Santi del 14 Settembre
*Sant'Alberto di Gerusalemme - Vescovo e Martire (14 Settembre)
Castel Gualtieri, Parma, 1149 - San Giovanni d'Acri, Palestina, 14 settembre 1215
Nato verso la metà del secolo XII nella città di Castel Gualtieri, in Emilia (Italia), entrò tra i Canonici Regolari della Santa Croce di Mortara (Pavia), e fu Priore nel 1180.
Vescovo di Bobbio nel 1184, fu trasferito l'anno seguente a Vercelli, che governò per vent'anni. In questo periodo svolse, con fermezza e prudenza, missioni di portata nazionale ed internazionale. Fu mediatore di pace tra le città di Pavia e Milano nel 1194 e tra le città di Parma e Piacenza cinque anni dopo.
Nel 1191 celebrò un sinodo diocesano di grande valore per la parte disciplinare, che continuò a servire di norma fino ai tempi moderni.
Esplicò anche una grande attività legislativa a favore di ordini religiosi: dettò gli statuti per i canonici di Biella e fu tra i consiglieri per la regola degli Umiliati.
Fu eletto nel 1205 Patriarca di Gerusalemme e poco dopo nominato legato papale per la provincia ecclesiastica di Gerusalemme.
Arrivò in Palestina all'inizio del 1206 e dimorò in Accon (Acri), perché allora Gerusalemme era occupata dai saraceni. In Palestina sviluppò una notevole azione di pacificazione non solo tra i cristiani, ma anche tra questi e i non cristiani, e realizzò la sua missione con molta energia. Durante il suo patriarcato, riunì in comunità gli eremiti del monte Carmelo e diede loro una Regola.
Il 14 settembre 1214, durante una processione, Alberto fu ucciso a colpi di coltello dal Maestro dell'Ospedale di S. Spirito, che egli aveva rimproverato e dimesso per la sua cattiva vita.
Etimologia: Alberto = di illustre nobiltà, dal tedesco
Martirologio Romano: Ad Akko in Palestina, Sant’Alberto, vescovo, che, trasferito dalla Chiesa di Vercelli a quella di Gerusalemme, scrisse una regola per gli eremiti del monte Carmelo e, mentre celebrava la festa della Santa Croce, fu trafitto con la spada da un uomo malvagio da lui rimproverato.
Alberto Avogadro o dei conti di Sabbioneta, di origine francese, nacque a Castrum Gualtierii (odierno Castel Gualtieri), in Emilia (Italia), verso il 1150. Entrò tra i Canonici Regolari di S. Croce di Mortara (Pavia), e vi divenne priore nel 1180.
Nel 1184 fu vescovo di Bobbio e nel 1185 di Vercelli. Eminente per la sua vita, per il suo sapere e per la sua reputazione, Alberto governò la diocesi di Vercelli per 20 anni. Fu mediatore di pace (tra Milano e Pavia, 1194; tra Parma e Piacenza, 1199).
Per la sua mediazione tra il Papa Clemente III e Federico Barbarossa fu nominato Principe dell’Impero.
Nel 1194 dettò gli Statuti dei Canonici di Biella. Nel 1205 Papa Innocenzo III lo nominò Patriarca latino di Gerusalemme, con l’ufficio di Legato papale per la Terrasanta.
Sbarcò a San Giovanni d'Acri nel 1206, vale a dire l'anno della morte di San Bertoldo, e si legò in stretta amicizia con San Brocardo.
Appena quest'ultimo ebbe preso le redini del governo dell'Ordine carmelitano, s'indirizzò al santo Patriarca per ottenerne la soluzione di molti dubbi e difficoltà che si proponevano dai suoi religiosi sulla maniera in cui doveva intendersi la vita comune nel Carmelo.
Gli asiatici avevano le loro antiche tradizioni dalle quali non volevano discostarsi; gli europei, d'altro lato, trovavano questo genere di vita tutto differente da quello che avevano veduto praticare nei monasteri del loro paese, e ben presto la pace del santo Monte avrebbe potuto essere posta in pericolo.
