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Personaggi della nostra storia

Sr.Domenicane

*Mons.Baldassarre Cuomo

Mons. Baldassarre Cuomo è nato a Pompei il 10 dicembre del 1926, ordinato sacerdote il 2 luglio del 1949. Protonotario Apostolico, Vicario Generale della Prelatura di Pompei, è autore di numerosissime composizioni poetiche, testi di preghiera e di storia, fra questi ricordiamo una breve storia del Fondatore di Pompei, dal titolo: “Bartolo Longo al servizio di Dio e dell’uomo”. – 1991. “Natale Poesie” – 1994. – “Don Bartolo” – 1995. Testo di una rappresentazione teatrale in tre atti e dei quadri; “E ffeste a Napule” 1997.
È impegnato da anni come responsabile delle “Missioni Mariane” del Santuario di Pompei, accompagna un quadro della Madonna in giro per l’Italia ed anche all’estero.
Le escursioni sono anche occasione per riportare in versi le immagini suggerite da luoghi visitati e le emozioni provate durante gli spostamenti dell’autocappella. Gli fanno compagnia il Rev.do Don Adolfo L’Arco e Suor Maria Sabina Rechichi.
(Prof. Mario Rosario Avellino)
*Ultimo saluto a Mons. Baldassarre Cuomo
"A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara".
Monsignor Baldassarre Cuomo, che ieri il Signore ha chiamato a sé, avrà ripetuto milioni di volte queste parole della Supplica che incarnano pienamente la sua figura di sacerdote "tutto preso" da Maria Santissima tanto da dedicarle, nelle vesti di poeta, mirabili versi.
Nato a Valle di Pompei il 10 dicembre 1926, 97 anni fa, quando Pompei non era ancora comune autonomo, a undici anni entrò nel seminario di Salerno, dove i superiori notarono in lui lo spessore spirituale, le doti intellettive, la spontaneità alla riflessione meditativa e la creatività lirica.
Il 2 luglio 1949 fu ordinato sacerdote dall’allora Arcivescovo di Pompei, Monsignor Roberto Ronca. Seguirono, poi, gli studi a Roma, a Sant’Apollinare, in Diritto Canonico. Tornato a Pompei gli furono affidati diversi incarichi: vice rettore del seminario e maestro di canto, responsabile della segreteria generale, segretario del Vescovo, rettore del seminario. Dal 1966 al 1982 fu arciprete della parrocchia del Santissimo Salvatore, la più antica di Pompei, preesistente al Santuario. Successivamente fu chiamato dal Vescovo, Monsignor Domenico Vacchiano, all’importante incarico di vicario generale, che svolse fino al 2001, quando divenne rettore del Santuario. È stato anche, per molti anni, assistente diocesano di Azione Cattolica, sostenendo l’associazione con le parole, l’esempio e la vicinanza umana e spirituale. Particolarmente significativo il suo ruolo di responsabile della Missione Mariana del Rosario, dal 1983 al 2004, con ben duecentoventidue missioni in Italia e una negli Stati Uniti.
All’impegno del ministero sacerdotale ha affiancato una prolifica attività poetica, in italiano, latino e napoletano, componendo poesie, testi per canzoni, uno spettacolo teatrale (tradotto anche in tedesco e rappresentato in Austria) ed una cantata-oratorio, dedicati entrambi a Bartolo Longo, del quale ha scritto anche un’agile biografia ed i testi per la vita a fumetti. Aveva infatti, il dono di volgere in poesia, ed anche in musica, ogni piccola o grande occasione, di vita o di chiesa. La sua vena poetica è stata dedicata in modo particolare alla Vergine del Rosario, della quale si è sempre sentito figlio ed apostolo. Numerosi canti che vengono eseguiti in Santuario, che i pompeiani e i pellegrini conoscono a memoria, sono stati composti da lui: “Veniamo ai tuoi piedi”, “Dalla Valle ove l’umile ancella”, “Dai solchi del tempo”.
Ma è stato soprattutto un sacerdote, esempio per tutti i confratelli più giovani. È stato sacerdote del sorriso e dell’accoglienza, seguendo e imitando Cristo, come ha sintetizzato lui stesso in questi brevi versi: «Sacerdote! Impregnato di umanità in cammino, va’! Tu non sei tu. È bastato a Lui la tua risposta per fare di te sé stesso senza rimpianti».
I funerali di Monsignor Baldassarre Cuomo saranno celebrati in Santuario dall'Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, alle 9.45 di domattina, venerdì 2 febbraio.
*Saluto a Mons. Baldassarre Cuomo
Grazie don Baldassarre, sacerdote pompeiano, rettore del seminario, arciprete parroco del SS. Salvatore, vicario generale, rettore del Santuario, missionario con la Madonna pellegrina, poeta e cantore di Maria e del Beato Bartolo Longo… hai annunciato il Risorto: io credo risorgerò questo mio corpo vedrà il Salvatore… aiutaci… prega per noi, ora che contempli il Volto trinitario di Dio in compagnia di Maria e del Beato Bartolo Longo.
*Funerali di Monsignor Baldassarre Cuomo
Si sono conclusi i funerali di Monsignor Baldassarre Cuomo, che ci ha lasciati mercoledì scorso dopo una vita spesa seguendo il Signore lungo le vie di Maria Santissima. Il Santuario era gremitissimo di fedeli che hanno voluto rendere l'ultimo grato saluto al sacerdote, cantore della Madonna, per anni Vicario generale di Pompei, Rettore del Santuario, Referente per la Missione mariana.
"Lo ricordiamo tutti - ha detto nell'omelia l'Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che ha presieduto il rito esequiale - saggio, illuminato, ricco di finissimo senso di un humour. Ogni incontro con lui lasciava tracce di fede e di umanità. Ma non vogliamo ripercorrere la sua vita. C’è qualcosa in più. C’è un disegno di Dio che ha accompagnato la sua vita". "Nella straordinaria storia di Pompei - ha detto ancora il Prelato - nulla avviene a caso: il piccolo Baldassarre nasce il 10 dicembre 1926, due mesi dopo la morte di Bartolo Longo.
Non si tratta, non può trattarsi, di una semplice coincidenza. Per quel che è avvenuto attraverso Monsignor Baldassarre Cuomo nel corso di quasi un secolo, non si può che vedere in questa assonanza di date il segno di un misterioso e ineffabile messaggio, svelato ogni giorno di più e ora approdato alla luce di una comprensione piena che riempie di tenerezza e di gioia. Bartolo Longo, nel momento in cui nasceva alla vita nuova del cielo, consegnava nelle mani del futuro consacrato di Pompei, le chiavi di casa del Santuario, la sua dimora in terra edificata sulla fede, costruita sulle opere di carità, alimentata da una speranza senza tramonto.
Non poteva esserci custode più degno e fedele della casa di Maria, che don Baldassarre, sacerdote secondo il cuore di Dio, servo buono innamorato di Maria, pietra viva del Santuario del quale ha conosciuto non solo ogni angolo, ma il respiro più intenso e profondo. La preghiera, l’accoglienza, l’esercizio di una misericordia senza limiti, officiata per prima dalla postazione senza soste del confessionale, insieme a una naturale paternità e mitezza d’animo, sono state più che le sue doti, il volto e la storia che Pompei ha offerto come eredità viva del Fondatore e della sua stessa fondazione.
Monsignor Baldassarre Cuomo è stato in tutti i sensi l’icona della Nuova Pompei, l’immagine viva nella quale era possibile ricapitolare la straordinaria vicenda di una Valle abbandonata assurta a modello di carità e di fede".
*Testimonianza di don Antonio Marrese
Mons. Baldassarre Cuomo RIP
Meno di due mesi fa, in tarda mattinata, una inaspettata telefonata da un numero che non conoscevo... "pronto sono don Baldassarre, come stai, desideravo tanto sentirti" Così inizia un lungo colloquio, che colma un vuoto fatto di anni. Ricordi, scambi di idee, gioie e ansie, passato, presente e futuro. Abbiamo parlato tanto e di tanto. Ho sentito in quella telefonata la voce di Dio, ho avvertito la tua grande umanità, ma anche e soprattutto la tua profonda fede. Ad un certo punto mentre parlavamo le campane segnavano il mezzogiorno, tu interrompi il colloquio e mi inviti a pregare l'angelus.
Termina la telefonata, ma rimane la gioia per quel momento di grazia. Tante volte in questi giorni ho ripensato a quel lungo ed intenso dialogo... Oggi la notizia del tuo ritorno alla casa del Padre. Con te oggi va via un pezzo importante della storia di Pompei, la Pompei religiosa e quella civile. Oggi va via il parroco, il vicario generale, il delegato per la missione mariana.
Ma soprattutto va via "il beniamino della Madonna" il discepolo di Bartolo Longo, l’uomo di Dio.
Sono certo che ad attenderti in paradiso hai trovato l'Augusta Regina delle vittorie, che con la dolce corona del rosario ti accompagna dal suo divin figlio.
Dall'alto caro don Cuomo continua a vegliare su di noi e sulla tua Chiesa di Pompei, che oggi più che mai ha tanto bisogno.
