La Città di SMCV
*Città di Santa Maria Capua Vetere
Un po’ di Storia
Santa Maria Capua Vetere è un comune di 30 mila abitanti della provincia di Caserta.
Eretta in comune con il nome di Santa Maria Maggiore nel 1861, precedentemente era stata frazione del comune di Capua con il nome di Villa Santa Maria Maggiore, costituita da un borgo contadino sviluppatosi nei pressi della chiesa di Santa Maria Maggiore.
Pur non avendo un legame storico con la Civitas Capuana (il borgo è di epoca basso-medievale), la vicinanza con l'Anfiteatro Campano, nonché con i luoghi dell'antica città di Capua, spinse gli abitanti a cambiarle nome in Santa Maria Capua Vetere (spesso indicata come Santa Maria C.V., S. Maria C.V. o S.M.C.V.) dopo la nascita del comune autonomo.
S. Maria Capua Vetere già S. Maria Maggiore, che dal nome si ricollega alle grandezze dell’antica Capua, nasce in seguito alla unificazione amministrativa, avvenuta dopo il 1860 dei tre Borghi di S. Maria Maggiore, S. Pietro in Corpo, S. Erasmo, unici poli superstiti nell’abbandono della città antica dopo la distruzione saracena della prima metà del IX secolo.
Gli antichi capuani, profughi della città distrutta, dopo breve parentesi in un centro provvisorio sui monti, fondarono una nuova città, l’attuale Capua, in un’ansa del Volturno, a 6 km dalla prima, nell’area di un altro antico centro forse già abbandonato: Casilinum.
La storia dell’antica Capua si identifica con la storia della Campania antica, di cui fu il centro più importante.
Centro di fondazione etrusca (VII sec. A. C.) e di irraggiamento della civiltà di quel popolo, gareggiò con i Greci stanziatisi a Cuma per il controllo dei mercati campani; la sconfitta subita dagli etruschi nelle acque di Cuma nel 474 a.C., fecendo prevalere la potenza economica greca, sconvolse equilibri stabiliti da secoli (greci sulla costa, sanniti nel retroterra montagnoso, etruschi nelle pianure interne): i sanniti dilagarono nelle pianure e Capua fu il primo centro ad entrare in loro possesso e ad aver organizzazione sannitica.
In questa posizione venne a contatto con i romani, che videro in essa un pericoloso avversario, per potere economico e politico, e intervennero decisamente; tuttavia, anche sottomessa, incuteva rispetto se ancora Cicerone la chiamava "Seconda Roma" e il prestigio la portava ad essere la "Capitale amministrativa", quando dal IV secolo d. C. la Campania, come le altre regioni italiane, sarà equiparata ad una provincia con un suo governatore.
L’apertura della Via Appia da Roma a Brindisi la pose al centro di un sistema viario come nodo stradale di primaria importanza: l’apertura della litoranea Via Domitiana alla fine del I sec. D. C. dovette essere tutto sommato una necessità per abbreviare i percorsi da NEAPOLIS-PUTEOLI a Roma evitando il lungo giro e l’ingorgo di Capua.
Di tutta questa grandezza restano ben poche tracce; all’estremità orientale dell’abitato moderno, in località "Ponte di S. Prisco", un recentissimo scavo a messo alla luce un breve tratto, ancora visibile, della fortificazione del V sec. a. C. grossi blocchi rettangolari di tufo sovrapposti senza malta, in filari di uguale altezza.
Vicino alla porta che si apriva in corrispondenza del tracciato della statale Appia, fu in età tardo-repubblicana (I sec. a.C.); innalzato sulle mura un grosso serbatoio per il rifornimento idrico della Città come terminale di un acquedotto di cui, secondo alcuni dotti locali, nei secoli passati si vedevano ancora i resti degli archi nel territorio: lo scavo ha messo in evidenza un blocco semicircolare del serbatoio in OPUS RETICULATUM nel cui interno si vedono ancora nitidamente le concentrazioni calcaree formatesi per il passaggio dell’acqua.
