Personaggi Biblici A
Con Gesù > Personaggi Biblici
Personaggi Biblici "A"
Abigail è un personaggio biblico, moglie dapprima di Nabal e poi di Davide, dal quale ebbe il figlio Kileab.
La sua vicenda è narrata nel primo libro di Samuele.
Abigail, donna "di buon senso e di bell'aspetto era moglie di Nabal di Carmel, ricco proprietario di armenti della stirpe di Caleb.
Trovandosi in difficoltà nel deserto, Davide mandò i suoi servi da Nabal a chiedergli provviste, ricordandogli della protezione precedentemente offerta dalla sua gente ai suoi uomini e ai suoi greggi, ma Nabal li respinse con arroganza. Davide, offeso e adirato, decise di vendicarsi attaccando Nabal per uccidere tutti i maschi della sua famiglia.
Quando Abigail venne avvertita dell'imminente attacco, di nascosto dal marito e con l'aiuto dei servi, caricò sugli asini un gran numero di vettovaglie (pane, vino, montoni, grano tostato, uva passa, fichi secchi) e si recò da Davide, gettandosi ai suoi piedi e supplicandolo di perdonare l'offesa subita e di risparmiare la sua gente.
Davide, commosso, desistette dal suo proposito di vendetta e ringraziò Abigail per avergli impedito di compiere una strage.
Nabal morì dieci giorni dopo e Davide ne sposò la vedova.
Abigail fu la madre del secondo figlio di Davide, chiamato Kileab o anche Daniele, nato mentre si trovavano a Ebron.
Abijah, conosciuta anche come Abi oppure Abia o Abiia (... – ...; fl. VIII secolo a.C.), è un personaggio biblico, madre di Ezechia e moglie di Acaz, entrambi re di Giuda.
Era figlia di uno Zaccaria, di cui non abbiamo riferimenti storici, forse si tratta di Zaccaria, figlio di Ieberechia
Alcuni autori ritengono che Abijah è la almah o "giovane fanciulla" (al momento della profezia) della profezia di Emmanuele in Isaia 7:14, e che il bambino che sarà un infante quando Resin e Pekah saranno sconfitti da Tiglatpileser III potrebbe essere il futuro erede al trono, Ezechia.
Abimelech o Abimelek (dall'ebraico אֲבִימֶלֶךְ / אֲבִימָלֶךְ “mio padre è re”; ... – ...) fu, secondo il racconto della Bibbia, re di Gerar ai tempi di Abramo.
Biografia
Di lui il Libro della Genesi dice che era "re dei Filistei", ma si tratta certamente di un anacronismo. Il redattore deve aver collocato ai tempi dei Patriarchi, prima metà del II millennio a.C., la situazione a lui contemporanea: i Filistei si insediarono sulla costa di Canaan solo nel XII secolo a.C., nel contesto dell'invasione dei cosiddetti Popoli del Mare.
Secondo Genesi (20), Abramo, che risiedeva nel territorio di Gerar su cui regnava Abimelech, ritenne prudente far credere che la moglie Sara fosse sua sorella, come già aveva fatto nel corso del suo viaggio in Egitto e probabilmente per la stessa ragione: riteneva che la bellezza di Sara avrebbe spinto coloro che la desideravano a ucciderlo per sbarazzarsi di lui, se l'avessero creduto suo marito, ma gli avrebbe invece attirato il favore dei suoi ammiratori se l'avessero creduto suo fratello. Abimelech fece rapire Sara. Ma prima di accostarsi a lei, fu avvertito in sogno che la donna era moglie di Abramo, suo ospite, al quale allora la restituì con ricchi doni. Abramo e Abimelech strinsero poi un patto (Genesi, 21,22-32).
Anche Isacco fu ospite di un re dei Filistei chiamato Abimelech e, anche in questo caso, viene presentato l'intreccio della moglie presentata come sorella. Anche Abimelech e Isacco stringeranno un patto (Genesi, 26).
Phicol era il capitano capo del suo esercito, ma resta controverso se i due Abimelech fossero la stessa persona, se il secondo fosse un successore del primo o se, invece, Abimelech fosse un titolo regale dei Filistei. Così è per Achis, re di Gat, di cui si parla nel Primo libro di Samuele (21,11-15): questi viene chiamato Abimelech nel Libro dei Salmi (34,1). È anche possibile che si tratti della stessa vicenda, riferita tanto ad Abramo quanto ad Isacco da tradizioni orali diverse e più tardi fissata dal redattore in due avvenimenti distinti.