Grazie per avermi voluto far sentire il tuo affetto, la tua vicinanza, il tuo sostegno prima di tornare al cielo.
*La nascita al Cielo di Monsignor Baldassarre Cuomo
Custode degno e fedele della casa di Maria
La vita come un canto di lode alla Madonna
È morto a 97 anni, mercoledì 31 gennaio, Monsignor Baldassarre Cuomo, sacerdote del clero pompeiano al quale, nella sua lunga vita, infaticabile fino alla fine, hanno guardato i confratelli sacerdoti e generazioni di fedeli come esempio di amore al Signore e alla Madonna del Rosario. Nato a Valle di Pompei il 10 dicembre 1926, studiò nel seminario di Salerno e, il 2 luglio 1949, fu ordinato sacerdote da Monsignor Roberto Ronca, allora Arcivescovo della Città Mariana. È stato Rettore del seminario, Arciprete della Parrocchia del Santissimo Salvatore dal 1966 al 1982, Vicario generale, Rettore del Santuario. Particolarmente significativo il suo ruolo di responsabile della Missione Mariana del Rosario, dal 1983 al 2004, con ben duecentoventidue missioni in Italia e una negli Stati Uniti. All’impegno del ministero sacerdotale ha affiancato una prolifica attività poetica, in italiano, latino e napoletano, componendo poesie, testi per canzoni, uno spettacolo teatrale e una cantata-oratorio, dedicati entrambi al Beato Bartolo Longo, del quale ha scritto anche una biografia e i testi per la vita a fumetti. Aveva infatti, il dono di volgere in poesia, e anche in musica, ogni piccola o grande occasione, di vita o di chiesa. La sua vena poetica è stata dedicata in modo particolare alla Vergine del Rosario, della quale si è sempre sentito figlio e apostolo. Numerosi canti eseguiti in Santuario, che i pompeiani e i pellegrini conoscono a memoria, sono stati composti da lui. Ha trascorso ore e ore quotidiane nel suo confessionale in Santuario accogliendo migliaia di fedeli, facendosi strumento della misericordia divina elargita a piene mani e dispensando, sempre con il sorriso, consigli spirituali. Il 2 febbraio, in Santuario, l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, ne ha presieduto i funerali, concelebrati dal clero pompeiano e da altri sacerdoti. In queste pagine pubblichiamo un estratto dell’omelia.
(Autore: Loreta Somma)
*Bartolo Longo gli ha lasciato le chiavi di casa del Santuario
Lo ricordiamo tutti saggio, illuminato, ricco di finissimo senso di humour. Ogni incontro con lui lasciava tracce di fede e di umanità. Ma non vogliamo ripercorrere la sua vita. C’è qualcosa in più. C’è un disegno di Dio che ha accompagnato la vita di Monsignor Baldassarre Cuomo e che noi dobbiamo cogliere. Ne ha accennato lui stesso 7 anni fa, in occasione del 90° compleanno. Nel volume pubblicato per l’occasione leggiamo queste sue parole: «Ma io sono nato a Pompei. Non venni (a Pompei)! Mia madre, già da quando mi aveva nel grembo ebbe in sogno un vecchietto. Le annunciava che il figlio che avrebbe partorito si sarebbe consacrato a Dio. In quel vecchietto riconobbe Bartolo Longo». Nella straordinaria storia di Pompei nulla avviene a caso: il piccolo Baldassarre nasce il 10 dicembre 1926, due mesi dopo la morte di Bartolo Longo. Non si tratta, non può trattarsi, di una semplice coincidenza. Per quel che è avvenuto attraverso Monsignor Baldassarre Cuomo nel corso di quasi un secolo, non si può che vedere in questa assonanza di date il segno di un misterioso e ineffabile messaggio, un disegno di Dio, svelato ogni giorno di più e ora approdato alla luce di una comprensione piena che riempie di tenerezza e di gioia. Come non pensare, attraverso il sogno raccontato da mamma Elena, che Bartolo Longo, nel momento in cui lasciava questo mondo per il Cielo, consegnava nelle mani di un nascituro, futuro consacrato di Pompei, le chiavi di casa del Santuario, la sua dimora in terra edificata sulla fede, costruita sulle opere di carità, alimentata da una speranza senza tramonto? Non poteva esserci custode più degno e fedele della casa di Maria che don Baldassarre, sacerdote secondo il cuore di Dio, servo buono innamorato di Maria, pietra viva del Santuario del quale ha conosciuto non solo ogni angolo, ma il respiro più intenso e profondo. All’opera – e alle Opere – di Bartolo Longo non poteva mancare il dono di una vocazione tutta dedicata a Pompei, città natale e soprattutto città dell’anima chiamata a propagare il messaggio di una fede capace di trasformare e farsi valere per il mondo. La preghiera, l’accoglienza, l’esercizio di una misericordia senza limiti, officiata per prima dalla postazione senza soste del confessionale, insieme a una naturale paternità e mitezza d’animo, sono state, più che le sue doti, il volto e la storia che Pompei ha offerto come eredità viva del Fondatore e della sua stessa fondazione. Monsignor Baldassarre Cuomo è stato in tutti i sensi l’icona della Nuova Pompei, l’immagine viva nella quale era possibile ricapitolare la straordinaria vicenda di una Valle abbandonata assurta a modello di carità e di fede. L’angolo del confessionale, presidiato fino a circa due anni fa e per molte ore al giorno, è stato da sempre il suo sconfinato osservatorio sul mondo e sulla vita. Intere generazioni di fedeli e di pellegrini, da ogni parte d’Italia, erano attratti verso quel punto di ristoro dell’anima, diventato sempre più centrale nella vita del Santuario.
Si può pensare oggi, ripercorrendo la sua lunga esistenza di quasi un secolo, a don Baldassarre come al primo erede di Bartolo Longo e, certo, capofila di tutti i consacrati che hanno dedicato la loro vita all’evangelizzazione attraverso il culto della Madre di Dio. Si è appena concluso l’anno delle celebrazioni longhiane per l’arrivo di Bartolo Longo in località Arpaia, e si può pensare che l’addio a Monsignor Cuomo non chiuda, ma apra un nuovo capitolo, un nuovo tratto di strada che si ricollega a quel momento fondativo. Don Baldassarre, col Rosario tra le sue mani, ci ha tenuto costantemente per mano lungo questi anni. Continuerà a farlo dalla casa del Signore, accanto alla Vergine del Santo Rosario, ma anch’egli oggi chiede, a tutta la Chiesa di Pompei, di raccogliere un’eredità e fare in modo che, nel suo nome, porti frutti sempre più copiosi. Monsignor Cuomo è stato unico in molti modi e ha avuto sempre quel tono in più che, pur in tutta umiltà e senza nessuna sua accondiscendenza, lo elevavano a personaggio. La fede gli riempiva l’anima, e oltre che in preghiera, prorompeva allora in canto, o si faceva poesia, si trasformava in componimenti o vere e proprie rappresentazioni. Pur manifestandosi nei diversi aspetti dell’arte, il soggetto era sempre la fede. A chi si complimentava con lui per la versatilità delle espressioni, faceva capire che la fonte era una soltanto: l’amore a Dio mediato da Maria. E, allora, mentre lo affidiamo alla misericordia di Dio, il nostro cuore è colmo di gratitudine verso di lui. È il mio, il nostro grazie, il grazie di questo presbiterio e di tutta la Chiesa di Pompei. Ma questo grazie, benché profondo e sentito, appare piccolo e inadeguato per un sacerdote così, perché è un grazie che guarda avanti, alla vita che non ha fine e che ora, ne siamo certi, sta avvolgendo il nostro carissimo e venerato Monsignor Baldassarre Cuomo, accolto in Cielo dal Beato Bartolo Longo e dalla Regina del Santo Rosario di Pompei.
Tommaso Caputo Arcivescovo di Pompei
*2 Febbraio 2024 – Funerale di Mons. Baldassarre Cuomo
10 Dicembre 1926 – 31 Gennaio 2024 FEBBRAIO 2024
LOmelia di S. E. Rev.ma Mons. Tommaso Caputo Arcivescovo-Prelato e delegato Pontificio di Pompei
Introduzione
Il 2 febbraio ricordiamo nella liturgia la Presentazione di Gesù al tempio. È un evento che ci orienta già verso la notte di Pasqua, quando entreremo in chiesa, al buio, seguendo Cristo luce del mondo, simboleggiato dal cero pasquale.  
Il corpo del nostro carissimo Mons. Baldassarre Cuomo viene illuminato in questa celebrazione in suo suffragio dal cero pasquale, simbolo di Cristo Risorto “la vera luce di tutte le genti”. È Cristo Risorto che don Baldassarre sta ora incontrando. È Cristo Risorto che noi stiamo per incontrare nella Parola di Dio. È Cristo Risorto che riconosceremo pane spezzato dell’Eucaristia, sotto lo sguardo materno della Vergine del santo Rosario di Pompei.