*La "Capua" Antica
Contrariamente a quanto ritenuto dagli archeologi del secolo scorso, (Heurgon-Beloch ecc.) la Capua antica, a seguito dei rinvenimenti nel corso di questi ultimi decenni, ha dimostrato di essere molto più estesa come abitato urbano, mettendo in discussione il perimetro delle mura stabilito dai vecchi studiosi e confermando la descrizione in parte fatta da Giacomo Rucca nella fine dell'ottocento.
Il complesso edilizio venuto alla luce nel corso del mese di ottobre 2004 nei pressi del locale macello Comunale sull'area della vecchia masseria dei Vetta, ha confermato che l'area urbana andava oltre il vecchio fondo Tirone, ove per tradizione venivano posizionate le mura.
*L'abitato moderno
La città si è estesa nell'arco degli anni prima verso nord (direzione Sant'Angelo in Formis) e quindi verso sud (direzione Aversa) e relativamente meno nella direzione Est/Ovest contribuendo a rendere un unico centro abitato il percorso Capua-Caserta. Questo è attraversato dalla via Appia (SS 7), nonché dalla ferrovia Napoli-Caserta-Cassino-Roma con diramazione per Piedimonte Matese.
Nei pressi corre l'autostrada A1 Milano-Napoli (ex A2), accessibile tramite il casello di imminente apertura.
Recentemente è stata aperta l'immissione sulla bretella che collega Capua a Benevento (manca solo il pezzo terminale S. Maria Capua Vetere-Capua).
Lo stemma della città è di origine molto recente: risale al 1888.
È di colore rosso, con una croce, sormontata da una corona, sotto la quale una fascia d'oro riporta le iniziali O.P.Q.C., acronimo di Ordo Populus Que Campanus.
*Cultura - Università e Ricerca
1 - Seconda Università degli studi di Napoli, SUN |: Hanno sede a Santa Maria Capua Vetere due delle otto facoltà:
A - Lettere - È ubicata nel medioevale Monastero di San Francesco. Agli inizi del Seicento la struttura venne occupata dai frati minori dell'ordine di San Francesco da Paola, fino a quando, nel 1738 vennero alloggiati i soldati del reggimento Borbonico di Rosciglione. Dopo il regio Decreto del 6 febbraio del 1807 il monastero venne destinato a carcere.
B - Giurisprudenza - Ha sede nel centro storico, a Palazzo Melzi, fatto costruire dall'Arcivescovo Camillo Melzi nel Seicento per servire come sede della Mensa Arcivescovile. Nel 1808 divenne sede del Tribunale, funzione che impose una ristrutturazione dell'edificio eseguita dall'ingegnere Pietro Tramunto. Da allora seguirono altri numerosi interventi di ristrutturazione fino al 1924.
*Personalità illustri
*Gaetano Cappabianca (1849 - 1908), benefattore
*Errico Malatesta (1853 - 1932), anarchico
*Alessio Simmaco Mazzocchi (1684 - 1771), archeologo e filologo
*Nicola Vito Melorio (1772 - 1856), medico
*Giacomo Rucca (1785 - 1860), archeologo
*Antonio Tari (1809 - 1884), filosofo ed esteta
*Raffaele Uccella (1884 - 1920), scultore
*Francesco Russo (1993 - vivente), attore
*Giuseppe Russo (1954 - vivente), politico
Altera Roma, l’altra Roma: così Cicerone definiva l’Antica Capua, l’attuale città di Santa Maria Capua Vetere, per molti secoli capitale della Campania e famosa per la ricchezza e l’elegante stile di vita delle sue classi dirigenti.
Dotata di una invincibile cavalleria, apprezzata e temuta dai Romani, che ne l’Antica Capua detenne sempre un ruolo egemone fondato su un consistente peso economico, politico, culturale e religioso; essa è soprattutto ricordata per i famosi ozi che offrì al condottiero Annibale ed al suo esercito durante la seconda guerra punica, nonché per la mitica e sanguinosa rivolta dei gladiatori guidati da Spartaco nel 73 a.C.
Secondo la leggenda, raccontata poi da molti autori greci e latini, il nome della città deriva da Kapys, eroe leggendario e nipote di Enea, che sarebbe stato allattato da una cerva dal manto tutto bianco vissuta per più di mille anni nel santuario di Diana Tifatina.
