aiuto alla Vita”, il “Movimento per la Vita”, “l’Ambulatorio”, il “Consultorio” per fidanzati e giovani coppie in difficoltà e bisognose di orientamento e di consulenza legale e psicologica oltre che religiosa.
Si è ricostituita “ex novo” la “Casa Soggiorno Marianna de Fusco” per signore anziane e sole. Ci stiamo accingendo a ricostruire la “Casa del Pellegrino” dotandola di una mensa quotidiana per le folle dei poveri.
C’è inoltre la gravosa impresa quotidiana delle nostre Scuole Paritarie di ogni ordine e grado dall’infanzia abbandonata fino alla maturità delle Scuole Secondarie, con circa 920 Alunni.
Ma tutto questo impegno non basta certamente per affrontare i drammatici problemi del presente e a costruire il futuro. Ma ce la mettiamo tutta.
Soltanto che ci sentiamo soli e abbandonati da tutte le Autorità: Regionali, Provinciali, Comunali. Le Autorità politiche ci hanno sempre ignorati.
A questo punto, Eccellenza, avremmo ancora tanto da dirLe ma non è certo questo il momento.
Sarebbe un’offesa a questo popolo di Dio, la Chiesa viva dei nostri fedeli qui convenuti, chiamata da Maria SS.ma la Vergine del Santo Rosario, per aiutarci ad essere fedeli obbedienti a Gesù, Capo del Corpo mistico della Chiesa.
Ci limitiamo a porre una domanda non più rinviabile: perché ridurre il fiume Sarno che circonda Pompei ad una “fogna a cielo aperto”, sorgente di malattie incurabili e causa di morte?
Bartolo Longo non lo avrebbe permesso e noi con Lui.
Che il Beato Bartolo Longo ci assista e la Vergine SS.ma ci illumini con lo Spirito Santo prendendoci per mano nel nostro difficile cammino quotidiano.
                                        
                               (Autore: † Arcivescovo
                                                         Prelato e Delegato Pontificio
                                                                 Carlo Liberati)

