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Personaggi Biblici I

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Iabal (o Jabal) è un personaggio dell'Antico Testamento.
La Bibbia ne parla in Genesi 4,19-21, definendolo «il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame». Fu il primogenito di Lamech, discendente di Caino, e della sua prima moglie Ada, nonché fratello maggiore di Iubal, che invece fu «il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto».
Iannes e Iambres sono i nomi attribuiti da San Paolo (2 Timoteo 3,8-9) ai maghi d'Egitto che davanti al faraone tentarono di rivaleggiare - ricorrendo alle loro stregonerie - con Mosè e Aronne, realmente dotati dal Signore di poteri sovrannaturali.
Storia
L'Apostolo trasse questi nomi dai targum o da altri scritti giudaici del I secolo e non dal testo dell'Esodo che non ne cita alcuno. Paolo paragona Iannes e Iambres agli eretici “dalla mente corrotta” che “si oppongono alla verità” e annuncia che i loro errori appariranno tali ben presto agli occhi di tutti, come divenne manifesta l'inutilità della opposizione dei maghi di un tempo agli autentici portavoce di Dio.
Sappiamo dell'esistenza di un testo apocrifo dell'Antico Testamento, denominato "Libro di Iannes e Iambres".
Ietro (ebraico:che significa eccellenza) è un personaggio della Bibbia, in particolare dell'Esodo. Viene chiamato anche Reuel. Era suocero di Mosè.
Caratteristiche
Ietro, il cui nome significa “eccellenza”, era il suocero di Mosè secondo la tradizione elohista, la più ricca di informazioni su questo personaggio discreto, chiamato incidentalmente anche Reuel (Raguel nel testo greco) molto probabilmente per un errore del copista. Facilmente lo stesso personaggio nella tradizione jahvista si chiama invece Obab.
Sacerdote di Madian
Il libro dell'Esodo informa che fu un sacerdote madianita e lo presenta come il capo di una delle tribù di pastori nomadi che si spostavano lungo le rive del golfo di Aqaba (Esodo 2,16). Quando, dopo avere ucciso un persecutore dei suoi fratelli ebrei, Mosè fuggì dall'Egitto, venne accolto nel “paese di Madian” dall'ospitale Ietro che gli diede in moglie sua figlia Sefora (o Zippora) (Esodo 2,21).
Mentre pascolava il gregge del suocero alle pendici dell'Oreb, Mosè udi la voce dell'Altissimo. Dal centro incombusto di un “roveto ardente” il Signore lo esortò a far ritorno in Egitto per intraprendervi la sua missione (Esodo 3,1-4,17). Ietro accettò generosamente la partenza del genero e quando questi si accampò nel deserto alla testa del suo popolo liberato dalla servitù dell'Egitto gli riportò la moglie con i due figli.
Venuto a conoscere quello che “Dio aveva operato per Mosè e per Israele” “seppe” che “il Signore è il più grande di tutti gli dei” e gli offri un olocausto e sacrifici (Esodo 18,1-12).
Illuminato consigliere
Secondo la stessa tradizione fu anche illuminato consigliere politico di Mosè, prima di far ritorno al suo paese. Su consiglio di quel saggio ricco d'esperienza il legislatore d'Israele si decise a delegare a una gerarchia di “uomini capaci in tutto Israele” i poteri di “giudizio” e di direzione del popolo in tutte le circostanze in cui non venisse richiesta la sua autorità di giudice supremo.
Il contesto dell'Esodo, allo stato attuale delle nostre conoscenze, ci consente di localizzare a Refidim questa visita di Ietro a Mosè. L'istituzione dei Giudici, legata a questo avvenimento, può essere fatta risalire più logicamente a un periodo successivo alla promulgazione della Legge mosaica e quindi delle norme le cui violazioni avrebbero dovuto essere giudicate (Esodo 18,13-27).
Nell’Islam
Tra gli storici delle religioni viene talora identificato nel profeta arabo preislamico Shu'ayb (V sec. d.C. cfr. Sura XI, 95), mentre tra gli islamici talaltra nel saggio Al-Khidr (che appare già anziano nella maturità di Mosè, cfr. Sūra XVIII, 59-81).
