Santi del 25 Novembre
*Andrea de las Heras *Artale *Audenzio di Milano *Basilissa *Beatrice d'Ornacieu *Caterina d'Alessandria *Elisabetta Achler di Reute *Giacinto Serrano Lopez e Giacomo Meseguer Burillo *Malcolda Pallio *Marcolo *Maurino *Mercurio di Cesarea di Cappadocia *Mosè di Roma *Pietro d’Alessandria, Esichio, Pacomio e & *Pietro Yi Ho-yong *Altri Santi del giorno *
*Beato Andrea de las Heras - Mercedario (25 Novembre)
Missionario apostolico dell'America Meridionale, il Beato Andrea de las Heras, faceva parte del convento mercedario di Valdivia.
Evangelizzando quelle popolazioni fu preso dagli indigeni idolatri e venne crudelmente trucidato in odio alla fede cattolica, onorando con il suo martirio il proprio Ordine e la Chiesa di Dio.
L'Ordine lo festeggia il 25 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Andrea de las Heras, pregate per noi.
*Beato Artale - Mercedario (25 Novembre)
Cavaliere laico dell'Ordine Mercedario, il Beato Artale, fu un uomo pieno di santità che rifulse nel suo tempo.
Redentore in Africa si prodigò completamente con grandissimo impegno per la redenzione degli schiavi liberandone 150 da una barbara schiavitù.
Pieno di meriti e le virtù della vita si addormentò nella pace dei Signore, nella città di Oran in terra africana.
L'Ordine lo festeggia il 25 dicembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Artale, pregate per noi.
*Sant'Audenzio di Milano (25 Novembre)
Il nome e la figura di Audenzio, da non confondersi con Gaudenzio primo vescovo della diocesi novarese, ci sono noti solo attraverso il testo della vita di San Giulio, l’evangelizzatore delle terre novaresi sepolto nell’omonima isola al centro del lago d’Orta.
La datazione di tale documento è controversa: secondo alcuni studiosi locali esso potrebbe essere anteriore all’VIII – IX secolo, costruito sulla narrazione di eventi trasmessi oralmente e risalenti al VI secolo, secondo altri storici esso non sarebbe che un’opera del XI secolo quando, la presenza sull’isola di un capitolo canonicale, ne avrebbe giustificato la composizione.
Nel testo compare la figura di Audenzio, un nobile senatore romano originario della città di Milano, che si recò a far visita a Giulio sull’isola.
Attratto e colpito dalla santità del santo si trattenne con lui dando il suo sostegno, morale ed economico, all’opera evangelizzatrice che il missionario conduceva nei territori del Cusio: un’amicizia profonda che spinse Giulio a suggerire ad Audenzio di farsi seppellire accanto a lui. Il giovane nobile rispose di aver già preparato il suo sepolcro nella sua città ma, al momento della sua morte, i famigliari ne trasportarono il corpo sull’isola dove nel frattempo era succeduto a Giulio il sacerdote Elia.
Egli depose il corpo di Audenzio accanto a quello del santo, venendo ben presto anch’egli venerato come tale: in suo onore venne dedicata una chiesa a Pettenasco, centro sulla sponda orientale del lago a poca distanza dall’isola stessa.
Proprio in questo luogo, secondo il racconto della vita di San Giulio, Audenzio possedeva una villa in cui soggiornava quando lasciava la città; una simile indicazione potrebbe far ritenere il santo uno dei vari possessores che con la loro iniziativa favorirono la diffusione del cristianesimo in ambito rurale, opera molto difficile per la sopravvivenza di culti pagani legati alle attività agricole.
Un ulteriore elemento che potrebbe avvalorare la storicità di questa particolare figura, è costituito dai precisi riferimenti riguardanti la sua morte: Vixit in saeculo triginta duos annos. Depositus est sexto calendas decembres.
É evidente che il testo riportato è la trascrizione di quanto presente su un’epigrafe, nello stile delle più tipiche e antiche formule funerarie cristiane: un evidenza monumentale purtroppo andata perduta nel corso dei secoli che, se ancora esistente, avrebbe permesso di conoscere ulteriori e importanti particolari sulla storia di San Giulio, dei suoi discepoli e dell’isola stessa.