Cronaca Supplica 2012
“Uno spettacolo della fede”. Così S. E. Mons. Carlo Liberati, arcivescovo di Pompei, ha definito il popolo di Dio accorso nella città mariana questa mattina, per la recita della Supplica alla Beata Vergine del Santo Rosario.
In un mondo, che sembra aver dimenticato Dio, nascosto nella propria intimità, quando non emarginato del tutto, gli uomini e le donne di Maria Santissima sembrano andare controcorrente e gridare a tutti la propria fede in Cristo Gesù.
Sua Ecc.za Mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, nel corso della solenne concelebrazione Eucaristica, che ha presieduto, ha esortato ogni cristiano a vivere da autentico discepolo di Cristo.
Ed, invece, molto spesso accade il contrario: non è il mondo che si conforma ai cristiani, ma i cristiani che si conformano al mondo. Il presule ha spiegato: “Siamo caduti nella trappola della cultura di questo mondo, non riescono più a riconoscere i figli di Dio, e di questo dobbiamo assumerci la responsabilità.
Come il nostro stile di vita è diverso da quelli che non credono, se viviamo come loro? Dove sta la differenza?
E quanti esempi potrei farvi! Se anche noi cadiamo nella trappola, se anche noi non crediamo ad esempio nell’amore del matrimonio, non crediamo più che veramente può esserci un futuro, che possiamo ancora ricercare e vivere nella Verità, e che non è vero che non esiste una Verità, esiste e possiamo anche conoscerla!”.
Per questo, con la benedizione di Maria, il Signore ci renda “saldi nella fede, perseveranti nella speranza e forti nella carità”.
L’assenza di Dio è un dramma nell’uomo. I cristiani riprendano coraggio!
Fratelli e sorelle,
prima di porci a riflettere sulla parola di Dio che è stata proclamata, desidero ringraziare Sua Eccellenza l’Arcivescovo per il saluto iniziale che mi ha rivolto, e per l’invito che mi ha permesso di essere qui con voi oggi, in questa ricorrenza celebrata in ogni parte del mondo. La Supplica è diventata negli anni punto di riferimento importante per tutti i cristiani.
Ringrazio Sua Eccellenza l’Arcivescovo per il grande impulso che ha dato al Santuario; la sua presenza ha portato l’incremento che è sotto i nostri occhi: anche se a prezzo di fatica e di un’opera svolta, a volte, in solitudine, il Santuario di Pompei è oggi certamente uno dei più importanti nel mondo e i pellegrini che qui vengono per rivolgersi alla Vergine sono sempre più numerosi, accolti, esauditi nella loro preghiera.
E come poter dimenticare i grandi segni della carità cristiana che qui trovano riscontro per la generosità dei pellegrini e lo zelo pastorale dell’Arcivescovo?
Il mio saluto va anche agli altri confratelli vescovi e ai sacerdoti, che insieme a me innalzano a Dio l’unico vero sacrificio di Cristo. Un cortese saluto alle autorità civili, militari e politiche che oggi sono qui e mi fanno l’onore di partecipare a questa celebrazione.
Cari fratelli e sorelle abbiamo inteso dal Vangelo che una donna, dopo aver ascoltato Gesù, disse: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato”.
Un’immagine che ci riporta a quella realtà di amore che lega il figlio alla madre che l’ha generato e che ancora continua a nutrirlo per crescerlo alla vita.
Gesù, però, le risponde: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
Siamo noi, fratelli e sorelle, quei beati di cui parla il Vangelo. Noi che oggi abbiamo ascoltato la parola di Dio. Siamo però chiamati anche a metterla in pratica.
Non basta l’ascolto della Parola; la Parola deve diventare vita, testimonianza nel mondo di oggi. Siamo ancora nel periodo pasquale, lo ricorda questo cero che è il simbolo di Cristo Risorto. Nel mondo di oggi siamo noi i testimoni che Gesù è morto e risorto, che ha sofferto, e che il Padre lo ha riportato alla vita per dare a tutti noi, a chi crede e a chi non crede, la certezza della speranza di una vita dopo la morte.
Questa è la nostra certezza: Gesù è ritornato in vita dopo tre giorni, e di tutto questo noi siamo i testimoni. Come gli Apostoli, incessantemente da 2000 anni, siamo testimoni della vita che Dio ha portato nel mondo.
Eppure molti oggi, come nel passato, non credono. Se non abbiamo speranza che ci sarà una vita dopo la morte, siamo i più miseri e miserabili tra gli uomini, perché tutto terminerebbe con la morte di cui non sappiamo né il come né il dove.
Essa ci coglierebbe all’improvviso e ci abbandonerebbe alla disperazione. Se non ci fosse nulla dopo la morte tutto si fermerebbe. Ma io non lo posso credere. Non lo voglio credere. Devo avere dentro di me la certezza che c’è la vita dopo la morte. E questo in forza di una ragione profonda che è data dall’Amore.
Quando si ama, si ama per sempre e nulla può spezzare questo legame. Ciò che noi portiamo nel mondo dunque è la speranza che deriva dal credere e dall’amare.
Una speranza che consente di tenere fissi i nostri occhi su Cristo Risorto. Perché allora nel mondo di oggi c’è chi non crede al nostro annuncio? Realmente dobbiamo dire, come più volte ha ripetuto Papa benedetto XVI, che siamo in una drammatica crisi di fede. Una profonda e grave crisi di fede che, probabilmente, inizia proprio da noi. Se il mondo non crede, è dovuto anche al fatto che la nostra testimonianza, forse, non è così forte e convinta come dovrebbe essere.
La crisi di fede del nostro tempo
Siamo caduti nella trappola della cultura di questo mondo. Oggi non si riesce più a riconoscere i figli di Dio, e di questo dobbiamo assumerci la responsabilità. In che modo infatti il nostro stile di vita è diverso da quanti non credono? Se noi viviamo come loro, dove sta la differenza?
E quanti esempi potremmo avere! Si pensi solo al fatto che non si crede più nel valore del matrimonio. Non crediamo più neppure che possa esserci un vero futuro. Che possiamo ancora ricercare la Verità e vivere in essa.
Quanti filosofi attestano che non esiste una verità. Ma non è vero. Esiste e possiamo anche conoscerla!
Tuttavia, se anche noi che dovremmo avere queste certezze non le viviamo nella nostra vita, la crisi di fede diventerà sempre più profonda.
Per questo occorre una nuova evangelizzazione. Recuperare la nostra fede. Convincerci che l’assenza di Dio è un dramma nell’uomo. Come potremmo vivere senza Dio? Come potremmo dare senso alla nostra vita?
Dopo che per quasi cento anni siamo stati illusi perché hanno insegnato che siamo diventati adulti, maturi, e che dobbiamo vivere nel mondo come se Dio non esistesse, ora tocchiamo con mano il punto di maturità a cui siamo arrivati!
Nessuno di noi ha mai sperimentato una crisi così profonda, una crisi economica, finanziaria, ma di fatto antropologica, come quella presente.
La paura dell’uomo contemporaneo
L’uomo è in crisi, ha paura, non ha più un futuro davanti a sé. Stiamo vivendo ora una crisi così profonda proprio perché abbiamo messo Dio in disparte nella nostra vita.
Riprendiamo coraggio! Oggi abbiamo ascoltato dagli Apostoli che dobbiamo essere saldi nella fede. Abbiamo bisogno davvero di essere solidi nella fede; di viverla nonostante le tribolazioni, perché abbiamo affidato la nostra vita a Cristo Risorto.
Abbiamo ascoltato nella prima lettura quanto è successo a Paolo. Alcuni persuasero la folla, lo lapidarono e lo trascinarono fuori della città credendolo morto. Anche oggi avviene questo, anche oggi noi cristiani veniamo uccisi solo perché siamo cristiani.
Certo, nelle nostre terre non succede in questo modo; ma ricordo l’espressione del filosofo danese Kierkegaard, il quale diceva: “Se oggi Cristo dovesse tornare non lo metterebbero in croce, ma in ridicolo”.
Questo è il martirio dei nostri giorni: metterci in ridicolo. Essere trattati come cittadini di serie B. Far passare noi, che abbiamo portato con la nostra storia il progresso, per quelli che non lo vogliono.
Noi fautori e produttori di scienza siamo considerati come quelli che sono contro la conquista scientifica, mentre desideriamo solo che questa conquista abbia ad essere regolata nell’uso che ne viene fatto, che non deve discriminare nessuno, perché davanti alle conquiste della scienza non non può esserci chi ne beneficia perché è ricco e chi rimane emarginato perché è povero.
La corrosione dei valori cristiani
Per questo siamo diventati ormai come uno “spettacolo” davanti al mondo.   
Nessuno si illuda tra di noi. Nei prossimi anni potrebbe essere ancora peggio. Il controllo che viene fatto sul nostro linguaggio e sui nostri comportamenti è talmente vasto, ma sottile da non accorgersene. Si pensi che in alcuni Paesi del mondo è ormai proibito perfino dire pubblicamente “Merry Christmas”, “Buon Natale”! Dobbiamo riflettere seriamente su questo. Possiamo pensare semplicemente che da noi non avverrà mai? Chi l’ha detto? È una domanda che suscita la nostra riflessione.
Oggi siamo qui a supplicare la Vergine Maria. Questa non è una preghiera come tante, questa è la Supplica alla Vergine di Pompei.
La Supplica è una preghiera del tutto particolare. Richiede, innanzitutto, umiltà; ciò significa sentire il bisogno di Dio. Teniamo gli occhi fissi su di Lei che davanti a Dio ha detto: “Sono la serva del Signore”. Maria ha permesso a Dio di plasmarla; per questo di generazione in generazione tutti ricordano la Vergine Maria.
Tutti la invocano. Tutti fissano lo sguardo su di Lui, consapevoli che davanti a Dio abbiamo sempre bisogno di Lei per comprendere la vita, il bene e il male; per comprendere il Suo amore, per avere da Lui il perdono e la misericordia. Lasciamoci plasmare da Dio come lei, come la Vergine, perché in questo è il nostro futuro, e così riusciremo a dare risposta alla sofferenza del momento presente.
L’amore a Maria Santissima ci salverà
A Pompei veniamo per aprire il cuore davanti alla Vergine e nel silenzio, solo noi e Lei, apriamo il cuore e mostriamo ciò che vi è dentro: l’amarezza, la tristezza, il bisogno…
Tuttavia non dobbiamo moltiplicare le parole. Lei conosce già il nostro cuore e i nostri pensieri.
La Supplica, inoltre, richiede affetto, l’umiltà di chi sa di essere amato. Qui siamo davanti ad una madre, e noi siamo suoi figli. Davanti a Lei non ci sono differenze di persona, c’è solo l’affetto di una madre.
Una madre, per definizione, è colei che dà tutto.
Ripetiamo, quindi, come nella Supplica: Maria non ce ne andremo da te finché non ci avrai benedetti. Cioè fino a quando non ci avrai fatto comprendere che essere cristiani in questo mondo significa avere coraggio, vivere in ginocchio davanti a te, condurre uno stile di vita che ci consenta di essere riconosciuti come figli di Dio.
Restiamo ora qualche istante in silenzio. La Parola di Dio, che abbiamo ascoltato, provochi ancora la nostra mente a riflettere e il cuore si apra alla preghiera: o Signore, rendici saldi nella fede, perseveranti nella speranza e forti nella carità. E così sia.
                                                              
                             dev.mo nel Signore
                                                                          † Rino Fisichella

Uniti con Maria, trasformati dallo Spirito Santo
L’Anno della Fede affidato alla Madonna di Pompei
L’arcivescovo S. E.Mons. Carlo Liberati riceve i ringraziamenti e l’incoraggiamento del Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
Dal Vaticano, 14 maggio 2012
Eccellenza Reverendissima,
di ritorno a Roma, mi permetta di ringraziarla ancora una volta per l’invito a presiedere la Supplica, per l’ospitalità che mi ha riservato e per la grande generosità con cui ha voluto accompagnarla.
Poter presiedere la S. Messa e la Supplica alla regina del Santo Rosario di Pompei è stato per me motivo di grande onore e di immensa gioia.
Ho potuto toccare con mano la devozione e l’affetto che anima tante persone verso la Santa Vergine di Pompei, frutto soprattutto del suo fecondo e instancabile impegno nella guida del Santuario e di tutte le sue numerose e importanti opere di carità.
Questo mi ha confermato come la pietà popolare sia fondamentale e necessaria per una vera ed efficace opera di Nuova Evangelizzazione.
La incoraggio nel suo ministero e, insieme a Lei, affido alla Madonna di Pompei l’ormai imminente “Anno della Fede”.
RingraziandoLa ancora, l’occasione mi è gradita per confermarmi con sensi di distinto ossequio,
                                                                   
dell’Eccellenza Vostra Reverendissima
                                                         dev.mo nel Signore
                                                          † Rino Fisichella


