Santi del 18 Novembre
*Aniano *Barula *Carolina Kozka *Filippina Rosa Duchesne *Giovanni Bernal *Giuseppa Maria Barrera Izaguirre *Giuseppe Maria Canovas *Grimoaldo della Purificazione *Hermenegildo Lorenzo *Leonardo Chimura e 4 & *Lorenzo Santiago *Luciano Pablo *Maria Angela Olaizola Garagarza *Maria del Rifugio Hinojosa y Naveros *Maria Engracia Lecuona Aramburu *Maria Gabriela Hinojosa e & *Maria Ins Zuidare Galdeano *Spagnoli Lasalliani di Cartegna *Maudeto *Noè *Oddone di Cluny *Ovidio Beltran *Patroclo di Colombier *Raimondo Albert *Romacario *Romano di Antiochia *Stanislao Victor *Teofredo *Yoshida Xoum *Altri Santi del giorno *
*Beato Aniano - Cistercense (18 Novembre)
Il Beato Aniano è un converso dell’ordine cistercense nell’antica abbazia di Eberbach. Non sappiamo in che epoca visse.
Di lui ci è rimasto solo il racconto della sua facoltà taumaturgica. Infatti, egli guariva gli infermi con l’imposizione delle proprie mani e con il contatto delle sue vesti.
Aniano disprezzava profondamente i beni terreni e faceva risalire il suo dono di compiere miracoli al suo fervido amore di Dio.
Si racconta che per obbedienza ad un comando dell’abate, smise di fare miracoli.
Morì in tarda età.
Nell’antico refettorio di Eberbach si conserva una sua immagine.
La sua festa e la sua memoria ricorre il 18 novembre.
(Autore: Mauro Bonato - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Aniano, pregate per noi.
*San Barula - Fanciullo, Martire (18 Novembre)
Romano, diacono della chiesa di Cesarea, era stato accusato di esortare i cristiani ad essere fedeli a Dio.
Sottoposto a vari tormenti, tentava di spiegare al Prefetto la bellezza della sua religione, convincendolo infine a chiamare un bambino innocente, per domandare a lui da che parte fosse la verità.
Così, il Prefetto fece fermare un bimbo di 6 anni di nome Barulo e sua madre che subito si spaventò, vedendo le torture a cui era sottoposto Romano.
Il Prefetto si avvicinò al piccolo, chiedendogli chi fosse il vero Dio, e Barulo, senza esitazioni rispose: "Il Dio dei cristiani!", guardandosi intorno e professandosi cristiano anche lui.
Il Prefetto lo invitò invece a sacrificare a Giove e il piccolo rifiutò, confermando la sua fede.
Infuriato, il funzionario ordinò ai suoi uomini di intervenire contro il bimbo, di sospenderlo in alto e di picchiarlo.
Il piccolo corpo venne battuto a sangue tra lo strazio degli astanti e della mamma che, pur nell'immensa angoscia, lo incitava a sopportare la pena inflittagli perchè presto sarebbe stato accanto a Gesù.
Alla fine, il Prefetto decise di punire anche Romano e ordinò per lui il rogo, mentre destinò Barulo alla decapitazione.
(Autore: Patrizia Fontana Roca – Fonte: www.cartantica.it)
Giaculatoria - San Barula, pregate per noi.
*Beata Carolina Kozka - Vergine e Martire (18 Novembre)
Nacque il 2 agosto 1898 a Wal-Ruda (Tarnów, Polonia), in una famiglia contadina povera.
Da giovane fu accompagnata dal padre spirituale Ladislao Mendrala, il quale la inserì nella vita attiva della parrocchia del villaggio. Fu catechista per i fratelli e per i ragazzi delle case vicine. Si dedicò anche all'assistenza di anziani e ammalati.
Nel maggio 1914 ricevette la cresima e sei mesi dopo, il 18 novembre 1914, durante la prima guerra mondiale, che sul fronte orientale vedeva la Russia invadere la Prussia e la Polonia con fasi alterne, Carolina venne aggredita da un soldato russo e trascinata nella foresta di Wal-Ruda con la forza.
La giovane si oppose alla violenza sessuale e per questo fu uccisa: aveva 16 anni.
Il suo corpo fu ritrovato solo sedici giorni dopo, il 4 dicembre e sepolto nel cimitero della parrocchia.
Il suo martirio suscitò molto scalpore fra gli abitanti di tutta la regione e il 18 giugno 1916, vicino alla chiesa di Zabawa, fu benedetto un monumento a suo ricordo.
Nel luogo del delitto nel bosco, fu collocata invece una croce. È stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 10 giugno 1987 a Tarnów in Polonia. (Avvenire)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Nel villaggio di Wal-Ruda in Polonia, Beata Carolina Kózka, vergine e martire, che, durante la guerra, morì per Cristo ancora adolescente trafitta con la spada per aver voluto difendere da un soldato la sua castità.
La storia del martirio per la difesa della purezza di Santa Maria Goretti o della Beata Pierina Morosini in Italia, ebbe casi analoghi in altre parti del mondo cristiano; è il caso della Beata Carolina Kozka in Polonia.
Nacque il 2 agosto 1898 a Wal-Ruda (Tarnów), in una famiglia contadina, povera, umile e numerosa; ed è in questo ambiente rurale che matura la sua santità, frutto di quel tempo e della regione in cui visse.
Giovanetta seguì la guida del suo padre spirituale Ladislao Mendrala, il quale la inserì nella vita attiva del nucleo parrocchiale del villaggio.
Il suo tempo libero lo impiegava insegnando il catechismo ai fratelli e sorelle ma anche ai ragazzi delle case vicine; inoltre assisteva anziani ed ammalati.
A maggio 1914 ricevette il sacramento della cresima e sei mesi dopo, il 18 novembre 1914, in piena I Guerra Mondiale, che sul fronte Orientale vedeva la Russia invadere la Prussia e la Polonia con fasi alterne, Carolina venne aggredita da un soldato russo e trascinata nella foresta di Wal-Ruda con la forza, ma con altrettanta forza lei si oppose alla violenza sessuale e per questo fu uccisa, aveva solo sedici anni.
Il suo corpo fu ritrovato solo sedici giorni dopo, il 4 dicembre e sepolto nel cimitero della parrocchia; il suo martirio suscitò molto scalpore fra gli abitanti di tutta la regione e il 18 giugno 1916, vicino alla chiesa di Zabawa, fu benedetto un monumento a suo ricordo, come pure sul luogo del delitto nel bosco, fu collocata una croce.
Nel 1917 il corpo fu traslato dal cimitero alla tomba costruita vicino alla chiesa parrocchiale.
É stata beatificata da Papa Giovanni Paolo II il 10 giugno 1987 a Tarnów in Polonia.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Carolina Kozka, pregate per noi.
*Santa Filippina Rosa Duchesne - Monaca (18 Novembre)
Grenoble, Francia, 29 agosto 1769 - St. Charles, Missouri, 18 novembre 1852
Coetanea di Napoleone, studia dalle Visitandine, a Grenoble. A 18 anni il monastero la accoglie come novizia, anche se lei non fa in tempo a pronunciare i voti solenni: la Rivoluzione sopprime conventi e monasteri.
Rosa decide allora di dedicarsi all'assistenza degli ultimi. Nel 1801 le comunità religiose riacquistano la libertà, e lei entra nella società del Sacro Cuore, creata nel 1800 da madre Maddalena Sofia Barat.
Nel 1818 arriva con quattro consorelle in Louisiana, dove il vescovo cerca aiuto per l'assistenza religiosa agli immigrati francesi. Rosa apre una scuola gratuita nel 1820, e intanto arrivano altre consorelle; nel 1828 le case con scuola sono sei, in Louisiana e Missouri. Lei deve lasciare la responsabilità di superiora: le fatiche l'hanno resa invalida.
E tuttavia c'è un nuovo campo di lavoro da aprire: quello dell'evangelizzazione e dell'istruzione per la popolazione indiana seminomade dei Potawatomi, nel Kansas dove c'è una missione e dove la religiosa si reca in visita nonostante la malattia.
Dal Kansas fa ritorno a Saint Charles, nel Missouri, dove muore a 83 anni. Beatificata nel 1929, madre Filippina è stata proclamata santa da Giovanni Paolo II nel 1988. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nella città di Saint-Charles in Missouri negli Stati Uniti d’America, Santa Filippina Duchesne, vergine delle Suore del Sacro Cuore di Gesù, che, nata in Francia, al tempo della rivoluzione in patria aggregò una comunità religiosa e, recatasi poi in America, vi istituì numerose scuole.
Da un padre che aveva assorbito le idee di Voltaire e da una madre tutta casa e chiesa, quale felice combinazione di geni si poteva sperare? Filippina Rosa Duchesne viene al mondo a Grenoble il 29 agosto 1769. Eredita da papà un carattere forte, insieme ad alcuni tratti di ostinazione, impetuosità e testardaggine. In compenso, da mamma assorbe un’inclinazione per la preghiera e per le opere di carità e per l’altruismo.
Fin da bambina si lascia affascinare dai racconti di vita missionaria e a 8 anni sogna di andare ad evangelizzare gli indiani d’America. L’anticlericalismo Papà non gli impedisce di rispettare preti e suore e, soprattutto, di affidare a queste ultime l’educazione della sua bambina.
Così, a 12 anni Filippina viene affidata alle suore della Visitazione, ma papà si affretta a riportarla a casa quando si accorge che lei ha un’inclinazione un po’ troppo accentuata per la vita religiosa.
A 17 anni le trova un buon partito e allora lei sfodera il suo bel caratterino, eredità di famiglia, per dire chiaro e tondo a tutti che vuole farsi suora. Manco a dirlo, vince lei e a 18 anni, all’insaputa, dei suoi entra nel convento della Visitazione. Dopo il noviziato papà le impedisce di prendere i voti, ma, cosa ben più grave, sulla Francia si abbatte la rivoluzione francese, che fa chiudere i conventi e disperde i religiosi.
Filippina depone l’abito monacale e torna casa, aspettando che la bufera passi, ma quando potrebbe rientrare in convento questo non esiste più. Si dà da fare per restaurarne le mura e soprattutto per ricostituire la comunità con alcune sue ex compagne di noviziato, ma quando scopre l’esistenza della Società del Sacro Cuore, appena fondata da Maddalena Sofia Barat, si affretta a mettere nelle mani di questa donna eccezionale e carismatica se stessa, le amiche e il monastero.
