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Vie Storiche - R

Sr.Domenicane > Case in Italia > Città di SMCV > Vie Storiche di SMCV
*Via Rampetta de Michele *Via Raffaele Uccella *Via Ricciardi *Via Roberto d'Angiò *Via Roma *Via dei Romani Vico 1

(Autore: Salvatore Fratta)



La strada, orientata da sud a nord, costituiva uno dei cardini (cardo in latino) dell’antica Capua, e attraversava la città nella zona occidentale.
Di questo cardo, nei pressi di Piazza Della Valle, furono rinvenuti solo pochi resti del tratto che si dirigeva verso sud, tratto scomparso totalmente sotto le abitazioni innalzate lungo l’attuale via Roma.
Si riconosce, invece, il tratto a nord che prende inizio dal trivio formato con via Gramsci e con piazza Girolamo della valle, conosciuto, fino ai primi anni del secolo passato, come trivio Rondinelle per una edicola in cui era effigiata l’immagine della Madonna circondata da alcune rondini in volo.
Poco più avanti, sulla destra, si presenta un antico decumano che tuttora mantiene inalterata la sua larghezza originale. Per una vetreria ubicata lungo il suo tragitto oggi la strada è nota come via Vetraia, ma popolarmente è conosciuto come “o vico friddo”.
Infatti, il sole vi fa capolino di prima mattina solo per pochi minuti.
A circa metà della strada, si nota uno stretto vicolo, il vicolo Conforti, rappresentante le ultime vestigia di una selle stradine di secondaria importanza della antica città…
Sulla sinistra si incrocia via Pietro Morelli e proprio all’angolo formato dalle due strade si rinvenne un tratto dell’antico cardo.
Proseguendo, sulla destra, si incontra via Martucci (ex via Torre), antico decumano conservatosi quasi intatto nelle sue caratteristiche originali. La via menava al Campidoglio e, di fronte al tempio, innalzava un magnifico arco che rovinò nel 1661. (G. Novi – Il Teatro della Guerra – 1861, pag. 95).
Anche all’incrocio con via Torre, nel 1955, furono rinvenuti alcuni reperti dello stesso cardo: un tratto di pavimentazione stradale costituita da blocchi di pietra, i cosiddetti basoli, tracce di una gradinata in calcare ed un fusto di colonna marmorea.
Successivamente, verso il 1990, nel tratto compreso fra le due strade suddette, furono ritrovati altri basoli del rivestimento stradale originario. E, sempre nello stesso tratto, fu rinvenuto un blocco di calcare. Sembra, fosse la parte inferiore dello stipite sinistro del portale di un edificio, del II sec. d.C., che apriva il suo ingresso sull’antica via.
Il reperto è esposto nel Circolo culturale “Il Pilastro” che, appunto, fa derivare da esso il suo nome.
Dopo aver attraversato l’intera città, la strada giungeva nella grande piazza che si apriva a poca distanza dal Campidoglio, o forse proprio dinnanzi ad esso: il “Foro dei Nobili”, ai cui margini si innalzavano altre grandiose costruzioni fra cui il Teatro e il Criptoportico.
Il cardo proseguiva fino alla Porta Volturnensis, detta anche porta Tifatina, che si apriva a breve distanza. Al di là della porta, la strada, divenuta strada consolare, prendeva il nome di Via Dianae.
La Via Dianae non è l’attuale via Galatina. Le ricerche archeologiche effettuate negli ultimi anni, indicano che la strada antica si discostava qualche decina di metri dalla strada attuale.
Fu ritrovato un tratto di circa 25 metri di lunghezza, in un’area libera dove, in precedenza, era impiantato un lavaggio per le auto e dove, successivamente, fu costruito un palazzo. Il tratto suddetto presentava una pavimentazione di basole poligonali di calcare bianco; al di sotto di essa fu rinvenuto un condotto rivestito di intonaco e dotato di prese d’aria posti ad una distanza di circa 20 metri l’uno dall’altre.
La strada continuava il suo cammino, rasentava la chiesa della Madonna delle Grazie e giungeva nei pressi del Cimitero. Proseguendo per la Cupa degli Spiriti, allora incassata fra pareti tufacee, toccava le pendici del Monte Tifata, nei pressi del tempio di Diana, e arrivava fino al fiume Volturno, per, poi, dirigersi oltre.
Una iscrizione ritrovata, sembra, nei pressi del Teatro o dell’Anfiteatro, ci informa che il duunviro Gaius Lartius Gabinius Fortuitus, fece pavimentare la via Diana dalla “Porta Volturn (ensis) ad vicum usq (ue)” a sue spese e la strada fu nota anche come via Gabinia. Il marmo su cui era incisa l’iscrizione “perché di smisurata grossezza, fu lasciato sotterra nello stesso luogo” del ritrovamento. (G. Rucca – Capua Antica – pag. 128) ed ora di esso non se ne sa più nulla.
Dai primi anni del Seicento e fino al 1871, la strada era nota come “Strada di S. Francesco”, perché giungeva nei pressi del convento dedicato a S. Francesco da Paola, costruito sull’antico Criptoportico nei primi anni del XVII sec.
Dal 1871 al 1890 circa, venne denominata “Via Volturno”, in ricordo della famosa battaglia.
Attualmente, è intitolata a “Roberto d’Angiò”, terzo Re di Napoli che ebbe i natali nel 1278, presso la Torre di S. Erasmo in Capitolio.
Lungo la strada si incontrano alcuni storici edifici: Il palazzo di Raimondo del Balzo Duca di Presenzano – La Torre di S. Erasmo – Il palazzo Teti.
Provenendo dal trivio. Dopo aver superato via Vetraia, si nota, sulla sinistra, un antico e possente palazzo a due piani sul cui ingresso sono posizionate due imponenti mezze colonne. Fu la residenza di Raimondo del Balzo (1745-1815) dei Baroni e Duchi di Presenzano, nato a S. Maria, città in cui i suoi avi vissero fin dalla seconda metà del Cinquecento.
Recenti scavi hanno accertato che tale fabbricato sorge sulle rovine di una Domus romana le cui vestigia, pavimenti e resti di mura, sono tuttora visibili subito dopo l’androne, a sinistra della prima parte del cortile.
Poiché la strada con le sue dimensioni originarie risultava stretta per le manovre di entrata e di uscita di carri e carrozze, davanti al portone d’ingresso, fu ricavato un piccolo spazio semicircolare permettendo, con una più agevole manovra, l’accesso al vasto cortile.          
(Autore: Salvatore Fratta)