La morte di Dathan, Core e Abiram da un'incisione di Gustave Doré
Abiram è una figura biblica: è uno dei notabili della tribù di Ruben, figlio di Eliab e fratello di Dathan.
Con quest'ultimo sostenne Core il levita in una rivolta contro Mosè e Aronne durante il soggiorno del popolo di Israele nel deserto. Come i leviti del gruppo indotto da Core alla rivolta, Abiram e Datan furono puniti: scomparvero loro, le loro famiglie, le loro tende e tutti i loro beni nel suolo che si aprì per inghiottirli.
Nel film “I dieci comandamenti”
Nella pellicola di Cecil B. De Mille Abiram (Interpretato da Frank Dekova) svolge un ruolo marginale come nelle sacre scritture. È uno schiavo ebreo, fratello di Dathan.
Quando questi diventa governatore di Goscen dopo la cattura di Mosè, diventa maggiordomo del suo palazzo.
È credente, come gran parte degli ebrei, ma non appena ringrazia Dio per l'ottima posizione economica del fratello riceve da questi solo una cinica battuta
«Preferisco il favore del faraone a quello di Dio.»
(Dathan)
È sempre rappresentato al seguito di Dathan sia alla partenza dall'Egitto che sulle rive del Mar Rosso. Sotto le pendici del monte Sinai è al fianco del fratello quando questi incita il popolo a costruire un vitello d'oro.
Insieme a Core tenta di sacrificare Lilia all'idolo ma viene fermato dall'intervento di Mosè che scatena un terribile terremoto nel quale muoiono sia Abiram che Dathan, risucchiati dalla terra insieme al vitello d'oro.
(In ebraico אבישג, "Padre divino"; ... – ...; fl. X secolo a.C.) è un personaggio biblico dell'Antico Testamento.
Era una giovane donna di Sunem,
un villaggio della tribù di Issachar (Giosuè, 19,18).
Abisag divenne una serva di Re
Davide, ebbe il soprannome di Sunammita. Secondo l'Antico Testamento non ebbe
rapporti sessuali con il re (Primo
libro dei re, 1,4), ma dopo la morte di Davide fu considerata una delle
sue concubine.
È questo il motivo per cui Salomone intende la
richiesta della mano di Abisag da parte del fratellastro Adonia,
secondo le tradizioni orientali, come rivendicazione del trono.
La tradizione ebraica associa Abisag ad
un'altra donna di Sunem, che ospitò il profeta Eliseo. Inoltre, la
tradizione ebraica ritiene che re Davide non fece di Abisag una delle sue mogli
perché ne aveva già diciotto, il numero massimo consentito ad un re dalla legge
ebraica.
Abisag (o Abishag) viene universalmente
conosciuta come una bellezza assoluta, tanto che, secondo alcuni, sarebbe la
protagonista del Cantico dei
Cantici.
Nell'arte, la donna è rappresentata, soprattutto da miniatori
medievali, sempre a fianco del re Davide, impegnata nel curarlo o ad accudire
il suo corpo esanime nel letto di morte. In tali miniature viene rappresentata
con le mani incrociate sul petto, simbolo di devozione assoluta e di riverenza
al suo re.
Nel campo operistico sono stati scritti
diversi libretti, sulle vicende di Abisag e David:
Achitofel è stato un consigliere di re
Davide prima e Assalonne poi. Uomo di grande
sagacia, fu consigliere di re Davide, ma passò dalla parte del figlio di
quest’ultimo, Assalonne, ai tempi della rivolta contro il padre.
Achitofel
consigliò Assalonne di dare la caccia a Davide mentre era allo sbando. Ma Cusài
l’Archita, spedito da Davide a Gerusalemme perché si infiltrasse nella corte di
Assalonne, riuscì a sovvertire il consiglio di Achitofel, convincendo Assalonne
che era meglio organizzare un grande esercito che Assalonne stesso doveva
guidare in prima persona per affrontare Davide.
Quest’ultimo,
grazie a Cusài, riuscì a riorganizzarsi e ad avere la meglio su Assalonne. Achitofel,
vedendo che il suo consiglio non era stato seguito, sellò l’asino e tornò a
casa nella sua città, Ghilo, dove si impiccò.
Adamo ed Eva sono due personaggi biblici. Sono considerati il primo uomo e la
prima donna frutto della creazione nell'ebraismo,
nel cristianesimo e nell'islam. Secondo le correnti esoteriche
dell'ebraismo, nella Kabbalah, Eva è la seconda donna creata partendo da
Adamo preceduta da Lilith che in seguito diventerà un demone.
