Santi del 3 Luglio
*Anatolio *Anatolio di Laodicea *Barbara Jeong Sun-mae *Dato di Ravenna *Eliodoro *Filippo Phan Van Minh *Germano di Man *Giuseppe Nguyen Dinh Uyen *Leone II *Marco e Mociano *Maria Anna Mogas Fontcuberta *Memnone e Severo *Pietro Zhao Mingzhen e Giovan Battista Zhao Mingxi *Raymond Gayrard *Tommaso - Apostolo *Altri Santi del giorno
*Sant’Anatolio - Patriarca di Costantinopoli (3 Luglio)
+ Costantinopoli, 3 luglio 458
Sant’Anatolio, patriarca di Costantinopoli, professò con fermezza la vera fede nelle due nature di Cristo come espresso nel volume a Flaviano dal papa San Leone Magno e si preoccupò che fosse professata anche nel concilio di Calcedonia.
Rimasero comunque dei dubbi circa la sua accettazione della consacrazione episcopale da parte di un vescovo monofisita.
Etimologia: Anatolio
Martirologio Romano: A Costantinopoli, Sant’Anatolio, vescovo, che professò la retta fede nelle due nature di Cristo espressa dal Papa san Leone Magno nella lettera a Flaviano e si adoperò per farla ribadire nel Concilio di Calcedonia.
Sant’Anatolio, nativo di Alessandria d’Egitto, fece la sua prima comparsa nella scena ecclesiale in occasione del concilio di Efeso del 431, quale fermo oppositore dei nestoriani, sostenitori dell’esistenza di due distinte persone in Cristo.
Prima di tale rilevante avvenimento, Anatolio era stato inviato da San Cirillo di Alessandria quale suo rappresentante presso la corte di Costantinopoli, fattore che contribuisce a chiarire le circostanze della sua elezione al soglio patriarcale della capitale dell’impero.
Succedette così al patriarca San Flaviano, morto a causa delle ferite subite durante il concilio conosciuto come “Latrocinio” di Efeso del 449.
Anatolio ricevette la consacrazione episcopale da Dioscoro di Alessandria, vescovo monofisita: ciò, unitamente alle modalità della sua nomina, fece dubitare non pochi osservatori della sua ortodossia.
Il Papa San Leone Magno mandò allora dei nunzi per cercare di scoprire se questi dubbi fossero fondati ed Anatolio convocò un sinodo che ratificò formalmente il cosiddetto “Tomo di Leone”, corposa lettera in cui il romano pontefice aveva definito chiaramente la retta dottrina dell’Incarnazione, con uno speciale riferimento alle due nature di Cristo.
Il patriarca la fece poi inoltre ricopiare per farne recapitare le copie ai suoi vescovi metropolitani. Leone ebbe tuttavia ancora delle riserve sul suo conto, in quanto aveva comunque accettato la consacrazione da parte di un eretico, ma infine accettò di riconoscerlo “più per pietà che per giustizia”.
Anatolio ricoprì un ruolo importante nel concilio di Calcedonia del 451, in cui si ridefinì la fede secondo gli insegnamenti di San Leone e Dioscoro venne deposto. Nonostante l’opposizione dei nunzi papali, il concilio dichiarò inoltre che la sede episcopale di Costantinopoli era seconda per importanza solo a Roma e conseguentemente il suo vescovo avrebbe dovuto avere altrettanta importanza quale patriarca.
Leone rifiutò questo decreto, considerando l’anzianità che potevano vantare le sedi di Alessandria ed Antiochia ed in risposta ad Anatolio, che personalmente gli aveva scritto per perorare la sua causa, replicò: “Un cattolico, specialmente se è un sacerdote del Signore, non dovrebbe essere corrotto dall’ambizione più di quanto sia coinvolto nell’errore”. In patriarca infine morì il 3 luglio 458.
Nulla di certo si sa purtroppo circa la vita privata di questo controverso personaggio, venerato come santo nonostante la sua carriera pubblica piuttosto equivoca. Il Baronio, nella sua prima redazione del Martirologio Romano del XVI secolo, non esitò a condannarlo “per il modo in cui ricevette l’incarico di governare la sede, per ambizione, per complicità con gli eretici, e anche per altri motivi”.
I bollandisti prosciolsero invece Sant’Anatolio, che infatti ancora oggi compare nell’ultima edizione del Martyrologium Romanum nell’anniversario della sua nascita al cielo, oltre ad essere naturalmente oggetto di una forte venerazione nella Chiesa orientale.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant’Anatolio, pregate per noi.
*Sant'Anatolio di Laodicea - Vescovo (3 Luglio)
Martirologio Romano: A Laodicea in Siria, commemorazione di Sant’Anatolio, vescovo, che lasciò scritti degni di ammirazione non solo per gli uomini di fede, ma anche per i filosofi.
Anatolio di Laodicea, alessandrino di origine, si distinse tra i suoi concittadini per la cultura letteraria, filosofica e scientifica.
In particolare gli si ascrive il merito di aver salvato una parte notevole dei suoi concittadini dai rigori dell'assedio posto dai Romani, probabilmente nel 263, al quartiere portuale di Alessandria detto il Bruchio (Bruchium).
Poco dopo, forse perché compromesso in quell'episodio militare, si spostò in Palestina e si pose al servizio del vescovo di Cesarea, Teotecno, che lo creò vescovo e lo scelse come suo coadiutore. In occasione del secondo Concilio adunato ad Antiochia nel 268 contro Paolo di Samosata, Anatolio passò per Laodicea.
Qui era stato vescovo per qualche anno, dal 264, Eusebio, suo compatriota e amico, nonché compagno nell'affare del Bruchio, venuto a mancare da poco alla sua chiesa.