Due sono le possibili date della fondazione della città, secondo la testimonianza di Valleio Patercolo: una intorno all’800 a.C., l’altra nel 598 a.C. ad opera degli Etruschi, probabilmente su un preesistente villaggio osco del IX sec. a.C.
Nel 424 il dominio etrusco fu sostituito da quello Sannita e la città ebbe un grande sviluppo, tanto da eguagliare il numero degli abitanti di Roma nel II sec. a.C. Nel 340 a.C. entrò in lega con Roma, ma ciò segnò un arretramento della sua autonomia e una profonda insoddisfazione che sfociò, nel 216 dopo la battaglia di Canne, nell’alleanza con Annibale che durò fino al 211, quando Capua si arrese a Roma senza condizioni. La ripresa avvenne soltanto con Cesare nel 61 a.C., rafforzata da Augusto, nel 43 a.C.
La città, anche per la sua posizione geografica, prosperò e superò anche le devastazioni di Gianserico nel 456 d.C. , soccombendo soltanto ai Saraceni nell’840, quando gli abitanti furono costretti a trasferirsi nella vicina Casilinum, mutandone il nome con quello della propria città. Sul luogo di quella che era stata una tra le più gloriose metropoli campane, sorse un nuovo, piccolo centro che prese il nome dalla cappella di Santa Maria, dedicata alla Vergine.
Nel 1862, per sottolineare le antiche radici, il nome del centro urbano, che nel frattempo si era ingrandito, fu cambiato nell’attuale, aggiungendovi "Capua Vetere", cioè Capua Antica.
Le fonti storiche, nel sottolineare il ruolo fanno esplicito riferimento anche ad altre sue attività, a cominciare dalla produzione di unguenti (il cui mercato, "Seplasia", era famosissimo) per finire ai vasi di bronzo, alle statuette di argilla e alle terracotte architettoniche, attestate, queste ultime, dalla grande quantità ritrovata nel tempio Patturelli.
Notevole fu anche la produzione artistica e letteraria, deducibile dalle condizioni di benessere che diedero origine alla leggenda degli "Ozi di Capua".
Anfiteatro
Qui sorgeva la Capua dell'antichità. Altera Roma, l'altra Roma: così la chiamò Cicerone nel I secolo AC. Era probabilmente la più grande città d'Italia nel IV secolo AC.
La scoperta di vari villaggi di tipo Villanoviano, e la loro successiva fusione in abitato, è senza dubbio la base dello sviluppo della futura Capua, la sua urbanistica fu ampliata nei secoli successivi dagli Osci e dagli Etruschi.
Venne distrutta a seguito di incursioni Vandaliche prima e successivamente saracene nell'841 d.C., dopo oltre 16 secoli di storia. L'abitato moderno cominciò lentamente a rinascere a partire dal XII secolo con la nascita di tre diversi casali attorno alle basiliche cristiane di S. Maria Maggiore, o detta dei Surechi, S. Pietro in Corpo e S. Erasmo in Capitolio.
L’Arco di Adriano
Comunemente detto anche Arco Felice o Arco di Capua, è un arco onorario o porta trionfale, a 3 arcate in mattoni, delle quali la meridionale ha resistito alle ingiurie del tempo e degli uomini; la settentrionale è scomparsa tranne le fondamenta giacenti nel cortile di una privata abitazione, e della centrale è rimasto il pilastro di sinistra.
Al centro vi è una lapide ricordo della battaglia del Volturno che durò da settembre a quasi metà ottobre del 1860, con una iscrizione dettata da Luigi Settembrini.
"Qui il giorno 1° di ottobre 1860 Giuseppe Garibaldi vinceva l’ultimo re delle Due Sicilie. Il popolo di S. Maria che lo vide e lo ricorderà per sempre, volle serbare il nome di batteria a Porta Capua dato a questo luogo ne’ giorni della pugna donde egli fulminò i nemici d’Italia. Tutta la città poneva questa memoria il 1° ottobre 1861".