La storia di Adamo ed Eva è centrale
nella convinzione che Dio ha creato gli esseri umani per farli vivere
sulla Terra intesa come Paradiso. Questo concetto rappresenta anche il
presupposto secondo cui l'umanità è in sostanza una sola famiglia, nel senso
che tutti discendono da una singola coppia di antenati originali, inoltre
fornisce gran parte della base scritturale per le dottrine sulla caduta
dell'uomo e sul peccato originale, credenze molto importanti
del cristianesimo ma generalmente non condivise da islam e ebraismo.
Nel Libro della Genesi della Bibbia
ebraica, i capitoli da 1 a 5 presentano due racconti della creazione, con
due punti di vista distinti. Nel primo Adamo ed Eva (anche se non si fa
riferimento al nome) sono stati creati insieme a immagine di Dio ed è stato
dato loro il compito di riprodursi e il dominio su tutto ciò che Dio aveva
creato. Nel secondo racconto Dio modella Adamo dalla polvere e lo colloca
nel giardino dell'Eden, dove aveva il dominio sulle piante e gli animali.
In seguito Dio pone un albero della conoscenza del Bene e del Male nel
giardino e vieta ad Adamo di mangiarne i frutti. Tuttavia, mediante l'inganno
di un serpente, Eva mangia i frutti dell'albero proibito. Dio maledice solo il
serpente e la terra e profeticamente dice alla donna e all'uomo quali saranno
le conseguenze del loro peccato di disobbedienza, dopodiché li bandisce dal
giardino dell'Eden.
La storia è stata interamente elaborata
nelle successive tradizioni abramitiche ed è stata ampiamente analizzata dagli
studiosi. Le interpretazioni e le credenze riguardo ad Adamo ed Eva, così come
la loro storia, variano nelle diverse religioni.
Scarse sono le menzioni di Adamo ed Eva
negli altri libri protocanonici della Bibbia ebraica (testo
masoretico): in essi, Adamo è menzionato solo nella genealogia iniziale
del primo libro delle Cronache.
Nel cosiddetto "Lamento sul Re di Tiro",
contenuta nel Libro di Ezechiele, il profeta allude chiaramente al
terzo capitolo della Genesi, ma Adamo non è menzionato e la trasgressione è
identificata con i "commerci", che, nel crescere, hanno
"riempito di violenza" il principe di Tiro e non al mangiare un
frutto proibito.
Un'altra possibile menzione di Adamo
(chiamato "il primo uomo") è contenuta forse nel Libro di Giobbe.
Libri
deuterocanonici
A differenza del testo masoretico,
nei libri deuterocanonici (contenuti nel testo della Septuaginta) abbondano i riferimenti
alla storia della creazione.
Nel Libro di Tobia essi sono
entrambi menzionati come origine dell'umanità e presentati come modello di vita
coniugale, mentre nel Libro del Siracide Adamo è menzionato tra gli
uomini illustri dell'antichità ed Eva è accusata di essere responsabile
del peccato originale.
Il Libro della Sapienza, pur non
menzionando direttamente Adamo, menziona "il primo essere, plasmato di
creta" e "il padre del mondo" e afferma che Dio creò
l'uomo a propria immagine e somiglianza, sebbene poi esso sia stato corrotto
dal diavolo
Testi
apocrifi
Ancora più numerosi sono i riferimenti
ad Adamo ed Eva negli apocrifi dell'Antico Testamento. Nel Secondo Libro di Enoch Eva è attaccata in
quanto responsabile del peccato originale, accusa presente anche nell'Apocalisse di Mosè e nell'Apocalisse di
Esdra. Diverso è il caso della Vita di Adamo ed Eva, dove invece la
nascita del peccato viene fatta ricadere su entrambi i progenitori.
Nei manoscritti del Mar Morto,
nella Geniza del Cairo e altre opere del giudaismo rabbinico successivo,
Adamo è spesso esaltato, in quanto creazione a immagine e somiglianza di Dio.
Secondo 2Re, Adonia (ebraico: אֲדֹנִיָּה, 'Ǎḏōnīyyā; "il mio signore è Yah") era il quarto figlio del re Davide. Sua madre era Aggith come riportato in 2Re 3,4. Adonia nacque a Ebron durante il lungo conflitto tra Davide e la casa di Saul. In 3Re, si autoproclamò brevemente re d'Israele durante la malattia terminale di suo padre Davide, prima di cedere pacificamente il trono a suo fratello Salomone.