E per l'affetto che portavano allo scomparso e per la fama che Anatolio già godeva, gli abitanti di Laodicea costrinsero il Santo ad accettare il governo della loro chiesa.
Non sappiamo come Anatolio trascorse il suo episcopato, né quando morì. Secondo Eusebio, che ci tramanda le poche notizie che possediamo sulla sua vita, ad Anatolio vanno attribuiti un computo pasquale e dieci libri sull'aritmetica.
Di questi ultimi restano alcuni frammenti, mentre è discussa la paternità del Liber Anatolii de ratione paschali, pubblicato per la prima volta dal Boucher nel 1634.
(Autore: Giorgio Eldarov - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Anatolio di Laodicea, pregate per noi.
*Beata Barbara Jeong Sun-mae - Vergine e Martire (3 Luglio)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beati Martiri Coreani" (Paolo Yun Ji-chung e 123 compagni)
Yeoju, Corea del Sud, 1777 – 3 o 4 luglio 1801
Barbara Jeong Sun-mae si avvicinò al cattolicesimo, da poco introdotto in Corea, grazie a suo fratello e a sua cognata. Decise di restare vergine e, trasferitasi a Seul, entrò in una comunità composta da donne con le quali condivideva la stessa scelta. Arrestata nel corso della persecuzione Shinyu del 1801, venne decapitata il 3 o il 4 luglio 1801, di fronte alla gente del suo villaggio natio.
Inserita con il fratello e la cognata nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung, è stata beatificata da papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
Barbara Jeong Sun-mae nacque a Yeoju, nella provincia del Gyeonggi (attuale Corea del Sud).
Apprese il catechismo nel 1795, da suo fratello Barnaba Jeong Gwang-su e da sua cognata Lucia Yun Un-hye. Visse con così grande zelo la sua nuova fede da decidere di restare vergine, per dedicarsi a Dio con cuore indiviso.
Forse per non destare sospetti, diceva alla gente: «Ero sposata col signor Heo, ma sono diventata vedova».
Alcuni anni dopo, Barbara si trasferì a Seul: aiutò la cognata e il fratello a diffondere libri e oggetti religiosi tra gli altri credenti ed entrò a far parte della comunità di vergini presieduta da Agata Yun Jeom-hye.
Ogni qualvolta che la sua casa veniva usata come chiesa, preparava tutto l’occorrente con la massima cura.
Nel 1800 ricevette il Battesimo dal primo sacerdote missionario in Corea, il cinese padre Giacomo Zhou Wen-mo: da allora, il suo fervore aumentò ancora di più.
Arrestata durante la persecuzione Shinyu del 1801, dimostrò un grande coraggio nell’affrontare gli interrogatori e le torture.
Non rivelò i nomi degli altri credenti, ma professò apertamente la sua fede: «Non posso rinunciare alla mia religione anche se dovessi morire».
A quel punto, il capo degli ufficiali di polizia ordinò d’intensificare le punizioni verso di lei, ma senza risultato.
Barbara venne quindi condannata a morte con altri credenti. Prima di ascoltare la condanna, dichiarò: «Essere punita al quartier generale della polizia ed essere interrogata pesantemente al Ministero della Giustizia è molto doloroso. Tuttavia, non posso cambiare idea, perché amo tantissimo la religione cattolica».
Il giudice ordinò che la sentenza venisse eseguita presso il suo villaggio natale, così da rivolgere gli abitanti di Yeoju contro la religione cattolica. Così, venne decapitata il 3 o il 4 luglio 1801 (23 o 24 maggio del calendario lunare); aveva ventiquattro anni.
Inserita nel gruppo di martiri capeggiato da Paolo Yun Ji-chung (del quale fanno parte anche i già menzionati Barnaba Jeong Gwang-su, Lucia Yun Un-hye, padre Giacomo Zhou Wen-mo e Agata Yun Jeom-hye), è stata beatificata da Papa Francesco il 16 agosto 2014, nel corso del viaggio apostolico in Corea del Sud.
(Autore: Emilia Flocchini - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Barbara Jeong Sun-mae, pregate per noi.
*San Dato di Ravenna - Vescovo di Ravenna (3 Luglio)
San Dato è un vescovo di Ravenna. Nella cronotassi ufficiale della diocesi, è stato inserito all’ottavo posto, dopo san Probo I e prima di San Liberio.
Dobbiamo rilevare che la cronotassi dei vescovi di Ravenna è incerta per i primi secoli. La tradizione vuole che sant'Apollinare sia considerato il protovescovo.
La prima testimonianza di una serie episcopale ravvenate è molto antica risalente al IX secolo ed è attribuita allo storico Agnello ed è chiamata "Codex pontificalis ecclesiae ravennatis" oppure "Liber pontificalis ecclesiae ravennatis".
Le ipotesi più accreditate indicano che diocesi di Ravenna è stata istituita nella Civitas Classis all'inizio del III Secolo.
Di sicuro sappiamo l’esistenza del primo vescovo, San Severo che partecipò nel 343 al concilio di Sardica.
Sulla figura di San Dato non è stato tramandato nulla.
Sappiamo che fu sepolto nell’area cimiteriale adiacente alla Basilica Probi di Classe. Fu l’arcivescovo Pietro IV che nel 963, riesumò le reliquie e le fece trasportare dentro la cattedrale della città.
Non si sa quando ebbe origine il culto su questo Santo. Si presume che tutto abbia avuto inizio, intorno all’XI secolo, dall’estensione a tutti i primi dodici vescovi cittadini, della leggenda dell’elezione colombina di san Severo, vescovo nella prima metà del IV secolo.
