Date da non dimenticare
*Paolo VI, il Papa che incoronò Maria
È il 23 aprile 1965 quando Papa Paolo VI presiedette, nella Basilica di San Pietro, la Messa per l’incoronazione dell’effigie della Madonna di Pompei: Il 19 febbraio precedente, era giunto, all’Istituto di restauro del Vaticano, il Quadro della Vergine, da cui i devoti si erano "staccati" non senza dispiacere. Ma il tempo aveva inferto alla tela le sue inevitabili ferite e quel viaggio era indispensabile a porvi rimedio.
Il Santo Padre tenne, in quella storica celebrazione, cui partecipò un numero straordinario di fedeli, provenienti non solo dalla Campania e guidati dall’allora Arcivescovo Prelato, Monsignor Aurelio Signora, un’omelia meravigliosa, intrisa della profonda cultura fi Papa Montini.
Parole non prive di afflato poetico. "Ci commuove il fatto, che ora devotamente compiremo, - disse nel "plurale maiestatis" dell’epoca – di dovere noi stessi, con mani tremanti, rimettere sulle sacre effigie di Gesù e di Maria, le preziose corone, che la vostra pietà e la vostra generosità, servite da arte squisita, vogliono espressione simbolica del sommo onore dovuto a Cristo, e per suo riflesso alla sua santissima Madre".
Un Papa, il vicario di Cristo sulla terra, che, rispetto alla Madonna, ha "mani tremanti" d’emozione. Ma il ritorno alla bellezza dell’opera d’arte doveva portare ad un’ancor più profonda conoscenza e devozione per la Madonna. "Come il restauro di questo quadro mette in limpida evidenza le sembianze della Vergine, così il restauro della nozione che noi abbiamo di Maria ci deve portare ad una più nitida, più vera, più profonda conoscenza di lei, quale la sacra Scrittura, la Tradizione, la dottrina dei santi e dei Maestri della Chiesa ci hanno delicatamente delineata".
Nel suo discorso, Paolo VI ricordò anche la figura del fondatore, il Servo di Dio Bartolo Longo (che in seguito sarà beatificato da San Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980) e tornò con la memoria ad una sua esperienza personale.
Nell’aprile del 1907, quando aveva appena nove anni, aveva infatti visitato la Basilica della Beata Vergine con i suoi familiari, insieme ai quali aveva pregato dinanzi al trono di Maria.
Quel Quadro sarà riportato a Pompei in processione, attraversando, tra ali di folla, alcuni quartieri di Napoli ed altre città della Campania: San Giovanni a Teduccio, Portici, Torre del Greco, Torre Annunziata.
"Il Rosario e la Nuova Pompei", il periodico del Santuario, parlerà di "festa di paradiso". È anche per questo che l’annuncio della canonizzazione di Paolo VI, resa nota da Papa Francesco durante il concistoro del 19 maggio scorso, è stata accolta con gioia dai devoti della Madonna di Pompei.
(Autore: Giuseppe Pecorelli)
*50.mo dell'Incoronazione della Vergine del Rosario di Pompei da Paolo VI - 23 aprile 1965
E Papa Montini con "mani tremanti" incoronò la Vergine
Cinquant’anni fa il Quadro della Madonna di Pompei fu incoronato dal Beato Paolo VI. Era il 23 aprile 1965. Il ritorno a Pompei dell’Icona venerata, che da Napoli attraversò i comuni costieri, fu una vera festa di popolo. Ecco i ricordi di Mons. Pietro Caggiano, testimone diretto di quei giorni rimasti nella storia.
È sempre bello ed utile ricordare i compleanni o gli anniversari che, grazie a loro memoria, danno senso anche al futuro. Con piacere riferisco alcuni episodi ed informazioni sull’eccezionale evento riguardante la nostra Icona.
