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Libri Santuario "L"

Il Santuario > Pompei tra Cronaca e Storia > Libri del Santuario

*La Madre Bella

Pietro Caggiano, Michele Rak, Angelo Turchini, La Madre Bella, Pontificio Santuario di Pompei, 1990.

L'Associazione Bartolo Longo per gli studi della vita religiosa e della pietà nel Mezzogiorno pubblica in questi giorni un volume importante – il terzo -, per le edizioni del Pontificio Santuario di Pompei: La Madre Bella di Pietro Caggiano, Michele Rak, Angelo Turchini.
È una testimonianza, la prima in ordine di tempo, degli ex voto che hanno via via arricchito il tesoro artistico del Santuario. Gli Autori sono tre esperti di rilievo che sceverano rispettivamente la
teologia, il linguaggio e finalmente il significato storico degli ex voto in termini vuoi di storia sacra che di storia civile e culturale. Ma vediamo di tratteggiare rapidamente la vicenda degli ex voto nello sfondo delle culture in cui vennero in grado a formularsi.
È noto anzitutto che gli oggetti di devozione si distinguono fin dall’origine in eulogie, ovvero oggetti senza valore artistico, bensì testimoniale – come la terra di un determinato luogo sacro, o l’acqua e l’olio che sia – e oggetti che riproducono un’immagine miracolosa di un interesse intrinseco a seconda dei secoli in cui sono riprodotti. Ci sono infine medaglie, riproduzioni in miniatura di chiese, recipienti, incisioni; specie, nel secolo XV, xilografie. Fino al tardo Cinquecento ci sono xilografie e incisioni in rame dovute a maestri dell’altezza di Cranach, Dürer, Altdorfer.
Vi si affiancano pitture popolari su vetro – memorande le collezioni di Nicula, in Transilvania; e di particolare prestigio la tradizione orientale, dai bizantini in poi, di icone. Né da omettere gli stendardi delle confraternite, i rosari scolpiti, le spille, i crocifissi e i calvari – da ricordare fra questi ultimi quelli bretoni.
A quale riferimento culturale-artistico si riconnette quella particolare tradizione che attiene agli ex voto? La risposta è relativamente facile, considerando soprattutto l’area moderna. Storicamente, il discorso ha radici remote.
Basterebbe pensare alle collezioni che punteggiano vari paesi europei, dalla Germania, alla Francia, alla Svizzera; e ancora, al Portogallo e alla Spagna. In Svizzera, ad esempio, ne è stato effettuato un catalogo sistematico. In Italia, raccolte di straordinario prestigio punteggiano le Marche (Tolentino), l’Umbria (Bagni di Deruta vicino a Perugia), la Toscana (Montenero sopra Livorno), l’Emilia (S. Maria del Monte), la Campania (la Chiesa della Madonna del Carmine a Napoli).
Non sono che alcuni esempi.
Ebbene, la raccolta degli ex voto del Santuario di Pompei, appena dopo un secolo di vita, come La Madre Bella documenta, sarà legittimamente posta, d’ora innanzi tra le più insigni d’ordine nazionale
ed internazionale. Il discorso che i tre autori sviluppano è organicamente e scientificamente concepito in ordine ai punti prescelti.
Scegliere un voto, premette con molta chiarezza Caggiano, appartiene a una categoria anzitutto religiosa, che va sceverata come tale. L’ex voto appartiene allo stesso ordine della preghiera, riconosce un miracolo, si ipostatizza in un "gesto di riconoscenza". Sottile, teologicamente, è l’indagine sul "perché" della preghiera; sul miracolo come segno della potenza divina; sull’ex voto come messaggio e comunicazione di riconoscenza.
Seguono documentate testimonianze. "Il culto reso a Maria" osserva "deve corrispondere a quanto Lei fece e fa per adorare Dio"; e ancora: "Non sono tanto importanti le forme esterne di culto, quanto il loro accordo essenziale con la liturgia ed il suo obiettivo" (p. 39). "Visitare una galleria di ex voto o leggere un volume sugli ex voto è efficace come una "Biblia pauperum" (p. 42).
Sulla "lingua del voto" s’intrattiene Michele Rak, mettendo in luce con aderenza scientifica – antropologica, sociale, attinente alla storia della pietà -, "mentalità, tradizione e scrittura" operanti negli ex voto. E aggiunge legittimamente che il voto per molti non è soltanto una esperienza religiosa, ma anche una rara partecipazione comunicativa. Per alcuni devoti costituirebbe la prima esperienza "di quegli aggregati stratificati di modelli che chiamiamo arti" (p. 99).
Angelo Turchini procede a una analisi degli ex voto del Santuario di Pompei, distinti per materia, sviluppo storico, tipologia ricorrenti attestazioni documentarie di grazie, autenticazioni scientifiche delle grazie ricevute, caratteri ordinario o straordinario degli ex voto stessi motivi dominanti. Segue un’opportuna bibliografia generale, pompeiana in ispecie.
Ma veniamo alle tavole raffiguranti alcuni prototipi. Nell’insieme, è palese una mediazione continua fra le suggestioni artistiche di un determinato momento storico e la nativa, spontanea versatilità dell’ex voto. Il filtro è molto più sottile e genuino che in un particolare settore dell’arte, quello naif. L’autore dell’ex voto è presente con una carica emotiva che nella immancabile immediatezza risente della complessità dell’orbita di gusto in cui opera.
Talune inflessioni compositive, d’una particolare distribuzione "scenografica" dell’ambiente e delle figure si ricollegano con affettuosa intensità a una suggestione in collegamento con l’arte dei tempi.
In tal modo il gesto di una mano che si leva in preghiera, il profilo di una figura raccolta nell’intimità dell’orante, il nitore e la rarefazione di una stanza dove, al di là dell’ingenua eco naturalistica, aleggia il senso, quasi lo sgomento estatico del mistero. Si vedano cento paesaggi marini e terrestri; racconti di incidenti e catastrofi; talune combinazioni tra oggetti e figure dipinte; le fotografie, alcune molto belle: tutta una testimonianza, candida e luminosa, articolata nelle fibre dell’epoca tra storico e allusivo, naturale e soprannaturale, sospirato o intuito.
Un volume toccante, dunque, che si aggiudica nello stesso tempo al repertorio scientifico, scrupolosamente osservato, e al testimoniale, valido quanto la parola e la dottrina, di storia della pietà.