Nella Basilica di Sant’Apollinare di Classe nel settecento furono dipinti i ritratti di tutti i vescovi della Città.
Nel martirologio romano la sua festa è stata fissata nel giorno 3 luglio.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Dato di Ravenna, pregate per noi.
*Sant'Eliodoro - Vescovo (3 Luglio)
Nel giorno della festa per l’apostolo Tommaso, si ricorda anche Eliodoro di Altino, oggi Quarto d’Altino, in provincia di Venezia.
Fu amico e collaboratore di san Girolamo, che da giovane seguì prima ad Aquileia e poi in Oriente, dedicandosi alla preghiera e allo studio della Bibbia.
Nel 381 era già divenuto primo vescovo di Altino, allora crocevia di grande importanza (vi partiva la via Claudia Augusta che arrivava fino in Germania).
Ritiratosi da anziano su un’isoletta deserta della Laguna, morì attorno al 410. Il corpo fu portato ad Altino e, dopo le invasioni barbariche, a Torcello. (Avvenire)
Martirologio Romano: Ad Altino in Veneto, Sant’Eliodoro, vescovo, che, istruito alla scuola di San Valeriano di Aquileia, fu compagno dei Santi Cromazio e Girolamo e fu il primo vescovo di questa città.
Eliodoro, nato verso la metà del IV secolo, fu discepolo del vescovo d’Aquileia San Valeriano, compagno di vita ascetica nel "chorus beatorum" aquileiese, cui fece parte anche San Cromazio; accompagnò San Girolamo nel suo primo viaggio in oriente, conducendovi una rigorosa vita monastica.
Al rientro divenne primo vescovo di Altino e in tale veste prese parte al Concilio antiariano di Aquileia del 381.
Alcune vicende della sua vita e della sua azione pastorale sono note attraverso le lettere palestinesi di San Girolamo che gli dedicò anche la traduzione di alcuni libri biblici.
Morì probabilmente agli inizi del sec. V°.
(Autore: P. Renzo Bon – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Eliodoro, pregate per noi.
*San Filippo Phan Van Minh - Sacerdote e Martire (3 Luglio)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
Santi Martiri Vietnamiti (Andrea Dung Lac e 116 compagni)
Martirologio Romano:
Nella città di Vĩnh Long in Cocincina, ora Viet Nam, San Filippo Phan Văn Minh, sacerdote e martire, che patì per Cristo la decapitazione sotto l’imperatore Tự Đức.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Filippo Phan Van Minh, pregate per noi.
*San Germano di Man - Vescovo (3 Luglio)
m. 474 c.
Germanus o Mogorman, vescovo di Man figlio di Restitutus degli Hy Baird e di Liamain, sorella di San Patrizio, nacque nel 410 in Armorica, dove era la sede del suo clan. Dopo un breve viaggio in Irlanda dove ebbe contatti con lo zio, si recò a Parigi. Qui strinse rapporti con la Chiesa gallo-romana.
Dopo qualche tempo, tornò in Britannia, probabilmente nello stesso anno in cui vi si recò anche Patrizio per cercarvi nuovi missionari per l'Irlanda. Dopo diverse vicende in patria partì per l'Irlanda e Patrizio lo nominò primo vescovo di Man, affidandogli il compito di sradicare da quella isola le pratiche druidiche e superstiziose. Fu ordinato tra il 464 e il 466.
Quasi nulla si sa dell'operato del protovescovo di Man, che, del resto, morì pochi anni dopo la sua consacrazione, nel 474.
Germano fondò la chiesa nota come Kirk-Jarman, sul promontorio di San Patrizio, sulla costa occidentale dell'isola: si formò così il primo nucleo della sede di Sodor e Man, eretta poi da papa Gregorio IV. (Avvenire)
Emblema: Bastone pastorale
Si attribuisce a san Germano di Auxerre la fondazione della chiese di Llandaff (assieme a Bleiddan, cioè Lupo), di Llancarfan, alla quale avrebbe preposto Cadoc, e di Llantwit, a capo della quale avrebbe stabilito prima Dyfrig e poi Illtyd. Però, Germano di Auxerre fu in Britannia solo nel 429 e nel 447 e, troppo occupato a combattere il pelagianesimo, non ebbe certo il tempo di occuparsi della fondazione di chiese.
Non solo, ma Lupo accompagnò il vescovo di Auxerre nell'isola solo nel 429 e ci si rende subito conto degli anacronismi sottintesi nella menzione degli Iolo MSS.: non è ammissibile infatti connettere Germano di Auxerre con Dyfrig, morto nel 612, o con Cadoc, morto probabilmente nel 577, o con Illtyd che, maestro di Samson, Gildas e Paolo di Léon, morí ca. il 537.
Le notizie degli Iolo MSS. vanno quindi respinte nella forma attuale: sottoposte a revisione critica, però, appaiono pienamente accettabili.
Infatti, accertato ormai che esse non concernono Germano di Auxerre, ben sapendo che la fama di noti santi ha oscurato quella di precedenti omonimi, bisogna vedere se esiste qualche altro santo al quale possano cronologicamente e storicamente riferirsi. Scartando Garmon o Germoe, figlio di Goll (v.), solo Germanus o Mogorman, vescovo di Man, sembra adattarsi pienamente ai vari rapporti indicati negli Iolo MSS.