Era il 1965 ed ero sacerdote solo da tre anni, quando si rese necessario il restauro della venerata Immagine. È ben noto che le opere d’arte, ai fini di una buona e lunga conservazione, hanno bisogno di cura e ordinaria manutenzione. Il quadro della Madonna del Rosario fu donato a Bartolo Longo, fondatore del Santuario, nel novembre 1875. Non era in buone condizioni, d’altra parte era stato dipinto circa duecento anni prima ed aveva subito i contraccolpi di un trasporto malagevole durante le missioni popolari dei domenicani dell’Italia del Sud. Quando l’avvocato Longo ricevette il Quadro da Suor Maria Concetta De Litala ebbe da esclamare: "Ohimè! Provai una stretta al cuore al primo vederlo. Era non solo una vecchia e logora tela, ma il viso della Madonna, meglio che di una Vergine benigna, tutta santità e grazia, pareva piuttosto quello di un donnone ruvido e rozzo. Chi mai dipinse questo quadro? Misericordia!". Giunto a Pompei, l’Immagine fu oggetto di una pulizia superficiale ed, in seguito, nel maggio 1879, di un restauro accurato ad opera del pittore Federico Maldarelli.
Nel corso degli anni si moltiplicarono i devoti, sia italiani sia stranieri, che donavano ex voto "per grazia ricevuta". Oggetti d’ogni genere segno di devozione. Alcuni tra i più pregiati furono letteralmente appesi alla Tela, ma il loro peso indebolì o ruppe alcuni fili del tessuto, provocando la caduta di parte della pittura. L’umidità ed il calore del clima locale, invece, influirono nel deterioramento dei colori. Si giunse così al 1965 quando si rese assolutamente necessario un restauro radicale. L’Arcivescovo Aurelio Signora, allora Prelato di Pompei, scrisse a Papa Paolo VI implorando l’intervento di tecnici vaticani, che ne garantissero la qualità e la veloce esecuzione dei lavori. Si voleva così evitare la lunga assenza dell’Icona durante le visite dei fedeli. Ne seguì un’operazione molto delicata per il valore religioso e storico del Dipinto. Le tre fasi essenziali si svolsero alla presenza di Don Mario Pinzuti, monaco olivetano, direttore dell’Istituto di Restauro Vaticano. Furono rimossi "i preziosi" catalogandoli uno ad uno: un adeguato servizio fotografico documentò la condizione del Quadro prima e dopo i lavori. Seguì l’imballaggio ed il trasporto in Vaticano sotto scorta ed, infine, dal 19 febbraio al 20 aprile, fu realizzato il restauro tecnico. Mi impressionò l’attenzione e devozione di coloro che partecipavano, con le più disparate mansioni, all’esecuzione del progetto per il migliore risultato.
Il direttore chiuse così la relazione: "Dopo tale ritocco la venerata Immagine; riacquistato il primitivo aspetto, è tornata alla sua bellezza artistica, senza nulla perdere della tradizione devozionale acquisita". Questo fu il terzo restauro, effettuato a 90 anni dall’arrivo della Tela a Pompei. Va ricordato che nel 2012, per iniziativa dell’Arcivescovo Carlo Liberati, l’Immagine è stata mirabilmente restaurata nei laboratori dei Musei Vaticani.
Sin dall’origine, nel Quadro, la nostra Madonna e Gesù hanno sul capo le rispettive corone d’oro, simbolo della regalità spirituale. Dopo il restauro sembrò naturale la sostituzione delle antiche corone con altre nuove, più adeguate alla sobria presentazione dell’Icona, avendo rimossi la maggior parte dei gioielli. Papa Paolo VI, che aveva approvato e facilitato il restauro e si era costantemente informato sul suo evolversi, volle vedere le corone prima di compiere il rito dell’incoronazione. Fu per me un’esperienza indimenticabile aver partecipato alla loro custodia nel corso dei vari trasporti.