(Autore: Ferruccio Ulivi)

*La memoria e lo zelo di Luigi Fato

(di: Antonio Ferrara)

*L'amore nei graffiti Pompeiani

(di: Carlo Giordano, Angelandrea Casale)

*L'Antro di Vulcano

(Di: Gioconda Marinelli)
"I Fonditori di Agnone"
Colonnese Editore, Napoli 1991

Sono grato al Dr. Pasquale Marinelli per il gentile invio del volume sulla storia delle "sue campane" (sue perché erede-titolare della lunga tradizione e perché appassionato operatore). Ma si sa che la funzione delle campane è eminentemente sociale e quindi anche il libro che di esse parla è d’interesse generale.
Campane del Marinelli sono anche quelle del nostro Santuario: se sono un "fiore all’occhiello" per la Ditta fonditrice, restano per i pellegrini un potente richiamo ed un motivo di gioia spirituale.
Il suono delle campane non è stato ancora adeguatamente sostituito da altri suoni né riprodotto da altri strumenti: la sirena non è certamente la migliore invenzione sostitutiva.
Nel lontano 1923, su commissione del Beato Bartolo Longo, la Marinelli impiantò a Pompei un’apposita fonderia per la fusione di 8 campane per l’erigenda torre. Il bronzo (lega speciale composta di 78 parti di rame e 22 di stagno) fu ricavato dalla fusione di 100 quintali di bronzo da cannone e 50 quintali di rame con l’integrazione di altro vario materiale per un peso complessivo di circa 170 quintali.
Il titolo del volume fa pensare ad un’arte che, nelle sue fasi operative, non è cambiata di molto dai tempi mitici di Vulcano. Ma essa porta in sé tutta la ricchezza ed il sapore dell’artigianato. È segno e prova di un appassionato lavoro umano che, per essere rivolto ad oggetti sacri, diventa facilmente preghiera.
L’Autrice nella seconda parte spazia sulla storia dell’arte campanaria proponendo per la prima volta una traduzione italiana del volumetto di G. Maggi, il "De tintinnabulis".
Il volume è arricchito di numerose foto, disegni, documenti. Ben riuscita l’impaginazione e veramente decorosa la copertina con il fregio a rilievo della campana dell’Anno Mille eseguito dai fonditori Marinelli. Uniamo i nostri rallegramenti a quelli dell’On. Giulio Andreotti nella introduzione al volume.
(Autore Pietro Caggiano)

