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Titoli Mariani - Celebrazione Mobile

Tit.Mariani

*Beata Vergine Maria di San Luca (Giovedì della VI settimana di Pasqua - celebrazione mobile)
Beata Vergine di San Luca è il  santuario di Bologna che si erge sul Colle della Guardia come presidio e decoro della città emiliana.
Il Santuario, ben visibile da tutta la città, rappresenta un punto di ritrovo spirituale per tutti i turisti e per la gente del posto. Chi fa visita al Santuario della Beata Vergine di San Luca è motivato da varie ragioni personali e spirituali per meditare, riflettere e pregare.
Il luogo di culto segue il programma pastorale integrato diocesano attuando le indicazioni fornite dal vescovo che presiede la chiesa pellegrina di Bologna.
Il rettore del Santuario e i sacerdoti diocesani hanno l’importante compito di accogliere nel confessionale i pellegrini per donare loro conforto e sostegno con il sacramento della
riconciliazione. Inoltre, fanno parte di questo particolare luogo di culto:
- il diacono, che viene nominato ed inviato dal vescovo per svolgere l’attività liturgica
- le ragazze messicane della Congregazione Missionarie di Gesù Ostia che hanno il compito di accogliere i sacerdoti in sagrestia, di curare le suppellettili e gli abiti liturgici e di occuparsi della segreteria per la prenotazione di sante messe e pellegrinaggi
- la confraternita dei Domenichini che trasportano a spalla la venerata immagine ogni qualvolta esce dal  santuario di Bologna.
Inoltre, ogni terza domenica del mese, alle ore 07:00, i Domenichini si ritrovano presso l'Arco del Meloncello per salire insieme in pellegrinaggio verso il Santuario dove, alle ore 08:00, partecipano alla celebrazione della santa messa
- la confraternita femminile del comitato per le onoranze della Beata Vergine di San Luca con compiti organizzativi e di accoglienza.
Questo gruppo di donne presta servizio nella settimana in cui la venerata immagine si trova in cattedrale e la domenica si dedica alla raccolta offerte presso il Santuario
- la confraternita dei Sabatini che ogni sabato alle 6:00 salgono in pellegrinaggio penitenziale
- la confraternita La Pia Unione dei Raccoglitori Gratuiti che sono addetti alla raccolta delle offerte per le necessità della chiesa e dei servizi annessi all’attività
- i componenti del coro della Basilica che in ogni occasione animano con il canto liturgico la santa messa
Il  santuario di Bologna  è meta assidua di gruppi organizzati e pellegrini e dispone di locali appositamente allestiti anche per persone diversamente abili.
Il Santuario della Beata Vergine di San Luca dispone di quattro sale: Santa Clelia Barbieri, Beato Bartolomeo Maria dal Monte, Sala San Luca, Canonico don Arturo Fabbri, tutte dedicate a importanti personaggi storici e religiosi.
Le varie sale possono accogliere fino ad un centinaio di persone e sono disponibili per iniziative di carattere formativo, incontri di fraternità, corsi di preparazione al sacramento del matrimonio e per momenti di ristoro.
Presso il Santuario è disponibile anche la cripta dove i vari pellegrini, accompagnati dai loro sacerdoti, possono celebrare messe o riti. La sala è dotata di impianto di amplificazione e di uno strumento per l’accompagnamento del canto.
L’icona della Madonna di San Luca arriva in città verso la fine del XIII secolo. Sono questi gli anni che vedono la nascita del  Santuario della Beata Vergine di San Luca a Bologna.
Trasportata da un pio pellegrino, in seguito l'immagine viene affidata dai maggiorenti della città ad alcune monache di un convento sul Colle della Guardia che, nel tempo, si sono preoccupate di adornarla con fiori e gioielli.
Punto di convergenza della devozione popolare, l'icona raffigura una Madonna con il Bambino secondo la classica iconografia orientale di tipo odigitria anche in virtù di intensi contatti tra le correnti orientali e occidentali.
Le varie fonti attestano che l’origine del Santuario deriva dalla richiesta di una donna bolognese di buona famiglia al pontefice di edificare un luogo di culto sul Monte della Guardia.