Biografia
Dopo la morte dei suoi fratelli maggiori Amnon e Assalonne, Adonia si considerava l'erede al trono. Acquistò carri e un grande seguito. Il re non ne era a conoscenza, essendo “colpito negli anni” dalla salute cagionevole, e si trovava in un'altra città. Adonia consultò e ottenne l'appoggio sia del comandante dell'esercito Ioab che dell'influente sacerdote Abiatar. Tuttavia, il sacerdote Zadok, Benaiah, capo della guardia del corpo del re, Natan, il profeta di corte e altri non si schierarono con Adonia.
In previsione della morte imminente del padre, Adonia invitò i suoi fratelli principi e gli ufficiali di corte a un solenne sacrificio per annunciare la sua pretesa al trono. Non invitò Salomone né alcuno dei suoi sostenitori. Secondo la Jewish Study Bible, escludendo Salomone, Adonia dimostra la sua consapevolezza che in effetti sta usurpando il trono.
Presumendo che Adonia si sarebbe mosso presto per eliminare qualsiasi rivale o opposizione, Natan avvertì Betsabea, la madre di Salomone, e le consigliò di ricordare al re la precedente promessa di fare di Salomone il suo successore. Lillian R. Klein trova nella promessa di Nathan di confermare la dichiarazione di Betsabea un suggerimento che le sue parole potrebbero aver richiesto una verifica e che non c'era una precedente promessa definitiva a favore di Salomone: tuttavia in 1 Cronache 29 e 2 Re 15 si dice che Davide avesse effettivamente promesso che Salomone sarebbe stato unto re.
Tuttavia, Adonia fu soppiantato da Salomone per l'influenza di Betsabea e per la diplomazia del profeta Natan, che indussero Davide a dare ordini che Salomone fosse immediatamente proclamato e ammesso al trono.
Dopo aver ricevuto la notizia che Salomone era stato incoronato re, i sostenitori di Adonia fuggirono rapidamente, mentre Adonia si rifugiò presso l'altare.
In seguito ricevette il perdono per la sua condotta da Salomone a condizione che si mostrasse un uomo degno (3Re 1,5-53). In seguito, Adonia chiese di sposare Abisag di Shunem, che servì suo padre Davide sul letto di morte. Salomone, tuttavia, interpretando la richiesta come un secondo tentativo di ottenere il trono, negò l'autorizzazione a tale impegno, anche se Betsabea ora supplicò in nome di Adonia. Adonia fu quindi messo a morte (3Re 2,13-25).
Il termine Agaghita compare
nel Libro di Ester per indicare il
malvagio Aman. Dato che non si conosce alcun toponimo
antico "agag", il termine dovrebbe indicare (secondo un midrash) un
discendente di Agag, il re degli Amaleciti sconfitto
da Saul.
Il termine indica che tra Mardocheo,
che è un beniaminita come Saul, e l'agaghita Aman, c'è una lotta mortale.
Secondo l'Esodo gli Amaleciti avevano attaccato a tradimento gli israeliti,
appena usciti dall'Egitto, e, perciò, nel Deuteronomio erano stati votati allo
sterminio (Deut 25,17-19).
*Agar
La storia di Agar è raccontata nella Genesi ai capitoli 16 e 2.
Siccome Sara non riesce a dare un figlio al marito Abramo, gli offre la propria schiava, una straniera di nome Agar, con l'obiettivo di adottarne il figlio al momento del parto. Da questa unione nascerà Ismaele. Quando si accorge di essere incinta, Agar perde ogni rispetto per la sua padrona, che finisce col maltrattarla. In seguito, anche Sara riesce a generare un figlio, Isacco, ma - quando lo vede scherzare col fratellino Ismaele - scoppia in Sara una profonda rabbia, al punto che Abramo è costretto ad allontanare Agar e suo figlio.
Il testo nella versione CEI
Il bambino [Ismaele] crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che essa aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. Disse allora ad Abramo: «Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco».
La cosa dispiacque molto ad Abramo per riguardo a suo figlio. Ma Dio disse ad Abramo: «Non ti dispiaccia questo, per il fanciullo e la tua schiava: ascolta la parola di Sara in quanto ti dice, ascolta la sua voce, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. Ma io farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava, perché è tua prole».
Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre di acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Essa se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. Tutta l'acqua dell'otre era venuta a mancare. Allora essa depose il fanciullo sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il fanciullo!».
Quando gli si fu seduta di fronte, egli alzò la voce e pianse. Ma Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione». Dio le aprì gli occhi ed essa vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e fece bere il fanciullo. E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie del paese d'Egitto. (cfr. Genesi 21,8-21)
Esegesi
Il racconto mette in luce due temi principali. Anzitutto Sara, che non ha creduto alla promessa di Dio di darle un figlio e ha cercato di arrangiarsi con mezzi umani per procurarsene uno adottivo, scopre di essersi cacciata nei guai. Agar, infatti, non accetta di essere considerata solo una madre per conto di altri e Ismaele non accetta di non essere considerato il vero primogenito di Abramo. Deve intervenire l'angelo del Signore per allontanare Agar e simultaneamente assicurare la sorte di Ismaele e dei suoi discendenti.
Secondariamente il racconto viene utilizzato per sottolineare l'attenzione di Dio per gli individui che la mentalità corrente considera inferiori.
Agar è donna, è schiava, è straniera. Sara e Abramo ne parlano solo come "la schiava", senza nemmeno riconoscerle la dignità di chiamarla per nome. Per Sara Agar è solo lo strumento di una maternità surrogata, come previsto dalle consuetudini semitiche codificate nel Codice di Hammurabi. Dio, invece, vede l'afflizione di Agar senza che lei abbia bisogno di esprimerla. Dio ascolta quando certe situazioni gridano verso il cielo e chiama Agar sempre per nome.
Agar, inoltre, è la prima donna in tutta la Bibbia alla quale compare l'angelo del Signore e per annunciarle la maternità e il destino del figlio, di cui stabilisce anche il nome (e il nome "Ismaele" significa proprio "Dio ascolta").
La discendenza di Abramo e Agar
Tramite la discendenza di Ismaele, così come tramite quella della seconda moglie di Abramo, Keturà, si realizza la profezia secondo cui Abramo sarebbe diventato "padre di una multitudine di nazioni" (Gen 17,4). Il racconto ha una finalità eziologicaː dare conto della stretta somiglianza linguistica e in parte culturale fra ebrei e arabi.
Dai dodici figli di Ismaele (Gn 25,12-16) proverrebbero le tribù arabe che abitavano il deserto a Est della Palestina, citate in diversi testi biblici. Per esempio dal primogenito Nebaiòt discenderebbero i Nabatei, da Kedar il regno dei Kedariti, da Tema gli abitanti dell'oasi di Tayma, ecc.
In Gn 37,27-28 i mercanti ismaeliti, a cui sarà venduto Giuseppe, sono confusi con i Madianiti, che, però, secondo un altro brano biblico discenderebbero dall'ultima moglie di Abramo, Keturà (Gn 25,1-2). I madianiti svolgeranno un ruolo importante nelle vicende di Mosè.
Tradizione Islamica
Agar non è citata direttamente nel Corano ma è conosciuta, sotto la variante Hājar, dalla tradizione musulmana ed è considerata la seconda sposa di Abramo e la madre del suo figlio primogenito Ismaele/Ismāʿīl.
A lei si riconduce il rito del sa'y, che si svolge nel corso dei pellegrinaggi maggiore e minore, del hajj e della ʿumra tra le collinette meccane di Safa e Marwa.
L'abbandono di Hājar e di Ismāʿīl è considerato una prova per vagliare la fede della donna nella provvidenza divina e Dio non mancherà d'aiutare la donna dopo la sua accorata ricerca d'aiuto.
Aman è un personaggio citato nel Libro di Ester della Bibbia e in molti testi successivi, fra cui la
Divina Commedia di Dante Alighieri. Secondo la storia biblica era il favorito
di Assuero e poi fu nominato "visir" dal re persiano; tentò di
sterminare tutto il popolo ebraico dell'impero, ma poi fu ucciso da Assuero.
Amnon era il figlio maggiore di Re David e Ahinoam, una donna di Jezreel. È menzionato nella Bibbia in 2 Samuele 13, dove viene raccontata la sua storia. Amnon era infatuato della sua sorellastra Tamar e ha escogitato un piano per violentarla. Ha finto di essere malato e ha chiesto a Tamar di venire nella sua camera da letto per prendersi cura di lui.
Una volta arrivata, l'ha sopraffatta e violentata.
Questo atto di la violenza ha causato grandi disordini nella famiglia di Davide. Il fratello di Tamar, Absalom, che l'amava profondamente, fu consumato dall'odio per Amnon.