Si pensa che tale struttura sia stata costruita nel 130 d.C. in onore di Adriano.
S. Prisco, Via Appia Carceri Vecchie
Opera composta da un grande corpo cilindrico a cupola, scandito da semicolonne ed archi ciechi che sostengono l’architrave; al di sopra un secondo corpo cilindrico più piccolo scandito da pilastri.
Probabilmente carcere di gladiatori.
L’interno della cella presenta frammenti di affreschi che testimoniano la presenza di decorazioni scomparse.
Conocchia
Sulla Via Appia tra S. Maria Capua Vetere e Caserta si erge, sulla destra, un monumento funebre romano attribuito al II secoli d.C.
Detto comunemente Conocchia forse per la sua forma di fuso, il mausoleo consta di un corpo quadrangolare dai lati a curva rientrante, con quattro torrette cilindriche agli spigoli su cui poggia un tamburo a cupola ornato da semicolonne e finti archi.
Probabilmente apparteneva ad una famiglia locale facoltosa, forse del mondo politico.
Il Mitreo
A Santa Maria Capua Vetere fu scoperto un Mitreo nel 1922, da Nicolino Cortese, durante uno scavo nel cortile della sua abitazione. Risale al II – III d.C.
Il Mitreo, cioè un luogo di riunione dei discepoli di Mitra, è una cripta sotterranea formata da un’aula rettangolare di m 23x3; si trova in una piccola traversa di Via Morelli, non lontano dal Museo archeologico dell’antica Capua.
L’unicità del Mitreo di S. Maria è il fatto che la decorazione è tutta dipinta, anzichè essere scolpita o a bassorilievo.
La volta è dipinta a stelle a sei punte verdi e rossastre.
Lungo i lati lunghi ci sono i sedili per i fedeli e, al di sopra, affreschi che illustrano i sette gradi del rito di iniziazione, con i vari gradi di percorso spirituale.
Bellissimo l’affresco sulla parete principale (come in tutti i Mitrei): il dio Mitra (abito rosso, cappello frigio, manto foderato in azzurro con sette stelle) uccide un bianco toro (il toro sacro – tauroctonia); un cane (il bene), un serpente (il male), un corvo, uno scorpione e una formica l’attorniano; il Solr, un tedoforo con una fiaccola alzata e l’Oceano (a sinistra) e la Luna, un tedoforo con fiaccola abbassata e la Terra (a destra) assistono.
Intorno alla scena centrale, vi sono tutti gli altri simboli ritraici. Dall’altare parte un canaletto che raccoglieva il sangue degli animali sacrificati, convogliandolo in un pozzetto.
Sulla parte occidentale si vede la luna su una biga tirata da due cavalli.
Il culto di Mitra, antico dio iraniano, era molto diffuso in Asia e i Greci ne conoscevano l’esistenza almeno sin dal V secolo a.C., ma spostandosi verso occidente, assorbì una coloritura astrologica.
Il culto di Mitra non era ostacolato dall’autorità politica che lasciava ai sudditi piena libertà religiosa.
La religione mitraica aveva un seguito in prevalenza maschile, soprattutto tra i militari romani.
Un culto misterico, invece, particolarmente seguito dalle donne era quello frigio di Cibale, la Grande Madre. Un altro culto, questo di origine egizia, anch’esso molto apprezzato, era quello di Iside e del suo sposo Osiride.
Il famoso tempio di Iside a Pompei era attivo al momento dell’eruzione che seppellì la città vesuviana nel 79 d.C.
Il Mitraismo a Capua, probabilmente introdottovi dai gladiatori che, per lo più, erano orientali o dai marinai che frequentavano la città (collegata col mare per mezzo del Volturno) perché addetti all’allestimento degli spettacoli navali nell’anfiteatro, ebbe vita effimera, in quanto, con l’Editto di Castantino (313 d.C,), crollava il pantheon pagano e, con esso, le altre forme di religiosità venute dall’oriente.
Infatti, a quella data, la religione cristiana si era già affermata nel popolo capuano grazie alla predicazione di S. Prisco, di S. Rufo e di S. Agostino e per essa già sette vescovi avevano subito il martirio.