Figlio di Restitutus degli Hy Baird e di Liamain, sorella di s. Patrizio, Germano nacque ca. il 410 in Armorica, forse nella Bretagna occidentale dove era, probabilmente, la sede del suo clan. Pure in Armorica nacquero i fratelli o primi cugini di Germano, cioè Ausilio, Issernino, Secondíno e Benigno, che secondo il Chronicum Scotorum e gli Annali di Inisfallen giunsero in Irlanda per aiutare Patrizio nel 438: se in quella occasione Germano si sia pure lui recato dallo zio, di cui era allievo, non lo sappiamo; è certo però che per poco tempo dovette trattenersi presso di lui, perché del suo lavoro in Irlanda ci è stato tramandato ben poco, oltre alla notizia della fondazione di Kilgorman, nel Wexford a sud di Arklow.
Secondo la Vita di San Brioco (v.), ca. il 450, Germano, imbarcatosi nel porto irlandese d i Lough Garman (in gallese Llwch Garmon), approdò in Ceretica o Ceredigion, occupata allora dagli irlandesi, e vi conobbe Cuerp, nobile locale. Questi gli afffidò il figlio, Brioc, perché lo educasse e Germano lo portò a Parigi dove, alla sua scuola, si formarono anche Illtyd, probabilmente figlio di una sorella di Germano, e Patrizio, figlio di Sennan il diacono, e nipote quindi dell'apostolo d'Irlanda.
Da Parigi, dove si era recato forse per stringere piú saldi rapporti con la Chiesa gallo-romana, dopo qualche tempo, Germano tornò in Britannia, probabilmente nello stesso anno in cui vi si recò anche Patrizio per cercarvi nuovi missionari per l'Irlanda (nel 462, secondo Shearman, cit. in bibl., p 452).
Dal coacervo di leggende riportate nella Historia Brittonum di Nennio, si può cogliere tuttavia qualche notizia interessante e storicamente attendibile su questo secondo soggiorno di Germano nel Galles dal 462 ca. al 466 ca. Egli si scontrò prima con Benlli Gawr e poi con ~~ Gwrtheyrn Gwrtheneu.
Secondo Nennio, Benlli, re di Powys (in realtà re di Ial, distretto tra Ruthin e Mold), si rifiutò di far entrare nella sua città G (che fu ospitato fuori delle mura da uno dei serv. del re stesso, Cadell Ddyrnllug) e per di piú mandò a morte uno dei suoi sudditi che il Santo aveva battezzato, ma una notte scese un fuoco (la' cielo e Benlli perì nel rogo della città. Germano battezzò la popolazione del regno, benedisse il suo ospite e lo insediò sul trono.
Il fondo di verità è da vedersi, probabilmente nell'appoggio dato da Germano a una insurrezione vittoriosa guidata da Cadell Ddyrnllug contro Benlii.
Ben più complesso e inserito in un contesto storico piú interessante è l'episodio concernente Gwrtheyrn Gwrtheneu. A questo principe, infatti la tradizione gallese attribuisce la colpa della venuta in Britannia dei Sàssoni, in particolare degl. Juti, abitanti del Chersoneso Cimbrico, cioè delic Jutland. In effetti, non fu il solo Gwrtheyrn, ma un concilio di capi a chiamare gli Juti in aiuto con i Pitti: quando poi i Sassoni, nel 457, con battaglia di Crayford, scacciarono dal Kent i Britanni e nel 465, nella battaglia di Ebbesfleet, sconfissero clamorosamente dodici principi locali, si cercò e trovò un capro espiatorio in Gwrtheyrn, anche perché questi, tra l'altro, aveva sposato la figlia di Engisto, capo dei Sassoni.
Tralasciando la leggenda, nella quale figura, tu' l'altro, un'altra distruzione di città ad opera di fiamme scese dal cielo, si possono isolare quest. elementi organizzata una congiura contro Gwr theyrn, Germano fu chiamato a benedirla; si riunì un concilio di chierici e capi tribù per giudicare' principe, che si era reso anche colpevole di incesto Violentemente accusato da Germano, Gwrtheyrn fuggì a Eryri nel Gwynned e vi costruì il caer (castello di Dinas Emrys, su una roccia a metà strada tra Beddgelert e Llyn y Ddinas. Da qui fu scacciato da Ambrosius Aurelianus (o Emrys Wledig), capo della rivolta, e si ritirò in un altro castello, Caer Gwrtheyrn, sito probabilmente tra la Morecambe Bay e il Solway Firth.
Ebbe quindi luogo un'assemblea di Sassoni e di Britanni che furono tutti uccisi a Germano partì per l'Irlanda e Patrizio lo nominò primo vescovo di Man, affidandogli il compito di sradicare da quella isola le pratiche druidiche e superstiziose.
L'ordinazione deve aver avuto luogo tra il 464 e il 466, e sono da scartare le altre ipotesi avanzate da Colgan, per il quale Germano fu consacrato a Roma da Celestino I, dopo aver fatto parte dei Canonici Lateranensi, e da J. Gammack, che nota la data del 447, tendente a contrarre tutta la cronologia di Germano in favore di una sua identificazione con l'omonimo di Auxerre, in Britannia proprio in quell'anno.
Quasi nulla si sa dell'operato del protovescovo di Man, che, del resto, morì pochi anni dopo la sua consacrazione, nel 474. Germano fondò la chiesa nota come Kirk-Jarman, presso Peel Castle, sul promontorio di S. Patrizio, sulla costa occidentale dell'isola: si formò così il primo nucleo della sede di Sodor e Man, costituita, poi, sembra, da Papa Gregorio IV (828-844). Nell'isola di Man la festa di Germano si celebra il 3 luglio; nei calendari gallesi, anche in altre date, ma per evidenti confusioni con gli omonimi di Parigi e di Auxerre.
Del resto, è probabile che alcune delle numerose località del Galles connesse con un Germanus o un Garmon debbano essere messe in rapporto con Germano di Auserre.