"Ottobre 2012" L'Ora del Mondo
Presiede il Cardinale Mons. Adriano Bernardini - Nunzio Apostolico in Italia
Il Santuario di Pompei, sorgente di vera libertà, di giustizia, di pace

Il saluto dell’Arcivescovo di Pompei S. E. Mons. Carlo Liberati
Eccellenza Reverendissima e a me sempre cara,
sono molto lieto di poterLa incontrare qui a Pompei dopo i felici e ormai lontano anni della nostra formazione sacerdotale e universitaria (anche se ci siamo visti ieri l’altro a Loreto per la Visita Apostolica del Santo Padre).
A lei la Divina Provvidenza l’ha poi chiamata per le strade difficili e spesso molto lontane dalla
Diplomazia vaticana, come l’ultima in Argentina dove ha trascorso ben otto anni di arduo apostolato, percorrendo in lungo e in largo quella grande nazione e dove peraltro ha trovato decine di milioni di italiani in gran parte provenienti da questo nostro Meridione.
Ora, come Nunzio Apostolico in Italia, è qui tra noi per celebrare questa preghiera, la “Supplica” alla vergine del Santo Rosario, in uno tra i più celebri e grandi Santuari dedicati alla Madre di Gesù e nostra, nel mondo.
Grazie per questa sua presenza.
Oggi avrà la gioia di essere visto e ascoltato nel mondo per la soddisfazione che la RAI-TV italiana ci consente di esperimentare attraverso la diretta di questa Supplica per chiunque voglia unirsi a noi nella preghiera.
Di questo ringrazio vivamente la Presidente della RAI-TV Prof.ssa Sig.ra Anna Maria Tarantola e i suoi solerti e sensibili esperti, tecnici e collaboratori e collaboratrici. Eccellenza, siamo qui per la Chiesa di tutto il mondo, per l’Italia, per Pompei, dall’8 maggio 1876.
I nostri Orfanotrofi e Istituti di Accoglienza ed Educazione fin dal 14 ottobre 1883, data di inizio della prima Supplica, hanno educato almeno 100.000 bambini e bambine, ragazzi e ragazze, adolescenti, giovani.
Una infelice, infausta legge della nostra Repubblica, la n. 149 del 28 marzo 2001, ha tentato di distruggere il nostro carisma totalmente dedicato alla difesa dell’infanzia abbandonata, degli orfani delle guerre, dei figli e delle figlie dei carcerati e, oggi, delle famiglie massacrate da leggi permissive.
Quella legge che aboliva le Istituzioni esistenti e doveva dare inizio alle “Case Famiglia” sappiamo come va.
Per educare 4 0 6 bimbi ci vuole una folla di educatori impossibili da reggere economicamente. Tanto è vero che le “Case Famiglia” sono pochissime e in piena difficoltà.
I nostri Istituti si reggevano sul volontariato dell’amore cristiano, della nostra quotidiana oblatività. L’amore e il servizio del prossimo non si possono imporre per legge.
Oggi, sulle strade italiane vagano e soffrono almeno 30/40 mila bimbi, bimbe, giovani di ambo i sessi totalmente alla deriva e nel vortice di ogni sofferenza.
Vivono di accattonaggio, elemosina, lavoro coatto, schiavitù morale e materiale, sopraffazioni di ogni genere e corruzione abituale per le ragazze condannate alla miseria e da uomini e donne senza scrupoli alla prostituzione.
Sembra, da serie indagini e statistiche condotte, che questa gioventù offesa e abbandonata non sopravviva al 18° anno di età.
Ma il fatto, eccetto ciò che può fare la Chiesa, non sembra preoccupare nessuna delle alte Autorità della nostra repubblica. Per loro il fatto non esiste!
Ma a noi, promotori e difensori della vita, in nome di Cristo Redentore dell’uomo, interessa e come!
Oltre ad una “Casa Famiglia” e ad un’altra per “Alcolizzati e Drogati” conserviamo, anzi, abbiamo fatto nuovo il “Pensionato” per signore sole e oltre i 60 anni, spesso abbandonate.
Conserviamo i 925 Alunni  delle nostre Scuole Parificate di ogni ordine e grado. Stiamo ristrutturando la “Casa del Pellegrino” e le “Case Operaie” e dando nuovo impulso alla Caritas.
Eccellenza, nel nome e con l’intercessione di Maria, la Madre di Gesù e nostra, operiamo perché l’amore di Cristo rinnovi le nostre intelligenze, le coscienze, i nostri cuori e questo Santuario ormai tra i più celebrati nel mondo, possa essere con la potenza del santo Rosario di Maria faro di civiltà, cioè sorgente di vera libertà, di giustizia, di pace.
                                                                                     
† Carlo Liberati
                                                    Arcivescovo Prelato di Pompei
                                                         Delegato Pontificio

Dio continua a cercare l’uomo, nonostante le delusioni e i rifiuti
“In verità è per me un grande onore ed una grande gioia unirmi a voi in questo giorno dedicato alla Supplica alla madonna, alla vergine di Pompei. Ringrazio per questo onore Sua Eccellenza Mons. Carlo Liberati per l’invito, mentre saluto tutti gli Ecc.mi Confratelli nell’Episcopato, Sacerdoti, Seminaristi, religiosi e religiose, le autorità civili e di sicurezza”.
La Vergine dell’Annunciazione
Maria tanto venerata in tutta la cristianità ed in modo particolare qui a Pompei, si offre ai fedeli sotto i titoli e le sue missioni più varie. A voi, qui a Pompei, si dà sotto il titolo di Nostra Signora del Rosario, nella sua espressione di Madre. La Missione di Madre di Gesù, che sboccia appunto in Nazareth, nel momento in cui una semplice fanciulla di un borgo oscuro della Palestina ha detto il suo “sì” dell’accoglienza, ossia ha accettato di entrare nel progetto meraviglioso che accompagna tutta l’umanità e del quale siamo soggetti attivi.
Mi pare che il clima tipico dell’annuncio a Maria sia caratterizzato, per quanto ciò possa sembrare paradossale, dal silenzio. Si ha l’impressione che le stesse parole scaturiscano da abissi di silenzio.
La madonna essenzialmente tace, nella sua casetta di Nazareth. Il suo è il silenzio dell’ascolto carico di attenzione, di rispetto e partecipazione per il messaggio che viene dall’alto, dall’Angelo. È il silenzio tipico dell’accoglienza femminile.
Attraverso il silenzio la parola si compie e si fa verbo in lei. È il silenzio dell’interesse profondo, della meraviglia.
Il silenzio della madonna sottolinea la distanza tra il suo universo familiare, il suo progetto di vita e quell’annuncio che irrompe dall’alto. Quella proposta che sembra una “rottura” rispetto alla continuità delle sue occupazioni, dei suoi orizzonti abituali, della sua vita quotidiana. È la parola che entra in Lei, oltre il fracasso di oggi che non ci fa percepire la Grazia di Dio che è in noi. Il silenzio permette alla Madonna che partecipa alla richiesta… prendere atto di un piano divino che la supera.
Attraverso il silenzio Maria entra in un “altro mondo” e permette a Dio di entrare nella sua esistenza e di imprimerle una svolta radicale, un orientamento inimmaginabile.
E “L’orientamento inimmaginabile” è proprio quello di essere chiamata a divenire Madre di Dio.
Maria Madre di Dio, Madre nostra e Madre della Chiesa
Maria è così Madre di Dio, perché ha generato il Dio fatto uomo. Non...
Dio non è stanco dell’uomo
La felicità dell’uomo è nell’accogliere la presenza di Dio. È l’insegnamento di Maria
La preghiera di fronte all’immagine di Maria
CONTINUA...