Sant'Alberto vi provvide componendo, di concerto con San Brocardo, una Regola piena di saggezza, ammirabile transazione tra l'Oriente e l'Occidente, che riunì a poco a poco tutti gli spiriti, e non ha cessato di produrre, d'allora in poi, frutti divini di santità in un numero quasi infinito di cuori generosi.
Successive approvazioni di questa norma da parte di vari Papi aiutarono il processo di trasformazione del gruppo verso un Ordine Religioso, cosa che avvenne, nel 1247, con la approvazione definitiva, da parte di Papa Innocenzo IV , di tale testo come Regola.
L'Ordine del Carmelo fu così inserito nella corrente degli Ordini Mendicanti.
Sant'Alberto morì, durante la processione dell'Esaltazione della santa Croce, il 14 settembre del 1214, pugnalato, ad Acri, dal Maestro o Priore dell’Ospedale di S. Spirito, da lui rimproverato e mandato via dal suo ufficio, per cattiva condotta.
É venerato a Vercelli e dai canonici regolari l’8 aprile (forse il giorno in cui diede la Regola agli eremiti), dai Carmelitani e dal Patriarcato latino di Gerusalemme il 16, 17, 25 e 26 settembre.
(Fonte: www.carmelosicilia.it)
Giaculatoria - Sant'Alberto di Gerusalemme, pregate per noi.
*Beato Antonio Rondon - Mercedario (14 Settembre)
Secondo provinciale del Cile, il Beato Antonio Rondon, fu uno zelante missionario degli araucani.
Famosissimo per la santità della vita e la cultura, predicò la fede ad una moltitudine di pagani che battezzò egli stesso e fu chiamato apostolo degli araucani.
Moderatore delle province di Cusco e Cile finché glorioso per le virtù e miracoli morì all'età di 102 anni.
L'Ordine lo festeggia il 14 settembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Antonio Rondon, pregate per noi.
*Beato Claudio Laplace - Martire (14 Settembre)
Martirologio Romano: Nel mare antistante Rochefort sulla costa francese, Beato Claudio Laplace, sacerdote e martire, che, gettato durante rivoluzione francese per il suo sacerdozio in una galera ferma all’ancora, portò a compimento il suo martirio stremato da letale contagio.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Claudio Laplace, pregate per noi.
*San Crescenzio di Roma - Martire (14 Settembre)
L'unica fonte biografica su Crescenzio sono gli Acta ricevuti dal Baronio ab Ecclesia Perusina, conservati nella Biblioteca Vallicelliana in una copia del 1600 e pubblicati negli Acta Sanctorum.
Questi Acta sono stati redatti in Toscana, probabilmente quando avvenne, nel 1058, la traslazione del corpo di Crescenzio a Siena. Crescenzio, di nobile famiglia romana, fu battezzato con i genitori dal prete Epigmenio (24 marzo).
Durante la persecuzione di Diocleziano la famiglia riparò a Perugia, dove morì il padre Eutimio. Ricondotto a Roma, sebbene avesse solo undici anni, per la sua fede cristiana, Crescenzio fu decapitato sulla via Salaria, fuori della porta.
Nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria, è ricordato dagli itinerari romani medievali un martire Crescenzio (Crescenzione o Crescenziano), della cui venerazione sono state scoperte nel secolo scorso alcune testimonianze graffite.
Il corpo, a richiesta del vescovo Antifredo, fu trasportato da Roma a Siena nella metà dell'XI secolo. Altre reliquie furono traslate a Tortosa nel 1606. (Avvenire)
Etimologia: Crescenzio = accresce (la famiglia), dal latino
Emblema: Palma
La unica fonte biografica di Crescenzio è costituita dagli Acta ricevuti dal Baronio ab Ecclesia Perusina, conservati nella Biblioteca Vallicelliana in una copia del 1600 e pubblicati negli Acta Sanctorum.
Tali Acta sono tardi e sembrano redatti in Toscana (probabilmente quando avvenne, nel 1058, la traslazione del corpo di Crescenzio a Siena) dove il santo, nel Medio Evo, ebbe grande culto.
Crescenzio, di nobile famiglia romana, fu battezzato con i genitori dal prete Epigmenio (24 marzo).