L’iconografia locale ritrae Sant’Audenzio con sembianze giovanili, nel rispetto dei pochi dati certi che sembrerebbero riguardarlo, mentre si reca in visita all’isola e viene fraternamente accolto da San Giulio: come nel bellissimo affresco del XVI opera di Sperindio Cagnoli, su uno dei pilastri della basilica dell’isola, o nella grande tela del 1688 di Giuseppe Zanatta collocata nel braccio sinistro del transetto della stessa; nelle vesti di milite romano è invece ritratto in un busto reliquiario settecentesco posto in una nicchia del coro.
Quelli che nel 1697 furono ritenuti i resti del Santo, recuperati da una sepoltura individuata nel pavimento della basilica, vennero riposti successivamente nell’altare dello scurolo, ove oggi si conservano accanto a quelli degli altri Santi venerati sull’isola.
Sant’Audenzio ancora oggi è contitolare, con Santa Caterina di Alessandria, della parrocchia di Pettenasco; la sua commemorazione è riportata dagli antichi calendari al 25 o 26 novembre.
(Autore: Damiano Pomi – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Audenzio di Milano, pregate per noi.
*Santa Basilissa (Augusta) - Imperatrice "Chiese orientali" (25 Novembre)
III-IV secolo
Il nome dell'imperatrice Basilissa è annotato nel Sinasario quale moglie dell'imperatore Massenzio.
Credente in Cristo, fu sottoposta al martirio di spada secondo i Menei, a quello del fuoco stando invece al sinassario di Costantinopoli.
La memoria liturgica della santa imperatrice è celebrata al 25 novembre, nella medesima data della celeberrima Santa Caterina d'Alessandria, che aveva avuto un ruolo decisivo nell'avvicinamento dell'augusta sovrana alla fede cristiana.
Il distico contenuto nel meneo recita:
“Moglie fatta a pezzi di un imperatore mortale / il talamo trovò dell'immortale imperatore”.
Il nome di questa imperatrice è citato non solo in greco come Basilissa, ma talvolta in latino come Augusta.
In ogni caso è altamente probrabile che non si trattasse del suo nome proprio, a noi ignoto, bensì si riferisse al suo ruolo istituzionale.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Basilissa, pregate per noi.
*Beata Beatrice di Ornacieu - Vergine e Monaca Certosina (25 Novembre)
Ornacieu (Delfinato), 1260 ca. – Eymeu (Valence), 25 novembre 1303
Beatrice nacque attorno al 1260 a Ornacieu nel Delfinato, regione storica della Francia sud-orientale nella zona di Grenoble. A tredici anni, nel 1273, entrò nella Certosa di Parménie, un ordine di regola eremitica fondato nel 1084 da san Brunone.
Nel 1301 fu inviata con due compagne certosine a fondare un nuovo monastero ad Eymeu, nella diocesi di Valence.
Qui le tre fondatrici furono poi raggiunte da altre giovani, nonostante l'estrema povertà in cui erano costrette a vivere. Beatrice morì probabilmente il 25 novembre 1303 anche se per alcuni studiosi la sua scomparsa avvenne nel 1309.
Il culto della Beata fu approvato da Pio IX nel 1869. La memoria si celebra oggi nella diocesi di Grenoble, mentre in quella di Valence è il 13 febbraio. (Avvenire)
Emblema: Chiodo in mano
Martirologio Romano: Nel territorio di Valence in Francia, beata Beatrice d’Ornacieux, vergine dell’Ordine Certosino, che, insigne per l’amore verso la Croce, visse e morì in estrema povertà nel cenobio di Eymeu da lei stessa fondato.
Beatrice nacque verso il 1260 ad Ornacieu nel Delfinato, regione storica della Francia sud-orientale con capoluogo Grenoble, ed a circa 13 anni, nel 1273 entrò nella Certosa di Parménie, Ordine di regola eremitica fondato nel 1084 da s. Brunone, dove, dicono gli antichi testi, si distinse per la devozione alla Passione di Cristo.
Da questa intensa devozione scaturì un amore per le sofferenze, per avvicinarsi di più a quelle di Cristo; si badi bene non si parla di accettare o sopportare le sofferenze, ma Beatrice le “amò”, come solo i Santi sanno fare e trasformarle in mezzo di redenzione e di ascesi.
Nel 1301 fu inviata a fondare un nuovo monastero ad Eymeu, nella diocesi di Valence con due sue compagne certosine, Luisa Alleman di Grésivaudan e Margherita di Sassenaye, in seguito le raggiunsero altre giovani, nonostante l’estrema povertà in cui erano costrette a vivere.
