Ora del Mondo 1950-1974
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Presiede Sua Eccellenza Mons. Aurelio Signora - Delegato Pontificio Prelato di Pompei
Il gran giorno pompeiano, l’8 maggio del 1970
Il popolo di Dio accorse, come di consueto, da ogni parte, fin dall’antivigilia per assistere ai vari tempi della Supplica. La sera della vigilia un pigì0 di folla da togliere il respiro riempiva tutti gli angoli della Basilica: una folla di ogni ceto con gli occhi lucidi, inebriati di speranza, pregò ininterrottamente, e le navate fino alle tre del mattino dell’8 risuonarono di gemiti, di sospiri, di avemaria, di canti, di brevi sermoni.
Tema: “I Misteri del Santo Rosario”. A mezzanotte, nell’azione liturgica presieduta dal Vicario Mons. Remo Carletti, 3400 furono le comunioni.
La liturgia del giorno 8 toccò il suo vertice alle ore 12. La piazza era gremitissima; gremiti balconi, finestre e terrazze. Drappi, bandiere e vessilli sventolano da tutti i palazzi e dalla classica facciata della Basilica.
La messa fu celebrata da S. Ecc. Mons. Aurelio Signora all’aperto, sotto l’arco centrale della loggia della Basilica. Facevano corona Orfani e Orfanelle, Suore, Seminaristi, i Padri Liguorini, i Fratelli delle Scuole Cristiane, i Sacerdoti della Prelatura: tutta la corona – e sa di privilegio – che la Madonna tiene attorno a sé per la missione di bene.
Ore dodici! Gli italiani aspettavano, come sempre, la radiotrasmissione della Supplica. Gli apparecchi erano sintonizzati con Pompei. Invece tacquero! Nelle case, negli ospedali, in tante scuole e istituti i devoti se ne stavano dinanzi a una immagine della Vergine con in mano il Rosario e la preghiera della Supplica. Aspettavano per primo il segno dello scampanio dal Santuario. La radio taceva e l’impazienza diveniva tormento penoso come di una sciagura.
Il dolore fu profondo e unanime. Lo giudicammo dalle telefonate accorate, da espressioni risentite, da vivaci proteste e… minacce, come se il Santuario non avesse voluto tener conto delle legittime attese.
Quanto fosse stata dolorosa la sorpresa – solo in mattinata si era saputo il diniego di trasmettere la Supplica in onda nazionale – lo sottolineò il Delegato Pontificio nel discorso pronunziato alla Messa delle 11,30. Il canto della Supplica, allargato dagli altoparlanti, riempì solo il tempio, la piazza e le vie adiacenti. C’era chi piangeva per il negato onore alla Vergine e chi implorava misericordia.
Prevalse la ragione e l’amore illuminato dalla fede. Del resto l’uomo si salva abbandonandosi all’Amore: «omnia vincit Amor et nos cedamus Amori!» (Virg., Bucol., X, 69). Lo diciamo con mente e cuore cristiano.
Alle 12,30 i cuori sono come rappacificati. Il Delegato Pontificio intona la Salve Regina e con lui un coro potente di centomila persone canta alla Madre di Dio.
Il sole fa rifulgere le gemme della mitra, l’argento e l’oro del piviale, e quando l’arcivescovo apre le braccia e, tre volte, spartisce l’aria col segno della croce, tutti s’inchinano a ricevere la benedizione di Dio Onnipotente, ringraziando e benedicendo e sperando sorrisi e grazie da Colei che Dio stesso volle Madre, Mediatrice e Soccorritrice nostra. (Salvatore Lo Piccolo)
Maggio, Purezza e Bellezza
Ogni Santuario ha la sua stagione, il suo mese, il suo giorno. Quello di Pompei invece – e più di cento anni di storia lo documentano – abbraccia tutti i 365 giorni dell’anno: splenda il sole o scrosci la pioggia, faccia sentire i suoi urli il vento o spiri carezzevole la brezza del golfo di Napoli… la Madonna tiene sempre aperte le sue udienze (oh quanto ci tiene!) e sono affollate ogni giorno, affollatissime la domenica, straripanti a maggio.