Durante la persecuzione di Diocleziano la famiglia riparò a Perugia, dove morì il padre Eutimio.
Ricondotto a Roma, sebbene avesse solo undici anni, per la sua fede cristiana, Crescenzio fu decapitato sulla via Salaria, fuori della porta.
Nel cimitero di Priscilla, sulla via Salaria, è ricordato dagli itinerari romani medievali un martire Crescenzio (Crescenzione o Crescenziano), della cui venerazione sono state scoperte nel sec. scorso alcune testimonianze graffite.
Il corpo, a richiesta del vescovo Antifredo, fu trasportato da Roma a Siena nella metà del sec. XI. Altre reliquie furono traslate a Tortosa nel 1606. La sua festa ricorre il 14 settembre e la memoria della traslazione il 12 ottobre.
(Autore: Dante Balboni – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Crescenzio di Roma, pregate per noi.
*San Gabriele Taurino Dufresse - Martire (14 Settembre)
Scheda del gruppo a cui appartiene:
"Santi Martiri Cinesi" (Agostino Zhao Rong e 119 Compagni) 9 luglio - Memoria Facoltativa
Martirologio Romano:
Nella città di Chengdu nella provincia di Sichuan in Cina, San Gabriele Taurino Dufresse, vescovo e martire, che pose termine con il martirio della decapitazione a un operoso ministero, a cui aveva atteso per quarant’anni.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Gabriele Taurino Dufresse, pregate per noi.
*San Materno di Colonia - Vescovo (14 Settembre)
Colonia (Germania), IV secolo
Martirologio Romano: A Colonia, in Germania, San Materno, vescovo, che condusse alla fede in Cristo gli abitanti di Tongeren, Colonia e Treviri.
Lo conosciamo come il primo vescovo nella storia cristiana di Colonia. Ma dal IX secolo è nata in Germania (e il luogo d’origine è Treviri) una singolare leggenda, secondo la quale Materno sarebbe arrivato dalla Palestina. Non solo: è indicato pure come discepolo di Pietro apostolo, e da questi mandato ad annunciare il Vangelo nel mondo germanico.
Questo racconto fantasioso tendeva a presentare Treviri come prima sede vescovile di Germania, e quindi dotata di giurisdizione “per anzianità” sulle altre.
Il Materno della storia, invece, vescovo di Colonia, è un personaggio importante della Chiesa, ormai libera per opera dell’imperatore Costantino, ma esposta – finite le persecuzioni esterne – al travaglio interno dei cristiani che si fanno male da soli.
Materno è uno dei pacificatori, chiamato dalla sua Germania ad appianare un duro contrasto che è nato nel Nordafrica.
È lo scisma detto donatista, dal nome del vescovo Donato che ne è diventato l’uomo di punta. Lo scisma dei rigoristi, avversi a ogni indulgenza verso i cristiani che hanno ceduto per paura durante la persecuzione di Diocleziano, e che sono detti traditores (da tradere = consegnare) perché hanno consegnato i libri sacri all’autorità romana.
La visione donatista è drammaticamente elitaria e avversa a ogni indulgenza: i pochi cristiani buoni devono “segregarsi” per sempre dalla massa dei mediocri e malfidi. Di qui si arriva poi a negare validità agli atti di ministero compiuti da chi sia ritenuto indegno.
E così i donatisti di Cartagine non riconoscono il nuovo vescovo Ceciliano, perché uno dei suoi consacranti ha ceduto durante la persecuzione. Invocano come arbitro l’imperatore Costantino, e questi nel maggio 313 scrive al Papa Milziade di aver convocato Ceciliano a Roma, con sostenitori e avversari, "perché possa essere ascoltato in presenza vostra, come pure dei vostri colleghi Reticio, Materno e Marino, ai quali ho ordinato di accorrere a Roma" (Eusebio di Cesarea, Storia ecclesiastica).
Reticio è vescovo di Autun, e Marino di Arles.
Con essi parte Materno alla volta di Roma. L’imperatore Costantino, pur obbedendo a convenienze politiche sue, ha promosso un atto incisivo di collegialità ecclesiale, affidando il caso africano anche a vescovi di Gallia e di Germania (papa Milziade, o Melchiade, è africano).