"Maggio 2013" L'Ora del Mondo

Presiede S. Ecc.za Mons. Tommaso Caputo - Arcivescovo-Prelato di Pompei e Delegato Pontificio
Lettera di Mons. Caputo ai fedeli del Santuario
La prima Supplica come Vescovo do Pompei
Carissimi devoti della Madonna del Rosario di Pompei,
vi giunga, attraverso le pagine della nostra rivista “Il Rosario e la Nuova Pompei”, il mio più affettuoso saluto.
È con gioia che desidero condividere con voi alcune riflessioni. Si avvicina il mese di maggio, dedicato a Maria, Madre della Chiesa e nostra.
In questo periodo, nonostante il consumismo abbia eroso il tempo di tanti cristiani e il relativismo
etico ne abbia minato la fede, in molte città grandi e piccole, si organizzano celebrazioni, incontri, processioni, momenti di preghiera in onore della Vergine.
Le chiese, le cappelle, le piccole edicole erette dalla pietà popolare ai crocicchi delle strade vengono addobbate con i bei fiori che la natura generosa ci dona in questa stagione. Certamente la Vergine Maria gioirà di queste iniziative che accrescono la fede e la devozione dei suoi figli.
Qui a Pompei, dove veneriamo Maria con il titolo di Madonna del Rosario, nel mese di maggio viviamo la bellissima esperienza del “Buongiorno a Maria”.
Ogni mattina dei giorni feriali, alle 6.30, ci ritroviamo per iniziare la giornata con la Madonna, affidando a Lei i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni, accogliendo dalle sue braccia Gesù e riprendendo in mano la corona del Rosario che lei ci dona.
In questo mese, poi, c’è la grande giornata della Supplica dell’8 maggio.
Questa data fu scelta dal nostro fondatore, il Beato Bartolo Longo, per la posa della prima pietra del nascente Santuario, nel 1876, perché in quell’epoca era il giorno in cui si festeggiava san Michele Arcangelo, sotto la cui protezione Longo volle mettere la sua opera.
In quel giorno, tutti insieme, reciteremo solennemente la splendida preghiera composta dal Beato giusto centotrenta anni fa, nel 1883.
Come sapete, sono a Pompei da qualche mese, mentre viviamo l’Anno della fede.
Ne ringrazio il Signore. È davvero un orizzonte di grazia quello che si è aperto davanti a me e che vado conoscendo meglio ogni giorno.
Vivere quotidianamente sotto lo sguardo di Maria SS.ma me la fa amare sempre di più ed accresce in me il desiderio, già espresso nell’omelia del 12 gennaio scorso, di prendere Maria, come l’Apostolo Giovanni, nella mia casa, nel più profondo di me stesso (Gv 19,27), perché Ella possa riempire tutto lo spazio della mia vita interiore, il mio io umano e cristiano, come ci ha insegnato il Beato Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Redemptoris Mater (RM,45).
Nella stessa Enciclica leggiamo anche: “Maria è presente nella Chiesa come Madre di Cristo, ed insieme come quella madre che Cristo, nel mistero della redenzione, ha dato all’uomo nella persona di Giovanni apostolo. Perciò, Maria abbraccia, con la sua nuova maternità nello Spirito, tutti e ciascuno nella Chiesa, abbraccia anche  tutti e ciascuno mediante la Chiesa. In questo senso Maria, Madre della Chiesa, ne è anche modello” (RM, 47).
Queste affermazioni del Magistero trovano una sintesi mirabile nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Maria è l’orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla.
La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (n. 2679).
Ognuno di noi, dunque, dovrebbe portare Maria a casa, vivere con Maria, andare a Cristo con Maria e per Maria, perché Lei, come diceva sant’Agostino (Sermone 291) è madre spirituale che nutre i cristiani della salvezza che viene dal suo grembo.
Quando Gesù sulla croce ha lasciato a Giovanni, ed in lui a tutta l’umanità, Maria come madre, ci ha indicato la strada; prendere con noi Maria e, attraverso lei, arrivare a Gesù.
Quindi è nostro preciso dovere prenderla nella nostra casa, proprio come Giovanni e abitare con Lei, perché la nostra fede, debole, prenda forza dalla sua maternità, riceva luce dai suoi consigli e sia guidata da Lei, esempio perfetto di cristiana. È quello che vi invito a fare e che desidero fare assieme a voi, in particolare in questo mese di maggio!
                                                                