Beatrice morì il 25 novembre 1303, secondo altri nel 1309; quando anche le altre due religiose morirono, i loro corpi furono trasportati a Parménie e conservati fino al 1901 nel santuario degli Olivetani; attualmente sono nel presbiterio della chiesa di Rancurel.
Il suo culto fu approvato da Papa Pio IX il 15 aprile 1869; nella diocesi di Grenoble si celebra il 27 novembre, in quella di Valence, invece il 13 febbraio.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Beatrice di Ornacieu, pregate per noi.
*Santa Caterina d'Alessandria - Martire (25 Novembre)
Alessandria d’Egitto, secoli III-IV
I testi della letteratura popolare parlano di Caterina come una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili, abitante ad Alessandria d'Egitto. Qui, nel 305, arriva Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria. Per l'occasione si celebrano feste grandiose, che includono anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi.
Caterina però invita Massimino a riconoscere Gesù Cristo come redentore dell'umanità e rifiuta il sacrificio. Non riuscendo a convincere la giovane a venerare gli dèi, Massimino propone a Caterina il matrimonio.
Al rifiuto della giovane il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del suo corpo.
Sarà un miracolo a salvare la ragazza che verà però decapitata. Secondo la leggenda degli angeli porteranno miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l'altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin. Questo sarebbe avvenuto nel novembre 305. (Avvenire)
Patronato: Filosofi, Studenti, Mugnai
Etimologia: Caterina = donna pura, dal greco
Emblema: Anello, Palma, Ruota
Martirologio Romano: Santa Caterina, secondo la tradizione vergine e martire ad Alessandria, ricolma di acuto ingegno, sapienza e forza d’animo. Il suo corpo è oggetto di pia venerazione nel monastero sul monte Sinai.
Questa è la Caterina inafferrabile, senza notizie sicure della vita e della morte. Ed è la Caterina onnipresente in Europa, per la diffusione del suo culto, che ha poi influito anche sulla letteratura popolare e sul folclore.
Parlano di lei alcuni testi redatti tra il VI e il X secolo, cioè tardivi rispetto all’anno 305, indicato come quello della sua morte. Ed ecco come emerge la sua figura da questi racconti pieni di particolari fantasiosi. Caterina è una bella diciottenne cristiana, figlia di nobili e vive ad Alessandria d’Egitto.
Qui, nel 305, arriva Massimino Daia, nominato governatore di Egitto e Siria (che si proclamerà “Augusto”, cioè imperatore, nel 307, morendo suicida nel 313).
Per l’occasione si celebrano feste grandiose, che includono anche il sacrificio di animali alle divinità pagane. Un atto obbligatorio per tutti i sudditi, e quindi anche per i cristiani, ancora perseguitati.
Caterina si presenta a Massimino, invitandolo a riconoscere invece Gesù Cristo come redentore dell’umanità, e rifiutando il sacrificio.
Massimino allora convoca un gruppo di intellettuali alessandrini, perché la convincano a venerare gli dèi.
Ma è invece Caterina che convince loro a farsi cristiani. Per questa conversione così pronta, Massimino li fa uccidere tutti, poi richiama Caterina e le propone addirittura il matrimonio. Nuovo rifiuto, sempre rifiuti, finché il governatore la condanna a una morte orribile: una grande ruota dentata farà strazio del suo corpo.
Un nuovo miracolo salva la giovane, che poi viene decapitata: ma gli angeli portano miracolosamente il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) si chiama Gebel Katherin.
Questo avviene il 24-25 novembre 305. E alcuni studiosi ritengono che il racconto leggendario indichi, trasfigurandola, un’effettiva traslazione del corpo sul monte, avvenuta però in epoca successiva. Dal Gebel Katherin, infine, e in data sconosciuta, le spoglie furono portate nel monastero a lei dedicato, sotto quel monte.
A una sua biografia così poco attendibile si contrappone la realtà di un culto diffuso anche fuori dall’Egitto.
La troviamo raffigurata nella basilica romana di San Lorenzo, in una pittura dell’VIII secolo col nome scritto verticalmente: Ca/te/ri/na; a Napoli (sec. X-XI) nelle catacombe di San Gennaro, e più tardi in molte parti d’Italia, così come in Francia e nell’Europa centro-settentrionale, dove ispira anche poemetti, rappresentazioni sacre e “cantari”.