Maggio, questo esperto colorista e finissimo battiloro, preparato e invocato da una ormai universale devozione, quella dei 15 sabati, fa svolgere nel Santuario una liturgia tutta sua, infallibile e ineffabile, che tutto sa graduare e tutti sa commuovere.
Questo ci conferma che maggio «è uscito dalla mente di Dio che gioca gentilmente con il mondo delle sue creature…» (Cesare Angelini), per un accrescimento di lode a Colei che nobilitò la nostra natura, avendo generato il Cristo.
Il nostro maggio a Maria. Essa, nel Santuario, dei 31 giorni del mese, ne ha tre suoi, di piena e filiale esplosione, l’1, l’8, il 31.
L’1, festoso sempre, è come l’ingresso in orbita e fa orientare l’umana nostra attenzione al lume più fulgido che illuminerà nel mese le anime: «tutto mi ristrinse | l’animo ad avvivar lo maggior foco» (Par. XXIII – 89-90).
All’8 maggio il volo si svolge roteando attorno alla luna: «la viva stella | che là su vince come qua giù vinse (93-94) ogni altra luce».
Il 31 il giro spaziale si chiude.
Le anime rinnovate, purificate, confortate dalla materna carezza, che è ridente speranza, rientrano nell’orbita umana della vita.
E così, per un mese intero, nel Santuario di Pompei, si gode un carosello di giorni alcionici, in un clima tutto votato alla Bellezza e alla Purezza.
Bellezza e Purezza è Maria, che, creatura come noi, - o santo orgoglio umano! – fu elevata da Dio a Madre del Cristo.
Un canto di 31 giorni
Della sua bellezza e purezza parlano per tutto il mese i sacerdoti del Santuario – un coro di voci e di gole variamente vibranti – e ci diedero un bellissimo fresco entro una cornice d’oro e di luce. A cantare la prima strofa e a stabilire la melodia del mese fu il Delegato Pontificio, Mons. Aurelio Signora, e la ripetette con vibrazioni e toni vigorosi, in altri giorni, perché nessun calo soffrisse il canto e l'entusiasmo. Mai, forse, come quest'anno, i pellegrini sono accorsi così numerosi a venerare la Regina del Santo Rosario: quattrocentotrentatré pellegrinaggi (quelli segnati) con circa 47 mila unità.
Perché tanta esplosione di cuori?
Cogliamo dal sorriso di tanti una domanda inquietante: perché tanta esplosione di cuori per il giorno 8 maggio, che non ha nessun rapporto con il Rosario, come sarebbe, giustamente, la prima domenica di ottobre?
Una risposta precisa, categorica, nemmeno Bartolo Longo la disse. Ebbe anch'Egli domande e frecciate: accolse queste con con quel sorriso intelligente e furbetto, e rispose evasivamente a quelle.
Se avesse aperto il suo cuore chissà che quotazioni di epiteti avrebbe raccolto, e preferì tacere, che è sempre bello, ed è anche carità
L'8 maggio, pensiamo noi, fu una scelta intima fra sé e la Madonna, che lo illuminò, lo ispirò, lo lanciò nella missione affidatagli. Una missione mariana andava bene nel mese consacrato a Maria. Maggio fu iol mese del suo ritorno e il giorno 8 maggio fu come l'ingresso ufficiale, dopo la veglia d'armi, tra i cavalieri del Santo Rosario. Una pia leggenda lega al monte Faito (il monte che sovrasta Stabia) l'apparizione di S. Michele, Bartolo Longo, Cavaliere della Madonna, prende dall'Arcangelo la spada e l'ardore. Egli credette a questa apparizione e noi crediamo, quis vetat!, a una sua particolare apparizione. Ma, paulo maiora canamus!