Nel 1885 con l’esproprio del giardino privato, ubicato alla fine di via dei Gelsi, fu assicurato il collegamento con via S. Sebastiano, così chiamata per una chiesa dedicata al Santo: - La Chiesa di S. Sebastiano nella Piazza della Famiglia Frezza di questa Terra”.
La strada era nota anche come via dei Chincari per le numerose botteghe artigianali che producevano le tegole per la copertura dei tetti: i così detti “chinchi”, nome dialettale derivante dallo spagnolo.
Dopo il 1860, la strada di S. Sebastiano venne intitolata a Milbitz, e tale denominazione restò in essere anche quando venne realizzato il collegamento con via Avezzana (ex via dei Gelsi). Con l’avvento del periodo fascista, per disposizione superiore, il nome venne sostituito con l’attuale via Roma.
Fra i vari palazzi costruiti su questa strada, è da ricordare il palazzo del barone Petitti.
Costruito nei primi anni del Novecento, ospitò verso il 1920 la caserma dei Reali Carabinieri, poi trasferita in via Gallozzi.
Durante l’ultima Guerra fu requisito dai militari alleati ed adibito ad alloggio per gli ufficiali: ancora oggi sugli stipiti del portone d’ingresso si legge la ormai sbiadita scritta OFF LIMITS che proibiva l’ingresso ai soldati semplici.

             

(Autore: Salvatore Fratta)


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