                † Tommaso Caputo                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Arcivescovo-Prelato di Pompei
                                                                  e Delegato Pontificio
La Cronaca
Pompei e San Pietro due piazze della stessa fede
Due piazze unite nel nome di Maria, San Pietro e Pompei, che diventano un’unica agorà elevando al cielo un’intensa preghiera alla Vergine. Lo scorso 8 maggio, mentre decine di migliaia di persone radunate davanti al Santuario  della Madonna del Rosario di Pompei partecipavano alla Santa Messa e alla Supplica alla vergine, Papa Francesco, in Vaticano, così si rivolgeva agli oltre centomila fedeli riuniti per l’Udienza generale del mercoledì: “Oggi, 8 maggio, si eleva l’intensa preghiera della “Supplica alla Madonna del Rosario” di Pompei, composta dal Beato Bartolo Longo.
Ci uniamo spiritualmente a questo popolare atto di fede e di devozione, affinché per intercessione di Maria, il Signore conceda misericordia e pace alla Chiesa e al mondo intero”. Queste parole, riportate al popolo di Maria dall’Arcivescovo-Prelato e Delegato Pontificio, Mons.
Tommaso Caputo, che per la prima volta presiedeva il solenne rito della Supplica, sono state accolte con profonda gioia e sottolineate da un lungo applauso. Sull’altare, posto davanti alla facciata del Santuario, dedicata alla Pace Universale, anche l’arcivescovo metropolita di Benevento, Andrea Mugione; l’Arcivescovo eletto a Capua, Salvatore Visco; il Vescovo eletto di Ischia, Pietro Lagnese; gli emeriti di Aversa, Mario Milano, e di Nocera-Sarno, Gioacchino Illiano; il Vicario Apostolico Emerito di Aleppo, in Siria, Giuseppe Nazzaro, e il Padre Abate Giordano Rota, Amministratore Apostolico della Badia di Cava de’ Tirreni.
La piazza gremita ha seguito con partecipazione ogni momento della celebrazione, animata dai canti liturgici eseguiti dal Coro Pompeiano, diretto dal maestro don Francesco Di Fuccia, con all’organo il maestro Francesco Federico.
Nelle prime file, accanto alle numerose autorità civili e militari, ai malati e ai diversamente abili, i bambini e i ragazzi accolti nei Centri Educativi del santuario, che da oltre cento anni, secondo il carisma e l’esempio del fondatore di Pompei, il Beato Bartolo Longo, vengono amorevolmente seguiti nel loro cammino di crescita fisica, spirituale e culturale dalle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei e dai Fratelli delle Scuole Cristiane di San Giovanni Battista de La Salle.
Nell’omelia, che riporterò integralmente in basso, Mons. Caputo ha indicato ai presenti Maria come modello di vita, soprattutto in quell’Anno della fede, durante il quale la Chiesa invita i credenti a fare un decisivo scatto in avanti nel proprio cammino spirituale.
Forte anche il richiamo a riprendere in mano la corona del Rosario, vera forza di Pompei, per la sua fisionomia mariana e la valenza cristologica.
Anche quest’anno, come accade a partire dal 1979, l’emittente privata “Napoli Canale 21” ha trasmesso in diretta la Supplica e la santa Messa che l’ha preceduta in tutta la Campania e nelle regioni limitrofe, permettendo, così, a milioni di persone, soprattutto malati, anziani, carcerati ad unirsi spiritualmente in preghiera con la piazza di Pompei.
La sola Supplica è stata trasmessa anche da TV 2000, la TV dei cattolici italiani, che dalle 9.00 alle 10.00, ha dato vita anche ad uno speciale del suo programma “Nel cuore dei giorni, dedicato proprio alla Madonna di Pompei.
Numerose le Associazioni di Volontariato che, assieme alle forze dell’ordine ed al personale del Santuario, hanno contribuito all’organizzazione ed allo svolgimento della celebrazione: Associazione “San Giuseppe Moscati”, Associazione Nazionale Carabinieri, CISOM, Croce Rossa, Croce del Sud, Misericordia, Ospitalità di Pompei, Pompei Tourist Tutors, UNITALSI. (Autore: Loreta Somma)
L’Omelia del Prelato Mons. Caputo:
“da Maria impariamo lo stile della contemplazione cristiana, che non è fuga dal mondo, ma allenamento a conservare nel cuore le parole di Gesù”.
La realtà di una fede viva per una società più giusta e solidale
Cari Pellegrini presenti qui a Pompei, benvenuti!
Cari fratelli vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, autorità civili e militari, carissimi fedeli che ci seguite grazie ai mezzi di comunicazione sociale: ammalati, anziani, carcerati, vi giunga il mio più affettuoso saluto, vi sentiamo presentissimi insieme a noi, in questa magnifica piazza.
Siamo radunati davanti alla facciata del santuario della Beata Vergine del Rosario, dedicata alla pace e sulla cui sommità svetta la statua della Madonna.
Al termine della Santa Eucaristia, reciteremo la Supplica alla Madonna del Rosario, che il nostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo, definiva “l’Ora del Mondo” e che lui stesso ha composto giusto centotrenta anni fa.
È una splendida preghiera che racchiude in sé tutti i dolori e le speranze dell’umanità e dà voce all’amore che dalla terra si leva verso il cielo. È stata tradotta in decine di lingue e recitata, oggi e la prima domenica di ottobre, da milioni di fedeli in tante parti del mondo.
Questa preghiera di Bartolo Longo è anche un grande aiuto per il conseguimento della nostra più piena maturità cristiana. Recitare la Supplica alla Madonna di Pompei significa manifestare la nostra
figliolanza verso “la Madre”, che Gesù ci ha donato dall’alto della Croce, diventare intimi e familiari con Lei e con Dio.
Come l’apostolo Giovanni la prese nella sua casa, anche noi abbiamo il dovere di prenderla nella “nostra”, nel “più profondo di noi stessi” (Gv 19,27), perché Ella possa riempire tutto lo spazio della nostra vita interiore, il nostro io umano e cristiano, secondo una felice espressione del Beato Giovanni Paolo II (RM,45).
Abitando con Maria, la nostra fede debole prenderà forza dalla sua maternità, riceverà luce dai suoi consigli.
Sabato scorso, Papa Francesco, nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, dove si è recato per recitare il Santo Rosario ha affermato: “Gesù dalla croce dice a Maria, Indicando Giovanni: - Donna, ecco tuo figlio! – e a Giovanni: - Ecco tua madre” – (cfr Gv 19,26-27). In quel discepolo tutti noi siamo rappresentati: il Signore ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano; non avere paura delle difficoltà, affrontarle con l’aiuto della mamma”.
Ha anche chiesto di pregare per lui, perché ne ha bisogno, recitando tre Ave Maria. E noi, accogliendo la sua richiesta, certamente ci impegniamo a farlo!
Il Rosario è la vera forza di Pompei! È commovente vedere, qui a Pompei, con quale fede tante persone, anche giovani, recitano il Rosario: preghiera antica e sempre nuova, preghiera dalla “fisionomia mariana, dal cuore cristologico”, secondo la bella espressione del Beato Giovanni Paolo II nella Rosarium Virginis Mariae. Attraverso i misteri del Rosario ci immergiamo, alla scuola e con occhi di Maria, in un mistico pellegrinaggio, verso Gesù, vero Dio e vero uomo, compiendo così il passo essenziale della nostra identità cristiana.
Ritorna in mente, in proposito, l’insegnamento che, nell’Anno della Fede, il Papa emerito Benedetto XVI ha indicato per il Rosario, chiamato a diventare la forza dei fedeli di tutto il mondo. Una conferma in tal senso viene anche da Papa Francesco, che proprio in questi giorni, continuamente ci invita a pregare il Rosario, soprattutto in famiglia,
Qui a Pompei apprendiamo che il Rosario è una pedagogia inventata da Maria, con il suo amore di Madre, per aiutarci a “imparare” Gesù. Non meditiamo forse, nei misteri del rosario, gli eventi principali della vita di Lui? E non li imitiamo imprimendoli nella mente e nel cuore per rivestirci dei suoi stessi sentimenti?
È così che si diventa “amici” di Gesù: frequentandolo assiduamente. Lo diceva il Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario, delle opere di carità e della nuova città di Pompei.
Questa preghiera, così semplice da poter essere la preghiera di tutti e in tutte le circostanze, “batte il ritmo della vita umana, per armonizzarla col ritmo della vita divina”, nella gioiosa comunione della Santa Trinità, come ricordava Papa Giovanni Paolo II (RVM 25), che amava dire che il Rosario era la sua “preghiera prediletta”.
Ma perché, viene da chiedersi, per sintonizzare il ritmo della nostra vita sul ritmo della vita d’amore della Trinità, occorre pregare con Maria?
La risposta la troviamo nel Vangelo dell’Annunciazione che abbiamo appena ascoltato (Lc 1, 26-38).
Guardare a Gesù con gli occhi di Maria c’insegna come deve essere il nostro cuore: aperto, pienamente affidato, quasi un calice vuoto pronto ad accogliere il dono di Dio.
 Così come è stata Maria nel “fiat”, nel “si”, nella risposta all’angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
E Maria il suo “fiat” lo ha ripetuto ogni giorno, nella gioia e nel dolore, nella luce e nell’oscurità, sino ai piedi della croce e all’effusione dello Spirito del Cenacolo.
Maria, dunque, è il modello del discepolo che segue passo passo Gesù, affinché Egli possa rivivere il lui.
Da Maria impariamo lo stile della contemplazione cristiana, che non è fuga dal mondo, ma allenamento a conservare nel cuore le parole di Gesù (cf Lc 2,19) perché, al momento opportuno diano frutto nella vita.
Contemplare è, quindi, specchiarsi in Colui che si contempla, Gesù, per poterlo poi rispecchiare a propria volta.
Maria, poi, non è soltanto un modello, sia pure il più alto e trasparente, del nostro cammino di immedesimazione con Gesù. È molto di più. È la madre di Gesù ed è, spiritualmente ma realmente, la “madre nostra”. Maria esercita dal cielo la sua maternità verso di noi. Se ci avvicianiamo a lei con fiducia e disponibilità, ci nutre di quel latte spirituale che genera in noi la vita di Dio.
E concludiamo. Il fondatore della nuova Pompei, l’Avv. Bartolo Longo, ha unito in questo luogo, per un provvidenziale disegno, fede e carità.
Egli diceva che: “Carità senza Fede sarebbe la suprema delle menzogne. Fede senza Carità sarebbe la suprema delle incongruenze”. Le opere di carità da lui iniziate, continuano ancora oggi, adattandosi ai bisogni odierni.
La nostra società, pur così avanzata in molti campi, non riesce a sottrarsi al peso di ritardi e ingiustizie sociali. Queste opere – per i figli dei carcerati, per la gioventù in difficoltà, per i bambini, per gli anziani, per i tossicodipendenti, per le ragazze madri – vengono portate avanti anche con la generosa presenza delle Suore Domenicane del Santo Rosario, fondate dallo stesso Beato, dei benemeriti Fratelli delle Scuole Cristiane e di tanti altri.
Si tratta di opere di carità che si sostengono con l’aiuto generoso di fedeli di tutto il mondo.
Ed in questo, il Santuario di Pompei vuole continuare ad essere l’avamposto di un modello di amore solidale, l’altro nome, potremmo dire, della carità, nella fedeltà alla vocazione stessa della città di Bartolo Longo.
In un tempo di crisi, che preoccupa e crea disagi nella società e in molti nuclei familiari, specie nel Meridione, per mancanza di lavoro, soprattutto tra i giovani.
Pompei, ripensando alle sue origini e all’ispirazione di Bartolo Longo, vuole oggi offrire la realtà di una fede viva che rigenera e che forma cittadini impegnati giorno per giorno nel costruire una società giusta e solidale.
Tutto questo sotto lo sguardo di Maria, Vergine del Rosario. Qui tutto sembra convergere in una spinta delicata ma decisa, proviene dallo Spirito Santo. Divino artista della storia di Dio con gli uomini, affinché ci mettiamo alla scuola di Maria per “imparare” Gesù.
Il Gesù di sempre e il Gesù che, anche attraverso di noi, vuol vivere nel nostro tempo come Luce e salvezza per tutti.
Apriamogli il nostro cuore e portiamolo, così nel mondo!
                                                              