Oggi ricorre, anche, la Giornata della Vita Consacrata: l’offerta del Figlio di Dio – simboleggiata dalla sua Presentazione al Tempio – è modello per ogni uomo e donna che consacra tutta la propria vita al Signore. Ed è, certamente, la stessa offerta e la stessa luce che abbiamo imparato ad ammirare in Don Baldassarre, che stamattina accompagniamo con la preghiera nella sua nascita al cielo. Offriamo preghiere per lui, per i familiari, per questa nostra Chiesa che soffre per il distacco di un suo figlio straordinario. È una preghiera, la nostra, che diventa anche lode e ringraziamento a Dio.  
Sono giunti tanti messaggi di cordoglio e sono spiritualmente uniti a noi innumerevoli persone, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici. Tra loro, menziono gli Arcivescovi Domenico Sorrentino e Luigi Travaglino.  
Disponiamoci a celebrare degnamente i santi misteri, riconoscendo i nostri peccati.
Omelia
“Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore”, ci ha appena detto l’evangelista Luca. I genitori di Gesù hanno il cuore colmo della fede del popolo di Israele, mentre nel Tempio stringono tra le braccia Colui che viene a compiere le antiche promesse, mentre si realizza la profezia di Malachia, come abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza che voi sospirate, eccolo venire … Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare”.  
Ma la promessa del Profeta – un Dio che viene nel Tempio con potenza – si realizza in una forma inaspettata. Dio entra nel Tempio in punta di piedi, senza farsi notare. È un Dio che si fa piccolo: è solo Amore. Lo riconoscono e lo accolgono solo gli umili. E, nel Tempio, gli umili sono Simeone e Anna, due anziani che vanno incontro a Gesù.
Simeone “aspettava la consolazione di Israele”; Anna “non si allontanava mai dal tempio”. E il vecchio Simeone riconosce nel Bambino il Messia promesso dai profeti e lo stringe tra le braccia e annuncia la salvezza per tutti i popoli: “I miei occhi, Signore, hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo Israele”.
Mentre Anna, in giro per il Tempio, “si mise a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Israele”.
I due vegliardi, Simeone e Anna, resi giovani dallo Spirito, hanno occhi nuovi e sanno riconoscere la novità presente in quel bambino: “aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.
Lo straordinario episodio della presentazione di Gesù al tempio e il riconoscerlo per noi come luce che illumina tutte le genti è stato possibile attraverso la testimonianza di persone consacrate, che hanno fatto della loro vita un dono e vivono nell’offerta continua della loro esistenza a Dio.
Simeone ed Anna, docili allo Spirito, proclamano il destino glorioso di Gesù, in una preghiera di lode. Maria mette a disposizione di Dio il suo bambino. Ridona a Dio il Suo dono, che da Lui aveva ricevuto. Giuseppe è unito nell’offerta.  
Il centro di tutto è Gesù, un neonato che è riconosciuto come salvezza e luce per tutti i popoli.
E, riflettendo su questa pagina del Vangelo, come non pensare alla magnifica testimonianza di un’altra persona consacrata a Dio, il nostro carissimo Mons. Baldassarre Cuomo.
Era nato nel 1926 (10 dicembre), lo stesso anno della morte del nostro Fondatore, il Beato Bartolo Longo. Ordinato sacerdote a meno di ventitré anni, il 2 luglio 1949 – sacerdote per 74 anni! – è stato, tra l’altro, segretario del Vescovo, rettore del seminario (1961-1966), arciprete del SS. Salvatore (1966-1982), vicario generale (1982-2001), rettore del Santuario (2001-2004), assistente diocesano di Azione Cattolica. E come non menzionare il compito di responsabile della Missione Mariana del Rosario per circa vent’anni, che lo ha portato a guidare ben 222 missioni in Italia e una negli Stati Uniti?
Lo ricordiamo tutti saggio, illuminato, ricco di finissimo senso di humour. Ogni incontro con lui lasciava tracce di fede e di umanità.  
Ma non vogliamo ripercorrere la sua vita. C’è qualcosa in più. C’è un disegno di Dio che ha accompagnato la vita di Mons. Baldassarre Cuomo e che noi dobbiamo cogliere. Ne ha accennato lui stesso 7 anni fa, in occasione del 90° compleanno.  
Nel volume pubblicato per l’occasione leggiamo queste sue parole: «Ma io sono nato a Pompei. Non venni (a Pompei)! Mia madre, già da quando mi aveva nel grembo ebbe in sogno un vecchietto. Le annunciava che il figlio che avrebbe partorito si sarebbe consacrato a Dio. In quel vecchietto riconobbe Bartolo Longo».
Nella straordinaria storia di Pompei nulla avviene a caso: il piccolo Baldassarre nasce il 10 dicembre 1926, due mesi dopo la morte di Bartolo Longo.
Non si tratta, non può trattarsi, di una semplice coincidenza. Per quel che è avvenuto attraverso Mons. Baldassarre Cuomo nel corso di quasi un secolo, non si può che vedere in questa assonanza di date il segno di un misterioso e ineffabile messaggio, un disegno di Dio, svelato ogni giorno di più e ora approdato alla luce di una comprensione piena che riempie di tenerezza e di gioia.  
Come non pensare, attraverso il sogno raccontato da mamma Elena, che Bartolo Longo, nel momento in cui lasciava questo mondo per il cielo, consegnava nelle mani di un nascituro, futuro consacrato di Pompei, le chiavi di casa del santuario, la sua dimora in terra edificata sulla fede, costruita sulle opere di carità, alimentata da una speranza senza tramonto?  
Non poteva esserci custode più degno e fedele della casa di Maria, che don Baldassarre, sacerdote secondo il cuore di Dio, servo buono innamorato di Maria, pietra viva del Santuario del quale ha conosciuto non solo ogni angolo, ma il respiro più intenso e profondo.  
All’opera – e alle Opere – di Bartolo Longo non poteva mancare il dono di una vocazione tutta dedicata a Pompei, città natale e soprattutto città dell’anima chiamata a propagare il messaggio di una fede capace di trasformare e farsi valere per il mondo.  
La preghiera, l’accoglienza, l’esercizio di una misericordia senza limiti, officiata per prima dalla postazione senza soste del confessionale, insieme a una naturale paternità e mitezza d’animo, sono state, più che le sue doti, il volto e la storia che Pompei ha offerto come eredità viva del Fondatore e della sua stessa fondazione.
Mons. Baldassarre Cuomo è stato in tutti i sensi l’icona della Nuova Pompei, l’immagine viva nella quale era possibile ricapitolare la straordinaria vicenda di una Valle abbandonata assurta a modello di carità e di fede. L’angolo del confessionale, presidiato fino a circa due anni fa e per molte ore al giorno, è stato da sempre il suo sconfinato osservatorio sul mondo e sulla vita.  
Intere generazioni di fedeli e di pellegrini, da ogni parte d’Italia, erano attratti verso quel punto di ristoro dell’anima, diventato sempre più centrale nella vita del Santuario.  
Si può pensare oggi, ripercorrendo la sua lunga esistenza di quasi un secolo, a don Baldassarre come al primo erede di Bartolo Longo e, certo, capofila di tutti i consacrati che hanno dedicato la loro vita all’evangelizzazione attraverso il culto della Madre di Dio.
Si è appena concluso l’anno delle celebrazioni longhiane per l’arrivo di Bartolo Longo in località Arpaia, e si può pensare che l’addio a Mons. Cuomo non chiuda, ma apra un nuovo capitolo, un nuovo tratto di strada che si ricollega a quel momento fondativo. Don Baldassarre, col rosario tra le sue mani, ci ha tenuto costantemente per mano lungo questi anni. Continuerà a farlo dalla casa del Signore, accanto alla Vergine del Santo Rosario, ma anch’egli oggi chiede, a tutta la chiesa di Pompei, di raccogliere un’eredità e fare in modo che, nel suo nome, porti frutti sempre più copiosi.
Mons. Cuomo è stato unico in molti modi e ha avuto sempre quel tono in più che, pur in tutta umiltà e senza nessuna sua accondiscendenza, lo elevavano a personaggio. La fede gli riempiva l’anima, e oltre che in preghiera, prorompeva allora in canto, o si faceva poesia, si trasformava in componimenti o vere e proprie rappresentazioni. Pur manifestandosi nei diversi aspetti dell’arte, il soggetto era sempre la fede. A chi si complimentava con lui per la versatilità delle espressioni, faceva capire che la fonte era una soltanto: l’amore a Dio mediato da Maria.  
E, allora, mentre lo affidiamo alla misericordia di Dio, il nostro cuore è colmo di gratitudine verso di lui. È il mio, il nostro grazie, il grazie di questo presbiterio e di tutta la Chiesa di Pompei. Ma questo grazie, benché profondo e sentito, appare piccolo e inadeguato per un sacerdote così, perché è un grazie che guarda avanti, alla vita che non ha fine e che ora, ne siamo certi, sta avvolgendo il nostro carissimo e venerato Mons. Baldassarre Cuomo, accolto in cielo dal Beato Bartolo Longo e dalla Regina del Santo Rosario di Pompei.