La sera del 21 Aprile il Quadro fu collocato nella Basilica di San Pietro sul trono preparato per la speciale occasione. Seguirono due giorni d’intensa venerazione da parte di migliaia di romani e di pellegrini provenienti dalla Campania. Il 23, alla presenza di cardinali, vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, il Santo Padre celebrò la Santa Messa ed il solenne rito dell’Incoronazione. Mi piace citare alcuni passi dell’elevata e calorosa omelia: "Avremo un cenno, che ci sembra doveroso per riconoscenza e per ammirazione, alla memoria del Servo di Dio Bartolo Longo, a cui Pompei deve il suo Santuario, le opere che lo circondano e l’immenso alone di pietà mariana che ne rende famoso nella Chiesa e nel mondo il nome benedetto (…) Né possiamo dimenticare il giorno lontano, nell’Aprile del 1907, quando Noi fanciullo, con i Nostri piissimi Familiari, visitammo per la prima volta il Santuario di Pompei e pregammo davanti alla sacra Immagine, che ora abbiamo il gaudio di vedere e di venerare davanti a Noi. E Ci commuove il fatto, che ora devotamente compiremo, il dovere Noi stessi, con mani tremanti, rimettere sulle sacre effigie di Gesù e di Maria, le preziose corone, che la vostra pietà e la vostra generosità, servite da arte squisita, vogliono espressione simbolica del sommo onore dovuto a Cristo, e per suo riflesso alla sua Santissima Madre, (…) Come il restauro di questo Quadro mette in limpida evidenza le sembianze della Vergine, così il restauro della nozione che noi abbiamo di Maria ci deve portare ad una più nitida, più vera, più profonda conoscenza di Lei, (…) quale la recente parola del Concilio Ecumenico ci ha sapientemente riassunta".
Alle ore 14 si partì dal sagrato della Basilica di San Pietro ed alle 15, sotto una "benedetta pioggerellina", si giunse all’Ospedale San Giovanni dove gli ammalati, a nome di tutti i sofferenti dell’Urbe, diedero il saluto all’Immagine diretta alla Cattedrale di Napoli, dove si vegliò in preghiera e canti tutta la notte. Il 24, nel primo pomeriggio, si avviò il "ritorno a casa" attraversando, come avvenne per la prima volta il 13 Novembre 1875, le vie della città costiere. Dovunque una folla incalcolabile, orante ed osannante, salutava l’Icona su di un carro addobbato a festa con fiori e drappi di velluto e seta.
I pompieri diedero il benvenuto alla Madre con le tradizionali luminarie e i fuochi d’artificio, che squarciarono l’oscurità della notte. All’epoca non mancavano alcune voci, che mal interpretando il Concilio Vaticano II, consigliarono di non eccedere nell’entusiasmo della devozione mariana per "non interferire con il nascente Ecumenismo". Ma la Madre attrasse i suoi figli: furono tremila le persone che parteciparono all’incoronazione per mano di Paolo VI e che "riaccompagnarono" il Quadro a Pompei.
Questo trionfo terreno mi fa pensare ad alcune parole di Bartolo Longo, a commento del quinto mistero della Gloria: "O Regina bellissima, io non pretendo di vederti in terra, ma voglio venire a vederti in Paradiso; e Tu me l’hai da ottenere (…). Ma Tu trionfa finalmente di questa anima a te dedicata, e come tua serva fedeli la proteggi, la difendi dagli assalti de’ suoi nemici, la copri sotto il tuo bel manto, ne rendo felice la morte e beata l’eternità. Così spero, e così sia".