                          Tommaso Caputo
                                                               Arcivescovo-Prelato di Pompei
                                                                    E Delegato Pontificio
La Veglia
“Qui a Pompei, la salvezza di Dio, la misericordia di Dio, la riceviamo anche attraverso un’icona, questo Quadro della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, quadro famoso in tutto il mondo, in cui ammiriamo la Madonna in trono con Gesù in braccio e con, nella mano sinistra, la corona del Rosario che porge a Santa Caterina, mentre Gesù, appoggiato sulla sua gamba destra, la porge a San Domenico”.
Così, Mons. Caputo, durante la Messa d’intronizzazione del Quadro della vergine, ha sottolineato l’importanza di questa tela, il cui arrivo a Pompei ha sancito la data di nascita della città.
Quest’anno, infatti, in preparazione alla Supplica dell’8 maggio e nell’ambito degli interventi di restauro della basilica, anche il Presbiterio e il Trono sono stati sottoposti a una delicata azione di risanamento conservativo.
L’Icona, dunque, rimossa dal Trono, vi è stata nuovamente ricollocata il 6 maggio scorso.
La presenza della sacra Immagine della Vergine permette ai fedeli di sentirne quasi fisicamente la vicinanza, hanno bisogno di guardare Maria negli occhi, perché , come ha spiegato l’Arcivescovo di Pompei, durante la Veglia del 7 maggio, la Madonna “madre di Gesù, è spiritualmente, ma realmente, madre nostra”.
Il pellegrinaggio
Nella notte del 7 maggio si sono messi in cammino e per circa 90 chilometri hanno marciato verso Pompei in nome di una tradizione che dura da oltre 70 anni.
Sono i devoti di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta, che dal 1945, ogni anno, giungono pellegrini a Pompei nel giorno della Supplica.
Questo atto di omaggio che i pignataresi compiono per amore della Madonna di Pompei, nasce durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli uomini di Pignataro, come tanti altri connazionali, furono chiamati al fronte per difendere la Patria.
E a chi affidarsi se non a Maria, “onnipotente per grazia”? Le promisero che, se fossero tornati a casa sani e salvi, ogni anno sarebbero arrivati a piedi a Pompei. La vergine li esaudì e loro, ancora oggi, onorano il voto fatto.
Giovani, donne, anziani e bambini marciano, alternando canti e preghiere, fino a giungere sul sagrato della basilica mariana.
L’ultima parte del tragitto, la lunga navata centrale del Santuario, i pellegrini di Pignataro la percorrono in ginocchio. Dopo la lunga veglia di preghiera, attendono il momento in cui reciteranno nuovamente la Supplica con la certezza che la Madonna ascolterà ed esaudirà ancora le loro preghiere. (Autore: Loreta Somma)
Supplica 6 ottobre 2013
Il 6 ottobre, torna l’appuntamento con la Supplica, la preghiera composta dal Beato Bartolo Longo nel 1883. Sono decine di migliaia i fedeli che ogni anno (l’8 maggio e la prima domenica di ottobre) si ritrovano a Pompei, in unione spirituale con i milioni di fedeli che in tutto il mondo recitano con fervore questa preghiera, per invocare grazie e protezione, in un crescendo di espressioni ardenti d’amore e d’implorazione. Quest’anno a presiedere la santa Messa e a guidare, poi, la recita della Supplica, sarà mons. Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
L’Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu è nato a Pattada, in provincia di Sassari, il 2 giugno 1948. Formatosi nel seminario
vescovile di Ozieri, laureato in diritto canonico, ha svolto una lunga carriera diplomatica. Ordinato sacerdote il 27 agosto 1972, è entrato nel Servizio apostolico della Santa Sede nel 1984, svolgendo incarichi diplomatici presso le Nunziature della Repubblica Centrafricana, della Nuova Zelanda, del Regno Unito, della Francia e degli Stati Uniti. Il 15 ottobre 2001, Papa Giovanni Paolo II lo nomina Nunzio apostolico in Angola e Arcivescovo di Roselle.
Il 15 novembre successivo è nominato Nunzio anche dello Stato africano di São Tomé e Principe. Monsignor Becciu riceve la consacrazione episcopale il 1° dicembre 2001 dalle mani del Cardinale Angelo Sodano. Nel 2009, Papa Benedetto XVI lo nomina Nunzio Apostolico a Cuba. Il 10 maggio 2011, lo stesso Pontefice lo nomina Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato.
Il 31 agosto scorso, Papa Francesco lo ha confermato nel medesimo incarico. Milioni di fedeli avranno la possibilità di ascoltare e di unirsi alle voci che si leveranno da Pompei per supplicare la Vergine. L’intera funzione religiosa e la Supplica saranno, infatti, trasmesse, in diretta televisiva, da Napoli-Canale 21 e TV2000, a partire dalle 10.15. L’emittente televisiva della Conferenza Episcopale
Italiana è visibile sul canale 28 del digitale terrestre e sul canale 142 di Sky. Alle 12, infine, ci sarà un collegamento con Piazza San Pietro per ascoltare l’Angelus di Papa Francesco.
Lunedì 7, infine, solennità della Beata Vergine del Rosario, l’Arcivescovo di Pompei presiederà la santa Messa delle 19. In questo giorno si ricorda anche il decimo anniversario della visita di Papa Giovanni Paolo II, pellegrino nella città mariana il 7 ottobre 2003, a conclusione dell’Anno del Rosario.
Nel frattempo, sabato 5, ricorrenza del Beato Bartolo Longo, il Santuario di Pompei festeggerà il proprio amato fondatore, inaugurando anche la Cappella a lui dedicata, recentemente sottoposta ad alcuni interventi di restauro.
La giornata avrà inizio alle 6.30 con il “Buongiorno a Maria”. Più tardi, alle 10.30, mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato di Pompei, presiederà la santa Messa. Alla funzione religiosa prenderanno parte gli studenti delle scuole del Santuario che, al termine, offriranno un omaggio floreale al monumento del Beato in Piazza Bartolo Longo.
Ad arricchire la cerimonia, sarà la musica del Complesso Bandistico intitolato al Fondatore. Alle 19, mons. Giuseppe Adamo, Vicario Generale della Diocesi di Pompei, presiederà la solenne concelebrazione Eucaristica, al termine della quale ci sarà la processione con l’Urna del Beato Bartolo Longo attraverso via Roma, via San Michele e percorrendo, infine, piazza Bartolo Longo.