*Mons. Carlo Giuseppe Cecchini
Domenicano, proveniente da Ancona, conobbe Bartolo Longo mentre si trovava a Napoli per disbrigare pratiche della Curia Generalizia.

Alla morte del Padre Rossi, Bartolo Longo fu lieto della nomina che il Maestro Generale, Padre Frühwirth, fece a lui come confessore e vice – Rettore del Santuario e direttore delle Suore.
Si legge che: “rimasero al Santuario padre Umberto Lorenzetti e due fratelli laici , fra Giacinto e fra Cristoforo.
Non erano certo sufficienti. IL 27 settembre 1898, il Maestro Generale comunicò a Bartolo Longo la costituzione di una comunità domenicana in un convento a sé nell’ambito del Santuario.
Con Padre Giuseppe Cecchini superiore.

Più tardi Bartolo Longo scrive: “Dopo sette anni di lavoro in Valle di Pompei quale Rettore di questa mondiale Basilica, il P. Cecchini era nominato Vescovo titolare di Alicarnasso (Halicarnassos = Bodrum, in Turchia) e insieme era investito del titolo e della giurisdizione di Abate di Abate mitrato Ordinario delle Regie Chiese Palatine di Altamura (Ba) ed Acquaviva delle Fonti (Ba)”.
La cerimonia della ordinazione Episcopale avvenne nella Basilica di Pompei, il 25 febbraio del 1904.
Nel 1910 divenne Arcivescovo di Taranto.
Morì a Taranto il 10 dicembre del 1916, a seguito di “una fiera polmonite, che appena in tre giorni lo sopraffece”.