Altro non sappiamo di Materno, dopo questa sua missione a Roma, che si conclude con un giudizio favorevole a Ceciliano (ma senza mettere fine allo scisma, che travaglierà ancora sant’Agostino).
Mentre a Treviri la leggenda cercava di impadronirsi della sua figura, a Colonia si cominciava a venerarlo come santo.
Un culto popolare di cui danno testimonianza anche le splendide vetrate del XIII secolo, nella cappella del duomo dedicata al suo nome.
(Autore: Domenico Agasso – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Materno di Colonia, pregate per noi.
*Santa Notburga di Eben – Domestica (14 Settembre)
Rattenberg (Tirolo), XIII sec. - † 14 settembre 1313
Nacque nel 1265 a Rattenberg (Nord Tirolo). Fu domestica e cuoca di un nobile nel vicino castello sul Rottenburg; distribuiva generosamente ai poveri tutto ciò che avanzava dalla tavola dei padroni. Morta la contessa, sua figlia impedì tale attività.
Notburga allora passò a servizio di agricoltori a Eben. Qui fece fermare con un miracolo il lavoro dei campi dopo il suono delle campane.
Morta il 14 settembre 1313, il suo scheletro dorato si venera nella chiesetta della cittadina di Eben.
Nel 1718 le reliquie furono ricomposte secondo l'uso dell'epoca, rivestite con seta, oro e argento e furono esposte sull'altare maggiore in posizione verticale e lì sono tuttora.
È invocata come modello e patrona della gioventù rurale e si venera come patrona dei contadini e delle domestiche.
Il suo culto diffuso nel Tirolo, Austria, Istria, Baviera è stato confermato da Papa Pio IX con decreto del 27 marzo 1862. (Avvenire)
Martirologio Romano: Nel villaggio di Eben nel Tirolo, Santa Notburga, vergine, che, casalinga, servì Cristo nei poveri, lasciando ai contadini un modello di santità.
La santità oggi è più estesa a tutte le categorie sociali, quindi non fa più meraviglia sentire di santi medici, operai, coniugi, ragazzi, studenti, scienziati, ecc., non solo papi, vescovi, religiosi, suore; ma nei secoli scorsi le categorie erano molto ristrette e quindi fece meraviglia che una santa, nel secolo XIV, provenisse dalla condizione degli addetti ai lavori domestici e dal mondo contadino, perché di solito nel campo femminile, erano badesse o regine.
Per questo il culto per Santa Notburga, ebbe una diffusione immensa nei Paesi della sua regione l’Austria e degli Stati limitrofi. Su di lei sono state scritte numerose ‘Vitae’ e libri di devozione, come pure è stata raffigurata in tante opere d’arte.
Notburga nacque nel XIII secolo a Rattenberg nel Tirolo del Nord; fu cuoca di un nobile nel vicino castello sul Rottenburg e distribuiva ai poveri tutto ciò che avanzava dalla tavola dei padroni, poi si mise al servizio di un contadino ad Eben, con cui convenne, che avrebbe lasciato il lavoro servile al sabato all’ora dei Vespri, quando secondo il concetto medioevale, cominciava già la festa domenicale; per potersi dedicare alla preghiera ed alle faccende di casa.
Dopo qualche tempo di cui non si conosce la durata, tornò a fare la cuoca presso il nobile nel castello di Rottenburg, continuando nella sua opera caritatevole, fino alla sua santa morte, avvenuta il 14 settembre 1313; venne sepolta ad Eben.
Come già accennato prima, non esistono documenti contemporanei, il testo più antico della sua leggenda, in tedesco, si trovava sul dipinto ad olio e su tavola di legno, che una volta abbelliva la tomba di Notburga ad Eben ed ora disperso.
Questo testo che fu trascritto in latino e conservato nel Museo Ferdinandeum di Innsbruck, riporta il racconto di numerosi miracoli e prodigi verificatesi dopo la sua morte. L’iconografia che la riguarda è numerosa e riporta come simbolo la falce, che secondo la leggenda, di fronte all’insistenza a continuare a lavorare fatta dal contadino, Notburga lanciò in alto la falce che rimase sospesa nell’aria.