Ioas (o Joash), padre di Gedeone, è un personaggio biblico del Libro dei Giudici.
La Bibbia parla di lui soprattutto in relazione all'episodio in cui suo figlio Gedeone distrusse una notte l'altare di Baal, come richiestogli da Dio, assieme a dieci servitori della sua casa (Giudici 6,25-30).
Al mattino la gente della città, inferocita, chiese a Ioas di condurre fuori di casa Gedeone, affinché venisse condannato a morte per aver commesso un simile atto, ma Ioas difese il figlio e lo salvò dai suoi aggressori, rispondendo loro a tono e ricambiando le minacce:
«Ioas rispose a quanti insorgevano contro di lui: "Volete difendere voi la causa di Baal e venirgli in aiuto?
Chi vorrà difendere la sua causa sarà messo a morte prima di domattina; se è Dio, difenda da sé la sua causa, per il fatto che hanno demolito il suo altare". Perciò in quel giorno Gedeone fu chiamato Ierub-Baal, perché si disse: "Baal difenda la sua causa contro di lui, perché egli ha demolito il suo altare".» (Giudici 6,31-32, su laparola.net.)
Iochèbed o Yochèbed (il cui nome significa "Javè è gloria") era la moglie di Amram - suo nipote, figlio del fratello Kohat - e madre di Mosè, Aronne e Miriam (v. Es6,20). Viene menzionata anche col nome di Jocabel.
Secondo la Bibbia, era della tribù di Levi, come anche il marito Amram; il fatto che Yochebed avesse sposato suo nipote Amram crea però un anacronismo riguardante Mosè, che avrebbe così dovuto nascere una quarantina di anni dopo l'arrivo degli Ebrei in Egitto.
Il "testamento di Levi" la dice figlia di Levi e Melcha, nata in Egitto quando il padre aveva 64 anni.
Alcuni rabbini, nel Talmud, la identificano come Sifra, una delle due levatrici alle quali il faraone ordinò di impedire la nascita dei bambini ebrei (Esodo 1:15-16) e quindi il premio che Dio avrebbe promesso a essa per aver disobbedito ai comandi del monarca (Esodo 1:21) era appunto il fatto di divenire madre di tre grandi personaggi della storia ebraica quali Aronne, Mosè e Miriam.
Alcuni la identificano inoltre come la "Giudea" citata nel libro delle Cronache (4:18) perché, avendo permesso la nascita di Mosè, viene ritenuta come "madre" della nazione israelita.
Il testo del Midrash tenta di spiegare come la donna riuscì a salvare il figlio dalle guardie egiziane per tre mesi. Quando il faraone aveva dato ordine di annegare tutti i neonati maschi, Amram ripudiò la moglie, che era incinta da tre mesi.
Su incitazione di Miriam, questi risposò Yochebed, e gli egiziani quindi credettero che il bambino venne concepito in quel periodo, quando invece la donna era già al terzo mese di gravidanza.
Yochebed, quando il piccolo Mosè aveva solo tre mesi, lo chiuse in una cesta cosparsa con del bitume, e lo abbandonò alla corrente del fiume Nilo per salvarlo dalla collera del faraone.
Il piccolo venne trovato dalla principessa Bithia che lo affidò alla stessa Yochebed come nutrice, su consiglio di Miriam, che aveva seguito la cesta lungo il corso del fiume. Dopo essere stato svezzato Mosè venne ricondotto dalla figlia del faraone che lo adottò come proprio figlio carnale.
Una tradizione secondaria dice che Iochebed divenne moglie di un tale Elitzaphon, dopo la morte di Amram, e da questi ebbe due figli.
Iozadàk (anche Josadàk, Josedec o Jehozadàk) è un personaggio della Bibbia, il cui nome significa "Dio ha giustificato" e che compare nell'elenco dei sommi sacerdoti discendenti di Aronne, inserito nel primo libro delle Cronache al termine del capitolo 5 o all'inizio del 6 (non c'è uniformità fra le diverse edizioni). Era figlio del sommo sacerdote Seraià (1Cronache 5,40-41 oppure 6,14-15) e al tempo dell'esilio babilonese (597-581 a.C.) fu portato in cattività da Nabucodonosor II (regnò dal 605 al 562 a.C. circa). P
robabilmente morì a Babilonia. Fu il padre del sommo sacerdote Giosuè, che tornò con Zorobabele e con lui diede inizio alla ricostruzione del Tempio (Esdra 3,2).