(Fonte: Santuario della Beata Vergine di San Luca)


*Cuore Immacolato della B.V.Maria (Celebrazione mobile)

Memoria mariana di origine devozionale, istituita da Pio XII, l'odierna celebrazione ci invita a meditare sul mistero di Cristo e della Vergine nella sua interiorità e profondità. Maria, che custodisce le parole ed i fatti del Signore meditandoli nel suo cuore (Lc 2,19), è dimora dello Spirito Santo, sede della sapienza (Lc 1,35), immagine e modello della Chiesa che ascolta e testimonia il messaggio del Signore.
Martirologio Romano: Memoria del Cuore Immacolato della beata Vergine Maria: serbando nel proprio cuore la memoria dei misteri di salvezza compiuti nel suo Figlio, ne ha atteso con fiducia il compimento in Cristo.
Il promotore della festa liturgica del Cuore Immacolato di Maria fu S. Giovanni Eudes (1601-1680) che già verso il 1643, la cominciò a celebrare con i religiosi della sua congregazione.
Nel 1668 le festa e i testi liturgici furono approvati dal cardinale legato per tutta la Francia, mentre Roma si rifiutò più volte di confermare la festa.
Fu solo dopo l’introduzione della festa del S. Cuore di Gesù nel 1765, che verrà concessa qua e là la facoltà di celebrare quella del Cuore di Maria, tanto che anche il Messale romano del 1814 la annovera ancora tra le feste “pro aliquibus locis”. Papa Pio XII estese nel 1944 la festa a tutta la Chiesa, a perenne ricordo della Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria, da lui fatta nel 1942.
Il Culto del Cuore Immacolato di Maria ha ricevuto un forte impulso dopo le apparizioni di Fatima del 1917.
Memoria facoltativa il giorno dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù.
La vicinanza delle due feste riconduce a S, Giovanni Eudes, il quale nei suoi scritti non separò mai i due Cuori di Gesù e di Maria e sottolinea l’unione profonda della madre col Figlio di Dio fatto carne, la cui vita pulsò per nove mesi ritmicamente con quella del cuore di Maria.
La Liturgia della festa sottolinea il lavorio spirituale del cuore della prima discepola di Cristo e presenta Maria come protesa, nell’intimo del suo cuore, all’ascolto e all’approfondimento della parola di Dio. Maria medita nel suo cuore gli eventi in cui è coinvolta insieme a Gesù, cercando di penetrare il mistero che sta vivendo: conservare e meditare nel suo cuore tutte le cose, le fa scoprire la volontà del Signore, come un pane che la nutre nell’intimo, come un’acqua zampillante in un fecondo terreno. Con questo suo modo di agire, Maria ci insegna a nutrirci in profondità del Verbo di Dio, a vivere sfamandoci e abbeverandoci di lui e soprattutto a trovare Dio nella meditazione, nella preghiera e nel silenzio.
Maria, infine, ci insegna a riflettere sugli avvenimenti della nostra vita quotidiana e a scoprire in essi Dio che si rivela, inserendosi nella nostra storia.

         

(Autore: Nino Grasso)


*Madonna dell'Arco (Celebrazione mobile)