In tutti i secoli successivi ella ebbe notevole culto, si sa che nel Seicento i numerosi pellegrini erano soliti asportare un poco di terra dal cimitero di Eben, per usarla contro le malattie che colpivano uomini ed animali, si racconta di miracoli e di grande affluenza di devoti.
La chiesetta di Eben in cui era sepolta, venne ampliata nel 1434 e nel 1516 e abbellita con il concorso munifico dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo.
Nel 1718 le reliquie furono ricomposte secondo l’uso dell’epoca, rivestite con seta, oro e argento e furono esposte sull’altare maggiore in posizione verticale e lì sono tuttora.
È invocata come modello e patrona della gioventù rurale e si venera come patrona dei contadini e delle domestiche.
Il suo culto diffuso nel Tirolo, Austria, Istria, Baviera è stato confermato da Papa Pio IX con decreto del 27 marzo 1862.
(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Notburga di Eben, pregate per noi.
*San Pietro II di Tarantasia - Vescovo (14 Settembre)
Saint-Maurice-de-l’Exil (Delfinato, Francia), 1102 – Bellevaux (Francia), 14 settembre 1174
Desiderando appartarsi da ogni gloria mondana, si fece cistercense. Si distinse nella stretta osservanza della Regola e diresse l'abbazia di Tamié.
Per le sue eccelse qualità, il Papa lo nominò arcivescovo di Tarentaise in Francia.
Martirologio Romano: Nel monastero di Beauvale nel territorio di Besançon in Francia, transito di san Pietro, che, da abate cistercense passò a reggere con ardente zelo la sede di Moûtiers, alla quale era stato elevato, promuovendo con fervore la concordia tra le popolazioni.
Nella storia della Chiesa ben tre omonimi savoiardi, conosciuti come Pietro di Tarantasia, sono stati riconosciuti degni degli onori degli altari.
Il più importante, seppur ultimo in ordine di tempo, fu il papa Beato Innocenzo V, al secolo Pietro di Tarantasia, che sedette sul trono di Pietro per soli quattro mesi dal 22 febbraio 1276 al 22 giugno del medesimo anno. E' ricordato nel calendario al 23 giugno. Gli altri due furono entrambi arcivescovi della Tarentaise, sub-regione della Savoia, con sede episcopale sita nell'antica cittadina di Moutiers.
Il secondo di essi in ordine temporale, San Pietro II, nacque nel 1102 a Saint-Maurice-de-l'Exil, nel territorio della diocesi di Vienne, nei pressi dell'abbazia cistercense di Bonnevaux. Questo piccolo pastore originario della regione francese del Delfinato si rivelò rapidamente un ragazzo prodigio, riuscendo addirittura a memorizzare l'intero salterio.
All'età di circa vent'anni decise di entrare nel monastero suddetto e non tardarono poi a seguirlo anche suo padre e due fratelli. La madre ed una sorella optarono invece per l'abbazia di San Paolo presso Izeaux.
Nel 1132 Pietro ricevette la nomina a primo abate della nuova abbazia di Tamié, in Savoia, appena fondata dall'arcivescovo di Tarantasia Pietro I. Proprio con questo evento ha inizio il rischio di un'inevitabile confusione tra i due personaggi omonimi. Merita dunque specificare che l'abbazia di Tamié fu fondata dal Beato Pietro I di Tarantasia, mentre il personaggio ora in questione ne fu il primo abate col nome di Pietro I.
Dopo una decina d'anni giunse però per lui la promozione, su interessamento di San Bernardo, alla cattedra episcopale precedentemente occupata dall'ormai defunto beato predetto. Il proto-abate di Tamié divenne così arcivescovo col nome di Pietro II e proprio con questa nuova numerazione divenne noto alla Chiesa universale come San Pietro II di Tarantasia.
Insediatosi dunque nell'antica diocesi dell'alta valle dell'Isère, con il prezioso ausilio dei Canonici Regolari poté riformare il capitolo della cattedrale di Moutiers.