*La notte di Bartolo
Autore: Massimo Milone, la notte di Bartolo – Ed. L’Isola dei Ragazzi srl – Via dei Mille, 16 – 80121 Napoli – Lit. 16.000, € 8,26
Lule che in albanese significa "fiore", ha sedici anni. È figlia di una profuga, morta sbarcando sulle coste pugliesi. Tobia ha quattordici anni. È orfano di genitori tossico-dipendenti, viene da Verona.
Domenico, appena dodici anni, è figlio di un commerciante calabrese sconvolto dall’usura. Si conoscono da pochi giorni. Eppure decidono, improvvisamente, di fuggire, insieme, per andare non sanno dove.
Tra realtà e fantasia, tra fede e mistero la straordinaria avventura di Bartolo Longo.
Come in un vecchio film, tre storie, una storia. Nella notte più lunga di Pompei, aspettando il Papa, scompaiono tre ragazzi ospiti degli Istituti di carità.
È la notte di Bartolo…
Nella considerevole letteratura che fa capo al Santuario di Pompei e al suo Fondatore è la prima volta che la straordinaria esperienza umana e spirituale del Beato Bartolo Longo viene presentata con l’obiettivo di raggiungere, soprattutto, il delicato mondo dei ragazzi.
È quanto avviene nella proposta editoriale di Massimo Milone, il cui volume "La notte di Bartolo" è stato pubblicato nella collana "Vivere la verità" de "L’Isola dei Ragazzi".
Casa Editrice napoletana, specializzata in libri per adolescenti. Non è la prima volta che l’Autore si cimenta in un lavoro del genere. Sono suoi, nella stessa collana, anche i due volumi: "Sulle sponde del fiume Han.
Storia di un missionario santo, di una imperatrice crudele, di un paese lontano…" e "Il segreto di Caterina. Storia di un amore diverso".
Milone, con linguaggio creativo e fantasioso, proprio dei romanzi d’avventura, ma senza tradire i fatti della storia, guida i piccoli lettori, cui il libro è destinato, alla scoperta dell’affascinante avventura di un vero ed autentico protagonista del cristianesimo contemporaneo: il Beato Bartolo Longo, fondatore della Nuova Pompei, un santo laico del novecento napoletano, luminoso esempio di fede e di carità evangelica e uomo di straordinarie intuizioni profetiche, il volume si lascia leggere velocemente, rivelando la versatilità comunicativa dell’Autore, giornalista professionista dal 1978.
Circa 70 pagine dal ritmo incessante, corredate da più schede che aiutano il lettore ad approfondire la conoscenza della storia del Santuario di Pompei e dei suoi protagonisti.
(A cura di: Pasquale Mocerino)

*La preghiera per i defunti
La Chiesa ha avuto sempre avuto una particolare attenzione per la memoria dei defunti e la preghiera di suffragio per le loro anime.
Lo attestano le varie "Preghiere eucaristiche" e le invocazioni inseriti nella "Liturgia delle ore".
Tale attenzione trova ulteriore esplicitazione nella celebrazione del Rito delle Esequie e nell’annuale Commemorazione dei defunti del 2 novembre.
Anche la pietà popolare è molto attenta alla memoria dei defunti e nell’innalzare, per essi, preghiere di suffragio.
Fu proprio la pietà profonda verso i morti ad offrire al Beato Bartolo Longo l’occasione per iniziare a Pompei il Santo Rosario.
In questo volume, nuova edizione di un testo molto apprezzato dai lettori, dopo un’introduzione dedicata ai testi del magistero e al catechismo della Chiesa Cattolica, sono incluse le preghiere per i defunti, a cominciare dal Santo Rosario recitato con questa speciale intenzione.
Inoltre, fedele all’insegnamento della Chiesa e in sintonia con il carisma del beato, il Santuario, nello stesso spirito di carità e di pietà. Invita tutti a suffragare le anime dei defunti, iscrivendosi alla Pia Unione del Suffragio.
"La preghiera per i defunti"

Edizioni Santuario di Pompei. pp. 108. Euro 2,00

*L’Avvocato Bartolo Longo
(Di: Francesco Dati)
“Sociologo Cristiano”
Edizioni I.E.B.L. - Pompei 1966