(Da: Il Rosario e la Nuova Pompei di maggio 2015 – Autore: Pietro Caggiano)
*Centenario dell'Incoronazione della Vergine del Rosario
Un secolo di devozione mariana
La Meravigliosa storia di una città dove tutti sono concittadini
Autorità civili, militari, religiose e migliaia di fedeli hanno partecipato alle celebrazioni centenarie
La visita del Segretario di Stato al Comune di Pompei
Maggio 1987: la città di Pompei riceve il Cardinale Agostino Casaroli, inviato da Papa Giovanni II, come suo Legato, per il Centenario dell’Incoronazione della Vergine del Rosario, in risposta all’invito ricevuto, di persona, dal Prelato Mons. Domenico Vacchiano. Nel maggio del 1887, la nascente Pompei accoglieva il Cardinale Raffaele Monaco La Valletta. Il Legato che Leone XIII inviava nella Valle di Pompei, rispondendo così all’invito rivoltogli dall’Avv. Bartolo Longo e dalla Contessa De Fusco, durante l’udienza ad essi accordata il 14 aprile di quello stesso anno.
Gli eventi si rincorrono e nella sostanza esprimono il percorso della città nel suo nascere, nel suo divenire, nel suo rimanete legata all’antica e nel suo proiettarsi nel futuro. Così, il 7 maggio, il Legato del Pontefice, Segretario di Stato, Card. Casaroli è stato ufficialmente ricevuto dal Sindaco nella sala consiliare di Palazzo De Fusco, accompagnato Domenico Vacchiano, Vescovo-Prelato di Pompei, dal Nunzio Apostolico in Italia S. E. Luigi Poggi e dal Vescovo Mons. Zama. All’autorevole ospite il Sindaco Marchetti ha rivolto l’indirizzo di saluto, a nome della città, "onorata – ha detto testualmente – dalla significativa presenza del rappresentante del Pontefice nella terra di Maria. Pompei riceve nella Sua persona il Papa e le Sue stesse intenzioni, avvertendo tutto l’impegno e la responsabilità che le derivano nei confronti del mondo, sul piano del cattolicesimo, su quello della cultura e del tessuto civile: esempio, onestà, cristianesimo si coniugano qui nel nome del Rosario, hanno come risposta la carità sociale e la preghiera". I pellegrini, i visitatori, i turisti, chiamiamoli pure come vogliamo, continuano a giungere da ogni dove, sono delle zone limitrofe e di ogni latitudine: il loro numero, indipendentemente dalle stime statistiche, si può evincere dalle particole, che i sacerdoti dispensano durante le celebrazioni eucaristiche: quest’anno ne sono state distribuite 4 milioni.
Un secolo di storia
Cento anni or sono la folla era diversa: c’erano gli indigeni, i fedeli dei paesi vicini, l’aristocrazia napoletana, i rosarianti che si spostavano dalle diverse città d’Italia, dall’Europa. Erano persone che vivevano i problemi e la fede del loro tempo e avvertivano l’esigenza di pregare. È quello che accade anche adesso, in un mondo nel quale il progresso ed il pluralismo delle idee sono la caratteristica più evidente.
"Se per sommo beneficio di Dio Onnipotente… la sacra Immagine della Vergine di Pompei, venne incoronata, a nome del Romano Pontefice, da un suo Legato, anche oggi, con lo stesso ardore e con la stessa devozione vogliamo anche noi, che ne siamo i Successori, non solo ricordare il fatto, ma espressamente vogliamo siano oggetto di speciale celebrazione, sia il titolo sia anche il luogo e ciò diciamo, perché vengano esaltati insieme alla Vergine di Pompei il santo Rosario e il suo glorioso Santuario… Proprio per questo abbiamo pensato a Te, Venerabile Fratello, ad essere il nostro Personale Legato, nel presiedere alle solenni celebrazioni che, in occasione della Supplica del prossimo 8 maggio il Santuario suole organizzare… Sia una celebrazione che ricordi e ravvivi quel primitivo fervore che, auspice il Beato Bartolo Longo, segnò l’inizio della sua opera caritativa e sollievo e istruzione degli orfani…".