Nel Flintshire, invece, nella parrocchia di Mold, è la località di Maes Garmon, cioè "campo" o "campo di battaglia" di Germano, dove, per la tradizione, il vescovo di Auxerre ottenne la "vittoria dell'Alleluia" contro Pitti e Sassoni: quasi sicuramente, però, il toponimo si riterisce a Germano di Man. In Bretagna, tra le altre località, ricordiamo Plougastel-Saint-Germain, a ovest di Quimper, dove la festa patronale si celebra la prima domenica di luglio e il "Perdono" la prima dopo Pasqua, e Pleyben, presso Chateaulin, dove il "Perdono" si celebra la prima domenica di agosto.
(Autore: Mario Salsano – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Germano di Man, pregate per noi.
*San Giuseppe Nguyen Dinh Uyen - Martire (3 Luglio)
Martirologio Romano:
Nella città di Hưng Yên nel Tonchino, ora Viet Nam, San Giuseppe Nguyễn Đình Uyển, martire, che, catechista, sotto l’imperatore Minh Mạng, morì in carcere ucciso in odio alla fede cristiana.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Giuseppe Nguyen Dinh Uyen, pregate per noi.
*San Leone II - 80° Papa (3 Luglio)
m. 683
(Papa dal 17/08/682 al 03/07/683)
Siciliano, cercò di affermare la supremazia papale contro i continui tentativi dei patriarchi di Costantinopoli di liberarsi dalla dipendenza da Roma.
Etimologia: Leone = leone, dal latino
Martirologio Romano: A Roma presso San Pietro, San Leone II, Papa: uomo versato tanto nella lingua greca quanto in quella latina, amante della povertà e dei poveri, accolse le decisioni del III Concilio di Costantinopoli.
Poche notizie certe sulla nascita e sulla vita precedente alla sua elezione a pontefice. Nativo della Sicilia, a Messina oppure ad Aidone vicino Piazza Armerina; è narrato nel Liber Pontificalis che era dotato di grande eloquenza, conosceva le lingue greca e latina e aveva un’attitudine notevole per il canto e la salmodia, tutto questo fa pensare che aveva come attività la direzione della Schola cantorum al Laterano.
Fu consacrato papa nell’agosto 682, cioè diciotto mesi dopo la sua elezione, perché un poco prima l’imperatore d’Oriente Costantino IV Pogonato, aveva ripristinato l’antica norma di trasmettere a Bisanzio gli atti relativi all’elezione del Papa per averne l’approvazione e quindi il permesso imperiale alla consacrazione; inoltre a Costantinopoli in quei mesi si celebrava il VI Concilio Ecumenico, quindi i vescovi completarono l’Assise, così ritornati a Roma sottoposero a Leone II i risultati del Concilio e l’approvazione per lui da parte dell’imperatore.
Già con questi atti conciliari Papa Leone II dovette affrontare il primo disagio, infatti essi nel condannare il monotelismo, coinvolsero fra gli eretici anche il Papa di Roma antica, Onorio. Leone II non potendo mettere in pericolo la pace religiosa che si era instaurata fra la Chiesa e l’Impero, approvò le delibere conciliari, specificando però che papa Onorio era stato negligente e imprevidente e quindi permise che la fede immacolata fosse contaminata, ma che non poteva essere annoverato fra gli eretici.
Questa eresia sorse nel secolo VII nella Chiesa Bizantina, essa pur riconoscendo le due nature di Cristo, affermava però che in Lui la volontà divina predominava su quella umana.
Purtroppo gli Atti conclusivi del Concilio contenevano in chiusura un indirizzo di omaggio all’imperatore Costantino IV, il quale era presentato come collaboratore immediato di Dio, cioè esecutore diretto della volontà divina in concorrenza quindi con il Papa e anche indipendentemente da lui, inoltre l’imperatore nella sua lettera, scrive al papa quasi da superiore ad inferiore, rivendicando a sé il merito del ristabilimento della fede.
In tutto ciò s’intravedevano già i segni di futuri scontri fra Bisanzio e Roma che esplosero nel decennio seguente.
Altro grave problema che dovette affrontare, fu il rifiuto che la Chiesa di Ravenna da qualche tempo, opponeva all’obbedienza al romano pontefice e quindi era divenuta scismatica, con il sostegno dell’imperatore bizantino, che nel 666 aveva dichiarata Ravenna indipendente dal vescovo di Roma.
Con l’arcivescovo ravennate Teodoro, si addivenne ad un accordo, in cui la supremazia di Roma era riconosciuta e che ogni futuro arcivescovo avrebbe ricevuto la consacrazione dalle mani del papa a Roma, a Teodoro e ai suoi successori venivano concesse esenzioni di tasse relative alla carica ricevuta.
Restaurò la chiesa di santa Bibiana, nella quale fece trasferire i corpi dei santi martiri Simplicio, Faustino e Beatrice, che erano sepolti lungo la via di Porto. Celebrò con grande pompa esterna le funzioni religiose, affinché i fedeli fossero sempre più consapevoli della maestà di Dio; istituì l’aspersione dell’acqua benedetta nei riti cristiani e sul popolo.
Morì il 3 luglio 683 e fu sepolto in S. Pietro; intorno al 1100, le sue reliquie insieme a quelle dei suoi successori Leone III e IV, furono poste vicino a quelle di San Leone I Magno.
Quando fu eretta la nuova basilica di S. Pietro, le reliquie dei Papi Leone I, II, III e IV, furono trasportate il 27 maggio 1607 sotto l’altare di S. Maria de columna alla presenza di Papa Paolo V, che ne aveva effettuato una ricognizione.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Leone II, pregate per noi.