La sua festa annuale è vista principalmente come la festa dei giovani.
In Francia, Caterina diviene la patrona degli studenti di teologia e la titolare di molte confraternite femminili; e, in particolare, la protettrice delle apprendiste sarte, che da lei prenderanno il nome destinato a durare a lungo anche in Italia: “Caterinette”.
(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Caterina d'Alessandria, pregate per noi.
*Beata Elisabetta Achler di Reute - Vergine, Terziaria Francescana (25 Novembre)
Waldsee, Germania, 25 novembre 1386 - Reute, Germania, 25 novembre 1420
Religiosa del Terzo Ordine Regolare Francescano, di Reuthe, Germania. Visse praticando austere penitenze e meditando sopra la Passione di Nostro Signor Gesù Cristo.
Martirologio Romano: A Reute in Svevia, nell’odierna Germania, Beata Elisabetta Achler, detta la Buona, vergine, che visse quasi da reclusa nel Terz’Ordine regolare di San Francesco, coltivando mirabilmente l’umiltà, la povertà e la mortificazione del corpo.
Comunemente chiamata Elisabetta Bona, nacque a Waldsee (Wurtemberg) il 25 novembre 1386 e morì a Reute, presso Waldsee, il 25 novembre 1420. Trascorse la vita come terziaria francescana nel convento di Reute, dedicandosi con particolare ardore alla meditazione della Passione del Signore.
Ebbe come guida spirituale il p. Corrado Kiigelin, dei Canonici Regolari di Sant'Agostino, il quale ci ha lasciato la Vita manoscritta della Beata.
Dopo la morte, Elisabetta godé subito fama di santità e culto popolare, confermato da Clemente XIII nel 1766.
È festeggiata il 25 novembre e anche il 5 e il 9 dicembre Elisabetta fu una mistica, ricolma di carismi quali visioni, estasi e stimmate.
Venerata particolarmente in Svevia, in Baviera, nel Tirolo, in Svizzera, è invocata in occasione di temporali, di incendi e di guerra.
(Autore: Giovanni Battista Proja - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Elisabetta Achler di Reute, pregate per noi.
*Beati Giacinto Serrano Lopez e Giacomo Meseguer Burillo - Sacerdoti Domenicani, Martiri (25 novembre)
Schede dei Gruppi cui appartengono:
"Beati Martiri Spagnoli Domenicani d'Aragona" Beatificati nel 2001 - Senza data (Celebrazioni singole)
"Beati 233 Martiri Spagnoli di Valencia" Beatificati nel 2001 - Senza data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio" Martiri nella Guerra di Spagna Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
† Puebla de Hijar, Spagna, verso il 25 novembre 1936
Giacinto Serrano Lopez nacque a Urrea de Gae'n (Spagna) il 30 luglio 1901, mentre Giacomo Meseguer Burillo nacque a Híjar (Teruel), Spagna, il 1° maggio 1885.
Martirologio Romano:
Nel villaggio di Puebla de Híjar vicino a Teruel in Spagna, Beato Giacinto Serrano López, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, fucilato durante la persecuzione contro la Chiesa. Insieme a lui si commemora il beato martire Giacomo Meseguer Burillo, sacerdote dello stesso Ordine, che a Barcellona, in un giorno rimasto ignoto, portò a termine la gloriosa prova per Cristo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Giacinto Serrano Lopez e Giacomo Meseguer Burillo, pregate per noi.
*Beata Malcolda Pallio - Monaca Benedettina (25 Novembre)
† Alba, Cuneo, 1192
Malcolda Pallio di Alba fu monaca benedettina nel monastero di Sant’Anastasio nella sua città. Benché discendente dell’antica “Tribù Pallida”, era così umile che la ritenevano una mentecatta.Si ricordano la sua fervida preghiera ed il suo amore all’umiltà.
Morì nel 1192.
Dopo la sua morte e in seguito a prodigi, il vescovo Nazario II fece trasportare il suo corpo nella chiesa del convento e qui vi rimase fino alla sua soppressione nel 1801, quando venne trasportata nella cattedrale. E’ festeggiata il 25 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Malcolda Pallio, pregate per noi.