Con questo messaggio personale Giovanni Paolo II ha affidato al Cardinale Casaroli l’incarico di essere a Pompei: è lo stesso Pontefice che ha pubblicato l’Enciclica "Maria Madre del Redentore", che ha proclamato Beato Bartolo Longo; è quel Pontefice che, avverando la profezia di Don Bartolo, è venuto a visitare il Santuario Mariano affacciandosi dal balcone della Basilica, benedicendo i presenti, i lontani, i giovani delle Opere sociali, i sofferenti, accorsi per vederlo. Il messaggio porta la data del 13 aprile 1987 e, straordinariamente, ci riporta al 14 aprile del 1887, quando Leone XIII, ricevendo Bartolo Longo, gli annunciava che sarebbe stato presente a Pompei per l’incoronazione di Maria nella persona del Cardinale La Valletta.
La partecipazione dei pellegrini
Per questo la Supplica di quest’anno centenario ha assunto un significato particolare, anche se nulla è stato toccato nel susseguirsi della celebrazione: nelle ore dell’antivigilia, infatti, prima della discesa del quadro, la città si è andata via via popolando soprattutto da parte dei gruppi di fedeli che giungevano a piedi, recitando il Rosario, intercalando i quindici misteri con canti rivolti alla Vergine. Uno spettacolo antico e nuovo, presente anche ora che esiste la possibilità di raggiungere la città più comodante, con mezzi motorizzati pubblici o privati.
Dinanzi al quadro sfilato, si soffermano, pregano persone di ogni ceto e di ogni età durante il giorno, durante la notte: rivive in questo andirivieni lo stesso tipo di risposta che Bartolo Longo ricevette in occasione della incoronazione della Vergine, per un’ora di guardia. Era una guardia d’onore, che doveva compiersi con la recita delle quindici poste del Rosario: "Per tal modo, egli scriveva, in tutta la vigilia del gran trionfo di Maria, questa Cappella sarà trasformata in un Paradiso…".
L’appello viene idealmente accolto ad allora, anche in pieno secolo ventesimo, nell’era del computer e delle conquiste stellari. Esso viene espresso nel raccoglimento, nella devozione, nella commozione, nello stupore dell’essere in tanti, nella fede e nella pietà, mentre si attende il giorno dopo; quando le stesse persone si sono ritrovate, il Cardinale Agostino Casaroli, il Nunzio Apostolico per l’Italia S. E. Luigi Poggi, il Vescovo Vacchiano, il Vescovo di Castellammare di Stabia, il clero, le orfanelle, gli orfani delle Opere, tutti insieme, la notte fra il 7 e l’8 maggio, davanti a Maria.
L’Omelia del Cardinale Casaroli
E si giunge alla concelebrazione eucaristica nella legittima attesa dell’omelia e della recita della Supplica.
L’Omelia viene pronunciata dal Legato Pontificio: dal racconto "incantevole" del Vangelo secondo Luca, il Presule ci ha condotto a Nazareth "il borgo sonnacchioso", dove la gente badava alle proprie faccende "nasceva, moriva, soffriva, si allietava". Qui, a Nazareth, nella "pienezza del tempo" sarebbe giunto il Messaggero a visitare la Vergine "che aveva trovato grazia presso Dio", alla quale avrebbe annunciato la misteriosa quanto sublime maternità. "Eccomi", avrebbe risposto Maria, e pronunciando questo "fiat" avrebbe dato inizio al mistero della Redenzione, di un altro "fiat" altrettanto provvidenziale, nella gioia, come nel dolore, nella morte e nella resurrezione.
"Col Rosario nella mano, Bartolo Longo – ha detto il Cardinale Casaroli -, risvegliò le coscienze dei contadini della Valle, oppressi dalla miseria… trasformò in una terra di risurrezione e di vita una terra di morti… Anche per noi Cristo, e con Lui la sua Madre, restano al centro della storia umana, e della nostra…
Se questo tempio è grandioso monumento di fede intrepida, le Opere che lo circondano sono frutto dell’amore, che della fede è il fiore più bello. Una corona alla vergine, esse sono, non meno preziosa – certo – di quello che, cento anni fa, esattamente, un altro Legato del Pontefice Romano, il Card. Monaco La Valletta, posava sul capo dell’Effige della Madre del Salvatore e del suo Figlio divino. Oggi noi commemoriamo solennemente quell’evento… e ripetiamo, rivolti a Maria: e tu copri con il manto della tua onnipotenza supplichevole la chiesa…; il Papa che è presente qui, oggi, davanti alla tua effige venerata, nell’umile persona del suo Legato; il mondo e l’Italia…".