*San Maelmuire - Abate (3 Luglio)
† 1181
San Maelmuire è stato un abate nel monastero di Knock, nella contea di Louth in Irlanda. Knock è una piccola cittadina divenuta famosa, in quanto, il 21 agosto 1879 sarebbe apparsa alla popolazione locale la Vergine Maria insieme a San Giuseppe e San Giovanni Evangelista.
Attualmente del monastero in cui fu abate, non esiste traccia.
Dalla tradizione che si è tramandata, sembra che San Maelmuire sia stato il compilatore del martirologio di Gorman, intorno all’anno 1174.
Si ritiene sia morto nel 1181.
Fin da tempi immemorabili vengono celebrati il suo culto e la sua festa nel giorno 3 luglio.
(Autore: Mauro Bonato – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Maelmuire, pregate per noi.
*Santi Marco e Mociano - Martiri (3 Luglio)
I Santi Marco e Mociano, martiri in Mesia, rifiutarono di sacrificare agli idoli, confessarono la loro fede in Cristo con sempre maggior ardore e perciò furono decapitati.
Martirologio Romano: In Mesia, nelle odierne terre comprese tra Romania e Bulgaria, commemorazione dei Santi Marco e Mociano, martiri, che, per essersi rifiutati di immolare agli idoli e avere anzi ancor più fortemente professato Cristo, furono per Lui decapitati.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Marco e Mociano, pregate per noi.
*Beata Maria Anna Mogas Fontcuberta - Vergone (3 Luglio)
Beata Maria Anna Mogas Fontcuberta - Fondatrice (3 luglio)
Corró de Vall (Granollers, Barcellona), 13 gennaio 1827 – Fuencarral (Madrid), 3 luglio 1886
Martirologio Romano: Nella cittadina di Fuencarral vicino a Madrid in Spagna, Beata Marianna Mogas Fontcuberta, vergine, che fondò la Congregazione delle Suore della Madre del Divino Pastore per la formazione della gioventù femminile e l’assistenza ai poveri e agli ammalati.
Figlia di Lorenzo Mogas e di Maddalena Fontcuberta, agiati proprietari terrieri, Maria Anna Pellegrina Mogas nacque a Corró de Vall (Granollers, Barcellona) il 13 gennaio 1827, educata in famiglia ad una coerente vita cristiana, frequentò con profitto la scuola elementare.
La serenità della famiglia però venne meno nel 1834 con la morte del padre, seguita nel 1840 da quella della madre. Rimasta orfana fu presa con sé dalla zia e madrina Maria Mogas che la condusse a Barcellona, dove proseguì gli studi iniziati dai genitori, in piena sintonia con la zia.
Verso il 1848 Maria Anna, che era orientata ad una vita religiosa e all'apostolato parrocchiale, si unì ad un gruppo di novizie cappuccine esclaustrate dalla persecuzione antireligiosa di quel tempo, intenzionate a costituire un centro scolastico per l'educazione cristiana della gioventù.
Con il consiglio e la direzione spirituale di padre José Tous, anch'egli vivente fuori dal convento, le tre amiche costituirono a Ripoll (Gerona) l'Istituto delle Terziarie Cappuccine del Divin Pastore.
Il 27 maggio 1850 fu aperta la Casa di Ripoll e il 13 giugno successivo Maria Anna Mogas, avuto il consenso del suo parroco e della zia, raggiunse le compagne diventando la prima superiora, nonostante che fosse ancora una novizia.
In città le religiose cominciarono ad essere conosciute come “signore dell'insegnamento”. Il 25 gennaio 1851 emise la professione, prendendo in pieno la carica di Superiora e nel marzo 1853 conseguì il diploma di maestra, così da poter assumere anche la direzione della scuola.
Una delle sue compagne preferì ritirarsi in un convento di clausura e con padre José Tous nominato direttore generale, ma risiedente a Barcellona, tutto il lavoro gravò sulla sua persona; ad ogni modo con una sapiente e saggia direzione seppe portare l'Istituzione verso uno straordinario sviluppo.
Nei primi anni si dedicò a consolidare l'attività della Casa di Ripoll, le suore che aumentavano di numero perfezionavano la loro condotta e osservanza religiosa, il metodo d'insegnamento migliorò, così pure la disciplina, a tutto vantaggio e profitto delle allieve.
Facendo tesoro dei consigli di s. Antonio Maria Claret (1807-1870) riuscì a non fondere il suo Istituto con altre Comunità e tra il 1858 e il 1862, aprì altre Case a San Quirico di Besora, Capellades e Barcellona con varie forme d'insegnamento e assistenza.
Nel 1865 su invito del vescovo dimissionario don Benito Serra, giunse in Castiglia a Ciempozuelos con tre suore, per aprire e gestire un centro destinato ad accogliere e rieducare le giovani dedite alla prostituzione.
Ma questa nuova impostazione dei fini del suo Istituto, non coincideva con la missione per la quale le suore si erano preparate e aderito; per due anni rimase nel rifugio delle suore delle Convertite a Ciempozuelos, poi lasciarono dirette a Madrid, dove insegnarono in una delle scuole chiamate “di Gratitudine”, al loro posto subentrarono le 'Oblate del Ss. Redentore'.
Ma anche in questa esperienza madrilena, le cose non andarono bene, gli interessi economici del Rettore della Scuola non coincidevano con i valori e principi pedagogici delle suore.
A questo punto madre Maria Anna Mogas decise di fondare un gruppo per proprio conto e non al servizio dei piani altrui. Richiese consiglio all'arcivescovo Antonio Claret, che l'aiutò a trovare una casa e dei benefattori e nel contempo la indirizzò a fare insegnamento nei quartieri poveri, i più bisognosi e nel 1868 madre Mogas riuscì ad aprire un collegio a Madrid.