*San Marcolo - Vescovo (25 Novembre)
Martirologio Romano: In Numidia, nell’odierna Algeria, San Marcolo, vescovo, che, come si tramanda, morì martire al tempo dell’imperatore Costante, precipitato da una rupe da un certo Macario.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Marcolo, pregate per noi.
*San Maurino - Venerato ad Auch (25 Novembre)
VI sec.
Martirologio Romano: Nel territorio di Agen in Aquitania, ora in Francia, san Maurino, martire, che si tramanda sia stato trucidato dai pagani mentre attendeva all’evangelizzazione della popolazione rurale. Maurino (lat. Maurinus; fr. Maurin) è il patrono di un'abbazia posta a una ventina di Kilometri da Agen e da Moissac. Si ignora la data della sua fondazione e le origini di un tale patronato; comunque nel 1082 l'abbazia passò sotto l'obbedienza di quella di Moissac. Nel Lezionario di quest'abbazia si trova la leggenda di Maurino, che non è altro che un contesto di luoghi comuni agiografici collegati tra loro.
Secondo questo racconto Maurino nacque miracolosamente da Eutrico e Alabanna, pagani, la cui unione era rimasta sterile per diciotto anni. A dodici anni, egli si recò presso san Germano di Capua (morto nel 540) che lo battezzò, completò la sua educazione, lo ordinò diacono e, infine, dopo sette anni, lo mandò ad Agen.
Qui egli cominciò col liberare un indemoniato, cosa che attirò su di lui l’attenzione della gente, Eutrico, suo padre, era allora prefetto di Agen, agli ordini di Valduano, re di Lectoure e persecutore dei cristiani... (e ciò ai tempi di Giustiniano!). Valduano fece arrestare e assassinare Eutrico e settantotto cristiani; Maurino, incarcerato, moltiplica i prodigi ed è flagellato. Una notte un angelo viene ad aprirgli le porte e lo fa fuggire fino alla collina vicina.
Le guardie, che non hanno visto niente, finiscono per ritrovarlo, ma, sconvolte da quanto sta accadendo, si convertono a loro volta. Valduano moltiplica le sevizie che si ritorcono tutte contro di lui e i suoi uomini.
I carnefici sono flagellati dalle loro proprie verghe, Maurino esce indenne da un rogo e, infine, lo stesso Valduano deve prendere il posto del boia per decapitarlo, ma in conseguenza di ciò, smarrisce la ragione e i suoi uomini si uccidono fra loro, mentre Maurino, nuovo san Dionigi, prende la sua testa e va a lavarla alla fontana che diventa miracolosa. Alcuni testimoni seppelliscono il martire ed erigono sulla sua tomba una basilica dedicata a san Pietro. Questo contesto lascia intravedere chiaramente un’epoca: la metà del VI secolo e, senza dubbio, una persecuzione (da parte di invasori ariani?). È tutto ed è poco. Il culto di Maurino si limitò a Moissac e a qualche abbazia cistercense. Egli è commemorato il 25 novembre nella diocesi di Auch.
(Autore: Gérard Mathon - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Maurino, pregate per noi.
*San Mercurio di Cesarea di Cappadocia - Martire (25 Novembre)
Sec. III
Secondo la sua "Passio", di certo leggendaria, Mercurio avrebbe militato sotto Decio e Valeriano, quando questi due imperatori " che in realtà non regnarono mai insieme " pubblicarono il loro editto di persecuzione.
Mercurio, che era giunto ad essere generale dell'esercito, si ricordò poi di essere figlio di un cristiano, e di essere stato battezzato con il nome simbolico di Filopatròs, cioè «che ama il padre».
Decise così di presentarsi a confessare la propria fede al suo amico Imperatore. Seguirono gravi supplizi, finché Mercurio venne condotto a dorso d'asino in Cappadocia, la sua patria, per essere decapitato. (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Cesarea in Cappadocia, nell’odierna Turchia, San Mercurio, martire.
Mercurio era per i pagani il dio dei commerci e delle ingegnose attività, alato messaggero degli altri dei. La corrispondente divinità dell'Olimpo greco aveva il nome di Ermes, o Ermete. E questo nome ha avuto, ed ha ancora, maggior fortuna tra i battezzati. Probabilmente, ciò si deve al fatto che il nome ha avuto, per intermediari, sette o otto Santi di nome Ermete.