Bartolo Longo è passato alla storia non soltanto per avere fondato attorno al Santuario una vera e propria città ed istituti per gli orfani. Ma per il suo metodo educativo che perfezionò e sbloccò da una specie di immobilismo molti aspetti e valutazioni pedagogiche.
Di orfanotrofi il mondo è pieno, ma quelli del Santuario riflettono un lato speciale della società: un settore assai delicato e un po’ trascurato.
Egli mirò agli orfani della natura e della legge. E sono – questi voluti da Bartolo Longo – quelli più bisognosi, i quali, non ricoverati, sarebbero stati un grave inciampo al cammino della società.
Bartolo Longo ci pensò più di 20 anni prima di aprire i suoi ospizi (era di moda questo termine nell’ultimo “800”) e la sua istituzione fu caldeggiata da penalisti insigni quali Nicola Amore e il barone Giorgio Malecrinis (poi gesuita); fu elogiata ed incoraggiata dallo stesso Sommo Pontefice Leone XIII, da San Giovanni Bosco, dal Venerabile Padre Ludovico da Casoria. L’istituzione non limitava l’entrata a nessuno che ne avesse i requisiti, e difatti dapprima si ebbero elementi da ogni parte d’Italia.
Essa mirava a creare un ordine nuovo morale e sociale in tutta Italia, ma nel nostro mezzogiorno in modo speciale.
Il coraggio di Bartolo Longo fu sorprendente perché doveva smantellare tutta una solida impalcatura creata dal materialismo imperante. Doveva abbattere i miti difesi dalla antropologia criminale e riportare la pedagogia alle sue fonti fresche e sempre nuove del cristianesimo.
Affila le sue armi nei principi sociali del Vangelo e delle Encicliche “leonine” che pubblica o commenta nei punti più contrastati.
Lo vediamo battagliare implacabile, quasi solo in lizza, ma sempre vincitore e con autorevoli consensi e scrosci di applausi da ogni parte del mondo.
Gli orfani della legge, erano per Bartolo Longo messaggeri di pace quando si recavano negli stabilimenti di pena a far visita ai genitori. Messaggero di pace era per lui anche il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”.
Di tutto questo ci parla lo studio aperto dal Ch.mo Prof. Francesco Dati, appassionato cultore di scienze sociali e sincero ammiratore delle opere create da Bartolo Longo.
Il libro è alla sua seconda edizione e s’intitola “Bartolo Longo: sociologo cristiano” ristampato presso il nostro IPSI a. 1966. Il Prof. Francesco Dati ci ha lasciati, e ne ha curato la ristampa il figlio Prof. Vittorio, tenendo conto del progresso sociale. Il sottotitolo del libro è: Una grande opera sociale. Gli Istituti educativi di Pompei.
L’opera divisa in 18 capitoli e un’appendice sobri e scorrevoli, ci fa amare di più Bartolo Longo, avendo scoperto, come una luce nuova, nella sua complessa personalità, la quale ben s’allinea con due grandi santi: Giovanni Battista De La Salle e Giovanni Bosco.
Siamo sinceramente grati al Prof. Vittorio Dati e al Suo carissimo papà, per l’apporto prezioso offerto all’opera di Bartolo Longo.

*La questione Meridionale del quotidiano cattolico
Avvenire – Cronache del Sud (e anche un po’ di storia)
Autore: Angelo Scelzo

In occasione dei 50 anni di "Avvenire", il libro ripercorre il cammino che, quattro anni dopo la nascita del quotidiano cattolico nazionale, portò al varo dell’edizione Sud con la teletrasmissione del giornale da Milano alla seconda sede di stampa di Pompei. Non si trattò di un semplice fatto tecnico, né di un’operazione editoriale come tante altre.
L’approdo di Avvenire a Pompei, a partire dal 1972, fu in realtà la risposta a una vocazione nazionale presente, fin dal primo momento, come segno di identità del progetto di Paolo VI di dotare la Chiesa italiana del dopo-Concilio di un organo di informazione autorevole e moderno.
La storia, i fatti, i personaggi di una vicenda che ha segnato a fondo lo sviluppo dell’editoria meridionale.

(Edizioni Santuario di Pompei pp. 172 - € 7,00)

*La Scuola di Maria nel Rosario

"Autore: Domenico Caloyera O.P."
Santuario di Pompei – Pompei 1994 – s.i.p.

Ben volentieri presentiamo il testo che l’Arcivescovo emerito di Smirne ha donato al Santuario.
L’Autore ha rivisto profondamente, aggiornandola, la prima edizione che apparve nel 1972 a cura
del Centro Nazionale del Rosario di Bologna.
Per Mons. Domenico Caloyera, il Rosario è, una scuola: con Maria alla scuola dell’Unico Maestro, Gesù cristo.
Gli alunni diligenti impareranno sull’esempio e con l’aiuto della Madonna Celeste – come il Beato Bartolo Longo – a scoprire e vivere radicalmente il Vangelo di Gesù, che diventa così "Buona novella" per sé e per gli altri.
"La sostanza del libro è un completo trattato ascetico di vita cristiana, scritto con linguaggio semplice e scorrevole…
Soprattutto sorprende la concretezza dei riferimenti evangelici alle più svariate e complicate vicende della vita moderna".