Da ogni parte, ma concittadini della stessa città
Tutto questo è esplicito ed implicito nella Pompei Mariana: preghiera e carità, un connubio molto prezioso, che assume in sé il senso della giustizia e la regalità dell’amore, che esprime "un secolo di devozione, un secolo di prodigi". E, infatti, tenendo conto di questo connubio fra civiltà, carità e giustizia che tutta la città vive gli eventi della religione e della religiosità sul piano civile: il popolo di Pompei ha mostrato la sua riconoscenza al Legato Pontificio, non solo, ma ha espresso anche il voto di mantenersi degno del Fondatore della città, creando un clima umano e cristiano, dove le diverse civiltà trovano possibilità di coesistenza e di progresso. Si tratta di procedere all’unisono, nei contenuti operativi, con "l’estensione geografica nella quale il popolo cristiano con fede e devozione cerca vivamente di aprire il cuore per un incontro con la Madre di Dio"; si tratta di ripetere il grazie delle nuove generazioni a Bartolo Longo ed a quanti gli furono accanto nella costruzione spirituale e materiale di Pompei; si tratta di rendere omaggio ai Pontefici che da allora continuano a guardare con occhio attento al Santuario; si tratta di riconoscere alle autorità civili il senso di responsabilità che hanno verso questo aspetto della città; si tratta, ancora di essere tutti coinvolti, ed attivamente, in un disegno provvidenziale vissuto quotidianamente, nella assiduità miracolosa dell’amore verso il prossimo.
Il momento della recita della Supplica rientra in questo grande disegno: esso coinvolge il residente abituale, l’uomo della strada, il visitatore italiano e straniero, dal tedesco al giapponese, all’americano e richiama, contemporaneamente, come è accaduto quest’anno, personalità della cultura, della politica, come il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, On. Antonio Gava, il Prefetto di Napoli, Dott. Agatino Neri, il Sen. Francesco Patriarca, l’On. Carmine Mensorio, e altri ancora, che si mischiano fra la folla e non si distinguono più, nel nome della Vergine del Rosario e del Santuario.
(Da: Il Rosario e la Nuova Pompei di luglio e agosto 1987 – Autore: Luigi Leone)
*L'Icona del popolo di Dio in cammino
Una breve e intensa suggestione, carica di stupore e tenerezza, ci riconduce al significato originario dell’umile ingresso dell’immagine della madonna del Rosario a Valle di Pompei. Descrivere brevemente la spiritualità mariana del Beato Bartolo Longo è un’assurda pretesa.
Per la presente riflessione preferisco partire da una icona "dipinta" dallo Spirito di Dio e consegnata all’umanità per suscitare specialmente nel cuore dei "piccoli" lo stupore e la tenerezza. Siamo nel lontano e vicino 1875.
L’avvocato Bartolo Longo viene fuori da una profonda crisi spirituale, nella quale matura il progetto di unire all’amore del Signore la carità per coloro che nella società sono ai margini di ogni considerazione: i piccoli "poveri e abbandonati".
Quell’anno a Napoli, "don" Bartolo trova l’immagine della Madre del Signore da collocare al centro della città della carità che lui stava edificando.
E finalmente, l’immagine di Maria giunge a Pompei. Quel viaggio della Vergine sul carretto carico di letame, è l’icona del Popolo di Dio in cammino.