*Sr.Emilia del Cuore di Gesù (al secolo Caterina Pallucca)

Suor Emilia Caterina Pallucca era nata a Viterbo il 19 febbraio nel 1869, Figlia di Carlo e di Francesca Poleggi.
Professò a Marino, nel Monastero del SS. Rosario, il 21 novembre del 1892.

(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Ven. Emmanuele Ribera

Il Beato Bartolo Longo conobbe la Congregazione dei Redentorista attraverso tre dei suoi figli migliori, tutti da tempo avviati agli onori degli altari: il Ven. Emanuele Ribera (81811 – 1874) e i Servi di Dio Giuseppe Leone (1829 – 1902), Antonio Losito (1838 – 1917). Li scelse, uno dopo l’altro, per suoi direttori e confessori.
Il Venerabile Emanuele Ribera
Il Padre Emanuele Ribera lo ricercò già nel 1865 quando ancora si dibatteva nelle ultime spire dell’eresia, ma lo trovò due anni dopo quando alla luce acquisita erano succedute ansietà e sconforto. “Mi accolse con tanta dolcezza, con tanta umiltà, che io ne restai preso – così il Beato deporrà come teste il 15 maggio 1896 nel processo ordinario di Napoli – e mi convinsi che realmente era un Santo”, anzi dirà in seguito, “ Ho avuto sempre il Servo di Dio come un gran Santo, il più gran Santo vivente dei nostri tempo”.
Ma era un santo che infondeva fiducia. Perciò, egli continua, “mi andai sempre più affezionando a lui, fino ad andarvi talvolta più volte nello stesso giorno. Ed essendo io allora, come ho detto,
agitatissimo per angustie di spirito, mi confortavo mirabilmente alle parole, e talvolta al solo sguardo del Servo di Dio e debbo però deporre di aver tratto dalla famigliarità avuta con lui, grandissimo vantaggio spirituale… Sempre ho tenuto e tengo non solo nell’anima la immagine del Servo di Dio e viva nella memoria la direzione di lui, con la quale tutt’ora cammino”.
Avviene così con le figure che ci svelano i segreti della Provvidenza e giungono quasi ad identificarsi con lei. Lo riconoscerà esplicitamente il Beato sia per la sua vita privata, sia per le sue opere pubbliche: “Fin d’allora la Provvidenza regolava la fila della mia vita… e si serviva del Servo di Dio per rispondere ai suoi altissimi fini…”. E per questo, per ben tre volte, lo distolse dall’idea di matrimonio, come ancora dal ritirarsi nel chiostro, giacchè  aggiungeva: “ verrà giorno in cui i secolari saranno capi delle missioni religiose e conserveranno la fede nelle famiglie. Accennava in proposito esempi di uomini e donne illustri, secolari, della rivoluzione francese.
Aggiungeva “ Il Signore vuole da te grandi opere” e mi diceva che quasi ogni mattina si fermava sull’Ostia. Ciò per me è avvenuto con l’opera di Pompei: ed è chiaro che quest’opera non avrei potuto farla, se allora mi fossi legato in uno di quei matrimoni che mi si proponevano, né se fossi  
stato legato dai voti del Chiostro. Ed in generale la direzione che egli mi dava, i discorsi che mi faceva, i libri che mi forniva, tutto era una chiara illusione ed un apparecchio al mio avvenire, come mi sono convinto in seguito, vedendo lo svolgimento dei fatti”.
E concludeva: ”Per  me il servo di Dio è stato una guida costante e sicura nell’indirizzo dello spirito, cosa che ha fatto con consigli, con gli esempi e più ancora coi libri opportunissimi, morali ed ascetici, che mi ha messo nelle mani ai quali io debbo moltissimo... E depongo con sicurissimo convincimento che non solo per la mia provata condotta, ma per le opere in cui per divina misericordia mi occupo, mi ha giovato e mi giova assalissimo la direzione del Servo di Dio, e se io parlo, se io scrivo, mirando ad un apostolato secondo i tempi, di tutto io sono debitore alle parole ed ai libri fornitimi dal Servo di Dio”.
Insomma, anche dopo la morte, il Servo di Dio ha continuato a dirigerlo in ogni opera di bene.
Molfetta, BA, 1811 - Napoli, 1874.
É un'altra gloria redentorista e della religiosissima Puglia. Instancabile predicatore, ebbe una vita di sofferenze per il morbo contratto assistendo i colerosi.
Nacque a Molfetta (Ba) il 2 (o l'8) marzo del 1811, fu devoto ed incline alla preghiera fin dalla tenera età, anche perché seguiva l’esempio dei genitori convinti religiosi e di illustre discendenza.
Compì i suoi studi di formazione alla Consolazione, sotto la guida di p. Filippo Patroni suo conterraneo.
Ordinato sacerdote il 14 marzo 1835, lavorò a Pagani prestandosi per la “cura spirituale degli uomini della Congrega di S. Alfonso”.
Successivamente lo ritroviamo in varie Missioni e predicazioni tra cui: Nocera Inferiore (Sa), Molfetta, Montecorvino (Sa), Cava dei Tirreni (Sa), Salerno, Amalfi (Sa), Gragnano (Na).
“Assistendo i colerosi del 1836, riportò un grave e prolungato morbo che interruppe il suo apostolato” e fu, perciò, destinato alla casa dei novizi, eredi alla Chiesa di S. Antonio a Tarsia, in Napoli.
Una sua iniziativa degna di menzione è quella di essere stato un grande “distributore di libri” che recuperava dagli stampatori napoletani.
Nel 1866 divenne apostolo della "Buona Stampa" nella città di Napoli, diffondendo non meno di un milione di libri con la creazione di una biblioteca pubblica.
Era un grande lettore della vita dei Santi.
Si trovò anch’egli a subire il dolore di trovarsi fuori Congregazione dal 1862 al 1874 a causa della soppressione degli Ordini religiosi.
Soffriva molto per la sua grave forma di broncopolmonite.
Morì l’8 novembre del 1874.
Le spoglie del Servo di Dio Padre Emmanuele Ribera, riposano nella Chiesa dei Redentoristi a Tarsia, in Napoli.
Bartolo Longo conobbe il redentorista perché glielo presentò il Prof. Pepe. Ribera “aveva fatto il voto di non perdere mai tempo, onde nessuna ricreazione, nessuno svago, e nessun riposo egli si
consentiva mai, e il suo conversare, il suo consigliare, l’ascoltare le confessioni non durava più di cinque minuti.
Con il suo illuminato consiglio e direzione spirituale, contribuì alla conversione dell'Avvocato Bartolo Longo e alla fondazione del Santuario e Opere Sociali di Pompei.
Dagli scritti del Beato Bartolo Longo
“In un giorno adunque designato dalla misericordia di Dio, il prof. Pepe mi presentò al P. Ribera. Quel che seguì da quell’ora non mi è dato qui riferire (…) si aperse quella via che poi mi ha fatto pervenire a Pompei…”.
Il Venerabile Liguorino destava una sacra meraviglia in tutti coloro che lo frequentavano, e appariva al primo vederlo un santo inimitabile. (…)
Aveva fatto il voto di non perdere mai tempo: onde nessuna ricreazione, nessuno svago e nessun riposo egli si consentiva mai, e il suo conversare, il suo consigliare, l’ascoltare confessioni non durava più di cinque minuti.
(…) Come si possono riferire in due linee tutte le grazie, di cui Dio lo aveva arricchito per la salvezza di molti?
Quanti giovani studenti io presentavo al P. Ribera, e quanti sacerdoti!
Quanti profetici lumi circa la scelta dello stato e le divine vocazioni! (…) Rapidamente rivolto a me pronunziò queste solenni parole: “Don Bartolino, la vostra non è vocazione è velleità. Non fatevi religioso, statevi così … altrimenti … non si compiranno i disegni di Dio”
(Bartolo Longo)