A 35 anni può così finalmente emettere i voti religiosi, continuando a coltivare il sogno della missione. La fondatrice, che ha imparato a conoscerla bene nei pregi e negli eccessi del carattere, pensa però più opportuno trattenerla in Francia, dove tra l’altro ha anche bisogno di lei come segretaria generale della Congregazione.
Arriva però il giorno che proprio non ce la fa più a trattenerla e deve lasciarla partire: Filippina è sulla soglia dei cinquant’anni, ma con l’entusiasmo per la missione di un’adolescente.
Dopo un viaggio avventuroso tocca il suolo americano, stabilendosi con una piccola comunità di suore in Luisiana. Ventidue anni di lavoro missionario, soprattutto speso per evangelizzare ed educare, fanno crescere la Società del Sacro Cuore, che ben presto raccoglie vocazioni anche su suolo americano.
Filippina, che ha poco senso del successo dei suoi sforzi e che con l’umiltà dei santi pensa davvero di essere inutile, continua a sognare il lavoro “di frontiera”, in mezzo ai “selvaggi”. La accontentano a 70 anni suonati, facendola rientrare in una spedizione missionaria diretta in una riserva di indiani Potawatomi.
Il sogno di Filippina, che si era avverato dopo 60 anni, dura poco, un anno o poco più, quando per le condizioni di salute pensano bene di farla tornare indietro. Ubbidiente e umile torna in Luisiana, a rattoppare vestiti e soprattutto a pregare per altri dieci anni. Muore il 18 novembre 1852.
Proclamata beata da Pio XI nel 1929, è stata canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1988. (Autore: Gianpiero Pettiti – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Suo padre, Pierre-François, avvocato, appartiene alla classe politica emersa con la Rivoluzione francese, ma abbandona quando Napoleone si proclama primo console a vita. Lei, Filippina Rosa (coetanea di Napoleone), studia dalle Visitandine di Sainte-Maried’en-Haut, a Grenoble, e poi ritorna in famiglia. A 18 anni il monastero la riaccoglie come novizia, anche se lei non fa in tempo a pronunciare i voti solenni: la Rivoluzione sopprime conventi e monasteri.
Contemplativa mancata per forza maggiore, prende il via per una straordinaria vita di azione: soccorre i poveri che il cataclisma politico ha moltiplicato; va nelle prigioni per aiutare detenuti politici e condannati a morte. Ci sono suore e monache raggruppate clandestinamente qua e là, per continuare come possono la vita religiosa.
Ma lei non lo può fare: glielo proibisce suo padre, che alla Rivoluzione deve il posto. Perciò s’impegna nell’assistenza, impara a convivere con la povertà e la paura di tanti. É con la Rivoluzione che fa il suo noviziato.
Nel 1801 il concordato tra Francia e Santa Sede mette fine alla persecuzione. Le comunità religiose riacquistano la libertà, e subito lei pensa di far rinascere il monastero di Sainte-Marie-d’en-Haut. Riunisce un gruppetto di religiose, apre una scuola… Tanta volontà, ma risultati scarsi. Lei allora ottiene di entrare, con le poche consorelle, nella già vitale società del Sacro Cuore, creata nel 1800 da madre Maddalena Sofia Barat. Si rifà novizia, pronuncia i voti e pensa a un nuovo campo d’azione: l’America del Nord. Se la sogna anche di notte e ne scrive a madre Barat, che la invita a pazientare. E pazienta per dodici anni.
Nel 1818 eccola imbarcata con quattro consorelle: cinque mesi di viaggio fino alla Louisiana, dove il vescovo cerca aiuto per l’assistenza religiosa ai bianchi, in buona parte di origine francese. (La Louisiana è stata francese fino al 1803, quando Napoleone l’ha ceduta agli Usa). Lei e le consorelle debuttano al modo dei pionieri: capanna di tronchi, fatica fisica e povertà.
Aprono una scuola gratuita nel1820, e intanto arrivano altre consorelle; nel 1828 le case con scuola sono sei, in Louisiana e Missouri. Lei deve lasciare la responsabilità di superiora: le fatiche l’hanno resa invalida; e tuttavia c’è un nuovo campo di lavoro da aprire: quello dell’evangelizzazione e dell’istruzione per la popolazione indiana seminomade dei Potawatomi, le cui donne si dedicano all’agricoltura e gli uomini a caccia e a pesca. Nasce per loro la prima scuola a Sugar Creek, nel Kansas. L’hanno aperta le sue consorelle, perché lei si muove ormai con grande fatica.
Eppure nel Kansas ci vuole andare. Glielo ha chiesto un padre gesuita che dirige la missione; non importa se le manca la forza per dirigere e orientare. C’è bisogno di questa invalida, insiste: «La sua presenza attirerà ogni grazia dal cielo sui nostri lavori». La vedono ormai così.
Si fa portare nel villaggio indiano, dove uomini e donne Potawatomi la chiamano “Filippina, la donna che prega”; e questa è l’ultima sua fatica, da suora senza gradi.
Dal Kansas fa ritorno a Saint Charles, nel Missouri, dove muore a 83 anni. Beatificata da Pio XI nel 1929, madre Filippina è stata proclamata Santa da Giovanni Paolo II nel 1988.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Filippina Rosa Duchesne, pregate per noi.
*Beato Giovanni Bernal - Mercedario (18 Novembre)
+ 8 novembre 1601
Nacque il Beato Giovanni Bernal, nella città di Siviglia (Spagna) nell'anno 1549. Prese l'abito mercedario nel convento di Jerez de la Frontiera e fece la professione in Siviglia nel 1569.
Dottore in Teologia e insigne per la sapienza e la conoscenza delle lingue, insegnò a Cordova, Granada e Siviglia e si distinse per la sua modestia.
Nominato redentore nel 1599, fu inviato in Marocco dove predicò il vangelo splendente di zelo per la salute delle anime e liberò 166 schiavi.
Ritornato nel suo convento di Sant'Eulalia in Siviglia, famoso per il dono della profezia e dei miracoli, per l'innocenza e la penitenza, pieno di opere buone migrò in cielo l'8 novembre 1601.
L'Ordine lo festeggia il 18 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giovanni Bernal, pregate per noi.
*Beata Giuseppa Maria Barrera Izaguirre - Vergine e Martire (18 Novembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 -Senza Data - (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa -Senza Data (Celebrazioni singole)
Ferrol, Spagna, 23 maggio 1881 - Madrid, Spagna, 18 novembre 1936
Josefa Maria Barrera Izaguirre nacque a Ferrol (Pontevedra) il 23 maggio 1881, si stabilì in Andalusia, prima a Cadice e poi a Malaga.
Il suo carattere esprimeva la dolcezza e la grazia proprie di queste due terre, così diverse, della Spagna. Il 15 ottobre 1918 entrò nel primo monastero della Visitazione di Madrid e il 21 aprile 1920 fece la professione.
Contemplativa e umile, si credeva incapace di grandi cose e diceva: «Non ho la stoffa della martire».
Tuttavia si offrì di accompagnare suor Teresa Maria quando fu arrestata alcuni mesi prima del martirio, grazia che il Signore alla fine le concesse il 18 novembre 1936 a Madrid.
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, Beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno dai miliziani e andarono incontro a Cristo Sposo uccise a fucilate.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Giuseppa Maria Barrera Izaguirrel, pregate per noi.
*Beato Giuseppe Maria Canovas Martinez - Sacerdote e Martire (18 Novembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
"Beati 498 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2007
"Martiri della Guerra di Spagna"
Totana, Spagna, 9 agosto 1894 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Sacerdote diocesano della diocesi di Cartagena, è stato martirizzato insieme a cinque religiosi Fratelli della Scuole Cristiane.
Sono stati insieme beatificati in data 28 ottobre 2007.
(Fonte: Enbciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Giuseppe Maria Canovas Martinez, pregate per noi.
*Beato Grimoaldo della Purificazione (Ferdinando Santamaria) (18 Novembre)
Pontecorvo (FR), 4 maggio 1883 - Ceccano (FR), 18 novembre 1902
Il Beato Grimoaldo della Purificazione (al secolo Ferdinando Santamaria) nacque a Pontecorvo (FR) il 4 maggio 1883, entrò nel noviziato dei Passionisti in Paliano (FR) il 16 febbraio 1899, emise la professione dei voti temporanei il 6 marzo 1900 e morì prematuramente per meningite acuta nel convento dei Passionisti in Ceccano (FR) il 18 novembre 1902.
Giovanni Paolo II lo dichiarò “venerabile” il 14 maggio 1991 e “beato” il 29 gennaio 1995. Le spoglie mortali di Grimoaldo sono venerate nella chiesa dei Passionisti Badia di Ceccano.
Martirologio Romano: A Ceccano presso Frosinone, beato Grimoaldo della Purificazione (Ferdinando) Santamaria, religioso della Congregazione della Passione, che, mentre si preparava con fervore e gioia al sacerdozio, morì piamente colpito da una malattia.
Il nome di questo Beato, Grimoaldo, pare richiamare più la figura austera ed arcigna di un antico anacoreta del deserto piuttosto che quella di un simpatico giovane contemporaneo. Ma questo non è che il nome che il diretto interessato scelse divenendo passionista, mentre al battesimo era stato chiamato Ferdinando.
Primogenito di cinque figli, era nato a Pontecorco, in provincia di Frosinone, il 4 maggio 1883 da Pietro Paolo Santamaria e Cecilia Ruscio, ferventi cristiani, lavoratori della canapa grezza che con le loro mani esperte veniva trasformata in funi di varie dimensioni rivendute poi nei mercati dei paesi vicini. Fu battezzato il giorno seguente e cresimato dopo soli cinque mesi. Il piccolo Ferdinando, aiutato anche dall’esempio del papà e particolarmente della buona mamma, crebbe sano e buono. Nel 1890 iniziò le scuole elementari.
Ricevette la prima comunione ad appena otto anni, vista la particolare bontà che agli occhi del parroco lo contraddistingueva dai suoi coetanei.