"Ottobre 2013" L'Ora del Mondo

Presiede Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni Angelo Becciu, Arcivescovo titolare di Roselle, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato,
Prelatura di Pompei – Ufficio Liturgico
Celebrazione Eucaristica e Recita della Supplica alla B.V.M.
Notificazione
Domenica 6 ottobre 2013 alle ore 10.30 in Piazza Bartolo Longo, Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni Angelo Becciu, Arcivescovo titolare di Roselle, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, presiederà la Celebrazione dell’Eucaristia e la recita della Supplica alla B.V. M.
Indicazioni per i concelebranti
Gli Ecc. mi Vescovi, portando con sé la mitra, il Vicario Generale della Prelatura e il Rettore del Santuario si riuniranno per le 10 nella cappella della Prelatura per indossare i paramenti liturgici. I Presbiteri che desiderano concelebrare si troveranno per le ore 9.45 nella sacrestia della Basilica per indossare i paramenti liturgici. Alle 10.15 saranno accompagnati nel corridoio della Cappella di San Giuseppe Moscati per prendere parte alla processione d’ingresso.
Indicazioni Rituali
Si celebra la Messa votiva della Beata Vergine Maria del Rosario. A conclusione dell’Anno della Fede i fedeli sono invitati in questa festa a rispecchiarsi in Colei che è beata perché ha creduto (cf. Lc 1, 45), ed in questa fede ha accolto nel suo grembo il Verbo di Dio per donarlo al mondo. Alla scuola di Maria Vergine, i fedeli imparano ad ascoltare con fede la Parola di Dio, a contemplarla nei misteri del Santo Rosario e a trasformarla in carità ardente verso i più deboli. In questa festa si trova quindi racchiusa tutta la missione della Chiesa di Pompei e il messaggio a tutti i devoti della Vergine del Rosario di Pompei.
Schema della Celebrazione
Riti d’introduzione

- Processione verso la Piazza Bartolo Longo (attraverso il corridoio Cappella San Giuseppe Moscati con uscita dalla sala vendita libri). Canto d’ingresso (incensazione altare-croce)
- Segno di croce e saluto liturgico
- S.E. Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo Prelato di Pompei rivolge all’Ecc.mo Arcivescovo un indirizzo di benvenuto
- Atto penitenziale: Signore pietà con tropi recitati; Dio onnipotente abbia misericordia di noi, ecc.
- Gloria (recitato)
- Orazione colletta (Messale Romano, formulario di Messa BVM del Rosario, 7 ottobre)
Liturgia della Parola
- 1° lettura (Atti degli Apostoli 1, 12-14) – salmo cantato (Magnificat: Luca 1, 46-55) – 2° lettura (Romani 12, 1-2.9-18) – canto al Vangelo (Luca 1, 28.42) – Vangelo (Luca 1, 26-38) – benedizione con evangeliario
- Omelia dell’Ecc.mo Arcivescovo
- Credo (recitato)
- Preghiera dei fedeli

Liturgia Eucaristica

- Canto d’offertorio e presentazione dei doni
- Prefazio e preghiera eucaristica II o III a seconda del tempo
- Santo (cantato)
- Dossologia in canto
- Padre nostro recitato
- Canto dell’Agnello di Dio
- Canti di comunione
- Orazione dopo la comunione
Riti di conclusione
- Supplica alla B.V.M.
- Benedizione solenne – congedo
- Ascolto dell’Angelus del Santo Padre Francesco in diretta da Piazza San Pietro
- Canto e processione finale (ingresso dalla sala offerte e corridoi del Santuario).

(Don Giuseppe Ruggiero)

Domenica 6 ottobre
Ore 10.15 Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Mons. Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. (Diretta su TV 2000 e Napoli Canale 21)
Ore 11.45 Supplica alla Beata Vergine del Santo Rosario. (Diretta su TV 2000 e Napoli Canale 21)
Ore 12.00 In collega mento con Piazza San Pietro, Angelus di Papa Francesco
Lunedi 7 ottobre - Solennità della Madonna del Rosario
Ore 19.00 Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. E. Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo - Prelato di Pompei.
Supplica 6 Ottobre 2013
Il 6 ottobre, torna l’appuntamento con la Supplica, la preghiera composta dal Beato Bartolo Longo nel 1883. Sono decine di migliaia i fedeli che ogni anno (l’8 maggio e la prima domenica di ottobre) si ritrovano a Pompei, in unione spirituale con i milioni di fedeli che in tutto il mondo recitano con fervore questa preghiera, per invocare grazie e protezione, in un crescendo di espressioni ardenti d’amore e d’implorazione. Quest’anno a presiedere la santa Messa e a guidare, poi, la recita della Supplica, sarà Mons. Giovanni Angelo Becciu, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. L’Arcivescovo Giovanni Angelo Becciu è nato a Pattada, in provincia di Sassari, il 2 giugno 1948.
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"Maggio 2014" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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"Ottobre 2014" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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"Maggio 2015" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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"Ottobre 2015" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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"Maggio 2016" L'Ora del Mondo
Presiede Sua Eminenza xxx

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"Ottobre 2016" L'Ora del Mondo
Presiede L’Arcivescovo Beniamino De Palma