Ismaele è un personaggio biblico, il primo figlio del patriarca Abramo. In ebraico in suo nome significa "Dio ascolta" oppure "l'atto di Dio di far ascoltare"
È citato più volte nel Corano come esempio di rettitudine, come profeta di Dio.
Personaggio biblico
Il libro della Genesi afferma che Ismaele nacque dalla schiava Agar: «Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito»   
Dopo la nascita del figlio Isacco dalla moglie Sara insorge un'acuta gelosia di quest'ultima nei confronti della giovane schiava Agar. Abramo si trova allora costretto ad allontanare Agar e il loro figlio Ismaele (cfr. Genesi 21,8-21), che si riducono a vivere nel Deserto di Paran conosciuto oggi con il nome di Deserto del Negev la località dove si trova il Monte Sinai. Più avanti Ismaele prenderà in moglie una egiziana.
Ismaele è il progenitore "nobile" degli Arabi i cui discendenti, da questo punto di vista, possono essere definiti "ismaeliti", senza, però, che questo debba ingenerare confusione con quella parte dei musulmani che si rifanno alla variante ismailita (o settimana) dello Sciismo.
Ismaele nel Nuovo Testamento
Ismaele viene citato anche nel Nuovo Testamento. San Paolo, nella lettera ai Galati (4,21-31), lo indica come figlio della schiava (Agar, figura della Legge), e lo contrappone a Isacco, il figlio della donna libera (Sara, figura della grazia, cioè della salvezza che si ottiene mediante la fede).
Citazioni
«Il bambino Ismaele crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco». La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio.
Ma Dio disse ad Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole». Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea.
Tutta l'acqua dell'otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!». Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione». Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d'Egitto.»   
I figli d'Ismaele furono, secondo la Bibbia, Nebaioth, Kedar, Adbeel, Mibsam, Mishma, Duma, Massa, Hadar, Tema, Jethur, Nafish, Kedma. (cfr. Genesi I 25,13-16)
Il nome Ismaele è anche citato nell'incipit del romanzo Moby Dick (o "The Whale") di Herman Melville. Alcuni appassionati lo definiscono pertanto un "nome letterario".
Esegesi ebraica
* Ismaele potrebbe essere considerato primogenito di Avraham ma, anche accettando questo, rese onore ad Isacco, figlio di Abramo e Sarah.
*Anche Ismaele compieva la Teshuvah quando Abramo era ancora in vita (Midrash di Bereshit Rabbah 62, 3).
*Abramo fu sepolto da Isacco ed Ismaele, Sem ed Eber accompagnarono il suo feretro sino a MachpelahPersonaggio del Corano
La tradizione islamica è divisa nell'individuare in Ismaele o nel fratello consanguineo Isacco (avuto da Sara) il figlio che Dio ordinò ad Abramo di sacrificargli, fermandone la mano prima dell'esecuzione, soddisfatto dell'ubbidienza totale (islām) mostrata da Abramo.
Partorito dalla madre Hāgar nell'area stepposa della Mecca in cui Abramo l'aveva accompagnata, Ismaele passò lì tutta la sua giovinezza. Secondo la tradizione araba Ismaele prese in moglie la figlia del capo della tribù locale dei Jurhum, primi signori della Mecca.
Nel corso di una delle visite effettuate da suo padre lo avrebbe aiutato secondo la medesima tradizione a riedificare la Kaʿba, del tutto distrutta in seguito al Diluvio Universale, aiutandolo anche nella ricollocazione nell'angolo Sud-Est della Pietra nera (al-ajar al-aswad), ultimo lacerto della Casa Antica fatta calare da Dio in Terra all'inizio dei tempi come Suo santuario.
Alla sua morte sarebbe stato inumato accanto a sua madre, accostato alla Kaʿba, fra la parete sud-occidentale e il muretto semicircolare (hatīm) poco discosto. Sarebbe questo il motivo per cui i pellegrini musulmani, in segno di rispetto, non possono calpestarne l'area interna così delimitata, definita in arabo ijr Ismāʿīl, esclusa quindi dalla circumdeambulazione rituale (awāf).