Con i religiosi di questa congregazione Pietro II era solito condurre una vita comune. Per far sentire maggiormente la sua vicinanza ai fedeli, intraprese la visita pastorale di tutte le parrocchie sottoposte alla sua giurisdizione. In tal modo si diffuse però rapidamente nei suoi confronti la fama di operatore di grandi miracoli.
Ciò lo portò a meditare di fuggire in segreto dalla diocesi, per ritirarsi a vita più tranquilla nel monastero svizzero di Lucelle, vicino a Basilea, e come un comune monaco dedicarsi al lavoro nei campi.
Inaspettatamente scoperto dai suoi fedeli, dovette suo malgrado far ritorno in Tarantasia e rimettersi all'opera. Architettò dunque l'adattamento del palazzo vescovile per l'assistenza dei poveri e dei bisognosi, con i quali pensò di condividere quotidianamente i pasti. La più celebre opera di carità da lui istituita è il “Pane di maggio”, tradizione che sopravvisse sino all'infuriare della Rivoluzione Francese, consistente nella distribuzione di minestra da parte del vescovo stesso. Si narra che proprio in una di queste occasioni il santo vescovo operò una miracolosa moltiplicazione del cibo a disposizione. Dal punto di vista materiale, ricostruì la vecchia cattedrale e nel 1150 si recò a Tamiè, con cui anche durante il suo lungo ministero episcopale conservò degli stretti legami, per la consacrazione della nuova chiesa. Si adoperò per incrementare e rendere maggiormente efficiente l'assistenza dei viandanti presso il colle del Piccolo San Bernardo, che congiungeva la sua diocesi e, più in generale, la Savoia con l'adiacente Valle d'Aosta, la Francia con l'Italia.
La sua figura non poté così non acquistare prestigio anche agli occhi dei vicini potenti dell'epoca. Ricorsero sempre più frequentemente al suo aiuto i conti di Savoia, il papa e gli abati dei monasteri dei dintorni.
Il vescovo Pietro II si trovò a doversi opporre addirittura all'imperatore Federico I Barbarossa, fervido sostenitore dell'antipapa Vittore IV, e a dover peregrinare fra numerosi paesi e città predicando la fedeltà al legittimo papa Alessandro III, in nome dell'unità della Chiesa. Lo scisma ebbe fine solo con la morte di Vittore IV nel 1139. Ancora ben trentun anni dopo dovette nuovamente incontrarsi con l'imperatore presso Besancon per farlo desistere dai suoi malvagi propositi di nuocere la cristianità. Nel 1173 a Roma il papa Alessandro III gli affidò il delicato incarico di mediatore tra i sovrani Luigi VII di Francia ed Enrico II d'Inghilterra, alle prese con antiche controversie relative alla sovranità su alcuni territori francesi. Tentando dunque di raggiungere l'Inghilterra, ormai di salute malferma ed accolto ovunque come un vero e proprio santo, la morte lo colse presso l'abbazia di Bellevaux il 14 settembre 1174. Ricevette così degna sepoltura nella chiesa di tale monastero.
Il pontefice Celestino III non tardò a canonizzarlo ufficialmente nel 1191. Visti i legami storici tra le due regioni, ancora oggi in Italia la diocesi di Aosta celebra la memoria di San Pietro (II) di Tarantasia vescovo nella data tradizionale del 6 maggio.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Pietro II di Tarantasia, pregate per noi.
*Santa Placilla (Ælia Flaccilla) - Imperatrice (14 Settembre)
+ 385
Santa Placilla è l'imperatrice nota nel mondo latino con il nome di Aelia Flaccilla, prima moglie di san Teodosio I il Grande. Come il marito anch'essa era di origini spagnole. Il matrimonio fui celebrato nel 376 e Placilla partorì tre figli negli anni seguenti. Assai probabilmente proprio per complicazioni seguite all'ultimo parto, Placilla morì prematuramente nel 385.
Nella sua breve esistenza terrena fu ispiratrice di moderazione e di clemenza nella politica di suo marito, contribuendo con la promozione della fede cristiana in contrasto con i culti pagani ancora imperanti. La coppia imperiale divenne così sostenitrice della dottrina cristiana sostenuta dal Concilio di Nicea, avendo impedito Placilla a suo marito di stipulare un ambiguo accordo con l'eretico Ario.