La chiesa era il luogo preferito del piccolo Ferdinando, frequentato con assiduità e particolarmente amato. Serviva all’altare come chierichetto con diligenza e partecipazione emotiva. Non riusciva a trattenersi dal piangere nel caso in cui fosse stato impossibilato ad andare in chiesa perché costretto a lavorare. Ma quando era in chiesa nulla poteva distrarlo. Inginocchiato dinnanzi alla statua dell’Immacolata, pareva anche lui una piccola statua: immobile con le mani giunte, qualsiasi cosa succedesse. Il vecchio sacrestano aveva le lacrime agli occhi e si incantava a guardarlo. Al parroco si allargava il cuore pensando al futuro di quel ragazzo. E’ pur vero che il papà lo sognava e lo voleva a tutti i costi funaio, ma don Vincenzo Romano intuì che la sua vocazione era un’altra: Ferdinando era sempre in chiesa come attirato da una calamita, aveva una grande passione per servire la Messa, era sempre presente nel coro parrocchiale a cantare con la sua bella voce, restava a lungo in una silenziosa ed assorta contemplazione.
Il parroco dunque non si stupì affatto quando un giorno gli riferirono di aver visto Ferdinando, il figlio del funaio, rapito in estasi davanti all’immagine della Madonna.
E’ un ragazzo riservato, ma non isolato. Mite, ma non privo di iniziativa. Buono, ma desideroso che anche gli altri lo fossero altrettanto. Alla mamma confidò di pregare per iragazzi cattivi “perché diventino buoni”. Sovente insegnava catechismo ai compagni. Con la famiglia Santamaria viveva anche una vecchia zia, devota certo ma poco dichiesa. Il nipote ogni tanto le ricordava che “va bene lavorare e pregare in casa, maoccorre andare anche in chiesa ad ascoltare la messa”. La penitenza era inoltre un altro punto forte di Ferdinando: pregava con chicchi di granturco o con sassolini sotto le ginocchia, sceglieva il cibo meno saporito, spesso digiunava completamente, ricercava mortificazioni degne di un eremita. Ripeteva infatti di essere nato per fare penitenza. In famiglia tutti sapevano che talvolta egli trascorreva parte della notte vegliando e pregando. Un testimone riferì: “Desiderava seguire Gesù nelle sue sofferenze”.
La vita austera condotta dai Passionisti nel vicino santuario della Madonna delle Grazie, che lui frequenta sempre con maggiore frequenza, pareva fatta apposta per lui. Ne parlò apertamente in famiglia, ma il padre lo spinse verso il mestiere di funaio. Ferdinando, essendo il primogenito, doveva pur continuare il lavoro dei suoi avi. Tentò dunque di distoglierlo, anche con severe punizioni, da quello che secondo lui non era che un capriccio da adolescente. Rivelandosi inutili anche le punizioni più rigorose, il padre gli comperò un cavallo ed un carretto, mandandolo per fiere e mercati a vendere funi, sperando che facendo soldi l’idea del convento gli passasse dalla testa. La proposta era assai lusinghiera, ma Ferdinando indicò al padre il fiume vicino e commentò: “La vita scorre come l’acqua... i nostri giorni vanno via veloci... e poi?”.
Iniziarono così a traballare le convinzioni del padre, che però non riuscì ad arrendersi definitivamente. Una sera il ragazzo tornando a casa dalla funzione, trovò la porta di casa ormai chiusa e fu costretto a dormire da una vicina. Ripensando a tanta severità il padre sentì un nodo alla gola ed ebbe voglia di piangere. Anche lui ormai iniziava a capire ciò che sua moglie da tempo aveva ormai intuito, contemplando suo figlio già sacerdote e missionario.
Il ragazzo aveva ormai sedici anni e sapeva bene ciò che desiderava. Aveva addirittura pure anticipato lo studio di latino, grammatica e retorica, più che mai deciso a seguire la sua strada. Suo maestro fu don Antonio Roscia, che da giovane aveva tentato la vita del convento ma per malattia fu costretto a rientrare in famiglia, pur conservando ammirazione e simpatia per i Passionisti. Ferdinando studiò anche di notte a lume di candela, recuperando in pochi mesi quasi tre anni di studio.
Superò le immancabili e facilotte ironie dei compagni che non comprendevano la sua strana decisione. Anche il padre infine cedette, confidando alla moglie Cecilia: “Il nostro ragazzo non vuole essere funaio; il suo interesse è solo per la chiesa”. Sarà lui ad accompagnarlo sino alla stazione di Aquino per dargli l’ultima benedizione e l’ultimo bacio.
Ferdinando divenne più allegro ed espansivo, la gioia ormai incontenibile gli era dipinta sul volto. Testimoniò uno dei suoi migliori amici: “Incontrandolo e vedendolo tutto trasformato, gli domandai cosa avesse ed egli mi dichiarò che intendeva farsi passionista”. Partì “con volto lieto”, avvertendo gli scettici di turno: “Io me ne vado e non tornerò più” e lasciando dietro di sé il ricordo esemplare di un ragazzo silenzioso, modesto ed irreprensibile. Solo una volta in casa fu disobbediente: invitato ad andare a chiamare il papà alla locanda, non andò temendo di sentirlo bestemmiare e ciò gli avrebbe ferito il cuore.
Il 15 febbraio 1899 Ferdinando arriva a Paliano, in provincia di Frosinone, per iniziare l’anno di noviziato. Il 5 marzo seguente vestì l’abito religioso ed assunse il nome di Grimoaldo per devozione verso il santo patrono del suo paese natale. La vita di novizio, tutta solitudine, preghiera e mortificazione pareva cucita proprio su misura per lui: una gioia così vera e intensa non l’aveva mai sperimentata prima di allora. I confratelli più anziani, come pure i compagni, notarono in lui un impegno costante verso la perfezione.
Emessa la professione religiosa, Grimoaldo si trasferì a Ceccano, sempre in provincia di Frosinone, ove riprese gli studi classici. Seguirà poi lo studio della filosofia e della teologia per prepararsi al sacerdozio. All’impegno per la santità aggiunse quello non minore per lo studio. Con candore e sincerità si affidò alla guida del direttore spirituale. Con tenacia si chinò sui libri, desideroso di prepararsi ad essere un degno sacerdote di Cristo.
Accettò con gratitudine l’aiuto che qualche confratello gli offrì in ambito scolastico, viste le lacune della sua formazione ricevuta a Pontecorvo, e fu addirittura additato dai professori quale modello per i compagni. Grimoaldo viveva “sempre ilare, anche nelle umiliazioni, nelle contrarietà, nelle difficoltà degli studi”. Nonostante gli studenti avessero pochissimi contatti con il mondo esterno e vivessero in pratica sconosciuti alla gente, la fama di Grimoaldo oltrepassò il recinto della casa religiosa: anche le persone che vivevano attorno al convento notarono infatti la sua bontà e si raccomandavano fiduciose e non invano alla sua preghiera.
Ai genitori che andavano a trovarlo insieme alla sorella Vincenzina, il giovane figlio mostrava tutta la sua gioia per la vocazione religiosa e tutta la sua riconoscenza per l’educazione ricevuta in famiglia. Il ragazzo era un “colosso di salute”: robusto, ben proporzionato, abbastanza alto. Nessuno avrebbe mai sospettato cosa stesse per accadere.
Il 31 ottobre 1902, durante una passeggiata pomeridiana nei dintorni del convento, Grimoaldo avvertì improvvisi e lancinanti dolori alla testa, accompagnati da vertigini e disturbi visivi. Tornò dunque indietro e si mise subito a letto. Il giorno seguente, solennità di Tutti i Santi, partecipò alla celebrazione eucaristica e si comunicò devotamente. Perdurando però il male, si rimise nuovamente a letto e venne chiamato il medico.
La diagnosi fu crudele e spazzò via ogni speranza: meningite acuta, cui si aggiungero anche alcune complicazioni. Nei giorni della malattia Grimoaldo rivelò ancor di più il suo desiderio di santità e la sua camera si trasformò in una sorta di scuola di virtù.
L’ammalato infatti rifulse “in quella pazienza di cui ha dato sempre prova ammirevole e spesso ripete di accettare la malattia dalla volontà di Dio; raccomanda ai compagni che lo aiutino con la preghiera a non perdere la pazienza e il coraggio nell’abbracciare la croce. Con una gioia che gli brilla sul volto” si dichiarò “contentissimo di fare la volontà di Dio”. Negli ultimi istanti di vita il suo volto divenne splendente come il sole, i suoi occhi si fissarono su un punto della stanza”. Si spense al tramonto del sole “calmo, sereno e tranquillo, qual bambino che dolcemente si riposa fra le braccia di sua madre”.
Era il 18 novembre 1902 e Grimoaldo aveva appena diciannove anni e mezzo. I religiosi si facero animo “nella persuasione che si perde un confratello e si acquista un santo”. Ai genitori, non presenti alla sua morte, Grimoaldo apparve confortandoli per la perdita del caro figlio. Vivranno dunque sereni, contenti di avere avuto un figlio così, ed a lui si rivolgeranno pregandolo nelle loro necessità.
Le sue spoglie mortali furono sepolte nel cimitero del paese, ma nell’ottobre 1962 vennero esumate e traslate nella chiesa del convento passionista di Ceccano. Dopo ben sessantanni anni nella tasca del suo abito funebre, ridotto ormai a brandelli, fu ritrovato un pezzeto di stoffa unitamente ad un biglietto con la scritta: “abito del venerabile Gabriele dell’Addolorata”, una reliquia che il giovane portava sempre con sé. Grimoaldo durante la vita aveva guardato con particolare affetto a San Gabriele, nutrendosi del suo esempio.
Scriveranno infatti di lui: “Questo angelo è stato un perfetto imitatore del nostro venerabile Gabriele, tenerissimo devoto della Vergine, di squisita purità d’intenzione, di continuo e intimo tratto con Dio; docile e maneggevole come cera nelle mani dei superiori”. Come avvenuto quaranta anni prima per Gabriele, anche in Grimoaldo lodarono “quel dimostrarsi sì cauto e guardingo nel fare gran conto delle piccole cose in cui è riposta la santità del religioso; quel trovare le sue delizie nello stare davanti a Gesù sacramentato ove a volte passava intere ore; quel mostrare tanto fervore nella recita delle divine lodi”.
La sua fama di santità si estese enormemente, numerose grazie furono attribuite alla sua intercessione e finalmente Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò “venerabile” il 14 maggio 1991 e “beato” il 29 gennaio 1995.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Grimoaldo della Purificazione, pregate per noi.