*Padre Enrico Buondonno

Padre Enrico Buondonno è nato a Gragnano (NA) il 22.10.1912 vive nel Convento dei frati Minori di "S. Maria degli Angeli" di Nocera Inferiore (SA).
Intensa è la sua attività in campo della musicologia e del canto, compositore di opere a tema
Mariano tra cui Ave Maria, Litanie Lauretane, Lodi, Canti ed Inni.
In occasione del cinquantesimo di Sacerdozio dalle pagine del periodico "Il Rosario e la Nuova Pompei" del 21 luglio 1985, si legge: "Cinquanta anni di Sacerdozio di P. Enrico Buondonno, O.F.M. Una vita dedicata al servizio del Signore, dando esempio di francescana semplicità nel mondo dell’arte musicale sacra e profana.
Cade nell’ Anno Europeo per la Musica questa fausta ricorrenza che fa gioire quanti sono stati suoi colleghi e allieve nelle scuole e nei cori.
Consigliere Nazionale dell’A.I.S.C., maestro di musica per 30 anni nel Seminario Regionale Pio XI di Salerno, insegnante nei Conservatori di Cosenza e di Reggio Calabria, Vice Direttore presso il Conservatorio di S. Pietro a Maiella di Napoli, P. Enrico Buondonno gode tra i suoi colleghi ed allievi di una profonda stima, sacerdotale ed artistica.
Numerosi sono i suoi titoli di merito riconosciuti ad alti livelli.
Nota è la collaborazione che offre come direttore dei "Pueri Cantores di S. Chiara" presso il Teatro S. Carlo di Napoli e con la Radio e Televisione di diverse nazioni.
Padre Enrico Buondonno è profondamente legato alla Madonna del Rosario di Pompei.
Numerose e importanti, per la vita di questo Santuario, sono le occasioni che lo hanno visto collaboratore fine, efficace ed esperto nel campo musicale, occasioni dalle quali ha tratto ispirazione per esprimere in musica i suoi affetti verso la Vergine del Rosario e verso il suo apostolo, il Beato Bartolo Longo.
Riviviamo alcune date che testimoniano il profondo legame che unisce P. Enrico Buondonno alla storia del Santuario di Pompei.
- 11 novembre 1962. Inaugurazione del monumento a Bartolo Longo nella piazza del Santuario alla presenza del Capo dello Stato Antonio Segni.
Per l’occasione compone una "Cantica a Bartolo Longo" eseguita sotto la sua direzione dal coro
composta dai Seminaristi, dagli Orfani e dagli Alunni delle scuole di Pompei.
- 23 aprile 1965. In occasione del restauro del Quadro della Madonna del Rosario, Padre Enrico Buondonno dirige nella Basilica di S. Pietro in Roma, alla presenza di Sua Santità Paolo VI, il coro costituito dagli alunni degli Istituti del Santuario. Per questa occasione compone "L’Inno del Rosario" (15 misteri), inciso poi su disco.
- 12 dicembre 1965. Benedizione del nuovo Seminario di Pompei.
Alla presenza del Cardinale Alojsi Masella, dell’On. Stefano Riccio, sottosegretario di Stato, e di numerose autorità, dirige una Schola Cantorum del Seminario Regionale di Salerno.
- 13 novembre 1080. Celebrazione per la Beatificazione di Bartolo Longo. Dirige la Messa a tre voci miste dedicate al Beato, da lui composta per l’occasione, ed eseguita dal "Coro Pompeiano" con la collaborazione all’organo del M° Enzo Marchetti. (R.N.P. 1985).
(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Maesto Enzo Scatragli
Il Maestro Enzo Scatragli è nato a Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, il 15 Febbraio del 1949.

Ha conseguito il diploma di orafo presso l’Istituto Margaritone di Arezzo e ha lavorato presso la "UNOA ERRE" di Arezzo come modellista e medaglista curando, nello stesso tempo, il lavoro di scultore e pittore, autodidatta, fino al 1977, data in cui esce dall’azienda orafa per dedicarsi prevalentemente alla scultura.
La prima opera pubblicata è del 1967, una Madonna con Bambino in marmo di Carrara, collocata presso il Villaggio del Giovane di Castiglion Fiorentino e, successivamente, un Crocifisso in cemento nero per la Chiesa della Madonna del Rivaio.
Da allora ha realizzato numerose opere pubbliche di carattere religioso.
Dal 1971 Scatragli ha esposto in innumerevoli mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero; tra queste ricordiamo quella a Roma, Palazzo Barberini, 1983 e, nel 1987, alla Galleria Senato di Milano.
A Roma Scatragli torna nel 1992, con una grande esposizione di scultura nella Sala degli Aranci del Complesso del S. Michele, nel Ministero dei Beni Culturali. La mostra, curata da Ferruccio Ulivi, Mario Guidotti e Claudio Strinati, fu patrocinata dai Presidenti della Camera e del Senato, dal Ministro per i Beni Culturali e della Regione Toscana.
Altre mostre personali: Arezzo, Sabaudia, Caprese Michelangelo, Pesaro, Castiglion Fiorentino, Ponte Buriano; inoltre a Lugano, in Svizzera, ed a S. Quirico d’Orcia, (SI), dove si tiene ogni anno una rassegna internazionale di scultori.
La serie delle mostre collettive inizia con le rassegne internazionali della medaglia d’arte (dal 1971 al ’75).
Nel 1975, 1976, 1977 è invitato da Mario Guidotti a "Forme nel Verde" a S. Quirico d’Orcia (SI), accanto ad artisti come Greco, Pomodoro, Cascella, Cappello e altri.
Nel 1977 espone ad "Arte e sport" a Firenze; nel 1981 a Ravenna (Biennale del Bronzetto dantesco) e nel 1983 a Roma /Sculptor Optimus).
Negli anni, ’85 – ’86 – ’87 ad Arezzo con il "Gruppo 85".
Nel 1986 ad Arezzo con "60 anni di arte orafa Uno a Erre" e ad "Aurea Aretina", due mostre del gioiello; la prima verrà poi portata, nello stesso, anno a Tokio.