La nostra luce cristiana ci deve persuadere dello stile di Dio. Egli va scavando sempre fra la spazzatura per i grandi fatti della Storia e sceglie uomini e giorni incolori, e spesso assai conturbanti. Dalla elezione degli apostoli a Caterina Labouré, a Bernardette, a Lucia, al Nostro Don Bartolo... c'é un denominatore comune, una linea di azione presso che uguale. Per quanto si voglia scandagliare e sottilizzare non ci rimane che piegare le ginocchia, congiungere le mani e accettare intelligentemente la divina volontà che è Volontà di Amore e di Misericordia. Le grandi cose operate nell'anima della Vergine "fecit mihi magna quipotens est" - il Potente il cui nome è santo e la cui misericordia conforta chi lo teme, innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati, e disperde i superbi, perché l'uomo, senza timore, possa vivere in santità e giustizia, al suo cospetto, tutti i suoi giorni - queste grandi cose si ripetono nella Chiesa, Madre dei Santi, in quelle anime che Dio pone sul candelabro perché facciano lume a quelli di casa.
L'8 maggio, un giorno come gli altri, nella cornice pompeiana, anzi nella devozione del S. Rosario, è divenuto, per volere di Dio, non per popolare bizzocheria o sentimentalismo sdolcinato, giorno di luce e di grazie. Il cielo si apre, sottolineava Bartolo Longo, la mistica Rosa Trionfa e mostrando la ricca dote ricevuta da Dio - Omnipotentia supplex è Maria - chiama, instancabilmente e insistentemente, i figli al suo Santuario.
Cento anni di storia lo dimostrano, per cui possiamo dire con spirituale soddisfazione che i "fatti" non "l'affetto l'intelletto lega".
200 mila persone di ogni ceto e levatura, amici e nemici, credenti e curiosi e avversi... che si spingono all'8 maggio al Santuario di Pompei... è un fatto che ci fa balbettare, pensosi: digitus Dei est hic! E' quel che si deice la parola del Delegato Pontificio, che riportiamo, così come l'abbiamo potuto raccogliere.
Allocuzione di S.E. Mons. Aurelio Signora - Delegato Pontificio Prelato di Pompei
Il nostro pensiero devoto alla Madonna Regina del Rosario, sale con profonda riconoscenza all'Autore della supplica, fondatore del Santuario e di Pompei.
Bartolo Longo, stanco, malato, al tramonto della vita, provò un'immensa gioia, quando, nell'aprile dell'Anno Santo 1925, lesse nel messaggio di Papa Pio XI al mondo, le parole che riguardavano lui, fondatore di Pompei: eccole: "Una piccola chiesa, in verità, ideava quell'egregio uomo, tuttavia per l'abbondanza delle grazie e dei prodigi impetrati dalla Vergine di Pompei, tale fervore divampò dovunque negli animi cristiani, tale fu il numero dei pellegrini accorrenti colà e tanto generosa fu la corrispondenza in testimonianza di devota riconoscenza, che fu ivi edificato un tempio non solo insigne per architettura e per arte, ma ancora splendido per ornamenti di ogni genere".
Il Santuario fu ampliato, ma l'acquisita vastità non basta a contenere le moltitudini che, specialmente oggi, vogliono onorare la Regina del Rosario, e perciò siamo costretti a raccoglierci in questa nobile piazza, davanti alla monumentale facciata che è parte dell'edificio costruito da Bartolo Longo, rimasta intatta a ricordarci la fede del Servo di Dio e la sua ansia di carità, protesa verso la Pace, costante e più che mai attuale sospiro di tutte le genti.