Ha aspettato due anni prima di vendicarsi e alla fine ha ucciso Amnon. Questo evento portò all'esilio di Assalonne ea ulteriori conflitti all'interno della famiglia di Davide.
La storia di Amnon e Tamar è difficile da leggere e da capire. Solleva domande sull'amore, la lussuria e le conseguenze delle nostre azioni. Come cristiani, è importante studiare e riflettere su queste storie della Bibbia, anche quando sono scomode. Possiamo imparare dagli errori di coloro che ci hanno preceduto e sforzarci di vivere la nostra vita in modo fedele agli insegnamenti di Dio.
Amram, un Levita, padre di Mosè. Amram, il nome Ebraico significa Gente elogiata, come sua
moglie Iochebed della tribù di Levi. Erano il padre e la madre di Mosè. Amrad
visse 137 anni.
Antiòchide (... –
...; fl. II secolo a.C.) fu concubina del re Antioco IV Epifane,
nel periodo del suo regno, dal 175 a.C. al 164 a.C.
Di lei null'altro si sa, se non che il re seléucida le donò le città
di Tarso e Mallo (quest'ultima sul fiume Piramo vicino
al Golfo di Isso) che insorsero per questa decisione:
Tale era l'usanza dei re dell'Asia. Assegnavano alle loro mogli delle
città, ad esempio una per le scarpe, una per gli ornamenti del collo, un'altra
per il velo, ecc. 'Le città Greche non volevano essere soggette alle donne dei
re' i cittadini delle due città cilice protestarono contro il
trasferimento delle loro entrate a Antiòchide, concubina del re.
Questa notizia è molto importante per gli storici poiché permette di
escludere la dedicazione della città di Antiochia sul Cidno a Antioco
IV Epifane.
*Aram
Aram
fa parte della discendenza di Sem insieme
ai suoi fratelli Elam, Assur, Arpacsàd e Lud.
Il suo nome viene dato anche ad un'altra figura biblica, anche
essa non proprio attiva nella storia della Genesi: il nipote di Nacor (fratello di Abramo).
È considerato il progenitore eponimo degli Aramei.
Assalonne (o Abshalom o Abishalom, in ebraico אַבְשָׁלוֹם, che significa "il padre è pace"; Ebron, ... – Foresta di Efraim, ...; fl. XI secolo a.C.) è stato un nobile ebreo antico.
Fu pretendente al trono dell'antico regno d'Israele. Visse attorno al 1000 a.C. e viene citato nelle Scritture in: II Libro di Samuele, 3, 3; 13, 19; 20, 6; I Libro dei Re, 1, 6; 2, 7-28; 15, 2-10; I Libro delle Cronache, 3, 2; II Libro delle Cronache, 11, 20 e segg.; Salmi, 3,1.
Nella Bibbia
Assalonne era figlio del re Davide e di una delle sue mogli, Maaca, che era figlia di Talmai, re arameo di Gheshur. Nel secondo dei Libri di Samuele viene descritto come il più bell'uomo di Israele dal corpo perfetto e dai capelli lunghi e folti.
Assalonne entrò una prima volta in rotta con il padre a causa di sua sorella Tamar. Di questa si era invaghito Amnon, il figlio più anziano di Davide e di un'altra sua moglie, Achinoam di Izreel, l'aveva attirata con un inganno nelle sue stanze e l'aveva violentata.
Poiché Davide non aveva fatto giustizia del crimine, Assalonne si vendicò uccidendo a tradimento il fratellastro durante un banchetto, e poi, temendo la reazione del padre, fuggì a Ghesur, presso il suo nonno materno. Attese tre anni che l'ira di Davide si placasse, finché, ottenendo come intercessore il generale Ioab, ricevette il perdono e poté fare ritorno a Gerusalemme.