*Beato Hermenegildo Lorenzo (Modesto Saez Manzanares) - Religioso lasalliano, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
"Beati 498 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2007
"Martiri della Guerra di Spagna"
Revilla del Campo, Spagna, 30 luglio 1903 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Beatificato il 18 ottobre 2007.
Entrò all'Aspirantato di Bujedo nel luglio 1916. Vestì l'abito religioso il 2 febbraio 1919.
Fece i primi Voti i12 febbraio 1921 a Bujedo. Dopo lo Scolasticato iniziò il suo apostolato nella scuola di Puente Vallecas, a Madrid, da dove passò a Melilla dove rimase per breve tempo.
Emise la Professione Perpetua il 28 agosto 1928 a Bujedo. Passò quindi alla Scuola Santa Susana, a Madrid, e di qui alla Scuola Sagrado Corazòn di Jerez e ad Almeria.
La sua ultima Comunità fu Lorca, nella quale lo sorprese la persecuzione religiosa del 1936.
Fu arrestato con gli altri Fratelli della Comunità i130 luglio, e ucciso all'alba del 18 novembre. Il suo corpo fu gettato in un pozzo di una miniera di zolfo.
Fratel Ermenegildo aveva 33 anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Sati)
Giaculatoria - Beato Hermenegildo Lorenzo, pregate per noi.
*Beati Leonardo Chimura e 4 Compagni - Martiri giapponesi (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beati Martiri Giapponesi" Beatificati nel 1867-1989-2008
+ Nagasaki, Giappone, 19 novembre 1619
Discendente da Rimura, primo giapponese ad essere stato battezzato da Francesco Saverio, il Beato Leonardo entrò nell’ordine gesuita, anche se non divenne sacerdote. Venne condannato ad essere bruciato durante la persecuzione del 1619, all’età di quarantaquattro anni.
Secondo testimoni oculari nel momento in cui morì non provava alcun dolore per le fiamme che stavano lambendo il suo corpo.
Suoi compagni di martirio furono: Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun e Domenico Jorge.
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati martiri Leonardo Kimura, religioso della Compagnia di Gesù, Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun, Domenico Jorge, arsi nel fuoco in quanto cristiani.
Giapponese, nacque a Nagasaki nel 1575 e subito fu consacrato dai genitori al Signore. Tredicenne, come catechista passò a convivere con i Gesuiti che lo avevano educato; ventisettenne, domandò di essere accolto nella Compagnia di Gesù, ma, per umiltà, sebbene avesse un’istruzione superiore a quella richiesta per l’ammissione agli studi superiori e al grado sacerdotale, volle essere fratello coadiutore.
Nel 1616 venne chiuso in carcere sotto l’accusa di omicidio e, pur dichiarato innocente, non ne fu liberato rimanendovi per due anni e mezzo fra mille angustie e disagi.
Ma questa permanenza fu benedetta da Dio: il Chimura, infatti, riuscì a battezzare novantasei idolatri e a farne dei buoni cristiani; instaurò un clima e un orario da noviziato religioso nella prigione, dove si tenevano meditazioni spirituali, preghiere, penitenze, sotto la guida di lui che stimolava i prigionieri coll’esempio e distribuiva fra loro le elemosine offertegli da anime pie.
Finalmente, nel novembre del 1619 fu chiamato dinanzi al governatore Gonrocu, che gli chiese perché fosse rimasto in Giappone nonostante il divieto dell’imperatore sotto pena di morte.
Il Chimura rispose: “Sono rimasto per farvi conoscere il vero Dio e praticare la sua legge; né smetterò mai di farlo, finché vivrò”. Immediatamente fu pronunziata la condanna a morte, accolta con gioia dal martire.
Il 19 dello stesso mese, rivestito dell’abito religioso, con infitta fra le spalle una bandierina su cui era scritta a sentenza, il Chimura fu portato, con quattro compagni, sulla santa collina e, legato al palo, vi morì consumato lentamente dal fuoco. Fu beatificato il 6 luglio 1867. La sua festa ricorre il 18 novembre.
(Autore: Celestino Testore - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Leonardo Chimura e 4 compagni, pregate per noi.
*Beato Lorenzo Santiago (Emilio Martinez de la Pera y Alava) - Religioso lasalliano, Martire (18 Novembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
"Beati 498 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2007
"Martiri della Guerra di Spagna"
Hueto de Arriba, Spagna, 8 agosto 1913 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Beatificato il 18 ottobre 2007.
Entrò all'Aspirantato di Bujedo il 16 febbraio 1926. Ricevette l'abito religioso il 14 agosto 1929 e fece e primi Voti il 15 agosto 1930.
Terminato lo Scolasticato fu destinato alla Scuola San José di Lorca, dove giunse nel settembre del 1933.
Fu la sua unica Comunità, perché lì lo sorprese la persecuzione religiosa.
Fu arrestato con gli altri Fratelli della Comunità il 30 luglio 1936, e con essi ricevette la morte il 18 novembre 1936.
Il suo corpo, come quello dei suoi compagni, fu gettato nel pozzo di una miniera di zolfo. Fratel Lorenzo aveva 23 anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Lorenzo Santiago, pregate per noi.
*Beato Luciano Pablo (German Garcia Garcia) - Religioso lasalliano, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
Quintanilla de la Mata, Spagna, 28 maggio 1903 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Beatificato il 18 ottobre 2007.
Entrò all'Aspirantato di Bujedo l'11 novembre 1916. Vestì l'abito religioso il 26 luglio 1919.
Fece i Primi Voti il 28 febbraio 1921, e i Voti Perpetui il 7 settembre 1928 a Bujedo. Nel settembre 1922 iniziò il suo apostolato nella Scuola San Martin di Madrid.
Nel 1926 passò al Collegio Maravillas, sempre a Madrid, dove rimase cinque anni. Quando il Collegio fu incendiato dalle orde rivoluzionarie, l'11 maggio 193l, fu trasferito alla Scuola della Inmaculada, di Santiago de Compostela.
Poi stette un anno nella Scuola La Purisima di Sevilla, un altro anno a Madrid, e infine, nel 1934, fu destinato a Lorca, dove giunse i19 settembre.
In questa Comunità lo sorprese la persecuzione religiosa. Fu arrestato con gli altri Fratelli della Comunità il 30 luglio 1936, e con essi ricevette la morte il 18 novembre 1936. Il suo corpo, come quello dei suoi compagni di martirio, fu gettato nel pozzo di una miniera di zolfo.
Fratel Luciano aveva 33 anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Luciano Pablo, pregate per noi.
*Beata Maria Angela Olaizola Garagarza - Vergine e Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 - Senza Data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Garin, Spagna, 12 novembre 1893 - Madrid, Spagna, 18 novembre 1936
Maria Angela Olaizola Garagarza nacque il 12 novembre 1893 a Garin (Guipúzcoa). Entrò nel primo monastero della Visitazione di Madrid nel 1918 ove fece la professione religiosa il 15 agosto 1922. Era una di quelle religiose di cui si può dire che « era tutta di Dio e del suo dovere ». Predicava con la sua sola presenza.
Amava il silenzio e il raccoglimento, anche nella sua attività come suora esterna, incaricata dei lavori al di fuori della clausura.
Provava un grande desiderio di passare inosservata. Di fatto si conservano pochissime sue lettere e neanche il suo corpo poté essere riconosciuto sotto giuramento alla fine della guerra.
Oggi riposa accanto a suor Josefa Maria e a suor Maria Cecilia nel Valle de los Caidos a Madrid. Ci rimane comunque la testimonianza eloquente della sua vita e del suo martirio. Fu fucilata il 18 novembre 1936 a Madrid.
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, Beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Angela Olaizola Garagarza, pregate per noi.
*Beata Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros - Vergine e Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 - Senza Data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Alhama de Granada, Spagna, 24 luglio 1872 - Madrid, Spagna, 18 novembre 1936
Maria Gabriela Hinojosa Naveros nacque a Alhama de Granada il 24 luglio 1872. Era l'ultima figlia di una famiglia numerosa e benestante. Rimasta orfana, si trasferì nella capitale spagnola con il fratello Eduardo.
A 19 anni entrò come religiosa nel primo monastero della Visitazione di Madrid. Fece la professione il 25 marzo 1894.
Dal 1929 al 1935 ricoprì l'incarico di superiora e nel 1936 rimase a capo del gruppo che restò a Madrid. Di temperamento piuttosto timido, si vide rivestita della forza delle anime grandi.
Una delle ultime frase scritte di suo pugno, che si conservano, lascia trasparire l'aspetto caratteristico della sua vita: l'abbandono a Dio, la sua fiducia in Lui. «Dio nostro Signore, nelle cui mani siamo tutte, farà di noi ciò che più ci conviene».
Seppe conservare fino alla fine l'unione e la dedizione di tutte le suore, che accettarono la morte per amore verso Dio e per gli uomini. Il 17 agosto 1936 i miliziani fecero una perquisizione nel rifugio delle religiose, annunciando loro che sarebbero tornati il giorno seguente.
Verso le 7 del pomeriggio del 18, un gruppo di uomini armati andò a prelevarle. Quando uscivano in strada si fecero coraggiosamente il segno della croce mentre la folla lanciava grida ostili all'indirizzo delle religiose.
Esse furono caricate su un camion che le portò in un'area all'aperto nella stessa città di Madrid, dove suor Maria Gabriella fu fucilata quello stesso giorno.
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, Beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno dai miliziani e andarono incontro a Cristo Sposo uccise a fucilate.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria del Rifugio Hinojosa y Naveros, pregate per noi.
*Beata Maria Engracia Lecuona Aramburu - Vergine e Martire (18 Novembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 - Senza Data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Oyarzun, Spagna, 2 luglio 1897 - Madrid, Spagna, 18 novembre 1936
Maria Engracia Lecuona Aramburu nacque nei presse di Oyarzun (Guipúzcoa) il 2 luglio 1897. Era la prima di 14 fratelli e si distinse fin da bambina per la sua intelligenza e il senso di responsabilità. Vivace e coraggiosa, lasciò ogni cosa per entrare, come suora esterna, nel monastero, alla vigilia dell'Immacolata del 1924.
Sprigionò sempre fervore e allegria, come rivelano le sue lettere e le testimonianze delle persone che convissero con lei.
Attendeva il martirio con vera gioia e gratitudine: «Che gioia! Ora vengono a prenderci!».