(Dalla presentazione del Card. Poletti)
(Autore del testo: Pietro Caggiano)

*Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria
Mons. Roberto Ronca, un grande Arcivescovo mariano
Il 19 luglio del 11948, nel prendere possesso della Prelatura del Santuario di Pompei, incarico che tenne sino al 20 dicembre 1954, il Vescovo romano Mons. Roberto Ronca (1901-1977) inviò ai suoi fedeli una lettera pastorale che, finora, è rimasta quasi introvabile.
Le edizioni Amicizia Cristiana l’hanno meritoriamente ripubblicata in una edizione curata dal saggista e storico cattolico Giuseppe Brienza.
La lettera "Lavorare e sacrificarsi per la gloria di Maria compendia i migliori frutti della pedagogia classica cristiana.
Anzitutto, l’esordio del Vescovo di Pompei è un ringraziamento a Maria, Madre della Chiesa e dei
Sacerdoti tutti, venerata qui come "Regina delle Vittorie" per il conforto e l’assistenza elargite nello svolgimento del suo ministero "con illimitata materna larghezza".
Quindi, è la volta dell’omaggio devoto al Padre comune", il Sommo Pontefice ora finalmente "venerabile" Pio XII, scelto dalla Provvidenza per pascere il gregge di Cristo.
È interessante notare come la Madonna e il Papa siano accostati l’uno accanto all’altro poiché essi sono "il grande amore di ogni vero figlio della Chiesa".
Come dire che non è possibile essere cristiani senza essere servi fedeli della Madonna e del Papa. Pare qui richiamarsi una spiritualità che fa costante riferimento a quelle che la devozione popolare francese chiama les trois blancheurs: l’Eucarestia, l’Immacolata e il Papa. Mons. Roberto Ronca peraltro stimava personalmente, ricambiato, il Pontefice allora regnante, Pio XII, di cui fu a lungo uomo di fiducia.
Ma leggendo queste righe viene in mente anche il richiamo che Paolo VI, in visita al Santuario di Nostra Signora di Bonaria il 24 aprile del 1970, disse: "non si può essere cristiani senza essere mariani".
(Autore: Roberto Ronca)

*Le elezioni in Pompei Antica
(di: Carlo Giordano, Angelandrea Casale)

*Litanie Lauretane
54 titoli per invocare Maria

Mons. Michele De Rosa “Litanie lauretane” Edizioni I Dottrinari pp. 162, € 12
Ad Acerno (Salerno), camminando per quindici minuti lungo i sentieri del fiume Tusciano, abbracciato da castagni rigogliosi, si giunge al Santuario della Madonna delle Grazie, edificato all’inizio del Seicento. La chiesa, semplicissima, custodisce un venerato quadro della Madonna con il Bambino, che la Vergine sostiene con il braccio sinistro, quello del cuore. Non se ne conosce l’autore, ma per la pietà popolare fu la stessa Maria Santissima a dipingersi su quella tela nella quale è raffigurata mentre allatta Gesù.
Chi sa quante volte, in quel Santuario, ha pregato Monsignor Michele De Rosa, nato proprio ad Acerno nel 1940. Teologo, ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Demetrio Moscato nel 1964, ha insegnato per anni al Seminario regionale di Salerno, alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Salerno, che ha anche diretto, prima che San Giovanni Paolo II lo nominasse Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, diocesi che ha guidato dal 1998 al 2016.
Il tratto distintivo di Monsignor De Rosa, acernese, ma anche salernitano d’adozione perché ha scelto di vivere proprio nella città di San Matteo, è la ricerca continua, nella preghiera, nello studio e nell’approfondimento, di modalità e parole nuove per evangelizzare. È in questa prospettiva che s’inserisce il recente volume, dal titolo “Litanie lauretane”, pubblicato dalle Edizioni Dottrinari. «Con il termine Litanie lauretane o anche Litanie della Beata Vergine Maria – spiega lo stesso autore nell’introduzione – si indicano le suppliche che si rivolgono alla Madonna al termine del Rosario.
L’appellativo “lauretane” non indica il luogo di origine, ma il luogo che le ha rese celebri: la santa casa di Loreto, dove si cantavano dalla prima metà del secolo XVI». Monsignor De Rosa, nello stile semplice del docente di lettere che, radicato nella profonda erudizione, ha come unico obiettivo insegnare e far capire, passa in rassegna i titoli che, nelle Litanie lauretane, sono attributi alla Vergine. Sono ben 54, incluse le tre Litanie che, per volontà di Papa Francesco, sono state introdotte nel 2020: Maria Madre di misericordia, Madre della speranza e Conforto dei migranti.
Nella prospettiva dei non credenti, il Rosario può apparire una ripetizione di “Ave Maria” e, invece, per chi ha fede è una preghiera potentissima, capace di muovere la storia dell’uomo. Non a caso Papa Francesco esorta a pregare il Rosario perché cessino le guerre, perché abbia fine la pandemia, e contro tutte le sofferenze del mondo. Nel Rosario si contemplano venti momenti – definiti “misteri” e suddivisi in quattro gruppi: gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi – della vita di Gesù. La preghiera – scrive il Vescovo De Rosa – «è destinata a ogni persona per ottenere pace e consolazione per sé e per gli altri, per la diffusione dell’amore di Dio, per la soluzione dei conflitti internazionali, per la conversione dei peccatori e la crescita spirituale».
Si prega la Madonna, che nella celebre Supplica, il Beato Bartolo Longo definì “onnipotente per grazia”. Ma c’è un aneddoto, raccontato da Monsignor De Rosa, che spiega bene la forza del Rosario: «Una volta Padre Pio disse ad un confratello: “Uagliò, prima di andare, pigliami l’arma”, ma il confratello non capendo a cosa si riferisse, rispose: “Quale arma devo prendere?”.
“Quella che sta nella tasca dell’abito”, rispose Padre Pio. Il frate, titubante, frugò nella tasca dell’abito e disse: “Padre, ma qua non c’è nessuna arma, c’è solo la corona del Rosario”. E il santo del Gargano: “Che non è un’arma quella?”».
(Autore: Giuseppe Pecorelli)

