Icona della Vergine di Pompei
*50.mo Incoronazione della Vergine di Pompei da Paolo VI - 23 aprile 1965
*100^ dell'Incoronazione della Vergine del Rosario - 07.05.1987
Un secolo di devozione mariana
La visita del Segretario di Stato al Comune di Pompei
Maggio 1987: la città di Pompei riceve il Cardinale Agostino Casaroli, inviato da Papa Giovanni II, come suo Legato, per il Centenario dell’Incoronazione della Vergine del Rosario, in risposta all’invito ricevuto, di persona, dal Prelato Mons. Domenico Vacchiano. Nel maggio del 1887, la nascente Pompei accoglieva il Cardinale Raffaele Monaco La Valletta. Il Legato che Leone XIII inviava nella Valle di Pompei, rispondendo così all’invito rivoltogli dall’Avv. Bartolo Longo e dalla Contessa De Fusco, durante l’udienza ad essi accordata il 14 aprile di quello stesso anno.
Gli eventi si rincorrono e nella sostanza esprimono il percorso della città nel suo nascere, nel suo divenire, nel suo rimanete legata all’antica e nel suo proiettarsi nel futuro. Così, il 7 maggio, il Legato del Pontefice, Segretario di Stato, Card. Casaroli è stato ufficialmente ricevuto dal Sindaco nella sala consiliare di Palazzo De Fusco, accompagnato Domenico Vacchiano, Vescovo-Prelato di Pompei, dal Nunzio Apostolico in Italia S. E. Luigi Poggi e dal Vescovo Mons. Zama.
Un secolo di storia
Cento anni or sono la folla era diversa: c’erano gli indigeni, i fedeli dei paesi vicini, l’aristocrazia napoletana, i rosarianti che si spostavano dalle diverse città d’Italia, dall’Europa. Erano persone che vivevano i problemi e la fede del loro tempo e avvertivano l’esigenza di pregare. È quello che accade anche adesso, in un mondo nel quale il progresso ed il pluralismo delle idee sono la caratteristica più evidente.
"Se per sommo beneficio di Dio Onnipotente… la sacra Immagine della Vergine di Pompei, venne incoronata, a nome del Romano Pontefice, da un suo Legato, anche oggi, con lo stesso ardore e con la stessa devozione vogliamo anche noi, che ne siamo i Successori, non solo ricordare il fatto, ma espressamente vogliamo siano oggetto di speciale celebrazione, sia il titolo sia anche il luogo e ciò diciamo, perché vengano esaltati insieme alla Vergine di Pompei il santo Rosario e il suo glorioso Santuario… Proprio per questo abbiamo pensato a Te, Venerabile Fratello, ad essere il nostro Personale Legato, nel presiedere alle solenni celebrazioni che, in occasione della Supplica del prossimo 8 maggio il Santuario suole organizzare… Sia una celebrazione che ricordi e ravvivi quel primitivo fervore che, auspice il Beato Bartolo Longo, segnò l’inizio della sua opera caritativa e sollievo e istruzione degli orfani…".
Con questo messaggio personale Giovanni Paolo II ha affidato al Cardinale Casaroli l’incarico di essere a Pompei: è lo stesso Pontefice che ha pubblicato l’Enciclica "Maria Madre del Redentore", che ha proclamato Beato Bartolo Longo; è quel Pontefice che, avverando la profezia di Don Bartolo, è venuto a visitare il Santuario Mariano affacciandosi dal balcone della Basilica, benedicendo i presenti, i lontani, i giovani delle Opere sociali, i sofferenti, accorsi per vederlo. Il messaggio porta la data del 13 aprile 1987 e, straordinariamente, ci riporta al 14 aprile del 1887, quando Leone XIII, ricevendo Bartolo Longo, gli annunciava che sarebbe stato presente a Pompei per l’incoronazione di Maria nella persona del Cardinale La Valletta.
La partecipazione dei pellegrini
Per questo la Supplica di quest’anno centenario ha assunto un significato particolare, anche se nulla è stato toccato nel susseguirsi della celebrazione: nelle ore dell’antivigilia, infatti, prima della discesa del quadro, la città si è andata via via popolando soprattutto da parte dei gruppi di fedeli che giungevano a piedi, recitando il Rosario, intercalando i quindici misteri con canti rivolti alla Vergine. Uno spettacolo antico e nuovo, presente anche ora che esiste la possibilità di raggiungere la città più comodante, con mezzi motorizzati pubblici o privati.