(Prof. Mario Rosario Avellino)
Nasce a Castiglion Fiorentino, dove da bambino si diverte a plasmare figurine usando i mattoni in creta cruda che il padre, fornaciaio, porta a casa dopo il lavoro. A diciotto anni scolpisce a scalpello una Madonna alta un metro e novanta da un blocco di marmo donato da un prete e viene ricompensato con una striscia di marmo di Carrara da cui trae le sue prime opere, tra cui il Vecchio contadino . Dopo il diploma all'Istituto Professionale Orafi di Arezzo, lavora alla Uno a Erre, allora considerata la più grande azienda orafa del mondo, fino al 1977.  
Negli anni settanta partecipa ad una serie di esposizioni e nel 1979 realizza il grande Crocifisso
per Papa Giovanni Paolo II, che destina il dono alla Chiesa di San Tommaso d'Aquino. La sua mostra del 1984 a Palazzo Barberini viene inaugurata dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Nel 1992 espone trentotto opere al Complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande, sede del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alla presenza dell'ex Presidente Amintore Fanfani, Francesco Sisinni, Ferruccio Ulivi, Mario Guidotti e Claudio Strinati.
Ispirato dall'arte orafa aretina e da scultori italiani come Manzù ed Emilio Greco, Scatragli è un esponente del moderno "realismo" che unisce influssi istintivi etruschi a elementi figurativi futuristici e avanguardistici. Si è dedicato anche alla realizzazione di numerose opere pubbliche, quali la "Crisalide" nello Scalone d'Onore del Senato della Repubblica a Roma, il Monumento allo Sport di Arezzo e il Monumento a Gino Severini a Cortona.
(Da: Vikimedia)

*Padre Giacinto La Camera

Nacque a Reggio Calabria il 27 settembre del 1843.
Venne a Pompei su richiesta esplicita del maestro Frühwirth nel 1904, essendo stato il suo precedessore, Padre Cecchini, nominato Vescovo.
Era il 21 aprile del 1904 e da quell’ anno fino alla morte, che avvenne il 6 aprile del 1912, non lasciò mai Pompei.

*Mons. Giuseppe De Angelis

Mons. Giuseppe De Angelis nacque a Visso (Macerata) il 17 marzo 1884.
Fondò a Pompei il circolo giovanile “S. Augusto” nome dato in onore a Mons. Augusto Silj che lo aveva voluto qui a Valle di Pompei nel 1907.
Occupava, benché giovanissimo, l’ufficio di segretario della Delegazione Pontificia.
A Mons. De Angelis, che era venuto a Pompei nel 1907, successe Mons. Pietro Di Pietro.
Morì a Valle di Pompei il 3 gennaio 1924.

*Fr. Giuseppe Perrotta
Nato a Paola (Cs) il 18 aprile 1930, ultimo di otto figli, fu battezzato con il nome di Ferruccio. Giuseppe, nome che egli scelse per la sua vita religiosa, era il nome del papà già deceduto.

Entrò a 11 anni nella Scuola Apostolica di Madonna dell’Arco il 6 ottobre 1941.
Vestì l’abito religioso nel convento di San Domenico di Fiesole (Fi) il 27 ottobre 1946, emettendo la professione religiosa l’anno seguente.
Da studente fu assegnato in vari conventi: a Madonna dell’Arco nel 1947, a Bari presso il convento di San Nicola nel 1952, di nuovo a Madonna dell’Arco nel 1953. Dopo gli anni di formazione filosofico-teologica fu ordinato sacerdote il 12 febbraio 1956.
Per circa dieci anni fu educatore dei collegiali presso il nostro convento di Parabita. Padre Giuseppe ricoprì più volte incarichi di guida di nostre comunità religiose: superiore e parroco a Sant’Antonio a Posillipo per tre volte, nel 1991 fu assegnato a San Domenico di Cosenza e il 30 ottobre dello stesso anno il padre provinciale Enrico De Cillis lo istituì assistente della Fraternita Laica Domenicana della medesima città.
Il 13 novembre 1994 fu istituito superiore.
Il suo carattere estroso lo manifestava non soltanto con la musica, ma anche con il disegno e con alcune composizioni in poesia. Ricercato predicatore popolare, trascorreva molti giorni fuori convento per espletare questo specifico servizio.
La sua fede fortemente affettiva gli ha dato la possibilità di vivere a suo agio nel movimento carismatico del Rinnovamento dello Spirito, di cui fu per alcuni anni membro del Consiglio Centrale.
Affidandosi nelle mani del Signore, visse il calvario della sua malattia come offerta al Padre e come continua lode.
Il 2 gennaio 1997 tornò alla casa del Padre. La sua salma riposa nel cimitero di Paola".

(Prof. Mario Rosario Avellino)

*P.Louis Stanislas Henri (Giacinto) Marie Cormier

Padre Louis Stanislas Henri Marie Cormier nacque a Orlèans l’8 dicembre del 1832 da Francesco, commerciante di spezie e da Margherita Bracquemond.
Fu ordinato sacerdote ed il 29.06.1856, vestì l’abito domenicano prendendo il nome di Giacinto. Professò solennemente nel 1859 a Roma.
“Sottomaestro dei novizi a S. Sabina (Roma) e a “La Quercia” (Viterbo), maestro del noviziato e Priore di Corbara (Corsica) non appena viene restaurata la provincia di Tolosa, ne è messo a capo per tre quadrienni (1865, 1869, 1878). Priore di Marsiglia (1874-7) di Tolosa (1882-8) e di S. Massimino (1889-91), nel 1891 partecipò in qualità di definitore al Capitolo Generale di Lione.
Il nuovo Maestro dell’Ordine, Andrea Frühwirth, lo scelse subito per suo assistente e nel 1896 come Procuratore Generale, mentre la S. Sede lo nominò consultore del S. Uffizio (1896) e di Propaganda Fide (1900). 76° Maestro Generale dell’Ordine eletto il 21.05.1904, vi restò alla guida
fino al 3 agosto del 1916.
Morì a Roma il 17 dicembre dello stesso anno, nel Convento di S. Clemente, dove si era ritirato.
La sua salute, sempre cagionevole, destò meraviglia e anche qualche preoccupazione circa l’incarico che avrebbe dovuto ricoprire quando fu eletto Maestro dell’Ordine a 72 anni.
Varie Congregazioni lo guardano come Fondatore perché ebbe molta parte nell’organizzazione e nella guida all’affiliazione all’Ordine Domenicano.
Egli fondò, nel 1874 ad Auch, in Francia, le “Domenicane Infermiere Catechiste di S. Caterina da Siena”.
Anche la Congregazione pompeiana ricorda il Padre Cormier come uomo buono e paziente, prudente e caritatevole, venerato dal Comm. Bartolo Longo come Santo.
Vi è prova di ciò nelle testimonianze rese nei processi per la sua beatificazione che si svolse dal 1935 al 1938.
Tra le tante lettere, riportiamo parte della lettera di risposta del 18 dicembre del 1896, a nome
del Card. Mazzella e inviata all’Avv. Bartolo Longo che aveva fatto richiesta al Cardinale di avere a Pompei Suor Maria Agnese Gambigliani:
“Preghiamo insieme la Vergine SS.ma di stendere la sua protezione su quel grano di senapa ora felicemente seminato affinchè cresca fino a divenire un albero grande sopra i cui rami vengano a ricoverarsi gli uccelli del cielo.
Sarà certamente una grande consolazione per lei e la Signora Contessa vedere questo sviluppo sotto il soffio della grazia divina.
Per un risultato così bello, un nulla sono le fatiche e il tempo che sembrava lungo, si trova breve quando si gustano i frutti”.
Fondò il Collegio “Angelicum” di Roma nel 1909, che diventò, nel 1963, Pontificia Università di S. Tommaso.
Fu proclamato Beato a Roma nella Basilica S. Pietro il 20 novembre del 1994.
Per una biografia completa di Padre Marie Cormier vi invito ad andare sulla pagina web "Beati Domenicani".