Intanto nel 1871 padre José Tous morì improvvisamente, mentre si prodigava per fare approvare ufficialmente la Congregazione delle “Cappuccine della Madre del Divin Pastore”
Madre Maria Anna si trovò anche in difficoltà per i contrasti sorti in merito alla direzione dell'Istituto, dovuti alla distanza fra le Comunità di Barcellona e Madrid.
La madre cofondatrice si rivolse al cardinale Cirillo Alameda primate di Toledo, per affidargli la direzione già compito del defunto padre Tous, ma le suore di Barcellona si opposero e non la riconobbero più come superiora.
Ne scaturì una rottura fra le due Comunità e la formazione di due rami religiosi diversi: Le “Francescane Missionarie della Madre del Divin Pastore” con le suore che seguirono madre Mogas e le “Cappuccine della Madre del Divin Pastore” con le religiose di Barcellona.
I due Istituti furono legalmente costituiti il 26 novembre 1872 con sede a Madrid e a Barcellona e inutili furono tutti i tentativi di riunificazione; ciò procurò molte sofferenze morali e anche fisiche alla fondatrice.
Le Costituzioni dei due Istituti furono approvate lo stesso giorno il 26 novembre 1872 dalle rispettive diocesi. Madre Mogas aprì negli anni successivi ben sette Case in varie città spagnole, iniziando anche le trattative per una missione a Tangeri in Africa.
Madre Maria Anna Mogas Fontcuberta fu colpita da un primo attacco di apoplessia nel 1878 e il suo stato fisico si andò deteriorando progressivamente; dopo aver speso tutta la sua vita al servizio delle sue consorelle e della gioventù, morì il 3 luglio 1886 nella Casa di Fuencarral (Madrid).
La causa per la sua beatificazione fu introdotta a Roma l'11 giugno 1977; è stata proclamata Beata da Papa Giovanni Paolo II il 6 ottobre 1996.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Anna Mogas Fontcuberta, pregate per noi.
*Santi Memnone e Severo - Martiri (3 Luglio)
Martirologio Romano: A Wiza in Tracia, ora in Turchia, San Memnóne martire, che, centurione convertito alla fede da San Severo, fu sottoposto insieme a lui ad atroci supplizi al tempo di Diocleziano e Massimiano ed entrò per primo in cielo da vincitore.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Memnone e Severo, pregate per noi.
*Santi Pietro Zhao Mingzhen e Giovan Battista Zhao Mingxi - Martiri (3 Luglio)
Martirologio Romano: In una palude presso il villaggio di Dongyangtai vicino a Shenxian nella provincia dello Hebei in Cina, Santi fratelli martiri Pietro Zhao Mingzhen e Giovanni Battista Zhao Mingxi, che nella persecuzione dei Boxer, noncuranti della propria incolumità, furono uccisi dai persecutori mentre cercavano di proteggere donne e bambini cristiani in fuga.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Pietro Zhao Mingzhen e Giovan Battista Zhao Mingxi, pregate per noi.
*San Raymond Gayrard - Canonico di Tolosa (3 Luglio)
† Tolosa, 3 luglio 1118
Nel giorno della festa dell'apostolo Tommaso la Chiesa ricorda oggi anche il «dies natalis» del francese Raymond Gayrard, vissuto tra XI e XII secolo.
Nato a Tolosa, si sposò e rimase vedovo. Divenne allora canonico della basilica di Saint Sernin (Saturnino), dedicata al primo vescovo della diocesi e martire.
Per le sue competenze in architettura Raymond assunse la direzione dei lavori di ricostruzione dell'antico complesso, partiti all'inizio dell'XI secolo sotto il vescovo Ruggero. Vi si spese fino alla morte, avvenuta nel 1118. (Avvenire)
Martirologio Romano: A Tolosa sulla Garonna in Francia, San Raimondo Gayrard, che, maestro di scuola, rimasto vedovo, si diede con passione alle opere di carità, fondò un ospizio e fu, infine, ammesso tra i canonici della basilica di San Saturnino.
Dal Medioevo francese, giunge fino a noi una nobile figura di laico “prestato” alla Chiesa del suo tempo. Raymond Gayrard nacque a Tolosa in Francia verso la metà del secolo XI, e le notizie su di lui che ci sono pervenute, sono narrate in una ‘Vita’ scritta nel XIII secolo, sulla base di documenti più antichi; quindi relativamente vicina agli anni della sua esistenza.
Seguendo una consuetudine dell’epoca, Raymond fu messo al servizio della chiesa di St-Sernin (San Saturnino) dedicata al primo vescovo di Tolosa (29 novembre), divenendone un cantore pure rimanendo laico.
Si sposò, ma la moglie morì poco dopo le nozze; Raymond addoloratissimo, rinunziò a risposarsi e decise di dedicarsi al servizio del prossimo.
Distribuì generose elemosine ai poveri della città e fondò un asilo per dodici bisognosi; vero soccorritore dei suoi concittadini, fece costruire due ponti sull’Hers, le cui frequenti piene erano di ostacolo al passaggio di uomini e merci.
Ma l’opera più importante, resta la sua partecipazione nella ricostruzione della chiesa di St-Sernin; l’antico complesso era stato iniziato a ricostruire sin dall’inizio dell’XI secolo, sotto il vescovo Ruggero.
Il coro era stato consacrato da Papa Urbano II il 24 maggio 1096, ma bisognava ancora costruire il transetto, una gran parte della navata centrale e le navate laterali.