Per essere nato e vissuto presso La Mecca, è considerato l'antenato illustre degli arabi settentrionali. I nomi dei dodici figli di Ismaele sono eponimi di alcune potenti tribù arabe, in particolare Nebaioth per i Nabatei, Kedar per i Kedariti, Duma per i Thamudeni, e così via. Nel Corano, nel mondo islamico e in Occidente, gli arabi sono stati per secoli e ancora nel XX secolo sono detti Ismaeliti, intesi "letteralmente" come discendenti di sangue da un comune progenitore, quanto le dodici tribù di Israele dai dodici figli di Giacobbe.
Nella Torah, Itamar o Ithamar era il quarto (e il più giovane) figlio di Aaronne il Sommo Sacerdote. Dopo la costruzione del Tabernacolo, fu responsabile della registrazione di un inventario per garantire che tale Tabernacolo e il suo contenuto fossero conformi alla visione data da Dio a Mosè sul Monte Sinai.
Kophen
Dopo la morte dei suoi due fratelli maggiori, Nadab e Abiu, quando erano stati puniti dal Signore per l'esecuzione di un'offerta sacrificale non autorizzata, Itamar servì come sacerdote insieme al fratello maggiore Eleazaro, Itamar ed Eleazaro sono considerati gli antenati di tutti i Kohanim.
Levitico 10,16-18 registra l'incidente dove Mosè si adirò con Eleazaro e Itamar per non aver mangiato un'offerta per il peccato all'interno del Tabernacolo in conformità con le norme stabilite nei precedenti capitoli di Levitico riguardo al diritto dei sacerdoti a una parte delle offerte fatte per conto del popolo israelita.
Durante i viaggi degli israeliti nel deserto, Itamar era responsabile dell'opera dei figli di Gershon e Merari, portatori delle strutture e strutture del Tabernacolo, mentre Eleazaro era responsabile dell'opera dei figli di Kohath, che portava gli oggetti di culto (l'arca, l'altare e il candelabro).
Era anche responsabile del lavoro dei Leviti in generale.
Discendenti
Secondo fonti samaritane scoppiò una guerra civile tra i figli di Itamar (Eli) e i figli di Fineas (figlio di Eleazaro, figlio di Aaronne il sommo sacerdote) che portò alla divisione di coloro che seguirono Eli e quelli che seguirono il sommo sacerdote Uzzi ben Bukki a Mount Gerizim Bethel (un terzo gruppo non ha seguito nessuno dei due).
Allo stesso modo, secondo fonti samaritane la linea dei sommi sacerdoti dei figli di Fineas si estinse nel 1624 d.C. con la morte del 112-esimo sommo sacerdote Shlomyah ben Pinhas quando il sacerdozio fu trasferito ai figli di Itamar; vedi l'articolo Samaritano per l'elenco dei sommi sacerdoti dal 1613 al 2013 - il 131° sommo sacerdote dei samaritani era Elazar ben Tsedaka ben Yitzhaq ; il 132° sommo sacerdote era Aharon ben Ab-Chisda ben Yaacob; il 133° sommo sacerdote è Aabed-El ben Asher ben Matzliach.
Luogo di sepoltura
Il luogo di sepoltura di Itamar è associato alla collina di Fineas menzionata in Giosuè 24,33ì, che corrisponderebbe al villaggio di Awarta nella sezione samaritana dell'attuale Cisgiordania. A causa dell'incerta situazione di sicurezza, le forze di difesa israeliane limitano le visite degli ebrei a una notte annuale vicino a 5 Shevat sul calendario ebraico (intorno a gennaio o febbraio).
Iubal (o Jubal o ancora Yubal) è un personaggio dell'Antico Testamento.
La Bibbia ne parla in Genesi 4,19-21. Fratello di Iabal, fu figlio di Lamech e Ada. Di lui si dice che
«... fu il padre di tutti quelli che suonano la cetra [in ebraico, kinnor] e il flauto [in ebraico, ugab.»
A Iubal è dunque attribuita l'invenzione di almeno due strumenti musicali. Il passo riportato è il primo che contiene un riferimento alla musica in tutta la Bibbia.
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