Dinanzi al quadro sfilato, si soffermano, pregano persone di ogni ceto e di ogni età durante il giorno, durante la notte: rivive in questo andirivieni lo stesso tipo di risposta che Bartolo Longo ricevette in occasione della incoronazione della Vergine, per un’ora di guardia. Era una guardia d’onore, che doveva compiersi con la recita delle quindici poste del Rosario: "Per tal modo, egli scriveva, in tutta la vigilia del gran trionfo di Maria, questa Cappella sarà trasformata in un Paradiso…".
L’appello viene idealmente accolto ad allora, anche in pieno secolo ventesimo, nell’era del computer e delle conquiste stellari. Esso viene espresso nel raccoglimento, nella devozione, nella commozione, nello stupore dell’essere in tanti, nella fede e nella pietà, mentre si attende il giorno dopo; quando le stesse persone si sono ritrovate, il Cardinale Agostino Casaroli, il Nunzio Apostolico per l’Italia S. E. Luigi Poggi, il Vescovo Vacchiano, il Vescovo di Castellammare di Stabia, il clero, le orfanelle, gli orfani delle Opere, tutti insieme, la notte fra il 7 e l’8 maggio, davanti a Maria.
L’Omelia del Cardinale Casaroli
E si giunge alla concelebrazione eucaristica nella legittima attesa dell’omelia e della recita della Supplica.
L’Omelia viene pronunciata dal Legato Pontificio: dal racconto "incantevole" del Vangelo secondo Luca, il Presule ci ha condotto a Nazareth "il borgo sonnacchioso", dove la gente badava alle proprie faccende "nasceva, moriva, soffriva, si allietava". Qui, a Nazareth, nella "pienezza del tempo" sarebbe giunto il Messaggero a visitare la Vergine "che aveva trovato grazia presso Dio", alla quale avrebbe annunciato la misteriosa quanto sublime maternità. "Eccomi", avrebbe risposto Maria, e pronunciando questo "fiat" avrebbe dato inizio al mistero della Redenzione, di un altro "fiat" altrettanto provvidenziale, nella gioia, come nel dolore, nella morte e nella resurrezione.
"Col Rosario nella mano, Bartolo Longo – ha detto il Cardinale Casaroli -, risvegliò le coscienze dei contadini della Valle, oppressi dalla miseria… trasformò in una terra di risurrezione e di vita una terra di morti… Anche per noi Cristo, e con Lui la sua Madre, restano al centro della storia umana, e della nostra…
Se questo tempio è grandioso monumento di fede intrepida, le Opere che lo circondano sono frutto dell’amore, che della fede è il fiore più bello. Una corona alla vergine, esse sono, non meno preziosa – certo – di quello che, cento anni fa, esattamente, un altro Legato del Pontefice Romano, il Card. Monaco La Valletta, posava sul capo dell’Effige della Madre del Salvatore e del suo Figlio divino. Oggi noi commemoriamo solennemente quell’evento… e ripetiamo, rivolti a Maria: e tu copri con il manto della tua onnipotenza supplichevole la chiesa…; il Papa che è presente qui, oggi, davanti alla tua effige venerata, nell’umile persona del suo Legato; il mondo e l’Italia…".
Da ogni parte, ma concittadini della stessa città
Tutto questo è esplicito ed implicito nella Pompei Mariana: preghiera e carità, un connubio molto prezioso, che assume in sé il senso della giustizia e la regalità dell’amore, che esprime "un secolo di devozione, un secolo di prodigi". E, infatti, tenendo conto di questo connubio fra civiltà, carità e giustizia che tutta la città vive gli eventi della religione e della religiosità sul piano civile: il popolo di Pompei ha mostrato la sua riconoscenza al Legato Pontificio, non solo, ma ha espresso anche il voto di mantenersi degno del Fondatore della città, creando un clima umano e cristiano, dove le diverse civiltà trovano possibilità di coesistenza e di progresso. Si tratta di procedere all’unisono, nei contenuti operativi, con "l’estensione geografica nella quale il popolo cristiano con fede e devozione cerca vivamente di aprire il cuore per un incontro con la Madre di Dio"; si tratta di ripetere il grazie delle nuove generazioni a Bartolo Longo ed a quanti gli furono accanto nella costruzione spirituale e materiale di Pompei; si tratta di rendere omaggio ai Pontefici che da allora continuano a guardare con occhio attento al Santuario; si tratta di riconoscere alle autorità civili il senso di responsabilità che hanno verso questo aspetto della città; si tratta, ancora di essere tutti coinvolti, ed attivamente, in un disegno provvidenziale vissuto quotidianamente, nella assiduità miracolosa dell’amore verso il prossimo.
