Vie Storiche - M
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*Via Mario Fiore *Corso Martiri d'Ungheria *Via Matarazzo *Via Mazzocchi - II tratto *Via Melorio *Piazza Milbitz *Vicolo Mitreo
*Via Mario Fiore
Superata
via Tari si nota, sulla sinistra, incastonata nella facciata di un palazzo, una
stele funeraria di epoca romana che rappresenta, in primo piano, tre personaggi
in toga. Il palazzo viene popolarmente conosciuto come il Palazzo dei Mamozi.
Dopo
l’incrocio con via Cappabianca, sulla destra, insiste il Palazzo Palella un
notevole esempio di architettura settecentesca.
Alcuni
studiosi affermano che l’edificio richiama alla mente lo stile di Ferdinando
Sanfelice (noto architetto napoletano morto nel 1748), ma si ritiene che il
disegno sia opera di un collaboratore dei Vanvitelli attivo anche nel
casertano: l’Architetto Nicolò Tagliacozzi Canale, peraltro amico dei Sanfelice,
ricordato anche per i lavori eseguiti presso la Chiesa di Caiazzo.
Il
palazzo Paolella è costituito da due piani. Il prospetto offre alla vista un
grande portale. Blocchi squadrati di pietra calcarea scolpiti in varie figure
geometriche: rombi, quadrati, cerchi, formano la facciata dell’arco a tutto
sesto che si presenta con la tipica forma mistilinea in auge nell’architettura
di quel tempo.
La
facciata al piano nobile è scandita da una alternanza di finestre e balconi
decorati con stucchi. Il balcone centrale, che si apre sul portone d’ingresso,
è il più ampio di tutti. Al secondo piano si aprono otto balconi uguali fra
loro.
Ai
piani si accede con una ampia scala formata da tre rampe per piano con volte a
crociera. Alcune stanze del palazzo presentano soffitti decorati e le scene più
significative son quelle rappresentanti: 1) Mosè che mostra le tavole della
legge; 2) le Quattro Stagioni. Questa decorazione ricorda la sala omonima del
Palazzo Reale di Caserta.
Il
palazzo fu costruito su ordinazione del “magnifico” Bartolomeo Paolella, ricco
mercante de panni, cioè mercante all’ingrosso di stoffe, abitante in platea
Piazza (o Pubblica Piazza), cioè nel rione della Chiesa di S. Maria Maggiore.
La
famiglia Paolella era così composta: “Bartolomeo di anni 45 abita con la moglie
Rosalina Pignataro di 44 anni e i figli Pasquale di 24 anni, lo scolaro
Francesco di 16 anni e le vergini in capillis
(Nota:
Vergine in capillis significa signorine da maritare. L’usanza risale al periodo
longobardo, quando una legge imponeva alle ragazze non maritate di portare i
capelli sciolti per essere distinte da quelle maritate che, per la stessa
legge, dovevano portare i capelli intrecciati), Elisabetta di 22 anni, Dorotea
di 20 anni e Francesca di 18 anni. Seguono il negoziante capuano Aniello di 54
anni che è il fratello, la sorella Arcangela in capillis di anni 30, l’altro
fratello il reverendo sacerdote Don Giuseppe di 43 anni, il servitore Giuseppe
de Micco e la serva Agata di Santabarbara.
Nel
1767, via Mazzocchi, nel tratto che partendo dall’imboccatura della Piazza
Maggiore, “tira verso il Mercato” venne pavimentata con pietre di Tifata e,
verso il 1880, fu unita al c.so Garibaldi.
Per collegare le due vie si dovette
allargare la sede stradale, e, necessariamente, alcuni fabbricati dovettero
essere demoliti: la Chiesa di San Lorenzo e un palazzo della famiglia Gaetani
dei Duchi di Laurenzana, che era ubicato lungo la strada e si affacciava sulla
piazza del Mercato. Alcuni locali di questo palazzo, nei primi decenni dell’800,
avevano ospitato la sede comunale. Le due strade, raccordate fra loro piegando
leggermente a destra, ebbero, così, un unico assetto viario. (Autore: Salvatore Fratta)
Ad
un quadrivio formato da via Saraceni, via Albana e Cappabianca, troviamo Via
Melorio.
Via
Melorio, era un settore della platea dell’Olmo; successivamente ebbe il nome di
via Convento di san Marco.
Verso
la fine del Seicento, la strada, al dipartirsi di via Albana, si presentava
piuttosto stretta, e quando, per ovvie ragioni di traffico, si dovette
allargare la carreggiata, furono demoliti alcuni fabbricati che sporgevano
notevolmente ubicati sulla sinistra di una chiesetta: una piccola cappella,
proprietà della famiglia Bovenzi, denominata “Chiesa della Concezione”.
La
chiesetta è antica, risale forse a prima del Seicento.
Nell’angolo della
facciata, che insiste su via Melorio, si trova inserita una mezza colonna
antica e si apre un portone su cui vi è una finestra.
Un minuscolo campanile,
posto nell’angolo sopra la colonna, ospita una campana altrettanto piccola.
Un
secondo ingresso si trova sulla parete della chiesa posta di fronte a via
Cappabianca.
Su
di esso vi è un affresco che rappresenta la Vergine Immacolata. Oggi la Cappella
ospita la congrega di S. Simmaco.
Dall'altro lato della strada si apre il “Palazzo Fortini”, un bel portale di forme
mistilinee realizzato in marmo, che conserva inalterati i caratteri originali
settecenteschi.
Autore: Salvatore Fratta)