Madre dolcissima di Pompei, con un pizzico di fantasia vado indietro negli anni e precisamente nel 1875, quando giungesti a Pompei condotta su un carretto carico di letame utile per concimare quella terra nella quale oggi vedi fiorire non solo fiori, ma case e opere dove nel nome del tuo Figlio si offre la carezza del perdono e il cibo che non perisce.
Ma soprattutto mi piace farti sapere che in quelle opere ci sono i sorrisi e le lacrime, le speranze e i sogni di piccoli e adolescenti che oltre ad avere avuto il dono della vita chiedono a Te e a noi di essere messi "in luce".
Scusami se non riesco a mantenere il filo del discorso, ma sai, tra l’importanza del racconto e quello di raccomandarci prevale sempre l’urgenza del bisogno della tua tenerezza. Ma torniamo a quel viaggio paradossale… Tu, la regina del Cielo, la Madre del Signore vieni condotta e "confusa" con quel letame da tutti disprezzato, ma comunque necessario per la fecondità della terra.
Cara Mamma, pensandoti su quel carretto non posso dimenticare il tuo figlio prediletto Bartolo Longo. Mi sembra di vedervi. Tu sballottata sul carro e lui, a Pompei ad attendere il tuo ingresso così poco trionfale.
Un viaggio strano secondo le categorie umane. Se tu fossi stata una regina di questo mondo e di quest’epoca saresti stata accolta dalla stampa mondiale, pronta a registrare ogni istante del tuo arrivo. Ma la tua corona non ha nulla a che vedere con le corone di questo mondo, le quali sono quasi sempre costruite da logiche lontane dai valori per i quali Tuo Figlio Gesù ha dato la vita.
Nella scena del tuo arrivo a Pompei, vedo invece rappresentata la nostra vita, specialmente quando siamo lontani da tuo figlio e quando grazie alla tua intercessione torniamo tra le "vostre" braccia. Su quel carretto il letame ci ricorda la precarietà e la povertà. Dice bene il noto filosofo Jean Guitton, che la Chiesa è come un nido, nel senso che, pur essendo impastata di sterco e di paglia, conserva la vita.
Ebbene, su quel carro era prefigurata la nostra vita, quella della Chiesa, ma soprattutto ciò sarebbe stato il frutto di quella vita "conservata": il fiore della carità.
In questa icona del tuo viaggio, vedo un altro elemento importante per dipingere la Grazia di Dio: l’invocazione di "don" Bartolo. Egli sbattuto dalle tante "parole strane" che aveva ascoltato e proferite nella sua vita, ora finalmente con la forza della vera Parola sa riconoscere nella tua venuta il segno di Dio che si fa carne per la nostra salvezza. E comprende che il tuo arrivo non coincide che lo sfarzo retorico e inutile che noi riserviamo ai potenti della terra, bensì con il grembo verginale di un’umile fanciulla di Nazareth.
L’invocazione di "don" Bartolo corrisponde con il tuo mistero. Lui alla tua scuola ha compreso che prima di essere annunciatori dobbiamo essere Annunciati.
Infine, c’è un altro elemento nel segno della tua venuta a Pompei. Penso al carretto, come l’espressione della carità. Condurti a Pompei è nella metafora di questo viaggio, la carità che Dio ha fatto a noi nel darci attraverso il tuo sì nostro Signore Gesù cristo. Quel carretto sei stata Tu, quel carretto siamo noi quando a Pompei e in tutti gli angoli della terra ci facciamo carico del viaggio nella vita di ogni creatura specialmente se è piccola e indifesa.
Vergine del Rosario, buon viaggio.
Continua ad attraversare le nostre vie condotta dai carretti delle antiche e nuove povertà. Suscita nell’umanità il desiderio di scrutare nei segni della semplicità e nel volto dei piccoli il tuo passaggio. Solo così, chinati davanti a te umile e povera, saremo capaci di ricordare ciò che Dio ha operato in te, con te e per te: "abbassa i potenti dai troni e innalza gli umili". Amen.
(Autore: Tonino Palmese)