*Le Opere di Misericordia - Catechesi Giubilari al Santuario di Pompei
Un libro per entrare nel mistero della Misericordia divina

"Le opere di misericordia. Catechesi Giubilari al Santuario di Pompei" è il titolo del libro, appena pubblicato, che approfondisce il tema delle opere di misericordia attraverso i testi degli interventi di prestigiosi relatori, intervenuti in Basilica dal 17 febbraio al 27 aprile. La pubblicazione è uno strumento utile a chiunque voglia conoscere più a fondo il tema cardine dell’Anno Santo straordinario, indetto da Papa Francesco.
Le relazioni sono state presentate di volta in volta da vescovi, sacerdoti, responsabili di Movimenti e Associazioni, docenti universitari e mariologi che hanno aiutato i fedeli a riscoprire e approfondire il significato delle opere di misericordia per la vita cristiana, secondo l’auspicio del
Santo Padre. Le catechesi hanno avuto un grande successo. Ad ogni incontro la Basilica era gremita. "Chi ha partecipato – ha detto l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo – ha vissuto l’esperienza di una totale immersione nelle fonti evangeliche da cui traggono ispirazione e luce. Ogni catechesi ci ha aiutato a vivere più a fondo il Giubileo straordinario della Misericordia che si rivela sempre più come una provvidenziale intuizione di Papa Francesco".
La grande partecipazione lascia ben sperare. Esprime il desiderio di conoscere più a fondo il mistero della misericordia divina e la conoscenza è via per amare ancora di più il Padre.
Si rivive così lo spirito degli incontri e se ne medita il loro prezioso contenuto, che si è rivelato strumento utile "per riflettere – come ha indicato Papa Francesco – durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale (…) un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina".
Ed è un modo anche per "allargare" le mura della Basilica e far sì che il numero più alto possibile di fedeli possa beneficare, spiritualmente, degli alti contenuti della pubblicazione. "L’auspicio – ha scritto l’Arcivescovo Caputo nella presentazione – è che le riflessioni proposte possano continuare ad alimentare il desiderio di vivere da uomini e donne costruttori di pace, di riconciliazione e di perdono per essere "Misericordiosi come il Padre" (Lc 6, 36) e realizzare in pienezza il comandamento nuovo dell’amore (Gv 13, 34) durante la celebrazione del Giubileo, ma anche dopo la sua conclusione".
La pubblicazione, disponibile presso la libreria del Santuario, raccoglie, dunque, le riflessioni degli undici illustri relatori interventi.

(Autore: Marida D’Amora)
Catechesi Giubilari al Santuario di Pompei

Dieci relazioni per comprendere il senso di quest’Anno Santo, approfondendo il tema delle Opere di misericordia grazie alle riflessioni di grandi relatori, che nel Santuario di Pompei da 17 febbraio al 27 aprile 2016, hanno tenuto incontri di catechesi che saranno ricordati per i contenuti e per la grande partecipazione. La pubblicazione, uno strumento prezioso per chi vuol nutrire la propria fede ed entrare nel cuore del mistero della misericordia divina, è disponibile al prezzo di € 9,00.