Fu fucilata il 18 novembre 1936 a Madrid, come le altre suore, perdonando e offrendo la propria vita per quanti le uccidevano, solo a causa di ciò che esse rappresentavano: la fede cristiana.
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, Beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno dai miliziani e andarono incontro a Cristo Sposo uccise a fucilate.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Engracia Lecuona Aramburu, pregate per noi.
*Beata Maria Gabriela Hinojosa e 5 compagne - Suore Visitandine, Martiri in Spagna (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine"
"Martiri della Guerra di Spagna"
Alhama de Granada, 24 luglio 1872 - Madrid, 18 novembre 1936
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno dai miliziani e andarono incontro a Cristo Sposo uccise a fucilate.
Anche l’Ordine della Visitazione di Santa Maria, fondato nel 1610 da San Francesco di Sales e da Santa Giovanna Francesca de Chantal, partecipò con il tributo di sangue di sette sue religiose martiri, a quella incredibile e sanguinaria Guerra Civile, che insanguinò la Spagna, specialmente dal 1936 al 1939.
Le suore sono chiamate in vari modi “Figlie di Santa Maria” in Francia, “Salesiane” in Spagna, “Visitandine” in America, oggi confederate in 168 monasteri, facenti capo al primo monastero di fondazione ad Annency, detto la “Sainte Source”.
Le sette religiose di cui parliamo appartenevano al primo monastero dell’Ordine della Visitazione sorto a Madrid, provenivano da varie regioni della Spagna e conducevano una vita di preghiera e mortificazione, ma questo non bastava a renderle immuni dalle violenze rivoluzionarie e da uomini accecati dall’odio per la fede cristiana.
E come già avvenuto durante il Terrore della Rivoluzione Francese e durante la rivoluzione messicana, anche in Spagna, così cattolica e piena di tante anime votate al servizio di Dio e degli uomini, essere un sacerdote o un religioso era un motivo sufficiente per essere fucilato, con distruzione di chiese o trasformate in magazzini.
Con l’incalzare del pericolo di una guerra civile, le Suore della Visitazione di Madrid si spostarono ad Oronoz nella Navarra, dove potevano sentirsi al sicuro, ma non volendo lasciare del tutto abbandonato il monastero madrileno, sette suore rimasero nascoste in uno scantinato adiacente al convento, conducendo per quanto possibile una vita nell’osservanza della Regola, nella contemplazione di Dio e nell’offerta di sé stesse.
La guerra civile scoppiò il 18 luglio 1936 e quasi subito il monastero fu attaccato ed incendiato e poi trasformato in caserma delle milizie rivoluzionarie; le suore pur potendo, non fuggirono e rimasero unite, come avevano promesso, ad aspettare il volere di Dio anche se si trattava del martirio.
A metà agosto una donna crudele, segnalò la loro presenza e così dopo una brutale perquisizione nello scantinato dove vivevano, pur non trovando nulla che le potesse incolpare, il 18 novembre le portarono via in malo modo caricandole su una camionetta.
Esse si fecero il segno della croce, ormai certe della prossima fine. Dopo un breve tragitto tra le grida ostili della folla, furono condotte fuori città e fatte scendere e mentre si tenevano per le mani facendosi coraggio, furono abbattute con scariche di fucili; il loro sangue di martiri irrorò ancora una volta la terra di Spagna, come lo fu in quel periodo per le oltre 7300 vittime fra vescovi, sacerdoti, religiosi, suore e laici impegnati, colpevoli solo di essere anime consacrate a Gesù Cristo.
Incredibilmente la più giovane di loro, suor Maria Cecilia non fu colpita dai proiettili; al rumore degli spari lasciò la mano della suora morta e fuggì impaurita nella notte senza sapere dove andare; giunta allo scoperto incontrò dei miliziani ai quali confessò: “Sono una suora”.
Condotta in una delle molte prigioni provvisorie, che fungevano anche da tribunali popolari, rivelò a tutti la sua identità e all’alba del 23 novembre fu fucilata davanti al muro del cimitero di Madrid; in pratica subì il martirio due volte.
Dopo la guerra si cercò di identificare il suo corpo sepolto in una fossa comune e si trovò la croce che portava al collo forata da una pallottola, oggi conservata come una reliquia nel monastero di Sant'Engracia di Madrid.
Le sette suore erano guidate in quell’ultimo incarico a Madrid, da suor Maria Gabriela Hinojosa Naveros, la quale era nata ad Alhama de Granada il 24 luglio 1872 in una famiglia numerosa e benestante, rimasta orfana si trasferì con il fratello a Madrid e a 19 anni entrò nel monastero della Visitazione della città, fece la professione il 25 marzo 1894.
Pur essendo di temperamento timido ricoprì l’incarico di superiora dal 1929 al 1936 e nel 1936 rimase a capo della comunità rimasta a Madrid, mentre tutte le altre suore si trasferirono in Navarra.
E in questo compito, rincuorò le consorelle, con la forza e la dolcezza delle anime grandi, una delle sue ultime frasi da lei scritte e che si conserva fu: “Dio nostro Signore, nelle cui mani siamo tutte, farà di noi ciò che più ci conviene”.
I nomi delle sette Suore della Visitazione, martiri sono:
1) Maria Gabriela Hinojosa y Naveros di 64 anni
2) Teresa Maria Cavestany y Andauga di 48 anni
3) Josefa Maria Barrera y Izaguirre di 55 anni
4) Maria Agnese Zudaire y Galdeano di 36 anni
5) Maria Angela Olaizola y Garagarza di 43 anni
6) Maria Engracia Lecouna y Aramburù di 39 anni
7) Maria Cecilia Cendoya y Araquistan di 26 anni
(Per quest’ultima il ‘Martirologio Romano’, porta la data di celebrazione al 23 novembre, mentre per le altre sei è al 18 novembre).
La causa canonica fu introdotta il 2 luglio 1985; sono state beatificate da papa Giovanni Paolo II il 10 maggio 1998.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Gabriela Hinojosa e 5 compagne, pregate per noi.
*Beata Maria Ins Zuidare Galdeano - Vergine e Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 - Senza Data (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa - Senza Data (Celebrazioni singole)
Echávarri, Spagna, 28 gennaio 1900 - Madrid, Spagna, 18 novembre 1936
Maria Ins Zuidare Galdeano nacque il 28 gennaio 1900 ad Echávarri (Navarra). Lasciò la sua città natale il 3 maggio 1919 per entrare nel primo monastero della Visitazione di Madrid.
Il 17 novembre 1920 fece la sua professione religiosa. Di una semplicità incantevole, non nascose la paura che provava nel restare a Madrid nel 1936.
Trovò però forza e fiducia in Dio. Al momento dell'arresto era a letto, con la febbre alta.
La fecero alzare in malo modo e lei non oppose alcuna resistenza. Con le sue compagne, nell'uscire in strada si fece il segno della croce e offrì coraggiosamente la sua vita a 36 anni.
Fu fucilata il 18 novembre 1936 a Madrid.
Martirologio Romano: Presso Madrid in Spagna, beate Maria del Rifugio (Maria Gabriella) Hinojosa y Naveros e cinque compagne, vergini dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e martiri, che, durante la persecuzione, benché chiuse in monastero, furono arrestate con l’inganno dai miliziani e andarono incontro a Cristo Sposo uccise a fucilate.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Maria Ins Zuidare Galdeano, pregate per noi.
*Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna - Beatificati nel 2007 (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati 498 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2007
"Martiri della Guerra di Spagna"
+ Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
A Lorca, paesino della Mancia, i Fratelli delle Scuole Cristiane,nel 1936, dirigevano la scuola elementare San José. Cinque Fratelliformavano la Comunità: Ovidio Bertrán, Estanislao Victor,Hermenegildo Lorenzo, Lorenzo Santiago e Luciano Pablo. Nel luglio1936 1a persecuzione religiosa scoppiò in tutta la Spagna. L'ordine deiComitati Rivoluzionari era di eliminare i sacerdoti, i religiosi edistruggere qualunque simbolo cristiano.
Il 30 luglio 1936 si presentò alla Scuola San José un gruppo dipersone che dichiararono di essere "Operai dell'Insegnamento"reclamando che lasciassero loro l'immobile in nome del "Fronte Popolare"(formato da partiti e organizzazioni della sinistra).
Il Fratello Direttorechiamò l'avvocato della scuola Don José Maria Capoy, che li convinse aritornare dopo qualche giorno. Quando ritornarono, i Fratelli si reseroconto di trovarsi davanti a miliziani del C.N.T. (Confederación Nacionaldel Trabajo) che invasero la casa, perquisirono ovunque, in cerca di armie denaro (che non trovarono) e finirono per prenderli e arrestarli,legandoli insieme. Poi li rinchiusero nei sotterranei dell'edificio dov'era lasede del C.N.T..
Il 1 agosto trasferirono i Fratelli in un carcere dove erano giàrinchiusi altri sacerdoti, religiosi e cattolici noti per la loro fede.
Mentre iFratelli erano in prigione, una signora caritatevole, con le sue quattrofiglie, portò loro ogni giorno il cibo che lei stessa cucinava.
I Fratellicondussero nel carcere una vita di grande edificazione. Passavano lamaggior parte del tempo pregando, insieme recitavano il Rosario efacevano la Via Crucis, leggevano ad alta voce qualche libro di pietà escrivevano anche lettere, la maggior parte delle quali non giunsero mai adestinazione perché i miliziani le distruggevano.
Il 30 settembre si costituì il tribunale popolare per giudicare iFratelli e il giudice Don Lino Martín Camicero decretò di metterli inlibertà perché le imputazioni a loro carico non costituivano alcun delitto.Ma il 2 ottobre, un decreto del Comitato del Fronte Popolare di Lorcaordinava di ignorare la sentenza, poiché quelli che erano stati imprigionatierano considerati pericolosi. Pertanto i Fratelli restarono in prigione.