*Sr. M.Domenica Bacchini (al secolo Giovanna)

Suor Maria Domenica Bacchini, al secolo Giovanna, era nata a Roma il 4 novembre del 1848, fece solenne Professione nel Monastero Urbano SS. Annunziata il 25 novembre del 1862.
"Nel mese di agosto del 1887. Ottenne dalla S. Sede il permesso di passare in questo nostro Monastero" (A.S.D.M. Cronologico).
Qui morì il 4 giugno del 1919.
Sr. Maria Domenica rimase a Pompei per tre anni; il 3 luglio 1899 fece ritorno al suo Monastero di Marino.
Era venuta al posto della novizia Sr. Maria Giacinta del SS. Rosario (Giannina Ricci Cubastro), ritornata al secolo per motivi di salute.

(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Pietro Di Pietro

Venne a Pompei per volontà del Card. Augusto Silj, per collaborare con Mons. Vincenzo Celli.
Fu nominato “Segretario Generale della Delegazione Pontificia” e anche Assistente Ecclesiastico del Circolo Giovanile “S. Augusto”.
Era nato a Usigni Poggiodomo (Pg) il 29 luglio del 1882 e frequentò il Seminario Vescovile di Norcia dove fu ordinato Sacerdote e vi insegnò Lettere.
Missionario in Tunisia, insegnò Catechismo in quella Comunità Italiana e Francese, per ben 14 anni.
Nominato cameriere segreto di S.S., poi Prelato Domestico, nel 1949, in occasione del 25° anniversario della sua venuta a Pompei, Mons. Ronca gli comunicava che il Sommo Pontefice lo aveva annoverato tra i suoi Protonotari Apostolici “ad instar” in segno di riconoscimento per la sua fattiva opera apostolica.
Morì a Pompei il 16 gennaio 1951.
Gli succedette Mons. Francesco Giliberti nel delicato compito di Segretario Generale del Santuario e delle Opere Pompeiane.

(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Padre Tarcisio Musto
Al secolo Attilio, frate francescano è nato a Montemiletto (AV) nel 1935.

"Dopo aver conseguito il diploma di Maestro d’arte cominciò a frequentare l’Istituto Superiore d’Arte a Napoli, ma prima della fine dell’anno lasciò la scuola per rispondere con gioia ed entusiasmo all’imperiosa voce di Dio che lo voleva suo sacerdote".
Nel 1965 fu ordinato sacerdote.
La sua vita, da allora è stata tutta dedicata all’arte ed al servizio della Chiesa. Insegnò storia francescana e religione; fu parroco a Cassano Irpino (AV) ed a Montella, nella chiesa di S. Giovanni.
Intanto in quegli anni (1973-82), realizzò molte opere d’arte, in legno, argilla e Bronzo.
La critica artistica si è interessata di lui parlando delle sue sculture esaltandone le doti di artista
sensibile e di talento.
Numerose sono le opere che ha realizzato e molte figurano in collezioni pubbliche e private.
Tra queste, citiamo per tutte, il monumento a Massimiliano Kolbe, sistemato nella piazza di Pompei (1976), la statua di Maria SS. del Mare, collocata sul lungomare di Maiori ed ora, con riconoscenza, il monumento al Beato Bartolo Longo, commissionato dalla Congregazione delle suore "Figlie del S. Rosario di Pompei".
Vive ed opera a Nola, nel convento di S. Antonio.

(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Vincenzo Celli
Già Vicario del Card. Augusto Silj fu poi Delegato Pontificio per il Santuario e le Opere di Pompei. Vescovo titolare di Tapso (Ras Dimas in Turchia), era Vicario Generale della prelatura di Pompei, quando morì alle ore 15 del 17 ottobre del 1951.
Nato a Roma il 23 febbraio del 1870, fu ordinato sacerdote nella Diocesi di Norcia, il 22 settembre del 1892.
Insegnante nel Seminario di Norcia fu chiamato nel 1906 da Augusto Silj a Valle di Pompei per svolgere un apostolato che durò ben 45 anni.
Il 29 giugno 1927 fu ordinato Vescovo da Mons. Carlo Cremonesi che era successo al Cardinale Silj nel governo del Santuario e delle Opere di Pompei.
Fu a fianco di Sua Ecc. l’Arciv. Mons. Anastasio Rossi, Prelato di Pompei; poi collaborò con il Delegato Pontificio Mons. Roberto Ronca.
Fu fervente promulgatore della devozione alla Madonna di Pompei e sempre con quello stesso zelo e con la stessa fede, che Bartolo Longo gli aveva inculcato.
(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Fr. Vincenzo Giuseppe Lombardo  
Fr. Vincenzo Giuseppe Lombardo nacque a Castelvetrano, in Sicilia il 3 giugno 1836. Professò il 3 luglio del 1854 e nel 1859 divenne sacerdote.
Fu nominato procuratore Generale dell’Ordine nel 1896, ma non accettò l’incarico. Come pure non volle accettare la nomina ad Arcivescovo di Catania, due volte offertagli da Leone XIII.
Lavorò molto in Sicilia, facendo rinascere la vita domenicana e dove, nel 1897, venne eletto Vicario Generale della Provincia Trinacriae".
Successivamente, il 10 marzo del 1906, fu nominato primo Provinciale.
Intanto era già stato Rettore del Collegio di Noto. Fu anche membro del Convento di S. Sabina in Roma.
Un grave male mise a dura prova tutta la sua eroica esistenza ed il 4 settembre del 1909, morì a Palermo.
Si interessò molto dell’opera di Madre Lalìa fino alla sua morte e con lei ebbe continui rapporti epistolari.
(Prof. Mario Rosario Avellino)

*Mons. Vincenzo Leone Sallua
Era nato a Garresio (Cn) IL 24 luglio 1815 da Pietro e da Rosa Bertoletti. Vestì l’abito di S. Domenico in giovane età presso il Convento mdi S. Sabina a Roma.
"Fu predicatore e insegnante di merito in varie città di Romagna tra cui in Lugo ed Imola, dove contrasse amorevole relazione con quel Cardinale Mastai che fu poi Pio IX (R.N.P. 1897).

Dal 1850 trascorse la sua vita a Roma nel Palazzo del S. Uffizio, dove fu chiamato dallo zio P. Bertoletti che era Commissario Generale della stessa Congregazione.
Nello stesso anno fu nominato Primo Compagno del Commissario Generale e poi Pio IX lo nominò titolare di quell’ufficio. (1870).
Nel 1877, nel mese di marzo, sempre lo stesso Pontefice, lo nominò Arcivescovo Titolare di Calcedonia.
Fu molto stimato manche dal Papa Leone XIII il quale gli mostrò la sua considerazione approvando la sua elezione a "Vicario della Basilica Liberiana, e lo ascrisse ai Vescovi assistenti al Soglio" nell’anno 1879.
Morì il 21 dicembre del 1896 (81 anni).
(Prof. Mario Rosario Avellino)

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