Quattro anni più tardi, evidentemente persuaso che Davide fosse un re troppo debole, Assalonne iniziò a tramare per sottrargli la corona. Organizzò quindi un'insurrezione e costrinse il padre a fuggire da Israele, ritirandosi oltre il Giordano. Il principe si proclamò re e si appropriò anche di dieci concubine di Davide, che erano state lasciate indietro. A suo favore si schierarono membri della stessa tribù di Giuda, che si ritenevano trascurati dal re, come Amasa, nipote di Davide e cugino di Assalonne, e parenti del precedente re Saul, come Merib-Baal (sul punto però il testo biblico non è chiaro). Anche Achitofel, un consigliere di Davide, si schierò dalla sua parte e gli suggerì di inseguire subito il padre fuggiasco. Assalonne dette invece retta al discorso di Cusài l'Archita, che gli disse di temporeggiare, radunare un'armata e porsi lui stesso a capo di essa. Cusài era in verità una spia fedele al vecchio re, e il suo intervento permise alla fazione di Davide allo sbando di riorganizzarsi e muovere alla riscossa. Presso la Foresta di Efraim avvenne lo scontro decisivo e i seguaci di Assalonne furono battuti dai lealisti guidati da Ioab. Il principe stesso fuggì in groppa ad un mulo, ma i suoi lunghi capelli si impigliarono tra i rami di una quercia e lui rimase così appeso, venendo raggiunto. Davide aveva raccomandato ai suoi soldati di avere riguardo della vita del figlio ribelle, ma il suo generale, Ioab, ignorò l'ordine e trafisse il cuore ad Assalonne, lo fece staccare dall'albero e finire da dieci scudieri. Gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB osservano in merito a tale morte, descritta in 2Sam18,10-14; 18,15, come "si nota un disaccordo tra i vv. 10-14 e il v. 15 sulla morte di Assalonne. Il primo sviluppo sembra essere una versione tendenziosa, impregnata di ideologia regale e ostile a Ioab". Davide rimase profondamente addolorato per l'uccisione di Assalonne e levò lamenti come in giorno di lutto, anziché di trionfo per la battaglia vinta (2Sam 19:3).
Figli
L'Antico Testamento è ambiguo sulla figliolanza di Assalonne. Nel II Libro di Samuele è detto: "Ad Assalonne nacquero tre figli ed una figlia, detta Tamar, che era donna di bell'aspetto", tuttavia nel medesimo libro si dice: "Ora Assalonne, mentre era in vita, si era eretta la stele che è nella Valle del re, perché diceva: «Io non ho un figlio che conservi un ricordo del mio nome»; chiamò quella stele con il suo nome e la si chiamò monumento di Assalonne fino ad oggi".
Questo racconto è riportato dopo quello della morte di Assalonne, quindi la contraddizione potrebbe essere superata in quanto la Scrittura parla dei figli di Assalonne nel corso del racconto dei suoi contrasti con il padre Davide e quindi egli potrebbe effettivamente aver avuto i tre figli maschi allora, ma questi potrebbero essere tutti e tre deceduti nel frattempo.
Gli esegeti dell'interconfessionale Bibbia TOB ritengono, invece, che tale discrepanza sui figli di Assalonne sia dovuta a due diverse tradizioni in contraddizione.
Un "monumento di Assalonne" esiste tutt'oggi ed è vistabile nei pressi di Gerusalemme, nella Valle del Cedron. Si tratta però di una costruzione risalente al primo secolo dopo Cristo, quindi di molto posteriore all'epoca in cui visse il figlio di Davide.
Un'altra contraddizione riguarda la figlia femmina, che nel primo passo citato viene chiamata Tamar ma nel II Libro delle Cronache viene chiamata Maaca, come la nonna paterna. La citazione riguarda Roboamo, allorché si parla delle mogli del re di Giuda: "...prese Maaca, figlia di Assalonne, che gli partorì [...] Roboamo amò Maaca, figlia di Assalonne, più di tutte le altre mogli e concubine.".
Anche nel I Libro dei re si dice "Egli [Abiam, figlio di Roboamo, n.d.r.] regnò tre anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Assalonne".
È probabile un errore di interpretazione del nome da parte del cronista del II Libro di Samuele ed il nome esatto della figlia di Assalonne sarebbe in tal caso Maaca.
Assur (in ebraico אַשּׁוּר ?) spesso
traslitterato anche come Ashur, era il secondo
figlio di Sem, figlio di Noè. I fratelli di Assur erano Elam, Arpacsad, Lud e
Aram.
È considerato il fondatore eponimo degli Assiri.
Azaria, Anania e Misaele (in ebraico חנניה, עזריה ומישאל?, Hanania, Azaria vèMishaël), chiamati
anche Abdenego, Shadrach e Mesach,
sono tre personaggi biblici, la cui storia è narrata nel Libro di
Daniele.
Durante il terzo anno di regno di Ioiakim, Nabucodonosor II attaccò
il regno di Giuda e deportò parte dei suoi abitanti; ordinò quindi al
capo dei suoi funzionari di corte, Asfenaz, di condurgli dei giovani di Giuda
di famiglia nobile e intelligenti, così che potessero essere educati
nella lingua caldea e servire a corte.