Ma neanche il nome di Mercurio è rimasto confinato al mondo pagano. Nel Calendario cristiano, infatti, ci sono due Santi di questo nome: ambedue Martiri, e ambedue soldati. Quello di oggi, poi, ebbe anche una certa popolarità, almeno in Oriente, dove si formò e si diffuse la sua leggendaria Passione. Secondo questa, Mercurio avrebbe militato con onore sotto Decio e Valeriano, quando questi due Imperatori - che in realtà non regnarono mai insieme - pubblicarono il loro editto di persecuzione.
Mercurio, che era giunto ad essere generalissimo dell'esercito, si ricordò in buon punto di essere figlio di un cristiano, e di essere stato battezzato con il nome simbolico di Filopatròs, cioè " che ama il padre ".
Per amore del padre, e non soltanto dei padre terreno, colui che i propri soldati chiamavano Mercurio si presentò così a confessare la propria fede davanti al suo amico Imperatore.
Seguirono i ben noti supplizi e le sanguinose piaghe, che per tre volte vennero risanate da un Angiolo, finché Mercurio venne condotto a dorso d'asino in Cappadocia, cioè nella sua patria, per essere decapitato.
Le sue reliquie favorirono prodigiose guarigioni e improvvise conversioni. Ma fama ancora maggiore venne al Martire guerriero dalla leggenda secondo la quale egli sarebbe stato, più di cent'anni dopo, l'uccisore dell'Imperatore rinnegato, Giuliano l'Apostata.
Si sa dalla storia come Giuliano combattesse contro i Persiani, ai confini orientali dell'Impero, e morisse nel corso di tali combattimenti. La sua morte venne accolta come una liberazione dagli innumerevoli cristiani perseguitati, i quali vollero scorgere in quel tragico avvenimento la giusta punizione del cielo.
Secondo i fedeli della Cappadocia, era stato proprio San Mercurio, che nelle raffigurazioni appariva in veste di soldato, a usare la sua lancia, per ordine divino, contro il petto dell'Imperatore apostata!
Si tratta, naturalmente, soltanto di una leggenda: una seconda leggenda, che si aggiunse a quella precedente sulla vita del Santo soldato.
In realtà, nulla di storicamente certo si sa sul conto di questo personaggio, creato quasi completamente dalla fantasia devota.
Di certo non c'è che l'antichità del suo culto, a Cesarea di Cappadocia, il giorno 25 novembre. Il resto è fantasia, tanto più cara ai fedeli orientali quanto meno probabile e verosimile.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Mercurio di Cesarea di Cappadocia, pregate per noi.
*San Mosè di Roma - Martire (25 Novembre)
m. 251
Sono i tempi della persecuzione dell'imperatore Decio, metà del III secolo. Una persecuzione che colpisce anche i vertici della Chiesa: vescovi, patriarchi e lo stesso papa Fabiano. Per molti mesi fu impossibile eleggere un nuovo pontefice.
Per questo motivo, la Chiesa romana venne amministrata da un collegio di sacerdoti, tra cui spiccava per prestigio ed anzianità Mosè, una sorta di decano. Durante la persecuzione, molti cristiani avevano rinnegato la propria fede.
Nacquero durissime polemiche fra chi sosteneva una linea di intransigenza e chi, come Mosè, era su posizioni più moderate, invocando tolleranza per coloro che avevano rinnegato o si erano sottratti prudentemente al pericolo.
Morì nel 251, vittima di una lunga prigionia, anche se non fu martire nel vero senso della parola. Soltanto in epoca recente gli è stato attribuito questo titolo: per aver testimoniato lo stesso la propria fede fino alla morte in catene.
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di San Mosè, sacerdote e martire, che, dopo l’uccisione del Papa San Fabiano sotto l’imperatore Decio, insieme al collegio presbiterale si prese cura dei fedeli; giudicò necessario riconciliare quanti durante la persecuzione avevano rinnegato la fede ed erano in quel momento malati e in punto di morte e, tenuto a lungo in carcere, spesso li consolò riferendo loro le lettere di San Cipriano di Cartagine; coronò, infine, la sua vita con un insigne e mirabile martirio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Mosè di Roma, pregate per noi.