Santa Placilla, considerata anche un modello brillante di virtù cristiane e carità ardente per i suoi contemporanei, ricevette sepoltura presso Costantinopoli, con orazione funebre officiata da Gregorio di Nissa. (Avvenire)
Santa Placilla, nome italianizzato dal greco Plakilla, come viene riportata dall’autorevole Bibliotheca Sanctorum, non è altro che quell’imperatrice nota nel mondo latino con il nome di Ælia Flaccilla, prima moglie di San Teodosio I il Grande.
Come il marito anch’essa era di origini spagnole, forse figlia di Claudio Antonio, prefetto di Gaul e console nell’anno 382. Il matrimonio fra Teodosio e Placilla fu celebrato verso il 376, quando venne meno il disappunto da parte del padre dello sposo, che si ritirò presso Cauca in Gallæcia.
Verso la fine dell’anno seguente nacque il loro primo figlio, Sant’Arcadio, che avrebbe ereditato l’impero d’Oriente, e negli anni successivi seguirono altri due figli: Onorio nel 384, poi imperatore d’Occidente, e Pulcheria, deceduta in tenera età.
Assai probabilmente prorio per complicazioni seguite a quest’ultimo parto, Placilla morì prematuramente poco dopo nel 385. San Gregorio di Nissa, suo agiografo, dichiarò espressamente che diede a Teodosio solo tre bambini e conseguentemente un certo Graziano, citato da Sant’Ambrogio, non rientrerebbe nella sua prole.
La sua breve esistenza terrena non fu però affatto irrilenvante nella storia della cristianità, in quanto con il benefico influsso della sua personalità fu ispiratrice di moderazione e di clemenza nella politica di suo marito, contribuendo con la promozione della fede cristiana alla distruzione dei culti pagani ancora imperanti.
La coppia imperiale divenne così sostenitrice della dottrina cristiana sostenuta dal Concilio di Nicea, avendo impedito Placilla a suo marito di stipulare un ambiguo accordo con l’eretico Ario.
L’operato di questa santa imperatrice non fu però esclusivamente di carattere teologioco e dottrinale: San Gregorio di Nissa la considerò infatti anche modello brillante di virtù cristiane e carità ardente, mentre Sant’Ambrogio, celebre vescovo milanese che battezzò suo marito, la definisce “Fidelis anima Deo”.
In un panegerico da lui composto, Gregorio di Nissa celebra la sua virtuosa vita, descrivendo Placilla quale ispiratrice del buon operato di Teodosio suo consorte, ornamento dell’impero, promotrice della giustizia, icona della beneficenza.
Fu inoltre secondo il suo autorevole parere piena di zeno per la fede, colonna della Chiesa e madre degli indigenti. Teodoreto in particolare esaltò la sua carità e la sua benevolenza verso i più poveri e bisognosi, concretizzatesi non solamente in donazioni di denaro ma in servizio verso di loro.
Santa Placilla ricevette sepoltura presso Costantinopoli, con orazione funebre officiata da Gregorio di Nissa. Ancora oggi i sinassari della Chiesa Ortodossa Greca la commemorano in data odierna quale “santa”, mentre gli Acta Sanctorum redatti dai Bollandisti di tradizione latina si limitarono a riportarla quale “venerabile”.
(Autore: Fabio Arduino - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Placilla, pregate per noi.
*Beato Raimondo da Moncada - Mercedario (14 Settembre)
Nobile cavaliere e compagno di San Pietro Nolasco dal quale ricevette l'abito mercedario come cavaliere laico, il 10 agosto 1218 stesso giorno della fondazione dell'Ordine, il Beato Raimondo de Mancada fu il terrore dei mori.
Più volte sostenne grandi lotte contro i saraceni per la fede di Cristo, tuttavia sempre intento alla meditazione delle cose celesti ed in fretta si avviò verso le delizie del paradiso.
L' Ordine lo festeggia il 14 settembre.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Raimondo da Moncada, pregate per noi.
*Altri Santi del giorno (14 Settembre)
*San
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.