Celebrazione Mobile
Fra i tanti Santuari che costellano il territorio italiano, dedicati alla Madonna e fra i tanti titoli che le sono stati attribuiti nei secoli, ve n’è uno che la venera sotto il titolo di Madonna dell’Arco.
Il Santuario omonimo e il culto popolare tributatole fa parte dei tre maggiori poli della devozione mariana in Campania: Madonna del Rosario di Pompei, Madonna di Montevergine e Madonna dell’Arco.
L’inizio del culto è legato ad un episodio avvenuto verso la metà del XV secolo; era un lunedì di Pasqua, il giorno della cosiddetta ‘Pasquetta’, cioè la famosa gita fuori porta di una volta e nei pressi di Pomigliano d’Arco, alcuni giovani stavano giocando in un campetto a "palla a maglio", oggi diremmo a bocce; ai margini del campetto sorgeva un’edicola sulla quale era dipinta una immagine della Madonna con il Bambino Gesù, ma più propriamente era dipinta sotto un arco di acquedotto; da questi archi vengono i nomi di Madonna dell’Arco e Pomigliano d’Arco.
Nello svolgersi del gioco, la palla finiva contro un vecchio tiglio, i cui rami ricoprivano in parte il muro affrescato, il giocatore che aveva sbagliato il colpo, in pratica perse la gara; al colmo dell’ira il giovane riprese la palla e bestemmiando la scagliava violentemente contro l’immagine sacra, colpendola sulla guancia che prese a sanguinare.
La notizia del miracolo si diffuse nella zona, arrivando fino al conte di Sarno, un nobile del luogo, con il compito di ‘giustiziere’; dietro il furore del popolo, il conte imbastì un processo contro il giovane bestemmiatore, condannandolo all’impiccagione.
La sentenza fu subito eseguita e il giovane venne impiccato al tiglio vicino all’edicola, che però due ore dopo ancora con il corpo penzolante, rinsecchì sotto lo sguardo della folla sbigottita.
Questo episodio miracoloso suscitò il culto alla Madonna dell’Arco, che si sparse subito in tutta l’Italia Meridionale; folle di fedeli accorsero verso il luogo del prodigio, per cui fu necessario costruire con le offerte dei fedeli, una cappella per proteggere la sacra immagine dalle intemperie.
Un secolo dopo il 2 aprile 1589, avvenne un secondo episodio prodigioso, era anche questa volta un lunedì dopo Pasqua, ormai consacrato alla festa della Madonna dell’Arco e una donna certa Aurelia Del Prete, che dalla vicina Sant'Anastasia, oggi Comune a cui appartiene la zona di Madonna dell’Arco, si stava recando alla cappella per ringraziare la Madonna, sciogliendo così un voto fatto dal marito, guarito da una grave malattia agli occhi.
Mentre avanzava lentamente nella folla dei fedeli, le scappò di mano un porcellino che aveva acquistato alla fiera, nel cercare di prenderlo, sfuggente fra le gambe della gente, ebbe una reazione inconsulta, giunta davanti alla chiesetta, gettò a terra l’ex voto del marito, lo calpestò maledicendo la sacra immagine, chi l’aveva dipinta e chi la venerava.
La folla inorridì, il marito cercò invano di fermarla, minacciandole la caduta dei piedi, con i quali aveva profanato il voto alla Madonna; le sue parole furono profetiche, la sventurata cominciò ad avere dolori atroci ai piedi che si gonfiavano e annerivano a vista d’occhio.
Nella notte tra il 20 e 21 aprile 1590, notte di venerdì santo, "senza più dolore e senza una goccia di sangue" si staccò di netto un piede e durante il giorno anche l’altro.
I piedi furono esposti in una gabbietta di ferro e ancora oggi sono visibili nel Santuario, perché la grande risonanza dell’avvenimento, fece affluire una grande folla di pellegrini, devoti, curiosi, che volevano vederli; con loro arrivarono le offerte, si rese necessario costruire una grande chiesa, di cui fu nominato rettore s. Giovanni Leonardi da parte del Papa Clemente VIII.
Il 1° maggio 1593 fu posta la prima pietra dell’attuale Santuario e già dall’anno seguente subentrarono a gestirlo e lo sono tuttora, i padri Domenicani.
Il tempio sorse tutto intorno alla cappellina della Madonna, la quale fu anch’essa restaurata ed abbellita con marmi, nel 1621; l’immagine dopo questi lavori, fu in parte coperta da un marmo, per cui per tutto questo tempo e rimasta visibile solo la parte superiore dell’affresco, il mezzo busto della Madonna e del Bambino; recentissimi lavori hanno riportato alla luce e alla venerazione dei fedeli l’intera immagine.
Vari prodigi si sono ripetuti intorno alla sacra effige, che riprese a sanguinare nel 1638 per diversi giorni, nel 1675 la si vide circondata da stelle, fenomeno osservato anche dal papa Benedetto XIII.
Il Santuario raccoglie nelle sue sale e sulle pareti, migliaia di ex voto d’argento, ma soprattutto migliaia di tavolette votive dipinte, rappresentanti i miracoli ricevuti dagli offerenti, che costituiscono oltre la testimonianza della devozione, una interessantissima carrellata storica e di costume dei secoli trascorsi.
Il culto della Madonna dell’Arco è sostenuto da antica devozione popolare, propagata da Associazioni laicali, sparse in tutta la zona campana, ma soprattutto napoletana, i suoi componenti si chiamano ‘battenti’ o ‘fujenti’ cioè coloro che fuggono, corrono; le Compagnie di questi devoti sono dette ‘paranze’ e hanno un’organizzazione con sedi, presidenti, tesorieri, portabandiera e soci.
Hanno bandiere, labari, vestono di bianco, uomini, donne e bambini, con una fascia rossa e blu a tracolla, che li caratterizza.
Organizzano pellegrinaggi, di solito il lunedì dell’Angelo, che partendo dai vari luoghi dove hanno sede, portano dei simulacri a spalla abbastanza grandi da impiegare trenta, quaranta uomini e sempre tutti a piedi e a volta di corsa, percorrono molti km per convergere al Santuario, molti sono a piedi nudi; lungo la strada si raccolgono offerte per il Santuario, cosa che fanno già da un paio di mesi prima, girando a gruppi con bandiere, banda musicale e vestiti devozionali per i rioni, quartieri e strade di città e paesi.
Ma se il Santuario con l’annesso grandioso convento dei Domenicani è il centro del culto, in molte strade ed angoli di Napoli e dei paesi campani, sono sorte cappelline, edicole, chiese dedicate alla Madonna dell’Arco, che ognuno si fa carico di custodire, accudire e abbellire, così da continuare la devozione tutto l’anno e vicino alla propria casa.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)


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