Il momento della recita della Supplica rientra in questo grande disegno: esso coinvolge il residente abituale, l’uomo della strada, il visitatore italiano e straniero, dal tedesco al giapponese, all’americano e richiama, contemporaneamente, come è accaduto quest’anno, personalità della cultura, della politica, come il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, On. Antonio Gava, il Prefetto di Napoli, Dott. Agatino Neri, il Sen. Francesco Patriarca, l’On. Carmine Mensorio, e altri ancora, che si mischiano fra la folla e non si distinguono più, nel nome della Vergine del Rosario e del Santuario.
(Da: Il Rosario e la Nuova Pompei di luglio e agosto 1987 – Autore: Luigi Leone)
*144.mo Anniversario dell'arrivo del Quadro a Pompei
*Iconografia e Interpretazione
La miracolosa "Icona" della Vergine del Rosario di Pompei
Le icone mariane dalle molteplici fisionomie hanno affollato i secoli; tutte, però, risalgono alle icone non dipinte ma descritte che sono distribuite nelle pagine bibliche.
Sono questi ritratti più somiglianti, a cui l’arte ha sempre attinto, a cui soprattutto la spiritualità cristiana ha fatto riferimento perché, come diceva l’Areopagita, il volto di Maria "si riflette continuamente nello specchio dell’anima".
Nella maestosa Basilica e Santuario mariano di Pompei troneggia come pala d’altare la venerata e miracolosa Icona della Vergine del Rosario, che richiama un numero incalcolabile di pellegrini e devoti.
Nel 1965 su committenza di Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Aurelio Signora, delegato Pontificio della Basilica di Pompei fu disposto il restauro del venerato quadro gravemente deteriorato.
L’Istituto di Restauro Scientifico dei Benedettini Olivetani, diretto da Don Mario Pinzuti, eseguì i delicati lavori di pulitura, di integrazione e ripristino del colore e di riparazione degli oltre trecento buchi, che erano stati praticati sulla tela per fissare i preziosi donati dai benefattori.
Il quadro aveva una superficie di cm. 135x92 e rivelò negli strati inferiori del colore la presenza di un antico quadro del seicento, la cui mestica era ascrivibile alle botteghe napoletane tra la seconda metà del ‘600 e i primi del ‘700. Probabilmente l’anonimo autore dell’immagine trasportata da Don Bartolo in Pompei riutilizzò una vecchia tela su cui un pittore della scuola di Luca Giordano aveva già dipinto una Madonna col Bambino.
Quale messaggio teologico e spirituale proviene dall’Icona? Proviamo ad analizzare le caratteristiche iconografiche e a darne un’interpretazione teologica.
La geometria dell’Icona presenta alcune simmetrie inequivocabili che le conferiscono armonia e bellezza. Nella parte alta del quadro è possibile tracciare un triangolo isoscele, che ha il vertice superiore all’apice del capo della Vergine e i vertici della base all’apice dei capi dei santi devoti del Rosario.
Il lato sinistro del triangolo è tangente anche al capo del Bambino per cui le tre teste (Maria, Bambino e San Domenico) risultano perfettamente allineate.
Nella parte bassa dell’Icona la simmetria è costruita sul trapezio equilatero rovesciato, che ha come base maggiore il segmento che unisce i punti di tangenza del capo dei santi devoti, come lati obliqui i segmenti che corrono lungo l’abito dei santi e come base minore il segmento che passa tangenzialmente alla base del trono della Vergine.
Sicché l’Icona è geometricamente descritta dalla giustapposizione di un triangolo isoscele e un trapezio equilatero rovesciato (cfr. figura).
La luce proviene da sinistra e la linea d’orizzonte passa esattamente all’altezza della congiunzione tra il triangolo e il trapezio rovesciato. Il punto di vista dell’orante è al centro geometrico dell’Icona.
Da qui l’orante inizia il suo percorso visivo andando ai volti dei santi, che rinviano entrambi alla coppia Maria-Bambino (inscritta nella corona di dodici stelle), che a sua volta rinvia nuovamente all’orante.
Il circuito della narrazione visiva, pertanto, avvolge l’orante e lo dispone alla contemplazione dell’Icona, attraendolo con la sua simmetria geometrica e soggiogandolo col gioco degli sguardi.
(Autore: Nicola Di Bianco)
*Il Diadema di Brillanti sul capo della Vergine
*Il Quadro Prodigioso della Madonna
*La Goliera di brillanti sul petto della Vergine di Pompei
Oltre ad incoronare di prezioso diadema l’augusta fronte della Regina delle Vittorie, pensammo di adornarla di una goliera anche di rari brillanti, tutti doni ricevuti per altrettante grazie largite dalla nostra Regina del Rosario.
*L'Icona del popolo di Dio in cammino
*L'ispirazione del Beato e la contemplazione del Quadro
*Origine del Quadro della Madonna del Rosario di Pompei