Interventi di: Bruno Forte – Jesùs Moràn – Matteo Truffelli – Salvatore Pagliuca – Franco Miano – Pina de Simone – Marco Gnavi – Kiko Arguello – Roberto Trucchi – Ermes Ronchi.

*Le Rose di Maria

Autori: Caterina Lepore e Luigi Avellino
Il Beato Bartolo Longo fu scrittore mariano, erudito e brillante, il più grande promotore laico, tra XIX e XX secolo, della devozione mariana.
Preziosa testimonianza delle origini e dell’impegno che caratterizzò, in maniera indelebile, la vita del Beato a Pompei per oltre un cinquantennio, è l’opuscolo "Le Rose di Maria"
Ricordo della prima festa del SS. Rosario nel recinto delle sorgenti mura del nuovo Tempio in Pompei ai 28 di ottobre 1877", pubblicato a soli cinque anni dal suo arrivo a Valle di Pompei nel 1872.
Gli autori parlano di quest’opera come di "Un testo classico, di pregevole significato, da molti ignorato.
Un libro singolare: dalla interpretazione della Rosa, fiore dal fascino e dalla fragranza sublime, ad una documentata storia del Rosario".
Per questo motivo, ne hanno ristampato la prima parte, corredandola di note sui più importanti personaggi e fatti citati, con l’aggiunta di notizie, talvolta scarne e incomplete, sul salterio liturgico, sull’origine del Rosario, su San Domenico e Santa Caterina da Siena, sulla devozione dei Papi al Rosario e su alcuni aspetti della vita e dell’opera di Longo a Pompei.
Le immagini che impreziosiscono il testo sono tratte da opere originali, appositamente eseguite da Rosa Avellino.
(Pompei 2008)

*L'Iconografia del Rosario dagli inizi a Pompei

Percorso storico e fondamenti teologici" - Salvatore Sorrentino - Editrice Gaia, 2016
Pubblicato quasi alla fine dello scorso anno, il volume ha come data di nascita 1l 16 ottobre 2002. Quel giorno, in Piazza San Pietro, Papa Giovanni Paolo II, accanto all’Icona della Vergine del Rosario di Pompei, firmava e consegnava al mondo la Lettera Apostolica "Rosarium Virginis Mariae", con l’indizione di uno speciale "Anno del Rosario" e l’auspicio di una nuova visita pastorale al santuario di Pompei, dopo la prima, avvenuta il 21 ottobre 1979.
Nella piazza gremita da migliaia di fedeli vi era anche l’autore, giunto a Roma insieme a duemila pompeiani guidati dall’allora Arcivescovo-Prelato, Mons. Domenico Sorrentino, proprio per partecipare all’evento che coinvolgeva i rosarianti del mondo intero.
Per Pompei, la consegna del testo pontificio fu come il sigillo di un’identità rinnovata per un cammino da intraprendere a favore della nuova evangelizzazione, tema centrale del programma pastorale del Santo Padre. Impegno e consegna sottoscritti e condivisi, in modo particolare, dai
Vescovi della Campania che, in un loro Messaggio, all’indomani della pubblicazione della Lettera, vollero invitare le comunità ecclesiali della Regione a un’attenta lettura e meditazione di essa per farne base di orientamento personale e comunitario.
Nasce in questo clima l’idea di un lavoro che, a cominciare dalla pubblicazione del documento pontificio, ha tenuto desto il desiderio dell’autore, a quel tempo studente di teologia candidato al sacerdozio nel presbiterio pompeiano, di contribuire alla stagione di rinnovamento pastorale e spirituale che passava anche attraverso la popolare preghiera mariana. Il più antico esemplare d’iconografia risale al 1477. Si tratta di una silografia contenuta nella seconda edizione dello statuto della prima confraternita del Rosario, sorta a Colonia nel 1475 ad opera del Padre domenicano Giacomo Sprenger.
Il religioso diede al Rosario la forma che poi sarà utilizzata fino alla "Rosarium Virginis Mariae", sebbene non siano mancate anche nel secolo scorso esperienze e tentativi similari. L’iconografia del Rosario nasce insieme al consolidamento della preghiera mariana intorno alla forma proposta dallo Sprenger e alla prima confraternita ad esso dedicata, diventando l’espressione artistica del vissuto di fede di intere generazioni di cristiani. Da Sisto IV a Giovanni Paolo II, dalla diffusione delle confraternite rosariane in tutta Europa alle congregazioni religiose che hanno assunto il Rosario di Maria, come via spirituale. Senza ovviamente dimenticare il vissuto di fede e il singolare ruolo della Chiesa di Pompei, sorta attorno al carisma del Beato Bartolo Longo. Il libro è composto di tre capitoli. I primi due, d’indole storica, ripercorrono lo sviluppo dell’Iconografia del Rosario dal Quattrocento all’Ottocento e, poi, in modo particolare, la storia dell’immagine di Pompei, cui è dedicato l’intero secondo capitolo, dal suo arrivo nel centro vesuviano fino ai nostri giorni. Il terzo capitolo, invece, tratta dei fondamenti teologici dell’icona e la legittimità del culto delle icone nel cristianesimo.
Le conclusioni del volume sono affidate a una rilettura teologico-spirituale dell’Icona pompeiana da parte di Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Prelato di Pompei negli anni 2001-2003, in cui il Presule propone la potenzialità catechetica e progettuale dell’immagine della Vergine del Rosario per la Chiesa di Pompei. Il testo si avvale di una bibliografia essenziale sull’argomento e di una postfazione a cura di Mons. Tommaso Caputo, Arcivescovo-Prelato di Pompei.
(Autore: Pasquale Mocerino)