I giorni passavano senza poter indovinare il futuro, finché giunseil giorno della morte. Fu il mercoledì 18 novembre 1936. Uno deimiliziani presenti all'uccisione, Juan Meras, in seguito raccontò quantoera successo. Un capo miliziano chiamato Avelino, alle 5 del mattino,ordinò di prendere i due sacerdoti e i cinque Fratelli e di legarli. Li fecerosalire su un camion e dissero loro che li conducevano in un altro luogo,per essere interrogati. Invece li condussero nelle vicinanze del paese, suuna collina dove c'era una miniera di zolfo. Il capo comandò loro disedersi, legati così come erano. Essi iniziarono a pregare. Un plotone dimiliziani si pose alle loro spalle e il capo ordinò di sparare. Poi con lapistola diede ad ognuno il colpo di grazia sparandogli alla testa. Iltestimone aggiunge che alcuni miliziani si misero a ballare e a maltrattarei cadaveri. Tagliarono quindi le corde e prendendoli per i piedi litrascinarono fino ad un pozzo di zolfo dove li gettarono. "E' abbastanzaprofondo perché nessuno si accorga che sono qui, e se dovessero trionfarei cattolici non verranno qui a venerarne i resti", disse uno dei miliziani.Attualmente il pozzo è noto come "Pozo de los Mártires".
Questa Causa raggruppa 6 Servi di Dio: 5 Fratelli delle ScuoleCristiane della scuola di Lorca e il parroco del villaggio, Don JoséCanovas Martínez. Il Processo ordinario si svolse nella diocesi diCartagena dal 27 ottobre 1958 al 18 marzo 1959. Vi comparvero 24testimoni per complessive 44 sessioni. Il materiale raccolto in diocesi fuinviato a Roma, dove ottenne il Decreto di Validità soltanto il 29 maggio1992.
Il cammino di questa Causa si è concluso a Roma il 16 dicembre2006 con la proclamazione del Decreto sul martirio emesso da S.S.Benedetto XVI.
Sono stati beatificati il 28 ottobre 2007.
- Ovidio Beltrán (Esteban Anuncibay Letona), F.S.C.
- Hermenegildo Lorenzo (Modesto Sáez Manzanares), F.S.C.
- Luciano Pablo (Germán García García), F.S.C.
- Estanislao Víctor (Augusto Cordero Fernández), F.S.C.
- Lorenzo Santiago (Emilio Martínez de la Pera y Álava), F.S.C.
- José María Cánovas Martínez, Sac. Dioc.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna, pregate per noi.
*San Maudeto - Abate in Bretagna (18 Novembre)
Martirologio Romano:
Nella Bretagna sempre in Francia, San Maudeto, abate, che condusse vita monastica su un’isola deserta e, maestro di vita spirituale, annoverò tra i suoi discepoli molti Santi.
V sec.
Martirologio Romano: Nella Bretagna sempre in Francia, san Maudeto, abate, che condusse vita monastica su un’isola deserta e, maestro di vita spirituale, annoverò tra i suoi discepoli molti santi.
Al largo della baia di Paimpol (Cotes-du-Nord) intorno alla grande isola del Brehat, sorgono molte altre isole, fra cui quella di Maudez, che deve il suo nome a Maudeto (lat. Maudetus; fr. Maudez). Il fon Modez (= forno del santo), torricella posta al sommo dell’isola, sarebbe stata, secondo la tradizione popolare, la sua cella. A.
Le Grand nel secolo XVII riferisce che quando i navigatori la scorgevano, si scoprivano il capo e pregavano. Nell’isola si trova inoltre una grotta che sarebbe servita da rifugio a Maudeto e una roccia, chiamata «letto di Maudeto».
Il nome bretone non ha impedito di attribuire al santo un’origine irlandese, tanto grande fu, nel Medioevo, il prestigio dell'Irlanda come isola di santi. La più antica leggenda di Maudeto (Breviario di Tréguier, XI secolo) dice che visse al tempo del re di Francia Childeberto, cioè nel VI secolo.
In realtà si potrebbe vedere in lui un monaco missionario che probabilmente evangelizzò l’arcipelago del Bréhat e la Cornovaglia britannica, dove il suo culto si diffuse.
Il suo nome è iscritto nelle antiche litanie bretoni del X secolo e, malgrado le poche notizie che i hanno su di lui, Maudeto ha raggiunto in Bretagna una straordinaria popolarità. Oltre sessanta chiese e cappelle gli sono ancora oggi dedicate, soltanto sulle Cótes-du-Nord, nel Morbihan e nel Finistèi, senza contare i villaggi, le fontane, le località. Egli deve anche avere preso il posto di altri Santi, come san Mawgan (fr. Maugan), con cui la sua popolarità e il suo nome potrebbero averlo confuso.
Secondo la tradizione, egli avrebbe scacciato i serpenti dall’isoletta e perciò viene invocato con gli animali striscianti, in particolare contro i vermi; ma la sua protezione si estende anche alle malattie degli occhi, alle affezioni della pelle e alla febbre oltre che ai marinai.
Nello spirito dei semplici tratta di un gran santo, un Santo Tu-pé-tu (= da una parte e dall’altra) che libera infallibilmente con la guarigione... o con la morte.
Le invasioni normanne obbligarono i Bretoni a trasportare le reliquie di Maudeto a Bourges, e la tradizione favorì maggiormente la diffusione del culto. Nel XII secolo Alain, conte di Penthièvre e di Goélo, ottenne la restituzione delle reliquie del Santo e donò all’abbazia di Beauport, da lui fondata nella diocesi di St-Brieuc, per l’Ordine dei Premostratensi.
Maudeto era festeggiato il 16, il 18 o il 27 novembre.
(Autore: Jean Evenou - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Maudeto, pregate per noi.
*San Noè - Patriarca (18 Novembre)
Desterà forse un po’ di sorpresa il fatto che il Santo oggi in questione non solo non sia cristiano, ma neppure ebreo come i patriarchi ed i profeti biblici. Analogo caso è però costituito dal re-sacerdote San Melchisedech.
Il patriarca Noè è infatti una figura nota, seppur sotto diversi nomi, ad altri popoli mesopotamici e la storia del diluvio a lui connessa è narrata anche da vari antichissimi testi babilonesi, quali per esempio l’Epopea di Ghilgamesh ed il Poema di Atrakhasis.
Il fatto storico che probabilmente ispirò questo racconto leggendario sta in un catastrofico evento verificatosi forse nell’area dei due maestosi fiumi Tigri ed Eufrate, le cui inondazioni opportunamente incanalate si rivelarono sempre fonti di benessere, ma con le loro piene eccessive furono talvolta causa di devastazioni.
La figura di Noè è così nota da rendere incompleto ogni possibile tentativo di riproporre così in breve la sua vicenda, narrata per esteso nei capitoli 6-9 del libro della Genesi, pur con qualche incongruenza, dovuta all’intrecciarsi di due differenti tradizioni.
L’arca tratteggiata nel racconto biblico con misure esorbitanti, lunga 156 metri, alto 30, larga 26, con la capacità di 65/70.000 metri cubi, desta da secoli lo stupore degli artisti, che cercano di raffigurarla, e degli archeologi, che invano tentano di scovarne eventuali resti, nonostante le discordanze sulla suo possibile collocazione.
Noè costituisce comunque un emblema dei giusti presenti indubbiamente anche nel mondo pagano: Abramo verrà infatti parecchi secoli dopo. Dio stabilì già con Noè un’alleanza anticipatrice di quella che stipulò poi con Israele sul monte Sinai. Questo è dunque l’atto culminante del racconto del diluvio, cioè il Signore che nella sua giustizia irrompe per colpire il male dilagante con le acque impetuose, simbolo per l’antico Vicino Oriente del nulla e del caos.
Ma Dio si fa portatore di salvezza nei confronti di tutti i giusti, incarnati in Noè, “uomo giusto e integro” in una “terra corrotta e piena di violenza” (Gn 6,9.11).
L’arcobaleno sfolgorante nel cielo divenne segno non solo del giudizio divino ormai ottemperato, ma anche della nuova alleanza cosmica intersorsa tra Dio e l’intera creazione. Tuttavia il male non fu così del tutto estirpato, riaffiorando infatti nel finale del racconto della storia di Noè, più precisamente nella mancanza di rispetto che Cam, uno dei tre figli di Noè, ebbe nei confronti di suo padre, qualora “vide il padre scoperto e raccontò la cosa ai due fratelli” (Gn 9,22).
Fu così evidente che purtroppo, anche nell’umanità appena rinnovata, il germe del male era già pronto a risorgere tra gli uomini e trovare nuovo vigore.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Noè, pregate per noi.
*Sant'Oddone di Cluny - Abate (18 Novembre)
Sec. X
Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione di Tours, verso l’880, da famiglia nobile. Suo padre, privo di discendenza, aveva chiesto la grazia di un figlio e quando nacque lo offrì a San Martino. Oddone venne però avviato alla vita da cavaliere e solo dopo una grave malattia il padre si ricordò del voto e gli permise di intraprendere la vita religiosa.
Al tempo, però, la vita monastica era priva di vera spiritualità e spesso si riduceva alla "gestione di una rendita".
Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà, rinunciando a tutti i privilegi economici spettanti a un abate. Fissò la sua dimora a Cluny, da dove iniziò l’opera di riforma e addirittura di rifondazione della vita monastica. Oddone morì nel 942, quando i monaci cluniacensi erano sparsi in tutta Europa, salvando il patrimonio culturale del Vecchio Continente e permettendone il progresso.
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Tours in Neustria, sempre in Francia, transito di sant’Oddone, abate di Cluny, che rinnovò l’osservanza monastica secondo i dettami della regola di san Benedetto e la disciplina di san Benedetto di Aniane.
La memoria segnata oggi sul Calendario universale della Chiesa non è quella di un Santo, ma quella di due chiese insigni dedicate alla memoria di due grandissimi Santi, anzi delle due colonne del Cristianesimo: San Pietro e San Paolo.
Viene cioè ricordato, in questo giorno, la dedica della basilica vaticana e quella della basilica ostiense, dedicata a San Paolo.
Ma non si può dimenticare che oggi cade anche la ricorrenza di un grande Abate francese: non fondatore, ma riformatore della celebre abbazia di Cluny. E dire Cluny, vuol dire il centro più importante di vita spirituale e anche intellettuale, religiosa e anche artistica nell'Europa dei secoli intorno al Mille.
Il futuro Abate di Cluny era nato nella regione di Tours, patria di San Martirio e di San Gregorio, verso l'880, da famiglia nobile. Suo padre, castellano ed esperto nel giure, veniva consultato nelle controversie e chiamato ad arbitrare le contese tra l'aristocrazia del paese. Ormai avanti con gli anni, e privo di discendenza, una notte di Natale chiese a Dio il dono di un figlio.