Per le sue competenze in architettura, Raymond Gayrard assunse la direzione del cantiere, dando grande impulso ai lavori; la lunga costruzione, alla quale consacrava ogni sua attività, ebbe grande ripercussione sulla vita spirituale di Raymond, il quale per legarsi ancor di più a questo tempio, chiese di essere accolto tra i canonici di St-Sermin, i quali in seguito lo elessero come prevosto del capitolo.
Purtroppo non poté vedere completata la lunga e laboriosa opera, infatti Raymond Gayrard morì il 3 luglio 1118 e fu sepolto nell’Asilo che aveva fondato.
Sulla sua tomba avvennero ben presto numerosi miracoli, per cui divenne oggetto di un culto locale; in occasione di un’epidemia che aveva fatto affluire alla sua tomba un gran numero di malati, nel 1652 Papa Innocenzo III ne confermò ufficialmente il culto.
Il Martirologio Romano porta la sua festa liturgica il 3 luglio; i Canonici Regolari Lateranensi lo ricordano nell’Ordine l’8 luglio.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Raymond Gayrard, pregate per noi.
*San Tommaso - Apostolo (3 Luglio)
Palestina - India meridionale (?), primo secolo dell’ era cristiana
Chiamato da Gesù tra i Dodici.
Si presenta al capitolo 11 di Giovanni quando il Maestro decide di tornare in Giudea per andare a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro.
I discepoli temono i rischi, ma Gesù ha deciso: si va.
E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: «Andiamo anche noi a morire con lui», deciso a non abbandonare Gesù.
Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità.
Lui è ben altro che un seguace tiepido.
Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com'è, ci somiglia, ci aiuta.
Dopo la morte del Signore, sentendo parlare di risurrezione «solo da loro», esige di toccare con mano.
Quando però, otto giorni dopo, Gesù viene e lo invita a controllare esclamerà: «Mio Signore e mio Dio!», come nessuno finora aveva mai fatto.
A metà del VI secolo, un mercante egiziano scrive di aver trovato nell'India meridionale gruppi inaspettati di cristiani e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo. (Avvenire)
Patronato: Architetti
Etimologia: Tommaso = gemello, dall'ebraico
Emblema: Lancia
Martirologio Romano: Festa di San Tommaso, Apostolo, il quale non credette agli altri discepoli che gli annunciavano la resurrezione di Gesù, ma, quando lui stesso gli mostrò il costato trafitto, esclamò: «Mio Signore e mio Dio». E con questa stessa fede si ritiene abbia portato ai loro avi da Tommaso apostolo. (Avvenire)
Lo incontriamo tra gli Apostoli, senza nulla sapere della sua storia precedente. Il suo nome, in aramaico, significa “gemello”. Ci sono ignoti luogo di nascita e mestiere.
Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 11, ci fa sentire subito la sua voce, non proprio entusiasta.
Gesù ha lasciato la Giudea, diventata pericolosa: ma all’improvviso decide di ritornarci, andando a Betania, dove è morto il suo amico Lazzaro.
I discepoli trovano che è rischioso, ma Gesù ha deciso: si va. E qui si fa sentire la voce di Tommaso, obbediente e pessimistica: "Andiamo anche noi a morire con lui".
É sicuro che la cosa finirà male; tuttavia non abbandona Gesù: preferisce condividere la sua disgrazia, anche brontolando.
Facciamo torto a Tommaso ricordando solo il suo momento famoso di incredulità dopo la risurrezione.
Lui è ben altro che un seguace tiepido.
Ma credere non gli è facile, e non vuol fingere che lo sia. Dice le sue difficoltà, si mostra com’è, ci somiglia, ci aiuta.
Eccolo all’ultima Cena (Giovanni 14), stavolta come interrogante un po’ disorientato.
Gesù sta per andare al Getsemani e dice che va a preparare per tutti un posto nella casa del Padre, soggiungendo: "E del luogo dove io vado voi conoscete la via".
Obietta subito Tommaso, candido e confuso: "Signore, non sappiamo dove vai, e come possiamo conoscere la via".
Scolaro un po’ duro di testa, ma sempre schietto, quando non capisce una cosa lo dice.
E Gesù riassume per lui tutto l’insegnamento: "Io sono la via, la verità e la vita". Ora arriviamo alla sua uscita più clamorosa, che gli resterà appiccicata per sempre, e troppo severamente.
Giovanni, capitolo 20: Gesù è risorto; è apparso ai discepoli, tra i quali non c’era Tommaso. E lui, sentendo parlare di risurrezione “solo da loro”, esige di toccare con mano. É a loro che parla, non a Gesù.
E Gesù viene, otto giorni dopo, lo invita a “controllare”...
Ed ecco che Tommaso, il pignolo, vola fulmineo ed entusiasta alla conclusione, chiamando Gesù: “Mio Signore e mio Dio!”, come nessuno finora aveva mai fatto.
E quasi gli suggerisce quella promessa per tutti, in tutti i tempi: "Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno".
Tommaso è ancora citato da Giovanni al capitolo 21 durante l’apparizione di Gesù al lago di Tiberiade.
Gli Atti (capitolo 1) lo nominano dopo l’Ascensione. Poi più nulla: ignoriamo quando e dove sia morto.
Alcuni testi attribuiti a lui (anche un “Vangelo”) non sono ritenuti attendibili.
A metà del VI secolo, il mercante egiziano Cosma Indicopleuste scrive di aver trovato nell’India meridionale gruppi inaspettati di cristiani; e di aver saputo che il Vangelo fu portato ai loro avi da Tommaso apostolo.
Sono i “Tommaso-cristiani”, comunità sempre vive nel XX secolo, ma di differenti appartenenze: al cattolicesimo, a Chiese protestanti e a riti cristiano-orientali.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Tommaso, pregate per noi.
*Altri Santi del giorno (3 Luglio)