E qui siamo per elevare ancora una volta la Supplica che uscì dal cuore ardente di Bartolo Longo. Ogni anno quasi in tutto il mondo si suole recitare nel giorno 8 maggio e nella prima domenica di ottobre. "Anche noi - affermava Pio XI nel solenne messaggio che commosse il venerato vegliardo - anche noi, nella Cappella Paolina la recitiamo con profonda gioia e soavità dell'animo nostro".
Noi stiamo vivendo quest'ora. Celebrato il Santo Sacrificio, con l'anima piena delle presenza di Gesù, sapendo di far cosa grata al Suo cuore teneramente legato alla Divina Immacolata Madre, ci apprestiamo a ripetere le invocazioni dettate da Bartolo Longo che davano profonda gioia e soavità all'animo del grande Pontefice.
La maestà sacra di quest'ora avvolge il nostro spirito.
Siamo consapevoli della grandezza della ""Supplica" preghiera luminosa, calda di cristiano ed umano sentimento. Sale fino al trono di Dio, per noi, per la Chiesa e per innumerevoli cuori provati dalla sofferenza, infelici, malati, che, in quest'ora di misericordia, implorano grazia.
Milletrecento orfani, attorno alla Sacra Immagine della Regina del Rosario, duecentocinquanta suore, centinaia di sacerdoti e di religiosi sanno di essere interpreti delle speranze del mondo e, grati alla Provvidenza del gran beneficio di vivere nel Santuario di Pompei, dove hanno casa, scuole, cure, affetto, fiducia, sicurezza del pane quotidiano, che è dono di innumerevoli benefattori, sanno di essere voce di chi spera, di chi crede, di chi attende la risposta di Dio.
Quale meraviglioso scambio di carità, nella luce della fede, nella solidità della speranza! "Nelle ore di commozione - dice Bartolo Longo - l'amore prorompe in preghiera". E questa è ora di commossa preghiera, di amore universale, di fede ardente, di divina speranza.
Questa immensa folla non è massa di curiosi, non è attratta da insolito spettacolo, da motivi vani, è un popolo di oranti, di credenti, spinto da una carica di altissimo ideale, irrorato di grazia, luminoso di fede.
Da tante labbra prorompe una sola voce, chiara e sicura perché sa di avere in ascolto un cuore di donna, un cuore di madre. Una donna, vera signora, tutta luce senza artificio, splendida di bellezza che eleva, ricca di grazia e di grazie, beata perché credette, tutta amore e bontà, posta sempre alla donna come modello ed esempio.
Una Madre la cui maternità è dono di vita divina al mondo, perché da Maria è nato Gesù Salvatore e Maestro.
Il "ruolo materno di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce l'unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia" perché l'influsso di Maria sulla salvezza degli uomini "sgorga dalla sovrabbondanza dei meriti di Cristo, si fonda sulla mediazione di Lui, da essa assolutamente dipende e attinge tutta la sua efficacia" (Lumen Gentium, 60).
"Maria intercede per noi presso Cristo, ma quando noi la guardiamo e la invochiamo Ella si trova non davanti a suo Figlio, ma accanto a Lui. Non è mai tra noi e Lui per nascondercelo" (P. Galat S.J.), ma è nostra avvocata perché Madre attenta e buona.
Così, o Madonna di Pompei, noi ti salutiamo, noi sappiamo che i tuoi occhi misericordiosi sono rivolti a noi e mentre ci mostri il frutto benedetto del tuo seno, Gesù, Salvatore del mondo, Sovrano di pace, amico di chi soffre, di chi chiede perdono, di chi è ansioso di bene, noi sappiamo che tu sei la nostra Avvocata, parli di noi e per noi al tuo Figlio, Gesù.
Aiutaci, o Madre, ad essere veri cristiani, luce del mondo e sale della terra, pronti ad ogni sacrificio per ottenere che Gesù regni sulla terra dolorante, insanguinata, inquieta e sconvolta. Così sorga per tutti, nel nome di Dio, il tempo sospirato della luce, della serenità, della giustizia e della pace, per tutti e dovunque.