Avutolo, lo offrì neonato a San Martino, promettendolo dunque alla vita religiosa. Ma più tardi, dimenticata l'offerta, lo fece studiare e inviò il proprio erede nelle corti più mondane, perché diventasse un perfetto cavaliere.
Sui diciotto anni, il giovane paggio si ammalò gravemente. Sembrò che dovesse morire. " O glorioso San Martino - esclamò il padre – ecco il voto che vi avevo offerto. Voi lo esigete con rigore ". Lasciò dunque che il paggio suo figlio prendesse la tonsura, abbandonando le cacce e i tornei.
Oddone poteva diventare uno di quegli Abati commendatari, che ricevevano le rendite delle Abbazie senza neppure visitarle. La vita monastica, dopo l'invasione dei Normanni, era ridotta a una larva di spiritualità, e le abbazie non differivano molto dai feudi temporali.
Ma Oddone riprese la tradizione benedettina con la massima serietà. Studiava e pregava, rinunziando a tutti i privilegi e soprattutto alle dispense, che avevano distrutto la disciplina monastica. Presto fu seguito dai migliori e da tutti coloro che videro in lui un Abate degno di questo nome, cioè un padre spirituale, non un feudatario mondano.
Egli fissò la sua dimora a Cluny, di dove iniziò l'opera di riforma e addirittura di rifondazione. La sua autorità si sparse per tutta la Francia, varcando anche i confini. Nonostante i suoi doveri di Abate, dava esempio di una prodigiosa attività non solo spirituale, ma intellettuale.
Compose molte opere, tra le quali perfino un poema epico, ispirato alla Bibbia, in esametri, intitolato Occupatio. Il segreto della vita monastica era infatti l'" occupazione ", cioè il contrario dell'ozio.
Tornando alla piena e serena " occupazione ", i monaci di Cluny furono i promotori di una nuova vita, spirituale e pratica, intellettuale e artistica. Attorno ai loro monasteri sorsero centri agricoli e artigianali, che favorirono il progresso civile della Francia e di tutta l'Europa.
Morendo verso i settant'anni, nel 942, Sant'Oddone poteva così benedire i suoi monaci sparsi in tutte le abbazie cluniacensi, dopo aver rinnovato nel mondo il miracolo benedettino. E i suoi monaci, avrebbero potuto ripetere per lui i versi che Oddone aveva dedicato a San Martino: " Tu che per tre volte hai vinto il caos, rialza quelli che son caduti nel peccato; come tu dividesti il tuo mantello, rivestici della giustizia! ".
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Noè, pregate per noi.
*Beato Ovidio Beltran (Esteban Anuncibay Letona) - Religioso lasalliano, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
"Beati 498 Martiri Spagnoli" Beatificati nel 2007
"Martiri della Guerra di Spagna"
Mijancas, Spagna, 26 dicembe 1892 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Beatificato il 18 ottobre 2007.
Entrò all'Aspirantato di Bujedo a 16 anni, e dopo qualche mese iniziò il Noviziato.
Vestì l'abito religioso il 28 giugno 1909. Dovette tornare a casa per malattia, però rientrò ristabilito il 2 ottobre 1910. Emise i Primi Voti il 31 ottobre 1911, a Bujedo. Dopo lo Scolasticato iniziò il suo apostolato nella scuola "Beneficencia" di Madrid. Emise i Voti perpetui a Madrid il 25 luglio 1919.
Fu nominato Direttore di Chiclana e quindi di Puente Vallecas, uno dei quartieri più poveri di Madrid, dove si trovava quando nel 1931 i rivoluzionari cercarono di bruciare la scuola. Passò quindi a dirigere la scuola di San Fernando, vicino Cádiz.
Dopo due anni fu alla Scuola San Luis di Sevilla, e due anni dopo a quella di Lorca, dov'era quando sopraggiunse la persecuzione religiosa che lo avrebbe condotto al martirio. Arrestato con i Fratelli della sua Comunità il 30 luglio 1936, fu ucciso a Lorca con i Fratelli e altri sacerdoti, il 18 novembre 1936. Il suo corpo fu gettato in un pozzo di zolfo. Fratel Ovidio aveva 43 anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Ovidio Beltran, pregate per noi.
*San Patroclo di Colombier - Eremita (18 Novembre)
Sec. VI
Martirologio Romano: A Colombier nel territorio di Bourges, in Francia, san Patroclo, sacerdote, che fu eremita e missionario.
Chi non ricorda, al nome di Patroclo, l'omerica Iliade, e colui sul cui corpo anche i cavalli di Achille fecero pianto? Patroclo, amico fedele di Achille, chiese allo sdegnato eroe di poter indossare le sue armi, per rintuzzare la baldanza dei Troiani. Venne affrontato da Ettore, che lo credette Achille, e da lui colpito a morte.
Per vendicare la sua morte, Achille torna a impugnare le armi, cerca un avversario, e questa volta sarà Ettore a cadere.
Patroclo ed Ettore, così sono i due eroi omerici che più suscitano ammirazione e compianto. Più che da ira e da violenza, sono infatti mossi da generosità e amicizia, e par quasi cogliere in loro un certo spirito di sacrificio; un'ombra, forse, di martirio.
Non sorprende, perciò, il nome di Patroclo portato da un Santo cristiano, e da un Santo tutt'altro che guerriero. Fu un eremita del VI secolo, questo San Patroclo, e venne lodato, non da un poeta epico, ma da uno storico della religione, San Gregorio di Tours.
Questi traccia di San Patroclo un ritratto vivacissimo: prima lo descrive pastore di pecore; poi studente; finalmente monaco. Un monaco non ribelle alla Regola, ma disadatto alla vita della comunità.
Gregorio di Tours narra, per esempio, come il monaco Patroclo, immerso nella lettura dei libri sacri, non udisse la campanella del refettorio, apparendo quindi indisciplinato e disobbediente.
Il maestro lo riprese più di una volta, finché, umilmente, il monaco più astratto che distratto, chiese di fare vita eremitica.
Ma non restò a lungo in solitudine: il suo oratorio divenne presto una specie di parrocchia, alla quale accorrevano tutti coloro - ed erano molti - che desideravano i suoi consigli e i suoi ammaestramenti.
Per questo, il monaco fu tentato di abbandonare il suo eremo e di tornare nel mondo, difeso ormai da quella specie di armatura formata intorno alla sua anima dalla solitudine e dalla preghiera.
C'era pericolo però, che anch'egli - come il Patroclo dell’Iliade - venisse travolto dall'Ettore delle mondane seduzioni e delle umane ambizioni Perciò, un Angiolo gli mostrò una colonna altissima e gli disse: "Se vuoi vedere il mondo, sali e guardati attorno".
Di lassù, Patroclo vide tutto ciò che avveniva in basso, nel mondo delle passioni e delle ambizioni. Levò allora a Dio questa preghiera: "Non permettere ch'io torni nel mondo, e insegnami a vivere secondo la tua volontà".
Regolò gli ultimi anni di vita sulla croce; costruì un monastero, vi accolse altri confratelli. E a loro, giunto il tempo, annunziò la propria morte.
Non volle però che la sua morte fosse pianta, come lo era stata ~ anche dai cavalli - quella del Patroclo omerico. Del resto era la morte, non di un vinto, ma di un vincitore: di un eroe di nuovo tipo, alieno dalla violenza, e ispirato, non da animosità, ma da amore.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Patroclo di Colombier, pregate per noi.
*San Raimondo Albert - Cardinale (18 Novembre)
+ 18 novembre 1330
Appartenente alle più anziane e nobili famiglie spagnole di Catalogna e Roussillon, San Raimondo Albert, volle risoluto entrare nell’Ordine Mercedario.
Egli fu il primo Maestro Generale chierico perché fino ad allora furono tutti cavalieri laici.
La sua elezione non mancò di suscitare contrasto fra i tradizionalisti che volevano come Maestro Generale un cavaliere laico come era sempre stato però dopo varie vicessitudini, il 5 gennaio 1318 Papa Giovanni XXII° confermò la sua elezione esigendo che tutti i religiosi lo riconoscessero come tale.
Dallo stesso papa nominato cardinale prete di Santa Romana Chiesa dal titolo di Santa Pudenzione, fu strenuo difensore della libertà della chiesa e dell’Ordine.
Famoso per la sua purezza angelica, le grandissime virtù, la gloria dei miracoli, si ammalò nel convento di Valenza e nella sua agonia fu consolato dalla apparizione della Madre di Dio.
Spirò in pace il 18 novembre 1330, quattro anni dopo il suo corpo fu trasferito nel convento di El Puig dal Beato Berengario Cantull, in gran forma solenne. L’Ordine lo festeggia il 18 novembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Raimondo Albert, pregate per noi.
*San Romacario - Vescovo (18 Novembre)
Martirologio Romano: A Coutances in Neustria, ancora in Francia, San Romacario, vescovo.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Romacario, pregate per noi.
*San Romano di Antiochia - Diacono e martire (18 Novembre)
Diacono di Cesarea che, nel vedere i cristiani di Antiochia che si incamminavano per andare a fare sacrifici agli idoli, li ammonì severamente perché rimanessero fedeli al loro Credo.
Fu catturato e, dopo crudeli torture, strangolato in carcere.
Martirologio Romano: Ad Antiochia in Siria, San Romano, martire, che, diacono della Chiesa di Cesarea, avendo visto durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano i cristiani obbedire alle disposizioni dei suoi decreti e affrettarsi verso i santuari degli idoli, li incitò ad alta voce a rimanere saldi nella fede e, dopo aver subito crudeli torture e il taglio della lingua, strangolato in carcere con un laccio fu coronato da un glorioso martirio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Romano di Antiochia, pregate per noi.
*Beato Stanislao Víctor (Augusto Cordero Fernandez) - Religioso lasalliano, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri Spagnoli Lasalliani di Cartegna" Beatificati nel 2007
"Beati 498 Martiri Spagnoli Beatificati nel 2007
Bustillo de la Vega, Spagna, 8 ottobre 1908 - Lorca, Spagna, 18 novembre 1936
Beatificato il 18 ottobre 2007.
Entrò all'Aspirantato a 16 anni però a causa dei suo ritardo negli studi fu rimandato di un anno il suo ingresso al Noviziato.
Fece la prima Professione il 26 agosto 1927, e la Professione Perpetua i1 30 agosto 1933. Dopo lo Scolasticato iniziò il suo apostolato nella Scuola Peñuelas di Madrid, nel 1930.