Tra questi ragazzi vi erano
Azaria, Anania, Misaele e Daniele (che poi sarebbe diventato profeta);
Asfenaz decise di cambiare loro il nome assegnandogliene uno caldeo, così
"Daniele" divenne "Baltazzàr", "Azaria" divenne
"Abdenego", "Anania" divenne "Shadrach" e "Misaele"
divenne "Mesach".
Daniele, non volendo contaminarsi con i cibi caldei, ottenne da Asfenaz di
poter mangiare, assieme ai suoi tre compagni, solo acqua e legumi per
una settimana; dopo questo tempo, Asfenaz vide che i quattro erano più in carne
di tutti gli altri, e acconsentì a dar loro solo legumi come chiedevano.
Terminato il loro periodo di educazione, Asfenaz condusse tutti i giovani da
Nabucodonosor, il quale trovò che Daniele, Azaria, Anania e Misaele erano più
saggi e intelligenti non solo fra tutti i ragazzi, ma anche fra tutti i dotti
del suo regno.
Sogno di Nabucodonosor
Successivamente, Nabucodonosor fece un sogno che lo agitò terribilmente;
chiese consiglio ai suoi dotti caldei, che però non seppero dargli spiegazioni.
Furioso, ordinò che tutti gli studiosi del regno fossero messi a morte.
Daniele, ricercato come tutti gli altri, convinse il capo delle guardie Arioch
a condurlo dal re, e promise al re che, se gli avesse dato tempo, gli avrebbe
spiegato il suo sogno. Nabucodonosor acconsentì, e Daniele, tornato a casa,
spiegò la cosa ad Azaria, Anania e Misaele.
I quattro giovani pregarono Dio di
rivelare loro il significato del sogno per sfuggire alla morte, e Dio lo svelò
a Daniele con una visione notturna. Ritornato dal re, gli svelò il significato
del suo sogno; grato, il re fece Daniele governatore della provincia di Babilonia e,
su sua richiesta, fece Azaria, Anania e Misaele amministratori di tale
provincia.
Fornace ardente
In seguito ancora, Nabucodonosor fece erigere una statua e ordinò che tutti
i cittadini del suo regno dovevano prostrarsi e adorarla, pena essere gettati
in una fornace ardente; alcuni cittadini andarono dunque dal re a
informarlo che Azaria, Anania e Misaele non adoravano la statua. Fattili
chiamare, Nabucodonosor chiese loro conto di quanto sentito, ed essi lo
confermarono.
Il re minacciò di gettarli nella fornace, al che i tre gli
risposero che il loro Dio li avrebbe salvati, ma che se anche non l'avesse
fatto, loro non avrebbero comunque adorato la sua statua.
Nabucodonosor li fece immediatamente legare e gettare nella fornace: gli uomini
del re che ve li avevano gettati rimasero subito uccisi dalle fiamme, mentre i
tre giovani camminavano nel fuoco senza esserne colpiti, lodando e benedicendo
il Signore.
Ogni volta che qualche uomo del re attizzava il fuoco della
fornace, rimaneva ucciso, mentre un angelo di Dio, che era sceso con
Azaria, Anania e Misaele, allontanava da loro le fiamme e per loro nella
fornace era come se "soffiasse un vento pieno di rugiada".
Nabucodonosor, sgomento al vedere i tre giovani immuni al fuoco e soprattutto
accompagnati da un quarto "simile nell'aspetto a un figlio di dèi",
li fece uscire e benedisse a sua volta il loro Dio, decretando che chiunque
avesse offeso il loro Dio sarebbe stato fatto a pezzi e la sua casa rasa al
suolo.
I tre giovani furono ammessi alla corte del re Nabucodonosor in Sennaàr e
iniziati allo studio della lingua dei Caldei (Daniele 1:1-5[7]).
Il profeta ricevette il dono dell'interpretazione di sogni e visioni, che
appartiene anche alla tradizione letteraria nota come parafrasi caldea.
Il Trattato sull'Apocalisse di Isaac
Newton fece un uso costante della parafrasi caldea per l'interpretazione
di sogni e visioni dei profeti e dell'apostolo Giovanni, notando la sua
sovrapponibilità con le simbologie bibliche. La parafrasi caldea era
considerata una fonte esegetica della Sacra Scrittura anche nell'Italia del
settecento.