*Santi Pietro d’Alessandria, Esichio, Pacomio e Teodoro e Compagni - Martiri (25 Novembre)
† Alessandria d’Egitto, 25 novembre 311
San Pietro, vescovo di Alessandria d’Egitto, era un uomo dotato di tutte le virtù. Nel 311 venne inaspettatamente condannato a morte per ordine dell’imperatore Massimiano, ultima vittima e sigillo di una spietata persecuzione contro la Chiesa. Insieme con lui si ricordano tre santi vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro e molti altri cristiani, che sempre presso Alessandria e nella stessa persecuzione vennero assassinati a colpi di spada.
Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, San Pietro, vescovo e martire, che, ornato di ogni virtù, fu improvvisamente decapitato per ordine dell’imperatore Galerio Massimiano, divenendo ultima vittima della grande persecuzione e sigillo dei martiri. Con lui si commemorano tre vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro, che, sempre ad Alessandria patirono insieme a molti altri nella stessa persecuzione e salirono al cielo crudelmente trafitti con la spada.
Nonostante l’assoluta inattendibilità della “passio” di San Pietro, egli è menzionato parecchie volte dal grande storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, che lo descrive quale eccellente insegnante della religione cristiana, nonché come un grande vescovo.
Nulla di certo si sa circa le sue origini e la sua provenienza, in quanto fa la sua prima comparsa sulla scena ecclesiale quando viene chiamato a succedere nel 300 a San Teonio sulla cattedra episcopale di Alessandria. Governò così questa Chiesa per circa una dozzina d’anni.
Dopo i primi tre anni, dovette sopportare la feroce persecuzione dioclezianea, proseguita anche dai successori di tale imperatore.
Divenne celebre per il suo prodigarsi in aiuto dei fratelli cristiani perseguitati. Com’è immaginabile, non tutti riuscirono a restare saldi nella fede essendo sottoposti a torture e toccò dunque a Pietro, la cui giurisdizione si estendeva su tutte le chiese d’Egitto, della Tebaide e della Libia, redigere delle istruzioni volte a regolare il trattamento di coloro che, pur avendo in un primo momento rinnegato la fede cristiana, desideravano riconciliarsi con la Chiesa.
Infine anche Pietro dovette inevitabilmente nascondersi e durante la sua assenza da Alessandria la chiesa egiziana subì uno scisma, le cui cause non sono però ben chiare. Pare che Melezio, vescovo di Antiochia, si fosse assunto la responsabilità di esercitare le funzioni metropolitane spettanti al legittimo vescovo alessandrino. Onde giustificare le sue azioni, diffuse alcune calunnie sul conto di Pietro, accusandolo di troppa indulgenza verso coloro che cadevano in errore.
Rifiutando di ritirarsi, a Pietro non rimase altra alternativa che scomunicarlo, continuando nel frattempo a governare la sua Chiesa sino a quando non poté fare finalmente ritorno in città. La persecuzione anticristiana riprese però ben presto con Massimino Daia e nel 311 Pietro venne catturato inaspettatamente e giustiziato seduta stante senza accuse né processo.
In Egitto è conosciuto come “il sugello e il complemento della persecuzione”, in quanto fu l’ultimo martire condannato a morte dalle pubbliche autorità presso Alessandria.
E’ inoltre ricordato come “colui che attraversò il muro”, in riferimento alla leggenda secondo cui, quando Pietro si accorse che le autorità erano pronte a massacrare l’enorme folla di cristiani riunitasi in segno di protesta fuori della prigione ove era detenuto, suggerì al comandante di aprire un varco nel muro approfittando delle tenebre affinché il boia potesse entrare senza essere intralciato dalla folla.
Il Martyrologium Romanum lo commemora ancora oggi nell’anniversario della sua nascita al cielo. Insieme con lui si ricordano anche tre santi vescovi egiziani, Esichio, Pacomio e Teodoro, nonché molti altri cristiani, che sempre presso Alessandria e nella stessa persecuzione vennero assassinati a colpi di spada.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santi Pietro d’Alessandria, Esichio, Pacomio e Teodoro e Compagni, pregate per noi.
*San Pietro Yi Ho-yong - Martire (25 Novembre)
Martirologio Romano: A Seul in Corea, San Pietro Yi Ho-yŏng, martire, che, catechista, catturato dalle guardie insieme a sua sorella, Sant’Agata Yi So-sa, rimase saldo nella sua confessione di fede e, rottegli tre volte le ossa, rimase per quattro anni detenuto in carcere, dove morì, primo della gloriosa schiera dei martiri di questa nazione.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Pietro Yi Ho-yong, pregate per noi.