Nel 1933 fu destinato alla Scuola San José di Lorca, dove lo sorprese la persecuzione religiosa.
Fu arrestato insieme agli altri Fratelli della Comunità il 30 luglio 1936, e insieme a loro fu ucciso il 18 novembre 1936. Il suo corpo, come quello dei suoi compagni di martirio, fu gettato nel pozzo di una miniera di zolfo.
Fratel Stanislao aveva 28 anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Stanislao Víctor, pregate per noi.
*San Teofredo - Abate (18 Novembre)
Martirologio Romano: Nella regione del Vélay in Aquitania, ora in Francia, San Teofredo, abate e Martire.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Teofredo, pregate per noi.
*Beato Yoshida Xoum (Giovanni) - Laico giapponese, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri Giapponesi" Beatificati nel 1867-1989-2008
Meaco (Giappone) – Nagasaki, 18 novembre 1619
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati martiri Leonardo Kimura, religioso della Compagnia di Gesù, Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun, Domenico Jorge, arsi nel fuoco in quanto cristiani.
L’evangelizzazione del Giappone, iniziata con il gesuita San Francesco Xavier e con i suoi confratelli, e sviluppata notevolmente nei decenni successivi al 1549, ebbe nella sua sofferta evoluzione due periodi di persecuzione efferata, a conferma che ogni opera missionaria ha versato sempre il suo tributo di sangue, quale seme fecondo di nuovi cristiani.
La prima iniziata il 9 dicembre 1596 ad opera dello ‘shogun’ Hideyoshi, portò al martirio i primi 26 cattolici fra cui tre gesuiti giapponesi e sei francescani, crocifissi e trafitti il 5 febbraio 1597, nella zona di Nagasaki sulla ‘santa collina’; i martiri furono proclamati santi da papa Pio IX nel 1862.
La seconda persecuzione, dopo un proficuo periodo di pace che vide l’arrivo di altri missionari, non solo gesuiti e francescani, ma anche domenicani ed agostiniani, si scatenò ad opera dello ‘shogun’ Ieyasu, dal 1614 e con i suoi successori fino al 1632; una furiosa carneficina che colpì missionari, catechisti, laici di ogni condizione sociale, perfino bambini e intere famiglie; uccisi secondo lo stile orientale, fra vari e raffinati supplizi.
La maggior parte dei martiri, che furono migliaia, morirono legati ad un palo e bruciati a fuoco lento, cosicché la ‘santa collina’ di Nagasaki, già teatro della prima persecuzione, fu sinistramente illuminata dalla fila di torce umane per parecchie sere e notti; altri martiri furono decapitati o tagliati membro per membro.
Di questa seconda, più lunga e numerosa persecuzione, raccogliendo testimonianze, la Chiesa ha potuto riconoscere, fra le varie migliaia di vittime, la validità storica del martirio per almeno 205 di esse, che papa Pio IX, il 7 luglio 1867 proclamò Beati.
Fra essi si annovera il beato Yochida Xoum e sua moglie Maria; nato a Meaco, si trasferì da giovane a Nagasaki dove incontrò i padri della Compagnia di Gesù, ricevendo l’educazione cristiana e il battesimo con il nome di Giovanni.
Dopo il matrimonio con Maria anche lei cattolica e dal quale nacquero dei figli, continuò a dare aiuto valido ai Gesuiti nella diffusione del Vangelo.
Quando nel 1614, scoppiò con ferocia la persecuzione contro i missionari cristiani stranieri, che vennero espulsi dal Giappone, Yochida Xoum ne ospitò di nascosto alcuni, ben sapendo il rischio a cui andava incontro, giacché chi veniva sorpreso in quest’opera di ospitalità, veniva punito con la morte.
Fra i missionari ospitati, vi fu anche il beato martire gesuita Alfonso de Mena († 1622), che venne scoperto nella sua casa il 15 marzo 1619 e imprigionato; anche Giovanni Yochida fu arrestato e rinchiuso nelle carceri di Nagasaki. Il 17 novembre 1619 fu interrogato dal governatore Gonrocu che tentò invano di fargli rinnegare la fede cristiana.
Il 18 novembre con altri quattro compagni (Leonardo Kimura gesuita, Murayama Tokuan Andrea, Takeya Cosma, Jorge Domenico), fu arso vivo sulla collina di Nagasaki. Le ossa dei cinque martiri furono spezzate e gettate in mare, i cristiani riuscirono a recuperarne alcune.
La moglie Maria, sopravvissuta allora, subì poi il martirio tre anni dopo, venendo decapitata il 10 settembre 1622 e ricordata appunto in tale giorno.
Il beato Yochida Xaum (Giovanni), è ricordato nel martirologio Romano il 18 novembre.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Yoshida Xoum, pregate per noi.
*Beata Teresa Maria Cavestany y Anduaga - Vergine e Martire (18 Novembre)
Schede dei Gruppi a cui appartiene:
"Beate Martiri Spagnole Visitandine" Beatificate nel 1988 -Senza Data - (Celebrazioni singole)
"Santi, Beati e Servi di Dio Martiri nella Guerra di Spagna" Vittime della persecuzione religiosa -Senza Data (Celebrazioni singole)
Teresa Maria Cavestany y Anduaga nacque, il 30 luglio 1888, a Puerto Real (Cadice), ma si trasferì subito con la sua numerosa famiglia (erano 16 fratelli) a Madrid, dove entrò nel primo monastero della Visitazione di Maria, il 18 dicembre 1914, e il 1° giugno del 1916 fece la sua professione religiosa.
Aveva un temperamento forte che seppe modellare ammirevolmente secondo il carisma di San Franziskus di Sales.
Le sue lettere e i suoi scritti rivelano il suo animo sublime e la sua profonda vita interiore: «Non ho che un desiderio, insaziabile, immenso...
Il desiderio, la sete di Dio! Di Dio solo!». Era pronta a offrire la propria vita al Signore quando fu fucilata a Madrid il 18 novembre del 1936.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beata Teresa Maria Cavestany y Anduaga, pregate per noi.
*Beato Yoshida Xoum (Giovanni) Laico giapponese, Martire (18 Novembre)
Scheda del Gruppo a cui appartiene:
"Beati Martiri Giapponesi" Beatificati nel 1867-1989-2008
Meaco (Giappone) – Nagasaki, 18 novembre 1619
Martirologio Romano: A Nagasaki in Giappone, beati martiri Leonardo Kimura, religioso della Compagnia di Gesù, Andrea Murayama Tokuan, Cosma Takeya, Giovanni Yoshida Shoun, Domenico Jorge, arsi nel fuoco in quanto cristiani.
L’evangelizzazione del Giappone, iniziata con il gesuita San Francesco Xavier e con i suoi confratelli, e sviluppata notevolmente nei decenni successivi al 1549, ebbe nella sua sofferta evoluzione due periodi di persecuzione efferata, a conferma che ogni opera missionaria ha versato sempre il suo tributo di sangue, quale seme fecondo di nuovi cristiani.
La prima iniziata il 9 dicembre 1596 ad opera dello ‘shogun’ Hideyoshi, portò al martirio i primi 26 cattolici fra cui tre gesuiti giapponesi e sei francescani, crocifissi e trafitti il 5 febbraio 1597, nella zona di Nagasaki sulla ‘santa collina’; i martiri furono proclamati santi da papa Pio IX nel 1862.
La seconda persecuzione, dopo un proficuo periodo di pace che vide l’arrivo di altri missionari, non solo gesuiti e francescani, ma anche domenicani ed agostiniani, si scatenò ad opera dello ‘shogun’ Ieyasu, dal 1614 e con i suoi successori fino al 1632; una furiosa carneficina che colpì missionari, catechisti, laici di ogni condizione sociale, perfino bambini e intere famiglie; uccisi secondo lo stile orientale, fra vari e raffinati supplizi. La maggior parte dei martiri, che furono migliaia, morirono legati ad un palo e bruciati a fuoco lento, cosicché la ‘santa collina’ di Nagasaki, già teatro della prima persecuzione, fu sinistramente illuminata dalla fila di torce umane per parecchie sere e notti; altri martiri furono decapitati o tagliati membro per membro.
Di questa seconda, più lunga e numerosa persecuzione, raccogliendo testimonianze, la Chiesa ha potuto riconoscere, fra le varie migliaia di vittime, la validità storica del martirio per almeno 205 di esse, che papa Pio IX, il 7 luglio 1867 proclamò Beati.
Fra essi si annovera il beato Yochida Xoum e sua moglie Maria; nato a Meaco, si trasferì da giovane a Nagasaki dove incontrò i padri della Compagnia di Gesù, ricevendo l’educazione cristiana e il battesimo con il nome di Giovanni.
Dopo il matrimonio con Maria anche lei cattolica e dal quale nacquero dei figli, continuò a dare aiuto valido ai Gesuiti nella diffusione del Vangelo.
Quando nel 1614, scoppiò con ferocia la persecuzione contro i missionari cristiani stranieri, che vennero espulsi dal Giappone, Yochida Xoum ne ospitò di nascosto alcuni, ben sapendo il rischio a cui andava incontro, giacché chi veniva sorpreso in quest’opera di ospitalità, veniva punito con la morte.
Fra i missionari ospitati, vi fu anche il beato martire gesuita Alfonso de Mena († 1622), che venne scoperto nella sua casa il 15 marzo 1619 e imprigionato; anche Giovanni Yochida fu arrestato e rinchiuso nelle carceri di Nagasaki. Il 17 novembre 1619 fu interrogato dal governatore Gonrocu che tentò invano di fargli rinnegare la fede cristiana.
Il 18 novembre con altri quattro compagni (Leonardo Kimura gesuita, Murayama Tokuan Andrea, Takeya Cosma, Jorge Domenico), fu arso vivo sulla collina di Nagasaki. Le ossa dei cinque martiri furono spezzate e gettate in mare, i cristiani riuscirono a recuperarne alcune.
La moglie Maria, sopravvissuta allora, subì poi il martirio tre anni dopo, venendo decapitata il 10 settembre 1622 e ricordata appunto in tale giorno.
Il beato Yochida Xaum (Giovanni), è ricordato nel martirologio Romano il 18 novembre.
(Autore: Antonio Borrelli - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Yoshida Xoum, pregate per noi.