(Vescovo di Nola)
Fede e speranza per un mondo più giusto
Domenica 2 ottobre, l’Arcivescovo Beniamino De Palma, Vescovo di Nola, ha presieduto la santa Messa e la recita della Supplica nella Basilica di Pompei. La pioggia non ha permesso di celebrare il
rito sul sagrato del Santuario, ma migliaia di persone non hanno voluto mancare all’appuntamento con "l’ora del mondo" tanto che il tempio non ha potuto accogliere tutti e molti hanno seguito il rito dall’esterno. Anche questa è stata una grande testimonianza di amore per la vergine.
La pioggia non ferma i devoti della Madonna di Pompei, che il 2 ottobre, prima domenica del mese del Santo Rosario, hanno affollato ogni spazio di una Basilica gremita per recitare, insieme, la Supplica alla beata Vergine. La devozione ha portato i tanti, che non sono riusciti ad entrare in chiesa, a rimanere fuori sotto il temporale. Un atto d’amore che racconta la profonda devozione dei fedeli a Maria. Ma ogni popolo, ogni nazione era a Pompei, almeno nello spirito. Mezzogiorno è l’ora che il Fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, definiva "del mondo". E proprio tutto il mondo si è unito alla città mariana allo scoccare di quell’ora: migliaia le chiese, i conventi, le piazze, dove si è recitata la preghiera d’invocazione a Maria, che lo stesso Longo compose nel 1883.
La Supplica e la celebrazione della Santa Messa che l’ha preceduta sono state presiedute dal Vescovo di Nola, l’Arcivescovo Beniamino De Palma. Nell’omelia, tenuta nel corso della funzione religiosa, concelebrata dall’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, e dall’Arcivescovo emerito di Aversa, Monsignor Mario Milano, il presule è partito da un’analisi amara della comunità umana nel tempo attuale: "Com’è difficile vivere – ha detto – in un mondo sconvolto come il nostro, com’è difficile vivere in un’Europa disperata, com’ è difficile vivere in una regione,, la nostra, nella quale si continua a spargere sangue e si ripetono attentati alla vita, attentati alla salute, attentati alla bellezza del territorio. Com’è difficile vivere e credere". In un contesto dalle tinte fosche,
Monsignor De Palma si è posto una domanda inevitabile per la coscienza di ogni credente: "Signore, fino a quando tacerai? Fino a quando ci nasconderai il tuo volto? Fino a quando darai l’impressione di essere assente dalla nostra storia? Fino a quando sembrerai indifferente alle tragedie umane? Fino a quando il malvagio avrà l’impressione di vincere sempre? Fino a quando il giusto, il povero, avrà l’impressione di essere sempre calpestato". La risposta è nella speranza, che accompagna la fede. "In questi tempi difficili – ha continuato l’Arcivescovo – com’è facile cadere nella trappola della paura, della rassegnazione, della mafia, della violenza. Com’è facile rifuggire dalla realtà per rifugiarsi in un mondo virtuale. Com’è difficile sperare in questo nostro tempo, in questo nostro territorio. Eppure è la speranza la virtù che ci sostiene in questi tempi difficili. Noi credenti abbiamo bisogno di speranza per annunciare il Vangelo con audacia e con coraggio. Hanno bisogno di speranza anche gli uomini laici se vogliono non rassegnarsi. O la speranza o la rassegnazione. O la speranza o il rifiuto della vita. O la speranza o il nulla. Tocca a noi scegliere".
La speranza accompagna la fede, quasi per mano. Credere però non è una scelta d’opportunità. "Dio – ha spiegato ancora il Presule – non ci promette una vita facile. Dio non ci promette garanzie. Dio ci promette la sua parola: ci sono io, non abbiate paura. Fede significa aggrapparsi alla promessa di Dio che non viene mai meno. Siamo saldi nella sua parola. Chi costruisce su di me, dice Gesù, costruisce sulla roccia. Anche se vengono le tempeste, la costruzione resta in piedi. Chi non costruisce su di me, costruisce sulla sabbia. Essere uomini attaccati alla fede significa lasciarsi prendere in braccio da Dio, sentirsi al sicuro nel cuore di Dio, fare l’esperienza che siamo importanti per Dio, sapere che i nostri nomi sono scritti nel palmo della sua mamo. Fede significa sentirsi amati e, se ci si sente amati, non si è mai soli". La speranza e la fede portano all’azione concreta: "Siamo chiamati a fare storia", ha esortato Monsignor De Palma, che ha anche invitato a "risvegliare la coscienza sociale". L’impegno concreto nella società si vive nel servizio per gli altri: "La compassione – ha concluso il celebrante – salverà il mondo, risolverà tutti i problemi. La
compassione creerà un mondo più fraterno, un mondo più vivibile, un mondo nel quale tutti stanno bene. Nessuno viva la vita per se stesso, la vita si vive per gli altri, ci è stata data per gli altri. Un servizio senza interessi, gratificazioni, consensi, vissuto nella gratuità e nella concretezza. Servizio concreto significa che siamo chiamati a rimettere in piedi tutti gli uomini, nessuno escluso. Il mondo è fatto per tutti. Dio non ha creato gli emarginati e gli esclusi. Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza".
E proprio a Pompei si vive l’impegno quotidiano nell’azione di contrasto ad ogni forma di disagio. Nel saluto a Monsignor De Palma, l’Arcivescovo Tommaso Caputo ha ricordato che il Santuario mariano è "una casa costruita da Bartolo Longo con i mattoni della fede e con quelli della carità, in un binomio inscindibile tra spiritualità e amore concreto verso gli ultimi e gli emarginati che lo ha portato a dare vita a numerose opere sociali attive ancora oggi per l’accoglienza di bambini, anziani, madri ed adolescenti in difficoltà, diversamente abili, ex tossicodipendenti, poveri, migranti". Le opere di carità continuano, lungo il solco tracciato dal Beato Bartolo Longo, pur mutando nelle forme che sono state adeguate ai tempi diversi. Non mancano gli ostacoli  da superare ogni giorno, grazie dell’intercessione della Vergine Maria e del Fondatore: "Ringraziamo Dio – ha affermato ancora Monsignor
Caputo – perché ci sostiene nel portare avanti, non senza difficoltà, la preziosa e pesante e, al tempo stesso, eredità di Bartolo Longo e affidiamo tutte le nostre vite e le nostre azioni alla Madonna del Rosario".
Il Prelato ha anche sottolineato il profondo legame tra le Chiese di Nola e Pompei, ricordando la presenza, nella città mariana, "di ben tre Vescovi originari proprio dalla diocesi di Nola: Monsignor Domenico Vacchiano; il servo di Dio, Monsignor Francesco Saverio Toppi, di cui è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione e di cui si concluderà l’inchiesta diocesana proprio nei prossimi giorni, il 13 ottobre; e Monsignor Domenico Sorrentino, attuale Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino".
L’intero rito, cui erano presenti, tra gli altri, il Commissario prefettizio di Pompei, Dottor Donato Cafagna, e l’ambasciatore d’Italia presso la santa Sede, Dottor Daniele Mancini, è stato trasmesso, in diretta televisiva, da Canale 21, l’emittente televisiva campana che, da anni, segue le celebrazioni e gli eventi più importanti che si tengono in Santuario.
(Autore: Giuseppe Pecorelli)


"Maggio 2017" L'Ora del Mondo
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"Ottobre 2017" L'Ora del Mondo
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"Maggio 2018" L'Ora del Mondo
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"Ottobre 2018" L'Ora del Mondo
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"Maggio 2019" L'Ora del Mondo
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"Ottobre 2019" L'Ora del Mondo
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"Maggio 2020" L'Ora del Mondo
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"Ottobre 2020" L'Ora del Mondo
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"Ottobre 2021" L'Ora del Mondo
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