*Ludovico Pepe

(di:Greco Luigi)
Dimensioni
17x24
Prezzo Offerta
10,33 €

*L’Organo – Un suono, cento animi sospesi

La musica che fa arrivare al Cielo
La musica sacra è un pezzo di Paradiso sulla terra e lo sapeva bene il Beato Bartolo Longo che, già nel 1890, volle il primo organo in Santuario per cantare le lodi della Vergine Maria. L’organo sinfonico attuale, realizzato nel 1949 dalla ditta Vincenzo Mascioni di Cuvio, in provincia di Varese, prese il posto di quello prodotto dalla ditta del Cavaliere Pacifico Inzoli di Crema, in provincia di Cremona, inaugurato l’8 maggio 1890.
Sono due i nuclei: uno sopra l’ingresso e uno nella cupola. È un organo di ben seimila canne ed è circondato di bellezza: le sculture con intaglio in oro, le colonne di marmo, i dipinti di Vincenzo Paliotti con Santa Cecilia e gli angeli musicanti. L’autrice di questo volume, la professoressa Maria Rosaria Russo, descrive l’organo e ne spiega il valore, anche spirituale. «Non sarà certo un caso – scrive – che l’organo trovi la sua collocazione in alto né tantomeno che le sue canne siano rivolte al cielo.
Essi invitano l’occhio del fedele ad alzare lo sguardo, a staccarsi dalle cose terrene, a liberare la mente da pensieri effimeri per lasciarsi attrarre da quelli eterni, divini.
La preghiera, sostenuta dal suono di questo strumento, avvolge l’anima che, vinta dalle celesti armonie, si lascia condurre a Dio».
La musica, per quanto nobile e preziosa arte, non avrebbe senso se non le fosse data una funzione di servizio. Ma quale servizio, quale ministero più alto esiste del condurre a Dio gli uomini e le donne di ogni tempo?
Longo utilizzò la musica come primario strumento pedagogico, fondando, nel 1894, la Banda composta dai minori accolti nelle Opere di carità, ancora oggi fiore all’occhiello del Santuario.

Autore: Maria Rosaria Russo - Massa Editore - € 30,00

*L’Ufficio Regionale delle Comunicazioni Sociali a Pompei
(Sulla scia del Beato Bartolo Longo)

L’Autore, collaboratore della nostra rivista da diversi decenni ed operatore della comunicazione da circa un cinquantennio, ci offre una breve memoria dei primi passi compiuti, in ambito ecclesiale, dall’Ufficio Regionale delle Comunicazioni Sociali della Campania.
Nel piccolo testo, composto solo da due capitoli e da un’appendice, si ripercorrono per grandi linee alcune tappe del cammino fatto dalla Santa Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana in materia di comunicazione sociale: Documenti Magistrali, Commissioni Pontificie e ramificazioni regionali e diocesane del nascente Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali della CEI.
In questo contesto viene ricordato il contributo di Mons. Aurelio Signora, Arcivescovo-Prelato di Pompei, in qualità di Vice Presidente della Conferenza Episcopale della Campania e delegato della medesima per le Comunicazioni Sociali, e dell’Autore stesso, in qualità di Responsabile Regionale dell’Ufficio delle Comunicazioni Sociali, entrambi "eredi e continuatori" del Beato Bartolo Longo, grande pioniere nel campo dei media.

(Autore: Luigi leone – 8 Dicembre 2004)

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